LETTERA AGLI EFESINI
Paolo architetto della Chiesa
L
o scritto di Paolo alla comunità di Efeso, nell’Asia Minore, si apre con uno splendido inno che presenta la meravigliosa “architettura” di Dio, che guida e orienta il grande “mistero” della salvezza a «ricapitolare in Cristo tutte le cose». Prosegue immediatamente nel descrivere la mirabile “architettura” scaturita dalla Parola e dalla Pasqua di Cristo, che ha preso forma nell’abbraccio tra ebrei e pagani, tra circoncisi e incirconcisi, tra lontani e vicini.
È
significativa l’espressione racchiusa in Efesini 2,14, nella quale Cristo è presentato nell’atto di «abbattere il muro di separazione», un “muro” che simbolicamente esprime tutto ciò che divideva Israele dagli altri popoli, come pure le divisioni create dall’uomo lungo la storia.
P Interventi di Gianfranco Ravasi Angelo Colacrai Mariusz Górny Michelangelo Tábet Vladan Tatalovic Paolo Ricca Salvatore Piga Stefano Romanello
aolo, che ha assimilato questa “architettura”, non esita a proporre ai destinatari della sua Lettera di imitare essi pure nell’edificazione della loro comunità all’agire di Dio e di Cristo. Tale edificazione deve essere “perfetta”: i termini greci corrispondenti (pleróo, “riempire/completare” e pléroma, “pienezza/perfezione”) sono frequenti nella Lettera per qualificare l’operare del cristiano nella sua comunità. Questa stessa edificazione deve ispirarsi all’“architettura” di Dio, che Paolo ama descrivere nella sua «ampiezza, lunghezza, altezza e profondità» (Ef 3,18).
L
a Lettera si chiude con un piccolo catechismo della vita cristiana: il credente è chiamato a essere l’“architetto” anche della propria vita interiore, svestendo tutto ciò che è vecchio e rivestendosi della novità che è Cristo. 281