2008.06.19 - Il Quotidiano - Articolo Rg Su Forum

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Potenza

Giovedì 19 giugno 2008

Urbanistica

«Così nasce il caos a Macchia Romana» Santarsiero inizia la verifica “storica” sulle opere di urbanizzazione del rione PER oltre tre ore si sono “chiusi” nella sala dell’Arco. Hanno “scandagliato” «le problematiche di Macchia Romana». Che poi sono questioni di vecchia data, rese attuali dal dibattito recente. Si legga: come finirà la storia delle cooperative e degli oneri (strade, fognature, condotte dell’acqua) di urbanizzazione del rione? Il sindaco Santarsiero lo aveva annunciato. Con i tecnici e gli assessori ha “spulciato” le carte «per fare chiarezza». Con lui, gli assessori Donato Coviello (mobilità), Giovanni Fiore (opere pubbliche) e Alessandro Singetta (urbanistica), numerosi dirigenti, tra ufficio legale, opere e edilizia. Anche alcuni funzionari. Alla “task force” si è aggiunto Vito Ferrara. Il geometra, dipendente del comune, è il protagonista della querelle “sorta” sul Quotidiano nei giorni scorsi, sulla gestione delle opere di urbanizzazione del rione. L’altro protagonista è Giuseppe Pugliese, presidente di alcune cooperative del quartiere. Il sindaco, ha tuonato assicurando che avrebbe fatto “luce” sulla vicenda, ricordando «senza problemi che

già tempo fa, in un incontro pubblico, ho preso le distanze da Pugliese». Mentre ribadisce «solidarietà e piena fiducia a Ferrara» proprio sulla vicenda “Macchia Romana”. Ma non si tratta di una vicenda personale. E’ il racconto di come per anni, circa 20, il quartiere si inserito nella città, fino a contare circa 5 mila abitanti. Sia chiaro, «quella presa in esame è una vicenda amministrativa». Eventuali risvolti di tipo giuridico (o giudiziario) «non sono nostro compito. Vogliamo solo capire cosa è accaduto e se possibile, cercare una soluzione». Tutto inizia nei primi anni ‘90. Le cooperative edilizie firmano alcune convenzioni con il comune in cui si assegnava all’amministrazione il pagamento delle opere di urbanizzazione. Le cooperative iniziano a costruire le case, dopo aver pagato la concessione edilizia. Ma non tutte iniziano a edificare contemporaneamente e il comune non raccoglie subito cifre consistenti dalle concessioni. E forse non ha neanche a disposizione i fondi per creare le opere come da convenzioni. Nel frattempo, però, le case

sorgono. Per essere “abitabili” c’è bisogno di strade e fognature. Così, vengono realizzate, dalle stesse cooperative, opere «secondo le strette necessità, spesso anche in modo difforme». Nascono le strade in pendenza, una rete di servizi che non è «quella immaginata nel piano generale». Il piano particolareggiato di Macchia Romana non parte. E’ nel 1995, in una seduta di gennaio, che il consiglio comunale prova a “sanare” la situazione. Delibera che da quel momento le cooperative potranno costruire le opere di urbanizzazione, scomputando la cifra dagli oneri concessori. A patto che il progetto sia di volta in volta approvato dall’amministrazione. Si ridefiniscono di nuovo le convenzioni a partire dal 1997. Ma la procedura non viene mai applicata completamente. Si tratta di opere di urbanizzazione, fatto ormai “il grosso” che insistono su piccole parti del piano, piccole aree per ciascuna cooperativa. Si procede, di volta in volta, con autorizzazioni degli uffici comunali. Ecco «il caos», la mancanza

«di un piano organico». Ma è «tutto rendicontato. Adesso passeremo al vaglio - assicura il sindaco - tutti i calcoli fatti sugli scomputi e le spese». Alle domande poste da Ferrara (nella lettera inviata al Quotidiano il 13 giugno scorso) sulla regolarità con cui le convenzioni stipulate all’epoca siano state rispettate, il sindaco risponde: «certo, la convenzione originaria che impegnava l’amministrazione a farsi carico delle opere non è stata rispettata». Ma, in seguito, in presenza di autorizzazioni comunali rilasciate per i singoli casi, non resta «che portare una relazione dettagliata al consiglio comunale». Bisogna capire se, visto il percorso, sia possibile avviare una sorta di “sanatoria”, pur «mantenendo l’impegno alla verifica dettagliata su tutte le cooperative». Se ci sono «responsabilità, emergeranno», se ci «sono illegittimità, saranno contestate». “Fino in fondo”, questa volta, vuol dire non fermarsi al rione. Santarsiero promette: «i controlli saranno estesi anche alle cooperative di rione Poggio tre Galli». Sara Lorusso [email protected]

Una veduta di rione Macchia Romana

IL FORUM DOPO il forum ospitato nella redazione del Quotidiano, il botta e risposta tra il sindaco e l’associazionismo cittadino prosegue. Riprende il tema “urbanistico” Rosario Gigliotti, presente anche al forum, che recupera alcuni argomenti toccati nella discussione in redazione. In particolare, uno dei riferimenti è al Secondo centro direzionale di Poggio tre Galli. Una sentenza ha accordato completamente al privato il diritto di proprietà del suolo: la convenzione per la cessione del terreno al Comune di uno dei lotti del complesso è stata contestata nel merito dalla sentenza. Nel frattempo, si è avviata una “trattattiva” tra amministrazione e privato, per cercare una ulteriore soluzione, in attesa del pronuncia del ricorso. «Non ho problemi ad affrontare il tema, del resto sono stato io a sollevarlo durante il forum». Il sindaco Santarsiero replica così all’intervento pubblicato di seguito. «Il merito della vicenda è profondamente diverso e più complesso da come descritto attraverso “mezze verità”. Come da impegni presi durante il forum presso il Quotidiano, per lui è stato fissato un incontro con l’assessore all’Urbanistca per prendere piena visione della vicenda e ricevere ogni chiarimento. Sarebbe stato opportuno che l’intervento seguisse l’incontro». Di seguito il testo di Gigliotti. Venerdì scorso si è svolto presso la redazione del Quotidiano della Basilicata un forum tra il sindaco Santarsiero, l’architetto Paolo Baffari e il sottoscritto, su diversi temi riguardanti la città. È stata un’occasione importante di confronto, di cui ringrazio il direttore Leporace. Va dato atto al sindaco, più volte sollecitato da singoli e associazioni, di questa disponibilità al confronto su alcuni temi “caldi”, questioni

L’attesa «per il bene della città» che toccano la vita dei cittadini e sulle quali gli è stato chiesto di esprimersi con chiarezza. Intendo ringraziare pubblicamente il sindaco, perché, finalmente, ha espresso un suo pensiero inequivocabile sulla vicenda del famoso “pentagono” a Macchia Romana, il mostro di cemento avvinghiato al bosco, dicendo, testualmente: “Se c’è una responsabilità che mi assumo in pieno è quella dell’aver deciso che delocalizzare il pentagono radendo il campo-scuola non era conveniente. Rimango ancora convinto che perdere quello spazio pubblico, su cui avevamo investito denaro della collettività sarebbe stato un errore grave”. E ci voleva tanto? Bastava dirlo in campagna elettorale e ci saremmo risparmiati polemiche e amarezze. È vero, infatti, che quella del campo scuola non era l’unica soluzione possibile, ma è anche vero che l’incapacità a decidere della precedente Amministrazione aveva fortemente ridotto le ipotesi praticabili. Cosa molto chiara già in campagna elettorale. Ed è ancora vero, come in tantissimi potranno testimoniare, che sulla proposta oggi rinnegata l’attuale sindaco si era dimostrato non d’accordo, ma addirittura entusiasta, arciconvinto. È proprio inutile ricordare ancora quello che è accaduto dopo, dai silenzi imbarazzati alle omissioni, alla negazione del tavolo tecnico richiesto. Veniamo dunque alla storia recente. Poggio Tre Galli. Area dell’ex-centro direzionale. Vi erano previsti inizialmente 140 mila metri cubi per la chiesa, il mercato coperto e gli uffici della Regione. Di variante in variante si arriva alla variante al Prg del 2001, che prevede: 100 mila mc per i privati, proprietari dell’area, 40 mila mc per uffici su un lotto da cedere gratuitamente al

comune. Nel 2004 il comune e il consorzio stipulano la convenzione per l’attuazione del piano (e quindi per la cessione gratuita del suolo). Il consorzio è costituito al 97 per cento dalla Mancusi Group srl, proprietaria dei suoli e al 3 per cento dal Comune. Tra il 2004 e il 2005 il comune rilascia direttamente all’impresa 5 permessi di costruire. Solo a questo punto l’impresa ricorre contro il comune e contro il consorzio (cioè al 97 per cento contro se stessa), rei di aver stipulato accordi a sua insaputa. Il giudice dà ragione all'impresa. Nel corso del forum, accenno ad una recentissima delibera di giunta comunale che rischierebbe a mio parere di completare l’opera: per l’impresa. In sintesi si dice: quei 40 mila mc sono troppo impattanti. Li riduciamo a 26 mila e ne cambiamo la destinazione d’uso, da uffici a residenze. Se il comune dovesse vincere l’appello, nel frattempo intentato contro la sentenza di cui sopra, bene. Altrimenti, all’impresa bisognerà riconoscere il diritto di realizzare, oltre ai 26 mila mc, i 14 mila rimanenti in altra area. Il sindaco non gradisce. Provo a chiedere: “chi è responsabile degli atti illegittimi, se tali dovessero confermarsi, che hanno minato l’interesse pubblico?”. Il sindaco si impegna a fare chiarezza. Insisto: “come mai tra il 2004 e il 2005 il comune ha rilasciato ben 5 permessi di costruire senza mai ricordarsi di chiedere la cessione del lotto pubblico, prevista dal Prg (atto legittimo)?”. Sobbalzo del sindaco, concitazione, risposta dopo una telefonata con il dirigente Di Vito: «è stata fatta richiesta del lotto. Due note ufficiali». «Quando? Prima o dopo aver rilasciato i permessi costruire?» «Non lo so. Un attimo… veramente, dopo».

Bene. Cioè, male. Questo è un affare da almeno 50 milioni di euro di utile. Il solo lotto sfumato, almeno 15 milioni di euro. Rende bene l'idea di che cos'è Potenza? E se nei nuovi piani operativi, quelli dei prossimi insediamenti edilizi, si scoprono errori nelle prescrizioni che lasciano presagire nuovi ricorsi, i cui esiti probabili saranno ancora lesivi dell'interesse pubblico, non c’è proprio da stare tranquilli. È il caso, a esempio, del comparto 1 di Malvaccaro Macchia Giocoli, ancora della stessa impresa. Ma su questo il sindaco ha assicurato che ogni errore sarà corretto. Ultimo punto. Sono due mesi che in tutti i modi proviamo a chiedere perché non si usano gli strumenti dell’urbanistica moderna (l’ormai famosa perequazione) per impedire la cementificazione di un’area, denominata F12, all’imbocco del parco urbano del vallone santa Lucia. Su questo il sindaco non era informato, ma si è impegnato, a conclusione del forum, a coinvolgere il professor Campos Venuti, il noto urbanista, consulente del comune. Il professore, dall’alto della sua esperienza, dovrebbe: 1) creare le condizioni per un intervento di ampio respiro sull’intera zona, basato su principi di partecipazione, qualità, sostenibilità. 2) dare il suo parere sull’opportunità di un cambio di destinazione d’uso dell’area. 3) suggerire soluzioni tecniche per l’eventuale trasferimento dei diritti edificatori dei privati, dopo che gli uffici ne abbiamo verificato l’effettiva sussistenza. Devo dire che il sindaco Vito Santarsiero mi ha perfino proposto, nel corso del forum, di andare a Bologna dal professore Venuti per parlarne. Grazie, ma non credo ce ne sia bisogno. I tecnici dell’ufficio di piano hanno molte più competenze di me, per spiegare la questione al professore. Attendiamo fiduciosi. Da semplici cittadini, per il bene della città. Rosario Gigliotti

Potenza 29 Presentato il programma di riqualificazione di rampa Leopardi Giovedì 19 giugno 2008

Una tra le “cento scale” «Così rivalutiamo le nostre aree urbane»

SFRUTTERA’ quel concetto di curve, concave e convesse, mutuato da Michelangelo. Detto in parole più semplici, l’opera di riqualificazione di rampa Leopardi restituirà «alla città una struttura storica abbellita nella forma». Con una Un’immagine serie di linee “ondulate” in sei mesi dovrebbe completarsi la del progetto riqualificazione della scalinata che al consuetudine popolare restituisce come “le cento scale”. Come il resto del quartiere in cui sorgono, risalgono agli anni Trenta. Ci tiene alla precisazione, l’assessore alle Opere pubbliche, Giovanni Fiore, quando, durante la presentazione del progetto, spiega che «verrà recuperata interamente la pietra originaria, ripulita e rimessa a posto». Quella pietra ricopre poco più di un centinaio di gradini che collegano la parte finale di viale Dante con viale Marconi, verso il centro. Da una settimana sono già partiti i lavori del progetto che prevede sulla scalinata l’innesto di una fontana (nella parte bassa) e di due balconate “belvedere”. Alcune “sedute” permetteranno la sosta lungo il percorso e alcuni corpi “illuminanti” per garantire più sicurezza sul passaggio «oggi in stato di abbandono». Sarà messo in sicurezza l’accesso ai gradini nella parte inferiore, zona che oggi è sottoposta a «parcheggio selvaggio e non regolarizzato». Descrizione a parte, conta «l’obiettivo di fruizione finale. Con la riqualificazione dello spazio a “valle” la città avrà a disposizione un’area adatta alla socializzazione. Fiore pensa «ai giovani che, soprattutto in estate, già si riversano in viale Dante. Concludendo la passeggiata all’inizio della scalinata, potranno fermarsi a partecipa- Il sindaco e l’assessore Fiore con i tecnici alla presentazione (foto Andrea Mattiacci) re a manifestazioni, iniziative, brevi spettacoli». Seduti mitrofa di piazza Europa unita e via Pretoria, lavori per circa sui gradini. Questi lavori sono finanziati con fondi Por del 2000-2006, un milione di euro». Se ci fossero state altre risorse, sarebbeper un valore di circa 130 mila euro. Fondi comunitari con ro state investite per «la riqualificazione delle scale di via del «preciso impegno di spesa in riqualificazione urbana». Fan- Popolo. E’ un opera imponente che apre alla città». Ma «non no parte del progetto complessivo di riqualificazione dei rinunciamo, vedremo». Così, per il recupero del “cuore” citquartieri San Rocco, Santa Croce e Crispi. «Stiamo andando tadino si parte dalle “scale”. Della città, che è “borgo di colliavanti con il progetto di riqualificazione complessiva delle na”, in fondo, sono un “must”. città». Il sindaco Santarsiero ricorda che «solo nell’ultima sa.lo. settimana sono stati avviati, tra rampa Leopardi, la zona [email protected]

L’INTERVENTO

La diffusa “pietra” del futuro di TOMMASO MARCANTONIO SUL tema dell’urbanistica a Potenza se ne sono dette di tutti i colori. Di cotte e di crude. Il Quotidiano ha reso un ottimo servizio circa i risvolti del futuro di questo capoluogo attraverso dibattiti e una serie di interviste condotte da codesto previgente direttore, che ha subdorato situazioni incontrovertibili e preoccupanti. Sono quasi 9 mesi che non si fa altro che parlare del tema e nonostante la sfida circa “Il brutto d’autore” fiutato dal bravo direttore Leporace, il nostro ammirevole sindaco Vito Santarsiero e l’amministrazione comunale non si spostano di un millimetro. Ci sono state conferenze, dibattiti, incontri e interventi inusuali per la partecipazione di una moltitudine di cittadini, nonché rappresentanti qualificati degli ordini professionali (geometri, ingegneri e architetti) e della nostra università di Basilicata, ma i paraocchi sono ben fissati. “L’âne est têtu”. Difatti, l'ammirevole Sindaco, quasi a voler ratificare l’adozione scellerata del piano strutturale del Regolamento urbanistico così come concepito, ha indetto lo scorso 11 giugno un seminario pretestuoso e roboante “Innovare l’Urbanistica” presso il teatro Francesco Stabile. Nell’ambito delle iniziative della “Città Cultura” il programma dei lavori proposto dall’Anci (associazione nazionale comuni italiani) di Basilicata ha contemplato una serie di interventi di sindaci di altre città capo-

luogo (si presume dello stesso colore politico) e dei soliti architetti, professore Giuseppe Campos Venuti e Federico Oliva presidente dell’Inu (Istituto nazionale urbanistica) cui è stata attribuita la paternità. È evidente, chiara e lapalissiana la strategia adottata. Perché, se a patrocinare la progettazione sono stati Campos Venuti e Oliva, gli altri illustri amministratori pubblici Anci dei ripetuti comuni della filiera - senza conoscere e senza aver potuto osservare la brutta realtà - non potevano far altro, anche se sommariamente, plaudire allo spirito, alle intenzioni dell’utopistico disegno progettuale nonché alla reiterazione di una illegittima perequazione. Perequazione che potrebbe andar bene in Emilia Romagna per gli immensi latifondi e per la situazione corografica pianeggiante del territorio. Potenza ha diversa situazione montuosa e tipologia del terreno anche per la desertificazione a seguito della distruzione dei boschi vive lo scempio dello smottamento geologico (Bosco Piccolo e contrada Giarrossa in particolare sono i casi emblematici più recenti). C’è qualcosa di nuovo che emerge a chiare lettere. La prospettiva è che se il Regolamento urbanistico verrà approvato così come ipotizzato e sviscerato in tutte le salse scaduti i termini dei 60 giorni per le osservazioni - la città avrà rovesciato sulla propria pelle e su quella delle generazioni future la lava vulcanica della pietrificazio-

ne. Questa è la vera piaga che sollecita l’esodo e lo spopolamento. Anche a seguito di un modo vendicativo un po’ subdolo e nemmeno troppo affogato nell’asfalto di un confronto per il rispetto delle idee anche se si rema contro per maggiore avvedutezza e obiettiva onestà e competenza. Il seminario “Innovare l’urbanistica” è stato un altro flop per Potenza considerando che le quattro poltrone del teatro Stabile erano occupate solo da pochi amministratori di provincia (si trascura quella nel palco del consigliere Laieta che si è fatto notare per la multa alla sua automobile con il contrassegno di amministratore) e dai giornalisti delle varie testate locali che annotavano sul loro taccuino enfatiche condivisioni di un piano scellerato di regolamento urbanistico. Così, per scongiurare disapprovazioni di un pubblico inesistente (giorno non lavorativo, la scarsa diffusione dell’evento, scatole rotte dei cittadini di fronte al muro di gomma) un giorno si potrà accusare la scarsa partecipazione. Ora ci si è seccati, disgustati e amareggiati dal dispotismo. Ed è memore di quanto i responsabili tecnici hanno pubblicamente dichiarato: “l’Amministrazione non vuole che non si dia spazio ai costruttori”. Per il peggio non c’è mai limite. Difatti, l’economia prevalentemente in Basilicata e a Potenza soprattutto gira attorno alla edilizia. Cattedrali nel deserto saranno le tantissime costruzioni

Una veduta di Potenza

in fermento. Brutta, bruttissima è Potenza e la si vuole rendere sempre più invivibile. Forse chi ci amministra spregiudicatamente ritiene che i cittadini poi “dimenticano”. Quasi animali da cortile dalla memoria corta. Alle prossime elezioni amministrative non si dispiacciano gli amici se non verrà rinnovata la fi-

ducia. In conclusione. Bisogna ringraziare tutta la stampa, in particolare il direttore Paride Leporace de Il Quotidiano, che per l’indipendenza e l’autonomia e per l’impulso al coinvolgimento per temi scottanti che riguardano con orgoglio la nostra realtà, ci pungola a riappropriarci dei nostri diritti.

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