Numero Speciale 05

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k ronstadt

Giovedì, 12 febbraio 2004 Numero Speciale 5

MS

Informazione dal Basso

L’ultimo numero di Kronstadt

Genova per noi

Questa è propio l’ultima volta. Dopo tre zero e cinque, con questo, speciali siamo pronti per il ballo delle debuttanti: aperitivo in S.Maria Gualtieri e danze in Aula dei ‘400, tra due mercoledì, il venticinque. Siamo pronti per alzare le vele e alla via così. Avremo bisogno dei lettori, ma più augurabilmente loro avranno bisogno di noi. Che si troveranno davanti quattro pagine più grandi di queste, il doppio. Nella prima, la foto nella parte alta sotto al titolo, un’editoriale, il sommario e un articolo. Nella seconda, articoli di approfondimento per fare un po’ di luce negli angoli ciechi del sistema; finiranno per scriverli ragazzi dell’università e non che ne avranno la capacità e la voglia. La terza sarà dedicata all’arte: poesie, recensioni, racconti, immagini. La quarta sarà quella più interessante: la cronaca, le associazioni, le iniziative, l’Informazione dal Basso. Tutto questo nel rispetto della Costituzione e nello spirito dell’Appello per un Altra Informazione che trovate nell’ultima apgina di questo numero

La molto tristemente famosa scuola “Diaz” in realtà si chiama Istituto “Sandro Pertini”. L’errore, di per sé, è irrilevante, anche se il primo presidente della Repubblica socialista sicuramente non avrebbe amato essere confuso con il Generale che nella I° Guerra Mondiale ingannò i contadini con false promesse di terre. Decisamente più importante, invece, che il giorno Mercoledi 4 Febbraio, alla fine di un processo durato tre anni, i “No global” picchiati all’interno della palestra di quella stessa scuola, siano stati tutti prosciolti. Sono stati prosciolti adesso che i lividi non si vedono più, e i denti sono stati riparati, e le costole si sono risaldate, e il sangue è stato ripulito, per “mancanza di reato”. Nessuna delle scuse portate dalla polizia per giustificare il massacro cileno avvenuto tra le mura della palestra, è stata ritenuta vera: nessuna sassaiola dalle finestre, nessun agente accoltellato, nessun black block intento a preparare molotov nei bagni. Per i genovesi il G8 è una ferita ancora aperta, che difficilmente riuscirà a rimarginarsi,

Sommario pagina 2

THC PRIDE italy.indymedia.org tiggìuno

pagina 3

Come si scrive un articolo per “Kronstadt” Addio operaio Lore

pagina 4 (DIS)INFORMATI! Appello per un altra infor mazione

nonostante i tentativi di oblìo da parte della politica ufficiale. Il Liceo Pertini era il mio liceo; la palestra dove i ragazzi sono stati massacrati, era la mia palestra; il parquet sporco di sangue era il pavimento dove abbiamo dormito durante le occupazioni; le scale che alcune ragazze hanno percorso trascinate per i capelli sbattendo la nuca ad ogni gradino, erano le scale della mia scuola. Così come era la strada dove abito, quella dove i manifestanti del sabato cercavano di trovare riparo alle manganellate, ai calci, alle botte, agli insulti e ai fumogeni sparati ad altezza uomo. E come me, tutti i genovesi hanno visto violentati i luoghi legati alla propria vita e ai propri ricordi. Per questo, l’assoluzione dei “ragazzi della Diaz” è importante, importantissima, ma ancora una goccia nel mare; per tutti, ma per noi genovesi soprattutto. E’ innanzitutto una goccia nel mare perché i media, dopo aver vomitato nel luglio 2001 a Genova centinaia di inviati speciali, rinchiusi nella zona rossa a filmare i pranza di gala, si sono totalmente e volontariamente disinteressati alla vicenda. Ed è una goccia nel mare perché - metaforicamente, ma neanche poi troppo – il sangue dai caloriferi della Diaz lo abbiamo pulito noi. Quando Claudio Scajola, nel 2002, fu costretto a dimettersi per avere insultato Marco Biagi (e non per aver fatto massacrare centinaia di persone qualche mese prima) sui muri della strada principale di Genova apparve la scritta “Scajola, buone vacanze!”. Stiamo ancora aspettando, con la bomboletta in mano, di poter augurare “buone vacanze” anche a tutti gli altri responsabili. Hoeligsfeld

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Numero Speciale 5 Giovedì 12 febbraio 2004

THC PRIDE

tiggìuno

Il consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge Fini sulla lotta alla droga, che apporta pesanti modifiche al DPR 309/90. Il DDL, che dovrà ora passare al vaglio delle camere, abroga di fatto il voto popolare del 1993, eliminando la distinzione tra droghe pesanti e leggere, introducendo, con la sospetta riscrittura delle tabelle, il concetto di dose massima giornaliera. Salta cosi’ la distinzione tra vendita e consumo e tra uso e abuso. Vengono triplicate le sanzioni amministrative e penali allargando queste ultime anche ai casi di consumo. Il trattamento terapeutico non sarà più di esclusiva competenza dei SERT. Si apre così un lucroso business in cui comunità private come San Patrignano, improntate su una logica repressiva e carceraria, vengono investite del compito di certificare il grado di dipendenza dei fermati, influenzando le decisioni del giudice. Mentre il ddl Fini veniva approvato in consiglio dei ministri, il centrosinistra, superando i tentennamenti e le indecisioni che avevano caratterizzato i suoi governi, presentava in conferenza stampa alla camera un testo alternativo redatto dal cartello “dal Penale al sociale” centrato su depenalizzazione e riduzione del danno. L’ossessione proibizionista di questo governo ( e di Alleanza Nazionale in particolare) permette anche di riproporre vecchie menzogne come la maggiore nocività della cannabis rispetto all’alcool, neppure inserito nelle tabelle delle sostanze stupefacenti. Contro il futuro che si presenta denso di nubi, lo SPIMO (gli studenti pavesi in movimento), organizza, per il 21 febbraio (partenza dal piazzale della stazione alle ore 8.30) una THC pride. Contrari “al fatto che venga ridotta la quantità personale legale del THC (principio attivo presente nella marijuana)”, al fatto che il DDL “si potrebbe rivelare una manovra politica per strumentalizzare un’eventuale contro-riforma della sinistra mostrandola come sostenitrice della droga”, ed infine contrari “alla difusione dei diversi luoghi comuni dovuti alla disinformazione generale riguardo all’uso e agli effetti delle varie droghe”. La piattaforma su cui si sta costruendo la manifestazione del 21 si conclude con una precisa richiesta:” noi studenti chiediamo che al posto della repressione portata dalle retate delle forze dell’ordine ci sia più informazione a livello scolastico perchè riteniamo che il proibizionismo non sia la soluzione a nessun problema”. Quindi un invito anche al corpo docenti per scendere in piazza assieme agli studenti: un invito per informare, per capire e disvelare le sinistre manovre governative. Per concludere un augurio: non vedere più, nella nostra Pavia, birri sguinzagliati alla caccia di adolescenti con la caccolina di fumo nelle scarpe, come è successo fuori dall’”Invidia” domenica scorsa, ed una curiosità: il DDL Fini è molto duro coi consumatori di droghe leggere e abbastanza permissivo coi cocainomani. Forse un modo per non mettere a disagio il sottosegretario all’economia e alle finanze Gianfranco Miccichè (Forza Italia), beccato, non troppo tempo addietro, colle mani in “pasta” ? Per adesioni alla manifestazione del 21 tel. 3381459552 Riccardo

Al TG1 delle 20, che è il telegiornale in assoluto più seguito ,con una media di 7 milioni di spettatori, governo e maggioranza parlano addirittura il doppio delle opposizioni. È uno dei dati rilevati dall’Osservatorio di Pavia di cui è in possesso la commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Secondo l’Osservatorio, Silvio Berlusconi è stato primo in assoluto in ottobre, secondo dopo Ciampi in novembre per Nassirya. La presenza dei politici è uno dei temi sui quali Clemente Mimum, il direttore del TG1, è stato criticato da una parte della sua stessa redazione; Daniela Tagliafico, vicedirettrice di testata, ha presentato le dimissioni il 25 gennaio, con la solidarietà di trenta colleghi. È il primo ingranaggio che si rompe, clamorosamente, il primo vero segnale di dissenso che si leva dall’interno del primo tg italiano. Il metodo sistematico per il confezionamento delle notizie di giornata, la tecnica scientifica per separare nettamente, senza che il telespettatore se ne accorga, le Verità del governo dalle Parole dell’opposizione è il “panino”. Lo schema è semplice: la parte del pane spetta alla maggioranza e quella della sottiletta all’opposizione. La prima fetta tocca sempre al governo: abbondante e saporita, ricca di immagini e di dichiarazioni che i ministri rilasciano senza contraddittorio. Poi la parola passa all’opposizione: una frasetta di Fassino, una dichiarazioncina di Rutelli, una citazioncella di Pecoraro Scanio, insomma un riassuntino insapore e incolore di un dibattito che sembra privo di senso. A quel punto, la seconda fetta di pane: a turno il rubizzo Calderoli, il sardonico Nania e il curiale Sandro Bondi, lo sghignazzante Schifani, che si prendono puntualmente il compito di ribattere al centro-sinistra. Così, dietro una distribuzione apparentemente imparziale degli spazi (un terzo al governo, un terzo all’opposizione, un terzo alla maggioranza) si nasconde un subdolo metodo persuasivo che applica un’infallibile regola mediatica: “ha ragione chi parla per ultimo”. Nella sua lettera la Tagliafico ricorda vari esempi (il caso Berlusconi-Shultz) e riporta il suo “disappunto per il mancato utilizzo dei sonori”, a proposito dei quali dice: “non riesco a sfuggire all’impressione che quando sono ‘scomodi’ si preferisca eliminarli in nome di un riassunto scritto che magari non esclude nessuno ma uccide la completezza e le regole televisive”, citando il caso surreale dell’aggiunta di un pubblico fittizio, in sala montaggio, al discorso sempre di Berlusconi alle Nazioni Unite. “Inoltre - prosegue la giornalista - non riesco più a capire le regole: a volte si stabilisce che bisogna, per par condicio, dare una voce della maggioranza e una dell’opposizione e, in caso di una sola, aspettarne altre e riferirne per completezza nelle edizioni successive”. La Tagliafico critica anche la tendenza a parlare al TG1 “molto dei consumi e del tempo libero dell’Italia e poco dei suoi problemi” con cui, sostiene, si spalma “una patina di gaudenza che non credo corrisponda al Paese reale”. Già tre mesi fa, all’inizio di novembre, il telegiornale di Mimun e l’equilibrio delle sue notizie erano stati oggetto di uno scontro politico, con le critiche pesanti addirittura dei moderati dell’Udc e dei moderatissimi Ds, e fin da ottobre il presidente della Rai, Lucia Annunziata, aveva ricevuto una lettera del comitato di redazione del Tg1 in cui si parlava di un “atteggiamento pesante del direttore verso la redazione”. È un buon segno che a Saxa Rubra ci sia qualcuno che abbia il coraggio di dire “non ci sto”, come ha fatto Daniela Tagliafico, così come è un buon segno che con lei si siano schierati quasi tutti coloro che oggi prestano il volto e il nome al TG1, da Lilli Gruber a David Sassoli, da Tiziana Ferrario a Maria Luisa Busi, denunciando pubblicamente una “situazione intollerabile”. Ormai non sono in gioco gli equilibri politici di una redazione, che al cittadino interessano assai poco, ma l’identità, l’autorevolezza e la credibilità del primo telegiornale italiano.

italy.indymedia.org

Indymedia è uno strumento per fare informazione: è una rete di oltre cinquanta collettivi, nati in tutto il mondo con l’obiettivo di costruire media come strumenti per la promozione di equità economica e giustizia sociale. Indymedia promuove l’autodeterminazione dei soggetti che sono ignorati dai media: cerca di mettere in luce ed analizzare questioni locali e globali che riguardano gli ecosistemi, le comunità e gli individui. Il newswire (http://italy.indymedia.org/ news/), la colonna di notizie che trovate sulla parte destra del sito, è il cuore di Indymedia. E’ uno spazio “open publishing”, ovvero “a pubblicazione aperta”: chiunque può pubblicare direttamente sul sito testi, audio, immagini. Il newswire è stato pensato per coinvolgere le singole persone

e consentire loro di pubblicare (http:// italy.indymedia.org/publish.php) il proprio contributo in forma anonima o con una firma. L’open publishing che caratterizza il newswire è la stessa cosa che software libero: sono risposte evolutive alla privatizzazione dell’informazione messa in atto dai monopoli multinazionali. Il newswire è una risorsa mediatica, un luogo comunitario dove fare circolare informazione. Indymedia Italia non censura

il newswire: nascondiamo esclusivamente i post doppi, quelli commerciali, istituzionali e partitici; quelli fascisti, sessisti o razzisti. Questi post rimangono sul sito e sono visibili cliccando l’apposito link. Per segnalare appuntamenti, manifestazioni e iniziative di ogni genere c’è invece il calendario (http://italy.indymedia.org/ calendar/) : è uno spazio a pubblicazione aperta, dove potete inserire tutte le informazioni e le notizie su avvenimenti locali e globali. I testi che compaiono nella colonna centrale del sito sono frutto del lavoro comune di un collettivo di persone che si confronta via mailing list e che definisce le cose più urgenti anche in chat. Per stabilire quali notizie devono comparire nella colonna centrale di Indymedia e in che forma, ci si basa sul metodo del consenso: Indymedia Italia non decide in base alla maggioranza, ma secondo l’opinione che rappresenta un punto di comune accordo tra tutt* coloro che decidono di partecipare alla discussione. Indymedia Italia non ha fini di lucro e si autofinanzia realizzando produzioni indipendenti e iniziative locali. Se volete contribuire con donazioni, in denaro o in materiali (computer, telecamere e altre tecnologie); se volete attivare un Indymedia locale; se avete dubbi, domande o proposte scrivete a [email protected]. tratto da http://italy.indymedia.org /archives/archive_by_id.php?id=29 /news/2002/10/91164.php Egiziano di Leo

Isa

Numero Speciale 5 Giovedì 12 febbraio 2004

terza pagina

Come si scrive un articolo per “Kronstadt” ovvero: la poesia minore di Aldo Zanzi

It is time to away now J.Joyce Egregia redazione di “Kronstadt”, mi sono decisa a partecipare al fervido laboratorio culturale della vostra neonata testata, un pochino per disperazione (esperienze passate assai negative di concorsi poetici ognora truccati), un po’ invece nella speranza mai doma che infine a qualcuno torni il ghiribizzo di compilare e curare un periodico che veicoli più cultura che inchiostro. A rompere i miei tardivi indugi fu proficuo per me il notare che usate correttamente l’attributo mitteleuropeo invece del più trivio mitteloiropeo, e che ad oggi avete strenuamente resistito dall’editare articoli commossi sul dispotico Montale, o intorno a quella strana primadonna del meteorismo quale fu F. Marinetti. Quale primo contributo a “Kronstadt”, vi segnalo in questa breve nota la riscoperta di un poeta locale rimasto per quasi cinquant’anni nell’ombra, nel segreto degli scaffali delle librerie: Aldo Zanzi. Aldo Zanzi (1) nasce a Borgo Negri il ventinove febbraio del milleottocentonovantasei, e ivi trascorre l’infanzia e gli anni della prima istruzione. Poi viene iscritto al Ginnasio di Pavia dove, diplomatosi, studia Giurisprudenza. Si laurea nel novecentoventinove (2) e dopo una pausa di due anni prende dimora a Trieste, città in cui svolge la professione di perito legale per lo Studio Wolff (3). Quando, verso la fine del 1934 manda alle stampe il suo primo romanzo Lakai, storia dell’arrampicata sociale di un Lakai ex-garibaldino che finisce per innamorarsi del fratello naturale dedito all’assenzio e al gioco d’azzardo, e perdere così ogni presentabilità nella buona società di Salisburgo, gli ambienti letterari ignorano la pubblicazione dell’opera. Chi la recensisce sulla stampa periodica fa notare che il tedesco che del Zanzi non è dei più fluenti, oltre a criticare la materia assai scabrosa del romanzo. Deciso a non perdere il posto da perito, il zanzi promette alla moglie Sissi di non prendere più in mano una penna per scrivere letteratura, e solo nascostamente utilizza la macchina per scrivere dell’ufficio per comporre, negli ultimi anni della vita, la raccolta di poesie Notti serene, questa volta in lingua italiana. Nel 1952, ossia dopo la pubblicazione del detto canzoniere, il Zanzi viene chiamato in causa legale per plagio letterario dagli eredi di A. Graf e da un poeta pavese con cui fu in relazione d’amicizia, accusato di avere imitato oltre il possibleda Dopo il tramonto del primo e da Albe serene del secondo. La mattina del cinque doi agosto del cinquantadue, Aldo Zanzi viene trovato defunto nel suo letto, a causa di un attacco di cuore. Note (1) Zamai M., Alba tragica del poeta Aldo Zanzi, tesi di laurea, 1986. (2) Zanzi A., Mercato estero del frumento “Mussolini III”: prospettive giuridiche e deriva ideologica, tesi di laurea, 1929. (3) Zamai M., Svevo dai Wolff, Borgo Neffa, 1989. Margherita Zamai

Addio operaio hai lavorato come un asino e un tozzo di pane ti ha ripagato nessuno si ricorderà di te che non hai lasciato nome in una catena di montaggio costruita a bella posta svanirai nella storia e con te la tua famiglia seppellirà il tuo ricordo e il tuo mattone forse verrà abbattuto per un muro antisismico barbarah

Lore

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Sarebbe stata un’altra giornata di pioggia e vento. Il cielo era grigio e le grosse pietre della piazza erano già bagnate. I gabbiani volavano fermi nell’aria. Dentro c’era anche Lore, in uno dei tavolini in fondo, accanto alla vetrina di finestrelle piccole. Stavano facendo colazione e parlavano già del tempo. Erano i discorsi di poche parole che fanno quelli che sono nati sul mare. Nel cestino erano rimasti dei panini bianchi e piccoli, quelli del sabato mattina e delle grosse fette di pane scuro. Il burro giallo e morbido era quasi finito, ma di marmellate ce ne era ancora parecchia. Lore stava mangiando. Non seguiva i nostri discorsi sul mare e sul vento. Si portava

piccoli pezzi di pane imburrati alla bocca con il dorso della mano slanciato in alto. Gli occhi fissavano il cielo sul mare oltre i vetri della brasserie. La bocca aspettava socchiusa i bocconi di pane. Mi tolsi il giaccone e mi versai del caffè. Mi unii alla conversazione. No. Non saremmo usciti in mare oggi. Almeno non al mattino. Magari verso sera. La guardavo bevendo il mio caffè. I suoi occhi chiari, i capelli castani tirati indietro con una pinza, la sciarpa di seta grezza azzurra, il maglioncino leggero blu sulla camicia bianca. No, non mi avrebbe portato fuori con la sua deriva. Non mi avrebbe fatto lezione in acqua. Avremmo fatto meteo, probabilmente. Ci saremmo fermati sulle carte, forse. Non le avrei dato una mano a tirare a riva la barca e a mettere nel sacco la vela. Non mi avrebbe stretto il braccio, sorriso di approvazione o squadrato con rimprovero. Guardai fuori, verso l’orologio del municipio nella piazza. Erano le nove meno venti. Emanuele

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Numero Speciale 5 Giovedì 12 febbraio 2004

(DIS)INFORMATI!

Come difendersi in tempo di guerra mediatica

(DIS)INFORMATI! si articolerà in sei serate che si propongono di fornire degli strumenti critici per sopportare il quotidiano attacco da parte dei media. Presso il Csa Barattolo - via dei mille 130 - Pavia. Gli incontri incominciano alle 21. giovedì 12 febbraio mercoledì 25 febbraio L'informazione dal basso L'informazione sul ter ritorio La quinta serata proporrà una serie di Durante questa serata verrà presentato al esperienze di informazione dal basso, quale pubblico il primo numero della rivista. strumento alternativo ai media controllati dai grandi gruppi editoriali dietro cui si muovono La serata sarà organizzata in due tempi. forti interessi economici e politici. • Primo Tempo • italy.indymedia.org - Indymedia Italia • Isola Tv - Telestreet milanese S.Maria Gualtieri (p.zza della Vittoria), ore 21 • Carlo Gubitosa – PeaceLink.it Presentazione della rivista con invitati del • Yuri Bogogna – Radio Popolare mondo dell’informazione, rappresentanti dell’Università e del Comune. Seguirà dibattito (facoltativo). Musica dal vivo e buffet freddo. Sarà presente la redazione al gran completo, si spera, visto che c’è da mangiare. • Secondo Tempo Aula dei ‘400 (Università), dalle 23. Festa a tema, anni ‘70, ingresso ad offerta (per la rivista), musica diffusa (free), da bere (pay). E’ assolatamente gradita la partecipazione con abbigliamento adeguato (agli anni ‘70, beninteso). Non seguirà dibattito ma birretta finale al Notturno. Sarà presente la redazione al gran completo, si spera, visto che c’è da bere.

Appello per un altra informazione

In città si avverte l’esigenza di un altro tipo di informazione che si affianchi a quella già presente, riflesso di una logica di monopoli dominante a livello mondiale, e che renda conto delle necessità di comunicazione presenti nella società. Le associazioni del terzo settore, il Comune e l’Università, le Scuole Superiori non hanno in questo momento a disposizione un sistema informativo che permetta loro la comunicazione e il confronto. La cultura come risorsa Una città come Pavia deve continuare a investire e impegnarsi nel mantenere un alto profilo in ambito culturale di contro alla banalizzazione legata a logiche di mercato. Di più, la sfida da raccogliere è non solo quella di continuare ad agire ma di riuscire a trovare i mezzi per riuscire a raccontarlo, incoraggiarlo e immaginarlo. La cultura rappresenta uno spazio privilegiato per combattere una battaglia che può migliorare la qualità di vita anche e soprattutto in termini economici concreti. L’Università e il territorio Pavia è sede di uno dei più antichi e importanti atenei d’Europa, ma viene avvertito da sempre un distacco tra l’università e il territorio. Questa di-

stanza appare ai più inopportuna per una città abbandonata dalle fabbriche che non può permettersi un futuro slegato dal patrimonio di sapere che questa istituzione rappresenta. Il compito dell’informazione. Le vicende del mondo dalla fine della guerra fredda in poi hanno fatto crescere la consapevolezza dell’importanza dei mezzi di informazione. Importanza legata non solo alla libertà di scelta, e quindi alla pluralità come richiamato dal Presidente della Repubblica, ma anche e soprattutto alla possibilità di accedere agli stessi, come scritto nell’articolo 21 della Costituzione. Manifestare liberamente il proprio pensiero vuol dire avere accesso a spazi informativi, poterli controllare e gestire in un’ottica che non sia solo ed esclusivamente quella delle leggi del mercato. Pensiamo che la soluzione di questi problemi possa transitare anche per la nascita a Pavia di un soggetto d’informazione dal basso che, sfruttando diversi supporti multimediale (carta stampata, portale internet, archivio audio/video, radio e televisione) sappia diventare un punto di convergenza per chiunque voglia contribuire alla creazione e alla diffusione di un altro modello d’informazione: un’informazione centrata su Pavia e sui suoi problemi che sappia

Kronstadt è una rivista che verrà distribuita gratuitamente, due volte al mese a partire dal febbraio 2004. Si sosterrà con un po’ di pubblicità, con il contributo dei lettori abbonati (20 euro per l’anno) e di chi altri vorrà impegnarsi, anche econamicamente, per il progetto. Tutto quello che leggete è verificabile e riscontrabile, ovvero proviene da fonti che riteniamo degne e non si inventa nulla. Nel caso in cui qualche articolo venga trovato offensivo o quant’altro ci scusiamo in anticipo e ci impegniamo, compatibilmente con gli spazi e i tempi, a fornire diritto di replica. La redazione di Kronstadt è aperta a tutti i contributi, quantomeno si impegna a leggerli e a valutarli per la pubblicazione se scritti bene. Tutto quello che viene pubblicato è coperto da una dichiarazione di copyleft: potete copiare, riutilizzare, tradurre più o meno tutto quello che volete, purché venga lasciata questa possibilità anche nei lavori derivati e soprattutto ogni distribuzione commerciale non è incoraggiata (nel caso dovete contattare la redazione).

ronstadt periodico volutamente bimensile Numero Speciale 5 www.upartaid.net/kronstadt [email protected] anche guardare oltre, nella consapevolezza che i problemi sul nostro territorio sono spesso la determinazione locale di problemi e dinamiche globali. Crediamo che l’esigenza di un’informazione non asservita al potere sia oggi sentita da molti, e che sia compito di queste persone impegnarsi per la creazione di spazi di libero confronto. Chiediamo perciò agli Enti Locali, alla Società Civile e all’Università di sostenere questo progetto firmando l’appello e partecipando concretamente alla sua realizzazione così da dar voce a questioni e opinioni altrimenti invisibili. Per arrivare a capire, di più e meglio, la complessità degli eventi e dei mondi che ci circondano. Per sostenere la necessità di una informazione intelligente, capace di guardare in profondità e riflettere sugli eventi, anziché sull'audience. Per cercare, infine, di svelare e raccontare sempre, ogni possibile verità. (www.ilariaalpi.it)

i disegni di questo numero sono di Davide Cornara

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