2008.06.14 - Il Quotidiano - Forum

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EUROPA

GOL REGOLARE NEGATO A TONI

Trattato di Lisbona L’Irlanda dice no

SUPERBUFFON:MA E’ SOLO 1 - 1 QUALIFICAZIONE PIU’ LONTANA

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ilQuotidiano della Basilicata

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Il ministro Brunetta pubblica l’elenco della Regione mai consegnato alla Corte dei conti

Consulenze: spesi 12 milioni

I prodiani Parisi e Lettieri mitragliano critiche contro il Pd locale e nazionale FORUM IN REDAZIONE

Il futuro di Potenza

Potenza pulita. Quando l'Acta non c'è i topi ballano.

POTENZA- Il ministro della Pubblica amministrazione non si ferma nella sua opera di moralizzazione e trasparenza e mette su Internet conti e nomi del business consulenze. Che alla Regione Basilicata ha sempre avuto un duro scoglio da superare. Infatti chi li ha chiesti si è imbattutto nel muro di gomma dell’assenza di una fonte centrale d’informazione in materia. Hanno trovato difficoltà i giornalisti, i cittadini e persino il Procuratore regionale della Corte dei Conti, dottor Michele Oricchio, che in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario aveva pubblicamente denunciato la scarsa collaborazione di via Anzio. E prende la palla al balzo il segretario regionale della Dc, Giuseppe Potenza che sfida il presidente De Filippo a pubblicare su Basilicatanet “gli elenchi di consulenti e collaboratori esterni con relativi incarichi professionali e compensi”. Sul fronte politico ieri adunata dei prodiani lucani alla presenze di Arturo Parisi. Un gruppo molto autocritico nei confronti del Pd nazionale e locale. 

Metaponto

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Dalle scelte partecipate all’impegno per il vallone S. Lucia

Palloncini bianchi e ombrelloni chiusi per l’addio a Valeria

Fantapolitica

Giorgio Dabliù in Lucania 

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se mentre facciamo il dibattito sulla Questione meridionale, l'Air Force One, per sbaglio, dovesse compiere un ammaraggio nella valle del Basento? Non si preoccupi, signor Presidente. Anche noi abbiamo l'”oil”. E pure quello d'oliv. Sappiamo che Lei ha studiato più la mineralogia che la geografia, ma non se ne faccia un problema. segue a pagina 25

Autori lucani

Questione urbanistica A tu per tu con Santarsiero

Parenti lontani

Torna il libreria il romanzo cult di Gaetano Cappelli

E in via Pretoria i locali chiuderanno all’1 di notte 

IL VOLO ALTO DI COLOMBO 

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on sembri un'irriverenza il titolo che gioca con il cognome. Tutt'altro. Ma quello del senatore a vita Emilio Colombo è proprio un volare alto e maestoso, come quello delle eleganti poiane sospese nell'aria che mi capita di osservare, affascinato, tutti i giorni nel “pendolare” dalla città alla collina. Un volare alto, che merita di essere sottolineato ancora più di quanto già giustamente accade. Ci sembra che, mai come in questi ultimi mesi, la sua personalità si stia stagliando, con inusitata e benefica accentuazione, nel suo carattere “istituzionale”. segue a pagina 25

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Scoperta dai finanzieri in un residence in costruzione ed è solo il primo di una serie di accertamenti

Villaggio a Metaponto: evasione da 11 milioni METAPONTO - Una maxievasione fiscale da undici milioni di euro, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza, al termine di un accertamento sull'attività di un villaggio turistico in costruzione a Metaponto. In particolare è stata conclusa un'articolata attività ispettiva nei confronti dell'impresa di costruzioni, titolare del progetto, che di recente aveva realizzato il complesso residenziale estivo.

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Oggi cerimonia militare e civile

Il Lucania torna dopo 90 anni sul monte Grappa 

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Primo piano

Sabato 14 giugno 2008

Il forum Santarsiero e la «rivoluzione positiva» Denunce su quanto accaduto nel passato

Il Quotidiano per la città Sindaco e associazioni si confrontano. I nodi: Macchia Romana e partecipazione IL sindaco Santarsiero e due rappresentanti del coordinamento delle associazioni cittadine, Rosario Gigliotti e Paolo Baffari, ieri pomeriggio, hanno dato vita a un forum su alcune tematiche “urbanistiche” della città nella redazione del Quotidiano. Con loro, il direttore, Paride Leporace, e due giornaliste della nostra testata. Caso raro - va ammesso - è stata «la parte pubblica» a sollevare l’idea, chiedendo un confronto con quel coordinamento che più volte è intervenuto in materia. All’amministarzione contestano la scarsa partecipazione nelVista la sollecitazione del confronto con le associazioni, è il primo cittadino ad aprire il dibattito con un resoconto “storico”. Sindaco Santarsiero: «Comincio toccando il tema “Macchia Romana”. Quando mi sono insediato, la prima vicenda con cui mi sono dovuto confrontare è stata quella del “Pentagono” (il complesso di edifici che sorge poco dopo via delle Medaglie olimpiche, ndr). Il percorso urbanistico, cominciato da anni, era già arrivato a un punto quasi completo». «Le concessioni edilizie erano già state rilasciate. Gli atti erano stati portati avanti in modo legittimo, dal punto di vista procedurale. Persino il Tar non diede seguito al ricorso fatto dal comitato di quartiere per bloccare il processo di realizzazione, con una sospensiva alla concessione edilizia». «Non c’erano grandi soluzioni, nè possibilità per correggere il tiro sul “Pentagono” che già sorgeva in un quartiere che è un “assurdo urbanistico”. Ci sono, per quella zona, previsioni del vecchio Piano regolatore generale che ancora non riesco a comprendere. Per il “Pentagono”, già nel 1990 si riscontra una cubatura di riferimento. Nel ‘93 segue la localizzazione delle sagome, poi nel ‘95 la divisione in lotti. L’ultima variante al prg, la terza per quel piano, è datata 2001 e riconferma sostanzialmente le cubature previste e discussione per le concessioni avviate». «Voglio precisare che quei suoli sono stati acquisiti solo dopo la variante fi-

le scelte. Il sindaco replica ricordando che la città non ha mai assistito a percorsi tanto partecipati come quelli “urbanistici” che stanno disegnando «in meglio” il futuro di Potenza. Nel frattempo la polemica sulle case popolari è tornata d’attualità. Mentre l’amministrazione ribadisce gli impegni («merito - dice - delle previsioni del nuovo regolamento urbanistico») sul mercato residenziale della città, con nuove case popolari e molta edilizia convenzionata di prossima costruzione, le associazioni continuano a sollevare dubbi su una real-

tà cittadina «governata da un sistema di privilegi nell’edilizia, vecchi di anni e radicati». Nel discorso si inserisce anche la vicenda delle case popolari del rione Macchia Romana: una storia fatta di denunce e contro accuse, anche con ricorso all’autorità giudiziaria, sulla realizzazione di alcune cooperative edilizie. Tutto questo mentre è da poco scaduto il termine per le osservazioni dei privati al nuovo regolamento urbanistico, prima che il consiglio ne approvi definitivamente il testo. Ma questa, è un’altra storia.

Paolo Baffari. A sinistra, il sindaco mentre spulcia tra i documenti

nale. Le concessioni edilizie sono state rilasciate prima del mio insediamento. Subito sono stato sollecitato dal comitato di quartiere e ho promosso un incontro. Ma con altrettanta celerità fu l’ufficio legale del comune a spiegare che il rischio di ricorsi e futuri esborsi milionari per sentenze sfavorevoli, qualora avessimo provato a bloccare la realizzazione del complesso, era elevatissimo. E il Comune non poteva certo permetterse-

«L’assurdo urbanistico di Macchia Romana»

lo». «C’erano solidi diritti acquisiti che lo stesso comitato di quartiere comprese, proponendo allora, delle soluzioni alternative. Ragionando prese piede l’ipotesi di spostare il complesso del “Pentagono” sull’aria dove sorge il campo-scuola del rione. Del resto, l’unica soluzione che l’impresa costruttrice avrebbe potuto accettare sarebbe stato il recupero di un suolo idoneo senza dover sborsare ulteriori somme di denaro. Secondo quella proposta suggerita dal Comitato, dove ora sorge il pentagono sarebbe nata un’area pubblica. Ma rimaneva in piedi un problema legato alla strada che avrebbe dovuto servire la zona per cui c’erano pareri geologici sulla sicurezza

negativi e di pericolo. Senza contare che avremmo dovuto “abbattere” un camposcuola per cui il Comune aveva speso un miliardo di lire». Rosaro Gigliotti: «Ma prima di essere eletto, più volte aveva detto che quell’idea era buona». S.S.: «Era valido il tentativo di trovare una soluzione. Poi, dopo l’insediamento e studiando il caso, abbiamo capito che c’erano problemi per quell’ipotesi». «E’ vero, Macchia Romana è un quartiere “assur-

do”, costruito “a fasce”. Quelle private sono sempre state costruite prima delle zone pubbliche di servizio, con le strade che dovevano essere realizzate in modo “perpendicolare” ai vari accessi. Stessa cosa accadeva per le opere di urbanizzazione». Alessia Giammaria: «Questo vuol dire che tutte le opere di servizio sono state realizzate quasi in modo “tampone”?». S.S.: «Nella maggior parte dei casi, su fognature, con-

Sul Vallone di Santa Lucia si gioca la “partita”.

dutture dell’acqua, strade è facile riscontrare delle difformità. Una relazione del 1995 spiega che per un piano di urbanizzazione complessiva del quartiere sarebbero serviti 80 miliardi di lire». Direttore Leporace: «Perchè non avete proseguito la battaglia legale come comitato di quartiere dopo il primo ricorso al Tar?». R.G.: «Non è così. Non c’è un vero parere di merito del tribunale amministrativo. La verità è che i nostri avvocati si dimenticarono di ratificare il ricorso alla Regione e alla Soprintendenza. Noi non contestavamo eventuali irregolarità nel merito della concessione edilizia. Contestavamo, invece, i presupposti di quel piano particolareggiato che

Primo piano

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Un momento del forum (foto Andrea Mattiacci)

“creava” il “Pentagono”». S.S.: «Quell’area dove sorgono gli edifici è la più stabile dell’intera area». R.G.: «Il punto è un altro. Quel piano è illegittimo perchè non è a distanza di anni che si può ragionare sui vincoli ambientali. Le autorizzazioni non sono state chieste al momento dell’approvazione del piano. Ed è qui che si aprono scenari catastrofici su un modo complessivo e continuo di operare». «Come cittadino sento un senso di resa. Perché sfogliando la raccolta dei documenti che avevamo prodotto in quei mesi di battaglie, leggo i sogni che inseguivamo. Parlavamo di termini semplici come “bellezza” o “quartiere a misura d’uomo”. Nel giro di un solo me-

se la nostra azione coinvolse anche gli amministratori. Alcuni consiglieri comunali di Verdi, Sdi e Margherita, proposero un ordine del giorno, nella seduta di consiglio comunale, che appoggiava la proposta di delocalizzazione del “Pentagono”. Era una battaglia di partecipazione, con le riunioni notturne tra i residenti del quartiere. Poi quel testo fu ritirato dalla discussione consiliare perchè la maggioranza si stava “spaccando” politicamente». S.S.: «Non è vero. La maggioranza era più che solida. E ciascun consigliere è sempre libero di esprimere un voto secondo coscienza. Semplicemente con una riunione capirono tutti i problemi tecnici legati all’ipotesi di nuova localizzazione».

A.G.: «Mi pare che si stia discutendo comunque di un percorso “storico” che non coinvolge solo questa amministrazione. Ma il problema non è piuttosto il bene della città? Magari cercare una soluzione piuttosto che rincorrere il passato, partendo dal presupposto che non si può abbattere l’esistente». R.G.: «C’è la volontà di capire come si arriva alle cose, soprattutto se sia mai esistita una volontà condivisa. Non rincorriamo cosa

avrebbe potuto essere. E quella proposta alternativa al “Pentagono” del comitato di quartiere era stata accettata dal sindaco, allora candidato, come una possibile battaglia. Proprio perchè il permesso di costruzione era stato rilasciato nella “vacatio” pre insediamento, andammo a trovarlo. E alla consapevolezza che quel permesso era stato “ormai” accordato, non accettammo di rinunciare, di fare un passo indietro». «Quella battaglia era di tutti i residenti. La politica, invece, non ha deciso, accordando la possibilità di realizzare il complesso in un periodo di non reggenza. Soprattutto, noi cittadini e la politica a cui avevamo chiesto sostegno, ricevendolo, non ci siamo ritrovati dalla stessa parte». S.S.: «Sì, ma accettare i suggerimenti non può voler dire fare percorsi irregolari». R.G.: «Volevamo solo una risposta. Ma in seguito non siamo mai stati convocati». S.S.: «La verità non è mai solo quella di una parte. Sono altri i casi di “silenzio assordante”, le due torri che sorgono nei pressi di Bucaletto, a ridosso della Basentana e del bosco, non hanno destato la stessa mobilitazione. Non mi piacciono, ma se l’iter procedurale è stato completato in modo regolare l’amministrazione non può certo andare contro legge». Paolo Baffari: «Un appunto: certo che ci siamo mossi. Esisteva ancora la consulta comunale sull’ambiente, soppressa mai rimessa in piedi. Le osservazioni caddero comunque nel nulla». S.S.: «La verità è che ci sono strutture anche peggiori dal punto di vista dell’impatto. Ma i diritti acquisiti valgono sempre e non esistono strade che cancellano tutto il pregresso. Se c’è una responsabilità che mi assumo in pieno è quella dell’aver “deciso” che delocalizzare il “Pentagono” radendo il campo-scuola non era conveniente, dato tecnico di pericolo geologico a parte. Rimango ancora convinto che perdere quello spazio pubblico, si cui avevamo investito denaro della collettività, sarebbe stato un grave errore». R.G.: «E’ una questione di trasparenza. Perchè sono sicuro che se avessimo messo in piedi un tavolo tecnico con la varie parti, cittadini, impresa, amministrazione, una soluzione condivisa si sarebbe trovata». S.S.: «Di incontri e riunioni

«L’impresa costruttrice, offrì il pranzo per festeggiare»

se ne sono fatte tante, con le varie parti. Ma la soluzione prospettata non poteva essere resa concreta». R.G.: «Avevamo chiesto una commissione speciale sugli oneri di urbanizzazione di Macchia Romana, ma non se ne è fatto nulla. E l’unico accenno alla questione continua a vivere sulle pagine del giornale (con riferimento alla polemica tra Vito Ferrara, dipendente comunale, e Giuseppe Pugliese, presidente di alcune cooperative edilizie, che sulle pagine del Quotidiano hanno ripreso accuse e denunce su realizzazione e assegnazione di alloggi popolari, ndr)». S.S.: «Più volte ho preso le distanze dal signor Pugliese, anche in incontri pubblici. Bastava dare uno sguardo agli incartamenti per capire che qualcosa non andava. Comunque, la settimana prossima avremo un incontro con tutti gli uffici interessati sulla questione». P.B.: «Il problema di questa città è che la denuncia non sempre serve. Un dato “utile”, però, voglio fornirlo. Quando la vicenda “Pentagono” si risolse con la sentenza del Tar sull’inopportunità della sospensiva alla concessione edilizia, l’impresa costruttrice, tramite bigliettini, invitò i cittadini di Potenza a festeggiare con un pranzo offerto in una masseria. Questa è la città e il senso di un’intera vicenda». S.S.: «Io non sono certo stato invitato». A.G.: «Sì, ma qualche cittadino ci sarà andato?». P.B.: «Io no, ma di altri non ho notizie certe. Ma come cittadino comunque mi sento beffato». S.S.: «A monte c’è una cattiva “cultura urbanistica”. Rione Cocuzzo è l’esempio classico: il “Serpentone” è una costruzione pubblica, progettata dal pubblico, non dal privato, ma l’impatto è identico». P.B.: «Credo ci siano tre ordini di problemi sulla città. In primo luogo siamo schiacciati in una sorta di campo gravitazionale da cui senza una forza opposta e di eguale peso non si riesce ad uscire. La metafora serve per dire che l’unica speranza è provare a “ricostruire” da zero questa città, che per anni ha pagato sistemi di affari. C’è stata una spartizione di interessi che oggi è difficile rompere. Se non si spezza il percorso, anche i piani futuri verranno realizzati sulle stesse logiche». «Il secondo punto è “storico”: questo tipo di urbanistica ha fallito, perchè dagli anni ‘70 a oggi ci ha parlato solo di tabelle. Ha perso l’idea di città, quell’idea di progettazione per i bisogni della gente che nell’800 veniva realizzata anche senza norme. Servono idee che si

riprendano lal città e recuperino il paesaggio». «Ancora, terzo problema: se la città fosse stata costruita con la partecipazione le cose sarebbero andate diversamente. Ma sia chiaro, partecipazione non vuol dire ratifica delle decisioni o banale informazione al cittadino. Questa città, non abituata alla partecipazione, andrebbe educata». Sara Lorusso: «L’amministrazione, però, ha più volte invitato i cittadini a partecipare alle commissioni consiliari, “aperte” sempre, che si sono occupate del regolamento urbanistico nella sua definizione. Ma, solo un cittadino sull’intera popolazione ha accolto l’invito». P.B.: «E’ anche un problema di linguaggio. In commissione, il linguaggio è tecnico. Partecipazione vuol dire soprattutto poter comprendere». S.S.: «E’ vero, l’urbanistica deve essere semplice. Personalmente, sono convinto che sia stato giusto il percorso fatto con il regolamento urbanistico. Cambierà il volto della città attraverso principi semplici, la perequazione (la possibilità dell’amministrazione di acquisire suoli gratuitamente in cambio di alcuni vantaggi edificatori per i privati, ndr) e la regola per cui gli standard (strade, verde attrezzato, marciapiedi, ndr) saranno costruiti dai privati prima di iniziare a edificare» P.B.: «Ma gli errori di programmazione a tavolino, continuano a presentarsi anche nei piani particolareggiati di altre zone, Macchia Giocoli in prima battuta. Ma non è in discussione la capacità delle persone di progettare, quanto piuttosto la modalità con cui lo si fa: con gabbie, numeri, senza una vera attenzione alla qualità della vita». R.G.: «Vogliamo costruire qualcosa insieme? Bene, facciamo del Vallone di Santa Lucia una proposta forte. Facciamo in modo che sia lasciato il polmone verde a servizio della città e non, come già adesso è prospettato, trasformato in zona cementificata». S.S.: «Le volumetrie previste saranno spostate sull’altro versante della piccola “collina”. Il resto della zona sarà definito con un progetto complessivo su cui sarà impegnato lo stesso Campos Venuti (l’illustre urbanista che ha partecipato alla stesura del regolamento urbanistico potentino, ndr), con cui potrete interagire». All’impegno, seguono ancora contro osservazioni. Si va avanti per un pò. D.L.: «Ma questo, sia chiaro non ha avuto le pretese di un processo». Il confronto finisce. Almeno fino alla prossima occasione.

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