k ronstadt 6
periodico bimensile Numero 6 Sabato 5 Giugno 2004
Questa Pavia da bere
Ma il cielo è sempre più blu Dove sognano le formiche verdi Chi arriva ai trenta. Chi sta in paradiso. Chi aspetta la pizza e chi cià il biliardino. Chi si allena in palestra. Chi fa la colonna e chi il fagiolo. Ma il cielo è sempre più blu. Insomma, sappiamo di cosa stiamo parlando. Di Quei Bravi Ragazzi. Niente di personale, beninteso. Sono cose che si finiscono per sapere. Per questo (sapendo appunto come si sta al mondo quando il mondo finisce nell’iperuranio) c’è qualcosa che non torna nel bel cielo blu pavese, nel fatto che per una settimana a giugno Quei Bravi Ragazzi mettono il loro futuro a rischio per tutto quel rumore che fanno quegli sciamannati di Up-Xxxxx-inseriea (5, sciarada incrociata). Non riescono proprio a studiare. E no, troppo rumore. “Ma non è la fiera?”, flettiti matricola flettiti. O piuttosto è il risveglio dei sensi che allontana, se allontana, dal cursus librorum. O forse non c’è neanche questo problema. Infatti. Infatti non ci crede nessuno che sia quella la vera ragione. Allora quale è la ragione per cui UpPavia200n (n>3) non deve essere agli Orti che prendono appunto nome dall’Antico e Almo? Vorremmo saperlo. Almeno per sapere con chi prendercela, quale potente nemico, nero servodi Mordor e del lato oscuro della forza. Invocare la Compagnia dell’Anello o dei Cavalieri Jedi. E mancherebbero ancora all’appello quelli della Tavola Rotonda. Vorremmo saperlo? No a dire il vero non ci interessa neanche. Francamente. Vogliamo le alternative. Vogliamo che si vogliano le alternative. Che si cerchino e che si sia disposti a chiederle. Che si lavori per questo. Tutti insieme. Francamente ci sembra che il problema di questa città non sia un orto ogni tanto, un consolante ed entusiasmante orgasmatico rito di passaggio collettivo. Francamente ci sembra che in questa città sia necessario qualcosa di più. Francamente ci sembra che se ne stiano accorgendo un po’ tutti. Però non dovremo urlare, sbracciarci, tirare per la giacchetta, pretendere dall’amministrazione comunale. No. Non servirebbe e ci garantirebbe solo un orto ogni tanto. Sarà un lavoro difficile, bisognerà stringere i denti e sopportare diversità di impostazione e vedute, bisognerà che le tribù spendano le proprie risorse migliori, bisognerà fare tanti passi indietro per farne quello in avanti. Noi ci saremo. O almeno ci proveremo. Emanuele Quinto
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Intuizioni e Interpretazioni: Rivelazioni Sartre e la tortura Kronstadtkaffee: “Caffè Greco”
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ovvero: Arrivederci fumetto: Sentinella (parte quarta) Come si scrive un articolo per Kronstadt: Mattatoi quotidiani
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Le colonne dell’accesso: Paviainseriea - UpPavia2004 cronaca: de aperitivi La bacheca
Come racconta Herzog in un suo film, gli uomini che abitano il mondo sono disposti a compiere un sacco di sacrifici, sono pronti a piegarsi davanti ai potenti, ma non vogliono o non possono ammettere che qualcuno gli calpesti i sogni, le idealità, i riti. Così, racconta Herzog, in Australia può accadere che un clan aborigeno si opponga allo sfruttamento da parte dei bianchi di un terreno per loro sacro, una terra nel cui sottosuolo dormono le formiche verdi, loro animale totemico, il cui sogno non deve essere assolutamente disturbato. E chiaramente non credo che, se si svegliassero, le formiche verdi mangerebbero il mondo (magari fosse così, almeno capiterebbe qualcosa di nuovo), ma certe metafore, quando le incontri, ti piacciono così tanto che non vorresti più separartene, vorresti anzi vederle permeare il mondo. E se ti accorgi, come sta capitando a me, che una metafora finalmente ti segue nel tempo, immutabile e luminosa come solo le metafore sanno essere, be’, ti fa piacere. Almeno per un po’ d’anni. E chiaramente non penso che come un clan oceanico, come un relitto di Atlantide, i ragazzi di PaviainserieA si sentano tanto irresisistibilmente attratti dagli Orti Borromaici perché lì sotto nel terreno ci stiano delle formiche magiche. Di sicuro ce n’è, ma non verdi. Magari sono rosse. Pericolo! Quelle che ti mangiano la canadese da boy
scout mentre t’abbronzi in Sardegna. No, rosse no. Magari rosine, col fiocchetto del gay pride nell’asola della giacca. O forse nere, rasate a zero, col pitbull incazzoso alla corda. No, niente di tutto questo. Non è colpa delle formiche. Eppure ci fa strano che con tanta determinazione un gruppo di amici si sia tanto conservato nel tempo da diventare un’associazione culturale, e si sia legato ai luoghi del proprio rito estivo, e si relazioni alle istituzioni, questi strani animali che appena fuori dalla tana vanno a sbattere contro il mondo delle cose, come se le tane non fossero fatte di mondo, come se negli uffici municipali tutto avvenisse secondo cabale e assiomi partoriti dall’integralismo parmenideo, come se gli assessori fossero tutti diplomati sciamani. Eppure è tutto molto strano, in questi giorni. Tutto è tornato in movimen-
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to. E una piccola parte di merito va anche a chi organizza la festa degli Orti. Lungo l’anno, durante il lungo inverno, ci chiediamo spesso dove siano finiti i ragazzi di “Uppavia” (ma non spariscono del tutto, in fondo), cosa stiano facendo, dove vivano, cosa dicano, poi a un tratto uno torna dal Chapas, l’altro lavora in banca da anni, un altro ha avuto un bambino: insomma, vivono, e non è poi una cosa strana. Forse vorremmo vederli partecipare alle nostre passioni politiche e sociali, ci piacerebbe avere più argomenti in comune con loro ma, se ci pensate bene, è bene così. E non so dire chi sia il sognatore, e a chi spetti il ruolo di farfalla, e se tutto quello che mi circonda non sia altro che un paradosso a scatole cinesi. Ma le formiche verdi lasciamole sognare il loro sonno. Anche a Pavia. Carlo Pirola
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Kronstadt ricorda nuovamente: “NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO”
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periodico bimensile Numero 6 Sabato 5 Giugno 2004
Intuizioni e Interpretazioni Kronstadtkaffee Beat “Caffè Greco” Se vogliamo ricercare nelle opere della beat generation un costante filo interpretativo, si va incontro ad una impresa non facile ed esposta ad equivoci. Consideriamo la produzione di Burroughs e di Kerouac, tenendo presenti le debite differenze. Il succedersi dei fatti ne “Sulla strada” o anche in “Il pasto nudo” appare avvenire in un flusso caotico, in cui eventi e destini sono trasportati per tutto il libro dalla corrente del “battito” che è appunto la vita stessa, allo stato più puro. Essa perpetua una ininterrotta sequenza di bisogni “bassi “ e terreni: droga, sesso e vagabondaggio. “L’uomo vive di azioni bestiali”, ebbe a dire Burroughs; il suo romanzo si apre con una digressione sull’”Algebra del bisogno”, cioè l’infallibile meccanismo che l’uomo si è imposto per mantenere quel grosso parassita che è la sua società, e del quale le spietate leggi della dipendenza da eroina sono la manifestazione finale, apocalittica. Fernanda Pivano ha affermato che il beat nasce da una profonda volontà di estraniarsi dal conformismo della società di massa, e in opposizione ad esso, ai destini mediocri che impone, di affermare violentemente la propria personalità: nelle opere riconosciamo subito infatti volontà di fuga, nel “bisogna essere sempre ubriachi” di droga come di misticismo buddista, al modo di Kerouac. Di personalità definite ne vediamo ben poche: nel “Pasto nudo” tutt’al più grotteschi ritratti di tossicomani ed “invertiti”, mentre “Sulla strada” sembra una parata
di personaggi caratterizzati da un’intima debolezza, con anime in pezzi, da trovare: ma la ricerca oscilla tra la disperazione e la fuga fine a se stessa. Un motivo strettamente fuso all’affermazione di sé è la ricerca di un senso trascendente che completa, o meglio è la causa stessa del ripudio della vita massificata: alla domanda “Cosa cercate?”, Kerouac rispose: “Dio. Vogliamo che dio ci mostri il suo volto.” Il punto essenziale è la ricerca di un ordine più vero di quello dato al mondo dalla società del XIX sec. Dice Burroughs: “Sono completamente disincarnato, al di fuori del tempo. Non bisogna aver paura”, cioè paura di contaminarsi, di lasciarsi toccare dentro da tutte le persone e da tutto ciò che si prova. Questa frase lascia intendere il fattore unico e problematico del loro tentativo: sicuramente i beat “credono nella vita”; per questo vorrebbero trovare in essa il trascendente, ciò che per definizione dovrebbe starne al di fuori, poiché solo così può dotarla di un ordine. Questo crea il paradossale alternarsi di slanci mistici, cioè di fuga dalla vita, e di immersioni nel divenire della vita stessa: queste vie coesistono perché hanno un unico fine. L’eccesso di ogni tipo ha mostrato la vera natura dell’esistere, che è fatta di caos. Questa vera essenza è stata conquistata tolta l’oppressione di un’etica falsa e priva di valore: una scoperta che lascia intravedere una speranza di autenticità, sebbene lontana e forse mai raggiunta. Marco Mangiarotti
Vi ricordate il Banchetto Letterario? Ah, no... Vi ricordate l’Urlo? Neanche... La TassoniPiù? Nemmeno... Allora siete pronti per il secondo Literary Banquet Tassoni Party Night! almeno avrete qualcosa da ricordare ...agli Orti, durante UpPavia... ...e ci sarà anche Fuori Orario...
Sartre e la tortura
Il “Caffè Greco” di via Condotti è il più famoso e illustre caffè di Roma e d’Italia. Dopo il “Procope” di Parigi (1686) e il “Florian” di Venezia (1720), è uno dei pochi Caffè che vantano più di due secoli di vita e di attività culturale. Nei primi anni del XX sec. Diego Angeli, sul “Marzocco”, ne descrisse le “Cronache”, le quali uscirono a stampa nel 1930. Giacomo Casanova, nelle sue celebri “Memorie”, ricorda di essersi recato con un gruppo di amici al «Caffè di via Condotta» nel 1743, allora era al servizio del cardinale Troiano Acquaviva e della nipote… Il primo documento ufficiale risale al 1760, quando ne divenne proprietario un certo “Nicola di Maddalena caffettiere, levantino”. In realtà, più che di un documento ufficiale, si tratta di una nota del censimento di quell’anno, contenuto nel “Libro dello Stato delle Anime della Parrocchia di S. Lorenzo in Lucina”, in cui compare il nome di «Nicola di Maddalena, greco», da cui l’insegna del Caffè. Con i primi dell’Ottocento la “fama” del locale aumentò notevolmente, grazie anche ad un piccolo espediente economico che permise al nuovo proprietario, Salvioni, di arricchirsi. Nel 1806 Napoleone I con il “Blocco continentale”, editto stipulato per contrastare la potenza inglese, impedì qualsiasi commercio con le isole britanniche, la conseguenza più immediata fu un notevole rialzo dei prezzi dei generi coloniali, e in particolar modo del caffè. Tutti i caffettieri romani, per mantenere il prezzo di due baiocchi e mezzo a tazza, si arrangiarono come poterono, mischiando alla miscela: soia, castagne, ceci… ma Salvioni ebbe un’idea geniale: ridusse la tazza nell’attuale tazzina, diminuendo quindi la dose ma mantenendo lo stesso prezzo. La notorietà culturale del “Caffè Greco” ebbe inizio nel 1779, in quel periodo
incominciò ad essere frequentato da intellettuali dal calibro di Johann Wilhelm Tischbein, Karl Philipp Moritz e Wolfgang von Goethe, divenendo il ritrovo preferito dagli artisti germanici (tanto che ne venne proposta la denominazione di “Caffè Tedesco”) e anticipando quella che sarebbe stata “l’epoca d’oro” del locale. Nel XX sec, infatti, vi sorseggiarono caffè schiere di autori famosi, tra cui: Hans Cristian Andersen, Renè de Chateaubriand, Giacomo Leopardi, Gabriele D’Annunzio, Nicolaj Gogol, Stendhal; pittori e scultori, quali: Canova, Jean A. Ingres, Anselm Feuerbach; musicisti come: Franz Liszt, Giocchino Rossini, Arturo Toscanini; ed importanti uomini politici tra cui ricordiamo il cardinal Gioacchino Pecci, il futuro papa Leone XIII. La leggenda vuole che se un cardinale si siede ai tavolini del “Caffè Greco”, questo è destinato a diventare papa. Nel 1953 il ministro della Pubblica Istruzione, in base a una legge del 1939, sottoponeva il Caffè a “vincolo” perché, come si leggeva nella motivazione, il locale «più volte abbellito con decorazioni e cimeli di interesse storico e artistico, costituisce oggi un vario e pregevole esempio di pubblico ritrovo sviluppatosi attraverso duecento anni di vita, per la ininterrotta consuetudine da parte di artisti di frequentare le sue ospitali e raccolte salette, avendo rappresentato in Roma, per circa duecento anni, un centro di vita artistica universalmente noto». Attualmente continua ad essere meta preferita di artisti e letterati e, in una saletta appositamente riservata (“Omnibus”), ogni primo mercoledì del mese si riunisce il “Gruppo di Romanisti”, per discutere e provare a risolvere alcuni dei numerosi problemi della città. Lidia
Nel 1943, in via Lauriston, erano dei franHitler, insomma, non era che un precurcesi a gridare d’angoscia e di dolore. La sore. Sconfessata – a volte del resto senza Vi presentiamo uno stralcio tratto da un famoso intervento di J.P. Sartre pubblicato nel Francia intera li udiva. L’esito della guermolta energia – ma sistematicamente 1957. La Francia era impegnata nella difficile e spietata repressione del movimento di ra non era certo, e non si voleva neppure applicata dietro la facciate della legaliliberazione nazionale che avrebbe sollevato l’Algeria dal giogo della dominazione colopensare al futuro, ma una sola cosa ci tà democratica, la tortura può definirsi niale. L’esercito francese, imbarazzato di fronte a una resistenza tenace e inaspettata pareva comunque impossibile; che si saun’istituzione semiclandestina. Ha forse della guerriglia e al sostegno omertoso di gran parte della popolazione, non esitò a usare rebbero fatti urlare altri uomini un giorle stesse cause dappertutto? No, probabilmetodi di persecuzione crudeli e atroci fino all’uso sistematico della tortura sui prigionieri no in nostro nome. Ma impossibile non mente. E poco importa; qui non si tratta per estorcere informazioni sui covi dei guerriglieri (allora detti “terroristi”) sui depositi di è francese: nel 1958, ad Algeri si tortura di giudicare il nostro tempo; si tratta di armi, sui nascondigli dei capi. Per chi volesse capire di più del livello di atrocità a cui abitualmente, tutti lo sanno... Nessuno guardare in faccia le cose nostre per cersi abbassò l’esercitò francese, si consiglia il bel film di Gillo Pontecorvo “La battaglia di ne parla, o quasi: fili di voce si estinguocare di capire che cosa è successo a noi... Algeri”. L’estratto che pubblichiamo non vuole fare paragoni indebiti tra due vicende stono nel silenzio... Durante la guerra, quanIn Algeria il nostro esercito è schierato in riche molto differenti tra di loro e che non vanno confuse come la guerra di liberazione do la radio inglese o la stampa clandestitutto il territorio. Abbiamo per noi il nuna ci parlavano dei massacri di Oradour, mero, il denaro, le armi. Gli insorti non d’Algeria e la guerriglia irakena contro le forze d’occupazione Nato. Il documento, piutguardavamo i soldati tedeschi che pashanno nulla, slavo la fiducia di una gran tosto, ha il suo valore nella penetrazione d’analisi che il grande filosofo francese riesce a seggiavano per le vie con aria innocua, e parte della popolazione... Il rapporto tra sviluppare sulla tortura e nella onestà e severità delle domande che riesce a porre a tutti ci capitava di osservare fra noi: “Eppure le sue forze [del FLN, il Fronte di Liberagli uomini pensanti della sua nazione e in primo luogo a se stesso. La tortura non è una sono uomini che ci rassomigliano: come zione Nazionale che guidò la rivolta algedegenerazione della guerra ma una sua evoluzione necessaria, sistematica, pianificata. possono fare quello che fanno?”. Eravamo rina] e le nostre lo costringe ad attaccarci Non ci sembra che una uguale lucidità abbia ancora percorso le coscienze anglo-amefieri di noi, perchè riuscivamo a non cadi sorpresa: invisibili, inafferrabili, inatricane sull’enormità di quanto sta accadendo in Iraq, in Afganistan, a Gauntanamo, e pirli. Oggi sappiamo che non c’è nulla da tese, devono colpire e scomparire... Di probabilmente in tutti gli altri scenari di guerra dove sono impegnante ma dai quali non comprendere; tutto si è compiuto insenqui il nostro malessere: lottiamo contro arrivano notizie. Non ci sembra che abbia ancora scosso gli animi di quegli italiani che sibilmente, con abbandoni impercettibili; un avversario segreto, una mano lancia onestamente, sinceramente, lucidamente hanno voluto, appoggiato, finanziato, organizquando abbiamo levato il capo, abbiamo una bomba in strada, una fucilata ferisce zato e condotto questa guerra. visto nello specchio un volto sconosciuto, un nostro soldato, si accorre: non c’è più Matteo Canevari odioso: il nostro. Atterriti dallo stupore, nessuno... Imbarazzate dalla loro stessa i francesi scoprono questa evidenza terpotenza, le “forze dell’ordine” non posso“Se mi strappano le unghie, parlerò?”. Ma più felici quelli ribile: se niente vale a proteggere una no opporre nulla alle guerriglie, se non i nazione contro se stessa – né il suo passato, né le sue che non sono stati costretti... a porsi l’altra domanda: “Se rastrellamenti e le spedizioni punitive, nulla da opporre fedeltà, né le sue proprie leggi- se bastano quindici anni i miei amici, i miei compagni d’armi, i miei capi strap- al terrorismo, se non il terrore. Qualche cosa è nascosto: per cambiare le vittime in carnefici, allora chi decide è pano le unghie a un nemico dinanzi ai miei occhi, che in qualsiasi luogo e da tutti. Bisogna farli parlare... l’occasione; basta l’occasione per trasformare la vittima cosa farò?”...No, la tortura non è né civile né militare, né da J.P.Sartre, “Introduzione a H. Alleg”, in carnefice: qualsiasi uomo in qualsiasi momento. Felici specificamente francese: è come una sifilide che devasta La tortura, trad. di P. Spriano, quelli che sono morti senza aver mai dovuto domandarsi: l’intera epoca. All’Est come all’Ovest ci sono carnefici.... Einaudi, Torino, 1958
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coltivato (dato che, di concime, se ne trova a bizzeffe). Fuochi artificiali che di luminoso hanno ben poco, ma di artificiale quasi tutto.
Sentinella (parte 4) da un racconto di Frederic Brown
Disprezzo anche il grufolaggio animalesco e conviviale che dovrebbe in qualche maniera farci sentire tutti amichevoli fratelloni, appartenenti alla stessa razza: l’Homo Deiectus, per gli amici “il lurido”. Rumori corporali e doppi sensi scontati, spesso e volentieri neanche in periodo di saldi, in un acme di boccaccesca nevrosi collettiva. D’altro canto, in una società che ricerca con spasmodica pervicacia la regolarità intestinale, una curreggia, se sonora, non può che essere motivo di sincera allegria collettiva.
Arrivederci ovvero se te ne devi andare, va con il sorriso
ovv ero
Io non odio; semplicemente, disprezzo. Disprezzo la miseria che si ravvede dietro a una panca piana per il soddisfacimento del machismo supremo, dietro a un estetista (trad. per gli anglofiliaci: beauty center) che di estetico ha ben poco, dietro a un negozio dalla griffe manifesta come un manifesto, dietro a un aperitivo lounge fatto di gambe accavallate e mollezza sciovinista.
racconti e poesie probabilmente si pubblicano, abbiate pazienza
Disprezzo ma mi piace: siamo, in fondo, tutti edonisti e amiamo guardarci allo specchio nella speranza che questo assomigli sempre di più a uno schermo televisivo; non siamo contenti di piacerci, in realtà giriamo tutti con un tubo catodico in tasca. Piccoli sit-comaniaci crescono e desiderano andare a sfondare tra un amico della De Filippi e un Ascanio del Grande Bordello: lampade, abiti firmati, creme esfolianti, idratanti, onnipresenti, onnipotenti e concupiscenti alla ricerca della forma perfetta cioè quella che ci permetta di quadrare il cerchio e chiuderci tutti sentimentalmente nei nostri piscocoiti postadolescenziali. Ammettiamolo, siamo tutti cittadini e i cugini di campagna ci fanno sorridere dietro ai nostri baffi inesistenti visto che la glabritudine che mette in risalto l’addominale guizzante e il colorito bronzeo della pelle e delle meningi, è uno degli obbiettivi dell’estate all’insegna dell’autoaffermazione marittima.
Disprezzo il nozionismo dei feticisti della citazione a 360° che si divertono a gustarsi nomi altisonanti rigirandoseli tra le labbra come palle d’oppio. Kitanismi misti a qualunquismi per far esplodere nella mente dello sfortunato interlocutore epifanie di pensiero colto o solo
Sono sinceramente convinto che noi, come uomini, abbiamo nel nostro subconscio la fatale certezza di essere una specie in via di estinzione. Non riesco a giustificare in altro modo questa epilettica bramosia di accoppiamento sempre, comunque, ovunque e quantunque, evidente causa di tutti gli atteggiamenti qui sopra descritti. IL SESSO NON E’ PORNOGRAFIA: questa realtà, a molti ancora sconosciuta , racchiude in sé tutta una serie di disillusioni che potrebbero, forse, in un futuro remoto, portare a una definitiva presa di coscienza del nostro essere ridicoli animali sociali (N.B.: il binomio ridicolo-animale). A quanti, leggendo queste parole, vi ravvedono toni Savonaroliani mi sento in dovere di rispondere, in chiusura , una semplice verità: Io non sono il martello di Dio Io sono la falce del buon gusto. Simone
Andrea Rovati
Come si scrive un articolo per Kronstadt
Mattatoi quotidiani da “L’epifania di Wayne” di Paul Mac Lolo
- Guarda che non l’ha fatto apposta…devi sempre rovinare tutto, TI ODIO! - Sparisci, cagna. Ore 21 Macchie di sugo sulla camicia, sul divano e sul pavimento: sto incominciando a ripetermi, o forse sto cedendo alla necessità inconscia di dare un ordine alle cose, non potendo prescindere dal bucato. La condizione del single non è poi tanto diversa da quella di un uomo felicemente sposato; io non sono né l’uno né l’altro, io sono la conseguenza di una risposta data a caso…per una lavatrice, un rinfresco e due foto di circostanza. Eppure il faccione beato del sacerdote doveva in qualche modo avvertirmi, doveva suonarmi lurido e fuori posto: niente sorride mai a caso, e di sicuro quella gran dama si è rifatta il confessionale con l’appoggio divertito dell’amichetto orefice…”scambiatevi l’anello” – ha detto – e nel suo occhiolino ho quasi capito che ci saremmo scambiati i suoi molari. Poi, lo sguardo commosso di tua madre mi ha rifilato un calcio nelle palle: nei suoi singhiozzi la gratitudine pura di chi riceve una grazia. Io stavo scacciando a ginocchiate il suo demone più accanito, e me lo stavo accollando con la leggerezza di un demente in odore di santità, un innamorato convinto di esserlo. 10 maggio 1996, ore 11:00 Se non mi uccide l’attesa finirò comunque col passare i miei giorni a ripetere la parola “grazie”, come se “cazzo” fosse il suo significato occulto…cazzo, i miei genitori non si sono degnati di mandarmi neanche un telegramma, una felicitazione ma-
3 Volete pubblicare dei racconti? Avete poesie nel cassetto? La trama di un corto o di un film?
[email protected] per il Banchetto Letterario beninteso
periodico bimensile Numero 6 Sabato 5 Giugno 2004
cabra secondo il protocollo di famiglia. Non merito nemmeno il sarcasmo, il dileggio più bieco…sono l’agnello storpio, il figlio degenere, inutile alla sussistenza della famiglia e alla prosecuzione del casato…no, non torno indietro, IO TI AMO. Ore 23:30 Fumo: il forno ha preso possesso della cucina…il bastardo ci gode a sbattermi in faccia la mia inettitudine. Si fottano lui e il tacchino. Ho fame, ma non mangerei niente, adesso. Non sono mai stato una brava massaia, non sono mai stato un buon marito, non sono mai stato niente che ti andasse a genio…non capisco ancora perché hai detto :”lo voglio!”; comincio a pensare che foste tutti d’accordo, che ci fosse una volontà precisa di designare un bersaglio e raggiungerlo nel modo più cordiale possibile. Tu e il tuo parentado al completo…uno zoo in cerca di un babbuino… Paranoico io??? Non credo: la paranoia procede per associazioni dinamiche e vivaci, a dispetto della loro origine deviata; io per tre anni ho galleggiato nello sbigottimento ebete di chi fissa il sole troppo a lungo…perché pensa di meritarne i raggi. “Finché morte non vi separi”: un augurio in cerca di sfumature o il suggerimento di un’anima pia? Nella quiete affumicata che invade il salotto, il grill mima un cicaleccio estivo, e mentre la bile mi sale alla gola, lo squarcio sul pavimento mi riporta alla bocca del prete, al suo biascicare osceno appena prima che ti baciassi. Comincio a pensare che alla fine di tutto ci sia una ragione profonda e sacrosanta, se un pezzo di legno finisce sotto terra. Domani resto in casa. pcmb
“Istantanea” Mi stufo di discorsi politici e rivelazioni esistenziali. Imbottita di frasi topiche e situazioni cult vacillo nella ricerca di una caverna, un riparo dal vento e dal sole. Dall’aridità delle verità che si spacciano per pure, verginali. Cerco la pioggia, il suono sibilante delle gocce, il ritmo liquido che invade ogni superficie. Nè atarassia nè apatia. Oscillo fra le nuvole aspettando il naufragio, la scoperta di un nuovo, il nulla. Fingo di scegliere, scivolo tra le illusioni, fuggo dal realismo e mi butto nel cupo vuoto. Conosco senza sapere e me ne pento. Musica, fumo, solitudine, gioco. Osservo inquieta, mi muovo veloce, esploro, barcollo. Cado se ho voglia mi rialzo. Raggiungo obiettivi di impercettibile importanza se non per il mio Ego mascherato. Mi diverto, perdendomi in ossimori artefatti, seguiti con scrupolo e brutalità. Solletico la mia coscienza con fantasmi di idee, che corrono trascinando legata al piede la catena della Noia. Talvolta, soffoco, annego, poi un respiro, un nòstos, il presente, il passato, il futuro. Nascita, morte, resurrezione. Egoteismo. Caso. Fine. Caos. Ale
Kronstadt e UpPavia2004 sabato 26 giugno Literary Banquet Tassoni Party Night
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cronache
Reg. Trib. PV - Stampa: Cooperativa Sociale “Il Giovane Artigiano”, Pavia - Chiuso in Redazione 4-6-2004 - Tiratura 2000 copie - Copyleft 2004
ne spalmata su 2 fine settimana, si propone di coinvolgere le forze vive della città nel tentativo di arricchire l’ambiente sociale e culturale in cui viviamo, nell’ottica dello scambio di esperienze e della solidarietà. L’evento è organizzato con il patrocinio del Comune di Pavia (Settore Istruzione e Politiche Giovanili), del Centro Servizi Volontariato di Pavia e della Provincia di Pavia e con la collaborazione di ASM Pavia e la partecipazione di Amnesty International, Comitato Pavia Senegal, Compagnia Pandemonio, Consulta Provinciale Studentesca, Coordinamento Giovani Comune di Pavia, Collettivo CoRSARi, Gruppo Capoeira Pavese, Kronstadt, Travel Folk.
Inverno e Monteleone, ore 20 - Festa del salame degustazione di risotto (info: 0382 722553) Pavia, piscina del Chiozzo – Inaugurazione, aperitivo in piscina (info: 338 1152152)
per contatti: www.paviainseriea.it
[email protected]
mercoledì 9 giugno Ponte della Becca, spazio “Gli amici del Po” - dalle 23 Festa
martedì 8 giugno CSA Barattolo - ore 22,30 - Cineforum “Il demone in pieno giorno” di Nagisa Oshima e “Le avventure del palo elettrico”di S Tsukamoto (info: 0382 21293) Pavia, Castello Visconteo - ore 21,30 - Rassegna “Fare Festival” - Concerto “Mauro Pagani” e Lorenzo Riccardi” (info: 0382 399343, settore cultura del Comune, ingr. 10 €)
UpPavia2004 Pavia, Orti Borromaici (Ingressi da Via Darsena-ITC Bordoni e da Lungo Ticino-Curva Vigili) dal 18-20 e 26-27 Giugno 2004. Tutte le sere ci sarà la possibilità di un gustoso spuntino nell’oasi verde degli Orti Borromaici con esposizioni d’arte e momenti di approfondimento letterario. venerdì, 18 Giugno - Mi sono fatto da solo! ore 18,30 - Dibattito: “Nuove forme di precariato e reddito di cittadinanza” a cura del Collettivo CoRSARi con la partecipazione di Andrea Fumagalli e Renato Curcio ore 19,30 - Aperitivo d’arte + Incontro gastronomico ore 20,45 - Europei: Italia vs Svezia ore 21,00 - Presentazione del libro “L’Africa di Thomas Sankara” di Carlo Batà ore 22,30 - GUEST STAR: FAMIGLIA ROSSI sabato, 19 Giugno - BlueSkaReggae Factor ore 17,30 - La Compagnia Il Labirinto presenta “AMORE E PSICHE: letture e improvvisazioni a cuore aperto”. Regia Stefania Grossi ore 19,30 - Aperitivo d’arte + Incontro gastronomico ore 21,30 - TOO COOL ore 22,30 - MANDOLIN BROTHERS domenica, 20 Giugno 2004: Rock the Night ore 18,00 - FULVIO FIORI racconta e canta LATTUGA, storia musicale vegetariana ore 19,00 - Aperitivo d’arte + Incontro gastronomico ore 21,30 - FIASCO DE GAMA ore 22,30 - GUEST STAR: MALASPINA
de aperitivi
Fin dai tempi dei prodi Longobardi, la città di Pavia vanta famae et gloria per colpa dei suoi aperitivi. Ma da quale locale uscire soddisfatti e non salassati? Fortunatamente per voi, una squadra composta da quattro giovini rovinati ha esaminato una serie di locali nel centro di Pavia. I risultati, escludendo i danni epatici che i giovini hanno riportato, parlano chiaro. Il vostro frigo è più deserto di quello dei Tartari? Con 5-6 € potete bere un prelibato long drink e gustare un’ottima cenetta a buffet al Malaika (via Bossolaro), al Manà (via Beccarla) o al Safarà (via Strada Nuova) dalle 19:00 alle 21:00, al Bar Europae (via Strada Nuova) dalle 17:30 alle 20:00. Se avete altri progetti per cena, e il problema è il luogo in cui portare la vostra ragazza per un drink, il Bar Duomo offre intimità, tavolini all’aperto e prezzi contenuti. Altrimenti, se dovete bere per dimenticare la vostra ragazza (o quella degli altri), il Playa d’en Bossa (via Paratici) vi offrirà due cocktails a 5 € e una spalla su cui piangere. Avete prenotato al Fraschini, siete chiusi fuori di casa, e non sapete come sopravvivere? A settanta metri dal palco (all’esterno!), il Caffè Teatro (via Strada Nuova) sarà lieto di nutrirvi e dissetarvi in cambio di un rene o poco più. Se invece avete comprato il biglietto da Beppe il Lurido, noto bagarino, potete consolarvi dallo Schnauzer (via Mascheroni), che vi aspetta con una gran varietà di panini (3 € o poco più) e di long drinks (5 €). Al San Tommaso (via Rusconi) vi attendono tanto affetto, molto affettato, e cameriere tanto gentili quanto affascinanti: niente di più indicato acchè sia stimolato a dovere ogni vostro appetito. Per i migliori intenditori proponiamo altre due: l’Antica Osteria Letteraria del Sottovento e il Bar Giardino. Al Sottovento (via Siro Comi) si possono bere ancora i veri aperitivi di una volta: lo Scopino (2,30 €), intruglio longobardo altamente sconsigliato ai profani (bevanda ufficiale di Redazione), e il Pastis 51, bevuto in tutta la Francia, da nord a sud, e in poche isole felici, per esempio Pavia. Unico nel suo genere, il Bar Giardino (via Garibaldi), luogo in cui il fanciullo che è in noi può esprimersi nelle somme arti del Biliardo, delle Boccette e del Birulot (volgarmente detto calcio balilla e gratuito in questa oasi di felicità); da segnalare prezzi imbattibili e bottiglie di vino a 5 €.
Locale
Bianco Sporco
universitaria (info: 338 1152152) giovedì 10 giugno Pavia, Castello Visconteo - ore 21,30 - Rassegna “Fare Festival” - Concerto “Treves Blues Band” e “Luana Pasi” (info: 0382 399343, settore cultura del Comune, ingr. 10 €) Voghera - Piazza del Duomo e vie del centro - “Voghera di sera” gastronomia e mercatino dell’antiquariato (info: 333 401114) venerdì 11 giugno Pavia, Castello Visconteo - ore 21,30 - Rassegna “Fare Festival” - Concerto “Giorgio Gaslini e Orchestra Salmeggia” (info: 0382 399343, settore cultura del Comune, ingr. 10 €) Stradella - ore 18,30 - “Oltrepiù” - mostra mercato delle attività produttive dell’Oltrepo’ pavese Inaugurazione e serata con fisarmoniche Breme, polisportiva - Sagra della cipolla rossa Mostra mercato del prodotto tipico di Breme, festa gastronomia e sportiva (info: 0384 77339, fino a lunedi) sabato 12 giugno CSA Barattolo - ore 22,30 - Concerto “Fly Battle” e “No Info”, punk rock (info: 0382 21293) Gravellona Lomellina - ore 19,30 - “Festa dell’Arte 2004” cena in piazza, seguita da Jazz Irlandese, musiche e danze attorno al falo’. Risottata alle 24.00 (info: 339 7185554) Stradella - ore 21 - “Oltrepiù” - mostra mercato delle attività preduttive dell’Oltrepo’ pavese Serata con “Cerati Band” Inverno, centro sportivo - Sagra della porchetta serate enogastronomiche e musica dal vivo (info: 0382 73346, fino a domenica) Stradella, Allea M Dallapè - ore 8,30-18,00 - Antiqua e Strabio Mercato antiquario e dei prodotti biologici (info: 0385 - 246821) domenica 13 giugno Gravellona Lomellina - ore 10,30 - “Festa dell’Arte 2004”
Long Drink Vivande (Negroni)
Affluenza
Posti liberi a sedere
Bar Duomo
3.00
4.00
Aperitivo
Media
Abbastanza
Bar Europae
3.50
4.50
Cena
Media
Molti
Bar Giardino
1.20
3.00
Aperitivo
Scarsa
Molti
Caffè Teatro
3.00
5.00
Aperitivo
Elevata
Pochi
Manà
5.00
Cena
Elevata
Pochi
Malaika
5.50
Cena
Elevata
Pochissimi
Playa d’en Bossa
3.70
Aperitivo
Media
Pochi
4.00
Aperitivo
Elevata
Pochi
5.50
Cena
Elevata
(*)
Sottovento
1.30
Safarà Schnauzer
2.60
4.00
Aperitivo
Scarsa
Molti
San Tommaso
3.00
5.00
Aperitivo
Media
Abbastanza
Note: Tutti prezzi sono in euro. Aperitivo: patatine, salatini, tartine, olive – non necessariemente tutti insieme. Cena: buffet con primi, secondi e contorni – virtualmente illimitato. (*): pochissimi al piano terra, ma diversi al piano superiore, non pienamente sfruttati dalla clientela. M.S. e Di L. S.
Mercatino, pranzo in piazza, ore 15 musica sui tetti con “Armonite” e violini irlandesi. Caccia alla zanzara alle 21.00 (info: 0383 545221) Stradella - ore 21 - “Oltrepiù” - mostra mercato delle attività preduttive dell’Oltrepo’ pavese “La compagnia operettistica - Città di Stradella” Varzi, Piazza della Fiera - ore 7 -21 - Mercatino dell’antiquariato (info: 0383 545221) Broni, Piazza Garibaldi e Via Emilia - ore 7,30-18 - Mercatino dell’antiquariato (info: 0385 257036) martedì 15 giugno CSA Barattolo - ore 22,30 - Cineforum “Bullet in the head” di John Woo (info: 0382 21293) mercoledì 16 giugno Ponte della Becca, spazio “Gli amici del Po” - dalle 23 - Festa universitaria (info: 338 1152152)
Questo non è un messaggio subliminale: quando finite di leggere queste righe mandateci i vostri scritti, link preferiti, immagini, eventi:,
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bacheca Le colonne dell’accesso La Paviainseriea lunedì 7 giugno Paviainseriea è un’associazione, iscritta all’Albo Provinciale delle associazioni non a scopo di lucro, attiva da diversi anni nell’attività di promozione culturale e sociale della città di Pavia. Ambiziosamente e, soprattutto, ironicamente ci battiamo per raggiungere la Serie A Culturale delle città italiane, attraverso una crescita della partecipazione e della cultura costruita dal basso, ovvero dagli stessi cittadini che diventano protagonisti delle attività culturali e non soltanto fruitori passivi. I nostri soci ed organi esecutivi sono professionalmente impegnati in settori non correlati con l’attività dell’associazione e dedicano il loro impegno in forma assolutamente gratuita, motivati unicamente dall’attaccamento affettivo alla propria città ed ai valori di solidarietà. I principi che guidano la nostra attività sono democratici e libertari con un operatività basata sull’autogestione organizzata dei processi. La nostra azione si caratterizza inoltre per il forte orientamento alla solidarietà: Nel corso degli ultimi quattro anni, Paviainseriea ha devoluto oltre 16.000 Euro a favore di progetti di utilità sociale, anche curati da terze associazioni Onlus (tra le altre, Anffas e Coordinamento Pavese Problemi dell’Handicap). nel campo dell’assistenza, della formazione e dello sviluppo economico sia sul territorio cittadino che all’estero. Il raggiungimento dei nostri obbiettivi non può prescindere dalla collaborazione delle forze vive della città e dall’apporto di contributi esterni. Noi siamo un collettore di energie che permette a tutti di trovare il proprio spazio per esprimere vitalità e socialità. Per costituzione, siamo quindi da sempre impegnati nel coinvolgimento di individui, gruppi informali e associazioni nelle attività sociali e manteniamo quindi regolari contatti con decine di associazioni e gruppi. Paviainseriea organizza il Festival UpPavia, giunto quest’anno alla quinta edizione. L’iniziativa strutturata quest’anno in versio-
periodico bimensile Numero 6 Sabato 5 Giugno 2004
giovedì 17 giugno Voghera - Piazza del Duomo e vie del centro -”Voghera di sera” gastronomia e mercatino dell’antiquariato (info: 333 401114) venerdì 18 giugno Godiasco, Parco Montale - Festa della birra musica dal vivo e birra (info: 0383 940932, fino a domenica) Zinasco Nuovo - ore 12-02 - Festa della birra musica dal vivo e birra (info: 0382 914362, fino a domenica) Santa Maria della Versa – “Valversa produce”, mostra mercato dei prodotti gastronomici e vini (info: 0385 79680) sabato 19 giugno Salice Terme - parco delle terme - Rally “Salice trophy 04” raduno internazionale di fuoristrada (info: 348 9080396) Vigevano - Piazza martiri della Libertà - ore 8-20 - Mercatino dell’antiquariato (info: 0381 312624) domenica 20 giugno Varzi, Piazza della Fiera - ore 721 - Mercatino dell’antiquariato (info: 0383 545221) Badia Pavese - Festa patronale di San Giovanni Battista (info: 0382 78091)
i disegni di questo numero sono di Davide Cornara ronstadt periodico bimensile Numero 6 www.upartaid.net/kronstadt
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Abbonamenti: 20 euro annuale C.C.P. 51533743 intestato ad “Up Art Aid” causale “Kronstadt” Direttore Responsabile Salvatore Gulino