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Primo piano
Venerdì 26 settembre 2008
Operazione Black Mountains La deputata del Pdl presenta un’interrogazione a tre ministeri
Chiesti accertamenti sull’ex magistrato che guida le imprese di Vrenna
La Napoli: «S’indaghi sul trust» Cinque anni fa uno scontro nella commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti di ANTONIO ANASTASI CROTONE – Un’indagine sul trust dell’imprenditore del settore dei rifiuti Raffaele Vrenna affidato all’ex procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Franco Tricoli. La chiede Angela Napoli, deputato del Pdl, che sul caso, sollevato dal Quotidiano, che un mese fa ha attirato l’attenzione dei media nazionali, ha presentato un’interrogazione ai ministri di Giustizia, Interno e Ambiente. Come si ricorderà, appesa la toga l’ex procuratore ha accettato di guidare il trust dell’ex presidente di Confindustria Crotone ed ex patron del Crotone calcio, condannato, nel giugno scorso, a quattro anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, falso e corruzione elettorale con aggravanti mafiose. «Vrenna, nel momento della condanna – scrive la Napoli – era comproprietario con il fratello Giovanni della società Sovreco, con partecipazione diretta al capitale sociale di ben sei società miste sparse in tutta la Calabria e con qualche legame anche in Campania, tutto nel settore di gestione dei rifiuti. Dopo la condanna in primo grado Vrenna ha deciso di cedere tutte le sue quote di partecipazione nelle società Sovreco, Salvaguardia Ambientale, Mida e Football Club Crotone». «La stampa ha dato notizia – prosegue la parlamentare – che il procuratore della Repubblica di Crotone, Franco Tricoli, che sarebbe andato in pensione dopo quattro giorni, avrebbe assunto la figura di presidente del 'Trust’ del gruppo Vrenna». L’esponente del Pdl parla di «stranezza dell’incarico as-
LE REAZIONI
I parlamentari: «Ora la bonifica»
La Provincia parte civile Angela Napoli; a lato: Franco Tricoli
sunto dall’ex procuratore Tricoli, il quale ha avuto al suo fianco, come segretaria, la moglie di Raffaele Vrenna, affidataria di alcune quote, cedute dal marito, della società Sovreco, ed ancora oggi rimasta quale cancelliere, all’interno della Procura di Crotone». Nell’interrogazione la Napoli chiede, inoltre, «se il Ministro della Giustizia non ritenga di dover avviare un’adeguata e straordinaria indagine nella Procura di Crotone, che aveva a capo, fino al 16 agosto 2008, proprio il procuratore Tricoli; se risultano negli anni iscritte in quella Procura tutte le notizie di reato; le motivazioni che hanno portato il Procuratore Tricoli a rimanere a capo della stessa Procura della Repubblica di Crotone per ben nove anni; in che data il Procuratore Tricoli ha effettivamente accettato di diventare fiduciario delle società del gruppo Vrenna; se corrisponde al vero che il figlio del procuratore Tricoli, avvocato, Luca Alberto Trico-
li, sia stato legale della famiglia Vrenna o di altre società collegate alla stessa famiglia». Ridiventa, così, attuale uno scontro tra Tricoli e Napoli risalente a cinque anni fa, ai tempi di un’audizione a Crotone della commissione parlamentare che indagava sul ciclo dei rifiuti. La Napoli sostanzialmente accusava la Procura pitagorica, allora con Tricoli capo, d’inerzia in quanto non indagava sul settore ritenuto monopolio della criminalità organizzata. Ecco cosa disse in commissione l’ex magistrato. E c’è anche un riferimento all’impresa Ciampà, finita nel mirino degli inquirenti crotonesi proprio ieri nell’ambito dell’operazione di polizia ambientale Black Mountains. «Allo stato non abbiamo elementi per affermare che presso delle società, delle imprese siano presenti delle infiltrazioni mafiose. Alcune di queste attività vengono gestite ad esempio dalla società Ciampà che sappiamo essere notoria-
mente un mafioso. Al riguardo esistono dei provvedimenti relativi a misure di prevenzione patrimoniali ed anche dei procedimenti penali presso la Dda. Dall’albo nazionale, poi, si evince che la società Ciampà è stata sospesa dalla gestione dei rifiuti a livello regionale». Secondo Tricoli, «non esiste un regime di monopolio da parte di qualche impresa come purtroppo è stato affermato dalla Commissione antimafia. Sono solamente 36 le ditte che a Crotone trattano i rifiuti speciali su un totale di 226 in Calabria. Non esiste quindi un regime di monopolio a Crotone né in Calabria»., Pertanto, diceva il magistrato, «ritengo non siano giustificate e affermazioni dell’onorevole Angela Napoli che qualche giorno fa, attaccando la procura di Crotone su un quotidiano, ha sostenuto che dalle indagini della Procura crotonese non risultano cndizionamenti mafiosi». Il riferimento era con ogni probabilità al Quotidiano.
Ecco i 18 siti inquinati su cui sono stati apposti i sigilli. Perfino una clinica per anziani e il porto
Nella mappa dei veleni anche due scuole NELLA mappa dei siti inquinati – 18 sparsi tra Crotone, Cutro e Isola Capo Rizzuto, ci sono due scuole, una clinica per anziani, la banchina del porto commerciale, un parcheggio adiacente alla Questura e altro. I veleni devono averli respirati in tanti, negli anni. Compresi gli alunni della scuola elementare San Francesco e dell’istituto tecnico commerciale Lucifero di Crotone, i vecchietti ospiti di Villa Ermelinda a Cutro e le atlete e i tifosi della squadra di volley femminile della città degli scacchi che milita in B2, le cui partite si sono disputate e si disputano nella palestra dell’ex scuola elementare immersa nella località Pozzo Seccagno, prima facente parte di un unico corpo di fabbrica con la struttura che oggi accoglie la residenza assistita. Con ordine. Ecco i cantieri “visitati” ieri mattina dal Nisa e dalla Mobile di Crotone, che hanno apposto i sigilli a quelli che un tempo, quando nove anni fa iniziò l’inchiesta oggi passata in ma-
no al pm Pierpaolo Bruni, erano cantieri e oggi sono opere finite. Opere pubbliche realizzate con materiali altamente tossici. Il cantiere della ditta Liotti nella località Passovecchio, a Crtone. I cantieri di via Marinella, vie Reyna, contrada Cipolla e Zigari sempre a Crotone. Quello della scuola San Francesco. Un altro alla Margherita. Un cantiere Enel nella località S. Anna di isola Capo Rizzuto. Lungo la statale 106 i cantieri oggi divenuti infrastrutture erano a Poggio Pudano e Bernabò, a Trafinello. E ancora il cantiere Graziani. Il cantiere dell’Aterp, le case popolari di Lampanero. Il piazzale dell’Itc Lucifero. Quello di Pozzo Seccagno a Cutro, prima destinato a scuola, oggi clinica per anziani. Il Toirng sport di Passovecchio e la banchina di riva del porto commerciale di Crotone. Anche un intervento in un piazzale di pertinenza della Questura, in via Marinella, oggi adibito a parcheggio. a. a.
La scuola di San Francesco sequestrata
L’area del porto sequestrata
UNA BOMBA ad orologeria, scoppiata mentre in città si parla di bonifica dell’ex Pertusola, ecco l’operazione Black Mountain, voluta dalla procura di Crotone e tirata fuori dopo anni di inerzia dal Pm, Pierpaolo Bruni. Le reazioni si moltiplicano in città. Il sindaco di Crotone, Peppino Vallone ha deciso di chiedere i danni alle imprese che hanno usato rifiuti tossici come sottofondo stradale. «Non ci sto alla demagogia contro l’Eni, è tempo di agire, di far presto adesso con il risanamento - dice Vallone - Noi chiederemo i danni contro le ditte. Abbiamo già pronta l’ordinanza». La Provincia di Crotone invece si costituirà parte civile, per difendere in ogni sede i diritti di territorio e popolazione. Lo sostiene in una nota il presidente della giunta provinciale, Sergio Iritale : «La notizia conferma, se pure ce n'era bisogno – dice Iritale – la gravità eccezionale della situazione ambientale su larga parte del territorio provinciale e, in particolare, la responsabilità che, nel determinarsi di questa situazione, hanno avuto le politiche di aggressione al territorio e di rapina delle risorse per lunghi anni attuate dall’Eni attraverso le società controllate e le attività condotte nella provincia di Crotone». Forti anche le reazioni dei parlamentari: «Chiunque sia respon-
sabile di tali deprecabilissimi atti, dovrà rispondere non solo nei Tribunali, ma anche moralmente alla collettività – dice la senatrice, Dorina Bianchi – se solo si pensa che tra le aree sequestrate ci sono i piazzali di due scuole di Crotone e una di Cutro. Anche la mancata istituzione di un registro sui tumori, è una grave assenza, poichè il registro avrebbe potuto rivelare l’esatta incidenza di queste scorie sulla salute dei cittadini del territorio». Scende in campo anche Legambente sulla vicenda con il presidente,Vittorio Cogliati Dezza. Ermete Realacci, del Pd, sollecita l'adeguamento del codice penale per punire i reati ambientali con pene più severe. Sulla vicenda interviene anche il ministro dell’Interno ombra del Pd, Marco Minniti : «Che rifiuti tossici siano stati utilizzati per costruire scuole frequentate dai bambini – prosegue Minniti – fa venire la pelle d’oca. Bisogna immediatamente attivare tutte le iniziative per mettere in sicurezza la salute dei bambini e dei cittadini». Il parlamentare Nicodemo Oliverio del Pd è sulla stessa linea, ringrazia le forze dell’ordine e chiede interventi di bonifica: «La situazione ambientale nel crotonese ha già molte ombre, ora bisogna andare fino in fondo», conclude Oliverio. a. i.