Numero 0-2

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k ronstadt

periodico bimensile Numero 0/2 Martedì 11 Novembre 2003

E ANCHE...

UN/UNA FILOSOFO DEL LINGUAGGIO, GIORNALISTA DI BOTTEGA, STORICO DELLA RESISTENZA, CULTORE DELLA MATERIA DI FOUCAULT, ECONOMETRISTA KEYNESIANIO ASPIRANTE MAGISTRATI, GIOVINE GIUSLAVORISTA, PICCOLO ESTETA, INGEGNERE AMBIENTALE, CHIMICO FARMACEUTICO, MASTERIZZANDO IN MEDICINA GESTIONALE, AFFABILE MATEMATICO, SCIENZIATO POLITICO, PALEOGRAFO INCUNAMBOLO, PALEOLOGO BIZANTINO

Pavia Genova Viviamo in una città con un buon passato culturale, un presente molto povero e un futuro più grigio. C’è un’università, tra le prime dieci o giù di li’ in Europa, una capitale del regno longobardo e sembra che non ci sia più nulla. Ci siamo ritrovati in un po’ con questa sensazione e con il desiderio di fare qualcosa per “fare cultura” nel posto in cui viviamo. A giugno abbiamo organizzato una mostra di pitture e un banchetto letterario con alcune autoproduzioni e un foglio quotidiano per i dieci giorni che e’ durata la manifestazione che ci aveva ospitato. Esperienza che e’ andata abbastanza bene e che sopra ogni cosa ci ha divertito. Alcuni hanno pensato che si potesse così coniugare militanza e divertimento, altri che fosse una strada per alzare un po’ di polvere, altri per cominciare a “fare cultura” (c’è stato anche chi l’ha trovato un modo per scopare ma tutto sommato è stata una percentuale fisiologica per un bisogno fisiologico). A luglio ci abbiamo ripensato su e ci siamo dati l’estate per pensare come proseguire l’esperienza. A settembre abbiamo cambiato pelle, ci siamo trovati con altri compagni di strada abbiamo fatto tre più quattro e abbiamo focalizzato una parte dell’impegno su una rivista. A ottobre abbiamo iniziato a mettere su una redazione: amici, conoscenti, parenti, serpenti, esperti, guru e girini. E all’inizio di novembre

avevamo in gestazione un primo numero zero e un embrione di redazione; e una visione comune su perché farla, come farla, cosa metterci, da dove venivamo e dove volevamo andare. Vorremmo dire la verità, come gli eroi di Report, su una piccola città e sulle adiacenze del mondo che vanno da Milano a Berlino (la nostra piccola Europa), essere seri, documentati e precisini raccontando quello che ci sembra di vedere e che sia utile da sapere per vivere un po’ meglio. Parlare e far parlare una città e un ateneo e stimolare, collaborare, crescere eventi culturali che ci facciano vivere un po’ meglio. E per fare questo abbiamo anche bisogno di persone che ci si buttino dentro. Quindi “K” cerca….

Il Festival della Scienza, alla sua prima edizione, era partito in sordina. Nato come “edizione di prova” per quella che sarebbe dovuta essere la vera “prima” nel 2004, anno in cui Genova sarà Capitale europea della Cultura, il Festival non ha potuto contare su una massiccia macchina promozionale, tanto che – fra gli stessi genovesi – non erano molti ad esserne informati. Poi l’esplosione, davvero inattesa. I moltissimi eventi – parecchi dei quali davvero di alto livello - programmati dal fitto calendario (decine di conferenze, spettacoli, mostre, laboratori, tavole rotonde) hanno richiamato un’affluenza straordinaria di pubblico. Alcuni dati: 34mila biglietti giornalieri e abbonamenti venduti, 136 mila visite negli undici giorni del Festival. La mostra “Le meraviglie della

2 pagina - strumenti MAI MORTI: cosa fare in caso di golpe Mesmer, la rubrica dei luoghi comuni; al tre vi sveglierete con dei dubbi

scienza” a Palazzo Ducale ha contato 14.400 visitatori. A Villa Croce, la mostra “Il viaggio dell’uomo immobile” nei primi quattro giorni ha fatto registrare oltre 1.200 persone (prosegue fino al 1° febbraio), mentre il Museo di Storia Naturale con “Micro&Macro” più di 5mila visitatori (rimane aperta fino al 28 febbraio). Folle per gli incontri di maggior fascino, che hanno visto stipate all’inverosimile il Salone del Maggior Consiglio e altri spazi cittadini, con molte persone che hanno dovuto rinunciare: tra questi, il convegno “La scienza del cielo” con astronomi di fama come Margherita Hack, Giovanni Bignami e Franco Pacini, o la tavola rotonda internazionale sulle teorie dell’evoluzione “Una vita meravigliosa”, nella quale studiosi di livello mondiale hanno fatto il punto sulle teorie del biologo evoluzionista Stephen J. Gould, recentemente scomparso. Molto seguiti anche i collegamenti quotidiani via satellite dal Porto Antico con i ricercatori della base italiana

di Baia Terra Nova, in Antartide. Il bilancio della manifestazione è estremamente positivo, e schiude a Genova orizzonti inattesi: “Vogliamo arrivare a essere il Festival di Cannes della scienza” dice Manuela Arata, presidente del comitato organizzatore; “il Festival e Genova possono avere un ruolo fondamentale per fare esplodere la divulgazione scientifica, prima appannaggio di pochi, e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dei finanziamenti alla ricerca” E’ stato anche avviato un progetto di network con Gran Bretagna, Francia, Germania e Slovenia, finalizzato a creare scuole di formazione scientifica permanente. Si è già cominciato a lavorare alla prossima edizione, che si terrà dal 28 ottobre all’8 novembre 2004. In programma ci sono già la prima mondiale dell’opera di Nyman “Facing Goya”, la Fiera Nuova sugli spin-off e i brevetti, una mostra sulle neuroscienze e una su “Le macchine dei Greci”.

Alberto Di Stefano

Meme, basta la parola, forse. O forse l’essere è. O Esse est percipi?

3 pagina - terza pagina Poesia: “il Falco Pellegrino”

Musica: il momento di inchinarsi alle regine Prosa: “la Cuginetta”

4 pagina - cronache In Redazione: cosa succede nel Comitato Centrale di Kronstadt. Le colonne dell’accesso: il comitato Saharawi per Pavia. Bacheca: una settimana di cose da fare. AdP-Quai des brumes: avanti tutta

C e d r a t a Ta s s o n i per voi e per tutti

Ta s s o n i Una bevanda buona Una bevanda fresca Una bevanda corroborante Una bevanda moderna La bevanda per voi

2

MAI MORTI

strumenti

Mesmer

Meme, basta la parola

Cosa fare in caso di Golpe La rubrica dei luoghi comuni Regole meteorologiche Miglioramento del tempo: Nebbia alla sera. Cumuli di nubi isolate, che si muovono in direzione del vento. Cirri con forme strane a grande altezza, e, al di sotto, singoli cumuli di nubi. Bel tempo: Rosso di sera promette bel tempo per il giorno dopo. Con forte brina alla sera o nella prima metà della notte, niente pioggia il giorno dopo. Rondini che volano alte e rane che gracidano anticipano bel tempo. Nebbia mattutina che svanisce col sorgere del sole, è segno di bel tempo per la giornata. Se da grosse nubi si staccano piccoli brandelli, potrà fare bel tempo. Cumuli di nubi sferiche, significano tempo buono prevalentemente asciutto. Con tempo caldo temporali in arrivo. Cambiamento imminente del tempo: Se compaiono contemporaneamente diversi tipi di nubi (strati e cumuli di nubi, nuvole a pecorelle e cirri). Rosso di mattina anticipa pioggia pomeridiana. Nubi frastagliate, leggeri strati di nuvole che passano rapidamente e a bassa quota, segnalano pioggia imminente. Tempo cattivo: La bassa pressione è indicata da cirri che si muovono rapidamente. Cirri che si muovono a grande altezza indicano tempo cattivo. Cumuli di nubi che si formano rapidamente annunciano pioggia, d’estate temporale. Vento da ovest o vento da sud anticipano un cambiamento del tempo. Se il tempo è bello e il vento costante cambia direzione, o rinfresca molto, si avrà pioggia per il giorno dopo. Idem se, dopo tempo bello e senza vento, compare il vento insieme a cirri. Una massa omogenea grigiastra di cumuli o strati di nubi, anticipa precipitazioni. Se gli oggetti molto distanti appaiono particolarmente ravvicinati, pioverà tra breve. Se le pareti delle rocce o la ghiaia si mostrano di umidità, è segno di pioggia o neve. Se non c’è rugiada sulla vegetazione a terra, è segno di pioggia. Rondini che volano basse, rane e pesci che saltano indicano peggioramento del tempo. Tramonto giallo pallido è indice di pioggia. Tramonto giallo significa vento o tempesta. Aloni intorno al sole o alla luna, annunciano spesso con un giorno e mezzo di anticipo tempo pessimo, con precipitazioni continuate. Stelle che luccicano indicano che tempo brutto con precipitazioni in arrivo. Più il luccichio è rapido, e più è repentino il cambiamento del tempo. Freddo: Freddo in arrivo, quando, senza vento, alla sera o di notte si forma nebbia bassa nelle depressioni del terreno. Quando nelle belle giornate invernali, senza vento, il cielo si riempie di nebbia alta, farà freddo. Il gelo diurno che diminuisce, ma che ricompare verso sera, indica un tempo freddo e bello d’inverno. Alba giallo-marrognola, d’inverno, indica gelo prolungato.

Massimo Ghimmy

Come scrisse il New York Times, “ripetere 50 volte che free trade significa crescita e tutti i vostri dubbi spariranno” è inutile. Continuo a sentire intorno al processo conosciuto come globalizzazione una quantità di frasi fatte, snocciolate con nonclalace a più livelli comunicativi sia attorno al tavolo degli aperitivi sia, fatto decisamente più inquietante, al tavolo con fogli e telefoni dei telegiornalisti (sarebbe affascinante scoprire se è nato prima l’uovo o la gallina, ovvero se ci si ubriaca dopo il tg o se si fa il tg ubriachi). Ora, vista la pericolosità di non affrontare seriamente certi dati, certe espressioni e certe locuzioni di un argomento così attuale è arrivato il momento di dire quello che di solito, per convenienza, è taciuto. Alla globalizzazione fanno capo diversi fattori, se da una parte la spinta è quella di liberalizzazione dei mercati delle merci e dei capitali e dall’altra è conseguente ad inevitabile uno smantellamento del welfare con riduzione delle opportunità e delle libertà civili, in quanto sono necessari come contorno una politica di compressione della spesa pubblica ed estese privatizzazioni. Globalizzazione come liberalizzazione è un luogo comune che non trova riscontro nella dinamica delle realtà socioeconomiche. Prima di tutto si crede che le politiche di liberalizzazione abbiano aumentato il reddito mondiale. In realtà i dati empirici rivelano il contrario; prendendo in considerazione due diversi periodi di tempo, 1961-1980 e 1981-2000, perché è proprio dagli anni ‘80 che le politiche neoliberiste hanno preso piede, e che l’Africa Sub-sahariana e l’America Latina hanno adottato i programmi di aggiustamento strutturale imposti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, si può notare quanto la crescita del Prodotto Interno Lordo mondiale sia rallentata, è passata dal 78% del primo periodo al 28% del secondo! In particolare in America Latina dal 7 5 % all’8% e nel-

Questa è una storia che inizia qualche anno fa, non saprei dire esattamente quando. Forse nel 1980 quando Craig Patchett (Patchett e Wright, “CGI/Per Cookbook”, Wiley & Sons, 1998) comprò un modem da 300 baud, o quando Carlo Andrea Rozzi (testimonianza personale) ha usato per la prima volta nel 1992 NCSA Mosaic. O nel 1972. O ieri. Non fa molta differenza se l’Evo Moderno inizia con la “scoperta” dell’America, o la caduta di Granada e la “cacciata” degli Arabi dall’Europa o la morte del Magnifico (italiano, imbarazzante nazionalismo Gentile). Non fa molta differenza infatti. Qualcosa però è successo. Qualcosa che almeno potenzialmente poteva riprodursi (una configurazione elettronica in uno sputo di struttura cristallina, ma noi siamo di più?) con degli eventuali errori (avete presente il CD che salta?) e competere (quanti usano un MAC alzino la mano. Pochine eh?): s i chiamano

certamente è una pagina jsp, allora qualcuno l’ha scritta. Ma no, è la pagina di un sito, allora c’è un’Applicazione che qualcuno ha scritto sul lato server e che scrive degli script sul lato client. Ma ci sono degli Strumenti Visuali da istallare sul PC del programmatore che fanno costruire queste stupende Applicazioni che fanno muovere le stupende signorine. Si chiamano Delphi, .NET, Websphere e con quei nomi così poetici fanno dimenticare di essere dei Compilatori così volgari, l’anello più basso dell’evoluzione informatica. Magari scritti in C. Il C è un linguaggio “di programmazione di uso generale, caratterizzato dalla sinteticità, da un controllo del flusso e da strutture dati avanzate, e da un vasto insieme di operatori” (Kernighan B.W. e Ritchie D.M “Linguaggio C – seconda edizione”, Jackson, 1989). E cos’altro potrebbe essere d’altra parte. Una proteina? Una vitamina? Chim i c a organica o inorganica? E il C l’abbiamo proprio scritto noi. La specie più evoluta

del

l’Africa Sub-saha- riana dal +39% a -13% (fonte Banca Mondiale, World Development Indicators, Database). Unico dato positivo la Cina e l’Asia dell’est in quanto hanno impostato un processo particolare. In conclusione il PIL mondiale cresce oggi a un ritmo molto più lento rispetto al primo periodo in cui le economie erano più chiuse e protette, e in più dovremmo aggiungere un aumento delle diseguaglianze e il rischio di collasso per i paesi in via di sviluppo (fonte: “Non è vero - I dogmi del neoliberismo alla prova dei fatti”, ed. Movimenti Cambiamenti 2002 e relativa bibliografia). Ora rileggete questo articolo 50 volte, al mio tre vi sveglierete con dei dubbi... 1,2,3.

Copyleft Una piccola parentesi informatica... Il copyleft (http://www.gnu.org/licenses/licenses.html#WhatI sCopyleft) è un tipo di licenza (ovvero di condizioni di utilizzo scritte dall’autore) per la distribuzione (copia, modifica, traduzione, back-engineering) di programmi informatici che impone che ogni copia (modifica, etc.) dello stesso sia associata alla medesima licenza: un programma di software libero e richiede che anche tutte le versioni modificate e ampliate dello stesso siano software libero La maniera più semplice per rendere libero un programma è quella di farlo diventare di pubblico dominio, senza copyright. Ciò consente a chiunque di condividere tale programma e i relativi perfezionamenti. Ma così facendo, qualcuno poco incline alla cooperazione potrebbe trasformarlo in software proprietario. Potrebbe cioè apportarvi delle modifiche, poche o tante che siano, e distribuirne il risultato come software proprietario. Coloro che lo ricevono in questa versione modificata non hanno la stessa libertà riconosciuta loro dall’autore originale; è stato l’intermediario a strappargliela. Ovvero il diritto di proprietà intellettuale dell’opera viene strappato all’autore originale. L’obiettivo del progetto GNU è quello di offrire a tutti gli utenti la libertà di ridistribuire e modificare il software GNU, rispettando una licenza differente da quella di pubblico dominio. Questa licenza specifica che chiunque ridistribuisca il software, con o senza modifiche, debba permettere anche in seguito la libertà di poterlo copiare e modificare ulteriormente, garantendo che ogni utente conservi queste libertà. Inoltre incentiva altri programmatori ad aggiungere propri contributi al software stesso. E il

Elvis Ghibello

anche ereditarietà, variazione, selezione. Ecco qualcuno sostiene (Dawkins R., “Il gene egoista”, Mondadori, 1992) che in presenza di queste tre caratteristiche il meccanismo dell’evoluzione deve necessariamente entrare in azione. La selezione naturale, il DNA, noi. Deve. Dalla complessità emerge l’ordine. Quando apriamo un sito non sappiamo più chi l’ha scritto. Ma no,

copyfree

metodo funziona. Per trasformare un programma in copyleft, prima se ne stabilisce la proprietà (l’autore, il fondatore, l’enarca), quindi il soggetto così autorizzato fissa i termini di distribuzione del programma o di qualsiasi altro da esso derivato, imponendo comunque che venga riprodotto il copyleft originale. Il copyleft è un concetto generale; esistono svariate modalità per definirne i dettagli. Nel progetto GNU, i termini specifici vengono indicati nella GNU General Public License (Licenza Pubblica Generica GNU), spesso abbreviata in GNU GPL. La GNU Free Documentation License, abbreviata in FDL (Licenza per Documentazione Libera GNU - http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) è una forma di copyleft stilata per l’utilizzo in manuali, libri di testo o altri documenti onde garantire a chiunque l’effettiva libertà di copiare e ridistribuire tali materiali, con o senza modifiche, sia a livello commerciale che non-commerciale. La licenza appropriata è inclusa in numerosi manuali e in ogni distribuzione del codice sorgente GNU Più o meno suona così: Copyright (c) 2003, Paolino Paperino. è garantito il permesso di copiare, distribuire e/o modificare questo documento seguendo i termini della Licenza per Documentazione Libera GNU, Versione 1.1 o ogni versione successiva pubblicata dalla Free Software Foundation... Una copia della licenza è acclusa nella sezione intitolata “Licenza per Documentazione Libera GNU”. Un’alternativa usata già agli orti suona invece così:

pianeta, i citati Kernighan e Ritchie nel 1972, in California. Il punto più alto dell’evoluzione naturale. Dietro alla signorina, eccetera, eccetera, linguaggio C, c’è un uomo, anzi due. È piuttosto facile essere riduzionisti quando si è convinti di essere Dio. Se fossero stati in tre avremmo anche la Trinità bella e pronta. Ma è vero?

Emanuele Quinto

copiright Copyright (c) 2003, Paolino Paperino Quello che avete tra le mani, che nel seguito verrà indicato come “l’opera” (non per altro ma perché è locuzione più breve per “quello che avete tra le mani”) non è stato scritto per eccessivi fini di lucro (altrimenti non lo avreste tra le mani, evidentemente). Chi l’ha scritto, nel seguito “l’autore” per le stesse ragioni dell’opera di cui sopra, vi ha però dedicato del tempo e delle energie che in qualche maniera non gli dispiacerebbe venissero economicamente ricompensate. Quindi sembra equo all’autore dell’opera richiedere un’offerta fissata dal vostro buon cuore per la lettura della stessa. L’autore è certo che non sarà un problema per chi vi si sta dedicando, nel seguito il lettore, far giungere all’autore qualche moneta se non bigliettone. L’autore si impegna, in caso di distribuzione commerciale dell’opera, a far abbassare il prezzo di vendita con una quota del proprio profitto come forma di compensazione per gli attuali lettori. Ciò stabilito, l’opera può essere riprodotta, distribuita e tradotta in ogni altra lingua, in tutto o in parte, con ogni mezzo fisico o elettronico, senza il permesso scritto dell’autore. La distribuzione commerciale non è permessa né incoraggiata. Ogni riproduzione, traduzione, lavoro derivato o comprendente quest’opera deve essere coperto sotto questo avviso di copyright che deve essere riprodotto su tutte le copie. Cioè non potete produrre un’opera derivata da questa e imporre restrizioni aggiuntive sulla sua distribuzione. Eccezioni a queste regole possono essere garantite sotto certe condizioni; contattate l’autore.

terza pagina

Il falco pellegrino Il momento di inchinarsi ho dimenticato il freddo della vallata e la neve della vetta non mi gela più le ali l’acqua del ruscello non ricordo che gusto ha e quel sole che quando m’avvicino, quasi m’abbagliava, si è fatto pallido Non volo più in spazi aperti e la roccia calda non mi dà appoggio da mesi il mio cibo è cambiato e la mia preda non mi conosce il mio sguardo non è al di sopra di tutto si è riempito scendendo di terra e i miei voli non hanno più orizzonti lontani ma sono qui a cercare una collina dove svolazzare, protetto dalle mani di una donna che mi dice quando posso andare

La cuginetta

Barbarah

Appoggiati al gradino davanti con la vetrina di legno e vetro sull’altro lato della strada, fissavamo il mondo dentro cercando di darci una ragione della nostra storia. Eravamo scappati fuori per far ciondolare le sigarette, pacchetto nuovo per me ultima del pacchetto per lui, nell’aria frizzante e da un incrocio di parole sul KGB, sul deuxième bureau, Baudelaire, il presidente Mao, il progetto Apollo, le donne in caccia, i letti in cui si finisce a dormire. Fuori restammo con la questione aperta: la nipote del generale ci è o ci fa. Ci avrebbe fatto comodo avere delle prove più solide per prediligere una delle due teorie. Scott l’aveva fissata appena entrato e lei aveva ricambiato cercandolo con uno sguardo da predatrice ogni sette minuti. Da fuori potevamo vedere passare la donna più insignificante del mondo con un sorriso anonimo, tacchi scialbi, tenuta stretta con aria possessiva da un uomo inutile. Dopo, un ragazzino a sputare ormoni e rabbia. Ancora, tre ragazze uscite da un ballo prefestivo che entravano tuffandosi nella bolgia ormai festiva; una di loro aveva letto sottovoce l’insegna per essere sicura di essere dove era, la seconda aveva scagliato una sigaretta a metà per strada, la terza non aveva fatto niente. Uno dei Ragazzi è uscito a succhiarsi una sigaretta; si doveva sposare di lì a un mese, Scott doveva fargli da testimone, e si era trovato dentro tra la promessa sposa e la donna con cui condivideva più spesso i risvegli; chiaramente non erano la stessa persona, di lì il nervosismo evidente. Non ne ho la più pallida idea, dissi io. Devo pensarci, rispose. Gli offrii una delle mie e ne strappò via il filtro. Ci fa, non ci è, disse dopo i quindici secondi necessari per liberarsi della cellulosa e accendere un fiammifero. Aveva le sue vibrazioni e avevamo imparato che portavano dritti alla verità. A volte troppo dritti. Ci lasciammo qualche tiro di riflessione. C’era la cuginetta a dirigere il circo dentro ai vetri, dietro al bancone. Le sorrisi dalla strada nella cornice di bottiglie che aveva alle spalle. Ricambiò con un sorriso di comprensione. Forse c’era anche un lampo di affetto in quel sorriso. Era la parola fine alle nostre riflessioni. Ci faceva. Punto a capo. Tornammo dentro. Il derby di urla e birre tra il tavolo sotto la finestra e quello accanto alla porta sul retro si era spento per esaurimento fisico dei contendenti. Uno stanco appagamento e rilassamento post-coito pervadeva i superstiti rimasti in piedi.

Lì avevamo visti a Sanremo. Già pensavamo che ormai si fossero “commercializzati”, parola impronunciabile negli ambienti dei veri rockers. Era appena uscito un album con un “singolo”, errore gravissimo che li aveva ormai messi sullo stesso piano degli odiatissimi Duran. Eppure non appena leggemmo la notizia su Ciao 2001 avevamo già i biglietti. La mamma aveva così risolto il problema del mio regalo di compleanno ed io la mia fame di rock and roll. Dovevamo tenerceli stretti i concerti a quel tempo. L’Italia era considerata una piazza pericolosa dagli artisti internazionali: troppa politica, troppa polizia, sempre disordini. Quindi ai “coraggiosi” che scendevano lo stivale non potevamo non tributare il nostro omaggio, soprattutto se si trattava di Altezze Reali: i Queen. Raggiungere quella che all’epoca era ancora una Milano “da bere”, per gente che veniva come me da fuori poteva costituire un problema, che riuscimmo a risolvere grazie al provvido intervento di un amico armato di Fiat 500 (non quella che fanno adesso, quella vera). Statale a 60 all’ora poi finalmente la stupefacente visione della “ciabatta” del Palazzetto di San Siro (fatiscente struttura che oggi non esiste più dalla tipica forma appunto a ciabatta). Nessun problema di parcheggio. Ovviamente trattandosi delle 2 del pomeriggio... La previsione di apertura cancelli era per le 18 - 18,30; a quei tempi si calcolava ad occhio quando fosse il caso di aprire. Il servizio d’ordine era gestito dalla Celere e più di una volta mi è capitato di essere ancora fuori a cancelli chiusi con la band che aveva già cominciato a suonare, vabbè...... Eravamo già una piccola folla radunata al caldo di quel 14 settembre 1984, si parlava un po’ di tutto, andavano per la maggiore le battute rubate a Drive-In, calcio, donne (furoreggiava Tinì Cansino), musica (fortissima la divisione tra rocker e popster), Sara Simeoni, Pietro Mennea, politica. Gli anni di piombo non erano ancora finiti ma si respirava già aria di un nuovo boom economico. Sembrava anche che l’Italia fosse rinata, che avesse un

nuovo prestigio internazionale, e il fatto che fossero ricominciati i grandi concerti ce ne dava in parte la conferma. Erano gli anni 80: edonismo alle stelle, si poteva ancora sognare. Si aprono i cancelli, corsa sfrenata interrotta dal sinistro scricchiolare di ossa contro le transenne, pigiati e stipati come sardine avevamo guadagnato la prima fila. Ore di attesa premiate da un traguardo ambitissimo. La scenografia sul palco, ridottissima rispetto alle date dei concerti nel resto d’Europa, ricordava vagamente le sequenze di Metropolis. Una scalinata consentiva al palco di prolungarsi sino alle transenne e alla prima fila. Ancora attesa. Ritardo, molto ritardo. Ricordo che il Palazzetto era pieno di ragazzine con il frontalino croccante in testa (tipica struttura di capelli immobilizzata per sempre da quantità smodate di gel),

il biglietto jeans appena sotto il ginocchio, molti i Monclair senza maniche, malgrado la temperatura fosse tropicale, facce carbonizzate dalle lampade, insomma era pieno di “panozzi”. In compenso tutto il complesso era mezzo vuoto. Se lo racconti oggi nessuno ci crede, il Palazzetto era mezzo vuoto, per i Queen!!! Sì, è vero nell’84 i Queen non erano popolarissimi in Italia, Radio Ga Ga aveva aiutato la diffusione della loro musica, ma a noi quella roba non piaceva, volevamo rock’n’roll. Le luci all’improvviso si spensero, un intro assordante e fu rock and roll. Una “Tear it up” aprì le danze, le Regine

3

erano in grandissima forma, Freddie a dispetto delle voci che lo davano sfatto e molliccio, era invece tonico e muscolare, scattante e dinamico. May aveva un suono che non sembrava neanche provenire da questo pianeta. Il volume era mostruoso. Poi furono Tie your mother down, Under Pressure, Somebody to love, una dopo l’altra. Freddie passava dal microfono alla chitarra al piano con la stessa disinvoltura, scherzava con il pubblico con un piglio tipicamente mediterraneo, sembrava proprio che si stessero divertendo, e ricevevano dal pubblico lo stesso feedback in energia e calore. Spesso la coppia Mercury-May si spingeva giù dalla scalinata sino a noi “poveri mortali” a raccogliere tributi di mani. La cosa effettivamente ad un certo punto si rivelò un tantino pericolosa soprattutto per la chitarra di Brian su cui si concentravano le attenzioni del sottoscritto e di alcuni altri chitarristi bramosi di ricevere i poteri magici attraverso il contatto con l’icona a sei corde. Love of my life: voci stupende. Stone cold crazy: chitarre sbriciolanti, Another one bites the dust: basso mitico. Bhoemian Rapsody: piano da altro mondo. E poi arriva Radio Ga Ga, e si ripete la scena del video, tutti con le mani alzate a tempo, ragazzi e ragazze, paninari e rockers, e forse anche qualcuno della polizia. E pazienza se era il singolo in classifica su TV Sorrisi e Canzoni a pari merito con i Duran. Pazienza. I want to break free arriva con due tette enormi sul petto di Freddie, una drag queen perfetta e ante litteram. La parrucca resta per We will rock you, la musica si alza in cielo, il volume alle stelle le luci si spengono ancora; il silenzio invade la sala per un secondo e ad un tratto le note del piano di We are the champions irrompono fragorose. Si scatena il delirio, la canzone la cantiamo noi. Finisce la musica e noi la stiamo ancora cantando. I Queen non suonano più, hanno salutato, e noi stiamo ancora cantando. Le luci del Pala sono accese e noi stiamo ancora cantando. Sono passati vent’anni e stiamo ancora cantando.

Giulio Pastoretti

Avevamo seguito, ancora fuori, i passi della nipote con il fedele satellite, l’amica del cuore del mese di ottobre, per l’occasione con un top di pizzo nero e giacca di pelle nera. Si era lasciata seguire da un tapino intellettuale che ambiva a diventare l’amico del mese del mese di novembre. Aveva già presentato domanda in carta bollata di sostanze psicotrope coloniali, letture francesi, musiche berlinesi. Non avremmo fatto cambio con lui per tutto l’oro del mondo. Assistemmo alla teoria di borsette aperte accanto alla cassa. Giacche scamosciate, capelli spettinati, scarpe con la punta quadrata, pesanti maglioni di lana aperti su t-shirt scure, maglioncini a righe chiusi su wonderbra probabilmente neri. Chissà cosa pensavano di noi. Erano le risposte che Scott cercava di immaginare. Era un gioco cui vinceva sempre, aveva più fantasia di me: reduci di una delle ultime guerre, perdigiorno professionali, sciupafemmine, vecchi lascivi con le perversione della letteratura francese del ventesimo secolo.

Io e Scott

Stefano

4

cronache

Bacheca

In redazione Le colonne dell’accesso Ci troviamo su questo secondo numero zero, dopo alcune settimane di discussioni su molti argomenti legati chiaramente a questo giornale, e abbiamo ancora una questione ricorrente e di non certo facile soluzione che grava sulle nostre spalle: come possiamo produrre questa stessa rivista su cui ora scriviamo? Le idee nate sono molte e saranno esposte a breve; si abbia comunque la consapevolezza che una decisione non è ancora stata presa. Punto primo quanto costa la stampa? Il giornale dovrebbe uscire in 2000 copie per ogni numero e a questa tiratura la spesa oscilla tra i 250 e i 300 euro. Considerando quindi di produrre intorno ai 18 numeri annuali, ci troviamo ad avere bisogno di una cifra tra i 4500 e i 5400 euro annui. Date queste premesse sono nate alcune proposte. Ci si è trovati subito d’accordo nell’escludere una pubblicità con loghi di negozi o slogan imposti dallo sponsor, preferendo, nel caso si scegliesse questa strada, una forma di pubblicità auto prodotta o, meglio ancora, un semplice elenco dei nostri sostenitori con relativa somma versata. Altra proposta è stata quella di posizionare cassette contenenti copie del giornale in vari locali, unitamente ad una cassetta per le offerte, dichiarando la spesa effettivamente sostenuta per ogni copia e chiedendo una libera partecipazione. Un’ulteriore proposta è stata quella di legare, sempre in locali pubblici, l’acquisto del giornale al resto di un prodotto lasciando quindi al consumatore la facoltà di scegliere se avere il resto stesso in forma monetaria o ricevere una copia di Kronstadt. Considerando comunque in primo luogo l’entità della spesa, la strada migliore da prendere sarebbe probabilmente quella di trovare un compromesso fra queste possibilità. Sarà subito chiara, infatti, l’impossibilità di ricevere fondi sufficienti alla pubblicazione semplicemente appoggiandosi a sponsor commerciali o affidandoci completamente alle offerte dei lettori. Credo comunque che fino al momento in cui non avremo contatti diretti con gli eventuali sponsor, non si potrà capire quale sia la via migliore da seguire. Vi lasciamo con la speranza che, entro l’uscita di questo numero, potremmo avere qualche notizia in più che ci possa aiutare a scegliere la via migliore. Una sola decisione su questi argomenti è stata presa: quella della trasparenza con cifre sempre disponibili e pubblicate.

Salvatore Gulino

Il “Comitato Saharawi Pavia” è nato lo scorso anno dall’aggregazione di alcuni giovani che credevano e credono nell’importanza di un percorso di solidarietà con il Popolo Saharawi, un percorso che non si riduce ad interventi di tipo umanitario e assistenziale, ma si occupa anche di far fronte alle cause della loro esclusione sociale. I Saharawi, infatti, non possiedono un territorio su cui basare le ragioni della propria convivenza civile e identità culturale da quando, nel 1976, a seguito del ritiro della Spagna dalla sua colonia nel Sahara Occidentale e alla conseguente invasione marocchina, sono stati costretti a rifugiarsi nel deserto algerino ai margini di quella che era la loro terra, assumendo la condizione di profughi. Con il preciso intento di reagire a questo stato di cose, il “Comitato” pavese, nel suo primo anno di attività, si è mosso nella realtà locale con una serie di iniziative volte ad informare e sensibilizzare. Tra le altre ricordiamo la mostra fotografica itinerante “Sguardi Migranti”, il banchetto informativo, le video installazioni e l’accoglienza estiva di dieci bambini saharawi presso il comune di Valverde per permettere loro accertamenti medici e promuovere una collaborazione concreta tra le realtà istituzionali locali e il Popolo Saharawi. Tra i principali obiettivi del “Comitato” per il nuovo anno, c’è sicuramente quello di costituirsi come associazione autonoma, avendo finora lavorato in qualità di distaccamento della Associazione “Jaima Saharawi” di Reggio Emilia. Per quanto riguarda invece la sua attività, il “Comitato Saharawi Pavia” si ripropone di riprendere e ampliare il progetto di accoglienza e lavorare di nuovo per promuovere la sensibilizzazione, coltivando i rapporti creati lo scorso anno con istituzioni, enti e associazioni e creandone di nuovi, nel tentativo di dare vita ad un numero sempre maggiore di collaborazioni per una soluzione giusta e non violenta nel Sahara Occidentale.

Laura Ostè

appuntamenti 11-18 novembre Martedì 11 Novembre GODIASCO, Vie e piazze del capoluogo: FIERA DI SAN MARTINO - Mostra mercato attrezzature agricole, polenta e salamini. (Org. e info : Comune - Pro Loco, tel. 0383-940932) VOGHERA, Circolo Lo Stanzone, via XX Settembre, 92-ore 21.00: 11^ RASSEGNA OBIETTIVO IMMAGINE, Diaproiezioni - Incontri ATTRAVERSANDO LA CINA, di Luigi Cavagnolo - Carlo Lenti. (Org.: Gruppo l’Immagine;info: tel. 0383365446) PAVIA– Barattolo, Via dei Mille 130a Cineforum - ore 22.00: I CANNIBALI (1968) di Liliana Cavani; Ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli (1970) di Elio Petri. (info: www.ecn.org/barattolo)

Parlare di nebbia in novembre potrebbe risultare banale, un argomento tipico per riempire i tempi morti di una conversazione in treno... Il punto è che forse anche le chiacchiere apparentemente disimpegnate sottendono un’ansia comunicativa a volte sottovalutata ed in realtà molto più ingente della paura di un silenzio “di circostanza”. Il gruppo A.d.P. ha cercato sostanzialmente di dimostrare questo assioma l’estate scorsa con il progetto di allestimento “Camera a nebbia” e si dichiara intenzionato a continuare l’esperienza in questione realizzando un catalogo che sia rivelazione tangibile delle testimonianze apportate. L’idea è sempre quella di tracciare una mappatura della situazione artistica locale, di confermare come a Pavia sia possibile fare e parlare d’arte proprio in seno ad una grande eterogeneità di stili, teste, critiche. Non dunque un monumento per affidare a qualche soffitta la memoria di un discorso iniziato, ma la manifestazione tangibile di un desiderio di continuità, affinché lo scontro generi particelle che s’incontrino sempre. L’intento persiste.

Paolo Bertazzoni

C’è un edificio sulla riva del Ticino, sulla curva verso la fiera, un gigante in cemento e mattoni, in parte nascosto da pochi alberi. Per chi non conosce la sua storia era la stazione postale durante il periodo fascista, gli idrovolanti atterravano e i materiali venivano portati all’interno per un lungo scivolo. Adesso il gigante è ferito da ogni lato e il fiume ha perso ogni sua funzione se non quella decorativa - ben poco per un simbolo attorno al quale per migliaia di anni ha ruotato la vita della città. E il gigante rimane a guardarci e a chiederci cosa faranno di lui: in una città universitaria c’è da aspettarsi possa nascere uno spazio creativo, magari con mostre e allestimenti temporanei, magari dato in gestione dal Comune a gruppi misti di cittadini e studenti per laboratori ed esposizioni d’arte, magari liberamente, senza dazi. Non vogliamo neppure pensare all’ennesimo anonimo pub o ristorante, la cui sola lontana idea lascia sgomenti. Attendiamo fiduciosi che quello che era un luogo di servizi torni ad essere tale, come primo passo per la riconquista del nostro fiume, semplicemente.

Domenica 16 Novembre

PAVIA - Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136 - venerdì 14, ore 20.30, domenica 16, ore 15.30: LIRICA AL FRASCHINI, STAGIONE 2003 - 2004; IDOMENEO di W. Amadeus Mozart - Orchestra lirica: I Pomeriggi Musicali di Milano. (Org. e info: Teatro Fraschini, tel. 0382371202) CODEVILLA, Thunder Road, ore 23.30: ASILO REPUBBLIC – Tributo a VASCO ROSSI - Ingresso Libero - Cons. Obbl. 8,00/10,00 Euro - Ore 1,00 DJ ZIO VITE. (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)

CANNETO PAVESE, Centro Sociale, FESTA DI SAN MARTINO Degustazioni vini tipici e caldarroste. (Org. e info : Pro Loco, tel. 038588021) PAVIA - PUNTA SU PAVIA. Visite guidate a tema, musei gratuiti, mostre, spettacoli e animazione, concerti, degustazioni pomeridiane, attività ludiche per bambini e occasioni di shopping (Org.: Dedalo; tel. 038222156, www.comune.pv.it/cultura/ puntapavia03) SOMMO - S.o.m.s. - via Roma 169, ore 9,00 - 18,00: IL CORTILE DEL LIBERO SCAMBIO…OVVERO IL CORTILE DELL’USATO - Mercatino e scambio vecchi oggetti. (Org. e info: S.O.M.S., tel. 0382-402127) VOGHERA - Palatexas, via Morato, 18 - ore 14.30: ACCP SHOW - Gare per cani da presa. (Org. e info: Cowboys’ Guest Ranch, tel. 0383364631 - www.cowboys.it ) VOGHERA - Teatro Centro Adolescere, ore 15.30: AUTUNNO FOLK - Pomeriggi musicali con la musica e le tradizioni dell’Oltrepò. “Musica tradizionale dell’Appennino” con Stefano Valla e Daniele Scurati (piffero e fisarmonica). (Org. : Comune di Voghera - Centro Adolescere; info : tel. 0383-343011) CODEVILLA, Thunder Road, ore 23.30: SUPPER’S READY - GENESIS tribute. (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)

Sabato 15 Novembre

Martedì 18 Novembre

Giovedì 13 Novembre VOGHERA, Teatro San Rocco, P.zza Provenzal, 3 - ore 21,15: BUIO IN SALA - STAGIONE DI PROSA 2003-2004 - “LENNON & JOHN DUELLO TEATRALE” di Giancarlo Lucariello - Regia di G. Lucariello e M. Natale - con Giampiero Ingrassia - Giuseppe Cederna. (Org.: Comune - Fama Fantasma; info : tel. 0383332323) CODEVILLA, Thunder Road, ore 23.00: LA FESTA DEL GIOVEDI SERA - ONLY FM - Cover a tutto spiano - Ingresso Libero - Cons. Facoltativa - Ore 00,30 DJ ALE. (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064)

Venerdì 14 Novembre

Quai des brumes

passionate con B. Greppi, A. Citelli, Mimi OPS! R. Sacchi, Prezzemolo, Cantosociale. (info Associazione Cortine di Suono www.cortinedisuono.it, tel 3335740348) CODEVILLA, Thunder Road, ore 23.30: ZENIGATA - Ingresso Libero - Cons. Obbl. 6,00/8,00 Euro - Ore 1,00 DJ STE. (info: www.thunderoad.net tel:0383 373064) PAVIA – Castello Visconteo: Mantegna e l’incisione del Rinascimento (fino al 15.01.2004). Ingresso 4 euro. Orari: Martedì–Venerdì (09:00 13: 30) Sabato-Domenica (10.00 19.00) (info 0382/33853)

VIGEVANO - Piazza Martiri della Libertà, ore 8,00-20,00: BANCARELLE TRA LE COLONNE - Mercatino dell’antiquariato e dell’usato. (Org.: Lions Club Colonne, info : Pro Loco, tel. 0381-312624) CANDIA LOMELLINA, Palazzo Comunale, sala Narciso (fino al 23 Novembre): “IL PO DA CANDIA A VENEZIA IN BARCE’” - Mostra fotografica in occasione dell’anno internazionale dell’acqua. (Org. e info: Biblioteca - Comune, tel. 0384-74003) CASSOLNOVO - Teatro VERDI - Terre di Musica 2003 - Viaggio nella musica e nel canto della tradizione popolare attraverso concerti, immagini, conferenze. Ore 16: VOCI E CANTI VIVONO – Conferenza: Investire sulla memoria registrare la Storia, l’Archivio Orale Lomellino “F. Scaglioli” con C.Bermani, B.Cartosio, M.Savini. Ore 21.30: “A Fiorella” CANTO PER UN AMICA Musich e,canti,poesie,parole e immagini ap-

PAVIA – Università degli Studi - Dipartimento di Studi Politici e Sociali ore 16.00: Presentazione: Fascismo. Teorie, interpretazioni e modelli – di Marco Tarchi PAVIA - Teatro Fraschini, Corso Strada Nuova, 136 - ore 21.00: DANZA AL FRASCHINI - STAGIONE 2003 - 2004. SPARTACUS, musiche Aram Kachaturian, coreografie Yuri Grigorovich. (Org. e info: Teatro Fraschini, tel. 0382-371202) PAVIA – Barattolo, Via dei Mille 130a - Cineforum - ore 22.00: PARTNER (1968) di Bernardo Bertolucci; VENTO DELL’EST (1969) di J.L.Godard (info: www.ecn.org/barattolo) Kronstadt Periodico probabilmente bimensile Numero 0/2 Redazione: Alice Bescapè, Paolo Bertazzoni, Salvatore Gulino, Emanuele Quinto Stampato in proprio

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