k ronstadt 23 © Massimo Ghimmy
periodico bimensile Numero 23 Mercoledì 5 Aprile 2006
La domenica delle salme
Simone Leddi/A.F.A.&G.
9 novembre 1989/9 aprile 2006 (…) La domenica delle salme non si udirono fucilate il gas esilarante presidiava le strade la domenica delle salme si portò via tutti i pensieri e le regine del ‘’tua culpa’’ affollarono i parrucchieri (…) La domenica delle salme nessuno si fece male tutti a seguire il feretro del defunto ideale la domenica delle salme si sentiva cantare -quant’è bella giovinezza non vogliamo più invecchiare (…) La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c’erano i segni di una pace terrificante mentre il cuore d’Italia da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta (F. De André)
Scelte inevitabili Premessa numero uno: Nel caso vinca ancora Silvio non faremo come Umberto Eco. Davvero. Non scapperemo a Cuba. Neppure andremo sui monti a fabbricare molotov. Non invocheremo la morte della democrazia (anche se dopo Dio e Marx anche lei non si sente tanto bene). Non ci lasceremo andare ad isterici pianti. Faremo quello che abbiamo fatto negli ultimi anni: ci rimboccheremo le maniche (che oramai saranno arrivate alle spalle), continueremo a lavorare, nel nostro piccolo, sul nostro territorio. Come potete leggere nella quarta di questo numero. Perché, tanto per scomodare Thomas Jefferson “se una nazione pretende d’essere ignorante e libera essa pretende ciò che mai è stato a mai sarà... Un popolo non può essere al sicuro senza il sapere. Là dove la stampa è libera, e ciascuno sa leggere, tutto è al sicuro.” Premessa numero due: Non abbiamo il fiato dei fondisti del NYTimes o del Corsera, né la cultura di certi intellettuali affermati. Non perderemo troppo tempo in noiosi discorsi sulla crisi della democrazia rappresentativa ed il ruolo dei mass media, sull’intreccio tra politica ed affari, su una società che vive di raccomandazioni e di privilegi invece che di impegno e talento. Su un governo che ha avvallato e favorito que-
sto stato di cose. Però il 9 aprile si deve scegliere, perché per quanto il nostro voto sembri piccolo ed insignificante, vale. Vale per il nostro futuro. È una scelta, una scelta che pesa, una scelta inevitabile. Punto. Premessa numero tre: La situazione è triste e seria. Mancano le idee, manca il coraggio. Mancano gli uomini. Abbiamo una classe dirigente formatasi negli anni dopo il ‘68: per quanto alcuni sembrino onesti e preparati, nessuno o quasi ha il background mentale necessario ad affrontare le sfide della società aperta. È caduto il muro di Berlino e sono cadute anche le Torri Gemelle, ma i nostri politici non sono stati pronti ad affrontare le dinamiche implicite nella modernità. Ma... A parte le ideologie e le inclinazioni personali: non ci possiamo permettere altri cinque anni di un governo che ha schierato come ministri Calderoli/Castelli/Tremonti/ Tremaglia/eccetera. Altri cinque anni di riforme Biagi/ Moratti. Altri cinque anni di Silvio Berlusconi. Per quanto dall’altra parte non stiano messi benissimo, ci sembra che la serietà e la preparazione della classe dirigente del centro-sinistra sia di tanto superiore. Questo è. Domenico Santoro
Si vota, puoi avere dubbi? “La sua figura di ottimista di sé, le sue astuzie oratorie, l’amore per il successo e per le solennità domenicali, la virtù della mistificazione e dell’enfasi riescono schiettamente popolari tra gli italiani. [A]... manca il senso squisitamente moderno del-
l’ironia, non comprende la storia se non per miti, gli sfugge la finezza critica. Coerenza e contraddizioni sono in... due diversi aspetti di una mentalità politica che non può liberarsi dai vecchi schemi di un moralismo troppo disprezzato per poter essere veramente sostituito. Lottare per un’idea, elaborare nella lotta un pensiero, è un lusso e una seccatura. ... è abbastanza intelligente per piegarvisi, ma gli basterebbe la lotta pura e semplice senza i tormenti della critica moderna. Le debolezze intrinseche di questo temperamento si scorsero quando il condottiero dovette farsi amministratore e diplomatico. In un consesso internazionale [...] l’inferiorità di..., attore più che artista, tribuno più che statista, è palese poiché egli non sa che specchiarsi nella propria enfasi. ... è a suo agio soltanto quando parla al buon popolo e ne ascol-
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ta i desideri e lo rimbrotta con fiero cipiglio per le sue monellerie. Tuttavia restano notevoli le attitudini di... a conservare il potere tra un popolo entusiasta e desideroso di svaghi, che egli conosce benissimo e a cui appresta quotidiane sorprese” Di chi si sta parlando in queste righe? E tu a chi hai pensato? (La risposta a pag….) La destra, le destre, in Italia si sono dimostrate ancora una volta le stesse, dando prova di sé in questi anni di legislatura. La destra affaristica in doppiopetto, cinica ed efficientista, la destra tradizionale statalista e poliziesca e la destra di movimento, popolana, rozza, violenta, xenofoba e razzista sono parte di un solo sistema coerente che attendeva solo che qualcuno le risvegliasse dai torpori malaticci in cui riposavano e le portasse al potere. E quel qualcuno è arrivato. Ne è seguita la messa in opera di una strategia e tutto campo per mettere il capo al riparo dalle insidie della legalità, con leggi ad hoc e una riforma che pone il potere giudiziario sotto tutela dell’esecutivo, per rafforzare il personalismo dirigistico del primo ministro, con una riforma costituzionale ad alto contenuto autoritario, per riportare l’Italia su posizioni vetero nazionaliste fondate sul mito della politica estera di potenza, partecipando come vassalli alle guerre impecontinua a pagina quattro...
2 Abbiamo intervistato la Dottoressa Sabina dal Verme, ostetrica presso l’ospedale S. Paolo di Milano nel servizio di diagnosi prenatale, lavora nei corsi di accompagnamento alla nascita e nel centro di salute e ascolto per le donne immigrate e i loro bambini. Inoltre è autrice insieme alla Dottoressa Maria Luisa Cattaneo del libro “Donne e madri nella migrazione”- Prospettive transculturali e di genere. Edizioni Unicopoli. Dottoressa è vero che da quando è stata approvata la Legge 194, gli aborti in Italia sono diminuiti? Sì, è vero, gli aborti sono costantemente diminuiti nel tempo, questo anche perché parallelamente è cresciuto l’impegno educativo nei confronti della contraccezione e della prevenzione ma soprattutto è aumentata la consapevolezza della donna del proprio corpo, della propria sessualità e del proprio destino. Che tipo di servizi offrono i consultori per quanto riguarda la prevenzione, l’educazione sessuale ed affettiva? In tutti i consultori sono attivi servizi di informazione e assistenza, in particolare ogni settimana alcuni consultori offrono uno spazio informativo aperto ai giovani completamente gratuito dedicato alla prevenzione e all’educazione sessuale. Purtroppo il problema è la continua diminuzione dei fondi destinati ai consultori. Nel caso in cui la donna decida di abortire, che tipo di percorso deve sostenere? E che tipo di assistenza deve ricevere all’interno degli ospedali o dei consultori? L’interruzione di gravidanza
strumenti
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volizzare la donna utilizzando parole che possono ferirla più dell’aborto stesso. Ricordiamoci inoltre che un bambino messo al mondo senza essere desiderato si trova sempre in una condizione molto difficile.
Legge 194: trent’anni dopo La parola all’esperta può essere richiesta entro la dodicesima settimana dal primo giorno dell’ultima mestruazione. In questo caso la donna ha diritto ad un colloquio con un operatore che ha il compito di chiederle le motivazioni della scelta, di informarla sulle possibilità alternative e di illustrarle l’operazione, sempre nel rispetto della libertà di scelta della donna. Segue una visita ginecologica di conferma che certifica che la gravidanza non ha ancora superato la dodicesima settimana. Dopodiché viene data alla donna una settimana di tempo per riflettere. Nel caso in cui decida comunque di abortire viene programmato l’intervento che può avvenire in anestesia generale o locale. Alla donna viene offerto un appuntamento un mese dopo l’aborto per una visita di controllo. Se la donna è minorenne serve il consenso di un genitore, oppure, nel caso in cui vo-
lesse tenerlo nascosto ai familiari, è previsto l’intervento del Giudice tutelare del Tribunale dei Minori che valuta la situazione insieme alla ragazza. In particolar modo per i casi di minorenni è importante sottolineare che il sostegno psicologico è continuo e indirizzato anche ad individuare eventuali problematiche nascoste. Nel caso in cui la gravidanza presenti un pericolo per la salute fisica e psichica della madre, può essere richiesta l’interruzione anche dopo la dodicesima settimana ma sempre entro il quinto mese. Tale richiesta deve essere motivata da una grave malformazione fetale o deve essere supportata dalla relazione di una psicologa o psichiatra. Come avviene concretamente l’operazione di interruzione di gravidanza? L’istero-suzione è un’operazione molto dolorosa che consi-
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Pensare da sé Le incertezze dei diritti umani I parte: la cittadinanza come “diritto ad avere diritti” I diritti umani nascono coi diritti dei popoli. Poiché tali diritti erano considerati inalienabili e irriducibili non occorreva alcuna autorità per garantirli: “l’uomo stesso ne era la fonte e il fine ultimo”1. Tali diritti quindi, in quanto innati, dovrebbero restare validi anche per un individuo espulso dalla società: un individuo che ha perso il suo status politico dovrebbe trovarsi esattamente nella situazione contemplata dalla loro dichiarazione. Eppure “avviene l’opposto: un uomo che non è altro che un uomo sembra aver perso le qualità che spingevano gli altri a trattarlo come proprio simile”. I diritti umani si rivelano inapplicabili, anche nei paesi che basano su di essi la loro costituzione, ogni volta che ci si
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io voto e voto sì
trova di fronte a una massa di individui che non sono più cittadini di nessuno stato. In questo si mostra l’indissolubile legame tra diritto di cittadinanza e diritti umani: non appena un uomo perde la protezione del governo ed è costretto a contare sui diritti minimi che gli spetterebbero per nascita, non trova alcuna autorità disposta a garantirli. È come se, paradossalmente, la nozione di “diritto umano” naufragasse di fronte a individui che hanno perso tutto, tranne la loro qualità umana. Il mondo non trova in realtà “nulla di sacro nell’astratta nudità dell’essere-uomo”. La privazione dei diritti umani consiste in primo luogo nella mancanza di un posto nel mondo in cui si è giudicati per le proprie opinioni o azioni, di una comunità che dia a
tali azioni e opinioni un peso. Quando l’appartenenza alla comunità di nascita non è più una cosa naturale e la non appartenenza non è più oggetto di scelta, quando si è nella condizione in cui, a meno che non si compia un delitto, il trattamento subito non dipende dalle proprie azioni, viene messo in discussione qualcosa di molto più essenziale della libertà e della giustizia (che sono diritti dei cittadini): la possibilità di rispondere di se stessi, la responsabilità come carattere fondamentale della dignità umana. Silvia Patrizio 1
:Questa e le seguenti citazioni sono tratte da Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, ed Einaudi, Torino, 2004, cap XII.
ste nell’apertura del collo dell’utero e nell’inserimento (nel collo dell’utero) di una piccola cannula che “risucchia” l’ovulo fecondato e impiantato. Per le donne che hanno già avuto figli si può operare in anestesia locale, mentre per le altre è consigliabile l’anestesia generale. Che ne pensa della cosiddetta “pillola abortiva” il cui uso in Italia non è ancora legale? Sicuramente è un metodo meno traumatico e doloroso dal punto di vista fisico rispetto all’operazione, ma dal punto di vista psicologico ed emotivo un aborto, qualunque sia la modalità, è sempre un aborto. Nel caso in cui la donna decida di non abortire che tipo di assistenza deve ricevere? La donna ha diritto ad una assistenza sanitaria e psicologica per tutta la durata della gravidanza e anche dopo il parto. Tutte le donne possono scegliere di rivolgersi ai consultori come a qualsiasi altra struttura ospedaliera. Che cosa ne pensa della presenza dei “Movimenti per la Vita” all’interno dei consultori? La Legge 194 non è stata fatta per abortire ma per rendere possibile una maternità desiderata e consapevole, l’aborto è sempre una scelta fortemente dolorosa e da cercare di evitare, tuttavia questi movimenti che si basano su presupposti religiosi o morali non sono realmente utili poiché non possono valutare il problema sotto tutti i suoi aspetti e tendono a colpe-
E’ vero che negli ultimi anni gli aborti sono aumentati a causa dell’immigrazione? Che tipo di interventi si possono effettuare a livello sociale e sanitario per ridurre gli aborti tra le donne immigrate? Sì, è vero che la presenza di un maggior numero di donne immigrate ha causato un aumento degli aborti, tuttavia ritengo che sia possibile entro pochi anni diminuire questo problema. Le donne immigrate provengono da condizioni sociali e culturali completamente diverse e spesso non sono a conoscenza delle possibilità e dei servizi di assistenza che offrono le nostre strutture sanitarie. E’ importante effettuare un lavoro di mediazione interculturale che possa offrire sostegno e assistenza sempre nel rispetto della cultura di provenienza della donna. Qui all’Ospedale S.Paolo è attivo un progetto di questo tipo, grazie anche alla presenza di mediatrici culturali che ci aiutano a costruire percorsi di sostegno con le donne immigrate. Questo lavoro ha anche lo scopo di favorire l’inserimento delle famiglie migranti nella società. Ringraziamo la Dottoressa Sabina Dal Verme per la sua disponibilità e gentilezza. Consigliamo la lettura del suo libro e speriamo che questo articolo possa essere un valido strumento per tutte le donne. E per gli uomini. Lidia e Kavida
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9.4, non sbagliare un altro rigore!!!
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Mi è capitato ultimamente di poter assistere ad una mostra di artisti surrealisti e di rifiutare di visitarla. Si trattava di opere la cui notorietà e valore sono indiscussi, ma non erano di Frida Kahlo. Il viaggio immaginario che ho intrapreso in Messico, del quale ho già brevemente parlato, mi aveva, mesi prima, portato a conoscere questa grande artista messicana e da allora è nato in me un profondo interesse per le sue opere e per la sua vita. Ma, evidentemente, lo stesso entusiasmo non mi è stato suscitato da altri esponenti della medesima corrente artistica. Frida Kahlo nacque nel 1907 in Messico e nonostante le sue origini fossero estranee a quella terra, fece sue molte istanze delle popolazioni indie e anche
Storia di un viaggio immaginario seconda parte i costumi, tanto è vero che amava spesso indossare abiti della loro tradizione. Questa sua propensione era condivisa da altri artisti. Diego Rivera, che ella sposò nel 1929, riconobbe il valore imprescindibile della cultura indigena e, nei suoi famosi murales, gli dedicò ampio spazio. La loro fu un’epoca di grande fervore artistico-culturale nonché politico, ma mentre altri esponenti del Surrealismo, a partire da Rivera, fecero dell’ideologia motivo dominante delle proprie opere, i quadri di Frida Kahlo sono
estranei a questa tematica. Le opere della Kahlo richiamano profondamente la sua vita, le sofferenze fisiche causatele da un incidente che le provocò seri danni alla colonna vertebrale e la costrinse per un lungo periodo a dipingere a letto, ritraendo la propria immagine riflessa in uno specchio. Rappresentano anche il profondo amore che la legava al marito, grande muralista e uomo dalle accese passioni, anarchico, egocentrico e libertino. La madre di Frida li definiva “l’elefante e la colomba”, per
[...] Molte vicissitudini editoriali confermano ad Orwell la fama di autore “scomodo”. L’ansia per la verità, l’imparzialità di giudizio su ogni fronte perseguita fino all’e stremo, danno quasi costantemente un carattere di denuncia alla sua opera. Da questo estratto del romanzo, passato il 1984, è oggi possibile scoprire cosa Orwell ha indovinato dei nostri anni. Traduzione da Ninety EightyFour (1984) di George Orwell Giorno per giorno e quasi di minuto in minuto la storia veniva aggiornata. In questo modo ogni previsione del Partito poteva essere dimostrata come corretta da prove documentate. Non era permesso ad alcuno oggetto di notizia, o espressione di opinione, in conflitto con le necessità del momento di perdurare. Tutta la Storia era un palinsesto, grattato a fondo e riscritto ogni volta che si rendeva necessario farlo. In nessun caso sarebbe stato possibile, una volta commessa, provare che era stata eseguita una falsificazione. […] Anche le istruzioni scritte che Winston riceveva, delle quali si sarebbe poi sbarazzato una volta eseguite, non affermavano ne implicavano mai che un atto di falsificazione dovesse essere commesso: ci si riferiva sempre a sviste, errori, refusi, citazioni inesatte che
sottolineare il fatto che lei era gracile e piccola di statura e lui alto e molto robusto. Il loro rapporto fu tormentato, viscerale e contraddistinto dalla gelosia motivata di Frida, ma non cessò mai di esistere anche durante il periodo della loro separazione, che durò dal 1935 al ’36 e al quale seguì un secondo matrimonio. Le opere della Kahlo sono intense, pervase dal dolore ma anche dal grande entusiasmo e passione per ogni aspetto del vivere. Ricordano, a mio avviso, una variopinta coperta degli
indios in cui, in luogo di fiori o immagini stilizzate, l’artista ritrae ossessivamente se stessa e i suoi conflitti, ma anche i desideri con la loro potenza. L’ultima frase che scrisse sul suo diario prima della morte avvenuta nel 1954 , fu “Viva la vida”. Viva la vita, nonostante tutto, nonostante il dolore. Sono numerosi anche oggi coloro che apprezzano Frida Kahlo. Le sue opere, così legate al suo vissuto, non impediscono tuttavia a chi le osserva di identificarsi con questa donna minuta ma dotata di una sconfinata forza morale. Picasso, in una lettera a Rivera scrisse così: “Né Derain, né tu, né io siamo capaci di dipingere una testa come quelle di Frida Kahlo”. Agata Mondo
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dovevano essere corrette nell’interesse dell’accuratezza. Ma per dirla tutta, pensò, mentre riaggiustava le cifre del Ministero dell’Abbondanza (Ministero del Tesoro ndt), non si trattava davvero di falsificazione. Era la mera sostituzione di un’insensatezza
esempio, le previsioni del Ministero dell’Abbondanza riguardo la produzione di scarpe per quel quarto (del piano quadriennale ndt) era stata stimata a centoquarantacinque milioni di paia. La produzione effettiva era risultata di sessantadue milioni. Win-
con un’altra insensatezza. La maggior parte del materiale con cui aveva a che fare non possedeva connessione col mondo reale, nemmeno la particolare connessione contenuta in una menzogna diretta. Le statistiche erano opera di fantasia nell’originale come nella versione rettificata. Più e più volte si era tenuti ad inventarsele da sé. Per
ston, comunque, riscrivendo la previsione, la abbassò a cinquantasette, cosicché si potesse affermare che la quota era stata addirittura superata. In ogni caso, sessantadue milioni non era più vicino alla verità di cinquantasette milioni, o di centoquarantacinque milioni. Era molto probabile che quelle scarpe non fossero mai state prodotte. Ed era ancora più probabile che nessuno sapesse, o volesse sapere, quante ne fossero state prodotte. Tutto quello che si sapeva era che, sulla carta, ad ogni quarto quantità astronomiche si scarpe venivano prodotte, mentre metà della popolazione di Oceania andava in giro scalza. E così era per ogni genere di fatto documentato, grande o piccolo che fosse. Tutto svaniva in un mondo di ombre nel quale, infine, anche la data dell’anno era diventata incerta. Michele Boldrini
Le elezioni. Di nuovo. Il rito che infuoca spiriti (e palinsesti) dello stivale più amato dai giapponesi, come ogni anno, si ripete per la gioia dei giornalisti e degli inserzionisti. Una settimana fa il primo confronto tv tra i candidati delle due forze politiche: da un lato l’attuale premier nonchè re dell’informazione, dall’altro “il professore”. Colpi bassi, finte, passi doble e un accenno di cha-cha-cha: così, in poche parole, la telecronaca della serata. Ma andiamo per gradi: Il premier Gerry Scotti, candidato della Casa del Milionario nonchè leader del partito Grande Italia, ha utilizzato sempre la strategia che oramai tutti conosciamo bene: pause ad effetto, domande a risposta multipla e i tre aiuti (di cui ha utilizzato solo il computer e la telefonata a casa). Per quanto riguarda il programma per la nuova legislatura, si è limitato allo sbeffeggio dell’avversario con frasi come “se l’avessi conosciuta quando ancora facevo televisione l’avrei portato alla Corrida!” o “A passaparola, uno come lei si sarebbe potuto portare a casa solo una brutta figura”. Che la destra abbia puntato in maniera esagerata sulla figura di Scotti proprio in forza del suo passato mediatico, non è una novità. Come vi ricorderete, la precedente campagna politica si è svolta tutta al grido di “Ieri ho reso milionari solo alcuni di voi, oggi è il turno di tutti gli altri”. Quest’anno non sembra che la musica sia cambiata molto: stesso vicepremier (il pluricentenario maestro Bregadio) e stesso make up artist (il truccatore di Platinette e Montezemolo). Insieme a lui ricordiamo la presenza nella CdM di Benito Mussolini II per il partito del Littorio Felice, Pierluigi Dia-
co segretario di Azione Cristiana e il cardinal Ruini della Bega Nord. Dalla parte opposta, abbiamo visto un Libero Guccini per la prima volta davvero agguerrito che, alla gigioneria del premier, ha contrapposto lo stretto pragmastimo che da sempre ha caratterizzato il pensiero della sua famiglia: munito di chitarra e bottiglia di Chianti da un litro e mezzo (con tappo a vite) ha risposto in rima alle battute dell’avversario concedendo anche un bis in compagnia di Dolcenera -ospite a sorpresa-. A metà del dibattito è stato poi trasmesso in anteprima il suo nuovo video, “La Locomotiva”, remake in salsa elettrofolk del grande successo di nonno Francesco. Non possiamo quindi non citare anche i leader della Coalizione dei Centristi Combattenti Parlamentari (CCCP): Staino per i Compagni Italiani, Alfonso Signorini per il partito dei G.A.D. (Gossippari Alleati e Democratici) e Gianni Minà di Rifondazione Castrista. Niente da dire allo spettacolo, gestito in maniera superba dal moderatore Rosario Fiorello che ha saputo tenere alto il ritmo dello scontro mischiando in maniera intelligente i balletti delle Urnine, le esibizioni dei superospiti (eccezionale la performance di Silvio Muccino che intepreta Silvio Muccino) e gli interventi del comico Silvio Berlusconi; tutto condito con le luci laser dello scenografo Michele Rontelli premio oscar per il film “Dracula: risucchio fatale” di Sandro Sollazzi. Diciassette i milioni di ascoltatori, venticinque milioni di euro incassati in pubblicità, centrotrentomila comparse, due quintali di fiori e nastri, un solo vincitore proclamato dal televoto. Ma di idee neanche mezza. Sarà perché mancano ancora sette mesi all’apertura delle urne. Il Piccolo Esteta
4 riali americane, per indebolire la società italiana, con un attacco sistematico al sindacato, per allargare le disuguaglianza e la competizione dal basso, con una riforma scolastica classista e una politica del lavoro fondata sul precariato, per asservire le masse plaudenti al culto del Vincente, costruendo la realtà parallela di un Italia da sogno veicolata da valanghe di
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Si vota, puoi avere dubbi? format TV. La strategia ha avuto effetto risvegliando la voglia di destra che sonnecchiava nell’animo profondo degli italiani, sempre più inadeguati alle esigenze del nuovo millennio, sempre più bisognosi di un rifugio sicuro dove poter riposare. Come se non bastasse, per un eccesso di cinico ottimismo, la ricetta liberista del miracolo economico non ha funzionato,
ha impoverito il paese ma ha arricchito pochi, grandi speculatori per i quali quella politica era stata ideata. Poi sono venuti anche i metodi polizieschi e intimidatori contro gli avversari politici, l’uso spregiudicato delle istituzioni, la strumentalizzazione della lotta politica e della stampa, l’iscrizione tra gli eleggibili di pregiudicati e squadristi. Se vinceranno anco-
Paviapolitik denti, ma ci sarebbero state gravi carenze negli ultimi anni da parte degli amministratori pavesi. Zucchi ritiene che l’università sia un centro nevralgico di Pavia e che al contrario si stia instaurando un circolo virtuoso fra essa e la città: politiche comuni in molti settori, accoglienza degli studenti attraverso i collegi, moltiplicazione delle opportunità culturali; ha poi affermato che l’Unione punta a raggiungere gli standard europei di diplomati e laureati: sia Zucchi che Burgio hanno parlato di anticipare l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro attraverso strumenti come stage e le
attività-lavoro. Burgio è stato fortemente critico sulle recenti riforme (anche quelle Zecchino e Berlinguer), che andrebbero in direzione di un aziendalizzazione dell’università. A suo parere l’università dovrebbe essere un servizio il più possibile disponibile per tutti; per quanto riguarda Pavia, bisognerebbe in particolare puntare sui centri d’eccellenza. Abbiamo chiesto poi le loro opinioni sui disagi dei pendolari ed in generale i problemi della mobilità. De Ghislanzoni ha parlato di collasso delle infrastrutture ferroviarie, dovuto a decenni di scarsa attenzione ed incuria. Ha affermato che ci sarebbe bisogno di un’ottimizzazione dei trasporti su rotaia di merci e persone e d’essersi battuto anche in Parlamento per far presente questi problemi, ma che l’ammodernamento delle reti ferroviarie spesso cozza con interessi localistici, come sulla li-
ra, ancora questo ma più incisivo sarà il loro programma. E in Italia si aprirà una stagione cupa di risentimento e di violenza di cui saranno responsabili e carnefici. Allora, puoi ancora avere dubbi? Matteo Canevari (Soluzione: Un pungente ritratto di Mussolini fatto da Piero Gobetti su “La rivoluzione Liberale”
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Ilaria Alpi, l’ultima offesa
L’inchiesta Stiamo assistendo alla campagna elettorale più mass-mediatica della storia. La nuova legge elettorale, proporzionale senza preferenze, ha reso praticamente superflua la campagna elettorale da parte dai candidati in parlamento: l’elezione dipende dal posto che si occupa nella lista. Abbiamo deciso di sentire quel che avevano da dirci alcuni candidati per la Camera, nella circoscrizione che riguarda Pavia. In particolare abbiamo focalizzato la nostra attenzione su università e disagi nei trasporti, due temi che riguardano gli studenti universitari, a Pavia una categoria “senza voce”: infatti per la maggior parte sono fuorisede i cui voti non interessano. Hanno risposto alle nostre domande: l’onorevole di Pavia Giacomo de Ghislanzoni Cardoli per Forza Italia; il sindaco di San Genesio Roberto Mura per la Lega Nord; il consigliere provinciale Angelo Zucchi per i DS; il professor Alberto Burgio (docente universitario a Bologna, laureato a Pavia) per Rifondazione Comunista. Per quanto riguarda i problemi dell’università italiana ed il rapporto fra università di Pavia e città, De Ghislanzoni ha sottolineato come la riforma Moratti sia necessaria in un mondo globalizzato dove è necessario il confronto con altre culture, per quanto sia contesta in maniere strumentale sotto elezioni. Ha affermato che l’università è una grande opportunità poco sfruttata dalla città, a suo avviso si dovrebbero utilizzare i collegi per corsi estivi di approfondimento della lingua e master di altissima specializzazione; ai giovani provenienti da zone fuori provincia dovrebbero essere offerte maggiori opportunità di integrazione e soprattutto bisognerebbe garantire un più equo accesso agli alloggi in locazione. Secondo Mura l’università è sfruttata a breve termine dagli imprenditori, che spillano altissimi affitti agli studenti. Bisognerebbe invece utilizzare i “cervelli” prodotti, indirizzare la ricerca per lo sviluppo industriale. Ci sarebbe poi bisogno di maggiori strutture di aggregazione e ospitalità per gli stu-
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nea Milano – Mortara. Mura ha sostenuto di conoscere approfonditamente il problema, perché è anch’egli pendolare da anni sulla tratta Pavia - Milano, che percorre in automobile. Per lui bisognerebbe adottare il “pugno forte” sul rispetto dei limiti di velocità; la segnaletica andrebbe resa più semplice ed uniforme su tutto il territorio, per diminuire la confusione ed aumentare la sicurezza sulle strade. Le infrastrutture stesse, come la tangenziale di Pavia, andrebbero adeguate. Sui problemi legati agli spostamenti su rotaia la sua esperienza è molto scarna, ma ha ricordato i disagi vissuti a suo tempo, sovraffollamento e ritardi innanzitutto. Secondo Zucchi i pendolari subiscono uno dei ritardi più gravi delle politiche di infrastrutturazione italiane; il treno è il mezzo di certo più ecologico e questo governo avrebbe investito poco sia nel materiale rotabile che nelle politiche di sviluppo ferroviario. Per rispondere all’esasperazione dei pendolari pensa che più che fare promesse ci sia da lavorare concretamente. Burgio ha parlato di una politica di assedio al territorio, la cui conseguenza è stata una disfunzione del settore del trasporto. A suo avviso ci sono due punti fondamentali nel problema dei pendolari: sono stati favoriti settori più redditizi nel breve termine, come l’alta velocità, e si è favorita una politica di sviluppo del cemento e delle strade, anche per venire incontro agli interessi della grande distribuzione. Si è impegnato per uno sviluppo del trasporto su rotaie, vantaggioso sia per i passeggeri che per le merci.
Il 20 marzo ricorre l’anniversario della morte avvenuta a Mogadiscio dell’inviata del Tg3 Rai Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. Nel 1994 un commando li uccideva in Somalia, mentre seguivano la guerra tra fazioni e le operazioni militari di “Restor Hope”, lanciate dagli Usa per porre fine al conflitto interno e condotte con l’appoggio di nazioni alleate, compresa l’Italia. Sono passati dodici anni dalla morte di Ilaria e Miran. E ancora la verità pare lontana. Ancora non c’è pace per la memoria di questa giornalista. “Non ci sono misteri dietro l’omicidio di Ilaria Alpi, non c’è stata nessuna esecuzione”: è questa la conclusione di Carlo Taormina, presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul caso, al termine dei lavori fissato per il febbraio 2006, con lo scioglimento di fine legislatura delle Camere. Secondo l’avvocato, Ilaria e Miran si recarono in Somalia per seguire la partenza del contingente italiano e “passarono una settimana di vacan-
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Reg. Trib. PV n°594 - Stampa: Industria Grafica Pavese sas, Pavia - Chiuso in Redazione 29-3-2006 - Tiratura 2000 copie - 2006, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.0 by-nc-sh)
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za”. Non avrebbero dunque scoperto traffici di armi o di scorie radioattive, come ritenuto da subito, ma “sono morti per caso, come tanti giornalisti in zone pericolose”. Taormina (che ha avocato a sé la scrittura del testo della relazione, circa dieci pagine per due anni di attività) ha voluto mettere a tacere quello che ha definito “un giornalismo d’accatto”, un giornalismo che ha tenuto vivo l’interesse per un caso scomodo altrimenti dimenticato. Immediate e dure le reazioni alle dichiarazioni dell’avvocato, considerate “inaccettabili” dai membri delle forze politiche dell’opposizione e “gravissime, smentite dai fatti e lesive della memoria dei due colleghi, uccisi mentre svolgevano il loro rigoroso lavoro d’inchiesta e non certo mentre ‘passavano una vacanza’ “ dai cdr di Tg1 e Tg3. È una sconfitta per tutti coloro che si aspettavano di conoscere la verità. Ma l’offesa più grande l’hanno ricevuta Ilaria e i suoi genitori, che hanno annunciato di querelare Taormina. Questa pseudo-conclusione a cui è giunta la Commissione, fatta di certezze senza prove, paradossalmente riapre e non chiude la vicenda. Innalza Ilaria Alpi a simbolo. L’amore per l’onestà vive nella penna di tutti i cronisti che continuano a lottare per far luce su vicende scomode (secondo Reporters sans frontieres nel 2005 sono stati uccisi 68 giornalisti e arrestati 807). Emblematiche sono le parole dei cronisti del Tg3:”Nessuno si illuda, i giornalisti non si rassegneranno. Chiediamo di non dimenticare e difendere il sacrificio di Ilaria e Miran”. www.ilariaalpi.it. Federica D’Emilio
Sul nostro sito internet (www.kronstad.it) sono disponibili le interviste integrali fatte ai candidati, che spaziano su altri temi oltre a quelli trattati in questo articolo: declino industriale della provincia pavese, problemi del commercio al dettaglio, opportunità fornite dai nuovi mezzi di comunicazione. Marta Vecchi, Stefano Magni, Domenico Santoro
I disegni in questo numero sono di Elena Balduzzi Le vignette in questo numero sono di Matteo Amighetti ronstadt periodico bimensile Numero 23 www.kronstadt.it
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