Numero 17

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k ronstadt 17 © Massimo Ghimmy

periodico bimensile Numero 17 Mercoledì 25 Maggio 2005

Simone Leddi

Alla fine della fier a

Se non avesse potuto comunicare così, oggi che mondo sarebbe?

Allora è fatta

Io conosco i nomi

Allora possiamo proprio confessarcelo che è fatta. L’avevamo pensato, prima del 4 aprile e del clamoroso (chissà per chi, poi) cappotto con la conquista della Liguria (facile), Piemonte (beh, insomma), del Lazio (mah, visti i pasticci delle ultime convulse giornate, la Mussolini, l’Unità) e della Puglia (ma dai, un frocio, comunista e cattolico). Ma non l’avevamo detto per scaramanzia. A maggior ragione ora, dopo la caduta del primo governo, il servizio di Rainews 24 sui giacimenti di Nassirya, l’arrivo in grande stile delle banche europee a fare incetta di sportelli (e non parliamo di banche piccole come l’Antonveneta, ma della Banca Nazionale del Lavoro, ex banca di stato e di pirati baschi che sbarcano e schiacciano i piccoli corsari indigeni) e la recessione. Tanto per dire, tecnicamente siamo in recessione, non capitava dagli anni ‘70, neanche con la svalutazione del ‘92 e la conseguente finanziaria Amato da 100.000.000.000.000, dicasi centomilamiliardi di lire, ci eravamo finiti dentro, altro che battute sulle vacanze di pasqua. Questo, come direbbe un giornalista anglosassone, è un fatto (beh, l’Economist aveva tentato di metterci in guardia, ma di quei nipotini di en.wikipedia.org/wiki/Kim_Philby non ci si può mai fidare…). Questo è qualcosa che nessun governo in Italia era mai riuscito a fare. E di fronte allo spettacolo indecente di una maggioranza in pezzi gli italiani hanno dato segno di essersene accorti (finalmente, direbbe qualcuno). Quindi è fatta. Di qui alle elezioni solo un cataclisma politico (che so, la Svizzera che ci dichiara guerra e si annette la Liguria) o un asteroide potrebbe cambiare il corso della storia. Quindi possiamo tirare un respiro di sollievo. Provateci. Provateci, perché, se non Pubblicità Progresso stiamo attenti, quello che ci aspetta può essere una luminosa primavera o un desolante autunno. Ecco, per esempio, se non stiamo attenti i nostri eletti (perché poi con quelli, i nostri, dovremo vedercela) cosa combineranno? Proveranno a riciclare i peggiori arnesi della Prima Repubblica, o daranno una bella risistemata facendo spazio a gente competente, preparata e onesta. Proveranno a gestire il potere nelle regioni, nelle città, con un malsano consociativismo, assicurando le solite coperture ai soliti poteri, dando prova di quel feroce gattopardismo che è stata la tentazione continua degli italiani, o faranno mostra di essere pronti a considerare gli italiani un popolo europeo, che vorrebbe quel po’ di chiarezza, legalità e libertà che vede applicata nei paesi vicini, almeno nei Ne volete sapere di più di copypaesi dell’Unione a dodici. left, creative commons e tutto il Noi, proveremo a stare attenti e a raccontarvi quello che, almeno qui in resto? Siamo stati a Torino con città, non andrà bene. l’autore di questo libro, 12 euro, P.S. tutti i link citati e necessari 176 pagine, rilasciato sotto licenagli approfondimenti li trovate za Creative Commons che trovate nell’edizione di quest’articolo su presso la CLU di Pavia o sul sito: www.kronstadt.it www.copyleft-italia.it Emanuele Quinto

“Io conosco i nomi ma non ho le prove” suonava la voce viva, desolata, indignata e disperata di Pier Paolo Pasolini molti anni fa. E oggi la storia si ripete. Dopo trent’anni la strage orrenda di Piazza Fontana non ha colpevoli. Definitivamente. Ha solo vittime. Il Presidente Ciampi si dice indignato e addolorato per una sentenza che non ha rispetto del sentimento della giustizia e del dolore delle famiglie. No, Presidente, non basta. In questa Italia non bastano più le parole. Quante parole ancora dovremo sentire? In un paese che non sa amministrare la giustizia penale, quale sentimento della Giustizia potrà mai diffondersi, radicarsi, germogliare e dare i suoi dolci frutti? Servono atti concreti per appurare la verità e renderla di dominio pubblico, coscienza collettiva condivisa, immodificabile e sigillata dall’autorità dello Stato che se ne fa carico con sentenze e condanne. Servono gesti capaci di portare giustizia e univocità, e la politica li può e li deve fare. Servono commissioni, nuovi processi anche là dove il sistema giudiziario ha messo la parola fine ad un evento. Ne va dell’identità stessa della nazione, che al presidente sta tanto a cuore quando si tratta di sventolare il tricolore, e della possibilità per tutti di guardare il volto della nazione e riconoscersi in essa, nella sua memoria e nella sua storia, nei

suoi dolori e nelle sue glorie. Quante bare applaudite ancora, quanti processi deviati, quanti lutti, quante madri e mogli piangenti, quante teste chinate, quanti bagni di folla fuori dalle chiese, quanti comitati, movimenti, proclami dovremo attendere ancora? E ora, dopo trent’anni si scopre che uno dei più grandi intellettuali italiani, Pasolini, fu massacrato di botte da tre ragazzi prezzolati al grido di “sporco comunista”. Si scopre ciò che si è sempre saputo, che quel delitto fu un omicidio politico ordinato da dei mandanti per cancellare ciò che Pasolini aveva visto, udito e denunciato e non un torbido regolamento di conti tra omosessuali nei loschi ambienti di borgata, come si disse per cercare di screditare anche la memoria dell’uomo oltre che la figura dell’intellettuale. E sbagliando,

perchè Pasolini guardò sempre con occhi lucidi e cuore appassionato a quelle periferie, vi guardò con amore e con pietà, con uno spirito cristiano di partecipazione al dolore di quei ragazzi di vita, di quei diseredati, di quegli sradicati e offesi dalla corsa della modernità, ignoto ai più che si professano tali. Ma del suo delitto fu subito insabbiamento, calunnia, deviazioni, interferenze e un giovanotto in carcere per trent’anni che solo oggi parla per dire la verità perché la sua bocca era sigillata dal terrore che gli ammazzassero la famiglia. No, non è questa l’Italia che vogliamo, l’Italia che speriamo. Già ci state rubando il futuro con la precarietà e l’incertezza. Non ci rubate anche il passato. Di ciò che accadrà, di ciò che verrà da questo oblio ne sarete responsabili. Matteo Canevari

2 pagina - strumenti

PPP: La rabbia degli esclusi, esclusi di oggi profetizzati da Pier Paolo Pasolini Ecos da Luisitania: parte terza: la rivoluzione dei garofani La Gaia Scienza: Occhio non vede, naso non sente e cuore non duole, fumo, libertà e multinazionali

3 pagina - terza pagina

Senza filtro, la prima radio bimensile [...]: Masa di Cesar Vallejo, traduzione originale dal Perù Come si scrive un articolo per Kronstadt, la pioggia

4 pagina - cronache

cronaca: Bologna, Left Meeting, 14-15 maggio cronaca: Il mercante in fiera, editoria e mercato alla fiera di Torino La bacheca, cosa succede in città e provincia

2

PPP La rabbia

Una frasetta per amico.

strumenti

La Gaia Scienza

degli esclusi

L’articolo che segue trae ispirazione dall’insegnamento morale e culturaledi Pasolini. Si tratta pertanto di un’analisi che segue quello spirito demistificatore e alieno da ogni preconcetto ideologico che fu di Pasolini e che molto più umilmente l’autore cerca di perseguire, nel tentativo di comprendere la rabbia Siamo tutti prigionieri di un mondo dove si proclama a gran voce la giustizia e dove si fa un gran parlare di diritti umani e di rispetto della diversità. É allora opportuno chiedersi se tutto questo discutere di argomenti così nobili non sia in realtà il tentativo di colmare un vuoto, di riempire di parole e immagini mediatiche lo spazio comunicativo senza che però alle affermazioni di principio seguano delle a z i o n i coerenti. valori mediatici La civiltà tecnologica crede di essere migliore di ogni altra civiltà del passato e del presente, crede di aver costruito un mondo di giustizia e di libertà solo perché afferma tali valori nella dimensione virtuale della comunicazione di massa. La realtà nascosta dallo schermo è invece molto diversa, è fatta di profonde ingiustizie che producono

una rabbia feroce e ancestrale, la rabbia degli esclusi. Gli esclusi sono coloro che non possono sognare, tra gli agi di una vita comoda, il paradiso artificiale dei mondi possibili, che non possono beneficiare della narcosi del libero consumo. Sono la carne e il sangue della vita che fa rima con la morte, sono il lato oscuro di quello che si chiama progresso. Mentre un’esigua minoranza di individui crede di poter sconfiggere la morte attraverso l’annichilimento della vita e della materia, trasformando ogni cosa in un flusso comunicativo, il resto del mondo si trasforma in un gigantesco mostro del caos. L’esistenza mediatica degli inclusi servitori dell’anello del potere tecnologico ha già registrato e interpre- ta to a suo modo il fenomeno, dando un volto alla r a b b i a del mostro, il volto di Osama Bin Laden. Il mefistofelico Osama diventa così il capro espiatorio dei misfatti causati dai sogni della post-modernità, il modo attraverso cui la società occidentale guarda sé stessa con gli occhi dell’altro e vi osserva l’odio degli esclusi. Questa umanità dolente vittima del profitto e della sistematica espropriazione delle proprie risorse vitali, passata al tritacarne, venduta al miglior offerente, si rappresenta, a sua volta, l’occi-

Ecos da Lusitania Parte terza

La rivoluzione dei garofani: 25 aprile 1974 Sono passati solamente pochi minuti dalla mezzanotte e la Radio Renascença Leite de Vasconcelos di Lisbona trasmette Grândola, vila morena: Grândola vila morena, terra da fraternidade o povo é quem mais ordena dentro de ti, ó cidade... E’ il segnainizia la le: le truprivoluzione pe militari h a n n o iniziato l’operazione epica che tutti aspettavano da tempo. I ministri, i prigionieri politici, la gente comune dormono ignari dell’accaduto, i pochi che hanno ascoltato quel grido rivoluzionario fissano la radio che si è ammutolita nuovamente. Dopo quattro ore, il silenzio insopportabile viene rotto: «Qui posto di comando del Movimento delle Forze Armate, invitiamo tutti i cittadini a rimanere in casa. Speriamo sinceramente che la gravità di quest’ora che viviamo non sia tristemente segnata da incidenti». Al mattino la maggior parte della gente è ancora ignara dell’accaduto. Si sveglia, accende

assonnata lo scatolone parlante e prepara il caffè, ma c’è una strana festosità in quelle parole che escono dagli altoparlanti: «Le Forze Armate hanno scatenato una serie di azioni tese a liberare il paese dal regime che da molto tempo lo domina… coscienti d’interpretare i veri sentimenti della nazione… Viva il Portogallo!». E’ il mattino dal 25 Aprile del 1974. Il Primo maggio a Lisbona, per la prima volta nella storia del Portogallo, un milione di persone mostrano cartelli con la falce e il martello e grida il distico “O Povo unido jamais será vencido”; le il simbolo: canne dei un garofano fucili sono rosso adornate, come le chiome delle donne e gli occhielli dei giovani e degli anziani, di garofani rossi colti dalle siepi dell’autostrada: il partito comunista è uscito finalmente dai confini angusti in cui si era dovuto rifugiare durante il regime. La storiografia continua a interrogarsi sulle contraddizioni e sul il significato della rivoluzione dei garofani. Enzensberger si è chiesto come mai il Portogallo, uno dei Paesi meno sviluppati d’Europa, sia capace di tanta utopia pur non avendo gli strumenti economici e sociali per

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Occhio non vede, naso non sente e cuore non duole dente a stelle e a strisce come un satanico avversario. In questo senso tanto gli inclusi, quanto gli esclusi sono accomunati dal loro essere vittime di qualcosa di molto più grande. La mistica intollerante dell’integralismo islamico, la violenza etnica, l’insensibilità degli occidentali narcotizzati dal consumo, l’ansia di industrializzazione dei cinesi, chi più ne ha più ne metta, non sono che maschere dello stesso fenomeno. Tutti desiderano essere inclusi nella perversa logica tecnoconil desiderio di s u m i s t a , assoggetessere inclusi tandosi spontaneamente al suo potere. Ci saranno, così, sempre degli esclusi, pieni di rancore e di odio, mentre la macchina cibernetica planetaria cancella dalla mente dell’uomo le parole dell’Ulisse dantesco: Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza.

L’esposizione al fumo altrui è tutt’altro che un fattore di rischio trascurabile e le misure che limitano i diritti dei fumatori sono irrinunciabili per la difesa della salute altrui, per la difesa della libertà di tutti.

Paolo Bellini

attuarla. Già pochi anni dopo la rivoluzione, Lourenço ha sottolineato il persistere di «un popolo di poveri con mentalità da ricchi», un popolo di un guar- poveri con mendare al talità da ricchi futuro con gli occhi volti al passato. Il Portogallo infatti era allora il Paese meno sviluppato d’Europa e allo stesso tempo il detentore del maggiore impero coloniale. Ciò ha significato per Sousa Santos l’esigenza dei politici di affermare importanza politica ed economica in ambito sia europeo sia mondiale. Intento parzialmente rigettato da un’Europa che da sempre ha guardato con benevolenza la Spagna a discapito del Portogallo. Ed inoltre: chi era quel povo unido che scese in piazza? La maggior parte della gente non aveva una solida coscienza politica: era scesa in piazza solo per manifestare, in preda a uno slancio di allegria, la fine di una dittatura durata quarant’anni e il sollievo per la fine di un lungo periodo di guerre. Nel 1975 il Times titolò “Il capitalismo è morto in Portogallo” ma i fatti storici degli ultimi anni hanno definitivamente smentito questa dichiarazione (o forse augurio) del tabloid inglese. Camillo, [email protected]

Sono passati ormai più di quattro mesi dall’entrata in vigore del divieto antifumo fortemente voluto dal ministro Sirchia; a priori c’erano molti dubbi sulla tenuta di tale provvedimento, visto che ormai l’aria irrespirabile dei locali era divenuta un’abituale certezza dello stile di vita comune, tanto che molti (non fumatori inclusi) consideravano romantico un locale fumoso. Nient’altro che idiozie: il fumo, anche quello passivo, è nocivo. Infatti sembra che, pian piano, ci stiamo rendendo conto di tutto ciò, ma il dazio da pagare è ancora molto alto: circa ottantamila morti all’anno per cause correlate al fumo di sigaretta in Italia. Dopo numerosi studi e anni di diatribe, le prove a carico del fumo passivo si sono accumulate nel tempo e ora è praticamente impossibile negarne la nocività; si è giunti così, nel 2002, alla classificazione del fumo passivo le Philip Morris e tra s o s t a n z e campagna di gruppo pro-fumo I, ovvero di sicura cancerogenicità, ad opera della IARC [1]. Questa conclusione è stata fortemente ostacolata soprattutto dall’opposizione delle multinazionali del tabacco: un caso eclatante è la campagna in difesa del fumo che la Philip Morris attua da alcuni anni a questa parte. Un paio di mesi fa sono stati resi pubblici dei documenti segreti che mostrano che la compagnia

ha cercato e pagato un autore affinché nel 2001 scrivesse un articolo, guidandone la stesura e suggerendo cambiamenti nelle sue conclusioni, in modo da mettere in dubbio gli studi già pubblicati che mostravano legami fra il fumo passivo di sigaretta e la SIDS[2]. Successivamente l’articolo è stato citato in almeno altri diciannove lavori scientifici, contribuendo a portare sulla strada sbagliata medici, pazienti e ricercatori a proposito del rischio dell’esposizione al fumo passivo. Un nuovo studio che ha analizzato i documenti dell’industria del tabacco, ha mostrato che l’articolo commissionato dalla Philip Morris faceva parte di un piano strategico generale della compagnia per affrontare l’argomento del fumo passivo e della salute dei P. M.: “la morte b a m b i n i ; fa risparmiare uno dei lo stato” documenti riassume così questo progetto: “dovrebbe fornire il necessario background scientifico per l’accettabilità del fumo in presenza di bambini”(!). Sulla scia di queste nuove rivelazioni torna in mente che, sempre nel 2001 (una sorta di anno di grazia), la Philip Morris ha pubblicato i risultati di uno studio svolto in Repubblica Ceca - questa volta sbizzarrendosi in campo economico - in cui incoraggiano un’orribile argomentazione: la morte prematura dei fumatori rappresenta un risparmio per le casse dello stato. Per fortuna altri studi hanno smentito il precedente rapporto, mostrando che i costi del fumo sono tredici volte quelli dei “benefici” derivanti da una morte prematura. Negli ultimi anni sembra che l’impegno dei produttori di sigarette si sia concentrato sul tentativo di rendere il fumo socialmente più accettabile senza, però, ridurne necessariamente la nocività, anzi. Alcune analisi hanno dimostrato che le aziende del tabacco si stanno prodigando alla ricerca di additivi che mascherino il più possibile alcune caratteristiche organolettiche del fumo, rendendolo meno visibile nell’ambiente e meno sgradevole all’olfatto. occhio Purtroppo già alcuni non vede... studi, tra i pochi fatti, dimostrano che l’interazione tra i singoli additivi e altri componenti della sigaretta possono, in alcuni casi, aumentare l’effetto cancerogeno del fumo passivo. Pare proprio che le multinazionali del tabacco abbiano stabilito un nuovo principio scientifico al quale ispirarsi: occhio non vede, naso non sente e cuore non duole… Note: [1] IARC: agenzia internazionale di ricerca sul cancro dell’organizzazione mondiale della sanità. [2] SIDS: sindrome della morte improvvisa del neonato, la cosiddetta “morte in culla”. Alessio Vagnoni

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Giocare a rialzo non giova alla salute.

terza pagina

Come si scrive un articolo per Kronstadt Kuaderni... libretti... ne sentite parlare ormai da molti numeri, ma cosa sono? Poesie e racconti, saggi, testi teatrali e fumetti. Scritti da giovani, la maggior parte di Pavia e provincia, e rilasciati in copyleft secondo i dettami delle Creative Commons, che incentivano la libera circolazione della cultura. Per maggiori dettagli sulle licenze rimandiamo al numero 16 del giornale, scaricabile in rete su www.kronstadt.it. Pubblichiamo di seguito un estratto dal numero tre dei kuaderni, “Il buio dentro il posacenere sporco”, una raccolta di brevi racconti di Sara Pozzi.

La pioggia La pioggia aveva stropicciato i vestiti colorati, le gambette secche come due rami di legno, i capelli bagnati, la camicia trasparente e appiccicata alla pelle umida e poi gli occhi. Neri, zuccherati da un ombretto color miele slavato, le ciglia scure e arricciate all’insù. Occhi segnati da lacrime trattenute, rifiutate, ingoiate con disperazione, tanto dolore ossessivo, vissuto e sopravvissuto ogni giorno, ogni lenta ora, ogni soffocante istante smarrita nella solitudine. Occhi per sempre tristi e meravigliosamente intensi. Il viso è piccolo, un musetto delizioso sfiorito, un naso incipriato di lentiggini marroncine, poche rughe di espressione ai lati della bocca sottile scolorita, le orecchie sono grandi, arrossate perennemente dai troppi inverni gelidi e screpolate dal tempo. La camminata è pericolosa, non cadenzata ma nervosamente fuori tempo, quasi fastidiosa perché scandita da un ticchettio scostante di tacchi troppo alti. Una sigaretta tra le dita, che lotta per la sopravvivenza schivando gocce di pioggia, il fumo bruciacchia gli occhi delicati e s’insinua tra i riccioli rossi come l’antiruggine pennellato sul ferro dei cancelli. Lunghi silenzi fuori di lei e violenti temporali di parole, dentro di lei. Tempo fa, è andata via e penso che non tornerà più anche perché non c’è alcun motivo per il quale debba ritornare. Terribile “non c’è alcun motivo per il quale debba tornare”, visibile a tutti si è soffocata come chiusa sotto un sole infuocato in una macchina rovente, lì dentro è morta, la sua testa è caduta contro il volante il collo è rimasto incastrato tra il volante e il cruscotto, la faccia contro il vetro pulito, la bocca spalancata e gli occhi sgranati e rivolti verso l’alto; eppure quella macchina è ancora parcheggiata per strada, persone passano dietro l’auto per attraversare la strada, sfiorano le portiere, sono accecate dal riflesso del sole contro la vernice luccicante. Lei, indifferente con un sorriso fi nto risponde muta alle parole che le vengono urlate nelle orecchie. Un tango in sottofondo, spinto dal vento striscia lungo i marciapiedi bagnati, una musica sospesa nel profumo di terra bagnata per il ricordo di questo vissuto. Sara Pozzi

[...] Cesar Vallejo, intellettuale, poeta e scrittore, nacque meticcio a Santiago de Chuco, in Perù, nel 1892; a Lima apparve il suo primo libro, Los heraldos negros (gli araldi neri, 1918). Nel 1923 partì per Parigi dove rimarrà (con alcuni significativi viaggi in Unione Sovietica e Spagna) fino alla morte. Negli anni parigini visse in condizioni di estrema povertà e abbandono. Del 1927 è la sua piena adesione al Marxismo, nei cui valori riconobbe la vicinanza con la propria indole solidale e interumana; Nel 1931 pubblicò la novella Tugsteno e partecipò, a Madrid, al Primo congresso Masa Cesar Vallejo

di scrittori antifascisti, nel periodo e nel luogo in cui dirsi intellettuali antifascisti appariva contrario a ogni logica. Iscritto al Partito Comunista di Spagna (1931) e nominato corrispondente, segue da vicino le azioni della Guerra Civile e scrive al riguardo il suo poema più politico: Spagna, allontana da me questo calice, stampato postumo nel 1939 da soldati dell’esercito repubblicano. Morì a Parigi nel 1938, di infezione intestinale. Ebbe fine con lui la voce più profonda e rappresentativa del novecento peruviano. Simone Mattoli La Massa

Al fin de la batalla, y muerto el combatiente, vino hacia él un hombre y le dijo: «No mueras, te amo tanto!» Pero el cadáver ¡ay! siguió muriendo.

Al fin della battaglia caduto il combattente, gli vien presso un uomo e gli dice “non morir: ti amo tanto!” ma questo corpo, ahimè, si sta quasi spegnendo.

Se le acercaron dos y repitiéronle: «No nos dejes! ¡Valor! ¡Vuelve a la vida!» Pero el cadáver ¡ay! siguió muriendo.

Due si avvicinano e gli ripeterono “non lasciarci! Valore! Ritorna alla vita!” ma questo corpo, ahimè, si sta quasi spegnendo.

Acudieron a él veinte, cien, mil, quinientos mil, Accorsero in venti, cento, mille, cinquecentomila, clamando: «Tanto amor, y no poder nada contra la muerte!» gridando “tutto questo amore e non poter nulla contro la morte!” Pero el cadáver ¡ay! siguió muriendo. ma questo corpo, ahimè, si sta quasi spegnendo. Le rodearon millones de individuos, con un ruego común: «¡Quédate hermano!» Pero el cadáver ¡ay! siguió muriendo.

Intorno a lui si posero milioni di individui con un grido comune: “ritorna, fratello!” ma questo corpo, ahimè, si sta quasi spegnendo.

Entonces, todos los hombres de la tierra le rodearon; les vió el cadáver triste, emocionado; incorporóse lentamente, abrazó al primer hombre; echóse a andar…

E vennero allora tutti gli uomini del mondo intorno a lui; li vide la salma triste, e si commuove; in corpo piano gli gonfia forza, abbraccia il primo, prende a camminar… Traduzione di Simone Mattoli e Teodoro Carrera

Senza filtro

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A circa un mesetto scarso dal referendum sulla fecondazione assistita siamo ancora tutti fermi a chiederci “ma esattamente cosa contengono i quesiti?”. Questa è Senza Filtro la prima trasmissione radio che va in onda su carta , che cercherà di informarsi bene e che odia i “se la Ferilli dice così allora...”. Il fatto che vuoi portarti a letto una donna non significa che tu te la debba anche portare in cabina referendaria. Andiamo a cominciare. [On Air: Muse - New Born] Walter Veltroni in fondo è sempre stato un bravo figliolo: come sindaco non ha mai fatto troppe sozzerie sebbene, con gli anni, il suo spirito politico si è andato via via imborghesendo finendo, inevitabilmente, nel grande magma di quella sinistra che si risolve nel comprare la tessera Arci, fare la spesa alla Coop, giocare a scopone scientifico e ascoltare Guccini. Di recente però, il sindaco capitolino ha tirato fuori da non so quale cilindro la seguente affermazione: “Ho chiesto a Rudolph Giuliani di lavorare per Roma. Dice che e’ interessato”. Giuliani, per chi non se lo ricordasse, è quel simpatico esserone statunitense che ha applicato alla Grande Mela la politica della Zero Tollerance (o Tolleranza Zero, per i non anglofoni). Scrivo due righe in merito giusto per cercare di capire cosa stia succedendo. Senza stare a rigirarla troppo in padella e andando sul concreto la Zero Tollerance è una linea politica che mira a reprimere e punire non solo i reati, ma anche qualunque atteggiamento “fastidioso”: marinare la scuola, farsi le canne, l’accattonaggio, graffittare, ecc... ecc... ecc... Dunque punire senza preoccuparsi del perché si sta punendo, convinti del fatto che, con una tirata d’orecchi e con una bella insaponata della bocca, alla fine il bambino crescerà sano, educato e forte di buoni principi. Inutile a dirsi che se la medio/alta borghesia (quella del “se ne tornassero tutti a casa loro/ma vadano a lavorare che è meglio” per intenderci) non ha/avrà di che guadagnarci, un po’ meno contenti sono/saranno inevitabilmente quegli strati sociali che si trovano a vivere condizioni di semi-povertà all’interno di uno Stato in cui tutte le personalità, Presidente del Consiglio in testa, non fanno che ribadire con adamantina certezza l’assunto per cui: “Stanno tutti bene” (vd. film con Mastroianni). Caro Walter, senza rancore, ma lasciatelo dire: “A me, me pare nà strunzata”. [On Air: Groove Armada - lovebox] Fin dall’inizio del tempo che si possa ridurre alla memoria, e probabilmente fin dalla conclusione dell’età Neolitica, ci sono state, nel mondo, tre specie di persone, le Alte, le Medie e le Basse. Esse sono state suddivise in vari modi, hanno avuto nomi diversi, in numero infinito, e la loro proporzione relativa, cosi come l’atteggiamento dell’una verso l’altra, sono stati diversi a seconda delle età: l’essenziale struttura della società non si è però, alterata. Anche dopo enormi rivoluzioni ed apparenti irrevocabili mutamenti, si è sempre ristabilito il solito schema, così come un giroscopio ritornerà sempre in equilibrio per quanto venga spinto lontano sia in una direzione, sia in quella opposta. (G. Orwell - 1984) pp. 336, 6,80 euro, edito da Mondadori [On Air: Smashing Pumpkins - 1979] E così finisce la settima e forse ultima puntata di Senza Filtro, il primo programma radio che va in onda su carta, che odia l’umiltà della classe intellettuale, i facili razzismi e le mutande di lana. Buona mattina, sera o notte incosciente a tutti. Il Piccolo Esteta

cronache

periodico bimensile Numero 17 Trèfle, Tridi, 3 Prairial, An CCXIII

Bologna, Left Meeting, 14-15 maggio La bacheca Carne nera. Siamo stati nell’Interzona Incorporanick che abbiamo bazzicato nelle liste copydown Mercoledì 25 maggio ta e non ce ne siamo neanche accorti, nel ritorno tra missili terra aria, frammenti di tangenziale e giochi con lo specchietto retrovisore. Come in un film francese, come in una canzone francese, come in dipartimento francese. Comunque avevamo recuperato le nostre cose, avevamo salutato tutti i presenti. Quelli che avevano organizzato con noi l’evento (e chi l’avrebbe mai detto, prima del 5 maggio). www.esseottoradio.org, la web radio in Creative Commons, sono ragazzi del sud Milano che fanno un gran lavoro con Angelo Rindone (il nostro gentile disegnatore) e i ragazzi del Nord Est, www.cetomedio.org per intenderci, correte sul loro sito e scaricate i loro pezzi. E i marchigiani, amici della Gang, www.anomalo.org, un’intera etichetta musicale devota alla libera circolazione dell’informazione. Dovete proprio correre anche sul loro sito, ascoltare, scegliere (questa è sempre la parte più importante), e nel caso scaricare, duplicare, diffondere purché non vendere. E i romani, quelli sopravissuti alle ondate di alternativconformismo che ci annega dai tempi di Pasolini (lo sapete, ne siam devoti). Nella domenica, in un’assolata Bologna, città di circoli Arci tra cui il Cassero (scavato in una delle antiche porte papaline), dove ci siamo ritrovati faccia a faccia con i

e left di inventati punto org e nella lista community di creativecommons punto it. Un meeting di due giorni a Bologna (copydown.inventati.org/left) in cui commoners e lefters si sono incontrati per parlare di licenze, di distribuzione e del futuro, per presentare le proprie esperienze, per fare musica live e in streaming, tutto con licenze creative commons.

Teatro Fraschini – ore 21 – L’Associazione I Quattro Cavalieri presenta : I Solisti di Pavia Concerto con Ottavio Dantone, direttore e solista (Org. e info: Teatro Fraschini, 0382 371202 www.teatrofraschini.it) Aula del ‘400 – ore 22.15 – Rassegna teatrale “fuori orario”: “Body & Soul”, di Guido Mazzon e Piera Principe.

Gli agenti dell’interzona hanno messo le mani sulle loro macchine, parlato con i puka, preparato una mezza dozzina di rivoluzioni, e consumato un sacco di carne nera. Era un’avanguardia, una comunità di pettirossi da combattimento che raccoglieva le forze e si contava prima di partire a cercare il sang real cha salverà il mondo, o almeno le loro vite, se non le vostre.

Giovedì 26 maggio Spaziomusica – Soundpark: Concorso per band emergenti organizzato dal Comune di Pavia in collaborazione con Gain Studios (info: 0382 20198) Codevilla, Thunderroad – ore 22 – International Punk Rock night: Skyline; Stinking Polecats presentano il loro nuovo album uscito su WYNONA REC; WUseless ID arriva in italia la punk rock band prodotta da THE ATARIS. (info: 0383 373064)

Fiera del libro, Torino, salone Lingotto. Popolo di santi, poeti, navigatori, non di lettori, a giudicare dalle continue proteste dal mondo editoriale e giornalistico a proposito dei suoi fatturati, sempre più a rischio. Eppure in questi cinque giorni, al Lingotto, è ogni anno necessario far pagare, abbastanza salato, un biglietto ai visitatori, forse per evitare sommosse; perchè anche così il numero di chi entra è enorme: in cinque giorni, duecentomila, cinquecentomila, un milione, chi può dirlo?

per le spesucce di distribuzione; anche perchè poi, vedi, lo metterò a sessanta euro, quindi non lo comprerà nessuno, cerca di capire, è solo per premunirmi...

Uno dei prossimi appuntamenti degli agenti dell’Interzona Incorporata si potrebbe tenere in questa città a settembre. E se questa suona un po’ come una minaccia non vi preoccupate, non vi preoccupate. Fine del rapporto dall’Interzona Incorporata.

Il Mercante in fiera

E noi eravam lì, zompettanti ovunque come gallinacci arruffati, nel turbinio della folla e al centro di una guerra senza respiro tra etica della cultura ed etica del profitto; da una parte i redattori, editori e collaboratori della stampa indipendente che sapevano bene il contenuto dei libri che vendevano ed erano, in verità, la parte più bella e più vera della mostra (un nostro piacevole incontro: l’associazione "Sensibili alle foglie", che pubblica saggi sulle dinamiche delle "società totali", caserme, prigioni, collegi, conventi ecc., e sull’Italia degli anni di piombo); dall’altra parte, poveri giovani impiegati (e impiegatucce niente male) al soldo dei pescecani della grossa editoria, che anche quest’anno torreggiavano su tutti dall’alto dei loro grassi grossi accampamenti: Mondadori, Einaudi, Feltrinelli, Carocci, ci sei anche tu... Sbavanti e frementi, con i nostri pochi euri che languivano in tasca, adocchiavamo famelici la sterminata marea di cultura che si dipanava di fronte a noi: questi libri a venticinque euro, trenta, cinquanta, toh, questo solo venti euro. Come solo, ma non erano quarantamila lire? Prendiamo questo? Va bene. Facciamo a metà: io ci metto il rene, tu la milza? Aspetta, che forse ho ancora un po’ di colon retto che mi avanza... E quanti autori, poeti, traduttori; quante figure con la borsa piena di carta, le palle piene di aspettare, si aggiravano, in cerca dell’incontro giusto... un editore, certo, che possibilmente non fallisca la settimana dopo essere nato, e al contempo non abbia confuso il mestiere dell’editore con quello dello strozzino: hai scritto un libro? Ci hai impiegato vent’anni di studi e ricerche? Vorresti vederlo pubblicato prima di andare all’Altro Mondo? Vieni con me, hai trovato un amico! Prima però sgancia cinquemila euri di "contributi", sai com’è,

Emanuele Quinto

E vabbè, brutte scene. Torniamo al nostro stand, che è meglio. Sì, perchè quest’anno alla fiera di Torino, grazie alla fiducia dell’Assessorato del Comune di Pavia alle Politiche giovanili, è arrivato Kronstadt. Che non trae profitto dai libri che vende (a un euro) e dai giornali che distribuisce (aggratis). Che nonostante ciò cerca di tenere alta la sua qualità. Che intrattiene la gente che passa e si ferma incuriosita; gente che prova a sfogliare un giornale e mezz’ora dopo ritorna a chiedere la collezione completa. Eppure noi siamo tutti dilettanti, non c’è dubbio su ciò, e dilettanti sono i nosti articolisti, poeti, fumettisti, narratori, fotografi, disegnatori, traduttori, saggisti. Ma come, tutti si lagnano che l’Italia non legge, e una piccola rivista culturale di provincia va via come il pane (avremo diffuso oltre cinquemila copie, alcuni numeri sono esauriti). È inevitabile, l’editoria va male perchè cerca di accostare soggetti antitetici, libro e business, cultura e capitale, dimensione umana e dimensione dei quattrini, ali del sapere e copyright; è un po’ come mettere Michail Bakunin amministratore delegato di Mc Donald’s, per intenderci: la ribellione non tarda a venire. Accanto a noi, l’editore Felice Scipioni, che produce i raffinati e ludici volumetti delle Curiosità del Giardino di Epicuro, sembra saperla lunga. L’aspetto seducente, che stuzzica la curiosità, e il basso costo dei suoi libri invitano a comprare. Chi non si ricorda della Newton Compton, la casa editrice che qualche anno fa ha deliziato tutti con gli ormai compianti "cento pagine mille lire", forse la più grande operazione di democratizzazione culturale degli ultimi anni? Perchè i libri più venduti in questa Italia ignorante non sono necessariamente quelli su Totti, sono quelli che ci costano come un pacchetto di sigarette, che vanno via appunto come i pacchetti di sigarette: e le società produttrici di sigarette, non mi sembra che se la passino così male, per quanto la diffusione del tabacco possa avere effetti assai meno nocivi che non la democratizzazione della cultura. Simone Mattoli

Venerdì 27 maggio Spaziomusica – Blues Clues (info: 0382 20198) Codevilla, Thunderroad – ore 22 – DISMEMBER (SWE) una delle più famose death metal band al mondo... (info: 0383 373064) Torre d’isola Località Massaia – fino al 1 giugno, ore 21– Sagra di S.Rita – Serate danzante e cucina tipica locale (info: 0382 407360) Sabato 28 maggio Spaziomusica – Midnight Ramblers L.B. hard-rock ’60 – ’70 (info: 0382 20198) Codevilla, Thunderroad – ore 23.30 – MERQURY BAND Tributo ai Queen - Torna il sosia ufficiale di Freddie Mercury; ore 00.30 Dj Ste (info: 0383 373064) Costa De’ Nobili, Sala Consiliare del Palazzo Comunale – fino al 5 giugno ore 21,00 – Mostra collettiva di pittura contemporanea (Org. e info: Biblioteca Comunale, 0382 970995) Miradolo Terme, Parco Comunale e Piazza del Mercato – sabato ore 20, domenica e lunedì ore 7-24 – Sagra dei piselli: Gastronomia, prodotti locali, musica, mostre, luna park (Org. e info: Comune e Pro Loco, 0382 77013) Domenica 29 maggio Fiume Ticino – dalle ore 7 – Raid motonautico internazionale Pavia-Venezia: Maratona motonautica di 413 km lungo il Ticino, Po e Laguna veneta fino a Venezia Lido (Org. e info : Ass. Sportiva AMP, tel. 0382 304659) San Genesio ed Uniti – ore 8.30 – Strass oss e fer rut: Mercatino delle vecchie cose (Org. e info: Comune, 0382 586023) Martedì 31 maggio

CSA Barattolo – ore 22 – Cineforum: “Il conformista” di Benardo Bertolucci (1970), (info: http://www.ecn.org/barattolo)

Questo non è un messaggio subliminale: quando finite di leggere queste righe mandateci i vostri scritti, link preferiti, immagini, eventi:, [email protected]

Reg. Trib. PV n° 594 - Stampa: Cooperativa Sociale “Il Giovane Artigiano”, Pavia - Chiuso in Redazione 22-05-2005 - Tiratura 2000 copie - 2005, Alcuni diritti riservati (Attribuzione–NonCommerciale–Condividi allo stesso modo)

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A Torino e a Bologna va di moda la zampogna.

Mercoledì 1 giugno Giardini Malaspina – Provaci gusto 4° ed. – Rassegna enogastronomica del pavese (Org. e info: Comune, Provincia di Pavia, Pavia Mostre, 0382 24786 / 393412) Codevilla, Thunderroad – ore 21.30 – Tube Festival la lunga notte del Pogo: Sbirri; Gazpacho; Pornoriviste, la band punk più “militante” del panorama nazionale...; DJ Zio Vite (info: 0383 373064) Zavattarello, Castello – fino al 30 giugno – Inferno di Dante: personale di pittura di Gianfranco Rontani con trentaquattro tele raffiguranti l’inferno dantesco (Org. e info: Comune, 0383 589132) Giovedì 2 giugno Golferenzo, Piazza Municipio – ore 7 – Marcia nella natura nei sentieri di Golferenzo: Manifestazione podistica internazionale non competitiva a carattere popolare, bancarelle con prodotti tipici locali (Org. e info: Club marciatori Fiasp, Pro Loco, 0385 99904) Belgioioso, Castello – fino al 5 giugno, ore 10-20 – Armonia: II Festival di proposte per il benessere (Org. e info: Ente Fiere dei Castelli di Belgioioso e di Sartirana, 038 970525 www.belgioioso.it)

Sabato 4 giugno Codevilla, Thunderroad – ore 22.30 – Banda Liga: tributo a LIGABUE; Radio Zombie: tributo ai Negrita; ore 00.30 DJ Ste (info: 0383 373064) Cervesina, Piazza Vittorio Emanuele II – ore 14 – Cervesina folk in festa: stage di ballo folcloristico, mercatino prodotti biologici locali, serata musicale folk dell’appennino tosco emiliano, cucina della tradizione (Org. e info: Comune, Pro Loco, Prot. Civile, Centro Culturale; 0383 375156) Frascarolo, Viale V. Veneto – ore 21.45 – Palcoscenico sotto le stelle: Sfilata di moda (4 giugno); Serata teatrale (11 giugno); Esibizione scuola di danza (18 giugno) – (Org. e info: Pro Loco, 0384 84646) Domenica 5 giugno Cupola Arnaboldi – ore 8.30 – L’antico sotto la cupola Arnaboldi: Mercatino di antiquariato selezionato (Org.: Ass. Regisole, info: 333 2976076) Piazza della Vittoria – ore 8.30-9 – Mercatino pavese dell’antiquariato: mobili, quadri, oggetti da collezione (info: 0382 372511) www.inventati.org/ hackeralbum i disegni in questo numero sono di Angelo Rindone Hacker Art

ronstadt periodico bimensile Numero 17 www.kronstadt.it [email protected]

Abbonamenti: 20 euro annuale C.C.P. 51533743 intestato ad “Up Art Aid” causale “Kronstadt”

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Direttore Responsabile Salvatore Gulino

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