k ronstadt 25 © Massimo Ghimmy
periodico bimensile Numero 25 Giovedì 18 Maggio 2006
Lavori in corso
Art. 4 . La Repubblica riconosce a tutti cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Lucia Steffenini
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. (La Costituzione della Repubblica Italiana)
Vivere. A Pavia A volte è irritante, più che difficile. Cioè: a Pavia siamo quattro gatti. Sempre in via Siro Comi. Ci conosciamo tutti. Facciamo più o meno le stesse cose. Pubblichiamo riviste. Organizziamo conferenze. Organizziamo concerti. A volte va bene, a volte ci pare accanimento terapeutico. Così va la vita. Facciamo associazioni. Noi... cioè: quelli di Kronstadt, i fotografi, i videomaker, tanti altri, ne abbiamo fatto una proprio bellina. Si chiama OMP. Lavoriamo col Comune. Lavoriamo nelle scuole. Lavoriamo coi gruppi musicali. Non è per tirarcela, ma siamo piuttosto bravi. Davvero, è bello lavorare per OMP. C’è gente in gamba. A volte capita di scazzare, ma poi passa. Così va la vita. Noi di OMP, con tanti altri, siamo alla Vernavola dal 18 al 21 maggio. Facciamo un festival (vedi in quarta). Bella storia. Andrà proprio bene, i cittadini di Pavia apprezzeranno, gli studenti di Pavia apprezzeranno. Speriamo. Altrimenti sarà solo accanimento terapeutico. Noi comunque scegliamo di andare avanti. Così va la vita. A volte però è proprio irritante. Non dico lavorare insieme sempre. Non dico che dobbiamo essere tutti amici, però: gli obiettivi sono quelli lì. Fare cultura, fare società. Ri-animare un po’ Pavia. Cribbio, ci sarebbe pure un’università. Cioè: dovreb-
bero essere questi gli obiettivi, no? Mica lo si fa per occupare meschine e infime posizioni di potere? Mica lo facciamo solo per farci belli con le tipe/i tipi, no? Mica solo per costruirsi una carriera? Ma poi uno prova a giocare di sponda con gli altri tre gatti, e crede che si possa maturare un po’ tutti, ma alla fine non si combina niente. Ci si scazza oppure ci si ignora. Perché? Boh. Mi viene spesso in mente la storiella dei due calvi che litigano per un pettine. Così va la vita. Noi comunque siamo alla Vernavola, e ci sono tanti altri. Crediamo che sia una bella occasione anche per incontrarsi, mettersi attorno ad un tavolo, parlare. Andrà bene, andrà male, qualcosa combineremo. Tanto per non rimproverarci nulla. Così va la vita. Domenico Santoro
La precarietà è alienazione Nel mondo contemporaneo esiste una nuova frontiera dell’alienazione che si chiama precarietà. La nuova alienazione è diversa dall’abbrutimento e dallo sfruttamento prodotto dal paradigma di produzione fordista che ha accompagnato lo sviluppo del capitalismo e che abbiamo imparato a conoscere. Ma non di meno produce un disagio esistenziale totalizzante che investe tutte gli aspetti della vita uniformandoli tutti alla sua modalità, consegnandoli ad una condizione perpetua di incertezza, di insicurezza e di angoscia. La nuova alienazione fa sistema con altri due macrofenomeni della contemporaneità: il paradigma di produzione sempre più spostato verso la logica dell’urgenza, che costringe a ritmi di cambiamento sempre più accelerati, e il
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paradigma politico dell’emergenza che costringe ad accettare scelte sempre più autoritarie e sempre meno partecipate. La precarietà, che costringe l’uomo in una condizione di tensione continua, di non riposo, che espone l’esistenza a un gioco di forze incontrollabili gettandola nell’insensatezza e nell’incomprensione del mondo, che svuota l’individuo della percezione delle sue capacità di essere artefice delle sue fortune, è il modello delle condizioni di vita della contemporaneità e non solo delle condizioni di lavoro. Ed è un modello che è stato proposto come vincente e imposto come necessario al pubblico convincimento da molte parti e con molti nomi, ad esempio è stata fatta passare per flessibilità, che è altra cosa, e che è funzionale al mantenimento dell’insieme. Lo sfruttamento, in questo modo, si è allargato dalla fabbrica alla vita intera che viene “messa al lavoro”, è sollecitata ad attivarsi senza sosta perché è continuamente esposta al rischio, alla mancanza di lavoro, al fallimento. Questo agitarsi produce lavoro non pagato, produce consumo non supportato dal bisogno, uso di servizi non desiderato, provoca un’adesione al modello sociale non voluta, produce un consenso alle decisioni politiche non meditato. Tutto questo
è estorto “mettendo al lavoro”, rendendo produttiva l’angoscia che la condizione di esposizione dell’essere precario provoca nell’individuo che si agita senza riparo mai, e nel suo agitarsi porta avanti, senza volerlo, il sistema stesso che lo asservisce. Inoltre, l’agitazione prodotta dalla precarietà fa cambiare aspetto allo sfruttamento che da fisico, forza lavoro, si trasforma in intellettuale. Sono le risorse interiori, oggi, ad essere più sfruttate, perché il sistema ha bisogno di soggetti pensanti, capaci di assumersi gravi responsabilità in autonomia, spinti a fare continuamente scelte difficili, in grado di gestire situazioni complesse, ma tutto questo all’interno del paradigma della precarietà e della responsabilità individuale che lascia l’individuo solo a fronteggiare le conseguenze delle sue azioni senza poterle preconizzare in anticipo perché troppo complesse per essere prevedibili. E’ questa la contraddizione del nostro tempo, esseri pensanti e autonomi costretti all’interno di una modalità di pensiero unica e totalizzante, fuori della quale non è ammesso nulla, nemmeno quando l’orario di lavoro è terminato, perché con la precarietà l’orario di lavoro non è mai realmente terminato. Matteo Canevari
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prima legge di K: gli articoli non arrivano mai in tempo
strumenti
Uno dei punti più discussi della Legge 194 afferma che quando una donna si rivolge al medico o alla struttura socio sanitaria di sua fiducia per richiedere l’interruzione della gravidanza, questi deve valutare la situazione con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta. Questo significa che una donna può legittimamente decidere di abortire senza informare o rendere partecipe del fatto il padre del concepito, a prescindere da qualsiasi tipo di relazione ci sia tra loro. Gli uomini riescono con fatica ad accettare questo aspetto della Legge che li esclude dalla responsabilità sulla vita del neo concepito, a meno che la donna non decida di coinvolgerli. Gli uomini contrari all’aborto rivendicano il loro diritto di paternità nei confronti del bambino a partire dal concepimenPapa Benedetto XVI nel suo primo messaggio natalizio Urbi et Orbi parlava di atrofia spirituale dell’uomo causata dalle nuove tecnologie: il vuoto del cuore. Immagino che non si sia mai fatto un giretto su Flickr. Flickr è uno dei servizi più rappresentativi del cosiddetto web 2.0. È un sito internet (di recente acquistato da Yahoo) che permette l’archiviazione e la condivisione delle proprie foto digitali sulla rete. In tal modo si è formata una comunità, non troppo diversa da quella dei blog, che si scambia e commenta le foto, e non pensate a noiose serate in cui si guardano le temibili diapositive delle vacanze in Messico: la possibilità di ricerca e scelta tramite i tags (cioè i soggetti, le parole chiave a cui è associata la foto,
Legge 194: trent’anni dopo La vita comincia da lì, quando una donna dice sì. to, e quindi considerano l’interruzione della gravidanza come l’omicidio del proprio figlio. Quelli che si ritengono favorevoli all’aborto, tuttavia, non accettano la possibilità di essere esclusi da una decisione che riguarda il frutto del loro seme. Noi crediamo invece che la Legge sia giusta. Crediamo che sia giusto lasciare alla donna la totale libertà di scelta e la totale responsabilità su una decisione così difficile, personale e dolorosa come l’interruzione di una gravidanza. Crediamo che gli uomini per quanto possano essere aperti, sensibili e ben informati non possano capi-
re fino in fondo cosa significhi psicologicamente, fisicamente ed emotivamente portare avanti una gravidanza e partorire. Ma soprattutto quanto sia difficile aspettare un bambino e non volerlo, non desiderarlo, non amarlo. Perchè l’amore materno non sempre è scontato. Inoltre è bene ricordare che sicuramente l’uomo contribuisce alla procreazione elargendo una dose del suo seme, ma è il corpo della donna che fisicamente “fa il bambino”. Quindi riteniamo che ogni donna debba avere il diritto di poter decidere da sola per quanto riguarda il proprio corpo. Tuttavia è
bene sottolineare che la Legge 194 non vuole privare gli uomini dei loro diritti di paternità, anzi, gli uomini hanno diritti e doveri sui figli esattamente come le donne. Se parliamo di figli venuti al mondo. Ma se parliamo di un embrione e della decisione di interrompere o proseguire la gravidanza, allora crediamo sia giusto che la donna possa decidere da sola se lo ritiene e che possa inoltre decidere se l’uomo che ha di fianco sia o meno degno, eventualmente, di essere il padre del suo bambino. Alla fine di questo nostro percorso possiamo affermare con
Life Sharing Il vuoto del cuore e la poesia di Flickr ad esempio: friends, holiday, Rome, Vancouver, NYC, subway...) diventa un interminabile giro voyeuristico tra i pieces of life degli utenti Flickr, gioie fuggevoli fortunatamente impresse su nastro – o meglio in questo caso memorizzate su di un server: compleanni, matrimoni, una mano che impugna smarties (o M&M?)
http://www.flickr.com/photos/tangentialism/2257843/
Contro tutte le bandiere Presentazione Dal prossimo numero inizierà una nuova rubrica tutta dedicata al cinema controcorrente. In particolare tratterà di autori, che si sono sempre differenziati per il loro stile originale e in controtendenza. Ecco il motivo per cui abbiamo scelto di usare come titolo “Contro tutte le bandiere” (film di George Sherman del ‘52), per sottolineare la capacità di questi registi, di infrangere le regole del cinema contemporaneo. Abbiamo scelto quattro registi, che hanno colpito l’immaginario collettivo, dagli anni Settanta fino ai giorni nostri. Parleremo di Stanley Kubrick e dei suoi capolavori, che sono ormai miti generazionali, ovvero “Arancia Meccanica” (1971), “Shining” (1980) e “Eyes Wide Shut” (1999). Vedremo il mondo attraverso lo sguardo del geniale David Lynch, dei suoi “The Ele-
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phant Man” (1980), “Velluto Blu” (1986) e “Mullholland Drive” (2001). Parleremo di Lars Von Trier, del
suo Dogma e dei film che l’hanno reso celebre come “Idioti” (1998), “Dancer in the dark” (2000) e “Dogville” (2003).
Per finire ci tufferemo nel mondo irriverente di Quentin Tarantino con “Le Iene” (1992), “Pulp Fiction” (1994), “Jackie Brown” (1997) e “Kill Bill” (2003-2004). Ci soffermeremo su aspetti tecnici e formali, al fine di evidenziare l’idea di regia, di ogni autore ma anche i suoi aspetti emozionali, senza avere pretese di critica cinematografica di alto livello. La rubrica si propone molto semplicemente di dare un’idea generale e uno spunto di visione dei sopra citati registi ai nostri lettori. In un’epoca in cui al cinema sbancano boiate mostruose con protagonisti lampadati e bofonchianti, vorremmo dare solo un piccolo e umile assaggio di cultura cinematografica. Prossimamente su questi schermi approderà Stanley Kubrick. Preparate i pop-corn e mettetevi comodi. Kavida & Marta
sullo sfondo di un materasso... Magari cerchiamo le foto che abbiano come tag la nostra città natale e, trasfigurato dalla fotocamera di un turista inglese, riscopriamo un portone antico del paese vecchio contro il quale è capitato di limonare anni fa, e sì insomma, intingiamo la nostra personalissima madeleine.
decisione che vogliamo la Legge 194 sempre applicata correttamente per tutte le donne, vogliamo più fondi destinati ai Consultori, vogliamo un’educazione sessuale per i giovani adeguata e mirata alla prevenzione (non all’astinenza). Inoltre vogliamo aiuti concreti per le coppie (sposate e di fatto) che desiderano un figlio ma non possono averlo, ma soprattutto vogliamo rispetto per le donne e per il loro diritto di abortire e di essere padrone del proprio corpo. Non accettiamo più gli attacchi di tutti coloro che sulla base di pregiudizi religiosi, culturali e sociali vorrebbero che le donne fossero ancora come la vergine maria: fecondate senza peccato e senza piacere. Vogliamo ribadire che la Legge 194 è un’ottima legge. E che non si tocca. Lidia e Kavida Del resto a descrivere adeguatamente la poetica della condivisione in Flickr, più che le mie parole, c’è il bellissimo programma che raggruppa e classifica visivamente i tags più popolari. Pressappoco così:
amici bella blog carino cosi cri figo film foto freddo genteil cielo il il giorno innamorata la vitalavoro lei malemamcanzoni
casa
fede
love
mamano
neve
miei amicinero nome palleparole pavia metri odio
profumo ragazzi ridere roba scuola sito spiaggia strada tempo testa vita porta
sogno
strano
v
ti voglio
(e dovreste vedere che spettacolo a colori.) http://www.flickr.com Domenico
Aladino Foto
Foto di laurea Sviluppo e stampa in 30 minuti Servizi matrimoniali Foto digitali in 30 minuti Corso Cavour, 16A 27100 Pavia Tel/Fax 0382/33866
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seconda legge di K: le variabili impaginazione e tabagismo sono direttamente proporzionali
terza pagina
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Storia di un viaggio immaginario terza parte
Il curato alla porta Disteso me ne stavo nei miei appartamenti quando sentii picchiare sui battenti Chi mi disturba? Fu il mio pensiero, aprii l’uscio e vi trovai un uomo in nero. Era il curato, ape che ronza di fiore in fiore, che seminava benedizioni nelle case del rione dove i timorati l’aspettavan di cuore speranzosi che il Divino tolga loro ogni dolore. - Pregate il signore per ricevere la grazia ed io - Padre, di bestemmie la mia bocca è mai sazia, quello che dite non è il mio credo, confido solo nella realtà che vedo... ma se la nostra salvezza è vivere pregando, voglio morire bevendo e fumando. Matteo Rusconi
Su una parete della casa-studio di Frida Kahlo campeggiano degli scheletri, non umani, ma opere d’arte che richiamano inequivocabilmente l’idea della morte. E’ indubbio che una scelta di questo tipo riflette la tradizione messicana, per la quale la morte non è un tabù, ma una parte imprescindibile della vita da affrontare con ironia e divertimento. Eppure a chi è estraneo a questa cultura può apparire eccessiva l’enfasi su un fenomeno che spaventa, o che, per lo meno, getta un’ombra di incertezza sulla nostra sorte. I messicani, nel periodo che va dal 28 ottobre al 2 novembre, si circondano di rappresentazioni funebri; nei mercati si vendono piccoli scheletri colorati e dal sorriso che pare beffardo, ammesso che si possa realizzare uno scheletro sorridente. Mi sono domandata perché la popolazione messicana sia così “benevola” verso questo accadimento naturale e la risposta l’ho trovata nella cultura indigena che la conquista spagnola non è riuscita ad estirpare e che è sopravvissuta alla religione cattolica, sottoforma di sincretismo. Per gli antichi messicani la morte rappresentava il ritorno all’origine, al Mictlan, la terra dove abitano i defunti, che sarebbe stata raggiunta soltanto dai guerrieri, cioè coloro che avevano lottato per la terra e l’avevano amata con il proprio lavoro, condividendone i frutti. Oggi i messicani continuano a rendere omaggio alla morte con teschi fatti di zucchero, di cioc-
Come si scrive un articolo per Kronstadt da “Il ciclo perverso” di “L. S. Dighielev” [...] Iniziò a girare. Dapprima lentamente, poi la velocità aumentò, la sentivo, era una percezione tenue, flebile e invadente al tempo stesso. Non potevo. Non riuscivo. Scrostarmi dai letargici pensieri quotidiani era l’angosciosa pratica che pervadeva la mia esistenza, ma in quel momento si tramutava in dolce e afrodisiaco miele. Un’àncora, un punto fermo nel turbinio delle mille emozioni che pervadevano e costringevano la mia anima a errare nei più vasti e oscuri meandri di quello che il mio psicologo chiamava inconscio. Come se non fossi IO! Come se fosse una cosa estranea a me, qualcosa che mi condizionasse dall’esterno. In quel momento, proprio quando il senso del
tutto stava iniziando a darsi alla mia comprensione, alla mia piccola e umana coscienza, ecco quel fastidioso sibilo, il serpente allacciato all’instancabile scia d’etere che mi richiamava alla realtà. Guardai quello strano oggetto a me ormai comune e che chiamavo quotidianamente Cellulare. Come se fosse più vivo lui di me, cellule! Ma mi metteva in contatto con tutte quelle persone, devi capirmi, per me era davvero importante. Era. Fabrizio Cell. Un nome. Che non volevo proprio sentire in quella situazione, l’occhio semichiuso, il caos come sfondo, l’orecchio ormai sintonizzato su inudibili frequenze, e il cellulare che si improvvisava cometa, infrangendosi contro la bianca colonna del porticato. Libera. Ecco com’ero! E sapevo che questa sensazione inebriante sarebbe finita da lì a
poche ore, sapevo che l’alba avrebbe posto fine ai miei deliri, a quelle azioni che avrei rimpianto di lì a poche ore, ad una notte-vita indipendente dagli altri 8743 giorni che... ...come erano facili i calcoli dell’odiosa matematica in quel momento, e il naufragare era davvero dolce. Come diceva il poeta. Sì, forse torno indietro, ma è ormai troppo tardi. Non voglio. Il pavone bianco, signore della follia e del reale e dell’irreale non l’avrebbe digerita tanto facilmente. Non mi avrebbe permesso di insudiciare con la mia normalità e le mie paure il suo regno di pazzia, l’oceano di sensi dispiegati come ali di farfalla, immesità, finitezza, precisione e minutezza. Immensità. Avevo tre, dilatatissimi minuti per agire. Agire. Ora. Solo in quel momeno capivo cosa volesse dire ridicolo. [...]
colata e di pane, con frutti di stagione, con pulque, metzcal, tequila e birra. Ai bambini morti preparano feste multicolori e piene di fiori , di resina e di mirra. I discendenti degli indigeni, come leggo in un articolo del Comitato Chiapas di Torino, parlano “con la voce dei loro morti, quelli della morte inutile, per restituirci il volto della vita: la vita come lotta, come cambiamento, come cammino, come domani, come sole, come luna, come tutto. La morte come grido necessario per essere ascoltati, per essere visti, per essere degni, non più la morte inutile a cui ci portano i padroni del denaro, ma invece la morte guerriera, che ci restituisce la vita”. Forse la morte non è la cosa più brutta che possa accaderci; come afferma Pino Cacucci è peggio “sedersi e aspettare la fine, immersi nello spavento senza fine delle nostre mille paure quotidiane, instillate a regola d’arte da coloro che temono di perdere osceni privilegi per colpa di chi, da qualche parte di
questo strano pianeta, potrebbe ancora preferire il rischio di una fine spaventosa piuttosto che rinunciare a camminare eretto”. Dovremmo ricordarci di questa valenza liberatoria della morte, ogniqualvolta ci limitiamo a vivere un’esistenza che non è la nostra, epigoni di qualche effimera moda, schiavi di pregiudizi e luoghi comuni, chiusi nelle nostre barriere di gomma trasparente. L’oscura signora ci ricorda che la vita fugge, ci aiuta ad evitare la vanità e il desiderio di potere. E allora “viva la vita”, ma anche “viva la morte”. Agata Mondo
[email protected] dal 18 al 21 Maggio parco della Vernavola L’Officina Multimediale Pavese organizza all’interno della manifestazione: Mostra Fotografica “Asia” Esposizione di Fotografie Indipendenti Esposizione dei materiali prodotti dai laboratori delle scuole superiori di fotografia, cortometraggi, giornalismo Piccoli Editori in Mostra Reading Poetici Brevi happening teatrali Distribuzione di Cd Audio in copyleft Informazioni sulla libera distribuzione e copyleft Presentazione del libro Ultima notte di veglia e altre follie Organizzato da Officina Multimediale Pavese, Gain Studios, Giocolarte, Organismi Teatralmente Modificati, MayDay, Consulta studentesca, Pata Pata.
Reg. Trib. PV n°594 - Stampa: Industria Grafica Pavese sas, Pavia - Chiuso in Redazione 15-5-2006 - Tiratura 2000 copie - 2006, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.0 by-nc-sh)
4 Cari Kappalettori se siete riusciti ad arrivare alla quarta di questo giornale pseudointellettualoide, vi dovete sorbire l’ennesima marchetta. Se dal 18 al 21 maggio non sapete che K. fare, specialmente la sera, la cosa vi potrebbe interessare, si tratta di una festa, niente di palloso tranquilli. Al parco della Vernavola si terrà Diver city, una variegata rassegna che comprenderà performances teatrali, mostre fotografiche, esposizioni di scultura, pittura e cortometrag-
terza legge di K: se gli articoli arrivano in tempo, Genova è a Belgrado
cronache
Sénevé, Nonidi, 29 Floréal, An CCXIV
Diver City
Dal 18 al 21 maggio tutti alla Vernavola gi. Poi ancora giocoleria e pata pata, con musica dal vivo e birra a prezzi popolari. Giovedì 18 alle 14:30 si apre la manifestazione con le piéces teatrali delle scuole superiori, dalle 17 si fa musica fino a tarda sera, in contemporanea verrà presentata la mostra fotografica “Asia” che durerà fino a domenica.
Venerdì alle 10 partono le iscrizioni ai laboratori di giocoleria che darà spettacolo fino a dopo pranzo. Alle 15 graffittari e writers incalliti potranno sfogare il loro impeto artistico dando colore al grigiore del cemento. E se non vi basta potrete fare “fuoco e fiamme” con i giocolieri di tutta Italia alle 22:30. E non vi basta!?
Sabato libera esercitazione di teatro, rassegna della scuole di danza, gran galà di giocoleria e musica reggae con i “Jah love”. E se dopo aver indossato un tutù o rischiato di dar fuoco al parco non siete ancora sufficientemente caldi, domenica sarà il delirio. Alle 11 rassegnatevi al concerto delle band della scuole superio-
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ri e alle 16 ancora musica con le migliori e non band pavesi. Alla sera ridajie con la musica: concerto dei “Miura”. Ricordatevi che tutti i giorni dalle 18:30 alle 21 si potrà sbevazzare e socializzare al ritmo degli aperitivi musicali… ATTENZIONE!!! Piromani e facinorosi di ogni risma potrebbero essere repressi dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco sempre in allerta. Per saperne di più www.divercity.135.it. Simo, Tina, Valino
Inchiesta
Le colonne dell’accesso
Lavori in corso?
Open Mic
Primo maggio, festa del lavoro. Laura, che lavora all’informaratore, e consente di applicare Oggi semplicemente una festa giovani. I lavori più facili da reulteriori detrazioni che dovrebcome le altre. Ma perché properire sono i più modesti, oltre bero servire a retribuire chi si prio questo giorno? La storia ci a quelli già citati, impieghi coaffianca al neoassunto per inrimanda a più di un secolo fa, me operatore nei call-center, segnargli il mestiere, anche se quando dopo mesi di proteste operaio, commessa, cameriefin dal primo giorno Valentina i lavoratori americani ottennere…tutte occupazioni scarsaha dovuto sbrigarsela da sola. E ro che la Federazione Americamente retribuite, ad alta precanon è finita. Dopo tre mesi viena del Lavoro adottasse una ririetà e perlopiù part-time. Chi, ne licenziata, con preavviso di soluzione storica che asseriva: anche laureato, viene qua in sette giorni e nessuna motiva“Otto ore cozione (possibistituiranno la lità previste da durata legale questo tipo di della giornata contratto). Ovdi lavoro dal viamente verrà 1 maggio 1886 sostituita da al“. Oggi per noi tre ragazze, sotappare difficitopagate per tre le, se ci guarmesi e poi lidiamo intorcenziate. no, pensare La sua storia è che traguardi solo una delcome questo le tante di quevenivano ragsto tipo che si giunti addiritpossono ascoltura centoventare. All’uffiti anni fa. cio del sindaAbbiamo pencato al quale ht tp : // fl ic kr.co m /p hotos / onth e f ly / 7 41 31 5 3 / sato di raccoci rechiamo cerca di un’occupazione deve gliere testimonianze sulle con(CGIL) ci spiegano che capiaccontentarsi di operare in quedizioni di lavoro per i giovani a ta loro di sentirne quasi ogni ste condizioni. Pavia e dintorni, intervistando giorno.”Contratti atipici”. Il più Un’esperienza emblematica è ragazzi con esperienze interescomune è il “contratto a proquella di Valentina, giunta otsanti e recandoci nei luoghi dogetto”, dal nome eloquente, to anni fa a Pavia, perché qui la ve questo flusso di potenziale che però si risolve spesso nelsua famiglia credeva fosse più manodopera ha i suoi nodi. la possibilità da parte del datofacile trovare un’occupazione. Il centro principale d’incontro re di lavoro di applicare vincoli Ci racconta che ha svolto svatra coloro che cercano un’ocdi orario e, di conseguenza, non riati impieghi nel tempo, percupazione ed i datori di lavoretribuire periodi di assenza lopiù a breve termine. Quando ro è lo sportello “Informagiovaper malattia o ferie. Contratti di ha deciso di trovare un’occupani”, sito in Piazza della Vittoria, questo tipo sfavoriscono poi chi zione a tempo pieno si è messa dove si raccolgono domande ed cerca di costruirsi una famiglia: in contatto con una nota catena offerte di lavoro. Qui si recano i periodi di maternità vedono di supermarket che ricercava persone come Alessandra, venuna copertura calcolata in bacassiere, ed allettata dalla protisei anni, una laurea in lettese al lavoro svolto negli ultimi messa di un discreto stipendio re, alla ricerca di un impiego. dodici mesi (nei quali magari e dalla quasi certezza, dopo tre Il problema - ci racconta - è che l’occupazione principale è stata mesi di apprendistato, di avere finché si è studenti è facile trocercarlo, un lavoro) e l’accesso un posto fisso, ha accettato ed è vare occupazioni part-time e di a mutui e finanziamenti, essenstata assunta mediante contratbreve durata, ad esempio come do privi di una fonte di reddito to di formazione. hostess nei ricevimenti, babyfissa, è preclusa a molti. Ma a fine mese, ecco che nelsitter, cameriera, che permettaL’articolo 1 della Costituzione la busta paga ci sono 300 euro, no di racimolare qualche soldo. Italiana recita: ”L’Italia è una circa 3 euro all’ora, invece dei I problemi cominciano quando Repubblica democratica, fondata 1100 promessi. Perché? Perché si cerca un impiego stabile, masul lavoro.” questo tipo di contratto prevegari nel campo in cui si ha stuVerrebbe da chiedersi:”quale lade che parte delle spese condiato per anni. voro?”. tributive sia a carico del lavoÈ quanto ci conferma anche Stefano Magni
Una serata di libera espressione, un microfono aperto sull’arte della parola: questo lo scopo della serata “open mic” organizzata lunedì 3 aprile, presso i locali del circolo Radio Aut, dal gruppo Neverland. Il gruppo, che si riunisce ogni mercoledì sera presso Radio Aut, ha come scopo quello di approfondire la conoscenza di sé tramite la discussione e il confronto di esperienze diverse, e a tal fine organizza varie iniziative, tra cui l’open mic occupa un posto particolare. Si tratta, infatti, di una serata in cui chi vuole può esibirsi cantando, suonando, recitando o leggendo poesie e racconti propri o scritti da altri: un modo, insomma, di esprimere qualcosa di sé, secondo le intenzioni di Neverland, ma anche di dare spazio alla creatività, in un momento in cui purtroppo questa non viene particolarmente incoraggiata, per la mancanza di
apposite iniziative. L’open mic di lunedì ha costituito, quindi, una novità nel panorama pavese, e forse proprio questo è stato uno dei motivi del suo successo: cospicua è stata la presenza di pubblico, ma anche di persone impegnate dalle esibizioni. I pezzi proposti sono stati dei tipi più diversi: si è andati dalla recitazione di poesie al teatro sperimentale, dall’esecuzione di brani jazz alla lettura di brani di scrittori famosi, dal canto accompagnato dalla chitarra alla messa in scena di divertenti sketch. E l’avventura non è finita qui: la prossima serata open mic avrà luogo probabilmente a maggio, in una data ancora da definire. Perciò, se avete racconti nel cassetto, se sapete cantare o suonare, se vi piace recitare, o anche solo se avete voglia di trascorrere una serata diversa dalle altre, non mancate al prossimo appuntamento!
i disegni in questo numero sono di Angelo Rindone www.inventati.org/hackeralbum ronstadt periodico bimensile Numero 25 www.kronstadt.it
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Abbonamenti: non ancora, ma stiamo lavorando per voi. Direttore responsabile: Salvatore Gulino