k ronstadt 18 © Massimo Ghimmy
periodico bimensile Numero 18 Giovedì 9 Giugno 2005
Torno subito Stefano Menegon A.F.A.
C ome la sinistra perse le elezioni Io voto, e voto sì Allora possiamo proprio confessarcelo, che è finita. L’anno scorso di questi tempi Poiché sembra sempre più spes- rità positive che obbligano a certi pensavamo di avercela fatta. Che finalmente, a cinquant’anni dalla guerra mondiale persa, nonostante almeno l’onore fosse stato salvato dai partigiani (bianchi, rossi, giellini, monarchici financo), e nonostante qualcuno cominciasse a dire in giro che anche i repubblichini avevano salvato la patria (a modo loro, beninteso). Dopo le stragi, i profeti inascoltati e tutto il resto. Dopo tutto avevamo la stessa moneta della Germania e della Francia e del Principato del Lussemburgo. Dopo tutto, finalmente, avremmo avuto un governo serio. Che avrebbe abolito le peggiori leggi della precedente legislatura, che avrebbe risolto i problemi amministrativi della giustizia, processi veloci e lotta all’evasione fiscale, una politica per le infrastrutture (chiudere i cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria, ancora con un tratto a corsia unica e doppio senso di marcia, più stretta di Viale della Libertà), serie norme sulle autority, una ragionevole politica di sviluppo nei limiti dei vincoli di bilancio rispettati scrupolosamente. Magari con qualche guizzo di sinistra, visto che quanto sopra dovrebbe appartenere al bagaglio programmatico di qualsiasi partito di buonsenso. Ma torniamo ai nostri ricordi di un anno fa. Non avevamo fatto certo i conti con quanto fossero cialtroni a sinistra. In breve, non persero l’occasione di litigare come delle comari sui referendum, poi si discusse delle primarie, poi cominciò l’estate e l’attenzione del paese fu distolta dall’apparizione in televisione di un’infanticida, che tra l’altro aveva molto desiderato apparirvi. L’estate estrema, troppo calda, fredda, secca, bagnata non avrebbe fatto nessuna differenza e infatti non la fece. Settembre, ottobre e novembre passarono in un lampo. L’inizio del campionato, qualche grande già traballante, panchine a rischio, appassionarono, come sempre il paese. A dicembre, un uomo inutile, già inventore della mascotte dei mondiali più da fessi che si fosse mai vista, scese in pista; da giovane aveva avuto una passione allora glamour e ora vintage per le corse in macchina. Il Clinton de noartri saltò sul carro, una bisarca più che altro, l’uomo col baffo ci penso un po’ su e il clemente presidente di una delle camere lo vide come un passaggio, o un presagio, per il colle più alto. Ma quello era il prezzo che chiedeva il perdente, oltre l’impunità, e si rimandò la questione. L’uomo del colle si dimise all’indomani delle elezioni quando il presidente incaricato, su un fiammante bolide rosso promise di riportare in vita la lira, di mantenere l’inquilino di Palazzo Koch a vita e in genere di portare la grinta di una squadra vincente. A giugno il paese si ritrovò più tranquillo e felice e il campionato fu vinto, quell’anno e per tutti i seguenti, dalla Juventus. Emanuele Quinto
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PPP: Petrolio, la storia d’Italia secondo Pier Paolo Pasolini Ecos da Luisitania: parte quinta: il Portogallo dopo la rivoluzione Doppiavùdoppiavùdoppiavù: www.netdisaster.com, sì, sì, fategli del male
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Senza filtro, la prima radio bimensile [...]: 20000 Lieues Sous Les Mers di Jules Verne, traduzione originale di Stefano Menegon
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cronaca: Torno subito, la crisi dei commercianti pavesi Le colonne dell’accesso: Osservatorio Società Pavese
so che la nostra società cada dalle nuvole quando le si presenta una questione teorica e morale qualunque, come se non avesse più punti di riferimento, e non li avesse mai avuti, e navigasse a vista senza capire, sotto un cielo scuro e senza stelle, più volte ho avuto occasione di dire che, in un’epoca di oblio diffuso e di apparente eclissi dei saperi minimi che si credevano consolidati come la nostra, è necessario ribadire persino i fondamentali. Per così dire, ripartire dal punto zero del sapere. Quindi i miei lettori mi scuseranno se questo mio articolo sarà un po’ pedante. Il laicismo è una forma di pensiero che, rimettendo alle capacità critiche e razionali dell’individuo la decisione sulle questioni ultime, lascia indeterminato il posto occupato dalle verità assolute, in sé inconoscibili con certezza anche se oggetto di una profonda aspirazione umana, come ben sapeva Kant, privilegiando, rispetto alla devozione a questi principi trascendenti, l’esercizio della libertà associata alle capacità razionali presunte universali e, quindi, uguali in tutti gli uomini. Il confessionalismo, al contrario, è una forma di pensiero fondato sulla convinzione del possesso delle verità ultime sul mondo e sull’esistenza dalle quali si fanno discendere i criteri di decisione attraverso i quali l’uomo fa l’esperienza conoscitiva del mondo e conduce la sua azione nel mondo e con gli altri uomini. I due approcci sono profondamente differenti. Mentre il primo, lasciando indeterminato il luogo dei principi primi, non impone alcuna verità positiva ma, al contrario, lascia alla responsabilità del singolo di decidere e di motivare la propria decisione, il confessionalismo, poiché è nella convinzione di possedere delle verità assolute, impone delle ve-
comportamenti impedendo tutti gli altri. Quindi, se il laicismo non impedisce alcun comportamento legittimo, cioè rispettoso della libertà altrui, ma li ammette tutti, il confessionalismo li impedisce tutti eccetto l’unico ritenuto rispettoso delle verità ultime. Al contrario di quanto si va sostenendo in questi giorni da più parti, non ultima la Chiesa, il laicismo non è contro la fede in Dio o in un’idea, anzi è la garanzia che essa possa essere esercitata. Per questo motivo, il laicismo è un patrimonio comune, di tutti, anche dei cattolici e va difeso gelosamente, poiché tutto ciò che fa è sottrarre spazi alle imposizioni e quindi aprire spazi alla libertà (per approfondire vedi N. Abbagnano, Dizionario di Filosofia). E’evidente che le leggi, che comportano una validità universale, per tutti i cittadini, e trasversale, cioè per tutte le classi, devono essere ispirate allo spirito laico. L’attuale regolamentazione della fecondazione assistita e della ricerca scientifica sugli embrioni è una legge confessionale, voluta da una piccola parte della società italiana e fondata su principi non universalmente condivisi. Prova ne è che il dissenso e il consenso ad essa è trasversale e apartitico, li si ritrova a destra e a sinistra. Questa legge è confessionale poiché, partendo da una convinzione assoluta sull’identità dell’embrione, che come ogni buon filosofo e ogni buon scienziato sa non è una verità oggettiva ma una metafora che permette di riconoscere un fenomeno all’interno di un paradigma (è classico il testo di T. Kuhn, “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”), impone alla donna e ai ricercatori comportamenti come l’impianto degli embrioni senza diagnosi, col rischio di fare crescere e generare individui con gravi malattie genetiche pericolose per il
feto e per la donna, e ne impedisce altri come produrre più di tre embrioni per volta, sottoponendo al donna a diversi cicli di stimolazione altamente debilitanti, non in base a criteri razionali, lo ripeto, ma in base a una convinzione di fede sull’istante preciso dell’inizio della vita umana, in sé indeterminabile. Si privilegia, quindi, la monade biologica, rappresentata dall’embrione, rispetto al rapporto diadico madrefiglio che è la chiave di ogni esistenza umana che è fatta di dono reciproco, di desiderio reciproco, di amore reciproco, di accettazione reciproca poiché l’essenza dell’esistenza umana non è la purezza ideale dell’unicità, questa è la freddezza immodificabile della morte, ma è la molteplicità della reciprocità che fa nascere e crescere gli individui in una dinamica incessante di scambio. Furono convinzioni di fede anche il sistema geocentrico, la creazione della specie umana a partire da Adamo ed Eva, la credenza nei malefici diabolici delle streghe. Ciò non significa che in materia di procreazione assistita e ricerca sugli embrioni si debba andare verso un far west senza legge. La materia è complessa e delicata e deve essere normata. E non significa nemmeno che una legge, in generale, non imponga dei limiti ai comportamenti e non stabilisca delle responsabilità. Una legge organica è urgente e necessaria, ma fondata su altri principi e ispirata al rispetto della libertà, che è sempre l’unico vero criterio capace di tutelare tutte le posizioni coinvolte. Per questo motivo, per riaprire il dibattito e ottenere una nuova legge, occorre andare a votare in tanti per il referendum del 12 giugno (il referendum è valido solo se raggiunge la quota di 50% + 1 degli aventi diritto al voto) e votare SI’. SI’= voglio abrogare la legge in vigore. Matteo Canevari
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PPP Petrolio due o tre anni fa mi esistenza sono accorto dell’esistenza di Petrolio. varie copie dell’Einaudi ’92 hanno cominciato a circolare per i mercatini. dai remainders? zero, asciutti. librerie dell’usato? niente, sempre niente. e a un certo punto, tra un banchetto della verdura e uno del baccalà, di mese in mese, al contagocce cominciano a comparire le Einaudi ’92. ciascuna coi suoi acciacchi. sulla terza di copertina di una copia, ad esempio, un bambino ha disegnato coi pastelli a cera delle figure indecifrabili: pozzi petroliferi, penso subito, ma a guardare meglio deve essere un animale molto grosso che mangia un altro animale un po’ meno grosso. in un’altra trovo un biglietto ferroviario GenovaTrieste, andata e ritorno.
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sandalo? secchiello e paletta? biglie? pronti per l’estate?
strumenti
Doppiavùdoppiavùdoppiavù www.netdisaster.com
uno strano sortilegio: chi sa che esiste vuole parlarne sempre meno; e il romanzo stesso tende a scomparire: delle 2000 pagine messe in cantiere Pasolini ne abbozza 600 (“il Mondo” 26/12/ 74), ma raccoglie lui stesso solo 337 fogli nella fotocopia del ’74. quando muore, Pasolini lascia in tutto 522 fogli, “con un aumento di quasi 200 pagine in 13 mesi” (Roncaglia). Pasolini immagina Petrolio come parte di due nuovi un tutto, protagonisti sezione di un metaromanzo vastissimo che non arrivò mai nemmeno ad abbozzare, e questa parte sarebbe stata l’edizione filologica di un testo inedito, con tanto di collazioni tra codici, tradizione manoscritta e apocrifi da una parte, e dall’altra le prove ester-
circolazione. qualcuno lo vede per strada, ma non è sicuro che sia lui. l’incompiutezza diventa drammaticamente una forma di inesistenza, e l’opera, da inconsistente che è si espone alla morte. ma il tempo passa, e intorno a Petrolio s’addensa tutta una massa di documenti, di fotografie, di testimonianze orali. c’è la lettera a Moravia. c’è la fotocopia del ’74. nel ’92 esce l’edizione Einaudi con la nota filologica di Roncaglia. sei anni dopo è la volta del meridiano Mondadori. oggi il cerchio si chiude: da una parte l’autore, quasi sopravvivendo a se stesso, porta a termine l’opera secondo una trama scritta dopo la sua morte; dall’altra l’opera si è scritta con fedeltà secondo una trama che ancora non esisteva. in mezzo al cerchio sta il lettore.
Il sito recensito in questo numero è faceto e tranquillo. Per una volta non ha implicazioni politiche o religiose di alcun tipo. E’ un sito dove scaricare la tensione, un sito per sfogarsi. Andiamo subito al dunque: non avete mai desiderato distruggere un sito che infastidiva? Magari uno di quei beceri siti new age, o un sito di cartomanzia, o ancora l’home page di movimento estremista? Sono sicuro che ogni persona che usa la rete abbia, nel suo cuore, almeno un bersaglio prediletto. Eppure non siamo tutti provetti pirati informatici... senza contare che manomettere un sito con un incursione di pirateria informatica è leggermente illegale! Rimane quindi la frustrazione di poter vedere alcuni siti propugnare le loro fesserie o difendere i loro meschini ideali di fronte a tutto il popolo di internet (la Grande Biblioteca di Babele). Se siete interessati a una piccola, dolce vendetta, allora segnatevi questo indirizzo: http://www.netdisaster.com; Il suo funzionamento è semplice e diretto. In centro c’è uno spazio bianco in cui scrivere il bersaglio. In cosa consiste il bersaglio? Ma nel sito che volete distruggere, ovviamente! Poi occorre scegliere l’arma adatta, tra la vasta gamma a disposizione: da
molte notizie su Petrolio si trovano nel sito www.pasolini.net, collegamenti dove sono riportati anche testi importanti come la citata lettera a Moravia. altri siti mi sembrano ricchi ma superflui. l’edizione preferibile è l’Einaudi. da veri bibliofili è trovarne una copia del ’92 ancora con la sovraccoperta originale. altro titolo che si recupera facilmente in giro è l’edizione del novembre ’75 degli Scritti corsari. a Napoli Martone procede con il Progetto Petrolio. Carlo Pirola
chi diamine ha rovesciato il caffé sul sito? uno dei primi mille visitatori? quelle tecnologiche (missili atomici, colpi di pistola…) ai disastri naturali (inondazioni, meteoriti…), a cose più golosamente biologiche (lumache, vermi o sciami di vespe che pungono il sito bersaglio ricoprendolo di schifosi bubboni). In base all’arma che usate, potrete deturpare la grafica del sito bersaglio in maniera differente. Si può anche scegliere se condurre personalmente l’attacco, a colpi di click, o lasciare che sia netdisaster a fare tutto il lavoro, mentre noi ci godiamo lo spettacolo guardandolo dallo schermo del PC. Ma l’attacco al sito è reale? Ovviamente NO! Non state distruggendo davvero la pagina bersaglio, ma solo una sua copia, in formato immagine, caricata sul motore dell’applicazione di netdisaster. Si tratta quindi una vendetta fittizia, assolutamente innocua (e legale). Ha un effetto altamente terapeutico! Evviva netdisaster! Giù tutti a distruggere i siti dei cattivi, evviva! Simone “Maro” Marini
Ecos da Lusitania Parte quinta I periodi infuocati della rivoluzione condussero, nell’aprile del 1976, alla formulazione della nuova Costituzione. Nello stesso mese vennero indette le elezioni che, sebbene portarono alla vittoria del Ps, evidenziarono una tendenza dell’elettorato portoghese a preferire le forze centriste: ormai l’impeto sovversivo aveva lasciato posto alla prudenza. Il nuovo governo ereditò tutti i problemi che le precedenti gestioni non erano riusciti a risolvere: disoccupazione, inflazione, aumento della spesa pubblica, ricorso al credito estero, imposizioni del Fondo Monetario Internazionale, fuga dei capitali e arrivo di popolazioni dalle ex colonie. A nulla valsero i tentativi di creare una base parlamentare maggioritaria: le intese con il Cds fallirono e le forze di destra si coalizzarono in un’alleanza dura da scalfire. Alle elezioni del 1979 l’Aliança Democrática 1979 (l’aggregazione dei la destra al governo partiti di destra) riscosse la maggioranza assoluta: era così nato un periodo di stagnazione legislativa ed economica che condusse inevitabilmente a reiterati ribaltamenti delle fiducie parlamentari che, come in Italia, non videro mai sosta alcuna. Intanto negli anni ’80 germogliò la convinzione che la vendita dei beni nazionali fosse l’unico mezzo per riassestare le finanze pubbliche al fine di riavviare lo sviluppo del Paese; cominciarono così senza sosta le privatizzazioni di banche, assicurazioni e testate giornalistiche; le imprese pub1976 nuova Costituzione Socialisti al governo
Questa immagine è stata rilasciata nel pubblico dominio dal detentore del copyright, o il copyright è scaduto. Questa norma vale in tutto il mondo. foto tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/Pier_Paolo_Pasolini Questa immagine è stata rilasciata nel pubblico dominio dal detentore del copyright, o il copyright è scaduto. Questa norma vale in tutto il mondo. è due o tre anni che numeri mangio a piccoli pezzi Petrolio, come una scorta unica destinata a finire. nel Dizionario Bompiani degli autori Enzo Siciliano non parla del romanzo. però nove anni prima, nel ’78, sempre Siciliano vi accennava nella sua Vita di Pasolini - lo ricorda Roncaglia (Einaudi ’92) che definisce il progetto del libro “un segreto annunciato, e del quale alcuni amici – per esempio, Paolo Volponi ed Enzo Siciliano – erano in qualche misura al corrente”. così Petrolio mi appare nella luce di
ne come testimonianze orali, fotografie, lettere dell’autore e dei suoi amici, documenti storici, documenti cinematografici. il 2 novembre ’75, l’autore esce di casa. l’opera preferisce rimanere, accende la tele e ci si addormenta davanti. fa un sogno: uno scrittore lascia in auto un inedito, ma quando torna al parcheggio la macchina non c’è più. lo scrittore non sospetta di nulla, gli hanno solo fregato l’auto. ma il sogno si conclude con l’inedito che guida veloce un’alfetta in via della Conciliazione. quando si sveglia, Petrolio scopre di essere rimasto solo. e incompiuto. sparisce dalla
bliche furono convertite in piccole società le cui azioni vennero vendute, a prezzi stracciati, a gruppi finanziari. Ormai il processo di decolonizzazione era stato completato, anni ‘80 ma il prezzo da padecolonizzazione gare era molto alto: privatizzazioni l’abbandono incondizionato del potere nelle colonie lasciò centinaia di migliaia di portoghesi che lì si erano stabiliti, senza garanzie. Ciò comportò il ritorno di mezzo milione di portoghesi (i cosiddetti retornados), creditori di indennizzi materiali e morali, dalle province. I paesi africani, inoltre, non erano affatto preparati all’indipendenza senza la cooperazione dei mezzi tecnici, politici ed economici degli altri stati: l’Angola e il Mozambico caddero in condizione di miseria e di instabilità politica che portarono alla guerra civile. L’indipendenza della Guinea, di São Tomé, di Capo Verde e di Timor Est non ebbe tutto sommato conseguenze molto diverse. L’abbandono delle Comunità Europea colonie rappresentò Unione Europea la fine di un sogno Euro iniziato all’epoca delle grandi scoperte geografiche e aprì quel senso di vuoto, di amputazione da quel lustro internazionale perduto per sempre. L’adesione alla CEE prima e all’UE poi, comportò e comporta tutt’ora l’ennesimo tentativo di adattamento e integrazione alle altre potenze europee, lo sforzo di riportare alla ribalta un Paese da sempre relegato in quello spazio geografico dove “finisce la terra per incontrare il mare”…il resto è saudade… Camillo -
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Nel centenario della morte di Jules Verne (Nantes 1828 - Amiens 1905), vi presentiamo una traduzione originale tratta da uno dei suoi romanzi più famosi, “Ventimila leghe sotto i mari”. Verne, in compagna di autori come i vari Salgari, Carrol, Baum, ha allietato l’infanzia e l’adolescenza di innumerevoli generazioni con le sue opere d’avventura e del fantastico.
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È considerato con H.G. Wells il fondatore della fantascienza. Tanto quanto la fantascienza di Wells era carica di foschi presagi per il futuro, così possiamo trovare nei libri di J.V. un lucido e razionale ottimismo per il progresso scientifico, figlio delle filosofie positiviste dell’Ottocento: i suoi libri sono pieni di fantasiose invenzioni che la scienza dimostrerà essere in gran parte possibili
da “20.000 leghe sotto il mare” di Jules Verne www.gutenberg.org/etext/5097 traduzione di Stefano Menegon Il Nautilus fu riportato in superficie. Uno dei marinai, piazzato sull’ultimo scalino, fece girare la ruota del portello. Ma le madreviti erano appena allentate quando il portello si alzò con una violenza estrema, evidentemente tirato da una delle ventose di un braccio del polipo. Subito uno dei suoi lunghi tentacoli scivolò come un serpente attraverso l’apertura, e venti altri si agitavano al di sopra. Con un colpo d’ascia il capitano Nemo tagliò questo formidabile tentacolo che scivolò, contorcendosi, lungo la scala. Nel momento in cui ci spingevamo gli uni contro gli altri per guadagnare la piattaforma, due altri bracci, sferzando
l’aria, s’abbatterono sul marinaio che stava davanti al capitano e lo sollevarono con una violenza irresistibile. Il capitano Nemo lanciò un grido e, di slancio, corse sul ponte esterno. Noi lo seguimmo immediatamente. Che scena! Il poveraccio, avvolto dal tentacolo e attaccato alle sue ventose, era sbatacchiato in aria secondo il capriccio di quella enorme tromba. Soffocava, rantolava, gridava: “Aiuto! Aiuto!” Quelle parole pronunciate in francese mi causarono un profondo stupore! Avevo dunque un compatriota a bordo, parecchi forse! Quello straziante appello lo ricorderò per tutta la vita. Lo sfortunato era perduto. Chi poteva sottrarlo a quel potente abbraccio? Il capitano Nemo si era precipitato sul polpo e, con un colpo di ascia, gli aveva tagliato un altro tentacolo. Il suo secondo lottava rabbiosamente contro altri mostri che strisciavano sui fianchi del Nautilus. L’equipaggio si batteva a colpi di scure. Il Canadese, Consiglio ed io affondavamo le nostre armi in quelle masse carnose.
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e non dimenticate l’asciugamano! perché?
(come il sottomarino Nautilus del Capitano Nemo, dove stiamo per avventurarci). Fu un autore molto prolifico, ed ebbe grande successo anche in vita. Altri suoi romanzi celebri sono “Viaggio al centro della Terra”, “Dalla Terra alla Luna”, “Il giro del Mondo in 80 giorni”, “Michele Strogoff”. Stefano Menegon
Era terribile. Per un attimo credetti che il disgraziato potesse salvarsi. Sette tentacoli su otto erano stati troncati. Uno soltanto, brandendo la vittima come una piuma, si torceva nell’aria. Ma nel momento in cui il capitano Nemo e il suo secondo tornarono a colpire nuovamente, l’animale lanciò una colonna di liquido nerastro, secreto da una borsa posta sotto l’addome. Non vedemmo più nulla. E quando questa nuvola si fu diradata il polpo era scomparso e con lui quel poveraccio del mio compatriota. Quale rabbia ci prese allora contro quei mostri!
Non ci controllammo più. Dieci o dodici bestie avevano invaso la piattaforma e i fianchi del Nautilus. Rotolavamo confusi in mezzo a quei tronconi di serpente che si contorcevano tra fiotti di sangue e getti d’inchiostro nero. L’arpione di Ned, a
ogni colpo, si ficcava negli occhi glauchi dei polpi e li crepava. Ma il mio audace compagno fu rovesciato dai tentacoli di un mostro che non aveva potuto evitare. Il formidabile becco del polpo si era aperto su Ned. Il disgraziato era sul punto di essere tagliato in due. Mi precipitai in suo aiuto. Ma il capitano Nemo mi aveva preceduto. La sua ascia sparì tra le due enormi mandibole e il Canadese, miracolosamente salvo, affondò completamente il suo arpione nel triplice cuore del polpo. “Mi sono guadagnato questa rivincita!” disse il capitano Nemo al Canadese. Ned s’inchinò senza rispondere. Il combattimento era durato un quarto d’ora. I mostri, battuti, sgombrarono infine il campo e scomparvero fra i flutti. Il capitano Nemo, rosso di sangue, immobile presso il fanale, osservava il mare che aveva inghiottito uno dei suoi compagni: grosse lacrime colavano dai suoi occhi.
Senza filtro
Lo dicono i meteorologi, lo dicono i termometri, lo dicono le ascelle che iniziano a sapere di sogliola avariata: è estate! E’ giunta finalmente la stagione in cui la natura esplode in tutta la sua prorompente generosità: spuntano i dehor, sbocciano le scollature e, in una pirotecnia di gusto, avvampano gli ormoni. Questa è Senza Filtro, la prima trasmissione radio che va in onda su carta, che ama gli aperitivi a bordo piscina e che non si vergogna di ammettere che il bikini è meglio del costume intero. Andiamo a cominciare [On Air: Jazzanova – SOON] Referendum: EPISODIO II La rivincita del clero. Non c’è via di scampo: dove si parla di sesso ecco che, come un avvoltoio pronto ad avventarsi su un cadavere squisito, il Vaticano inizia ad emettere dichiarazioni a raffica. Papa Ratzinga (beatificazione spazialeeeee) non fa eccezione: ogni tre per due fa sapere al mondo che “non presentarsi è cosa buona e giusta”, che “dio è astensionista per antonomasia” e che “dobbiamo proteggere la vita, anche se è di fede musulmana”. A me fa piacere che il buon Joseph, nel calduccio della sua Santa Sede, si metta a sproloquiare sdegnato contro questo o quell’altro e, per quanto mi riguarda, può anche preparare il ritorno della monarchia teocratica sulla base delle strategie del Risiko; quel che però non va bene, e non va davvero bene, è che pretenda, in qualche modo, di interferire nella vita politica italiana. Non importa se si parla di elezioni o di bioetica, il Papa se ne deve comunque chiamare fuori perchè, a ben vedere, lui il biglietto per partecipare alla fiera dello Stato laico non lo paga. Per andare al sodo: prima paghi le tasse, poi influisci sul voto. Prima accetti di buon grado che lo Stato si interessi delle anime dei fedeli, poi pretendi di avere voce in capitolo sull’attività normativa. Prima abolisci la monarchia e poi vieni a fare parte della Repubblica. Va bene che il Presidente del Consiglio è unto dal Signore, che l’economia sta su per miracolo e che l’italiano medio è un povero cristo, ma, per diamine, non facciamo confusione! [On Air: Magnolia OST - Wise Up] Cominciatasi la consulta, Satana discute se un’altra battaglia abbia a tentarsi per recuperare il cielo. Alcuni sono di questo avviso, altri vi si oppongono. Si decide di seguire il pensiero di
Satana e ricercare la verità di quella profezia o tradizione che correva in cielo intorno ad un altro mondo e ad un’altra specie di creature poco inferiori agli Angeli, e che dovevano essere create all’incirca in quel tempo. [...] Satana, loro Capo, intraprende solo il viaggio, e ne riceve onori ed applausi. [...] Egli arriva alle porte dell’Inferno che trova chiuse e protette da due mostri. Gli vengono finalmente aperte. Scopre il gran golfo fra l’inferno e il cielo. Con quanta difficoltà attraversa l’abisso. Il Caos, Sovrano di quel luogo, gl’indica il cammino verso il nuovo mondo, di cui va in traccia. J. Milton -Il paradiso perduto pp. 650, 12,40 euro, Mondadori r18 Kb, 0 euro, www.liberliber.it/ [On Air: F. de Andrè - Un giudice] E così finisce l’ottava e forse ultima puntata di Senza Filtro, il primo programma radio che va in onda su carta e basta. Buona estate incosciente a tutti Il Piccolo Esteta
Reg. Trib. PV n° 594 - Stampa: Cooperativa Sociale “Il Giovane Artigiano”, Pavia - Chiuso in Redazione 2-6-2005 - Tiratura 2000 copie - 2005, Alcuni diritti riservati (Attribuzione–NonCommerciale–Condividi allo stesso modo)
Torno subito la crisi dei commercianti Il centro, con i suoi negozietti e i loro proprietari, è parte della memoria storica di una città. A Pavia i commercianti, pian piano, stanno sparendo, divorati dal virus dolce della grande distribuzione. Tanta convenienza per le nostre tasche e tutti i parcheggi che vogliamo, ma anche tanti disoccupati in più, e la nostra storia che sparisce, con un altro pezzo di società civile. Scene da un sabato pomeriggio di maggio. In Corso Garibaldi c’è la festa, tutti i negozi rimangono aperti per il fine settimana, la strada è chiusa al traffico, ci sono delle bancarelle. Un grande centro commerciale a cielo aperto. C’è il sole e girano un sacco di palloncini, famiglie con i loro bambini, adolescenti, qualche universitario rimasto per gli esami. Sembra una bella giornata, in realtà è uno dei simboli della crisi. Un tempo non ci sarebbe stato bisogno di organizzare questa festa, era già nell’ordine delle cose. Entriamo in un negozio di alimentari, facciamo due domande al proprietario, Luigi Invernizzi. Sono qui dal 1957. Cos’è cambiato in cinquant’anni? Guardi, un tempo nel mio negozio eravamo in quattro a lavorare, ora basto solo io. Come mai? I motivi sono tanti. È cambiata la mentalità. Prima la gente era in giro fino alle dieci di sera almeno, la strada era sempre affollata. Ora alle venti sono tutti a casa. Non trovano parcheggio qui vicino, così vanno dalla grande distribuzione dove ci sono i posto auto. Da quando ci sono loro i miei affari sono diminuiti del cinquanta percento. Netto. Corso Garibaldi sta morendo Cosa può fare il Comune? Bisogna far passare la gente. Corso Garibaldi sta morendo, a vantaggio della vie maggiori, Strada Nuova, Corso Cavour. Oggi ci sono un po’ di persone perché hanno messo i palloncini. E meno male. Guardi, da quand’è che parliamo, dieci minuti? Ancora non è entrato nessuno. Ci spostiamo in Piazza della Vittoria. Lì c’è sempre folla, forse non va così male. No, il proprietario della libreria Delfino non è d’accordo. Perché c’è la crisi del commercio? I motivi sono tanti. Per cominciare è una tendenza internazionale. I centri storici si stanno snaturando dappertutto. Ormai sopravvive solo chi offre servizi: i bar, i ristoranti; quelli che vendono prodotti stanno chiudendo. gli affitti sono altissimi Pavia poi è una città poco produttiva, ha investito negli immobili, ora gli affitti sono altissimi. Cosa può fare il Comune? Io credo che amministrare una città sia soprattutto gestire l’urbanistica. Qualcosa per far sì che il flusso di gente non sia solo verso i centri commerciali. E poi dovrebbe cambiare la forma mentis dei commercianti. Dovrebbero esserci maggiori iniziative collettive. Cosa fa la Ascom? Guardi, meglio se scrive omissis.
cronache
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Le colonne dell’accesso Osservatorio Società Pavese
pavesi La sede dell’Ascom, un’associazione sindacale di categoria, è in Corso Cavour, verso la Minerva. Di recente ha coordinato la protesta dei commercianti di Piazza Botta per la chiusura al traffico dell’area. Il presidente ci accoglie gentilmente suo ufficio. Chiediamo al sig. Gian Pietro Guatelli il motivo di tanto mal contento tra i commercianti. Non ci dice molto di nuovo. Le amministrazioni comunali dovevano occuparsi di migliorare la situazione urbanistica della città, creando parcheggi e favorendo la mobilità dei cittadini con servizi pubblici adeguati; da anni si parla della tangenziale, che snellirebbe il traffico cittadino portando all’esterno i mezzi pesanti, ma ad oggi i camion continuano a invadere le nostre strade, causando traffico e impedendo ai mezzi pubblici un regolare funzionamento. la città si sostiene con il commercio e il turismo La città, con la chiusura delle fabbriche, ormai si sostiene con il commercio e il turismo. Il turismo è fondamentale per il commercio, favorisce l’afflusso di clienti e l’apertura di nuove attività, ma da quando le regioni hanno attribuito i compiti delle ATP alle province, le risorse si disperdono in altre direzioni, sarebbe necessario individuare un’istituzione che si occupi del marketing turistico. Forse la testimonianza più importante ce la fornisce la signora Lina Torres. È venuta dalla Sardegna nel 1964, ha il suo alimentari in Corso Carlo Alberto dal ‘75. È una donna molto sveglia, combattiva, ma ha visto la sua via morirle sotto gli occhi. Quest’anno chiude. È cambiata la mentalità, la gente… si sono venduti tutto, non ci sono più parcheggi. I vigili sono inflessibili, non hanno la minima tolleranza, e la gente non paga duemilaseicento lire per lasciare la macchina e farsi un giro di venti minuti, comprare solo due panini. Le macchine che vede parcheggiate sono solo quelle che hanno i permessi, e molti sono abusivi, si sa. Basterebbe fare i dischi orari… una questione di civiltà… la gente lascia la macchina un’ora e poi se ne va, a turno. gli affitti sono carissimi Questa via un tempo era un fiore… c’era tutto qui, la prefettura, l’università… ora non c’è più niente, giusto qualche vecchio che abita solo, gli affitti sono carissimi. Il centro si sta desertificando… Ogni anno è peggio, ogni anno che passa rientreranno venti, cinquanta licenze, e tra dieci-quindici anni non ci sarà più niente. (Guardo l’orologio. Lo nota.) Visto? In venti minuti che parliamo non in 20 minuti? nessuno
Osservatorio società pavese, un’opportunità unica per gli studenti di scienze politiche che desiderano partecipare ad esperienze di ricerca e di analisi dei dati sociali territoriali, per consolidare le proprie conoscenze e applicarle direttamente su campo pratico. L’osservatorio nasce nel Gennaio 2003, dall’iniziativa comune dei docenti Cavalli, Membretti e Colucci, con l’obiettivo di costituire un centro di ricerca e di analisi permanente sulle dinamiche sociali che interessano Pavia e la sua provincia, e per ampliare l’offerta degli stage agli studenti universitari. Diversi progetti sono già stati realizzati, in collaborazione con il comune di Pavia, tra cui ricordiamo le indagini sulla Qualità della Vita a Pavia, sul Traffico urbano, e sui “Buchi Neri” del territorio, nel corso del 2003, e le indagini 2004 inerenti la formazione professionale femminile in provincia di Pavia e la valutazione dell’esperienza di stage da parte degli studenti di Scienze Politiche. Quest’anno è partito un maxi progetto molto interessante, in concomitanza con il comune della città: “l’indagine preliminare al piano dei tempi e degli orari di Pavia”, che si concluderà a settembre, e “l’indagine telefonica sui servizi per l’infanzia e per la genitorialità a Pavia”, che si occupano delle rilevazioni sul territorio di varie problematiche di interesse sociale, tra cui gli orari dei servizi pubblici, la mobilità e l’uso del tempo dei cittadini e i servizi per l’infanzia. L’indagine effettuata sui servizi per l’infanzia da zero a sei anni, verrà presentata ufficialmente in Univeristà centrale entro breve tempo. Alla luce delle iniziative portate a termine nel corso dei due anni di vita dell’osservatorio, abbiamo pensato di rivolgerci direttamente agli stagisti, per sondare il livello di gradimento della loro esperienza, accogliendo consigli, elogi e critiche, al fine di migliorare sempre più il servizio offerto, oltre che instaurare un rapporto diretto con gli stagisti, proponendo nuove iniziative che stimolino l’interesse dei ragazzi, favorendo la loro partecipazione attiva nei progetti. Le interviste proposte ad alcuni stagisti rilevano che le ricerche effettuate fino ad ora hanno sempre suscitato un buon livello di coinvolgimento; “ho scelto di fare qui lo stage perché stimolata dagli argomenti in generale trattati; in particolar modo mi è piaciuto il lavoro svolto sull’indagine “servizi per l’infanzia”; intervistare le madri mi ha dato la possibilità di conoscere problematiche a me estranee.” Al di là delle indagini effettuate, vogliamo focalizzare la nostra attenzione non tanto sul campo tecnico, quanto su quello dell’esperienza personale; per questo abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi di raccontarci la loro “avventura” con l’osservatorio della società pavese: come sono venuti a conoscenza della sua esistenza, perché hanno optato per questo tipo di stage e, naturalmente, la loro opinione personale: soddisfatti o rimborsati?!? Francesca, studentessa al 3 anno si scienze politiche, ci racconta: “sono venuta a conoscenza dell’osservatorio tramite compagne di corso che avevano già effettuato lo stage lì e si erano trovate bene. Così ho deciso di farlo pure io, anche perché era comodo, non mi occupava troppo tempo nell’arco di una giornata, essendo gli orari molto flessibili”. Uno dei lati pratici positivi di questo stage, effettivamente, è che i ragazzi sono in grado di gestire a loro piacimento gli orari, secondo le proprie esigenze, accordandosi coi compagni. È un modo come un altro per imparare ad autogestirsi e organizzare i propri tempi, oltre che affinare la collaborazione con gli altri stagisti, instaurando un rapporto di rispetto e aiuto reciproco. “Mi sono trovata molto bene con i compagni coi quali ho seguito i vari progetti, in più ho trovato stimolante conoscere persone secondo me molto in gamba come gli assessori al comune e le direttrici dei circoli didattici”.Un altro aspetto positivo dello stage presso l’osservatorio è l’opportunità di conoscere nuove persone, instaurare nuove amicizie e condividere momenti piacevoli; non sono rare le serate organizzate tra gli stagisti per una pizza o un’uscita al pub; un modo come un altro per stare insieme e conoscersi meglio. Il fatto che la maggior parte degli stagisti frequenti la facoltà di scienze politiche, è ancora più vantaggioso, perché permette di scambiarsi consigli, esperienze degli esami, libri e appunti, intensificando i contatti universitari! Al momento dei pareri personali, Francesca ci dice: “consiglierei questa esperienza ai miei amici universitari, anche se l’unica pecca, secondo me, riguarda la tempistica. In teoria avrei dovuto finire a fine maggio, ma sono a metà. per risolvere questo problema secondo me occorrerebbe impiegare meno stagisti per ogni progetto così da permettere di finire le loro 150 ore in meno tempo. In questo modo diventerebbe meno dispersivo e una persona non si troverebbe a dover partecipare a più progetti, sarebbe sufficiente seguirne uno solo, bene, dall’inizio alla fine.” Ilaria Bonfante ronstadt vuole molto bene a WikipediA ronstadt periodico bimensile Numero 18 www.kronstadt.it
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perché ve lo potete avvolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta, zucconi!
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