Potenza
Giovedì 27 marzo 2008
33
URBANISTICA/2 Il sogno di una città nuova attraverso l’estetica
La Potenza della bellezza TOMANGELO CAPPELLI
EH SI’! UN SOFFIO di Bellezza potrebbe davvero spazzar via i timori su un Brutto d'Autore che Paride Leporace ha espresso in merito al nuovo Regolamento Urbanistico di Potenza. Realizzare la Città Nuova di cui parla Campos Venuti nel piano urbanistico, lanciando un appello per riscoprire il senso della Bellezza, proprio a Potenza, quella che, negli anni '80, è stata definita “la città più brutta del mondo”, è una missione ardua, ma non impossibile. Proveremo a essere più chiari, sottolineando che per imprimere un vero significato alle cose bisogna renderle poetiche. Potenza ha nel nome un apparente ossimoro, ché se Potenza fosse il nome di Roma, Parigi, New York, nessuno avrebbe nulla da ridire, ma un nome di tale rilevanza per una città, almeno apparentemente, insignificante, difficilmente si spiega, se si considera che, al momento, il suo unico primato è quello di essere il capoluogo di regione più alto d'Italia (sic!). Gli antichi non definivano mai a caso la scelta dei toponimi, che, di solito, erano direttamente collegati al genius loci, lo spirito del luogo, ovvero ciò che di più profondo ne rappresenta il carattere simbolico, lasciando ai posteri il piacere di fantastiche interpretazioni. Eppur vero che, trattandosi di una scelta di spirito, fosse dettata anche dalla capacità di cogliere elementi non visibili agli occhi di
GENTILISSIMO Direttore Paride Leporace, Il Quotidiano da Lei brillantemente diretto, continua a pubblicare gli interventi più qualificati sull'approvazione del nuovo Regolamento Urbanistico (Ru). Che dopo l'intervento conclusivo dell'arch. Giuseppe Campos Venuti che spiega (chiacchiera enfaticamente) di tale documento/atto amministrativo parola per parola, lascia solo l'amaro in bocca. Risulta più pertinente la trattazione - in parte osservazioni giuridiche - dell'Avv. Luciano Petrullo consigliere di opposizione, e in parte dell'arch. Graziadei. Il tema, che Il Quotidiano con puntualità certosina ha trattato da quattro mesi a questa parte con dovizia di interventi e commenti tutti i giorni - contrariamente a quanto spesso è stato illazionato di disinteresse anomalo ha provocato l'attenzione dei lettori e dei cittadini più di quanto visibilmente la stampa abbia potuto recepire e pubblicare. E, per smentire tali voci di insensibilità e menefreghismo occorrerebbe informarsi presso il responsabile dell'ufficio Urbanistico e Patrimonio arch. Di Vito e collaboratore ing. Viggiano a Parco Aurora di quante richieste di delucidazioni, chiarificazioni e perplessità siano stati pedissequamente investiti. Si trascurano le sterili e astruse polemiche politiche degli alleati sostenitori di Tanino Fierro (in particolare di Luigi Scaglione) in cerca di consensi per sfondare al Senato con l'eterogenea lista partito Popolari Uniti, che ha stabilito un patto di desistenza con il Psi di Boselli, per avversare il sindaco Santarsiero. Utili all'argomento invece possono essere considerati gli apporti dell'architetto Paolo Baffari e anche del sig. Rosario Gigliotti di Macchia Romana. E Lei, direttore Le-
Una delle vedute classiche di Potenza (dal sito internet del Consorzio Asi): l’ingresso dal ponte Musmeci
tutti, forse legati a culti ancestrali dedicati a divinità eteree e impalpabili, sprigionanti poteri magici ammalianti. Alla luce dei caratteri peculiari della città, che, non dimentichiamo fa parte di quella Lucania/Leukania “Terra della Luce”, - se si esclude quell'energia sismica, sempre in agguato e molto più devastante - si può supporre che l'u-
nica forza della Natura, espressione autentica dello spirito del luogo, che avrebbe potuto folgorare i fondatori di Potenza, tanto da indurli ad assegnarle un nome così altisonante, non può che essere il brillante lucore atmosferico, l'abbagliante energia luministica che si sprigiona laddove la città è stata edificata, appunto una Potenza della Luce, e la Luce, è risaputo, è
Vita; espressione sublime e perfettissima della Bellezza Assoluta, da cui, per sillogismo, si evince che è anche: potenza della bellezza. Eppure, per tornare al tema iniziale, si potrebbe ritenere ingenuo collegare la Bellezza alla riuscita del Nuovo Regolamento Urbanistico di Potenza. Ma così non è. Perché, qui, si parla di Bellezza come Idealità As-
soluta, capace di generare energia allo stato puro, accendere entusiasmo, accarezzare l'anima e far sorridere i cuori. Potenza della Bellezza è suscitare meraviglia, Thaumazein, per rendere tangibile l'intangibile: linguaggio universale che accomuna mostrando la vera essenza dell'umanità. Il paradosso è che, pur vivendo in una società che ha smarrito il senso del bello, la Gente è affamata di Bellezza, la richiede a viva voce, perchè sa che può donare vere emozioni. Quando la Gente ha l'opportunità di scoprire la Bellezza della propria Storia, dei propri Monumenti, dell'Arte, della Natura elegiaca che la circonda, si commuove di gioia e sente la scintilla dell'innamoramento verso la propria città. La Bellezza favorisce l'armonia dei comportamenti. Ecco perché lanciamo un appello per avviare un diffuso processo di conoscenza del Patrimonio Culturale che, attraverso il linguaggio delle Emozioni, sia in grado di diffondere il piacere della Bellezza, ritenendolo indispensabile per rinsaldare i legami tra le Persone e la Città e per garantire una maggiore coesione sociale con accrescimento della fiducia e dell'autostima. E, allora, non ci resta che confidare nella Potenza della Bellezza per poter sperare che il nuovo Regolamento Urbanistico possa realizzare il sogno di avere una città più vivibile, una città a dimensione della Gente, in cui ognuno possa raggiungere un sempre maggiore ben/Essere.
URBANISTICA: LA POLEMICA/3 Un’analisi critica del Regolamento
La perequazione non è un bene Limita il diritto alla proprietà porace, ha giustamente esaltato le preoccupazioni e il timore di veder continuare la colata di cemento che, tenendo conto della acclività, quale pendenza di una superficie topografica montuosa e collinare del territorio potentino, invaderebbe le aree ancora libere da Piani del Mattino alla Basentana e da Masseria Cavalieri a Varco d'Izzo. La conclusione di uno dei suoi numerosi interventi, anche se giornalista da appena un anno in Potenza, ha focalizzato bene il futuro - giusta preoccupazione - con il titolo “… Potenza teme il brutto d'autore”. La questione dal punto di vista tecnico giuridico è rilevante. Non si capisce perché, a seguito della legge regionale n. 23/1999, solo ora si è affrontato il tema. Il precedente Piano Regolatore Generale con i quadri di previsione in zone identificate dalla A alla lettera F avevano già previsto la realizzazione di Consorzi. E, poiché venivano definiti “Piani Attuativi”, venivano colpito i piccoli proprietari terrieri con l'onerosa Ici su tali superfici, instaurando un increscioso e astioso contenzioso tributario. Ma veniamo a questo percorso. La legge urbanistica del 1942 era stata largamente superata. Con la riforma costituzionale e istitutiva delle regioni ultimamente erano stati delegati tali enti autonomi territoriali a disciplinare. Quindi recentemente, stante alla necessità di decentramento delle metropoli intasate, si è pensato di prevedere un Piano Strutturale per le grandi trasformazioni di tali
Palazzi potentini (dal sito immobiliare eurekasa.ilsole24ore.com)
aree metropolitane, solo a seguito di regolamenti urbanistici che, nel sostituire il vecchio Prg, si occupasse della disciplina degli insediamenti esistenti. Un impulso a rimuovere gli ostacoli che si sono sempre frapposti alla promozione ed esecuzione dei piani attuativi per opposizione o inerzia dei proprietari è venuto soprattutto dall'art. 27 della legge 166/2002. Legge che ha riconosciuto un interesse pubblico alla realizzazione delle previsioni urbanistiche anche se di iniziativa privata. Tale norma ha portata generale anche se inserita nelle disposizioni sui programmi di riabilitazione urbana. Quì casca l'asino. Non si capisce perché si è voluto scomodare l'architetto Campos Venuti e Federico Oliva dell'Inu (Istituto nazionale di urbanistica) per tale scopo in Potenza. Quasi mancassero architetti di livello seri e competenti in materia di urbanistica. Ma lasciamo stare. I predetti altisonanti nomi nel campo urbanistico - che
non si saranno degnati di percorrere i rioni e le anguste stradine contorte con strozzature e pendenze da capogiro di tutte le campagne della periferia - nulla avranno visto de visu dello scempio del territorio così come è stato edificato. Si trascura il Centro Storico e le selvagge costruzioni degli anni 50/60. Quelle attuali sono uno sconcio ancora più obbrobrioso. Bastava recarsi solo a Macchia Romana. Né una parola ha speso Campos Venuti per ristabilire un pizzico di equilibrio nel rapporto metri cubi di cemento per piazze e centri socioculturali e ricreativi o per l'assenza di strade e/o il collegamento. Con gli attributi, se si fosse esaminato l'attuale sconvolgimento edificatorio, si sarebbe potuto suggerire di imporre alle imprese di rimediare abbattendo qualche piano e provvedendo a lasciare delle aree per ampliare strade e costruire asili e insediamenti artigianali. Quindi della programmazione di “riabilitazione urbana” nes-
suna traccia. Ora veniamo al progetto del nuovo Ru che avrebbe la pretesa di essere perequativo - primo caso al Sud - ma che scimmiotta quanto è stato attuato in Emilia Romagna e a Bologna in particolare. Potenza, a scarso di risorse dissipate in opere brutte e spregevoli - guarda caso la nave al salmone al rione Cocuzzo (da abbattere e rimuovere), i rostri di piazza Cagliari, i ghirigori di piazza don Colucci e gli sgabelli in cemento armato di piazza delle Regioni, solo per citare alcuni scempi - non potendo praticare espropri, ha deciso di attuare la perequazione. L'artifizio consiste nel riconoscere ai proprietari di terreni, anche destinati a verde pubblico, un diritto a costruire con un incremento della volumetria ma cedendo almeno il 50% di tali aree. Così i privati, mediante i consorzi, nei distretti urbani Dus (distretti assoggettati a schede di dettaglio), Dut (distretti di trasformazione) e i DUP (per le aree a maggiore estensione), dovranno presentare il piano attuativo. Con i Dup i privati guadagnato un premio di cubatura del 10%. Ecco come è stato progettato, sviscerato e propagandato come panacea il nuovo Ru. Non sono state previste delle tangenziali di largo respiro, né meridiane secondo le curve di livello. Né sono stati calcolati e inventariati gli edifici pubblici e la tipologia di cui necessita Potenza. Nessun intervento è stato preventivato per i parcheggi pubblici o privati inibendo l'accesso al centro storico che cadrà
certamente nell'abbandono totale per il disgregamento. Quello mascherato con il goffo telo alla parete del complesso di largo D'Errico e prospiciente piazza Pignatari. Veniamo al tema di carattere giuridico. Tale perequazione è una limitazione del diritto di proprietà e di disponibilità così previsto dall'art. 42 commi II° e III° dalla Carta Costituzionale. Tale imposizione perequativa non è contemplata dal codice civile e dal diritto amministrativo. Saranno investiti il Tar, il Consiglio di Stato e la Corte Costituzionale. A parte i litigi dei consorziati che - come nei condomìnii - invaderanno le già intasate aree giudiziarie. Difatti, i piccoli proprietari in minoranza, non avendo potere in merito all'autonoma proposizione dell'intervento, non avranno altra scelta. E chi non aderisce si vedrà espropriato. Ora, bisogna ringraziare Il Quotidiano e Lei direttore che, più degli stessi organi professionali, ci ha illuminati quotidie sul tema che interessa oggi noi e le generazioni future per l'avvenire di Potenza - Città Metropolitana - e la regione tutta. Un ultimo argomento. Qualcuno ha insinuato che senza tale strumento urbanistico sarebbe precluso l'avvenire dei nostri figli. Quante fesserie per giustificare la fame di incarichi per professionisti ed imprese! Motivo per il quale venne presentato all'epoca il piano Campagne dell'ex sindaco Tanino Fierro. Fortunatamente e sonoramente bocciato dalla Regione Basilicata. Certo i problemi sono tanti, ma non è che sottraendo le aree ai piccoli proprietari terrieri che si risolvono secoli di arretratezza e di grettezza pubblica e amministrativa. Assicuriamo fin d'ora di obiettare con precise osservazioni. Tommaso Marcantonio (Geometra libero professionista dal 1959-60)