Kronstadt 33

  • Uploaded by: La redazione di Kronstadt
  • 0
  • 0
  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Kronstadt 33 as PDF for free.

More details

  • Words: 7,805
  • Pages: 8
k ronstadt 33 © Massimo Ghimmy

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

kristo

I custodi del mondo simbolico L’esistenza dell’uomo si svolge all’interno di sfere. Vi sono la geosfera, l’atmosfera, la biosfera e altre che appartengono al mondo fisico e biologico e condividiamo con gli altri esseri, animati e inanimati. E vi è poi un dominio che appartiene solo all’uomo e che li ricomprende tutti che è la noosfera (Morin) cioè il mondo culturale. La noosfera è la sfera del simbolico, cioè l’insieme di nozioni, concezioni, visioni del mondo, interpretazioni in cui viviamo che costituiscono l’esistenza propriamente umana. Non si tratta del platonico cielo delle idee, inteso come un universo altro, separato dal mondo e calato dall’alto, e nemmeno delle aristoteliche sfere di cristallo che delimitano il cosmo. Al contrario la noosfera è un universo reale, anche se non sensibile, che produce effetti concreti sulla vita quotidiana e rappresenta l’ambiente, l’habitat, in cui agiamo, percepiamo, pensiamo, interpretiamo e organizziamo la nostra esistenza giorno per giorno, epoca dopo epoca. In questo mondo di simboli e metafore da sempre si verificano conflitti e scambi, mutamen-

ti e rivoluzioni, confronti e chiusure, manipolazioni e precisazioni. Ciò che sta accadendo in Italia con particolare virulenza, ma anche altrove, da diversi decenni è il tentativo portato avanti da varie parti di fermare questo mondo su di una sola interpretazione dominante autoprocalmatasi vera e giusta in modo da irrigidirlo e chiuderlo rispetto ad ogni rischio di messa in discussione. Uno dei modi per ottenere questo risultato è richiamarsi al principio d’autorità che sigilla l’interpretazione legittima delle parole stigmatizzando tutte le altre come false e devianti, come è accaduto con la parola terrorismo dopo l’11 settembre. Ma ancora più insidioso è rifarsi al concetto di Natura, di ordine naturale delle cose. Come se ciò che accade in quel mondo fosse questione di Natura! Le recenti posizioni della Chiesa vanno in questa direzione, verso l’intolleranza violenta per qualsiasi forma di dissenso o peggio di indifferenza per i suoi proclami. Ma non vi è nulla di “naturale” in essi, anzi il mondo simbolico è esattamente il contrario della Natura, esso è Cultura. Ed è proprio in quanto

“non-natura” che è umano e in opposizione irriducibile con la Natura. L’uomo è tale a partire dal fatto che non è più Natura ma Cultura, anzi culture. Chi svolge onestamente professioni intellettuali, grandi o piccole, da sempre è ingaggiato in una lotta quotidiana per il controllo di questo mondo, ma il suo compito più grande non è questo. E’ fare in modo non solo che

la noosfera gli somigli, ma soprattutto che resti aperta e il più possibile accessibile a tutti, alla differenza, in modo che non diventi possesso di nessuno, ma terreno comune di scambio, di scontro, di confronto e di conflitto in cui non vi è mai vittoria, ma solo lotta. Se il mondo simbolico diviene Natura si trasforma nella sua antitesi, cioè muore. Matteo Canevari

Ma il barista discende dalla scimmia? Trentatré. Gli anni di Cristo. Ma noi di Kronstadt, periodico locale legato alla città di Pavia, non abbiamo avuto modo, e non ne saremmo probabilmente degni, di parlare di questo maestro dell’umanità. Cambiando totalmente argomento, ci siamo quindi permessi di concentrare la nostra attenzione sulla recente visita pastorale di papa Benedetto XVI alla nostra città. Un evento eccezionale, la visita di un personaggio di riguardo a una città da decenni sopita nel suo malumore, poco curata e dallo spirito di iniziativa enormemente inferiore alle sue possibilità. Un occasione per attirare migliaia di persone in un luogo storicamente e esteticamente bellissimo che del turismo non ha mai voluto sapere nemmeno l’esistenza: qualcuno sa per caso dirmi dove si trova l’ostello della città? Ah, sì, non esiste. Ma arriva il papa, e allora cambia tutto: la sospensione del traffico e il centro interamente ripulito -neanche abbellito- ha offerto a chi ci abita da anni scorci di elevata bellezza. La martellante réclame che ha preceduto la sfilata, la minacciosa chiusura dei tombini e asporto dei cestini dell’immondizia per paura di attentati, il dispiegamento mastodontico di forze dell’ordine e della protezione civile, l’accorato appello del Sindaco ad “aprirsi ai pellegrini” rivolto ai commercianti e baristi, tutto faceva pensare al colpaccio: dopo mesi, dopo anni di magra, finalmente, per un giorno, avremo incasso triplicato. No, decuplicato. No, centuplicato. E allora venite tutti al “Pappy Hour”, provate il “Cocktail Benedetto” oppure un “Analcolico Sedicesimo” per i più morigerati. Anche i locali taglieggiati dalla chiusura anticipata potranno, per un giorno, far baldoria, evidentemente nell’ottica che a Pavia, almeno quella sera, ci sarà gente. Gente, invece che i “soliti schifosi”. Turisti? No, giammai, al massimo “ospiti”. Una città solitamente in mutande si mette il vestito bello -e che vestito!- per accogliere gli ospiti a cena. Ecco la mentalità. Per quel poco che ne sappiamo -sapete, noi leggiamo Kronstadt, mica La Provincia- non è andata tanto bene. Pellegrini? Sì, qualcuno ce n’era, sono arrivati, hanno mangiato il loro panino al sacco e bottiglietta di minerale, han salutato il papa e sono ritornati sui pullman. Non tutti i baristi han voluto rilasciare commenti, ma la mattina seguente la partenza del papa molti di loro avevano il viso scuro. Durante la visita papale, Il ristorante Libanese in via Siro Comi ha allestito i tavolini all’esterno e offerto gratuitamente cibi a chiunque passasse di lì per caso, per non dover buttare tutti i piatti che avevano preparato e sarebbero rimasti invenduti. A loro va la nostra più sincera stima. Il Papa, forse, è stato contento. E noi siamo contenti che lui sia contento. Ma ora che tutto è tornato nella sua lieta grigia e solita banalità mi domando: perché la mia città sembra tanto contenta di “aprirsi”, sì, ogni morte di papa? Simone Mattoli

2

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

l’autocontrollo difficilmente trova parcheggio in centro

k

Linking Student Pavia-Mozambico un gemellaggio all’avanguardia

Gruppoh5n1

La nascita della poesia d’amuro “La città ideale è quella su cui aleggia un pulviscolo di scrittura che non si sedimenta né si calcifica.” Sui muri “la scrittura ritrova il posto che è insostituibilmente suo, quando rinuncia a farsi strumento di arroganza e di sopraffazione: un brusìo cui occorre tendere l’orecchio con attenzione e pazienza fino a poter distinguere il suono raro e sommesso d’una parola che almeno per un momento è vera.” (Italo Calvino - “La città scritta: epigrafi e graffiti” da Collezione di Sabbia) Il gruppoH5N1 è nato nel settembre 2005, anonimo, per diffondere la poesia sui muri di Pavia. Le persone che leggono e le strade che acquisiscono sfumature così nuove rappresentano l’unico fine che spinge alla “pandemia” poetica un numero sempre crescente di giovani scrittori da diverse città italiane (Bologna, Milano, Pisa, Como, Alba...). Il gruppo ha fatto parlare di sé personaggi illustri della cultura italiana (tra cui Maurizio Cucchi, Enrico Brizzi, Carlo Azeglio Ciampi), oltre che essere citato e raccontato dalle principali testate giornalistiche e telegiornalistiche italiane. I testi poetici d’amuro non sono una semplice affermazione o negazione che richiede al lettore soltanto un atto di consenso o di rifiuto: il recepirne il valore, lo stile, la motivazione, implica invece una operazione non passiva, l’appropriarsene attraverso un sia pur istantaneo lavoro mentale. Il gruppo cerca di agire nel massimo rispetto della città

muraria: a ciò, si aggiunge la ricerca letteraria tesa a definire una vera e propria “poetica d’amuro”, in cui i temi delle poesie non si infrangono nel lirismo autoreferenziale comune ad ogni epoca, ma cercano di raccogliere le meraviglie e le ansie che popolano strade e città: le attese, i viaggi, gli incontri, le notti, le donne del primo mattino. La poesia d’amuro, di qualunque dimensione, ha colpo d’occhio notevole, si nota da lontano come campanili sull’orizzonte, ma possiede, in realtà, la stessa “visibilità collaborata” delle centinaia di annunci di case in affitto, di badanti, biciclette, di gattini figli di micia ninfomane. E’ la curiosità che obbliga una persona a leggere, non pubblicitarie lettere capitali color rosso fuoco. Così, il pendolare, non potendo attendere il treno (ritardo 30 min) sul binario, (piovono di traverso gocce di miele) scende sotto coperta, rilegge Metrò e si immagina coccolato nel puff di quella camera doppia (viale Golgi, 240 euro al mese, solo ragazze), confondendosi intanto col confinante annuncio felino. Poi, legge una poesia d’amuro. Ne vede un’altra. La legge di sfuggita perchè il treno sta arrivando sul terzo. All’altezza di Certosa pensa che la prima poesia che ha letto è più bella della seconda. Nasce la critica letteraria. indirizzo blog: gruppoh5n1.splinder.com per partecipare o per contatti: [email protected]

Linking Student/ Pavia Mozambico è un progetto della rete “Scuole per l’intercultura” che coinvolge quattro istituti tecnici pavesi: ITIS “G. Cardano”, l’IPSSCTSGA “L. Cossa”, IPSIA “L. Cremona” e l’ISS “A. Volta”.. Il progetto prevede stage fra scuole pavesi e mozambicane, attraverso un percorso di gemellaggio attivo che consegue gli obiettivi che sono propri dell’educazione interculturale: formare mentalità dialogiche, abituare ad uno sguardo pluriprospettico e valorizzare la diversità. Vorrebbe inoltre spingere verso l’innovazione didattica che l’educazione interculturale sottende: l’operatività e la cooperatività come pratica di convivenza civile e l’alternanza scuola lavoro come pratica di progettare insieme. Il progetto è nato dalla proposta di collaborazione dell’associazione onlus “Amicic” fondata in memoria di Stefano Ciceri, tecnico della Cooperazione italiana che ha perso la vita proprio in un incidente in Mozambico durante l’alluvione del 2000, mentre portava soccorso alla popolazione. La proposta ha trovato in virtù della rete, del lavoro collaborativo

e sinergico la forza di decollare. Fra i docenti referenti dei rispettivi progetti, l’Associazione e gli studenti si è verificata una piena condivisione e affinità di obiettivi; infatti, Amicic si propone di sostenere la formazione di tecnici che provengono dai Paesi del Sud del mondo attraverso uno scambio culturale e di gemellagio con tecnici italiani, oltre a finanziare progetti di costruzione di scuole o di ristrutturazione di quelle già presenti . Ciò che ha permesso la realizzazione di questo gemellaggio è stata principalmente la partecipazione degli studenti, che hanno fin da subito sostenuto e abbracciato il progetto proposto. Infatti tre tra il 18 agosto e il 6 settembre 2006 otto ragazzi e quattro insegnanti, dopo mesi di preparazione, hanno raggiunto le scuole mozambicane di destinazione e hanno operato durante le tre settimane per svolgere i progetti preparati durante l’anno. Nell’aprie 2007 sono stati invece i ragazzi mozambicani, accompagnati dai loro insegnati, a raggiungere Pavia e a portare nella nostra città e nelle nostre scuole superiori il loro sa-

pere e la loro cultura. Questa esperienza, che possiamo definire all’avanguardia all’interno di progetti di gemellaggio scolastici, ha rappresentato per gli studenti uno strumento educativo importante e di scambio culturale, ha permesso agli studenti di avvicinarsi in maniera reale a mondi e culture diverse dalle proprie, facendo comprendere appieno l’importanza della solidarietà, contribuendo a formare la visione di un mondo meno conflittuale e sicuramente più aperto. Da una pagina del diario: “Non sono una persona di tante parole, anche se a volte non sembra, e talvolta non riesco a dire quello che penso[…]. Credo che sia stata una splendida esperienza per tutti noi, in alcuni casi più avventurosa, in altri meno, ma penso che abbia segnato la vita di ognuno di noi in maniera positiva. Nel mio caso sono entrata in contatto con persone stupende che mi hanno fatto sentire come fossi a casa mia! è un’esperienza che consiglio a tutti perché, se ne avessi l’opportunità, la ripeterei un miliardo di volte… Ilaria”. L.A.

SCUOLA ITALIANA SCUOLA MOZAMBICANA ITIS “Cardano” Escola secundaria “Estrela Vermelha”- Maputo

INTERVENTO Installazione computer nuovi e sistemazione /aggiornamento di quelli già presenti. Corso di istruzione a tutors mo- zambicani

ISS “Volta” EPC “10 de Janeiro” - Bairro de Magoanine- Maputo

Costruzione nuove aule, progettazione costruzione latrine della scuola. Shadowing dei tecnici del Dipartimento di edilizia sco- lastica di Maputo

IPS “Cossa”

Escolina “Stefano Ciceri”- Nova Mambone

Assistenza ai bambine della scuola in collaborazione con le educatrici

IPSIA “Cremona”

Escola secundaria “Santa Terenzina”- Chemba

Progettazione impianto elettrico per le aule alimentato da pannelli fotovoltaici

k

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

3

si ringrazia Belli per il contributo

Jazz cup gothersgade 34 cph Insomma è un quartetto, sono quattro jazzisti. Il trombettista ha le guance velate di un leggero rossore e nella penombra viso e strumento sono uno strano continuo. Sono circondato da dischi, vecchietti con un alone di capelli bianchi e grosse lenti e birre rosse, rigorosamente Carlsberg. La signora alla mia sinistra, sulla cinquantina, tiene il tempo muovendo ritmicamente testa dita caviglie, ma molto discretamente. Dopo ogni assolo, o quasi, scatta un applau-

so, si parla senza dire una parola. Sono circa le quattro e nel locale entra la luce rossa del tramonto riflessa dalle vetrate del castello di Rosenborg, che si trova esattamente dall’altra parte della strada. Il locale ha tutto l’aspetto di essere frequentato da habitué. Ho la vaga impressione di stonare un poco, seduto in quest’angolo con un pezzetto di carta sulle ginocchia. Qui si viene per ascoltare. Ma a me è venuta voglia di scrivere.

Quantomeno abbasso l’età media del locale. Le note percorrono i pochi metri che mi separano dal gruppo, investendo accidentalmente un po’ di pubblico, per morire di una dolce morte sulla parete. Sì, ma sembra rinascano dall’altra parte, quel palco è una fontana. C’è stato un lungo applauso, l’ennesimo che ignoro, e la pausa. Mentre il pubblico commenta (o parla dei cazzi suoi, non so, non capisco una parola) a me viene in mente Sartre, il ragtime e il Ri-

trovo dei Ferrovieri. La signora sulla cinquantina ora beve the o caffé? da una teiera, caffettiera? Ascolta il disco in sottofondo con la stessa attenzione di prima, dondolando i suoi lunghi capelli grigi. Le poso un rapido sguardo addosso nella speranza che mi venga svelato qualcosa. Cosa sei? Un velo di trucco, scarpe basse, pantaloni e giacca marroni, mani curate senza smalto. Sola e disinteressata, guardi un punto fisso nel vuoto, ora saluti un altro cliente che ha l’aspetto di un musicista o che perlomeno, con quei capelli, non lavora in una banca. Bambini biondi e relative mamme si affacciano alla vetrina del locale. Ecco il saxofonista avvicinarsi

e sparire alle mie spalle. E tu, che vita fai? La condividi con lui, il tuo strumento? che immagino riposi nella sua custodia vicino al tuo letto quando la serata è diventata un altro ricordo. Si riprende. Le cinque, il sole è sparito, il locale è pieno o quasi. Barba, giacca, capelli fino agli zigomi, eccoti là sul palco dietro il sax, con la stessa domanda di prima puntata sulla testa. Che vita fai? Naufrago (dolcemente!) tra le note. Vorrei non essere più annoiato dall’acre sapore che ha l’accidentalità del piacere. Semplicemente, vorrei continuare ad essere l’ultimo arrivato. È ora di una birra. Andrea Lancichinetti

[...] EL APOSTOL

Le risate der papa Er Papa ride? Male, amico! E’ segno ch’a momenti er zu’ popolo ha da piagne. Le risatine de sto bon padregno pe noi fijastri sò sempre compagne. Ste facciacce che porteno er triregno s’assomijeno tutte a le castagne: belle de fora, eppoi, peddìo de legno, muffe de drento e piene de magagne. Er Papa ghigna? Ce sò guai per aria: tanto più ch’er zu’ ride de sti tempi nun me pare un cosa necessaria. Fiji mii cari, state bene attenti. Sovrani in alegria sò brutti esempi. Chi ride cosa fa? Mostra li denti.

(Novembre 1834). di G.G. Belli

José Martì ha quindici anni quando scoppia la prima guerra d’indipendenza di Cuba nel 1868. Presto decide di consacrare tutto il tempo e tutte le forze all’insurrezione: José è nato all’Avana e sa che cos’è l’amore per Cuba. Da allora ci si accorge che la vita di José Martì non fu che una piccola parte della sua esistenza: i secoli si consumeranno contro il granito della sua opera. Benché sia morto senza liberare Cuba, di lui la storia non ha conservato questo insuccesso, ma l’insegnamento che egli ha lasciato: egli ha formato Mella, Chibàs, Castro. A Cuba, davanti ad ogni scuola un busto candido mostra anco-

ra il suo viso pensoso. Su quelli che un tempo erano i pannelli pubblicitari delle strade, sulle facciate dei ministeri, in cima ai grattacieli, e persino nei cimiteri, sulle tombe delle vittime della dittatura, le sue frasi si librano fiere, equilibrate, cariche di senso. José Martì, ancora oggi chiamato ‘El Apostol’, incarna la coscienza storica di Cuba. Ma la sua parola non si ferma qui: dal Rio Grande alla Patagonia essa risuona tra indios, meticci, iberici, duecento milioni di uomini poveri e disprezzati, ‘nuestra América’. traduzione a cura di Sara Faggiano [email protected]

“La riqueza exclusiva es injusta. […] No es rico el pueblo donde hay algunos hombres ricos, sino aquel donde cada uno tiene un poco de riqueza”. J. Martí. Obras Completas, “Guatemala”, tomo VII La ricchezza esclusiva è ingiusta. Non è ricco il popolo dove ci sono pochi uomini ricchi, ma quello dove ognuno ha un po’ di ricchezza. “No hay odio de raza, porque no hay razas” - J. Martí. Obras Completas, “Nuestra América”, 30 gennaio 1891, tomo VI Non esiste l’odio razziale perché non ci sono razze. “La patria necesita sacrificios. Se la sirve, pero no se la toma para servirse de ella. Es ara y no pedestal” J. Martí. Obras Completas, “Carta a Ricardo Rodríguez Otero”, 16 maggio 1886, tomo I La patria ha bisogno di sacrifici. La si serve, ma non la si prende per servirsene. È altare, non piedistallo. “Patria es una, empieza en el Río Grande, y va a parar en los montes fangosos de la Patagonia” J. Martí. Obras Completas, “La vida de verano en los Estados Unidos”, 1886, tomo XI La patria é una sola, inizia nel Rio Grande, e finisce nei monti fangosi della Patagonia. “Yo sé de un pesar profundo entre las penas sin nombres: ¡la esclavidud de los hombres es la gran pena del mundo!” J. Martí. “Guantanamera”. Zelig Editore, Milano, 1996 Io conosco un dispiacere profondo tra le pene che non hanno denominazioni: la schiavitù degli uomini è la gran pena del mondo!

4

meglio una cinghiata oggi che una coltellata domani

cronache

Otto per mille, questo (s)conosciuto Otto per mille, tutti sappiamo cos’è: compilando la dichiarazione dei redditi si mette una firma, si scrive il beneficiario e l’8‰ delle proprie tasse viene devoluto... No, non funziona così, la legge (222/85) stabilisce che viene devoluto l’8‰ dell’IRPEF di tutti noi, se non si mette la firma la quota non espressa viene ripartita in base alle firme effettive. Un esempio: la Chiesa Cattolica, a fronte del 34% delle firme raccolte, raccoglie l’87% del totale. Ecco nel dettaglio il (semplice) meccanismo: la tassazione avviene per forza, sia che si scelga o meno dove destinare il denaro. La maggioranza delle persone non effettua alcuna scelta e non barra alcuna casella. La mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse. Il denaro viene quindi distribuito in base a chi ha effettuato la scelta. Tali persone (il 34% di chi paga le tasse, ma l’87% di chi barra una qualsiasi casella) fanno sì che la maggior parte del denaro confluisca nelle casse della Chiesa Cattolica. Da notare che, qualunque sia la scelta di una persona, l’87% della sua parte andrà comunque versata alla Chiesa Cattolica! I fondi infatti vengono raccolti dalle tasse di tutti, sommati, e solo in seguito redistribuiti... Perché? Semplice, l’8‰ è una legge derivante dal Concordato tra Stato e Chiesa, quindi in origine doveva servire a finanziare solo la Chiesa Cattolica, in seguito estesa ad altre cinque confessioni. Ma la domanda che più ci preme è: che fine fanno più di 1100 milioni di euro? Di sette beneficiari solo tre danno spiegazioni del tutto esaustive su come destinano i fondi, sono i Valdesi, gli Avventisti e lo Stato Italiano. Per i primi due basta andare sul sito internet e si trova una rendicontazione esatta delle attività svolte e, per i valdesi, sito internet dei beneficiari dei progetti; per lo Stato bisogna trovare il dpcm relativo e si ottiene la lista dei progetti approvati. Da qui inizia la discesa nell’oblio e vagando per i siti si incontra la chiesa lutera-

na che dichiara la destinazione generale dei fondi e i progetti, quindi le Assemblee di Dio in Italia che non rendicontano nulla ma almeno dichiarano i progetti. Arrviamo quindi alla comunità ebraica che informa soltanto della suddivisione del gettito anche se promette di lavorare per presentare su internet rendiconti precisi. Infine giungiamo alla rendicontazione della CEI sull’8‰, sul sito ci sono solo le macro suddivisioni, niente di strano o così assurdo, però... Però mancano voci che ci sono dappertutto, quanto si spende per la gestione dei fondi, quanto per la pubblicità... a questo proposito, vedendo le pubblici-

Michele Tsantinis

k

Intervista a un esponente della chiesa Ho intervistato un esponente della chiesa di Pavia sull’arrivo del papa e sulla sua posizione rispetto alla chiesa ufficiale. Ne sono uscite rivelazioni molto interessanti e inaspettate, ironicamente direi «non l’avrei mai detto!». Cosa ne pensi di papa Benedetto XVI? Personalmente credo che sia un buon papa. Pur ammirando l’operato del pontefice che l’ha preceduto lo preferisco a Giovanni Paolo II, perché ha abbandonato in parte la linea pastorale che quest’ultimo aveva intrapreso per seguirne una più teologica che, a mio avviso, era stata un po’ dimenticata. Cosa ne pensi del suo arrivo a Pavia? Era una tappa delle sue visite pastorali e io sono stato molto felice per il suo arrivo a Pavia. Ho sentito che molti parroci di Pavia, ma anche di Vigevano, non sono stati molto contenti della sua visita. È vero? Tutti i parroci, sia di Pavia che di Vigevano, erano entusiasti, quello che li ha fatti arrabbiare è il modo in cui è stata organizzata la visita, soprattutto per la gran quantità di soldi spesi.

tà della CEI, si è portati a immaginare che molta parte dell’8‰ vada al terzo mondo, invece la quota è solo dell’8%! Il resto va in carità (12%) e restaurazione dei beni artistici(7%), mentre le esigenze di culto, di pastorale e sostentamento del clero si prendono il restante 73%! Pubblicità ingannevole? Ma no! Nelle pubblicità delle automobili non si vede mai coda neanche in pieno centro... Proviamo a cercare maggiori informazioni ma la ricerca si inoltra infruttuosa per sentieri perduti di pagine internet e di call center che fagocitano richieste di spiegazioni, rimbalzando ogni domanda e alla fine soltanto una via rimane aperta: mandare una lettera.

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

Anche molti cittadini. Si, la differenza è che le parrocchie sono state sollecitate ad offrire denaro per coprire le spese. Soldi che normalmente vengono usati per pagare il riscaldamento della chiesa o per coprire le diverse uscite della parrocchia ecc. Molti pavesi hanno chiesto la cifra esatta e come stono stati spesi i soldi. Anche i parroci: nel prossimo Consiglio Presbiteriale chiederanno alla Curia il bilancio e come e dove sono stati spesi i soldi. Quindi la situazione non è molto diversa da quello che è successo con “Pavia Città dei Saperi”, altro evento di lustro per la nostra città? Forse si, ma non posso saperlo perché non mi sono interessato a quello che è successo a settembre. Ma, per tornare alla domanda di prima, un altro motivo di scontento da parte dei parroci è stato il non coinvolgimento in prima persona

nell’organizzazione della visita.

verticale, ovvero tra la base e il vertice.

In che senso? è stato saltato il naturale passaggio parroci-parrocchiani nella preparazione della visita che, al contrario, sono stati nominati preti esterni alle stesse parrocchie con il compito di prendere accordi con i fedeli.

Tra la base e il vertice, spiegati meglio? Nel senso che non tutte le posizione prese ufficialmente dalla chiesa vengono condivise completamente.

Quindi un’organizzazione che viene dall’alto senza prendere in considerazione quelle che sono le realtà locali e l’operato quotidiano. Mi ricorda ancora Pavia Città dei Saperi. E ti dirò di più, per questi preti-organizzatori stanno arrivando da Roma nomine da Monsignore. Altri motivi di scontento? I lavori al Borromeo non erano ancora finiti e poi hanno messo a disposizione più pass dei reali posti disponibili per seguire la messa e tutte le altre funzioni. Ovviamente la maggior parte di questi pass sono stati dati a gruppi come CL e pochi alle singole parrocchie. In modo particolare a Vigevano dove i posti disponibili, per le caratteristiche urbane della città, erano ancora meno. Da parte di un parroco di Vigevano c’è stata una vera e propria contestazione contro il vescovo, questo aveva dato a disposizione per tutti i fedeli della sua parrocchia solo 15 pass. Il parroco avrebbe dovuto scegliere i fedeli più meritevoli e, trovandolo ingiusto, ha rispedito i pass al mittente. A Pavia ci sono state delle reali contestazioni o prese di posizione da parte dei parroci? Si, ma non alzano mai la voce, parlano solo tra di loro. Molti erano semplicemente invidiosi per non essere stati scelti nella gestione dell’evento. Per cambiare argomento, non ti sembra che con Benedetto XVI la chiesa cattolica stia facendo un passo indietro? Credo proprio di no, ricordo solamente che prima di tutto lui è un teologo, ma la chiesa in generale sta facendo grossi passi in avanti. In Europa per esempio, mentre è in America Latina e nel terzo mondo, nelle “nuove chiese”, che la situazione è molto più retrograda. In generale possiamo dire che c’è una disparità orizzontale, cioè tra zona e zona del mondo, e

Per esempio? L’aborto, io sono contrario all’aborto ma penso che in alcune situazioni sia necessario. Quando mette in pericolo la vita della madre o ancora quando si è sicuri che il bimbo nascerà con gravi malformazioni e sarà costretto a morire dopo poco. Anche l’uso del preservativo, non si può pensare di convincere due ragazzini di 15 anni a non avere rapporti sessuali, almeno protetti. Per esempio i missionari africani stanno facendo di tutto, dopo i grossi errori commessi in precedenza, per distribuire e convincere la gente ad usarlo. E per quanto riguarda i DICO e le copie omosessuali? So che numerosi parroci non sono completamente contrari ai Dico ed io mi metto dalla loro parte. Ci sono anche parecchie coppie di fatto all’interno della chiesa. Per quanto riguarda gli omosessuali credo che sia per lo più un problema interno alla chiesa stessa e questo continuo accanirsi mostri soltanto questa paura. Quello che non accetto è l’interferenza della chiesa nella politica. Ruini? Dovrebbe interessarsi ad altre cose. Non alla politica, non è il suo lavoro, non è un politico. Sei contento della tua scelta? Si, sono contento. La mia è una scelta fatta con coscienza, al pari di tutte le scelte che un qualsiasi essere umano si trova a fare durante la sua vita. Nel momento in cui si sceglie una strada bisogna portarla avanti nel migliore dei modi, permettendosi di avere in futuro anche dei ripensamenti. Mi piacerebbe una chiesa diversa, vicina alla liturgia e a contatto diretto con la gente. Una chiesa che non si interessasse di politica, rispettosa della società laica e un po’ meno attenta alla carriera personale. Ti ringrazio per l’intervista. Io ringrazio voi e tutte quelle persone aperte al dialogo. L. A.

k

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

KRONTADT, ancora una volta, ricorda: NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO!!!

visioni

Pavia come Springfield Proponiamo in questa pagina una rassegna di fotografie scattate in occasione della visita papale a Pavia

5

6

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

in deretano stat virtus

k

L’insostenibile pesantezza del giudizio divino Dio dovrebbe essere impareggiabile paradigma di giustizia. Così ci è stato insegnato in Occidente dai tempi di Platone in poi (vi ricordate, il Sommo Bene ecc..). Da povero laico quale io sono, povero perché privo della ricchezza della fede,mi sono sempre interrogato su questo problema:la giustizia o giustezza di Dio(cattolico apostolico romano). Prendiamo, per esempio, uno dei dogmi centrali della chiesa cattolica: il peccato originale. La storia contenuta nel Genesi la ricordiamo tutti: Adamo, l’albero della conoscenza e via dicendo. Quello che non tutti si ricordano è che il peccato originale si trasmette non per imitazione ma per propagazione o generazione attraverso il seme di Adamo. Non attraverso l’anima (eresia traduciana), poiché essa non è generata biologicamente (come quella animale) ma creata ex nihilo da Dio stesso. Ora mi chiedo, come può trasmettersi geneticamente un peccato in senso propriamente morale? In quale parte del genoma viene codificato? E poi, vi pare giusto che tutta l’umanità paghi per l’errore di uno solo? Che le colpe dei padri ricadano sui figli l’ ha scritto Shakespeare, ma nell’Antico Testamento non è scritto da nessuna parte, anzi: Deuteronomio 24,16 “I padri non saranno messi a morte per i figli, né i figli per i padri. Ciascuno sarà messo a morte per il proprio crimine”. Ok, ma qualsiasi prete mi risponderebbe che il cristianesimo segue l’autorità del Nuovo

Testamento con al centro la figura del Cristo. Fatto è che nei Vangeli di dannazione universale meritata per nascita proprio non si parla. Dove sta allora questa dottrina? In Paolo, Romani 5,12 “..così la morte si è estesa a tutti gli uomini,perché tutti hanno peccato”. Affermazione tremendamente forte. E’ giusto essere puniti collettivamente, come natura umana o genere umano? Dove risiede qui la bontà di Dio verso le sue creature, sbandierata ai quattro venti da ogni buon cattolico? Prendiamo un altro piccolo esempio. Chi commette peccato mortale, non può, nemmeno pentendosi con tutto se stesso, evitare le fiamme dell’inferno. Qualsiasi cattolico negherà questa affermazione, ma così è scritto nella precettistica ecumenica e nessuna enciclica contiene tuttora una ritrattazione o smentita della stessa. Se si prende l’Index systematicus del Denzinger (summa autorevolissima del diritto canonico vigente) scopriamo che peccati mortali sono anche: baciare per trarne diletto carnale e sensibile (D1140); masturbazione, sodomia o bestialità(D1124); copula con donna non sposata(D1125); rattristarsi anche con la dovuta moderazione della vita di qualcuno o godere della sua morte naturale(D 1163), ecc.. In tutti i casi menzionati, e in moltissimi altri, la pena della morte eterna è dovuta per giustizia, una giustizia alla quale Dio, come il Santo e il Giusto, non può derogare. Anche qui non vi pare ci sia una non-pro-

porzionalità tra la gravità della colpa e la gravità della pena? Non vi è possibilità di riscatto, dannazione eterna per buona parte degli esseri umani. Dov’è qui il padre buono di cui parlò Cristo nella parabola del figliol prodigo ove si comandava di perdonare settanta volte sette?

Sembra ci sia una strana sfasatura tra ciò che sta scritto e viene difeso dall’istituzione come Tradizione e ciò che più blandamente viene professato in ogni parrocchia. Chi tutto comprende tutto perdona, questa potrebbe essere una buona formulazione di giustizia divina, ma ciò che la Chiesa pro-

fessa pare leggermente diverso. Nietzsche scrisse una volta che la Chiesa non è solo la caricatura del Cristianesimo, ma la guerra organizzata contro il Cristianesimo. Analizzando solo ciò che sta scritto,a volte, mi viene da pensare che non avesse del tutto torto. Zimo

tro che universale. Giuseppe Sermonti scrive, sull’Avvenire: “Ciò che il magistero della Chiesa non può tollerare non è tanto la selezione naturale, quanto «il Caso, il puro Caso» di Monod, all’origine della vita e dell’uomo”. L’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, il 7 luglio 2005, in un’infuocata dichiarazione pubblicata sul New York Times, definendo il discorso di Giovanni Paolo II sull’evoluzionismo «vago e poco importante», indica la teoria del Disegno Intelligente come la più coerente con l’insegnamento cattolico. Schönborn fa riferimento ad una corrente di pensiero, nata negli anni ‘90 negli Stati Uniti e diffusasi (modestamente) anche in ambito scientifico, secondo la quale esisterebbero prove evidenti che l’universo e gli esseri viventi sono stati creati da una causa o agente

intelligente e non da un processo non-guidato come la selezione naturale. I sostenitori del Disegno Intelligente affermano che si tratti di una teoria scientifica che sta sullo stesso piano, o è superiore, alle attuali teorie riguardanti l’evoluzione e l’origine della vita. Sulla base della “pari dignità” rispetto al darwinismo, vi sono pressioni affinché l’insegnamento del Disegno intelligente affianchi nelle scuole quello della teoria dell’evoluzione. Si tratterebbe in pratica di un “cavallo di troia” per la diffusione del creazionismo nei programmi didattici. L’errore imputato agli evoluzionisti sarebbe la scelta “a priori” di non contemplare eventuali cause soprannaturali come spiegazioni di fenomeni naturali; se queste esistessero, sarebbero comunque escluse dall’indagine scientifica a causa di un ”pregiudizio”.

Personalmente, mi limito a sottolineare che proprio il fatto di aver cercato risposte diverse da quelle soprannaturali ha permesso all’uomo di comprendere i meccanismi del mondo naturale. Ogni cosa di cui non conosciamo la causa potrebbe essere ricondotta ad un intervento soprannaturale, così come avveniva prima della diffusione del pensiero scientifico. Non deve stupire, quindi, se nonostante l’autoproclamata dignità di teoria scientifica, il Disegno Intelligente “e altre pretese di intervento soprannaturale nell’origine della vita”, secondo la National Academy of Science, “non sono scienza perché non possono essere testate con esperimenti, non generano alcuna previsione, e non propongono nessuna ipotesi aggiuntiva”. Riccardo Maccabruni [email protected]

L’evoluzionismo e la chiesa L’evoluzionismo e la chiesa. Il 22 ottobre 1996 Karol Wojtyla inviò un messaggio alla Pontificia Accademia delle Scienze, in cui il pontefice riconosceva che l’evoluzionismo era diventato ormai “qualcosa di più che una mera ipotesi”: poche, caute parole, in grado però di sancire uno storico passo avanti nel rapporto tra dottrina cattolica e sapere scientifico. Basti pensare che la posizione ufficiale della Chiesa Protestante è ancora oggi ancorata ad un’interpretazione letterale della Bibbia, secondo cui la creazione dell’universo è avvenuta in soli 6 giorni, a partire dal 23 ottobre 4004 a.C. Questa teoria, definita creazionista, trova addirittura posto nei programmi didattici in molte scuole negli Stati Uniti, in cui affianca l’insegnamento dell’evoluzione. Dal 1859, anno in cui Charles Darwin pubblicò il trattato

“L’origine delle specie”, ad oggi, le evidenze raccolte a sostegno della teoria dell’evoluzione sono tali che addirittura Papa Giovanni Paolo II ne riconobbe la fondatezza. La situazione, però, deve essere tutt’altro che risolta se, nel 2004, viene pubblicato il Dcr. Lgsl. n. 59 voluto dall’allora Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, in cui sorprendentemente la teoria di Darwin scompare dal programma didattico delle scuole medie inferiori. Il ministro viene accusato di voler aprire la strada all’insegnamento del “creazionismo”, ed ammette che rispetto all’insegnamento di teorie scientifiche “le Indicazioni nazionali privilegiano le narrazioni fantastiche, i cosiddetti miti delle origini”. La storia di Adamo ed Eva, per intenderci. L’accettazione da parte della chiesa Cattolica dell’evoluzionismo, in realtà, è tutt’al-

k

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

7

ego te absolvo

L’era del Diritto e la Comune Futuribile

Investire? Comprate obbligazioni o immobili Come accennato all’interno dell’articolo precedente, spendo due parole sul discorso dell’investimento: perché all’interno del mercato viene utilizzata da tutti i venditori la scusa che l’oggetto d’arte sarebbe un investimento? Perché davanti alla carenza delle idee e alla mancanza di qualità dell’opera si cercano altre motivazioni per invogliare l’acquisto. L’idea di mercato dell’arte come mercato borsistico, con alti, bassi, crisi, ascese improvvise, bolle, etc. si è consolidata grazie alla nostra carissima (ironicamente, s’intende) America. Ma ci si è mai chiesti chi o cosa decide il rialzo o il ribasso delle quotazioni? La proposta e di conseguenza il successo planetario dei più grandi maestri contemporanei (stiamo parlando dei nomi che conoscono tutti e su cui tutti fanno affidamento, come Picasso, Matisse, Balthus, Bacon, ecc…) ha consolidato in tutti la nozione della speculazione in ambito artistico. Poi l’Espressionismo Astratto e la marea di nomi americani hanno superato ogni limite, avvantaggiandosi dal creare sconcerto. Ancora oggi l’artista più costoso di tutti i tempi è il Pollock che cono-

sciamo tutti. Vuol dire che per comprare una sua opera idealmente ci vorrebbero diversi Caravaggio, tanto per capirci. Il sistema internazionale si è plasmato per organizzare una parvenza di logica tecnocratica che giustificasse le valutazioni stratosferiche: un esempio celebre è l’iniziativa della rivista Capital tedesca che si è inventata Kunstkompass, che altro non è che una lista che offre/ impone un criterio di notorietà per artisti. Il Kunstkompass dovrebbe tenere in considerazione il successo ottenuto da ogni artista, le critiche, le iniziative e altre peculiarità della sua attività, per poi tradurre tutto in una graduatoria: una lista ufficiale di nomi con correlati indici di aumento, diminuzione o stabilità dell’artista stesso. Il periodico giudizio di Kunstkompass è decisivo. La sua uscita detta il mercato. Non mi sembra esagerato constatare che una rivista, una lista, un documento come quello in questione dovrebbe al massimo riportare quello che in questo caso è difficile fare, se non impossibile senza evitare gravi ingiu-

stizie. La situazione è rovesciata: praticamente da subito. Il sistema aspetta l’uscita annuale di KunstKompass per esserne sensibilmente influenzato. Chi vi scrive è Nicola Zinni, giovane pittore e vi ricorda che chi vinse scrisse la storia; chi la compra vi entra. Ma con un po’ di necessaria ironia vi dice anche che i maiali hanno rubato tutto. Non c’è più niente. Se non riuscite a individuare cosa hanno rubato, immaginate qualcosa tra le tante che avrebbero potuto rendere il mondo più equo. Non è un crimine porre fine alle loro vite perché loro non hanno permesso l’inizio di molte altre. www.zinni.it www.zinnisiincazza.splinder. com

Difensori dei canoni tradizionali della cultura patriarcale familista(1) e antitetici promotori dei riconoscimenti fattuali delle novità relazionali(2), si sono recentemente dati sterile battaglia su campi classicamente battuti: giornali, televisione, radio, chiese, piazze. Invece che ripercorrere i motivi che mi porterebbero inevitabilmente ma banalmente a schierarmi con la più fresca(3) delle compagini, farò di più. Infatti, forse complici le indigestioni psicoattive legalmente concessami dalla mia attuale arancione dimora nordeuropea(ndr), fui recentemente folgorato da una mirabile(4), quanto scandalistica visione post moderna. Presto detto: non saranno mica le necessità di rivendicazioni sociali di situazioni familiari più moderne, meno anacronistiche e ipocrite, sicuramente fallaci da un punto di vista di responsabilità, ma indubbiamente oggettivamente inserite nel contesto dei tempi che corrono, il solo preambolo di una condizione sociale allargata, che perfettamente si integrerebbe nel tessuto popolare vigente, che sempre più trascura rapporti privilegiati tra coppie di individui, a favore di relazioni interpersonali strutturate su reticoli ramificati, meglio noti come reti sociali(nda)? Come al solito non mi spiego, e allora esplicito. Immaginate un gruppetto sparuto, facciamo quattro amici. Inizializzatene(5) il sesso a piacere e prevedetene a caso i gusti sessuali. La relazioni che intercorrono tra gli stessi abbiano come limiti inferiori profonda amicizia, reciproca stima, mutua fiducia. Bene, perché questa entità deforme non potrebbe pretendere e rivendicare, con coscienza e responsabilità, diritti che ora sembrano appannaggio(6) di situazioni coniugali più o meno ufficializzate? Si potrebbe cominciare col diritto di assistenza sanitaria in caso di necessità, passando dalla possibilità di congiungere sforzi e risorse nella vita comune, a r r i -

vando a comunione di beni(8), trasferimento di privilegi e, perchè no, diritto a proliferare in armonia con il resto della comunità, in maniera più o meno naturale, regolamentata e ordinata: per un figlio, tanti “padri”, molte “madri” e nessuna discriminazione sociale. Insomma grosse, grasse, gioiose e bizzarre famiglie neofuturiste, postsocialiste, precomunitariste. Certo, il mio permane un sogno diurno. La realtà però rimanda ad un incubo quotdiano: la perpetua società immobile... Matteo Bertani [email protected] Note: (1) In particolare la destra cattolica, ma non solo. (2) I sostenitori dei DICO. (3) Da intendersi nuova, giovane. (ndr) Si immagina l’autore faccia riferimento al suo soggiorno olandese, luogo in cui l’utilizzo di droghe leggere è inspiegabilmente legalizzato. La redazione si stringe intorno alla famiglia, nella speranza che egli possa fare incolume ritorno. (4) Ammirabile, degna di ammirazione. (nda) Non risulta possibile rendere oltremodo chiaro in questa sede. Per una semplicistica rappresentazione si veda il seguito. (5) Dall’inglese inizialize. ‘Iniziare’, definirne il ‘valore’ iniziale. (6) Dal francese apanage, deriv. dal fr. ant. apaner ‘dare del pane’. (fig. lett.) prerogativa(7). (7) Diritto speciale, privilegio riconosciuto per legge. (8) Situazione in cui il diritto di proprietà appartiene a più persone.

8

periodico mensile Numero 33 Mercoledì 6 Giugno 2007

la redazione sarà lieta di sfidarvi a gara di peti alla fagiolata!!!

eventi

k

Reg. Trib. PV n°594 - Stampa: Industria Grafica Pavese sas, Pavia - Chiuso in Redazione 31-5-2007 - Tiratura 2000 copie - 2007, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.5 by-nc-sh)

Programma Notte BIanca del 9 Giugno a Pavia Castello visconteo, piazza Castello Main Event - ore 22.30 Roy Paci e gli Aretuska Ska e divertimento LE ASSOCIAZIONI e LA NOTTE BIANCA Momenti musicali, di intrattenimento e bancarelle nelle vie del centro storico Piazza del Carmine Esposizione di pannelli sul Gemellaggio tra gli ospedali di Ziguinchor e Policlinico San Matteo di Pavia a cura di CPAS, III CS. Liceo Cairoli e altri ore 16.00 - Animazione, giochi, merenda e bevande per i più piccoli a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri ore 16.00 - Casamance: nascere, vivere, guarire. La natura. Storie di cooperazione e di amicizia a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri Mostra fotografica e proiezioni di Luca Locatelli ore 18.30 - Proiezione del video sulla cooperazione a cura di CSV Pavia, promosso da CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri ore 19.30 - Aperitivo musicale con Claudio&Friends con vini di qualità dell’Astigiano e dell’Oltrepo Pavese a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri ore 21.00 - Bemanka Danze e canzoni dall’Africa Occidentale a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri ore 22.00 - Karamogo’ Parata di suoni africani ed europei a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri ore 23.30 - Gruppo elettrogeno Rock enogastronomico a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri ore 1.00 - Madame Sadowsky Rievocazione dark dei classici della new wave dai Depeche Mode ai Joy Division a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri

a cura del Coordinamento Associazioni ore 22.45 - Noise Art Dialogo tra parole e musica a cura del Coordinamento Associazioni ore 23.30 - Jazz Cats Musica Jazz con il gruppo d’Improvvisazione Genovese a cura delle Coordinamento Associazioni ore 00.30 - Mooove me! Performance di Musica e Danza con Gianni Mimmo e Marcella Faganza a cura del Coordinamento Associazioni ore 1.30 - Fangoburgo Performance teatrale della Compagnia della Corte – Cavalli di Fango a cura del Coordinamento Associazioni ore 3.30 - Noise Art Dialogo tra parole e musica a cura del Coordinamento Associazioni

ore 21.00 - Segnare l’identità di 2 spazi, un luogo e rilettura di Piazza della Vittoria Attraverso un adesivo veicolare un messaggio in città a cura dell’Associazione PressArt ore 1.00 - The Dub Sync Versioni Dub di canzoni di Madasky, Africa Unite e B.R. Styles a cura del Coordinamento Associazioni ore 3.00 - African Tribal Lamp Fall Concerto di Musica Africana a cura di CPAS, III CS Liceo Cairoli e altri ore 3.30 – Kartunia Sigle Televisive anni 70-80, ripresentate in chiave moderna e travolgente a cura del Coordinamento Associazioni

Vivi la notte: fotografala con un MMS comunicando in tempo reale la tua immagine, inviando tutto a [email protected] a cura dell’Associazione Inchiostro Bookcrossing Il Bookcrossing ritorna in occasione della Notte Bianca a cura dell’Associazione Inchiostro ore 17.30 - Ritrovo in piazza Italia degli ordini goliardici Parata con canti e stendardi piazza Petrarca, via XX Settembre, corso Cavour, piazza della Vittoria, Università Centrale, piazza Leonardo da Vinci a cura dell’Associazione Divercity

Piazza Duomo

Altre iniziative della notte bianca

Piazza Leonardo da Vinci

Dalle ore 21.00 - Proiezione cortometraggi a cura del Coordinamento Associazioni Dalle ore 21.00 - Critical wine; Mostra fotografica collettiva giovanile; Stand cibo biologico con punto ristoro, punto bar a cura del Coordinamento Associazioni

Notte Bianca al Luna Park con un biglietto ti diverti in due, piazzale Europa Momenti musicali e di intrattenimento organizzati dai negozi del centro

ore 18.30 - Aperitivo goliardico con Goliardiadi a cura dell’Associazione Divercity ore 20.30 - Esercizi di stile Spettacolo teatrale a cura della compagnia O.T.M.; ore 20.30 - Crazy Puppets Spettacolo di pupazzi a cura della compagnia Teatro delle Chimere ore 22.00 Spettacolo di Giocoleria infuocata de La brigata dei Folli a cura dell’Assocaizione Divercity ore 22.30 - Spettacolo di Flamenco a cura dell’Associazione Divercity ore 23.00 - 5 continenti su due vinili Dj set con musiche indie, reggae, balcaniche e indiane a cura dell’Associazione Divercity ore 1.00 - Spettacolo di danze e percussioni africane del Gruppo Bemankan a cura dell’Associazione Divercity ore 1.30 - Dj Set con DJ Radio a cura dell’Associazione Divercity ore 3.30 - Spettacolo di Giocoleria infuocata de La brigata dei Folli a cura dell’Assocaizione Divercity ore 4.00 - Dj Set con DJ Radio a cura dell’Associazione Divercity

Piazza Municipio

Via Don Boschetti

ore 17.00 - Hai mai visto un’ Alice Spettacolo per bambini e famiglie a cura dell’Associazione In Scena Veritas

ore 19.00 - Sonic boom Serata musicale breakbeat, jungle, drum’n bass, techno a cura del gruppo Faidasystem

ore 19.00 - Sogno di una notte di mezza estate Teatro interattivo a cura dell’Associazione Inchiostro ore 21.00 - Hai mai visto un’ Alice Spettacolo per bambini e famiglie a cura dell’Associazione In Scena Veritas ore 22.30 - Patatrak Spettacolo di danza acrobatica al ritmo di percussioni

Piazza della Vittoria ore 20.00 - Ink Jazz for Senegal Serata di Jazz Bossa Nova a cura dell’Associazione Inchiostro ore 21.00 - Concerto di Patrizia Laquidara con Hotel Rif Spettacolo inaugurale di Fare Festival, rassegna di musica etnica ( fino al 16 giugno, www.suoni.org)

- Simone Marini, direttore, [email protected]; - Simone Leddi, fotografie, [email protected]; - Luca Schiavi, impaginazione e grafica, [email protected];

I disegni in questo numero sono di Alice Tassan Le foto di copertina e di pagina cinque sono di Simone Leddi Le foto di pagina due sono di Stefano Barco La vignetta è di Matteo Amighetti e stranamente non ritrae il dottor Gonzi

Piazza San Marino ore 22.00 - Giuseppe Novelli & I parecchio acustici Musica italiana a cura del Coordinamento Associazioni ore 23.15 - Quattroquarti Quartetto vocale a cappella sul tema del vino e del piacere conviviale a cura del Coordinamento Associazioni ore 00.00 - La notte dei poeti Performance poetica del gruppo Neverland a cura del Coordinamento Associazioni ore 1.00 - Hartford Circus Fire Musiche rock si fondono con atmosfere balcaniche e circensi a cura del Coordinamento Associazioni ore 2.00 - Folk’s Wagon Folk e blues acustico a cura del Coordinamento Associazioni

KRONSTADT: iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione A.C.E.R.S.A.T. dell’Università di Pavia nell’ambito del programma per la per la promozione delle attività culturali ricreative degli studenti. Altre entrate sono rappresentate da eventi culturali, feste, concerti, il sangue di chi collabora, libagioni e gozzoviglie varie

In giro per la città

Giardini Malaspina Provaci Gusto Rassegna enogastronomica - mostra mercato a cura di PAVIAMOSTRE- CCIAA Pavia in collaborazione con il Comune di Pavia e Slow Food

ronstadt periodico mensile Numero 33 www.kronstadt.it

http://kronstadt.splinder.com [email protected]

http://creativecommons.org/ licenses/by-nc-sa/2.5/it/legalcode/

Info www.festivaldeisaperi.it [email protected]

Abbonamenti: non ancora, ma stiamo lavorando per voi. Presto per gli abbonati un originale dono l’originale tovaglietta decorata a mano da un prestigioso artista.

Related Documents

Kronstadt 33
June 2020 8
Kronstadt 30
June 2020 5
Kronstadt 23
June 2020 7
Kronstadt 21
June 2020 2
Kronstadt 44
June 2020 1
Kronstadt 48
June 2020 1

More Documents from "La redazione di Kronstadt"

Numero Speciale 05
June 2020 10
Kronstadt 35
June 2020 7
Kronstadt 25
June 2020 9
Numero 06
June 2020 10
Kronstadt 34
June 2020 5