Quotidiano Della Calabria 08.10.08

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Primo piano

Mercoledì 8 ottobre 2008

Black Mountains Si allarga la mappa dei siti dove La parlamentare Angela Napoli potrebbero essere state usate le scorie lancia l’appello, ieri ha visto cancerogene dell’ex Pertusola di nuovo il premier Berlusconi

Rifiuti, «indagate anche a Reggio» Una delle ditte indagate nell’inchiesta di Crotone ha realizzato la pista dell’aeroporto di ANDREANA ILLIANO CROTONE. «Fate i sopralluoghi anche all’aeroporto di Reggio Calabria. I rifiuti tossici di Pertusola potrebbero essere stati utilizzati anche lì». Lo scrive, nel suo dossier, la parlamentare Angela Napoli che ieri sera è stata ricevuta dal premier, Silvio Berlusconi e, nei prossimi giorni, potrebbe essere sentita dalla Procura di Crotone. L’indagine “Black Mountains”, condotta dal pm Pierpaolo Bruni e dal procuratore in persona, Raffaele Mazzotta, ha adesso uno scopo: mettere insieme tutte le opere, i cantieri, gli appalti portati a termine dalle due ditte indagate, la Crotonscavi e la società di Ciampà. Ebbene è proprio quest’ultima ad aver vinto la gara per la pista dell’aeroporto di Reggio Calabria. In quella circostanza ci fu anche una diatriba burocratica, avendo avuto Ciampà prima un’interdittiva Antimafia e dunque una sospensione per quell’opera pubblica, ma i titolari dell’azienda edile, in tale circostanza, presentarono ricorso al Tar. Lo vinsero. E realizzarono l’opera. È per questo che la parlamentare del Pdl va avanti. E chiede di sapere dove e come e quanti appalti sono stati vinti dalle due ditte. Torna di scena anche Cassano allo Jonio, dove in terreni agricoli sono finite le scorie cubilot. In questo caso l’indagine, condotta da

Luigi De Magistris, non ha portato a nessuna condanna, ma il cubilot è ancora lì, sottoterra, coperto da un telone. Ed è certo, pur volendo evitare allarmismi, la sostanza è cancerogeno. Non c’è un solo perito che lo neghi. Ora entra in scena, nell’indagine, l’aeroporto di Reggio Calabria. Solo le analisi tecniche potranno dimostrare se in quel caso Ciampà abbia usato o meno il conglomerato idraulico catalizzato, frutto della miscela che proveniva dall’ex Pertusola, come sottofondo stradale. In fondo l’autorizzazione a prelevare quella sostanza ce l’aveva. E farne uso significava risparmiare sui costi del materiale edile da utilizzare. Intanto la procura, al momento, esclude altri indagate, ma non esclude che potrebbe aumentare la mappa dei siti inquinati e andare oltre Crotone, dove invece il cubilot è certamente in diciotto siti (sotto case, scuole, alloggi popolari). Intanto i periti di parte continuano gli accertamenti. E la posizione per chi all’epoca dirigeva la Pertusola (come Vincenzo Mano) potrebbe aggravarsi, bastipensare che ci sono tre discariche davanti alla fabbrica, tutte di ferriti di zinco, mai rimosse.

NESSUN ALLARME

Asp: «Non sono inquinate aria e acqua, in 8 siti su 18»

Sopra il reparto dell’elettrolisi di Pertusola Sotto la pista di un aeroporto

CROTONE. «Nessun allarme», lo dice l’Arpacal e lo conferma l’Asp, il dipartimento di prevenzione “Magna Grecia”. Ebbene otto su diciotto siti ancora da analizzare non presentano inquinamento, nè nell’aria, nè nell’acqua. Le prime indagini hanno dato esito positivo: le scorie cubilot, provenienti dal sito industriale dell’ex Pertusola, non hanno inquinato nè l’aria, nè l’acqua. Lo dicono i tecnici, che hanno già portato i dati presso la Regione, dove c’è una task force che sta monitorando il territorio, attraverso azioni incisive di bonifica (a dire il vero non ancora iniziata) e soprattutto con un’ indagine conoscitiva. Perché per risanare bisogna capire l’entità dei veleni. Da giorni Crotone è attraversata da strumenti di alta tecnologia. E per ora l’esito degli esami è positivo: nessuna contaminazione nè nelle tubature dell’acqua, nè nell’aria. Le analisi continuano intanto. I TUMORI A FONDO GESU’ Anche un altro dato inoltre è quello ripescato in questi giorni anche dagli inquirenti e cioè che il quartiere Fondo Gesù, che è a poca distanza dal sito industriale, presenta un altissimo tasso di ammalati di tumore. Non c’è nulla che accerti la connessione. È solo un’ipotesi allarmante, ma di cui il registro dei tumori, che è stato istituito da qualche settimana, non potrà non registrare, visto che esiste già uno studio in possesso dei sindacati e nono all’intera popolazione. A questo si aggiungono le donne: molte infatti sono le mogli degli operai che presentano patologie simili a quelle dei loro mariti. Il motivo è che l’esposizione ai metalli pesanti, semplicemente lavando la tuta dei propri mariti, abbia loro in qualche modo provocato un danno alla salute. a. i.

An: «L’Eni paghi i danni» Tre discariche di ferriti Pd: «Indagine sulla salute» incustodite sulla consortile CROTONE. Trecentocinquantamila tonnellate di scorie, non rullate, tutte sottoterra. Il dibattito è ormai aperto anche in Parlamento. Un’indagine conoscitiva della commissione Igiene e Sanità del Senato, che faccia luce, attraverso un ciclo approfondito di audizioni, sull'impatto reale che ha avuto sulla salute dei cittadini la vicenda delle tonnellate di scorie altamente tossiche, con cui sono state realizzate opere pubbliche nell’area del crotonese. È questa la richiesta avanzata oggi dalla senatrice del Pd Dorina Bianchi, accolta positivamente dalla presidenza della commissione di Palazzo Madama. «L'indagine – dichiara la parlamentare calabrese –è una risposta al diritto sacrosanto che hanno i cittadini di Crotone a conoscere la verità sulla loro salute, e in particolare dei bambini. Le audizioni saranno anche utili a velocizzare l’indagine epidemiologica in corso per stabilire l’entità del disastro ambientale sull'insorgenza di tumori. Ci sono decine di genitori – conclude la senatrice - terrorizzati per la sorte dei propri figli, che hanno frequentato per anni scuole costruite con scorie tossiche». Ma non è solo il Pd e, pochi giorni fa anche i Verdi, ad intervenire. Anche Alleanza Nazionale, alza la voce sulla vicenda. La mobilitazione tra le forze politiche è iniziata e punta dritto a fare chiarezza in questa storia di scorie, usate come materiale edile, per risparmiare sugli appalti vinti da due ditte di Crotone, che risultano indagate. «Il governo Ber-

lusconi dimostra di avere più a cuore le sorti della nostra città rispetto all'amministrazione Vallone e maggiore dinamismo. E' di questi giorni la notizia che il direttore generale del ministero dell'ambiente Gianfranco Mascazzini chiederà un danno di un miliardo di euro, che eventualmente potrebbe lievitare fino a 20 se venissero rilevate altre aree inquinate dall'utilizzo di scorie della Pertusola sud», a sostenerlo è Stanislao Zurlo, Presidente provinciale di A.N. e Francesco Pignolo, Presidente circolo territoriale Crotone di Alleanza Nazionale: «Il danno da risarcimento discenderebbe dall'ipotesi di reato di disastro ambientale ipotizzato dalla Procura della Repubblica di Crotone. - dicono i due responsabili di An sul territorio - Mentre il sindaco Vallone stipula con Eni convenzioni capestro e chiude vertenze che nulla porteranno al territorio di Crotone, dimostrando scarsa incisività e mentre Loiero ed Iritale continuano a litigare furiosamente con i compagni del Pd, senza pensare ai reali interessi del territorio, il Governo di centro destra ha pienamente preso contezza che con l'Eni l'unica arma è quella del giudizio e del sapersi mostrare decisi. Al direttore generale del ministero dell'ambiente chiederemo che nella trattativa seria (nulla a che vedere con quella instraurata da Vallone e soci), venga inserita anche la modifica di quella sciagurata sottoscritta dal Comune».

TRE discariche a cielo aperto, tutte di ferriti di zinco sono ancora lì, nei pressi di Pertusola, la fabbrica metallurgica di Crotone, al centro dell’inchiesta Black Mountains. Si tratta di decine di ettari di terreno utilizzate negli anni dai responsabili del sito industriale. In tutto lì, si calcola che sono più di 500mila le tonnellate di cubilot rimaste per anni, senza alcuna messa in sicurezza. E poi c’è un tratto viario, dove sono stati posti anche degli alberi e delle panchine, che sotto conserva scorie cubilot. Non è un’ipotesi questa, ma una certezza. Lo afferma anche la Syndial, una delle società dell’Eni. Ed è questo adesso il vero pericolo, secondo l’assessore regionale alle Attività Produttive, Francesco Sulla, che prima da sindacalista e ora da politico, quella vicenda la conosce bene. La bonifica di quelle discariche, una che sversa direttamente a mare, è un punto fondamentale del progetto di risanamento del sito industriale. E di tutto questo e di altro ancora, compreso il conglomerato idraulico catalizzato celato sotto case, scuole, strade a Crotone si parlerà domani, nella città di Pitagora, insieme con tre assessori regionali e docenti universitari che arrivano da tutta Italia. «Sono più preoccupato per l’impatto sulla popolazione di quelle tre discariche che del cic (conglomerato idraulico catalizzato) usato come materiale edile - dice l’asses-

sore regionale, Francesco Sulla - E’ per questo che tutto ciò non deve bloccare la bonifica di Pertusola che è ormai avviata». Per risanare i fondi ci sono. E non sono pochi. Parliamo infatti di 500 milioni di euro per “cercare” le tracce dell’antica Kroton che è sotto la fabbrica, per capire l’entità dell’inquinamento delle falde, per realizzare poli di ricerca di energie innovative. E poi ci sono sette miliardi di euro già stanziati dalla Regione a cui dovranno aggiungersi i soldi dei privati. Ecco la scomessa per il rilancio della città. Considerando che gli enti coinvolti pensano pure di ridisegnare l’area portuale dove i siti industriali affacciano e ad un incubatore di imprese. Solo che prima di tutto questo vanno risanate le tre discariche, soprattutto quella a mare. Il progetto presentato da Syndial prevede una barriera idraulica per contenere l’inquinamento della falda. Il ministero dell’Ambiente e anche gli enti locali invece ritengono che debba essere costruita una barriera fissa, perché l’inquinamento potrebbe essere arrivato fino a 25 metri di profondità. «Io non credo che dobbiamo mandare via l’Eni - dice Sulla - Anzi dobbiamo metterla di fronte alle sue responsabilità. Fare in modo che il progetto sia sicuro, sicurissimo e andare avanti». Non tutti a Crotone la pensano così. a. i.

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