Paolo il teologo
LETTERA AI
ROMANI (9-16) L
a seconda parte della Lettera ai Romani si snoda attorno a una profonda e serrata riflessione del “teologo” Paolo, racchiusa nei capitoli 9-11. Egli ha compreso che tutta la storia della salvezza confluisce nel mistero e nella persona di Gesù, nella sua parola e nelle sue opere. L’Israele storico, cui lo stesso Paolo appartiene, non ha saputo riconosce il compimento delle promesse e delle alleanze fatte ai Patriarchi, nel Messia Gesù. Nell’intensa meditazione sulla storia del suo popolo, l’Apostolo non esita, però, a riconfermare la fedeltà di Dio alle antiche promesse e la sua lungimirante pazienza nell’attendere l’apertura totale del cuore del suo “primogenito”, poiché tale rimane davanti a lui il popolo della Prima Alleanza. Nel frattempo viene man mano realizzandosi il grande disegno della salvezza, che abbraccia anche i pagani e li “innesta” con nuova vitalità nel secolare “olivo”, immagine del popolo d’Israele scelto da Dio e “radice santa” (Rm 11,16).
Interventi di Gianfranco Ravasi Angelo Colacrai Mariusz Górny Michelangelo Tábet Vladan Tatalovic Paolo Ricca Salvatore Piga Mark D. Nanos
L
a Lettera si conclude, come tutte quelle dell’Apostolo, con un’accurata catechesi, finalizzata all’orientamento della nuova vita che il cristiano ha ricevuto dallo Spirito nel battesimo. È significativa al riguardo la concezione dell’autorità che Paolo propone. Egli ama sottolineare la diaconìa dell’autorità e intende educare i cristiani a una tale comprensione. La lunga lista dei collaboratori che l’Apostolo saluta e ringrazia testimonia la validità dell’impegno nella cooperazione, nel servizio e nella corresponsabilità per il Vangelo. 249