k ronstadt 10 © Massimo Ghimmy
periodico bimensile Numero 10 Venerdì 21 Gennaio 2005
M.S./A.F.A.
Come i treni a vapore
Quando c’era lui… Lo tsunami della morale …i treni arrivavano in orario. Che consolazione, che fortuna, invece di Le acque dell’oceano si ritirano dalle spiagge del razione abbiamo riconosciuto volti simili a noi, abperdere così tanto della nostra vita su uno di questi quindici treni che ogni mattina ci portano a Babilonia avremmo guadagnato qualche spicciolo. Ma l’incubo, l’incubo quotidiano fatto di macchinette del caffè nel corridoio, scrivanie da galera, panini o insalate da autogrill, altro caffè, altra galera, voglia di tornare a casa e poi cotti a puntino il ritorno, sempre troppo tardi, sempre troppo stanchi, quello resta comunque. Da quanto tempo va avanti questa storia? Meno di un anno (per il 16% degli intervistati), da due a cinque (per il 33%), da sei a dieci (per il 18%), oltre a dieci per il restante terzo. Sempre troppo. E fuori dall’incubo che vita resta? Dove parcheggiare, dove fare la spesa, il certificato di esistenza in vita da richiedere in comune, il bambino al nido, un concerto che ogni tanto si vorrebbe vedere. Ma da questa città che a malapena si accorge delle migliaia di studenti cosa ci si può aspettare? Qualcuno ci pensa? Qualcuno ha un’idea di quanti siano i pendolari? Trenitalia non ne ha la più pallida idea, qualche ferroviere, sottobanco, ti dice dieci, dodicimila, il Comune non lo sa, nessuno sembra avere una stima che non sia basata sulle spanne. Strano, strano perché se qualcuno riuscisse a fare qualcosa, quella decina di migliaia di persone ne sarebbe contenta. Che so, un parcheggio da seimila posti gratuito (almeno per tutti quelli che entrano con una macchina carica, mai sentito parlare di car pooling?), qualcuno che faccia la voce grossa quando Trenitalia non si comporta troppo bene, orari di apertura dei negozi pensati su misura per loro, autobus negli orari serali ancora scoperti. Qualcosa insomma che ci faccia sentire un po’ europei. Magari un comitato dei pendolari, come sulla linea per Lodi, o per Novara, o per Brescia potrebbe servire. Isn’t? Emanuele Quinto
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PPP, finalmente si comincia a parlare di Pier Paolo Pasolini Machupicchu, dal nostro inviato speciale in America Latina La Gaia Scienza: Il tempo prima del tempo, seconda parte della storia dell’universo
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ovvero: il bel gioco dura poco, sembra proprio che sia l’ultima puntata [...]: La Ballata degli impiccati, traduzione originale Come si scrive un articolo per Kronstadt: Mechanical choices, da “Sensazioni cutanee e di movimento” di Cèline Schernier Poesia: EQUAZIONE GOTICA
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L’allarme inascoltato di Report, dalla trasmissione di RAI3 cronaca: Rotaie, prima parte dell’inchiesta sui pendolari La bacheca, cosa succede in città e provincia
paradiso e sul terreno oltre i morti lasciano vedere alcune verità. La tragedia del maremoto ha suscitato grande impressione. Nell’enormità della cifra dei morti tra i locali, l’onda ha lasciato sul terreno anche alcune migliaia di occidentali, più di mille svedesi, mille tedeschi e inglesi, centinaia di italiani, che hanno fatto accendere le spot light delle televisioni. La misura della catastrofe è sembrata più vicina, più comprensibile quando nella dispe-
biamo sentito le testimonianze di persone in vista, importanti, celebri. Calciatori, ballerine, attrici e cantanti in mille talk show ci hanno raccontato l’orrore e la paura, la disperazione e la morte. Una seconda onda mediatica ha generato un moto immenso di commozione che ha prodotto uno sforzo umanitario che il segretario dell’ONU ha definito “senza precedenti”. La verità che è apparsa con tanto clamore solo grazie al coinvolgimento degli occidentali nel disastro è che i paradisi delle vacanze sono degli inferni di povertà, di emarginazione, di sfruttamento dove manca quasi tutto e la vita è appesa a un filo. L’India ha sprezzantemente rifiutato gli aiuti; ce la facciamo da soli – hanno detto - e del resto non è certo la prima volUn/Una ta che lì accade una inondazione da 100.000 morti. Ma non molti se ne Webmaster sono accorti prima che vi morisse qualche migliaio di occidentali. Impaginatore Nessuno sforzo umanitario senza Organizzatore precedenti fu fatto. Meglio tardi di eventi che mai, si dirà, e questo è lapalissiano. Ma non era proprio posAmministratore sibile accorgersene anche prima? delegato In questi giorni mi ha colpito la frase del Presidente Pertini che Forense aperto ho sentito citata alla radio: “SvuoTanti giornalisti tiamo gli arsenali, riempiamo i granai”. Una frase semplice, icastica, inequivocabile. Quale Ed Anche: tsunami morale ha spazzato via Distributori/e politici come quelli che sapevaErotomani incalliti/e no pronunciare parole come queAmanti di Pasolini Satiri/e Impazziti/e ste, e non solo correre ai ripari Paleografi/e Incunamboli/e con misure “senza precedenti”, Aspiranti Magistrati/e quando i buoi sono scappati e Scienziati/e Politici/he il clamore obbliga ad avere un minimo di umanità anche coloro ����������������������������������������� ������������������������������������ che non se ne ricordano più? ������������������������������������������������������� Matteo Canevari ���������������������������������
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PPP In qualunque ottica si voglia guardare l’immagine pubblica di Pier Paolo Pasolini, è inevitabile imbattersi nelle molteplici sfaccettature di una personalità complessa e multiforme; è impossibile scindere le figure del letterato colto, del poeta, del prosatore, del giornalista, del contestatore, dell’intellettuale marxista per sua stessa ammissione, del regista, dell’uomo ricco di insite contraddizioni il cui obiettivo primario fu sempre esprimere se stesso. Prima di affrontare la sua figura di regista, cercherò pertanto di introdurre il personaggio e l’uomo nella dimensione pubblica e in quella privata: perché Pasolini non è un autore da studiare, è un uomo da capire. Pasolini nasce come poeta, ispirato da Rimbaud: “La poesia sorgendo […] da una sorta di tensione esistenziale e ideale, ne assorbe i contenuti […]”. La sua poesia nasce quindi come desiderio di gridare al mondo il suo stato di tensione esistenziale, provocato anzitutto dal desiderio di libertà, di affrancamento da un contesto borghese di cui faceva parte, ma da cui si sentiva estraneo. Poesia come tramite col mondo, in sostanza; componeva versi per comunicare un’idea, un pensiero, attraverso il lucido uso di quella che era la linfa vitale della sua produzione: la disperazione. Poesia come grido della propria scissione interiore: era un uomo ricco di complessità, un intellettuale marxista gramsciano, separato dal PSI e in feroce polemica con esso, che restava tuttavia inevitabilmente borghese (“Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere/ con te e contro te; con te nel cuore,/in luce, contro te nelle buie viscere” scrive in Poesia delle Ceneri, rivolgendosi alla tomba di Gramsci), un uomo profondamente cattolico dalla religiosità arcaica, contadina e personale, un omosessuale dichiarato e perciò scandaloso agli occhi di una società perbenista. Una vita di scandali e martirii. Ma ciò non fece che accrescere la sua voglia di “gridare”. Si era, negli anni del suo debutto cinematografico (Accattone, il suo primo film, è del 1961), al centro di una rivoluzione violenta. Il mondo contadino e proletario cedeva alla società dei consumi, gli studenti scendevano in piazza. Pier Paolo era sempre più in contrasto con la realtà che lo circondava, mentre gli arrivavano attacchi da ogni parte, tentando di soffocare la sua voce. A Pasolini serviva un nuovo modo per esprimersi. Ma il problema non era cambiare la tec-
Machupicchu
Quando si avvicina “l’epoca delle vacanze”, dopo aver fatto i conti di quanto l’inflazione ha lasciato nelle tasche, sono in tanti a fermarsi davanti alle colorate vetrine d’una agenzia di viaggio. Splendide fotografie e studiatissimi slogan invitano la fantasia dello spettatore a perdersi per luoghi lontani. Tra i paesi che si vendono più facilmente c’è il Perù. Le splendide spiagge del Nord, Iquitos e la selvaggia Amazzonia, Cusco e le sue favolose chiese, ma soprattutto la cultura andina, la “tierra de los Incas” di cui Machupicchu è l’icona suprema. Il “templo de la aurora humana”, come cantava Pablo Neruda, è un attrattiva irresistibile per il turismo che si riversa sul paese in qualsiasi stagione. E le aspettative non vengono di certo deluse. Mentre i primi raggi del sole risvegliavano Waynapicchu ed io, seduto sulla “montaña vieja” (Machupicchu), immer-
PPP vuol dire Pier Paolo Pasolini? Sì. Era ora.
strumenti nica letteraria, era cambiare il linguaggio: un linguaggio nuovo, diretto a una vastità di pubblico che la letteratura non poteva raggiungere. Un’altra forma di protesta. Il cinema. Il cinema apriva a Pasolini una nuova possibilità, la sintesi, ossia una nuova compattezza nella quale si univano diversi piani di espressione, immagini, poesia e musica, creando un fronte di attacco più incisivo. Stava dando vita al “cinema di poesia”: “[…]i controluce continui e fintamente casuali, con i loro barbagli in macchina, i movimenti di macchina a mano […] le immobilità interminabili su una stessa immagine […]”(da Empirismo Eretico, 1972) diventarono marchio di fabbrica del suo cinema, così come le citazioni pittoriche (legate comunque alla tecnica della fissità di campo) così frequenti in tutta la sua produzione. Il nostro intento sarà quello di seguire il cammino di questo cinema, che si fece via via sempre più “violento”, man mano che l’animo del regista diventava più tormentato… fino alla tragica conclusione. Si tende a dividere la produzione filmica di Pasolini in grandi gruppi, ed è così che noi la affronteremo. Nel cosiddetto cinema del sacro vengono inseriti i film girati tra il 1961 e il 1964 (Accattone, Mamma Roma, Rogopag, La Rabbia, Comizi d’amore, Il Vangelo secondo Matteo), mentre Uccellacci e Uccellini (1966) rappresenta un momento di passaggio verso quello che è definito propriamente cinema di poesia, comprendente il periodo 1966-1969 (La terra vista dalla luna, Che cosa sono le nuvole?, Edipo re, Teorema, che rappresenta il nucleo centrale della concezione pasoliniana, La sequenza del fiore di carta, Porcile). Dal 1969 al 1974 abbiamo invece il cinema dei popoli lontani (Appunti per un’Orestiade africana, Medea, Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle mille e una notte). Con Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975) si conclude (per la sua prematura morte) il cammino cinematografico di Pasolini; questo film rappresenta una categoria a sé stante, l’estrema, violenta e angosciante sintesi delle convinzioni radicate in Pasolini alla fine della sua esperienza di vita: il presente come orrore e morte. Possiamo rintracciare nel trittico Accattone–Teorema–Salò il percorso obbligato per provare a capire l’uomo-Pasolini. E’ questa la strada che dobbiamo seguire.
La Gaia Scienza Il tempo prima del tempo Cosa è l’universo? E come ha avuto origine? I classici e i più innovativi modelli cosmologici presentano principalmente due caratterizzazioni dell’universo: un singolo universo (per lo meno per quanto riguarda l’osservazione), che può o meno ammettere dei predecessori come anche dei successori, in cui ogni singolo momento può essere interpretato come un passaggio tra diversi stati [1] dell’unico continuo spazio-tempo, oppure una rosa di universi ugualmente possibili, ma non necessariamente ugualmente probabili. Uno degli ingredienti delle cosmologie basate sul big bang è l’inflazione dell’universo nei primissimi attimi, durante i quali avvenne un’espansione esponenziale, di cui rimarrebbe ancora oggi una prova osservabile (la famosa radiazione di fondo [2], “eco” di quella esplosione). Questa rapida espansione potrebbe giustificare la grande omogeneità a larga scala dell’universo. Questa stessa rapida espansione può essere vista sotto un’altra luce: ad espandersi non fu propriamente l’universo, ma una sorta di bolla di “vero” vuoto, all’interno della quale si sarebbe successivamente formato il nostro universo, insieme ad altri, in una sorta di fioritura multipla. Per quanto concerne l’origine, riprendiamo in mano la distinzione fatta nel numero precedente, quella tra cosmologie di tipo iniziale e quelle di tipo eterno. Le cosmologie di tipo eterno non assumono un vero e proprio inizio: l’origine dell’universo viene posta in un infinitamente distante passato. Questa rappresentazione rispetta il principio di causa-effetto [3], ma non spiega perché esista un cosmo tempo-
ralmente infinito né il suo possibile aspetto. Si può assegnare un simbolo, “∞”, al concetto di infinito e si possono esprimere le regole matematiche con cui maneggiarlo, ma dal punto di vista concreto non è rappresentabile e genera contraddizioni. Le cosmologie di tipo iniziale, d’altro canto, incorrono nel non facile problema di dimostrare una “creatio ex nihil”, ovvero come possa qualcosa avere origine dal nulla, a meno di affidarsi alla teologia, dove quel qualcosa viene chiamato Dio (o Allah, o Geova…). In questo frangente si colloca una terza via, quella delle cosmologie pseudoiniziali, basate su una distinzione tra una scala temporale microscopica ed una macroscopica: a livello macroscopico si osserva un’asimmetria in natura che porta a caratterizzare il tempo come diretto in un’unica direzione che ne determina l’evoluzione; a livello microscopico invece si avrebbero una serie di eventi senza un andamento dinamico preciso, statisticamente e localmente distribuiti, in cui è presente unicamente un aumento del disordine. La situazione descritta a livello microscopico è caratteristica dei sistemi in equilibrio stabile, che non alterano il loro stato, oppure di quelli metastabili, in cui, superata una certa soglia, le fluttuazioni causano una rottura dell’equilibrio. La terza via consiste proprio nel considerare un sostrato di tipo metastabile dal quale, a seguito di un’oscillazione, si sarebbe generato l’unico universo o gli eventuali universi. fine seconda parte Giacomo Carboni
stati: si intendono i diversi modi in cui si presenta l’universo. Per fare un esempio, acqua e ghiaccio sono diversi stati della stessa sostanza (H2O).
attraverso i radiotelescopi, di provenienza omogenea da tutte le direzioni.
Glossario
radiazione di fondo: emissione elettromagnetica a bassa frequenza, percepibile
principio di causa-effetto: ogni effetto ha la sua causa, ogni causa ha il suo effetto. In pratica la base del determinismo, sia in fisica, sia in filosofia. www.inventati.org/hackeralbum i disegni che non ci sono in questo numero sono di Angelo Rindone / Hacker Art
Cristina Resa
so nel profumo della selva, mi gustavo lo spettacolo del sito ancora deserto, ho pensato che certe cose non si possono descrivere, vanno vissute di persona. Ce ne sono altre invece che vanno assolutamente raccontate. La “scoperta scientifica” di Machupicchu viene fatta risalire al 1911 ad opera dello studioso nordamericano Hinam Bingham. A quei tempi el Valle Sagrado, che porta da Cusco fino alla montagna, si percorreva a piedi. Fu un niño d’una famiglia campesiña a condurre per mano Bingham fino alle rovine nascoste dalla selva. Da allora tanto è cambiato ed oggi a Machupicchu si va in treno. Fino ad una decina di anni fa il treno era di proprietà statale e per qualche spicciolo: peruviani, italiani, nordamericani e marziani, arrivavano fino ad Aguascaliantes conversando allegramente uno al fianco dell’altro. Poi arrivò l’epoca delle
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privatizzazioni di Fuyimori che, con la scusa di rendere più efficienti alcuni servizi, regalò i pezzi da novanta del paese al capitale straniero. Oggi il treno continua ad essere lento, inefficiente e inquinante come 10 anni fa, ma le novità di certo non mancano. Passeggeri nazionali e stranieri non sono più autorizzati a condividere il vagone. Il costo del biglietto è leggermente aumentato per i primi, scandalosamente per i secondi. Percorre in 4 ore e mezza (!) i 150 km che separano Cusco da Aguascalientes, costa 60 dollaroni. E, se non si considera il costosissimo (250 $) “Camino Inca” con guida, cuoco e portanti obbligatori, o qualche leggendario cammino sconosciuto ai più, non c’è alternativa. Quando cominciò questa rapina anche gli ultracinquantenni, una volta conosciuta la cifra assurda da pagare, si avventuravano a piedi sulle rotaie per otto ore di cam-
mino. Oggi il percorso è disseminato di guardie ben pagate, che vigilano giorno e notte sull’inviolabile percorso. Sul treno di ritorno verso Cusco, lo stesso personale distribuisce volantini pubblicitari di compagnie di trasporto peruane che, per cincos soles (poco + d’un euro), trasportano fino alla meta finale nella metà del tempo. Naturalmente in quel momento tutti i passeggeri hanno già pagato il biglietto del treno. Ad Aguascalientes, nella Plaza de Armas, c’è un cartello gigante con cui il popolo peruano si dichiara estraneo a qualsiasi disservizio in cui il turista possa incorrere sul treno. Si ricorda che lo stesso è stato dato in concessione per 30 anni a misteriosi stranieri (c’è chi dice siano cileni, chi inglesi, chi nordamericani), e che il popolo non si sente responsabile della condotta dei suoi pessimi governanti. Adriano Marzi
periodico bimensile Numero 10 Primidi, 1er Pluviôse, An CCXIII
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Mechanical choices
Dieci minuti e sarebbe stato mezzogiorno. Aveva dormito per più di dodici ore ma non aveva nessuna voglia di alzarsi dal letto. Non aveva voglia di andare in bagno per darsi una pulita, tanto non le sarebbe servita a niente, pensava. Il luridume che l’incatenava alle lenzuola non l’avrebbe di certo abbandonata dopo una doccia o un’accurata passata di spugna. Desolata, triste e affaticata: non sapeva quale di questi tre aggettivi le sarebbe calzato meglio e tuttavia non riusciva a sceglierli in blocco. Qualcosa era di troppo e qualcosa le mancava. - Se risponde la segreteria telefonica, è perché non sono in casa, o forse non mi va di parlarvi…comunque se volete, potete dire qualcosa dopo il segnale acustico… Spalancò gli occhi, rimase in attesa del messaggio che avrebbe seguito la sua voce e tirò un lungo sospiro. - Senti… se sei in casa alza il ricevitore: mi sta venendo la faringite a furia di sbraitare qui dentro… mi sto stancando… Rottura di palle! Grandissima rottura di palle! Si rizzò stizzita sul materasso e grugnì prima di passarsi una mano sul volto. Saltò giù dal letto e mollò un calcio alla poltrona. Si diresse verso la cucina. Non aveva assolutamente fame ma decise di buttar giù qualcosa. Cercò nella credenza pane e fette biscottate, prese il burro dal frigorifero
e mise latte e caffè sui fornelli. Aprì la confettura di lamponi che aveva lasciato sul tavolo la sera prima e le diede una profonda annusata, come a cercarne un’oscura proprietà curativa. Ebbe un urto di vomito. Girò la testa verso il basso e deglutì lentamente. Si fissò la punta dei piedi per qualche minuto, finché la caffettiera non fu per esplodere. Anche il latte era pronto. Cessato l’allarme emetico, decise di perseverare nel suo intento: rovesciò la confettura sul pane, la spalmò e portò il tutto alla bocca. - Se risponde la segreteria telefonica… Non provò neanche a masticare. Si allontanò dalla cucina schifata e andò in bagno a sputare e a tossire sul lavandino: il gusto di lamponi le si era come conficcato sotto la lingua. Questa volta vomitò di gusto. Tornò in camera sua e riprese a calci la poltrona; poi si avvicinò alla segreteria e la staccò. Staccò tutto il telefono e per un attimo fu tentata di scaraventarlo fuori dalla finestra. Probabilmente i vicini non avrebbero apprezzato, per cui posò con qualche remora l’apparecchio e si sedette di nuovo nel suo letto. “Persiste nella memoria, la mia immagine di te allo specchio, il nostro argomentare superfluo… i morti non parlano, piccina… i morti non la sanno poi così lunga…”. La sua canzone preferita sarebbe presto diventata un’altra. Si avvicinò alla radio, e si mise a cercarla. pcmb
François Villon La ballata degli impiccati O voi che respirate ancor, fratelli, possa Iddio diversa sorte aver per voi e voi possiate aver pietà di noi noi disgraziati, miseri ribelli cinque, sei, che vedete qui impiccati dai cui corpi ormai rotti e imputriditi altari, un tempo, di mille appetiti pendono bricioli d’ossa staccati: non deridete la nostra disgrazia! Chiedete a Dio, per tutti noi, la grazia!
Freres humains qui après nous vivez, N’ayez les cuers contre nous endurcis, Car, se pitié de nous povres avez, Dieu en aura plus tost de vous mercis. Vous nous voiez cy attachez cinq, six: Quant de la char, que trop avons nourrie, Elle est pieça devoree et pourrie, Et nous, les os, devenons cendre et pouldre. De nostre mal personne ne s’en rie; Mais priez Dieu que tous nous veuille absouldre!
E non vi offenda il nome di fratelli anche se noi siam morti di giustizia: spesso si sbaglia, e avvampa la nequizia oppur vien meno il senno nei cervelli, voi sapete… ma se dei nostri torti si è fatta giustizia, fate che un poco Cristo sia dolce, e non ci dia al fuoco! Non molestateci: ormai siamo morti. Se temete la sorte che ci strazia chiedete a Dio, per tutti noi, la grazia!
Se freres vous clamons, pas n’en devez Avoir desdaing, quoy que fusmes occis Par justice. Toutefois, cous sçavez Que tous hommes n’ont pas bon sens rassis; Excusez nous, puis que sommes transis, Envers le fils de la Vierge Marie, Que sa grace ne soit pour nous tarie, Nous preservant de l’infernale fouldre. Nous sommes mors, ame ne nous harie; Mais priez Dieu que tous nous veuille absouldre!
La pioggia ci ha sciacquati e resi lisci per te, sole, siam tutti neri e secchi e il corvo ci ha strappato barba e occhi e indietro e avanti, e qua e là, scudisci ci oscilla e sbatte il vento ove gli pare ovunque, e ormai nel nostro busto secco nidi han scavato le punte di becco e sempre avanti, e indietro, come il mare… Quando la vista di noi avrete sazia chiedete a Dio, per tutti noi, la grazia!
La pluye nous a buez et lavez, Et le soleil dessechiez et noircis; Pies, corbeaulx nous ont les yeux cavez, Et arrachié la barbe et les sourcis. Jamais nul temps nous ne sommes assis; Puis ça, puis la, comme le vent varie, A son plaisir sans cesser nous charie, Plus becquetez d’oyseaulx que dez a couldre. Ne soiez donc de nostre confrairie; Mais priez Dieu que tous nous veuille absouldre!
Avvera, o Dio, quell’ultima speranza Che il diavolo non stringa a noi il suo laccio: più nulla possiam fare che gli piaccia. Se avete, o uomini, riso abbastanza e la giustizia, stanca, vi ringrazia chiedete a Dio, per tutti noi, la grazia!
Prince Jhesus, qui sur tous a maestrie, Garde qu’Enfer n’ait de nous seigneurie: A luy n’ayons que faire ne que souldre. Hommes, icy n’a point de mocquerie; Mais priez Dieu que tous nous vueille absouldre! François Villon (1431? – dopo il 1463) – fu un poeta, ladro e vagabondo francese che visse per lungo tempo come bandito, emarginato e ricercato, rischiando più volte di finire sulla forca. In carcere scrisse le sue opere maggiori, fra cui il suo capolavoro poetico, i poemi dei Testamenti. È ritenuto uno dei precursori della corrente letteraria dei maudits, i poeti maledetti. La Ballata degli Impiccati è una poesia tanto macabra quanto struggente: la tragica contemplazione del destino di un condannato a una morte orribile.
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Come si scrive un articolo per Kronstadt
da “Sensazioni cutanee e di movimento” di Cèline Schernier
Buon anno ovvero: il bel gioco dura poco
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Salut et fraternité, Citoyens
No, grazie. Bisogna ogni giorno reinventarsi freschi, piacevoli, leggibili, visionari ma comunque fruibili ? No, grazie. Bisogna cercare l’originalità sempre comunque e ovunque in ogni angolo essa si annidi, tra le incrostazioni della pentola del risotto e i fiorelloni del vestito della “sciura” del piano di sotto? No, grazie. Bisogna gloriarsi di parole vane, inventare metafore strane, allietare l’immaginario collettivo e pungolare il rettore divino? No, grazie. No. Chiudo qua la rubrica per poi (forse) aprirne un’altra; semplice, chiaro, pulito ma non Recoaro. Se e quando ricomincerò, su cosa ricomincerò e a chi mi rivolgerò sinceramente ancora non lo so. Ma mi piace non saperlo fino a che non avrò di nuovo messo mano alla tastiera del computer. E ora, come si confà a ogni sentito arrivederci, la chiosa filmica per donare quel pizzico di meravigliosa melodrammaticità che tanto sfruculia gli animi di noi italiani.
ov ve r
Gennaio apre le porte a un nuovo anno, finiscono le feste e grazie a Dio si torna tutti a vivere la nostra statica ma rassicurante quotidianità comunque rinnovati nel corpo e nello spirito. I buoni sentimenti appena consumati tra una fetta di pandoro e una di cotechino, ci lasciano ebetiti ma pieni di freschissimi nuovi propositi per i giorni a venire. Insomma ci si trova tutti ancora una volta reduci dalla via crucis delle festività, che tutti dicono di non sopportare ma che tutti, o quasi, aspettano spasmodicamente (“E capodanno? Dove, come e quando?” ). Anche il tempo si rinnova regalandoci giornate più lunghe e climi più miti (ovunque tranne che qua a Pavia) in vista della fruttiferiana primavera che, con il suo caldo, ci coglierà come sempre impreparati. Anno nuovo, vite nuova: parlo della vite che sempre di più sembra strizzare i nervi di questa città, rendendola ogni giorno più vicina ad una crisi isterico-topografica. Ma non ne voglio parlare ora. Anzi, non ne voglio parlare più. Con questo articolo infatti chiudo la rubrica “ovvero” (per il dispiacere di alcuni anonimi lettori e il piacere di tutti i latinisti) e questo non perché siano finite le argomentazioni: Pavia è un crogiuolo di istigazioni allo sdegno e a ogni piè sospinto si può trovare qualcosa con cui rovinarsi la giornata. Ma… Bisogna svecchiare la mente, ritrovare nuove argomentazioni, upgradare lo stile alla versione 2.0?
-Prenda una carta dal mazzo…-E ora?-La tenga pure, tanto ne ho altre cinquantuno(Grouco Marx, The duck soup) Saluti e sollazzi Il Piccolo Esteta
frontespizio di un’antica edizione a stampa della Ballata (XV secolo)
La traduzione, inedita, che proponiamo cerca di riproporre, il più fedelmente possibile, l’originale in francese medievale, uscendo leggermente, talora, dal seminato, ma nel tentativo di non tradire nè lo spirito poetico nè la musicalità dell’ antico testo. Il quinto verso del congedo è stato aggiunto dal traduttore. Traduzione di Simone Mattoli
EQUAZIONE GOTICA Il duomo sui contrafforti e l’uomo sui propri morti. ampetrosini
cronache
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L’allarme inascoltato di Report La bacheca voci, l’azienda individuò 4 responsabili. Il 2 gen- venerdì 21 gennaio
Spesso, parlando della mancanza dell’inchiesta giornalistica nel panorama televisivo italiano, la mente corre ad uno dei pochi programmi che da molte stagioni batte questo filone storico: Report. Tra i tanti nervi scoperti toccati dalla trasmissione di Milena Gabanelli, quello della sicurezza ferroviaria è stato affrontato durante la stagione 2003. Questa sera (n.d.r. mercoledì 12 gennaio, a disposizione del pubblico sul sito di Report: http:// www.report.rai.it/, testo: http://www.report.rai.it/ 2liv.asp?s=171, video: http://www.report.rai.it/ ram/vid20031007.ram), alle ore 22.35, Rai 3 riproporrà al suo pubblico l’inchiesta dal titolo “Puntuale come un treno”, di Giovanna Corsetti e Sandro Tomà. Già trasmessa il 7 ottobre 2003 in prima serata, la puntata assume oggi, dopo l’incidente dello scorso venerdì 7 gennaio all’altezza di Crevalcore, il valore di un allarme inascoltato. In una nota la direzione della rete fa sapere che “Di seguito all’incidente che ha causato la morte di 17 persone Raitre ha ritenuto doveroso per il servizio pubblico replicare quell’inchiesta, nonostante penda ancora il giudizio”. Fu proprio a causa di quella puntata infatti che Trenitalia citò la Gabanelli, chiedendo 26 milioni di euro per danni. Il procedimento non si è ancora concluso, anzi, nel frattempo è stato affiancato da quello avviato dai 4 dipendenti delle ferrovie licenziati dall’azienda per aver collaborato alla realizzazione del programma. La storia finì su tutti i giornali pochi giorni dopo la trasmissione della puntata incriminata. Trenitalia avviò un’inchiesta interna, per scoprire l’identità dei ferrovieri che avevano permesso ai due giornalisti di effettuare le riprese dalla cabina di guida del treno. Intanto partirono 13 lettere di licenziamento verso altrettanti dipendenti “colpevoli”, secondo l’azienda, di aver rilasciato interviste contro l’azienda nel corso della trasmissione Report. Individuata attraverso le immagini la tratta Torino Savona come luogo delle riprese, gli investigatori delle ferrovie risalirono ai ferrovieri in servizio il 10 luglio, giorno in cui venne realizzato il servizio. Nonostante i 4 non avessero voluto essere ripresi in volto ed i giornalisti avessero criptate le loro
Rotaie
Nel mese di gennaio abbiamo condotto un’inchiesta su 215 pendolari, due terzi dei quali sono residenti nel comune di Pavia. Sono stati intervistati lavoratori presenti sui treni delle ore 19.45 di mercoledì 12 provenienti da Milano e delle ore 6.48, 7.38, 8,45 di giovedì 13 diretti a Milano. Per alcune domande le statistiche sono state calcolate considerando le risposte di tutti gli intervistati. Attraverso una serie di domande su modalità e tempistiche necessarie per arrivare sul luogo di lavoro, si è cercato di fare un quadro della situazione. Dalle risposte emerge che il 72% degli intervistati impiega meno di un’ora e mezza per arrivare sul posto di lavoro, il 26% da un’ora e mezza a due e mezza ed il rimanente 2% più di due ore e mezza. Il ritardo del treno è considerato giustificazione sul posto di lavoro solo nel 26% dei casi, di cui una buona percentuale composta da lavoratori con orari flessibili o autonomi. Il rimanente 74% è costretto a recuperare il tempo perso per colpa del treno in straordinari. Solo il 18% degli intervistati ha chiesto il rimborso
naio 2004 furono licenziati in tronco “per giusta causa”, così recitano le missive inviate loro, due macchinisti, uno di Savona ed uno di Alessandria, un capotreno di Imperia ed uno di Aqui. Secondo le lettere, inviata dalla sede centrale di Trenitalia, i quattro avrebbero violato le norme di sicurezza, permettendo a dei giornalisti di entrare all’interno del locomotore, rallentando all’interno di due gallerie per agevolare le riprese e, addirittura, manomettendo la scatola nera del treno per coprire questi cambiamenti di velocità. Paradossalmente i ferrovieri furono licenziati per mancato rispetto delle norme di sicurezza mentre si accingevano a dimostrare la palese mancanza dei requisiti di sicurezza all’interno delle ferrovie italiane. Insomma dopo il danno anche la beffa. Con la procedura giudiziaria ancora in corso, il 6 maggio 2004, nella puntata conclusiva dell’ottavo ciclo stagionale di Report, l’inchiesta fu arricchita da un altro servizio in cui gli stessi giornalisti ripresero in mano il tema sicurezza, in una puntata dal titolo “Come è andata a finire”. Purtroppo sappiamo tutti come è finita la tragedia sulla linea Bologna – Verona il giorno dopo l’Epifania. Subito si è parlato di errore umano, puntando il dito su quei macchinisti morti anch’essi tra la nebbia e le lamiere. Per fortuna il procuratore capo di Bologna, Enrico De Nicola, coordinatore del pool di magistrati titolari dell’inchiesta, ha dichiarato di non voler affrettare nessuna conclusione prima di aver esaminato bene le condizioni di sicurezza della linea in cui si è verificato l’incidente: “Se, e sottolineo se, si accertasse la responsabilità di qualcuno dei macchinisti, il discorso non si chiuderebbe, perché l’indagine si allarga per verificare anche le condizioni in cui lavoravano i macchinisti”. Stando all’inchiesta che Raitre ritrasmetterà, sarebbero molti i punti da considerare con estrema attenzione così come le condizioni di lavoro dei macchinisti. tratto dal sito dell’associazione Articolo 21: http://www.articolo21.com/notizia.php?id=1474
dell’abbonamento, sentendosi ripetere di non avere i requisiti necessari (solo 3 pendolari sono riusciti a ottenere il bonus). Non è infatti previsto il rimborso per gli abbonamenti intercity e per quelli che coprono tratte non regionali. Per quanto riguarda i trasporti, circa un terzo degli intervistati arriva in stazione con la propria auto e solo il 23% utilizza i mezzi pubblici; tra questi ultimi, nei commenti raccolti, si sottolienea la scarsa frequenza degli autobus dopo una certa ora della sera. Tra coloro che arrivano con la propria auto si lamenta difficoltà nel trovare parcheggio. Il 35% preferisce pagare per posteggiare l’auto. L’inchiesta ha mostrato infine come i pendolari pavesi percepiscano l’impegno profuso dall’amministrazione comunale a questo proposito. Il 16% ha risposto di non conoscere le effettive competenze e responsabilità pertinenti al comune. Il 73% ritiene che il comune non si sia convenientemente interessato alla situazione. Francesca Pepe, Lidia Acquaotta, Domenico Santoro
Simone Zazzera
Numero totale di interviste: 215 Provenienti da Pavia: 141 (66%) Come è arrivato un stazione? Piedi, bici 42% Mezzi pubblici 23% Auto 35% pendolari da Pavia Dove ha trovato parcheggio? Pubblico gratis 65% Pubblico a pagamento 33% Box privato 2% pendolari da Pavia Da quanto tempo va a Milano? < 1 anno 1-5 anni 6-10 anni > 10 anni
Santa Maria Gualtieri - ore 17.30 - “Internet e la città” - Pavia digitale (info: Comune di Pavia - settore cultura, 0382 399372) Teatro Fraschini - ore 21: Prosa -” Napoli Milionaria!” - Compagnia di Teatro di Luca De Filippo - replica il 22 alle ore 21 e il 23 alle ore 16 (info: 0382 371202) Codevilla - Thunder Road - ore 21 - Concerto -”Bliss” e “Plasticine” tributo ai Radiohead, Muse e Placebo - ingresso 3 eu (info: 0383 373064) sabato 22 gennaio Zerbolò - Centro Parco del Ticino ‘Cascina Venara’ - ore 14.30 - “Il lungo sonno della foresta” Visita guidata al parco del Ticino (info: 338 6320830) Palazzetto dello sport, Palaravizza - ore 15 - 1^ Prova di Campionato Regionale di Serie B di Ginnastica Ritmica - (info: Ginnastica Pavese, 0382 27248) Santa Maria Gualtieri - ore 18 - “Internet e la città” -Pornografia in rete: quali rischi e come tutelarsi (info: Comune di Pavia - settore cultura, 0382 399372) Zerbolò - Centro Parco del Ticino ‘Cascina Venara’ - ore 21 - “La notte degli allocchi” -Escursione notturna con prenotazione obbligatoria (info: 338 6320830) Codevilla - Thunder Road - ore 21 - Concerto -”Divina”, 70-80 disco party - ingresso 5 eu (info: 0383 373064) domenica 23 gennaio Zinasco Vecchio - “Festa del santo patrono” - Corsa podistica e distribuzione salamini caldi (info: 0382 91016) lunedì 24 gennaio Teatro Fraschini - ore 21: Concerto - “I Solisti di Pavia” - AsSul posto di lavoro il ritardo del treno è considerato come giustificazione? si no
26% 74% tutti i pendolari
Ha mai chiesto il rimborso dell’abbonamento? si no
18% 82% tutti i pendolari
A suo avviso l’amministrazione comunale fa qualcosa per i pendolari?
no
non so
mercoledì 26 gennaio Santa Maria Gualtieri - ore 18 “Internet e la città” - Il conto in rete: homebanking (info: Comune di Pavia - settore cultura, 0382 399372) Teatro Fraschini - ore 21: Altri percorsi - “Se questo è un uomo” - Sebastiano Calabrò (info: 0382 371202) Multisala Corallo Ritz - ore 21 - “Sguardipuri04 “ - Proiezione del film Lavorare con lentezza - Radio Alice - a seguire incontro con Luca Gasparini, montatore del film giovedì 27 gennaio Santa Maria Gualtieri - ore 18 - “Internet e la città” - Giornata della memoria: collegamento con i siti dedicati all’Olocausto (info: Comune di Pavia - settore cultura, 0382 399372)
venerdì 28 gennaio Santa Maria Gualtieri - ore 18 -”Internet e la città” - I rischi in rete (info: Comune di Pavia - settore cultura, 0382 399372) Codevilla - Thunder Road - ore 21 -Concerto -”Asilo Republic” tributo a Vasco Rossi - ingresso 5 eu (info: 0383 373064) sabato 29 gennaio Teatro Cesare Volta (Pavia), ore 16 -”Cantastorie” - () Santa Maria Gualtieri - dalle 20 fino alle 8 -”Internet e la città” - Notte bianca con masterizzazione (info: Comune di Pavia - settore cultura, 0382 399372) domenica 30 gennaio San Genesio, P.zza Giovanni Repossi - dalle 8.30 - “Strass, oss e ferr rutt” - mercato e scambio di vecchio oggetti (info:Comune di S.Genesio, 0382 586023) Dorno, Piazza Bonacossa - ore 14 - “Carnevale dornese” - Sfilata di carri allegorici per le vie del paese, premiazione in piazza (info: 0382 812222) ronstadt periodico bimensile Numero 10 www.upartaid.net/kronstadt
[email protected]
18% 34% 18% 31% tutti i pendolari
72% 26% 2% pendolari da Pavia
martedì 25 gennaio Cupola Arnaboldi, C.so Strada Nuova - ore 17.30 - Presentazione del libro: “Con il vostro permesso... pensieri in amicizia” Santa Maria Gualtieri - ore 18 “Internet e la città” - Leggere in rete: il giornale digitale (info: Comune di Pavia - settore cultura, 0382 399372)
sì
Quanto ci impiega da casa al lavoro? < 1.5 ora 1.5-2.5 ore > 2.5 ore
sociazione I Quattro Cavalieri - Musiche di Mozart, Molinelli, Grieg (info: 0382 371202)
Questo non è un messaggio subliminale: quando finite di leggere queste righe mandateci i vostri scritti, link preferiti, immagini, eventi:,
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Reg. Trib. PV - Stampa: Cooperativa Sociale “Il Giovane Artigiano”, Pavia - Chiuso in Redazione 19-1-2005 - Tiratura 2000 copie - 2005, Alcuni diritti riservati (Attribuzione–NonCommerciale–Condividi allo stesso modo)
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Pur essendo regolarmente in ritardo Kronstadt precisa di non appartenere a Trenitalia SPA
si no non so
11% 73% 16% pendolari da Pavia
Abbonamenti: 20 euro annuale C.C.P. 51533743 intestato ad “Up Art Aid” causale “Kronstadt” Direttore Responsabile Salvatore Gulino