k ronstadt
periodico bimensile Numero 0/3 Martedì 18 Novembre 2003
squa lifi cati
http://www.alelivorno.it/
K secondo UpArtAid K secondo Kronstadt Kronstadt, storia di rivoluzione e di ribellione. Rivoluzione, quella bolscevica contro il governo Kerenski; ribellione, quella contro il neo governo leninista. Rivoluzione e ribellione, quale la differenza? Ci penso a lungo, ma alla fine una sola risposta mi viene in mente, pur cercando di metterla per un attimo da parte in favore e in attesa di qualcosa d’altro: nessuna, non vedo nessuna differenza. Certo semanticamente, andando ad aprire un vocabolario e leggendone la definizione, una diversità esiste, quantomeno quando si guardi all’entità del movimento o ai suoi scopi ultimi. Gli scopi ultimi…sono forse questi che riportano i due significati sullo stesso piano. Volgiamoci a pensare: per cosa si sono battuti questi uomini? Risponderei: per il desiderio di Libertà e il tentativo, naturalmente, di cambiare uno stato delle cose percepito come non più accettabile. La semantica alla fine, e in modo del tutto inaspettato, riavvicina ciò che essa stessa aveva separato; mi sembra incredibile. Ora certo potrete rispondere: facile, quale rivoluzione non si fa in nome della Libertà? Avete assolutamente ragione e proprio da qui vorrei riprendere il discorso. C’è differenza tra un Ideale di Libertà e un’altro? Credo proprio di no. Quindi perché fermarsi ora a discutere sul “tipo” di Libertà? Ancor di più in questo caso non voglio farlo; non è lo scopo di questo articolo. Se essa fu anarchica come alcuni intendono, se fu di stampo
democratico, socialista o comunista non posso certo dirlo...fu semplicemente Libertà ed è questo che interessa e da qui il motivo di un nome: semplicemente una memoria storica. Kronstadt è un evento da ricordare per i suoi significati intrinsechi che vorremmo, almeno per una volta, andassero al di là di ogni visione storica e contingente e quindi, anche ed in un certo senso, strettamente politica, per arrivare ad una visione universale del senso e del desiderio di libertà che certo accomuna ogni rivoluzione - o ribellione - così intesa. Kronstadt quindi come rivoluzione certo, come ribellione tesa alla creazione, alla conquista di uno spazio dove esprimere liberamente il pensiero di ciascuno di noi, dove urlare o sussurrare ognuno le proprie, piccole verità
Cento buoni motivi ma nessuna buona ragione per andare avanti ed esistere. Questo è il grosso problema di questo incipit, di questo fondo, di questa rivista, di questa associazione. Quello che “ci diranno” rientra nel mondo delle possibilità e delle certezze. Sbaglieremo e prevedendolo saremo orgogliosi di farlo. Saremo sicuri di essere in cieli che chi legge non vedrà. Penseremo di avere un pubblico più alto di quello che effettivamente avremo. E di tutto questo ne andremo orgogliosi. Avremo un pubblico perché saremo così incoscienti da pensare assolvere a una funzione. Di avere una comunità, una koiné a cui parlare per dire la verità, solo la verità, nient’altro che la verità. E che la nostra verità sarà la verità di tutti. Anche
2 pagina - strumenti MAI MORTI: cosa fare in caso di golpe Mesmer, la rubrica dei luoghi comuni; al tre vi sveglierete con dei dubbi Meme, basta la parola, forse. O forse l’essere è. O Esse est percipi?
se poi scriveremo di non avere questa pretesa. Che sappiamo benissimo dell’universo mondo e delle insondabili profondità dell’animo umano. Il cielo pieno di stelle e la legge morale dentro di noi. Così andremo incontro al luminoso avvenire rivoluzionario che sicuramente ci attenderà. Il luminoso e progressivo avvenire. Gli orizzonti della Gloria (per qualcuno magari poi si chiamerà Gloria o Clodia davvero). Ma se c’è davvero una buona ragione e nessun motivo sarà solo perché la realtà si conformerà alla nostra immagine. Solo perché davvero ci sarà una comunità di persone che avrà bisogno di riconoscersi nelle parole. Solo perché nella redazione allargata ci saranno cento e più persone che si riconosceranno e i loro amici e gli amici degli amici. Solo perché se racconteremo delle 1300 e più Morti Bianche del Nostro Bel Paese qualcuno ci racconterà cosa c’è dietro e qualcun’altro capirà.
Solo perché ci divertiremo e faremo divertire da spanciarsi dalle risate. Solo perché qualcuno avrà bisogno di leggere della sua ultima festa e la mitologia sarà riconosciuta e condivisa. Solo perché saremo perpendicolari all’Accademia e alla Provincia e in molti penseranno che abbiamo ragione e che era ora. Solo perché tutti questi “Solo perché” saranno veri. Solo perché avremo ragione. E se sbaglieremo, pazienza, almeno noi ci saremo divertiti da spanciarsi dalle risate. Ma se non basterà il nostro sforzo non vorrà certo dire che non ne varrà la pena. Troveremo altre maniere, altre parole, altri tentativi. Qualcuno ci dirà che da un po’ tempo eravamo un po’ cambiati ma non nel dire amore mio.Ma busseremo ancora alla vostra porta la nostra ultima canzone che vi ripete un’altra volta “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.
Caffé Tergeste: cosa fare a Trieste
3 pagina - terza pagina Poesia: “il Falco Pellegrino” Musica: De k. 626 Libri: Guccini? Iniziative: Artiaperte, /;/ e /.../_
4 pagina - cronache Le colonne dell’accesso: UpArtAid Bacheca: una settimana di cose da fare. Sommersi o salvati, ovvero l’obbedienza non è più una virtù
C e d r a t a Ta s s o n i per voi e per tutti
Ta s s o n i Una bevanda buona Una bevanda fresca Una bevanda corroborante Una bevanda moderna La bevanda per voi
Cosa fare in caso di Golpe Come procurarsi il materiale esplosivo smontando mine Questioni generali: - Una delle fonti fondamentali di materiale esplosivo sono i campi minati che non sono stati sgomberati. - Per questioni di tempo, il nemico sminerà soltanto le strade. - Da ogni mina anticarro si possono ricavare 3-6 Kg di materiale esplosivo, a seconda del tipo di mina. - Da ogni mina antiuomo si possono ricavare 100-200 g di materiale esplosivo. - Smontare le mine è pericoloso. Una mina anticarro che esplode, va paragonata all’esplosione di una granata di 10,5 cm. Una mina antiuomo che esplode corrisponde all’esplosione di una bomba a mano. Organizzazione del lavoro: - Individua la zona minata che non è stata sgomberata. - Contrassegna le mine in modo non appariscente. - Pensa a come puoi portare via le mine senza dare nell’occhio al nemico (traffico stradale, pattuglie, ecc. ). - Suddividi la squadra di sminamento come segue: a)comandante del gruppo. b)squadra di sicurezza: 2-3 uomini armati di pistole mitragliatrici o di fucile d’assalto. c)squadra di sminamento: 2 uomini con fune (lunga 30 m), un rotolo di fil di ferro, una tenaglia, una vanga, una piccozza, due baionette (servono come bastone cerca - mine). d)squadra di trasporto. Alcuni portatori con zaino oppure 1-2 bestie da trasporto Rimozione delle mine anticarro: - Il 10-20% delle mine anticarro sono munite di trappole esplosive. La trappola esplosiva fa in modo che la mina esploda all’improvviso, non appena viene rimossa. - Anche in una mina scoperta, non potrai vedere se è munita di trappola o meno. Procedi quindi come segue: 1)Scopri la mina (sollevare la zolla d’erba) 2)Fissa del fil di ferro lungo 2 metri al corpo della mina. Non spostare la mina! Punti di aggancio favorevoli: manopola, parti sporgenti, lastra 3)Fissa il filo alla fune traente 4)Cerca un buon riparo 5)Con la corda tira il corpo della mina dalla sua buca. Se la mina è collegata a una trappola esplosiva, questa viene messa in funzione. Se non si ha la detonazione, allora puoi staccare senza alcun pericolo la mina dal fil di ferro 6)Allontana la lastra e il detonatore a pressione - A lavoro ultimato ricopri le buche vuote delle mine Rimozione delle mine antiuomo: - Le mine antiuomo hanno bisogno per essere innescate di una pressione molto minore delle mine anticarro. Quindi sono più pericolose per la squadra di sminamento. - Le mine antiuomo non sono collegate a trappole esplosive, e possono quindi essere prese direttamente con le mani. - Limitati a smontare la mina a pressione 43 e la mina a pressione 59. Le mine a strappo sono troppo pericolose! Fortichiari
Caffè Tergeste Non c’è aspetto della vita giornaliera nella sua realtà più dimessa, nell’infinità varietà delle cose, che non trovi spazio nella poesia di Saba. La sua è un’adesione forte alla vita, sentimentale, calda. È la ricerca di una verità umana prima ancora che poetica. È un amore incondizionato che persiste anche quando diventa dolroso. Saba ritrova sé stesso negli altri, nel passare del tempo, nella sua città, nessa dua donna e in tutte quelle piccole cose che celebra usando “parole senza storia”, che danno ai suoi versi un sapore antico, magico. E “Caffè Tergeste” diventa un punto d’incontro, di ritrovo di contaminazione, dove “lo slavo” e “l’italo” sono liberi di essere sé stessi. Luogo per pensare, “per scrivere i miei canti più allegri”, per godere, per piangere. Qui l’uomo serio, rispettato, operoso riscopre il vagabondo senza timore dei tempi passati. Caffè come “culla” di una civiltà nuova, cosmopolita e desiderosa del confronto. Non si possono allora dimenticare i grandi “caffè letterari”, laboratori di forma espressive rivoluzionarie, dove la storia, l’arte, la letteratura, la scienza, la musica e la politica hanno assunto un ruolo di primaria importanza. Dal settecento fino ai giorni nostri, passando attraverso le Avanguardie e le Neoavanguardie, hanno gestito gran parte delle fondamenta dell’opera creativa dell’uomo moderno, rompendo vecchi schemi e pericolose alchimie. Riscoprirli significa imparare a conoscere noi stessi e la nostra storia, la loro importanza attuale e il ruolo di aggregazione che hanno avuto. Caffè Tergeste – (Umberto Saba) Caffè Tergeste, ai tuoi tavoli bianchi ripete l’ubriaco il suo delirio; ed io ci scrivo i miei più allegri canti. Caffè di ladri, di baldracche covo, io soffersi ai tuoi tavoli il martirio, lo soffersi a formarmi un cuore nuovo. Pensavo: Quando bene avrò goduto la morte, il nulla che in lei mi predico, che mi ripagherà d’esser vissuto? Di vantarmi magnanimo non oso; ma, se il nascere è un fallo, io al mio nemico sarei, per maggior colpa, più pietoso. Caffè di plebe, dove un dí celavo la mia faccia, con gioia oggi ti guardo. E tu concili l’italo e lo slavo, a tarda notte, lungo il tuo bigliardo.
Mesmer
Lidia
Meme, basta la parola
MAI MORTI
strumenti
Olismo-Riduzionismo uno a zero
fanno quattro ed ecco servita la sua
anzi no zero a zero. Un numero è
essenza. O almeno il meglio che
un numero, è una classe di equi-
possiamo sperare.
valenza tra insiemi, anzi LA classe
Ecco per esempio, la televisione,
di equivalenza per eccellenza. Tre è
un’immagine composta una serie
un numero magico, lo dice anche
(625 delle quali solamente 575 visi-
la tv. Tre sono le grazie, tre sono le
bili) di tre strisce (rosso, verde, blu)
stelle dalla cintura di Orione, tre
che si cambiano un tot (50) di volte
anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo
al secondo. Abbiamo il fenomeno
che risplende; quello che hanno in
della trasmissione televisiva, la rico-
comune l’insieme di questi enti è il
struiamo così (strisce sulla TV, pun-
fatto di essere composti da tre enti.
tini sul PC) quindi funziona così e
Ecco il tre. Nella più alta cattedrale
anche noi la vediamo così. Peccato
del pensiero umano almeno così si
che non sia così. Peccato che le
dice. E che i numeri sono infiniti, e
immagini che vediamo nel nostro
che ci sono anche gli infinitesimi,
magico mondo interiore (quelle
derivate e integrali. E nelle cappelle
che pensiamo, sogniamo, vediamo
laterali sostengono che con questa
ad occhi chiusi) non le vediamo
cabala si può davvero scoprire l’es-
così. Le riconosciamo secondo una
senza della natura e trasmutare i
serie di schemi che agiscono ancora
metalli, ed evocare potenze inferna-
prima che quello che crediamo di
li che possono schiacciare l’uomo,
vedere sia arrivato a qualche milli-
e demoni e fantasmi che viaggiano
metro dalla retina. L’immagine di
nel vuoto e portano messaggi di
seguito rende l’idea?
persone lontane oltre l’orizzonte,
E allora come la mettono i cari
e visioni e suoni da luoghi lontani
riduzionisti? Esistono delle idee
oltre l’orizzonte. Magie. Magie che
innate? Esiste una costruzione del-
si chiamano fisica, astrofisica, biofi-
l’immagine del mondo molto poco
sica, scienze politiche, economiche,
vicina a come pensano loro sia fatto
sociali e giuridiche (un ossimoro si
veramente il mondo? Può essere.
direbbe). Con una parola in quel
Può essere. L’altro approccio si
gergo cabalistico riduzionisti. Tutto
chiama complessità, olismo, strut-
si può dire, tutto si può spiegare,
tura, (magia?). Gol! Ma non è che
fino a un certo punto, s’intende,
l’olismo e solo una nuova moda o
non è positivismo. Si prenda un bel
rivoluzione del riduzionismo? Fuo-
fenomeno, si prendano due misure
rigioco. Caso dubbio. Moviolone.
una teoria e uno più due più una
Emanuele Quinto
La rubrica dei luoghi comuni I cani non sono armi improprie_
Tasso di Cambio Euro - Dollaro
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Numero 0/3 Martedì 18 Novembre 2003
2003
2002
2001 1,2
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Siamo alla frutta. La non-notizia per antonomasia “uomo morso da cane” è diventata da prima pagina tant’è che pure al ministero si sono mesi in agitazione, tanta agitazione ma poca conoscenza reale del fenomeno. Il primo decreto Sirchia con la museruola ai pincher era veramente ridicolo...ma è possibile che al ministro non gli sia venuto proprio in mente di consultare prima un etologo, un addestratore, un veterinario, un allevatore, qualcuno insomma che ne capisca qualcosa e non quattro ubriachi del baretto dietro il palazzo? Cerchiamo di capire qualcosa in più. Esiste col cane una comunicazione volontaria ed una involontaria, se incontrate un cane sconosciuto probabilmente avrete voglia di fare le presentazioni, chinandovi verso di lui, guardandolo negli occhi e accarezzandolo sulla testa. In termini canini questa è una dichiarazione di guerra, sguardo fisso, contatto sulla testa per dominare e spalle contratte, l’equivalente al pelo ritto sulla schiena, lo facciamo istintivamente quando abbiamo paura e quando ci arrabbiamo, quindi non lamentatevi se abbaia o se morde. La maggior parte dei cani ha una reattività bassa, ciò vuol dire nessun problema se si creano incomprensioni, invece alcuni non si tirano indietro, ma non per questo vanno rinchiusi e gassati, bisogna imparare come comportarsi in una società “civile e democratica”. Lezione n°1_ Se incontrate un vostro amico col cane 0,8 salutate prima l’amico ed ignorate il cane, poi aprite la
mano e rivolgetegli il palmo, chiamatelo con tono positivo e rimanete eretti con le spalle rilassate. Lezione n°2_ Siete a passeggio con fido ed incontrate una bella ragazza con un bel cagnone, vi avvicinate assorti per fare conoscenza(sic)quando capite troppo tardi che i cani appartengono allo stesso sesso ed è già troppo tardi per cambiare strada. I due si staranno annusando intorno magari anche con fare sospetto ed un pò di pelo ritto ma non sta succedendo niente di grave, ora stupidamente per non correre rischi date un bello strattone al guinzaglio: il vostro cane si scaglierà furioso sul povero amico della bella ragazza che vi manderà aff... Due cani liberi, anche dello stesso sesso, difficilmente litigano, hanno tutto lo spazio per scappare e tirarsi indietro davanti al più forte, difficilmente scoprono le carte. I cani costretti al guinzaglio invece traducono “strattone” con “stai sbagliando” e non con “vieni più vicino”, quindi se sono sul chi va là e sentono pressioni capiscono “il capo mi ha detto che sto sbagliando a non attaccare”. Siamo noi gli ignoranti che pensano che un cane si comporti istintivamente come un uomo del 21esimo secolo. Abbiamo voluto un cane? Noni dobbiamo imparare il suo linguaggio. Testi consigliati_ A. Capra “Guida pratica al comportamento del cane”, De Agostini, 1998; J. Fischer “Come capire il tuo cane”, Sperling & Kupfer, 1994; B. Fogle “La mente del cane”, Geo s.r.l.,1991_
Elvis Ghibello
Numero 0/3 Martedì 18 Novembre 2003
Un sogno svanito
Il tuo riempirmi goccia a goccia mi svuota asciugandomi anche le lacrime, talvolta lagnose Prendo un mezzo e riparto cercando d’essere altro per sentirmi altro e poi torno Intanto mi sono guardata passare Inquieta mi rinnego lavandomi l’utero unto di questa fatica per ripartire e forse desiderare altro da concepire.
The power of positive drinking
terza pagina
Barbarah
E così, mentre si attende trepidamente il nuovo disco (Ma non era già praticamente pronto due anni fa, o giù di lì?), ecco che d’improvviso se ne esce con un altro romanzo. Compimento della trilogia cominciata con Cròniche Epafàniche, continuata con Vacca d’un cane, e conclusa oggi, almeno, le intenzioni parrebbero queste, poi non si sa mai, con questo Cittanòva blues. Rispettivamente infanzia in quel di Pavana, adolescenza nella città della Motta (Modena), e giovinezza a Bologna-Cittanòva. Le jeux sont fait, il pranzo è servito: e va bene, lo ammetto, confesso che ho vissuto; t’al giuri! L’impatto iniziale è piuttosto sconcertante: addio all’austerità visiva dei predecessori, dalla sobria copertina con canonica grechina in cima, dal comodo formato tascabile e dalle pagine spesse e ruvide, quasi come la carta del pane. Guccini abbandona la Feltrinelli e passa alla casa editrice dell’odiato nemico: la Mondadori. Così che sulla libreria i due fratelli maggiori appaiono quasi i fratelli poveri e terzomondisti di quest’ultimo parto; che si presenta più grande nel formato, con tanto di sovracopertina bianca e foto di gran gnocca sul frontespizio (vestitissima e molto anni ’60, ma è comunque una novità). Il cambio di editore si nota anche nel prezzo: 15 euro, contro i 5,68 di Vacca d’un cane. Ma basta superare lo shock iniziale e cominciare a sfogliare il libro. Si parte subito con un viaggio in treno, per un altro cambio di città. Non si cambia più per Carpi-suzaramàntova, stavolta dritti fino a Cittanòva.
C’è il racconto, antiretorico e un po’naif, degli anni ’60 fatto da uno che li ha vissuti, senza magari farci molto a caso lì per lì, perché allora non si sapeva ancora cosa avrebbero poi rappresentato i favolosi sixties. C’è il Centoscudi, c’è la ricerca esasperata ed esasperante, d’un tràppolo dove poter finalmente concupire la bella di turno, c’è la naia. Ci sono i Beatles, i provos e Dylan (non Thomas, Bob! Bob Dylan, diavolo d’un Francesco!), la musica, il sogno americano e le sbronze all’osteria. C’è insomma il ritratto minuzioso d’una Bologna d’antan, di una provincia italiana che non c’è più. Lo stile è il solito del maestrone, colto e ironico, un misto di italiano letterario, dialetto, gergo giovanile del tempo, inglese, latino, spagnolo e quant’altro. Il tutto tenuto assieme da una prosa da togliere il fiato. Essenziale, come nei due predecessori, il glossario in appendice, con ben duecentoerotti voci, perlopiù dialettali e gergali, frutto dell’enorme ricerca lessicografica dello stesso autore. Non male per uno ch’è riuscito a prender la laurea solo a sessant’anni suonati. Se Cròniche Epafàniche era Radici, se Vacca d’un cane era Piccola città e Cencio, Cittanòva blues è un medley continuo per 175 pagine: Bologna e Eskimo, ovviamente, ma anche Venerdì Santo, Primavera ‘60, Canzone delle situazioni differenti, Amerigo, 100,Pennsylvania Ave., Shomér ma mi-llailah?…Scovare richiami e citazioni delle canzoni di Guccini raddoppia quasi il piacere della lettura.
Danilo Manzoni
De k. 626
Guccini?
La magnitudine del gioco per alcuni risiede proprio nella sua stessa capacità di astrarsi da una contestualizzazione esclusivamente ludica e di rivelare ad una analisi profonda un denso intreccio di investimenti psichici e spirituali oltre che fisici. Il gioco dunque come trampolino e tuffo nell’attesa di appagare l’ansia di conoscerci ed esprimerci sta alla base di “Paris, Dabar”, il cult movie “alcolico – itinerante” del regista Paolo Angelini. Realizzato qualche tempo fa e premiato come miglior film alla Triennale di Milano, il film, uscito nel maggio scorso, è finalmente approdato nelle sale del circuito “ufficiale” lombardo portando con sé il fascino alchemico di una finzione realisticamente mediata dalla autentica ebbrezza degli attori. Sì, perché la storia che ci racconta è quella di un gruppo di persone che decide di indire e prendere parte ad una singolare disfida: una gara di bevute “Una musica per la quale val la pena morire”, penserebbe qualcuno. Una musica per la quale forse si è già morti: il Requiem k 626. Dio quante volte l’ho ascoltato… C’è un feretro là in mezzo alla chiesa ma non so nemmeno chi ci sia rinchiuso… Quello che ho qui nella testa è che questa musica è perfetta per il dolore. Non importa il casuale attore principale della tragedia: mi importano le musiche di scena. Beh, questo è un mio pensiero… Introitus. Già sento smuoversi sotto di me le viscere della terra. Già vedo un nero sentiero di campagna in un freddo inverno, con la nebbia che nasconde tutto ciò che c’è intorno… O un feretro trasportato fuori dalle mura della città in un freddo e piovoso giorno dei primi di dicembre del millesettecento novantuno(visione che mi viene suggerita da Milos Forman con il suo “Amadeus”), giorno in cui Frau Mozart disse addio da lontano al
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che si svolge nell’arco di un pomeriggio in diversi bar bolognesi, reali tappe di un tour sempre più incespicante e biascicato, dove una vomitata è causa di squalifica. L’ironia e la voglia di giocare vanno di pari passo con la scoperta di un inconscio a volte zeppo di relitti, di crepe emotive e dispiaceri talmente radicati che non si possono non accettare e amare. Banale? Già sentito? Senz’altro, ma di certo Angelini non scade nel patetismo di grandi chiacchierate; la sua non è la “ciucca triste” contenta di compiacersi cantando le sue sconfitte piccole o grandi, ma il reale percorso anzitutto fisico di una ricerca conscia della “deriva” che fa di “Paris, Dabar” un singolare road movie interamente a piedi, una sorta di pellegrinaggio che nella bestemmia (e ne vengono dette diverse) recupera l’idea di una carità laica e senza fronzoli, dove un rutto può valere mille baci appassionati o mille dichiarazioni d’amicizia.
suo amato Wolfgang. In quel feretro c’era lui, il dio della musica. L’enfant prodige divenuto genio. Il bambino che non seppe mai essere adulto. Il più grande musicista mai esistito, in una sola, banale frase. “Egli era”, sempre parafrasando Milos Forman per bocca di Salieri, “la voce di Dio”. Wolfgang Amadeus Mozart. Ho sempre amato riempirmi la bocca sin da piccolo con questo nome granitico, che sa d’eterno, sentendomene letteralmente schiacciato sotto il peso, sotto la sua regalità. Poi ho iniziato a studiare pianoforte e composizione, per essere come lui. E in breve tempo mi sono accorto che non basterebbero quindici vite nemmeno per studiare tutte le sue opere a fondo. Ma mi sto dilungando… Ecco, ora siamo al Kyrie, poi Dies Irae: il giorno dell’ira. Non credetti mai, prima di ascoltare questa musica, che un Dio potesse essere così arrabbiato con l’uomo. Rex
Paolo Bertazzoni
tremendae majestatis: lo sentite questo sol minore che strazia l’anima? E arriviamo al Confutatis. Confutatis maledictis flammis acribus addictis… Sublime e straziante al contempo: condannati alle fiamme eterne… Tonalità di la minore con basso ostinato che rappresenta quelle fiamme dannate. E poi, dal nulla, un do maggiore che sembra giungere alle nostre orecchie come una benedizione divina, come acqua purificatrice: voca me cum benedictis. Ed ecco quelle fiamme ritornare, quei bassi incalzare nuovamente e riportarci all’inferno. Dante condannò le anime dannate con le parole, Mozart lo fece con questa musica. E ora scusate, ma il vostro Virgilio (visto che abbiamo citato anche Dante) vi lascia qui, alle soglie del Purgatorio, poiché da questo inferno non si può proprio distaccare. Il mio Requiem finisce qui, forse per scelta, forse per destino.
Artiaperte, /;/ e /.../_ Prima serata a tema del ciclo Artiaperte a Morbegno, provincia di Sondrio, il 16 novembre 2003, alla vineria S. Giovanni. L’ Associazione OTIP-SO (Osservatorio Talenti In Provincia di Sondrio) che organizza la manifestazione ha proposto come apertura il tema Azul (Azzurro) proiettando i partecipanti, artisti e spettatori io compreso, nelle atmosfere intime della memoria, alle radici del ricordo, della storia, della nostalgia_ Guido spericolato sotto una pioggia che viene giù fitta fitta, spero che il combo tenga anche la prossima curva e via via che ci mangiamo la strada che siamo come al solito in ritardo. Per fortuna, come spesso accade, questi eventi non seguono mai un orario preciso ma ‘sentono’ quando è il momento di attaccare; entro giusto mentre parte la presentazione, con un occhiata cerco il mio posto, un cenno degli amici e sono tuttoorecchi. Il presidente se la cava bene a far calare la nebbia, si sta zitti che comincia Francesco Osti, di Morbegno, a leggere le sue; intimo, non si alza nè lui nè la sua voce, arrivano lievi, dal quotidiano; si fa ancora più silenzio; che ho pure il padre seduto vicino poi... Attaccano i Morose, gruppo di La Spezia, o meglio continuano...arpeggi, spazzole, clarinetto e fisa il tutto amalgamato lentamente quasi a non smontare il composto...
Carlo Calegari
Arriva una donna a svegliarci, Lindita Mamli, albanese, con la sua lingua a noi così ruvida ma che nelle sue stesse traduzioni si rivelano inerenti; guarda fuori dalla finestra di sè, ricorda la sua casa...e scivoliamo ancora tra le braccia dei Morose... Il terzo piatto del menù offre Andrea Spinelli, ospite da Como, e subito con i primi versi ci fa passare l’ antipatia che ci era nata dalla presentazione; piatto veramente gustoso, l’ accostamento dei sapori crea delle immagini vive, le forchette vanno giù allo stesso ritmo piede dopo piede, senza che ce ne accorgiamo raschiamo il piatto e ne vorremmo ancora. Voglio la ricetta... Mi è venuta fame e allora mi sposto da solo sul retro dove hanno allestito Silvia del Grosso ed Ilaria Giussani; faccio incetta di linee, tratti di cera e azzurri; dal soffitto pendono tre vecchi pali da vigna consumati dalla pioggia e dal sole della valle, me li ricordo bene, ne ho visti parecchi da piccolop spruzzati di verderame ma... qualcuno mia nonna lo usa ancora come paletto,mia nonna col suo ‘scusaa’ (vestito da nonna) azzurro a fiori bianco-rosa, come i capelli... mi volto per uscire e me lo ritrovo davanti, inamidato ed appeso al muro che mi abbraccia e mi riporta ne l mondo della memoria...cazzo, questi OTIP-SO hanno fatto proprio un bel lavoro!
Elvis Ghibello
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cronache
Bacheca
Le colonne dell’accesso UpArtAid nasce all’inizio di que-
rata e uno scopo è stato scelto. Vor-
campo culturale o artistico – se una
st’anno. Mi piacerebbe poter dire di averla fondata con uno
remmo organizzare eventi di una certa grandezza e richiamo, eventi che ci permettano di ottenere fondi sufficienti a finanziare iniziative per Pavia e di Pavia. Questa l’idea di base, senza trascurare iniziative di minor rilievo, ma certo di grande importanza. Ora credo vi chie-
differenza tra questi termini esiste partite dal “basso”; chiusura che da tempo sentiamo sulle nostre spalle. L’altro…una provocazione, è chiaro. Si è pensato di “provocare”, di richiedere una maggiore attenzione nei confronti di ciò che leggiamo, non fermandoci sempre a quello che sembra, ma indagando quello che significa; atto d’attenzione, quasi di rispetto, che sarebbe d’altronde auspicabile in ogni processo “cognitivo” compiuto. Questi lo scopo, l’idea, le intenzioni. Kronstadt è certamente un ottimo punto di partenza, forse uno dei migliori e con grande gioia assistiamo e partecipiamo alla sua nascita e lo sosterremo fino a che ci sarà possibile… buona lettura a tutti.
scopo ben preciso, ma non è così, almeno fino ad ora. L’associazione è figlia dell’entusiasmo, nata da un gruppo di persone che volevano fare qualcosa, ma non sapevano ancora esattamente come farlo e quali fossero gli obbiettivi da perseguire. Le finalità erano quelle di fare cultura, in ogni modo e in ogni forma; di più non si sapeva. Ora le cose sono cambiate: l’idea è cresciuta e matu-
derete perché UpArtAid? Bene, due i motivi di base andando al di là del semplice gioco ossimorico tra significante – non puramente grammaticale, ma uditivamente percepito - e significato. Uno si nutre dei possibili riferimenti ad una situazione contingente – mi riferisco al pavese – di apparente chiusura, magari, esagerando, di segregazione, nei confronti di varie iniziative in
Sommersi o salvati
ovvero l’obbedienza non è più una virtù Questo è il titolo di una rubrica della quarta pagina. Molto semplicemente il tentativo di costruire un’agiografia di santi moderni. Persone che in qualche maniera sono riusciti a scamparla dalle forche caudine della tarda adolescenza: si sono inventati nuovi mestieri, hanno realizzati i loro sogni, tengono famiglia o sono splendidi single, che tutto sommato sono felici anche, soprattutto, probabilmente, perché non hanno fatto quello che gli altri pensavano e premevano che facessero. Le domande sono le seguenti: Quanti anni hai? Quale è il mestiere della tua famiglia? Che mestiere fai? Sei contento del tuo mestiere? Come hai iniziato a fare il tuo mestiere? Quando hai iniziato il tuo mestiere? Hai fatto l’università? facoltà? quanti anni? Superiori? quanti anni? Dove sei nato? Fratelli o sorelle? Come è la tua casa? Affitto o padrone di casa? Da quanto tempo? In che percentuale l’hai pagata tu? Figli? Quanti? Sei felice? La redazione stabilirà un punteggio per ogni risposta e la somma dei singoli punteggi permetterà di misurare in °K la santità del povero malcapitato. All’intervista seguirà un articolo di costume, se troviamo un/una giornalista sulla casa del malcapitato.
Emanuele Quinto
Numero 0/3 Martedì 18 Novembre 2003
Salvatore Gulino Benvenuti in Italia, Dicono questo sia il paese con il maggior numero di opera d’arte al mondo, ma allora per quale oscuro motivo cerchiamo a tutti i costi di liberarcene? Forse questo terribile fardello ci impedisce a tutti i costi di allinearci ad altri sistemi extra-europei per cui la cultura è un sottoprodotto dell’economia? Rientrano sicuramente in questo pensiero i tentativi assidui operati dal nostro eroico ministro delle finanze, che, dopo aver approvato un indiscutibilmente redditizio condono - sul quale è inutile soffermarsi - ha pure cercato di far passare un emendamento di cosiddetto silenzio-assenso secondo il quale il ministero può vendere un bene se questo non viene entro 30 giorni dichiarato vincolato dalle Soprintendenze. Per capire la portata di questa legge è necessario addentrarsi nel mondo burocratico e polveroso delle Soprintendenze, nelle quali da quasi venti anni non si attua un concorso per l’inserimento di nuovo personale e l’età media si aggira sui 55 anni. Inoltre i cataloghi dei beni vincolati sono incompleti, attualmente in fase di completamento: anche l’impiegato più zelante rimane inerme davanti a questo vuoto e non è in grado di bloccare la barbara esecuzione. Il primo tentativo è andato a vuoto, grazie all’opposizione della Lega l’emendamento non è passato e si è optato per 120 giorni contro i 30 iniziali. Ma basteranno a dichiarare inalienabile un bene comune? Perché l’arte deve essere per forza utilizzata per far tornare i conti invece di essere valorizzata? Perché il ministro Urbani per i beni culturali è prigioniero di un regime a capo del quale sta l’indiscusso Tremonti? Non saremo mica giunti per davvero allo stato “Nemico di sé stesso, lo stato suicida”, tanto per rubare una citazione a Salvatore Settis. E le novità riguardano da vicino anche Pavia, molto da vicino. Stiamo a vedere.
appuntamenti 11-18 novembre Martedì 18 Novembre
PAVIA – Università degli Studi - Dipartimento di Studi Politici e Sociali ore 16.00: Presentazione: Fascismo. Teorie, interpretazioni e modelli – di Marco Tarchi PAVIA - Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136 - ore 21.00: DANZA AL FRASCHINI - STAGIONE 2003 - 2004. SPARTACUS, musiche Aram Kachaturian, coreografie Yuri Grigorovich. (Org. e info: Teatro Fraschini, tel. 0382-371202) PAVIA – Barattolo, Via dei Mille 130a - Cineforum - ore 22.00: PARTNER (1968) di Bernardo Bertolucci; VENTO DELL’EST (1969) di J.L.Godard (info: www.ecn.org/barattolo)
Mercoledi 19 Novembre
PAVIA - Collegio Santa Caterina, ore 21.00. Conferenza: “Etica dell’insegnamento e teoria letteraria PAVIA - Spaziomusica “Jam Session in blues”
Giovedì 20 Novembre
PAVIA - Spaziomusica “Havana club”, latin groove. CODEVILLA, Thunder Road, ONDA NOMADE (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)
Venerdì 21 Novembre
CODEVILLA, Thunder Road. AL MUKAWAMA - Ingr. 10.00 euro (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064) PAVIA - Spaziomusica “Macadam”, canzone d’autore VIGEVANO- Teatro Cagnoni, ore 20.30. SBOOM - Canti e disincanti anni ‘60 (Org. :Teatro Cagnoni - Comune; info: Pro Loco, tel. 0381-312624) PAVIA - Palazzo Esposizioni, orari: venerdì 17,00 - 24,00, sabato 15.00 24.00, domenica 10.00 - 24.00, lunedì 15.00 - 23.00. IN VETRINA PER NATALE - Mostra mercato di articoli da regalo di qualità (Org. : Paviamostre, Pavia Idee; info : tel. 0382-393237) SANTA GIULETTA, Palestra Comunale - ore 10.00 - 24.00 (fino al 23 novembre): FESTA DI SAN COLOMBANO - PRENOTAZIONE DEL VINO NUOVO Degustazione del vino novello, rassegna dei vini tipici, manifestazioni musicali, esposizione bambole (Org. e info: Comune - Comitato festeggiamenti, tel. 0383-899141)
Sabato 22 Novembre
PAVIA – Barattolo, ore 22:30 - Concerto - Sonorità reggae con jah love e skavalkavia. (info: www.ecn.org/barattolo) PAVIA - Spaziomusica Fabio Treves Blues Band CODEVILLA, Thunder Road MELODY & the FIGHT CLUB Trib. a SKIN e SKUNK ANANSIE Freak of Nature – trib.a ALANIS MORRISSETTE (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064) PAVIA Teatro Fraschini “Cantiamo la vita’’ (concorso nazionale di musica leggera) con Davide Van de Sfroos, Daniele Stefani, Dolcenera, Chorus Band e Carlo Pastori (“la fisarmonica di Zelig”). (Org. e info: Teatro Fraschini, tel. 0382-371202)
Domenica 23 Novembre
CASTEGGIO - Quartiere fiera, ore 9,00-12,30 / 15,00-19,00. MOSTRA MERCATO DEL TARTUFO, DEL MIELE E PRODUZIONI AGRICOLE DELL’OLTREPO’ PAVESE: Tartufi, funghi, miele, frutta ed erboristeria (Org. e info: Comune, tel. 0383-804941) CODEVILLA - Thunder Road. PORCUPINE TREE – unica data italiana Ingr. 17.00 euro. (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)
Martedì 25 Novembre
PAVIA - Invidia Suite Club (ex-Insonnia), ore 22.30: House electric band. PAVIA - Collegio Santa Caterina, ore 21.00. Conferenza: “Blake nel canone romantico” PAVIA – Barattolo. Cineforum - ore 22.00: TRENT’ANNI DI OBLIO (1968 - 1998) di Silvano Agosti Versione completa di 180’. (info: www.ecn.org/barattolo) PAVIA – Teatro Fraschini, ore 21.00 Concerto: Ivano Fossati (Org. e info: Teatro Fraschini, tel. 0382-371202)
Mercoledì 26 Novembre
PAVIA – Barattolo, Via dei Mille 130a, ore 21:00 - Corso di caseificazione in 3 serate, promosso dal GAS SuryaChandra. (info: www.ecn.org/barattolo) PAVIA, Santa Maria Gualtieri, ore 17.00 - “QuaTtRO ChIaCCHIeRE cON...” incontri con gli autori, per parlare di letteratura, teatro, cinema, fumetto, illustrazione e sport. Incontro con ROBERTO SANTILLO - Disegnatore, direttore della Accademia Disney.
Giovedì 27 Novembre
VOGHERA - Teatro San Rocco - ore 21,15 - BUIO IN SALA - STAGIONE DI PROSA 2003-2004: SOTTOBANCO di Domenico Starnone. Regia di Silvio Giordani; con Ivana Monti - Pietro Longhi. (Org.: Comune - Fama Fantasma; info : tel. 0383-332323) CODEVILLA, Thunder Road THUMBLED DOWN THE STAIRS (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)
Venerdì 28 Novembre
PAVIA - Teatro Fraschini, venerdì 28 e sabato 29, ore 21.00; domenica 30, ore 16.00. STAGIONE TEATRALE 2003 - 2004 - IL CERCHIO DI GESSO DEL CAUCASO di Bertold Brecht, con Lello Arena, Regia di Benno Besson. (Org. e info: Teatro Fraschini, tel. 0382-371202) CODEVILLA, Thunder Road GLI ATROCI + I Re del Sesso Spinto (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)
Sabato 29 Novembre
PAVIA – Barattolo, ore 22:30 - Concerto - Serata d’artista con Paolo Pietrangeli, (info: www.ecn.org/barattolo) CODEVILLA, Thunder Road OSTETRIKA GAMBERINI (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)
Domenica 30 Novembre
SAN GENESIO ED UNITI - Piazza Giovanni Repossi, ore 8,30. STRASS OSS E FER RUT - Mercatino delle vecchie cose. (Org. e info: Comune, tel. 0382-586023) VARZI - Piazza Umberto I, ore 17.00 VARZI D’AUTORE - Bancarelle, degustazione e vendita prodotti tipici (Org.: Comune - Pro Loco; info: I.A.T., tel. 0383-545221) VILLANTERIO - Piazza Castello, ore 8.00 - 18.00 MERCATINO DELL’AVVENTO - Bancarelle (Org. e info: Biblioteca, tel. 0382 - 967122) CODEVILLA, Thunder Road ULTIMA+ANIMAE. (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064) Kronstadt Periodico probabilmente bimensile Numero 0/3 Redazione: Alice Bescapè, Paolo Bertazzoni, Salvatore Gulino, Emanuele Quinto Stampato in proprio