NihilScio - Poesie d'autore per la mamma
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Poesie per la mamma Supplica a Mia Madre di Pier Paolo
La Madre di Giuseppe Ungaretti
Pasolini
E' difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore. Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data. E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame d'amore, dell'amore di corpi senza anima. Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: ho passato l'infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Era l'unico modo per sentire la vita, l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
E il cuore quando d'un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d'ombra per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'eterno, come già ti vedeva quando eri ancora in vita. Alzerai tremante le vecchie braccia, come quando spirasti dicendo: Mio Dio, eccomi. E solo quando m'avrà perdonato, ti verrà desiderio di guardarmi. Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro.
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15/05/2013
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La Madre di Edmondo De Amicis
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Lettera Alla Madre di Salvatore Quasimodo
Vi è un nome soave in tutte le o lingue, venerato fra tutte le genti. il primo a che suona sul labbro del bambino con lo svegliarsi della coscienza. l'ultimo che mormora il giovinetto in faccia alla morte; un nome che l'uomo maturo e il vecchio invocano ancora, con tenerezza di fanciulli, nelle ore solenni della vita, anche molti anni dopo che non è più sulla terra chi lo portava; un nome che pare abbia in sé una virtù misteriosa di ricondurre al bene. di consolare e di proteggere. un nome con cui si dice quanto c'è di più dolce. di più forte. di più sacro all'anima umana. la madre.
Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani. Oggi sono io che ti scrivo: Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio, questo voglio, ell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua. Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo
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smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima Mater.
A mia madre di Eugenio Montale
Se fossi pittore
Ora che il coro delle coturnici ti blandisce nel sonno eterno, rotta felice schiera in fuga verso i clivi vendemmiati del Mesco, or che la lotta dei viventi più infuria, se tu cedi come un'ombra la spoglia (e non è un'ombra, o gentile, non è ciò che tu credi) chi ti proteggerà? La strada sgombra non è una via, solo due mani, un volto, quelle mani, quel volto, il gesto d'una vita che non è un'altra ma se stessa, solo questo ti pone nell'eliso folto d'anime e voci in cui tu vivi; e la domanda che tu lasci è anch'essa un gesto tuo, all'ombra delle croci.
Non sempre il tempo la beltà cancella o la sfioran le lacrime e gli affanni: mia madre ha sessant'anni, e più la guardo e più mi sembra bella.
di Edmondo De Amicis
Non ha un accenno, un guardo, un riso, un atto che non mi tocchi dolcemente il core; ah, se fossi pittore, farei tutta la vita il suo ritratto! Vorrei ritrarla quando china il viso perch'io le baci la sua treccia bianca, o quando, inferma e stanca, nasconde il suo dolor sotto un sorriso Pur, se fosse il mio priego in ciel accolto, non chiederei di Raffael da Urbino il pennello divino per coronar di gloria il suo bel volto; vorrei poter cangiar vita con vita, darle tutto il vigor degli anni miei, veder me vecchio, e lei dal sacrificio mio ringiovanita.
Mamma di Renzo Pezzani Festa della Mamma di Stephen Littleword La casa senza mamma è un fuoco senza fiamma, un prato senza viole, un cielo senza sole.
Per la tua festa dolce mamma ho raccolto i fiori più belli del nostro giardino
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Dove la mamma c'è il bimbo è un piccol re, la bimba reginella, la casa è tanto bella.
ho colorato il disegno più speciale ho cercato tra i ricordi la storia più bella. Tutto questo per fartene dono, anche se, il fiore più bello, i colori più accesi, e la storia più speciale nella mia vita, sei tu, mamma! Auguri, è la tua festa!
La mamma di Ada Negri
Tagore
La mamma non è più giovane e ha già molti capelli grigi: ma la sua voce è squillante di ragazzetta e tutto in lei è chiaro ed energico: il passo, il movimento, lo sguardo, la parola
Il sonno che scende su gli occhi di un bimbo, sa, qualcuno, di dove venga? Si, dal villaggio delle fate, all’ombra di foreste illuminate dal chiarore delle lucciole… Di là viene a baciare gli occhi del mio bambino.
Il sonno di un bambino di Rabindranath
Dalla finestra di Giuseppe Fanciulli
Grazie mamma di Judith Bond
Dalla finestra vedo un fresco prato, vedo la strada, il campo seminato, e gli alberi nel sol della mattina, le case nuove e la bianca chiesina. Volan gli uccelli in lieta compagnia, su per l’azzurro del cielo profondo; canta con dolce voce mamma mia E questo è così bello, è proprio il mondo!
Grazie mamma perché mi hai dato la tenerezza delle tue carezze, il bacio della buona notte, il tuo sorriso premuroso, la dolce tua mano che mi dà sicurezza. Hai asciugato in segreto le mie lacrime, hai incoraggiato i miei passi, hai corretto i miei errori, hai protetto il mio cammino, hai educato il mio spirito, con saggezza e con amore mi hai introdotto alla vita. E mentre vegliavi con cura su di me trovavi il tempo per i mille lavori di casa. Tu non hai mai pensato
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di chiedere un grazie. Grazie mamma.
Se fossi di Zietta Liù
L'angelo della famiglia di C. Juranville
Mamma, se fossi il sole risplendente ti farei coi miei raggi un bel mantello. Sarebbe tanto ricco e tanto bello che passeresti altera fra la gente. Se fossi il vento della primavera tutti i profumi ai fiori strapperei e sopra la mia fresca ala leggera a te, mammina mia, li porterei.
Vuoi sapere, bambino mio, quale fu per la tua mamma il più bel giorno della sua vita? Fu quello in cui, una mattina, ella si avvicinò dolcemente alla tua culla e sollevò piano piano i veli che ti coprivano. Tu le tendesti i tuoi braccini rosa e per la prima volta balbettasti: Mamma
Per una mamma di Angiolo Silvio Novaro
La parola più bella di Marino Moretti
Suonano nel tuo cuore campane di gioia. Il bimbo è nato dischiuso come fiore di rinata primavera. Cullalo tra le braccia stringilo dolce al cuore sogna per lui limpidi cieli tu che hai dato la vita ad un germoglio d'amore. Voce di cuore che non si rassegna Che al fuoco acceso del suo dolore..
Mamma. Nessuna parola è più bella. La prima che si impara, la prima che si capisce e che s'ama. La prima di una lunga serie di parole con cui s'è risposto alle infinite, alle amorose, timorose domande della maternità. E anche se diventassimo vecchi, come chiameremmo la mamma più vecchia di noi? Mamma. Non c'è un altro nome.
La madre di Victor Hugo
Grazie mamma di Judith Bond
La madre è un angelo che ci guarda che ci insegna ad amare! Ella riscalda le nostre dita, il nostro capo fra le sue ginocchia, la nostra anima nel suo cuore: ci dà il suo latte quando siamo piccini, il suo pane quando siamo grandi e la sua vita sempre.
Grazie mamma perché mi hai dato la tenerezza delle tue carezze, il bacio della buona notte, il tuo sorriso premuroso, la dolce tua mano che mi dà sicurezza. Hai asciugato in segreto le mie
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lacrime, hai incoraggiato i miei passi, hai corretto i miei errori, hai protetto il mio cammino, hai educato il mio spirito, con saggezza e con amore mi hai introdotto alla vita. E mentre vegliavi con cura su di me trovavi il tempo per i mille lavori di casa. Tu non hai mai pensato di chiedere un grazie. Grazie mamma. Mi ha fatto la mia mamma - Testo Gianni Rodari Musica di Sergio Endrigo e Bacalov
Persone male informate O più bugiarde del diavolo Dicono che tu sei nato Sotto a una foglia di cavolo! Persone male informate O più bugiarde del diavolo Dicono che sono nato Sotto a una foglia di cavolo! Altri maligni invece Sostengono senza vergogna Che sei venuto al mondo A bordo di una cicogna! Altri maligni invece Sostengono senza vergogna Che sono venuto al mondo A bordo di una cicogna! Se mamma ti ha comperato Come taluni pretendono Dimmi: dov'è il negozio Dove i bambini si vendono? Se mamma mi ha comperato Come taluni pretendono Diteci: dov'è il negozio
di
Consolazione di Gabriele d’ Annunzio Non pianger più. Torna il diletto figlio a la tua casa. È stanco di mentire. Vieni; usciamo. Tempo è di rifiorire. Troppo sei bianca: il volto è quasi un giglio. Vieni; usciamo. Il giardino abbandonato serba ancóra per noi qualche sentiero. Ti dirò come sia dolce il mistero che vela certe cose del passato. Ancóra qualche rose è ne' rosai, ancóra qualche timida erba odora. Ne l'abbandono il caro luogo ancóra sorriderà, se tu sorriderai. Ti dirò come sia dolce il sorriso di certe cose che l'oblìo afflisse. Che proveresti tu se fiorisse la terra sotto i piedi, all'improvviso? Tanto accadrà, ben che non sia d'aprile. Usciamo. Non coprirti il capo. È un lento sol di settembre; e ancor non vedo argento su 'l tuo capo, e la riga è ancor sottile.
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Dove i bambini si vendono? Tali notizie sono Prive di fondamento: Ti ha fatto la tua mamma E devi essere contento! Tali notizie sono Prive di fondamento: Mi ha fatto la mia mamma E sono molto contento! Tali notizie sono Prive di fondamento: Mi ha fatto la mia mamma E sono molto contento! E sono molto contento!
Perché ti neghi con lo sguardo stanco? La madre fa quel che il buon figlio vuole. Bisogna che tu prenda un po' di sole, un po' di sole su quel viso bianco. Bisogna che tu sia forte; bisogna che tu non pensi a le cattive cose... Se noi andiamo verso quelle rose, io parlo piano, l'anima tua sogna. Sogna, sogna, mia cara anima! Tutto, tutto sarà come al tempo lontano. Io metterò ne la tua pura mano tutto il mio cuore. Nulla è ancor distrutto. Sogna, sogna! Io vivrò de la tua vita. In una vita semplice e profonda io rivivrò. La lieve ostia che monda io la riceverò da le tue dita. Sogna, ché il tempo di sognare è giunto. Io parlo. Di': l'anima tua m'intende? Vedi? Ne l'aria fluttua e s'accende quasi il fantasma d'un april defunto. Settembre (di': l'anima tua m'ascolta?) ha ne l'odore suo, nel suo pallore, non so, quasi l'odore ed il pallore di qualche primavera dissepolta. Sogniamo, poi ch'è tempo di sognare. Sorridiamo. È la nostra primavera, questa. A casa, più tardi, verso sera, vo' riaprire il cembalo e sonare. Quanto ha dormito, il cembalo! Mancava, allora, qualche corda; qualche corda ancora manca. E l'ebano ricorda le lunghe dita ceree de l'ava.
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Mentre che fra le tende scolorate vagherà qualche odore delicato, (m'odi tu?) qualche cosa come un fiato debole di viole un po' passate, sonerò qualche vecchia aria di danza, assai vecchia, assai nobile, anche un poco triste; e il suono sarà velato, fioco, quasi venise da quell'altra stanza. Poi per te sola io vo' comporre un canto che ti raccolga come in una cuna, sopra un antico metro, ma con una grazia che sia vaga e negletta alquanto. Tutto sarà come al tempo lontano. L'anima sarà semplice com'era; e a te verrà, quando vorrai, leggera come vien l'acqua al cavo de la mano. Preghiera alla madre
di Umberto Saba
Madre che ho fatto soffrire (cantava un merlo alla finestra,il giorno abbassava, sì acuta era la pena che morte a entrambi io mi invocavo) madre ieri in tomba obliata, oggi rinata presenza, che dal fondo dilaga quasi vena d’ acqua, cui dura forza reprimeva, e una mano le toglie abile o incauta l’ impedimento; presaga gioia io sento il tuo ritorno, madre mia che ho fatto, come un buon figlio amoroso, soffrire. Pacificata in me ripeti antichi moniti vani. E il tuo soggiorno un verde giardino io penso, ove con te riprendere
A Tutte le Donne di Alda Merini Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso sei un granello di colpa anche agli occhi di Dio malgrado le tue sante guerre per l'emancipazione. Spaccarono la tua bellezza e rimane uno scheletro d'amore che però grida ancora vendetta e soltanto tu riesci ancora a piangere, poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, poi ti volti e non sai ancora dire e taci meravigliata e allora diventi grande come la terra
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può a conversare l’ anima fanciulla, inebriatasi del tuo mesto viso, sì che l’ ali vi perda come al lume una farfalla. E’ un sogno un mesto sogno; ed io lo so. Ma giungere vorrei dove sei giunta, entrare dove tu sei entrata —ho tanta gioia e tanta stanchezza!— farmi, o madre, come una macchia della terra nata, che in sé la terra riassorbe ed annulla.
Le Mani della Madre di Rainer Maria Rilke Tu non sei più vicina a Dio di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende benedette le mani. Nascono chiare in te dal manto, luminoso contorno: io sono la rugiada, il giorno, ma tu, tu sei la pianta.
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