kronstadt
giovedì 15 gennaio 2004 Numero peciale 1
il far west della televisione
né veline né Veline
Un tram chiamato desiderio
Così ci siamo. Kronstadt è arrivato, è sceso dalla diligenza, si è scrollato la polvere del viaggio che durava da qualche mese e ha cominciato a farsi vedere in giro. Questo è veramente il far-west. Banditi del dolore, un rettile che striscia, ragazzi che vorrebbero essere famosi e un pugno di giornalisti che tengono nell'ombra 24 ore su 24. La città è piccola, buone scuole, un buon ospedale, il sindaco apprezzato dalla gente. Lui ha tirato giù qualche bagaglio, fatto un fischio ai ragazzi che lo seguono e ha preparato il primo foglio da distribuire. È arrivato per fare il cronista, raccogliere le confidenze e raccontare quello che di solito non si dice in giro, fare i conti in tasca al progresso che avanza in queste praterie selvagge (come per i tramvieri). Cercare di dire sempre la verità come si conviene a un buon professionista sperando che le copie lette siano molte più di quelle che vanno al macero e che i cattivi non lo facciano fuori. Questo è il suo primo foglio, non ancora il numero uno, ci sono da seguire e sostenere le conferenze sull'informazione; piano piano agli occhi dei lettori emergerà la sua fisionomia definitiva. La fotografia in prima pagina c'è già, in secondo ci saranno gli articoli di approfondimento, nella terza spazio per la cultura e nella quarta la cronaca. La redazione c'è già e la distribuzione sarà gratuita ad offerta libera: locali, librerie, università saranno i posti in cui si troverà mentre gli abbonati sostenitori se lo troveranno nella buca delle lettere due volte al mese. Si sosterrà con gli abbonamenti, le offerte e un po' di pubblicità, fatta in una maniera che probabilmente verrà trovata accettabile anche dal lettore più critico. Ci sarò spazio per le associazioni, per i consigli di quartiere, per il mondo del lavoro, per l'università e per tutti quanti vorranno collaborare con la redazione. Non si scriverà nulla delle cui fonte non sia possibile rendere conto. Non ci saranno né veline né Veline.
Percorrere cinque chilometri nella Milano della seconda settimana di gennaio ha significato mettersi in macchina per un tempo superiore alle due ore, senza nemmeno potersi fermare in un autogrill. Questo l’esito dal punto di vista di un lavoratore del capoluogo lombardo trasformatosi in automobilista coatto per lo sciopero dei mezzi pubblici milanesi. In certi casi la trasformazione è stata verso la specie ormai in estinzione del pedone. A Milano si sono visti marciapiedi insolitamente affollati e una nuova socialità tra le due categorie più nemiche: automobilisti e pedoni si sono interpellati per offrire o chiedere passaggi. La causa di tutti questi rivolgimenti del normale ritmo cittadino è stata la decisione da parte dei tranvieri dell’ATM di adottare forme di sciopero non programmato per manifestare l’insoddisfazione rispetto all’accordo nazionale riguardante gli aumenti salariali programmati. Nell’accordo stilato poco prima di Natale vengono concessi 81 dei 106 euro pattuiti nel rinnovo del contratto del 2002. I venticinque euro di differenza? Si sarebbe deciso a livello locale, città per città. Nelle trattative milanesi della settimana scorsa, in cambio della differenza, l'azienda ha preteso ritocchi rispetto agli orari dei turni di lavoro, già onerosi per lo politica aziendale di sott’organico che costringe i lavoratori a fare straordinari. Insomma lavorate di
Sommario pagina 2 C.A.R.E.S. Spenti per colpa di Rete4 pagina 3 La sentenze della Corte Costituzionale Articolo 21 Storia di un imprenditore Comunicato RaiNews24 pagina 4 (DIS)INFORMATI! Appello per un altra informazione
più prendendo meno dell’inflazione programmata che non coincide peraltro nemmeno con quella reale. Assieme all’insoddisfazione per il comportamento dei sindacati confederali (CGL CISL UIL), il comportamento scorretto della dirigenza ha indotto i lavoratori a autorganizzarsi in forme di rivendicazione dei diritti spontanee. Ecco che giri di telefonate tra colleghi decidono di non far uscire automezzi, tram e metrò dai depositi ATM lasciando la città a piedi, unico modo per conquistarsi spazio mediatico e peso nelle contrattazioni tra le parti concessi effettivamente; mossa già adottata durante il mese di dicembre, e ripresa da altre grandi città, prima dell’accordo stilato a livello nazionale hanno risposto da tutte le parti d’Italia. La minaccia incombente di precettazione da parte del Prefetto non ha impedito che i lavoratori prendessero la decisione di scioperare lunedì e di proseguire, a precettazione avvenuta anche martedì. I sindacati confederali avevano continuato a sostenere la posizione di indire solo scioperi programmati, in nome dei diritti della cittadinanza a sapere come organizzarsi per potersi spostare, dimenticando che solo gli scioperi non programmati di dicembre avevano reso possibili quegli accordi comunque ritenuti dai lavoratori insufficienti. I lavoratori volevano ottenere la riapertura della vertenza a livello nazionale invece di definire accordi a livello locale, al fine di garantire a tutta la categoria un’adeguata contribuzione indipendentemente dalla forza contrattuale nelle singole città. Le trattative poi sono riprese perché il Prefetto non poteva lasciare una città in balia della sua amministrazione. E l'amministrazione indispettita ha trattato con i sindacati confederali, abbassando le proprie pretese in tema di flessibilità. E i confederali hanno assunto le istanze dei lavoratori. Hanno raggiunto un accordo; a livello locale comunque. La vertenza nazionale rimane ancora in bilico. Alice Bescapè
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giovedì 15 gennaio 2004
Numero Speciale 1
Spenti per colpa di Rete4 Salvate il soldato Fede, grida Berlusconi. Nessuno ne parla, ma Rete4 va in onda dal 1999 sulle frequenze che spettano a Europa7. La «tv degli invisibili», come è stata definita, è diretta da Francesco Di Stefano che aspetta da anni fra un ricorso e l’altro. È furibondo. Nessuno dice «salvate Europa7»? «Nessuno lo ha mai detto, purtroppo. Ma nel 99 noi abbiamo vinto e Rete4 ha perso. Ci hanno costretto a fare un ricorso insieme all’Adusbef alla Corte Costituzionale e la sentenza, ineludibile, stabilisce che entro il 31 dicembre Rete4 si deve spegnere e noi ripartiamo. Hanno messo le istituzioni sotto i piedi ma Ciampi non poteva che rispettare il dettato costituzionale della sentenza».
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C.A.R.E.S.
L’Osservatorio di Pavia nasce nel 1994 in seno alla C.A.R.E.S., Cooperativa di analisi e rilevazione economiche e sociali, e si sviluppa come istituto di ricerca e di analisi della comunicazione. L’obiettivo fondante dell’Osservatorio è la tutela del pluralismo sociale, culturale e politico nei mezzi di comunicazione. In questa prospettiva si inquadrano le differenti attività, le strategie e le aree di azione dell’istituto, che si contraddistingue per indipendenza e autonomia professionali. Sin dalla sua nascita, l’Osservatorio lavora in stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia, grazie al cui apporto scientifico ha messo a punto una complessa metodologia di rilevazione e analisi della presenza politica nella comunicazione mediatica. Frutto di questo sforzo metodologico è il lungo rapporto di collaborazione con la RAI, per cui l’Osservatorio effettua attività di monitoraggio sin dal 1994. I dati dell’Osservatorio vengono inoltre attualmente utilizzati dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RAI. A partire dal 1996, ai monitoraggi puramente quantitativi si affiancano progetti di ricerca qualitativa che analizzano in profondità alcuni aspetti della comunicazione mediatica. Fra i partners con i quali l’Osservatorio di Pavia ha collaborato nel corso degli anni: lo IULM, l’Università Cattolica di Milano, il Ministero del Tesoro, il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore di Sanità, l’ENI, il CNEL, l’Abacus. Grazie all’esperienza maturata in ambito nazionale l’Osservatorio si è accreditato come centro di primo piano in tema di libertà di espressione, mass media e democrazia a livello internazionale, in particolare attraverso la collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, l’OSCE/ ODIHR, l’UE, il Council of Europe (COE) e con organizzazioni non governative italiane e straniere. Da tempo l’esperienza capitalizzata ha permesso di intraprendere percorsi formativi, sia a livello Nota della Redazione d’istruzione superiore, sia a livello accademico; in Al momento in cui andiamo in stampa le due frequenze che trasmettevano i canali criptati di questa veste l’Osservatorio di Pavia fa parte dei Sky sono stati occupati, almeno a livello locale, da PrimaTv e EuropaTv. Quest'ultima trasmette a ciclo continuo trasmissioni sportive. Cosa questo possa significare rimane nel cam- fondatori del Forum su Giustizia Internazionale e Diritti Umani dell’Università degli Studi di po delle illazioni, al momento. Pavia. La sua tv è pronta per partire? «Ci sono questi otto studi, la library sempre aggiornata, ma siamo fermi dal luglio ‘99». Quanti dipendenti ha adesso? «Una trentina, prima era una syndacation con un centinaio di persone. Abbiamo dovuto chiudere la sede di Milano e una a Roma». Che ne è stato dei dipendenti? «Piano piano abbiamo dovuto licenziarli». Ora Berlusconi vuole salvare i mille dipendenti di Rete4. «È un ignobile ricatto sull’occupazione, soltanto “pro domo sua”. Rete4 non ha dipendenti, sono di Rti e Videotime, in tutto 3500, ma che lavorano quasi tutti per ogni struttura editoriale di Mediaset: per Canale5, Rete4, Italia1, Jumpy e le altre. Ci sono 40, 50 giornalisti, tutti precari, che potrebbero venire licenziati, ma Mediaset può riassorbirli. E anche noi, ripartendo, saremmo pronti ad assumerli». Da Fede a Di Stefano? «Certo, ma non solo 50, a regime assumiamo 700 persone. La concorrenza crea posti di lavoro e pluralismo, il monopolio no. Li crea anche per i censurati...». Assumerà Santoro e Sabina? «Anche i censurati e le strutture che hanno attorno, sono posti di lavoro. Sì, Santoro, Sabina Guzzanti e gli altri. E poi fare un decreto per i posti di lavoro è pericoloso. Il governo dovrebbe fare un decreto per tutti i disoccupati, se se la sente. Sono proprio dei dilettanti. Vuol dire che i dipendenti Mediaset, pur essendo pochissimi, sono particolari?». Cosa fa se passa il decreto e Rete4 non va sul satellite? «Non pensiamo che si possa fare. Stando a quello che ha scritto Ciampi è possibile solo un decreto di attuazione, non un nuovo termine: se dice entro il 31 gennaio 2004 Rete4 spegne, va anche bene. Si può accettare una transizione, loro spengono piano piano per non far traumatizzare i telespettatori, e noi cominciamo a trasmettere». Se accendesse la sua tv oggi, come si vedrebbe? «Una televisione generalista, con film, telefilm, cartoons, intrattenimento. Un po’ più moderna e stimolante, perché la mancanza di concorrenza ha fatto addormentare la tv. E sull’informazione ci sarebbe una vera rivoluzione: molto approfondimento, ma dalla parte del cittadino e non dei partiti». Vuole ingaggiare Santoro? «Certo i migliori stanno fuori, adesso. Il problema per noi è dare voce a tutti, destra, centro e sinistra, ma l’occhio va anche agli ascolti, quindi agli interessi dei cittadini». Ha pensato a una novità? «Far vedere in Italia l’informazione degli altri paesi europei. Ci sarà una compenetrazione, collegamenti con servizi esteri. Non dico di più sennò mi copiano...». È vero che Tarak Ben Ammar sta cercando di trasmettere in chiaro? «Sembra che stia cercando di far diventare PrimaTv e EuropaTv delle reti free, con il benestare e un’autorizzazione di Gasparri. È illegale, se avverrà ci opporremo con un ricorso. E poi sembra che Sky abbia voluto vendere solo a loro, agli altri hanno detto: non trattiamo con voi. Insomma, sembra proprio che ci sia un gestore solo...».
tratto da www.disinformazione.it
dal sito www.osservatorio.it
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Numero Speciale 1
La sentenze della Corte Costituzionale 1960 La C.C. respinge la richiesta di una società privata che chiedeva di poter trasmettere finanziata dai proventi della pubblicità. 1974 La C.C. afferma il carattere di utilità generale che deve guidare la televisione (non limitare le trasmissioni estere) e che la riserva statale viene mantenuta per garantire il massimo accesso al mezzo televisivo (introduzione del concetto di pluralismo interno). 1976 La C.C. apre il mercato locale ai privati del mercato radiotelevisivo, a condizione che questo venga regolato dal legislatore con l’istituzione di un organo competente che assegni le frequenze e controlli sul possibile accentramento delle risorse. 1981 La C.C. boccia l’ordinanza di rimessione riguardo la riserva allo stato della diffusione a livello nazionale rilevando che il problema delle reti locali associate è di assenza di una legislazione che già da qualche anno la C.C. va invocando. 1988 La C.C. ripropone il pluralismo e invita a fare un distinguo tra settore pubblico e settore privato: il pubblico ha il dovere di fare accedere più voci possibili al servizio, mentre i privati devono essere nel maggior numero possibile; viene ripreso il problema della pubblicità, fonte di denaro indispensabile per i privati: sono necessari dei limiti, anche perché la stampa viene danneggiata dalla concorrenza spietata delle TV con la sola conseguenza di limitare ulteriormente il pluralismo. Viene affermata la necessità di un governo dell’etere, anche a costo di una limitazione dell’iniziativa economica e della libertà di pensiero, ponendo fine all’occupazione abusiva delle frequenze. 1994 La C.C. afferma che la necessità di pluralismo non si può intendere solo come idoneità a criteri antitrust e che non è possibile che un solo proprietario abbia 3 concessioni su 9 disponibili. 2002 La C.C. in questa sentenza non dichiara illegittimo il regime transitorio in sé, ma dichiara l’illegittimità di un regime transitorio a tempo indeterminato e fissa la verifica del passaggio al digitale delle reti eccedenti per il 31/12/2003, precisando che nessun decreto relativo a qualsivoglia innovazione tecnologica avrà il potere di fermare il giudizio.
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giovedì 15 gennaio 2004
Articolo 21
Comunicato RaiNews24
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Nella giornata di oggi, 13 Gennaio 2004, le diverse edizioni del notiziario TV andranno in onda in forma ridotta e senza servizi filmati e il sito Internet non sarà aggiornato. Questi gli effetti dello sciopero audio/video di 24 ore proclamato dal Comitato di Redazione di RaiNews24, per protestare contro la mancata regolarizzazione di dieci colleghi a tempo determinato, essenziali per la produzione del canale. I giornalisti di RaiNews24 chiedono all'azienda il rispetto degli accordi sindacali sottoscritti, e la riapertura di una vertenza in cui si discuta del futuro della testata e del completamento del riassetto organizzativo. Proprio nei giorni in cui la Rai fa partire la sperimentazione sul digitale terrestre, non sono ancora chiari ruolo e missione editoriale del canale, che pure da quasi 5 anni sperimenta con successo le nuove tecnologie. Fino alle 24, il palinsesto di RaiNews24 sarà interamente dedicato ai problemi del mercato del lavoro. La giornata di sciopero sarà interamente devoluta, su base volontaria, al fondo di solidarietà per i colleghi rimasti disoccupati.
Costituzione della Repubblica
Storia di un imprenditore Una leggenda planetaria, l'impero multimediale di Murdoch parte nel 1952 da un minuscolo giornale di Adelaide (Australia) che la morte del padre gli lascia in eredità. A poco più di 21 anni Rupert esordisce costringendo il concorrente locale a fondersi con la sua testata. Di lì inizia un'ascesa che lo porterà, all'oggi, a possedere un centinaio di giornali australiani. La Gran Bretagna costituisce il trampolino per la sua scalata al mondo. Nel 1969 acquista un giornale popolare a grande tiratura, il News of the world. Qualche anno dopo lancia il Sun, un tabloid coi titoloni a tutta copertina e una donna nuda a pagina 3, ferocemente contro la monarchia e «il potere». Nel 1981 mette la mani sul mitico Times, che mette a disposizione della battaglia della Thacher contro i sindacati inglesi. Nel frattempo ha messo piede negli Stati uniti, dove ha comprato nel 1976 il quotidiano popolare New York Post. Ma è nel 1984 che fa il grande salto nell'entertainment, comprando la Twentieth Century Fox e poi una rete televisiva che diventerà nel tempo la Fox Tv. La sua forza sta nei metodi, che molti definiscono «da pirata». Acquista i diritti di eventi sportivi e fa esplodere le tariffe, trasmette per un po' in perdita e poi passa all'incasso quando resta solo, in regime di monopolio: un metodo definito dumping. Ha anche la fortuna di produrre film (Titanic) e serie tv ( I Simpsons, X Files, Ally Mc Beal) di successo. Nel 1989 lancia quattro canali Sky in Inghilterra, che diventeranno poi il gigante BSkyB. Grazie alla sua ultima moglie, una giovane di Hong Kong, entra da monopolista nel mercato tv cinese (Sky Perfect, 41 milioni di abbonati), così come aveva fatto in quello giapponese (4 milioni). E' sbarcato in India con Star Tv. In America Latina possiede Sky Messico e Sky Brazil, oltre una Sky che copre Cile, Argentina e Colombia. Acquisendo l'emittente via cavo Direct Tv (statunitense) ha «ereditato» un milione e mezzo di abbonati nel cono sud del continente. In Africa si deve accontentare di aver messo piede solo in Libia ed Egitto. In totale fanno, per ora, 126 milioni di abbonati nei cinque continenti. Completano il panorama 175 giornali, alcuni dei quali autentiche corazzate dell'informazione: oltre ai citati Times, Sunday Times, The Sun, The News of the World inglesi, ci sono gli americani New York Post e il Weekey Standard, con 40 milioni di lettori in tutto il mondo. tratto da www.disinformazione.it
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giovedì 15 gennaio 2004
Numero Speciale 1
(DIS)INFORMATI! - Come difendersi in tempo di guerra mediatica
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Appello per un altra informazione
(DIS)INFORMATI! si articolerà in sei serate che si propongono di fornire degli strumenti critici per sopportare il quotidiano attacco da parte dei media. Presso il Csa Barattolo - via dei mille 130 - Pavia. Gli incontri incominciano alle 21. giovedì 15 gennaio giovedì 12 febbraio giovedì 29 gennaio Il far west della televisione L'informazione dal basso L'informazione in tempo di guerra La prima serata vuole tracciare un quadro generale La terza serata tratterà dell'informazione in tempo La quinta serata proporrà una serie di esperienze di del problema dell'emittenza televisiva in Italia, par- di guerra, presentando dei casi di distrazione, quando informazione dal basso, quale strumento alternativo tendo dalle sentenze della Corte Costituzionale in non di vera disinformazione, riscontrati e raccontati ai media controllati dai grandi gruppi editoriali dietro materia per arrivare alla legge Gasparri e agli scenari dai media alternativi. Seguirà poi la proiezione della cui si muovono forti interessi economici e politici. che prospetta. puntata di Report su Ilaria Alpi. • Blicero - indymedia italia • Bruno Tonoletti (docente di giurisprudenza • Marco Trotta (responsabile progetto • Terre di Mezzo - Giornale di Strada • Isola Tv - Telestreet milanese a Pavia) MediaWatch del portale Peacelink.it) • Carlo Gubitosa – PeaceLink.it • Antonio Nizzoli (CARES - Osservatorio di mercoledì 4 febbraio Pavia) Il ruolo della televisione nella società e i giovedì 19 febbraio • Gilberto Sguizzato (regista Rai) L'informazione sul territorio media davanti al dolore • Elio Veltri (opinionista dell'Unità) La quarta serata porrà degli interrogativi sul ruolo La sesta serata sarà una tavola rotonda sull'informadella televisione nella società, valutando l'influenza che zione sul territorio a cui parteciperanno tutti i soggetti giovedì 22 gennaio: esercita sulla determinazione dell'opinione pubblica. che lavorano nel campo dell'informazione locale. DuInformazione/disinformazione Come caso emblematico si analizzerà il comportamento rante questa serata verrà presentato al pubblico il priLa seconda serata tratterà dell'informazione come dei media davanti al dolore partendo dai tragici fatti mo numero della rivista (quello che avete tra le mani è disinformazione, con l'intento di mettere in luce le ma- di Nassirya. il primo dei cinque numeri speciali sulle questioni tratnipolazioni che l'informazione subisce prima di arri• Giorgio Grossi (docente di sociologia a Mi- tate durante le conferenze). vare (o non arrivare) al pubblico. • tavola rotonda lano Bicocca) • Piero Scaramucci (ex direttore Radio Popo• Giampaolo Azzoni (docente di giurisprudenlare) kronstadt za a Pavia) • Rita Guma (direttrice osservatorio sulla leperiodico probabilmente bimensile • Franco Rositi (docente di Scienze Politiche Numero Speciale 1 galità) a Pavia)
[email protected] In città si avverte l’esigenza di un altro tipo di informazione che si affianchi a quella già presente, riflesso di una logica di monopoli dominante a livello mondiale, e che renda conto delle necessità di comunicazione presenti nella società. Le associazioni del terzo settore, il Comune e l’Università, le Scuole Superiori non hanno in questo momento a disposizione un sistema informativo che permetta loro la comunicazione e il confronto.
vertito da sempre un distacco tra l’università e il territorio. Questa distanza appare ai più inopportuna per una città abbandonata dalle fabbriche che non può permettersi un futuro slegato dal patrimonio di sapere che questa istituzione rappresenta. Il compito dell’informazione. Le vicende del mondo dalla fine della guerra fredda in poi hanno fatto crescere la consapevolezza dell’importanza dei mezzi di informazione. Importanza legata non solo alla libertà di scelta, e quindi alla pluralità come richiamato dal Presidente della Repubblica, ma anche e soprattutto alla possibilità di accedere agli stessi, come scritto nell’articolo 21 della Costituzione. Manifestare liberamente il proprio pensiero vuol dire avere accesso a spazi informativi, poterli controllare e gestire in un’ottica che non sia solo ed esclusivamente quella delle leggi del mercato.
La cultura come risorsa Una città come Pavia deve continuare a investire e impegnarsi nel mantenere un alto profilo in ambito culturale di contro alla banalizzazione legata a logiche di mercato. Di più, la sfida da raccogliere è non solo quella di continuare ad agire ma di riuscire a trovare i mezzi per riuscire a raccontarlo, incoraggiarlo e immaginarlo. La cultura rappresenta uno spazio privilegiato per combattere una battaglia che Pensiamo che la soluzione di questi problepuò migliorare la qualità di vita anche e mi possa transitare anche per la nascita a Pavia soprattutto in termini economici concreti. di un soggetto d’informazione dal basso che, sfruttando diversi supporti multimediale (carL’Università e il territorio ta stampata, portale internet, archivio audio/ Pavia è sede di uno dei più antichi e im- video, radio e televisione) sappia diventare portanti atenei d’Europa, ma viene av- un punto di convergenza per chiunque vo-
glia contribuire alla creazione e alla diffusione di un altro modello d’informazione: un’informazione centrata su Pavia e sui suoi problemi che sappia anche guardare oltre, nella consapevolezza che i problemi sul nostro territorio sono spesso la determinazione locale di problemi e dinamiche globali. Crediamo che l’esigenza di un’informazione non asservita al potere sia oggi sentita da molti, e che sia compito di queste persone impegnarsi per la creazione di spazi di libero confronto. Chiediamo perciò agli Enti Locali, alla Società Civile e all’Università di sostenere questo progetto firmando l’appello e partecipando concretamente alla sua realizzazione così da dar voce a questioni e opinioni altrimenti invisibili.
Per arrivare a capire, di più e meglio, la complessità degli eventi e dei mondi che ci circondano. Per sostenere la necessità di una informazione intelligente, capace di guardare in profondità e riflettere sugli eventi, anziché sull'audience. Per cercare, infine, di svelare e raccontare sempre, ogni possibile verità. (www.ilariaalpi.it)