La Piazza D'italia 34 - La Piazza D'italia, Franz, Turchi, Informazione, Politica, Italia, Esteri, Istituzioni, Politica, Scienze, Spettacolo, Tempo Libero, Www.lapiazzaditalia.it, Www.franzturchi.it, Alleanza Nazionale, Parlamento Europeo, Elezioni Europee

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In caso caso di di mancato mancato recapito recapito restituire restituire a a Poste Poste Roma In Roma Romanina Romanina per la la restituzione restituzione al al mittente previo addebito addebito -- TAXE TAXE PERCUE PERCUE tass. per mittente previo tass. riscoss riscoss Rom-Italy Rom-Italy

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L P ’I — Fondato da Turchi —

Poste Italiane Italiane SpA SpA -- Spedizione Spedizione in in abbonamento abbonamento postale postale -- D. D. L. L. 353/2003 353/2003 (conv. (conv. in in L27/02/2004 L27/02/2004 num. num. 46) 46) art. art. 11 -- DCB-Roma DCB-Roma Poste

Stori a di un L'Europa imento cifalgiudica

esteri ESTERI

1-15/16-31 Luglio1-15/16-30 • 1-15/16-31 Agosto2008 2008- -Anno AnnoXLV XLV- -NN. NN.35-36 37-38 € €0,25 0,25 (Quindicinale) (Quindicinale) Giugno

attualità CULTURA

Preso il genocida A carte Karadzic scoperte — a pagina 45 —

L'arte secondo Nietzsche

L'ombra del '29

La Piazza d’Italia Per la la vostra vostra pubblicità pubblicità Per telefonare allo allo 800.574.727 800.574.727 telefonare

6— — a pagina 7—

di FRANZ TURCHI di FRANZ TURCHI

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Il Verde in Europa ha funziona-

to tanto che alla finecapire è fallito.coSì, l’Europa deve Perché iniziofacendo così? Perché è la sa stiamo nei vari realtà dei fatti, in quanto ormai settori e per questo motivo ci l’Europa ha capito il movimento sta analizzando. a tutela del verde e dell’ambiente Iin settori restano generale principali ed ha dato, in modo lento ma inequivocabile, la suai l’Economia, la sicurezza, risposta: devono scomparire, diritti civili. come forza politica. Sull’Economia vuole capire Le politiche di tutela del territocosa facciamo con il nostro rio sono state portate avanti tradebito pubblico e soprattutto mite progetti europei (tutte le licome vogliamo affrontare la nee di credito di 60 mld di Euro circa,che annuali, per l’agricoltura crisi sta arrivando dagli tutelano l’ambiente) e non c’è U.S.A. normativa importante o meno Per questo punto al che non riporti la frasecome “a tutela solito il migliore è stato del nostro territorio….”. Tremonti che dihaapproccio anticipato Ma questo tipo non ha prodotto risultati tutti e ha fatto la eccezionali manovra ma anzi quando movimenti finanziaria prima idel tempo, verdi si sono trovati a ricoprire con una strategia di lungo pe-il ruoli di governo, vedi in Italia, riodo, identificando nell'ab-le loro estremismo nel chiudere bassamento delle spese (la discariche (e nel negare i termo valorizzatori) ha portato spesa pubblica), e i rifiuti nella in mezzo alla e difficile riapertura deistrada, cantieri delle ora sarà riportare il tutto alla grandi opere, il mix giusto normalità. per ripartire Altrofare caso evidentel'Economia oltre a Naepoli ridurre il deficit. è il risultato del cambio di opinione della gente(vedi nell’apPer la sicurezza il proccio al nucleare: nel 1987 un problema in generale e referendum sancì la scomparsa l'immigrazione), Maroni si è del nucleare in Italia, dopo una mosso insieme a La Russadura in campagna referendaria modo immediato ed efficace ed estremista; nel 2008 il 62% degli ilItaliani il nucleare con pianovuole straordinario in Italia e lo trova fonte di dell'Esercito sul una territorio energia pulita e sicura. eChe condifferenza la nuovainlegge che ma dà 20 anni, l'aggravante "reato" di simbolica delladel politica sbagliata immigrazione clandestina. fatta da questi movimenti. Pensiamo al problema sia del Per quello che invece riscaldamento globale della Terriguarda i diritti, consiglierei ra, dovuto all’inquinamento e a "Vox Populi" e anche rispetto quale sia la soluzione di tutto: ai richiami di Bruxelles secondo gli Europei sarebbe il di concordare prima con protocollo di Kyoto. L’effetto di questo protocollo che la commissione Europea oltre ad aver messo in fila tutte eventuali altre norme strale nazioni europee, per quanto ordinarie (in particolar con una notevole e importante modo nei confronti procedura, è stato pari a zero.dei Rom), in quanto, mio L’inquinamento nelle a nostre città delqualche vecchio continente avviso, errore sia auin menta a di dismisura e si fache a gara termini normativa di per scaricare su qualcuno le colpresentazione è stato fatto. pe di tutto quanto. Ma questo credo conche Altronon ed per ultimo esempio l'Europa ci dell’Europa debba sempre creto la scelta di investire nelle energie alternative: vedere in termini negativi nel 2010 (secondoèi ogni voltadovremmo che il governo burocrati di Bruxelles) stare su presieduto da un uomo di percentuali del 40% e ancora centrodestra, perchéila60% vedere nel 2020 a sorpassare poi indietro Risultato ad quello oggi: che forsehanno l’8%, quindicon incredibile autofatto il governocome Prodi... inoltre i prezzi della benzina Ilgol; tempo è galantuomo aumentano e le famiglie che echecon le nuove elezioni non ce la fanno, e quindi la reeuropee esprimerà azione versol'Italia i Verdi sarà sempre una classe dirigente valida ed più aggressiva. Credo che tutto quanto possa appropriata. serviresperiamo agli USA per capire Lo tutti e non lo ciò che si deve fare, ma ciò vogliamo tutti... crediamoche di non si deve fare se si vuole sosteriuscirci. nere una buona ed efficace poliBuone vacanze. tica a tutela dell’ambiente.

Il DPEF 2009-2013 intanto uno scenario C'eravamo amaticritico La politica economica del Governo trova ancora una volta il contesto meno adatto a produrre risultati positivi

Il “barometro” sullo stato dei rapporti tra maggioranza e opposizione segna un costante peggioramento

Il primo atto di politica economica del Governo Berlusconi Sembra esser legislatura, passata un’era della nuova congeil ologica da quando si era instauvaro del DPEF 2009-2013, si rato - prima e durante l’ultima svolge in un quadro dell'econocampagna elettorale culminata mia internazionale ed europea poi con lacritico netta esconfitta del piuttosto lascia spazi di manovra sulla finanza pubPD - un rapporto di reciproca blica sicuramente esigui. stima tra l’ex sindaco di Roma Nel 2006-2007, aveWalter Veltroni e ill'Italia neo-eletto va ricominciato ad inserirsi Presidente del Consiglio Silin una fase di ripresa ciclica, vio Berlusconi. Addirittura senza ovviamente avvertirnedeli il notevole abbassamento timidi ed impercettibili segnatono tra i leader del Pd e del li di crescita (0,3% l'aumento

tendenziale del PIL nel primo trimestre 2008), sotto il tetto PDL fatto temere agli della avevano burrascosa instabilità dei anti-berlusconiani in mercati finanziari, delservizio consipermanente effettivo (come stente ed insistente rincaro del La Repubblica, la CGIL, petrolio e delle materie prime.i Dipietristi, i Grillini diedfrenate i GiDunque, nell'ambito congiunturali nuove oramai tensiorotondini, la eSinistra ni inflazionistiche, le scelte di per fortuna del Paese solo expolitica economica traparlamentare) un appaiono tentativo ardue e complicate, di “Grosse Inciucio”inducendo più che ad un atteggiamento di grande di una “Grosse Coalitione” di prudenza. teutonica memoria. Ma, per Il Documento di programmal’appunto, passata la Primavera zione economico-finanziaria per

gli anni 2009-2013, presentato dal ministro dell'Economia e con i suoi tepori, al contrario di approvato dal Governo, contequello che normalmente accade ne le linee guida (programmaper le stagioni astronomiche, tiche), della politica economiaè ritornato l’Inverno. Un Invera medio termine, affiancandosi no che siufficiali annuncia agli anticipato altri documenti governativi, che illustrano, invece, rigidissimo e dalle conseguenze attraverso statistiche ed analisi, difficilmente calcolabili. la situazione economica del Ma andiamo hai fatti. Cosa paese. Il governo indicai anche ha fatto peggiorare buogli da tradurree ni impegni rapporti politici tra opposizione in atti concreti nella Legge fimaggioranza che sembravano nanziaria per l'anno successivo essere latori dell’inizio di una (2009), essendo quest'ultima

La strada verso ilda bipartitismo Unlunga piano triennale 34,8 mld Alle elezioni europee 2009 la di semplificazione panorama politico italiano. Forse Pareggio bilancio del entro il 2011

Palazzo Chigi approva piaLe elezioni dello scorso ilAprile no da 34,8 miliardi oltretriennale che a ridurre la patologica di euro anticipando di fattodel la frammentazione partitica legge Finanziaria 2009. "Il noquadro politico italiano, con la stro parere ad complessivamente scomparsa esempio, almenoè positivo" è il giudizio espresso negli emicicli di Camera e Sedal presidente di Confindustria nato, rappresentanti Emmadei Marcegaglia sulla della masinistra radicale e dei novra triennale varata socialisti, il 10 giuhanno forse gno dalaperto Consiglio deidefinitivaMinistri. mentealla la strada alla creazione, Tagli sepsa pubblica, stananchesuin banche, Italia, diassicurazioni due grandi gata epartiti pterolieri. Aiuti sull’esempio agli anziani. nazionali Pareggio bilancio nel 2011. delle altredel democrazie occidenIneludibile il federalismo fiscatali. le nell'ambito di una organica Ufficialmente il “la” a questo riforma della finanza pubblica. vorticoso e per certi versi stoTagli a ministeri ed enti locarico processo è stato dato dalla li, liberalizzazione dei servizi creazione Partito Democrapubblici edel della rete dei carbutico, lasono cui formazione e orgaranti. queste alcune delle nizzazione sono statecontenute il viatico princiapli misure alla decreto caduta dell’ultimo Governel legge e nel ddl che

compongono la manovra trienno Prodi e alla conseguente nale approvata dal Governo. per rottura dell’alleanza elettorale avere un'idea defunta più precisa degli tra l’oramai Unione effetti cheradicale. potrebbeLaesplicare e sinistra nascita tale manovra occorre analizzare del PD ha avuto inoltre il non meglio i principali capitoli. trascurabile merito di aver coTAGLI: ammontano a circa 10 stretto Italia e Alleanza mld e siForza spalmeranno tra miNazionale a creare una nisteri ed enti locali.prima Per quesorta di embrione partito sti ultimi si tratta didi3,4 mld del Icentro destra chedei in aunico regime. costi intermedi tanti sperano che in seguito si ministeri dovranno scendere del 22%. in Il una risparmio trasformi vera e annuale propria stimato e' attorno a 3-4 miliarformazione politica unica. A di di euro. questo scopo c’è da dire che i PROVINCE E A.N COMUNITA' vertici di F.I ed sono faciMONTANE: Salta, almeno litati nella creazione di questo per ora, l'abolizione delle Conuovo soggetto politico, dal munita' montane e di nove fatto chedelle possono imparare Province aree metropoliqualcosa osservando il tane. Si sarebbe invececome deciso PDrimandare si è strutturato ed organizdi la discussione di zato. Copiando, le queste questioni speriamo, a settembre.

Dopo quindi buone l'estate idee, edverrebbe accantonando ripreso il confronto i macroscopici erroriripartendo effettuati dal delle politici autonomie pere dai Codice responsabili di Ds una riforma complessiva dei diMargherita. versi livelli istituzionali. Tra le novità che hanno caratROBIN HOOD TAX: si tratterizzato la creazione del nuovo ta di una tassa 'una tantum' partito e che più favoreche colpisce la hanno valorizzazione volmente colpito i cittadini ei delle scorte stoccate dalle comcommentatori c’è di stato il ricorpagnie. Si tratta tutti quei so alle primarie, per la designaprodotti, cioe', che sono stati, zione sia del segretario sia per acquistati quando il prezzo del petrolio inferiore all'attuale. la scelta era dell’assemblea generaGia' da quest'anno si impone le nazionale e di quelle regiodi valorizzare le scorte in base ai nali ed a livello locale. Questo prezzi attuali del greggio, agensenza dubbio si è dimostrato do con una tassazione calcolata un modo per permettere alle sul 'delta' dell'Ires. L'intervento persone di poter direttamente dovrebbe far incassare 800-900 eleggere quadri del partito milioni dii euro. e di designare soprattutto il BANCHE E ASSICURAZIOcandidato allala base premiership NI: Si allarga imponibi-e A pagina pagina 32 A

la parte del Dpef formalmente vincolante per l'azione futura. stagione seppurè rappredifficili La novitàdidel- 2008 ma oramai divenuti improcrasentata dall'anticipo che c'è stinabili - riforme stato a fine giugno,istituzionali affiancan“bipartisan”? dola al Dpef, della manovra di L’input serie di eventi bilancio aintale orizzonte triennale con da i decreti leè(2009-2011), stata la volontà parte del gislativi chedeiindicano Consiglio Ministriglidiinterdare venti sulle spese e leAlfano, entrate,dal il il via libera al Lodo piano del di Guardasigilli stabilizzazione nome deldella Gofinanza pubblica, che a conferma verno Berlusconi, tenta di dell'obiettivo del pareggio dei riproporre, riveduto e corretto, conti previsto tra il 2001 e il il noto “lodo Schifani” boccia2012.

Il Dpef è, in particolare, un'anteprima della Finanziaria, che to dalla Consulta nel dei 2004. illustra l'evoluzione conti In pratica è un Disegno di pubblici per il prossimo quinLegge che prevede l’immunità quennio, delinea gli interventi per quattro cariche aggredello correttivi suialte principali Stato: beneficiarne, gati dia entrata e di una spesavolta nel periodo, individua le principali approvato tale DDL dal Parriforme da attuareil Presidente nel corso lamento, saranno della legislatura. della Repubblica, il Presidente Il decreto legge che dicontiene del Consiglio e quelli Senato la manovra può essere e Camera dei Deputati. emendato dal Governo,prevede e appunto Il provvedimento inolin sede di emendamenti, posA A pagina pagina 24

Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia

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Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti

1-15/16-31 luglio • 1-15/16-31 agosto 2008

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La Piazza D’Italia - Interni Alle elezioni europee 2009 la semplificazione del panorama politico italiano. Forse

La lunga strada verso il bipartitismo Dalla Prima in definitiva la partecipazione numerica a tali elezioni primarie si è dimostrata adeguata e soprattutto ha rappresentato una ventata di aria pulita rispetto all’atmosfera “viziata” che da troppi anni si respira nel mondo politico italiano, caratterizzato oramai dalla autoreferenzialità degli apparati partitici che da tempo in piena solitudine decidono chi debba sedere in parlamento e chi no. Tutto ciò grazie alla legge elettorale vigente, che, non prevedendo le preferenze o il ricorso ai collegi uninominali, non permette la scelta diretta

dei propri rappresentanti politici ai cittadini. Altro fatto positivo è stato il tentativo di superare, almeno all’inizio, la consuetudine tipica della seconda repubblica di creare accozzaglie di Partiti - definirle alleanze dati i risultati sembra una boutade -che in occasione delle tornate elettorali si mettono insieme per poi, sia in caso di vittoria che di sconfitta, inesorabilmente sciogliersi a causa della loro eterogeneità politica ed ideologica. C’è stato quindi un primo sforzo di costituire dei sodalizi politici che a grandi linee possono risultare agli occhi degli elettori

il più possibile omogenei. Purtroppo però almeno nel caso del Pd la sconfitta elettorale sembra aver fermato la corsa verso la creazione di un partito socialdemocratico moderno di stampo europeo. Infatti dopo la “debacle” primaverile sembra ci sia stato un momento di ripensamento riguardo le linee politiche fino a quel momento seguite da parte del Segretario Veltroni , il quale è strattonato a destra e a manca dalle varie correnti che compongono il PD - qualcuno ne ha contate ben 17 - che pretendono chi una nuova apertura politica alla sinistra radicale, chi l’opposizione senza se senza ma al Governo del Cavaliere, chi verso la creazione di un partito socialista, chi medita vendetta per la defenestrazione di Prodi e di tutti gli “Ulivisti”. Insomma una babele di richieste che almeno al momento almeno Veltroni non sembra in grado di tradurre in un linguaggio chiaro poiché sembra essere ritornatoa prigioniero della malattia che al tirar delle somme lo ha sempre caratterizzato: il veltronismo, inteso come la tendenza a dare sempre ragione a tutte le ragioni all’insegna

di un falso ecumenismo che si riduce sempre, alla fine, col non decidere. E l’indecisionismo in questo momento potrebbe mettere definitivamente una pietra tombale sopra la modernizzazione non solo del sistema partitico e quindi politico italiano ma del sistema Italia nella sua interezza. Parallelamente, sarà importante per gli stessi motivi, che non si interrompa il processo, appena abbozzato, della creazione di un partito unitario del centro destra. Al momento infatti, complice anche la vittoria elettorale, i dirigenti di FI e AN sembrano aver rallentato il processo unificatore dei due partititi. La speranza è che questa pausa di riflessione sia dovuta al fatto che si stia meditando con calma e sangue freddo alle modalità che permetteranno prima la nascita vera della nuova “casa dei moderati” e poi del suo autogoverno. Come detto in precedenza si sono sottolineati gli aspetti metodologici e di principio che potrebbero essere “copiati “ dal Pd ma bisogna comunque stare attenti a non incorrere negli stessi errori che ingessano l’azione del

partito di Veltroni. In primo luogo si facciano si delle primarie che eleggano un segretario e gli organi nazionali, ma si stia molto attenti a coloro i quali viene permesso di votare. Poiché un conto è scegliere il candidato per la Presidenza del Consiglio, per una regione o per una qualsiasi amministrazione locale dove è giusto che la platea che deve determinare una di queste candidature deve essere per forza la più ampia possibile. Per la scelta di un segretario di un partito invece è necessario che siano gli attivisti, fino all’ultimo tesserato che decidano liberamente da chi farsi guidare. Senza che ci siano come nel PD - errore questo letale - liste bloccate con un numero di candidati decisi con il bilancino del farmacista da parte dei soliti noti, per far si che ogni satrapo di corrente abbia la propria rappresentanza. Soprattutto senza che si creino, a tutti i livelli, organismi di auto governo elefantiaci come l’assemblea generale del PD - edizione rivista e corretta del comitato centrale del vecchio PCus - con più di 2500(!) membri fatte apposta per far

credere che tutti possano partecipare alle decisioni finali che altri –in sedi diverse- realmente prendono. Tale processo a detta sia di Berlusconi che dei vertici politici del centro destra avrà inizio tra pochi mesi culminando poco prima delle elezioni europee con la presentazione non solo di liste uniche di candidati a questo importante momento elettorale ma anche - finalmente - di un vero partito unico. Se tale percorso arriverà al traguardo - nonostante i possibili rovesci elettorali a cui si potrà andare incontro nel corso degli anni o alle incomprensioni di carattere governativo- dovrebbe portare il giovane soggetto politico verso la casa comune europea del PPE, in tal modo si dovrà trovare una sintesi non solo con alcuni esponenti del mondo politico di area cattolica ora poco rappresentati ma anche con l’UDC, che da anni a livello nazionale e locale, combatte le stesse battaglie politiche a fianco a fianco a fianco della ex CdL, e che per scelte elettoralistiche personali sono stati innaturalmente separati. Giuliano Leo

I tre partiti maggiori della sinistra radicale tentano di riordinare le idee dopo la perentoria sconfitta elettorale

Bandiera rossa. Ritornerà?

I tre partiti maggiori della sinistra radicale tentano di rimettere insieme i cocci dopo la perentoria sconfitta elettorale di aprile. Il dopo terremoto elettorale per i partiti della sinistra radicale italiana non sembra ancora del tutto passato tanto che le scosse di “assestamento” che ancora attraversano PRC, PdCI e Verdi rischiano di far

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crollare del tutto le loro logore strutture, provate -oltre che dalla storia- da Veltroni prima e dallo “tsunami” Berlusconi PDL- Lega, poi. Di fatto lo scadente risultato in termini di voti ottenuto dalla Lista Arcobaleno alle recenti elezioni politiche dello scorso Aprile- ricordiamo che l’alleanza tra PRC, Verdi e PdCI ha raggiunto uno striminzito tre per cento- ha innescato all’interno dei tre partiti delle “sanguinose” rese dei conti che si sono consumate o si apprestano ad esserlo nei rispettivi congressi nazionali. Ma andiamo per ordine. Lo scorso 20 luglio si sono concluse le assemblee generali dei Verdi e del PdCI che hanno anticipato di una settimana il “redde rationem” interno a Rifondazione Comunista. Il congresso del partito del Sole che ride - che in quanto a risate ha oramai ben poche occasioni per esprimerle - ha eletto alla presidenza, pardon alla carica di portavoce, Grazia Francescato, storica esponente dell’ambientalismo italiano che già in passato aveva ricoperto lo stesso ruolo all’interno del Partito e che fa parte della medesima “cordata” di riferimento del suo predecessore - per 7 anni - Pecoraro Scanio. La neo portavoce - nel congresso tenutosi gli 19 e 20 Luglio a Chianciano, ha ottenuto il consenso di 300 dei 507 delegati totali provenienti da tutta l’Italia.La sua vittoria rappresenta la continuazione della linea politica tenuta da Pecoraro Scanio, Bonelli e Cento in questi ultimi

anni, nell’attesa che si diradino le nebbie intorno al futuro del PRC e riguardo la nuova legge elettorale per le elezioni europee. Sconfitto è risultato essere l’ex deputato trentino Marco Boato, il quale auspicava un profondo rinnovamento della classe dirigente attraverso anche l’apertura di un dialogo con l’ala ambientalista e riformista confluita con Ermete Realacci nel PD, abbandonando quindi la politica che ha visto i Verdi dialogare di preferenza con i partiti della sinistra più radicale. Negli stessi giorni si è tenuto a Salsomaggiore il V congresso nazionale del PdCI, che ha visto la scontata rielezione a segretario del partito di Oliviero Diliberto, eletto all’unanimità dai delegati presenti in quanto non hanno partecipato alla votazione finale i rappresentanti della corrente capeggiata dalla Bellillo - il 12 % dei delegati totali - che si sono allontanati prima della conclusione dei lavori in segno di dissenso con la maggioranza del partito accusata di essere poco democratica nei confronti della minoranza. L’elezione di Diliberto costituisce la vittoria di coloro i quali si battono per una riunificazione dei due partiti che direttamente si rifanno al comunismo - PRC e PdCI appunto - senza però passare per la Costituente della sinistra che - voluta dalla corrente di Rifondazione guidata da Bertinotti e Vendola, i socialisti, Sinistra democratica e da parte dei Verdi- viene vista come una “cosa” indistinta senza radici forti nel comunismo

troppo annacquata dal pensiero socialdemocratico. In soldoni Il buon Diliberto ritenendo troppi 2 partiti comunisti in Italia - in verità gli italiani hanno dimostrato col voto che ne hanno abbastanza pure di uno solo - cerca di aprire un dialogo con PRC- soprattutto con la corrente capeggiata dall’ex ministro Ferrero - al fine di ricucire lo strappo vecchio oramai di 10 anni che ha visto la creazione del PdCI da una costola di Rifondazione, in modo da avere un solo soggetto politico che rappresenti il comunismo “ortodosso” italiano tagliando definitivamente fuori, come dicevamo in precedenza, socialisti e ambientalisti, e che quindi abbia più peso “contrattuale “nei confronti del PD. Ma lo sguardo degli addetti ai lavori era rivolto al congresso nazionale di Prc a Chianciano Terme che si è svolto il fine settimana appena trascorso. Ed è qui che si è giocata la partita più importante riguardo il futuro dei partiti di sinistra. Infatti dopo una battaglia precongressuale estenuante che si è protratta per mesi, nessuna delle due mozioni principali , quella capeggiata da Vendola e sostenuta dal gruppo dirigente uscente- Bertinotti, Giordano, Migliore per intenderci -che fortissimamente aveva voluto la creazione della Sinistra arcobaleno insieme a Verdi e PdCI, e quella guidata dall’ex ministro Ferrero, era arrivata alla vigilia dell’appuntamento di Chianciano con la maggioranza assoluta dei delegati: 47% per i “vendoliani” contro

il 40% dei “Ferreriani”. Si è avuto quindi l’ennesimo scontro interno ad un partito della sinistra, tra riformisti e comunisti “ortodossi”. Ad evitare questo muro contro muro non è bastato neppure l’intervento – in veste di semplice delegato- di Fausto Bertinotti , il quale ha infiammato i presenti affermando che solo attraverso la costituzione di un’opposizione di sinistra unica essi potranno sperare di ritornare a breve termine a governare. Questo perché-sempre secondo l’ex Presidente della Camera- in Parlamento non siede un vero partito di Sinistra, non possedendo il PD i “fondamentali” per fare una vera opposizione , tanto che si lascia stabilire il calendario da un uomo di destra quale è Di Pietro. E per tutto ciò solo la mobilitazione dei lavoratori attraverso i sindacati e lo sciopero generale(sai che novità!) si può ricominciare a ricompattare la sinistra radicale sulle stesse posizioni.

Il risultato del congresso - 342 voti per la mozione Ferrero, 304 per quella di Vendola - ha pertanto definitivamente sancito la spaccatura in due del partito. Spaccatura che sembra al momento di non facile ricomposizione stando alle parole del Governatore della Puglia il quale ha affermato di escludere qualsiasi livello di compromissione nella gestione politica di PRC da parte degli esponenti della sua corrente, annunciando altresì una battaglia per capovolgere una linea che non ha il fiato necessario per rifondare il partito. Intanto sulle sinistre appena sgominate dal centrodestra e non ancora riunite pende la mannaia di un possibile accordo trasversale PDL-PD riguardo l’inserimento nella legge elettorale per le prossime elezioni europee di uno sbarramento al 5%, tale che forse dopo quello italiano anche il Parlamento di Bruxelles potrebbe non vedere la presenza di onorevoli della sinistra radicale.

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La Piazza D’Italia - Attualità Protagonista nei settori dell'energia e dei trasporti

Gruppo Alstom

Leader mondiale nelle apparecchiature e servizi per la produzione di energia e il trasporto ferroviario, il Gruppo Alstom fornisce soluzioni globali per soddisfare le esigenze individuali dei clienti. In un mondo nel quale la domanda di energia elettrica e di mobilità continua a crescere, la competenza di Alstom e le sue tecnologie innovative, nel rispetto dell’ambiente, l’hanno resa uno degli attori principali nel suo settore a livello mondiale. Il treno V150 che il 3 aprile 2007 ha stabilito il nuovo record mondiale di velocità su rotaia raggiungendo i 574,8 km/h, è stato realizzato da Alstom in collaborazione con le Ferrovie francesi, mentre il 25% della produzione mondiale di energia elettrica proviene da centrali dotate della tecnologia Alstom. Alstom è presente in 70 paesi con oltre 76.000 dipendenti, 12 centri di R&D per la generazione d’energia e 32 centri d’eccellenza per la produzione di materiale rotabile. Alstom Transport: tecnologia e esperienza al servizio del trasporto su rotaia Con il 16,3% del mercato mondiale del trasporto su rotaia, Alstom Transport è leader nei treni ad alta e altissima velocità (300 Km/h e oltre), di cui detiene il 70% del mercato, e occupa il secondo posto nel mercato del trasporto urbano, dei treni locali e regionali, del segnalamento, delle infrastrutture e dei servizi. Nel settore dell’alta e altissima velocità, oltre 600 convogli Alstom sono in servizio sulle reti ferroviarie di Francia, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito, Germania, Spagna e Corea del Sud. L’offerta Alstom comprende anche una serie di treni ad assetto variabile ad alta velocità (Pendolino), appositamente progettati per essere utilizzati sulle linee tradizionali ad oltre 250 km/ora, e che sono

stati venduti in tutta Europa e in Cina. Alstom propone, inoltre, diverse tipologie di treni regionali Coradia, alcuni dei quali sono stati appositamente adattati a condizioni climatiche estreme per essere utilizzati nell’Europa del Nord. Notevole anche la presenza nel mercato merci, incrementata da un recente ordine di 500 locomotive dalla Cina. Nella sfida del trasporto pubblico urbano, Alstom offre una gamma di soluzioni con prestazioni elevate e una tecnologia d’avanguardia. I tram Citadis sono stati ordinati da 28 città del mondo, in Francia, Spagna, Irlanda, Tunisia, Algeria, Marocco e Australia. Il Gruppo si è aggiudicato un contratto in Francia per il “tram-treno”, un nuovo mezzo ibrido che combina le caratteristiche dei treni suburbani (velocità) a quelle delle linee tranviarie (accessibilità). Ciò significa che i passeggeri non saranno più costretti a cambiare mezzo di trasporto spostandosi dalla periferia al centro città e viceversa. Alstom ha una vasta competenza anche nel campo dei sistemi di metropolitana, sia per i sistemi di metropolitana automatizzata sia per quelli su gomma, e ha fornito un quarto delle metropolitane esistenti al mondo (a città quali Londra, New York, Montreal, Città del Messico, Parigi, Barcellona, Santiago, Singapore e Shanghai). Alstom è anche uno dei protagonisti del mercato mondiale del segnalamento ferroviario, e la sede di Bologna rappresenta il centro di eccellenza del Gruppo per la realizzazione e lo sviluppo dei sistemi e delle tecnologie in questo settore, tra cui l’ERTMS (European Rail Traffic Management System), il nuovo programma europeo di standardizzazione dei sistemi di segnalamento ferroviario. Alstom Transport in Italia,

tradizione locale e esperienza internazionale Alstom è presente sul mercato italiano dal 1998, data dell’acquisizione di SASIB Railway di Bologna, azienda leader nel settore del segnalamento ferroviario, e delle sue 10 controllate in Europa e negli Stati Uniti, fra cui le unità italiane di Verona, Bari e Guidonia (Roma). La presenza che si è poi consolidata con l’acquisizione nel 2000 di Fiat Ferroviaria e le sue controllate Elettromeccanica Parizzi e Fiat-Sig (Svizzera). Oggi Alstom Transport, presente in Italia con 7 sedi e oltre 2.800 dipendenti, è leader mondiale nel settore dei treni ad alta velocità basati su tecnologia tilting (i Pendolino) e centro di eccellenza per i sistemi di segnalamento ferroviario. L’azienda è coinvolta in tutti i principali progetti che riguardano l’alta velocità in Italia. All’interno del consorzio Saturno, che comprende altre aziende di livello internazionale, sta realizzando e impiantando le tecnologie di segnalamento più avanzate per l’alta velocità in Italia. In particolare ha avuto un ruolo di primo piano nella realizzazione della Roma-Napoli, la prima linea ad altissima velocità al mondo equipaggiata con un sistema ERTMS European Rail Traffic Management System, di livello 2, attiva da gennaio 2006. Ed è attualmente impegnata sulla linea Bologna-Firenze, una tratta quasi completamente in galleria, dove sta realizzando tutto l’insieme di impianti tecnologici per il segnalamento ferroviario, compreso il sistema ERTMS. Sul fronte del materiale rotabile Alstom Transport Italia sta realizzando 26 treni Nuovo Pendolino ad alta velocità per Ferrovie dello Stato e Cisalpino e, a breve, inizierà la produzione di 11 dei 25 treni AGV (Automotrice à Grande Vitesse) ad altissima velocità

ordinati da NTV – Nuovo Trasporto Viaggiatori, il nuovo operatore privato italiano nel servizio ferroviario passeggeri. I Nuovo Pendolino, rappresentano l’ultima generazione del treno ad assetto variabile nato in Italia negli anni ’70, e famoso in tutto il mondo per la sua capacità di mantenere velocità elevate anche in percorsi misti. Progettati da Alstom per Ferrovie dello Stato e Cisalpino, i nuovi treni ad alta velocità si avvalgono della tecnologia tilting, una soluzione tecnologica unica al mondo, che consente di utilizzare treni veloci anche su linee ferroviarie tradizionali. Il funzionamento ad assetto variabile, consente infatti al Pendolino di inclinarsi nelle curve fino ad un massimo di 8 gradi, e di raggiungere velocità superiori del 30-35% rispetto ai treni convenzionali, con la massima sicurezza e comfort per i passeggeri e risparmio sulle infrastrutture per gli operatori. Rispetto ai predecessori, (in Italia: ETR450, ETR460, ETR470 e ETR480), il Nuovo Pendolino è un treno a più alto contenuto tecnologico, più confortevole, meglio equipaggiato di servizi per il passeggero e del tutto rispondente agli standard di interoperabilità internazionale. Per garantire il comfort ad alta velocità, i Nuovi Pendolino di Alstom sono dotati del sistema Tiltronix, un sistema di controllo dell’inclinazione unico e altamente tecnologico, che consente di

individuare e riconoscere le curve sul percorso. Il Pendolino, proprio grazie alla sua versatilità, rappresenta un esempio di prodotto di successo. Ad oggi nel mondo ne sono stati venduti oltre 400, in Paesi del tutto diversi tra loro come: Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Slovenia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Finlandia e Italia. Complessivamente, questi treni hanno percorso oltre 300 milioni di chilometri. L’AGV progettato da Alstom per NTV, è un concetto differente, che definisce lo stato dell'arte della tecnologia nell’altissima velocità ferroviaria: il meglio delle capacità di progettazione e ingegneria francesi affiancato dalle specifiche competenze italiane di fabbricazione, gestione del progetto e attiva collaborazione con il cliente. Progettato per viaggiare a 360 km/h, l’AGV è il primo treno che concentra tre tecnologie alla base del record di velocità su rotaia di 574,8 km/h dell’aprile 2007: architettura articolata, motorizzazione ripartita e motori sincroni a magneti permanenti. L’articolazione, con i carrelli disposti tra le carrozze, assicura vantaggi in termini di sicurezza, comfort e costi di manutenzione. I motori sono ripartiti sotto i pianali invece di essere concentrati nelle motrici, una soluzione che libera spazio per posti a sedere. I motori stessi sono sincroni a magneti permanenti ed evitano gli sprechi di energia

tipici dei propulsori tradizionali. Nella configurazione a 11 carrozze, con sei carrelli motori, l’AGV sviluppa a 360 km/h una potenza superiore del 23% rispetto al principale concorrente. Primo treno ad altissima velocità progettato in conformità alle Specifiche Tecniche d’Interoperabilità dell’UE e agli standard di segnalamento ERTMS, l’AGV si adatta a tutti i sistemi europei di segnalamento e controllo. Inoltre, in conformità alle normative europee e nazionali in materia di ambiente e sicurezza, l’AGV rispetta anche l’ambiente, con la generazione di ridotte emissioni di gas a effetto serra: 2,2 g/ km/passeggero di CO2, vale a dire 70 volte meno di un aereo, e circa il 98% dei materiali che lo compongono è riciclabile: alluminio, acciaio, rame, vetro. Una cura particolare è stata dedicata al design esterno, interamente progettato da Alstom, aerodinamico e futuristico e all'ottimizzazione degli spazi, delle luminosità e delle ergonomie. AGV e Nuovo Pendolino sono i nuovi prodotti con cui Alstom si presenta al mercato, pronta ad affrontare le sfide che si prefigurano con l’apertura a nuovi operatori privati e in vista della imminente gara per l’Alta Velocità in Italia. NTV – Nuovo trasporto viaggiatori, primo operatore privato nel trasporto ferroviario passeggeri in Italia

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La Piazza D’Italia - Economia La politica economica del Governo trova ancora una volta il contesto meno adatto a produrre risultati positivi

Il DPEF 2009-2013 in uno scenario critico

Dalla Prima sono giungere, in Commissione Bilancio e Finanze riunite alla Camera, nuove proposte di modifica. Dopo il via della Camera anche il Senato si è pronunciato sulla manovra, ed è stata approvata dai senatori la risoluzione che accoglie i punti salienti del Dpef. Non sono "passate" disposizioni di tipo ordinamentale considerate incompatibili con i requisiti richiesti per i decreti legge o perché estranee alla materia. Si trattava di norme sul federalismo, alcune deleghe tra cui una sui lavori usuranti, sanzioni contro il lavoro sommerso, l'aspettativa per i dipendenti pubblici che vogliano iniziare un'attività

imprenditoriale e altro ancora. Tra le iniziative del Governo, l'emendamento al decreto a favore dell'autotrasporto. Vi figura un'indicizzazione del costo del carburante per i contratti di durata superiore ai 30 giorni. C'è poi lo sblocco di 116 milioni di euro, 106,5 nel 2008 e 9,5 nel 2010, destinati in parte (30 milioni) a coprire la detassazione delle trasferte fuori dal territorio comunale, altri 30 milioni ad agevolare il lavoro straordinario degli autisti, 40 milioni come credito d'imposta come rimborso delle tasse automobilistiche per veicoli di massa non inferiore a 7,5 tonnellate. Infine, viene liberalizzata l'apertura di nuovi distributori stradali senza

più vincoli di distanza minima o di chiusura di altre stazioni di servizio. È la Cgil a segnalare l'eliminazione del "tetto" agli stipendi nella pubblica amministrazione, fissato dal precedente Governo al livello di circa 290mila euro. Michele Gentile, coordinatore dei settori pubblici Cgil, ironizza sulla «trasparenza» così realizzata dal Governo. Il Governo pensa ad inserire nel Dpef la Robin Hood Tax, la tassa sarà generalizzata e non avrà effetti distorsivi sulla concorrenza, oltre ad essere un'imposta etica. La proposta allo studio prevede la tassazione delle compagnie petrolifere per ridistribuire le ricchezze ai più deboli. Tremonti sostiene che l'idea è quella di ragionare sui profitti e non di applicazione dell'Iva alla pompa, anche perché tra il prezzo alla pompa e quello che c'è dietro in mezzo c'è il barile con sopra una bottiglia di champagne, che è la speculazione. Sulla tassazione straordinaria delle società petrolifere l'Italia procederà anche da sola, ha detto il ministro Tremonti, può e deve farlo, la gente che ha fame non aspetta. Caute le reazioni dei ministri riuniti per l'Ecofin: è competenza degli Stati.

Il Governo poi, ha ribadito Tremonti, farà una correzione ai conti pubblici da 30 miliardi in 3 anni, Verrà rispettata la scadenza del 2011 per il pareggio di bilancio, anche se il 2008 «ha comunque delle criticità». Il ministro dell'Economia ha confermato l'arrivo di un decreto, accanto al Dpef, «che avrà la parte triennale di stabilizzazione finanziaria e un piano di rilancio dell'economia. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare quello che possiamo. Un provvedimento legislativo che anticipa la finanziaria e che pensiamo di fare entro l'estate. Subito dopo il collegato». La Finanziaria? «Un vecchio film dell'orrore». No quindi, a una Finanziaria che inizia al 15 settembre e finisce a dicembre: «vogliamo un decreto prima dell'estate con un contenuto triennale, che avrà la forma di una finanziaria, ma non un provvedimento omnibus che diventa un meccanismo di caos assoluto». Sul prestito Alitalia Tremonti ha detto che il Trattato Ue non vieta tutti i tipi di aiuti. «Ci sono aiuti consentiti. Un conto, infatti, sono gli aiuti a freddo e un conto sono quelli per favorire le privatizzazioni. Ci sono aiuti ammessi perché non sono fini a se stessi, ma strumentali ad

un'operazione di mercato». Poi, commentando le frasi di Jean-Cyril Spinetta secondo cui per Alitalia servirebbe «l'esorcista», Tremonti ha detto che «il 22 maggio lo stile era molto signorile, questa è una caduta rispetto ad allora». Comunque il Dpef 2009-2013 preannuncia l'intenzione del Governo di risolvere i problemi del Paese, quelli soprattutto di natura economica, l'abolizione dell'ICI sulla prima casa diventata definitiva con l'approvazione anche del Senato è ormai una realtà, ma è un primo sensibile passo verso l'alleggerimento della pressione fiscale che in Italia si attesta al 43% del PIL, ed è tra le più alte d'Europa. Il potere di acquisto delle famiglie è sempre più in crisi, i redditi non seguono il costo della vita, inflazione torna a crescere e si attesta tra il 3,8% e il 4% la più alta negli ultimi 30 anni. La crisi internazionale, il PIL americano che viene sostenuto dalle economie dei paesi emergenti, come Russia, India, Cina, è un dato storico di solito avveniva il contrario, il super euro, lo shock petrolifero, la crisi dei mercati finanziari sono tutti elementi che fanno presagire difficoltà e criticità dei sistemi economici a cresce-

re, da qui a prevedere la crisi del famoso '29 il passo è breve perché gli ingredienti sono i medesimi magari mescolati in un cocktail diverso. Allora la domanda per gli Stati è: come si pensa di tradurre i risultati di politica economica in uno scenario così critico se questi sono strettamente correlati e dipendenti alle dinamiche internazionali? Tremonti ed ogni altro ministro dell'economia non sono in grado di fornire una risposta risolutiva al problema ma possono solamente indirizzare la politica verso la difesa e la protezione di queste perturbazioni, ma ciò determina rallentamenti, sfiducia e crescita zero, è purtroppo, l'Italia anche nel 2009 dalle previsioni più autorevoli raggiungerà un livello di crescita prossimo allo 0,4% con un deficit elevato. Le tensioni internazionali determinano la solita impossibilità a realizzare risanamento dei conti pubblici e quello dell'economia. Questo scenario è figlio della globalizzazione ma per noi italiano soprattutto a quel patto “scellerato” che ci ha costretti ad effettuare quel cambio lira/ euro con raddoppio a differenza di altri Stati membri. Avanzino Capponi

La Corte di giustizia europea ha bocciato il condono IVA 1998-2001 contenuto nella Finanziaria 2003

L'Ue boccia il condono IVA 1998-2001dell'Italia La Corte di Giustizia ha dato ragione alla Commissione europea. Tutti coloro che avevano evaso l'iva in quel periodo potevano presentare una dichiarazione e pagare una somma forfettaria, evitando così di essere sottoposti a controlli ed accertamenti fiscali. Per la Commissione europea, che si è rivolta alla Corte, si trattava però di una disposizione che viola la sesta direttiva europea in materia di iva. Inoltre, ad avviso dei giudici “la rinuncia generale e indiscriminata all'accertamento delle operazioni imponibili favorisce i contribuenti colpevoli di frode”. La legge italiana, sottolineano i giudici europei, induce “fortemente” i contribuenti o a dichiarare soltanto una parte del debito effettivamente dovuto o a versare una somma forfettaria “invece di un importo proporzionale al fatturato realizzato, evitando in tal modo qualunque accertamento o sanzione”. Con il suo ricorso la Commissione europea chiede alla Corte di dichiarare che la Repubblica italiana, avendo previsto in maniera espressa e generale, agli artt. 8 e 9 della legge 27 dicembre 2002, n.289, disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, una rinuncia all'accertamento delle operazioni imponibili effettuate nel corso di una serie di periodi di imposta, è venuta meno agli obblighi ad essi incombenti in materia di armonizzazione

delle legislazioni degli Stati membri relative alle imposte sulla cifra di affari. Il contesto normativo comunitario ai sensi dell'art. 10 CE stabilisce che gli Stati membri adottano tutte le misure di carattere generale e particolare atte ad assicurare l'esecuzione degli obblighi derivanti dal presente trattato ovvero determinati dagli atti delle istituzioni della Comunità. Essi facilitano quest' ultima nell'adempimento dei propri compiti. Essi si astengono da qualsiasi misura che rischi di compromettere la realizzazione degli scopi del presente trattato. Considerando che il bilancio della Comunità sarà, senza pregiudizio delle altre entrate, integralmente finanziato con risorse proprie della Comunità, che queste risorse, tra l'altro, comprendono quelle provenienti dall'imposta sul valore aggiunto (IVA), e ottenute mediante applicazione di una aliquota comune ad una base imponibile determinata in modo uniforme e secondo regole comunitarie; considerando che è opportuno tener conto dell'obiettivo della soppressione delle imposizioni all'importazione e delle detassazioni all'esportazione per gli scambi tra gli Stati membri e garantire la neutralità del sistema comune di imposte sulla cifra d'affari in ordine all'origine dei beni e delle prestazioni di servizi, ogni soggetto deve pagare l'importo netto dell'IVA al momento della pre-

sentazione della dichiarazione periodica. La Commissione, in sostanza, ritiene che la Repubblica italiana ha violato gli obblighi ad essa imposti dagli artt.2 e 22 della sesta direttiva e dall'art. 10 CE. La Commissione precisa che tali articoli impongono agli Stati membri un duplice obbligo, dato che questi ultimi sono tenuti ad adottare, da un lato, tutti gli atti legislativi di diritto nazionale necessari a dare attuazione alla sesta direttiva, e, dall'altro, ad attuare le misure di natura amministrativa necessarie ad assicurare l'osservanza da parte dei soggetti passivi IVA, degli obblighi derivanti dalla medesima direttiva, in particolare dell'obbligo di pagare, nell'arco di un certo periodo di tempo, l'imposta dovuta a seguito dell'effettuazione di operazioni imponibili. La Commissione sostiene, a tal proposito, che uno Stato membro non può sottrarsi unilateralmente all'obbligo di assoggettare ad IVA tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi, sottraendole dalla determinazione della corretta base imponibile, o introducendo esenzioni di imposta non previste dal legislatore comunitario. La Repubblica italiana, che riconosce che la normativa comunitaria in materia di IVA impone agli Stati membri di applicare l'imposta a tutti i contribuenti e di effettuare il relativo controllo, sostiene che il meccanismo di cui agli artt. 8 e 9 della legge n.289/2002

non ha effetto né sugli obblighi dei contribuenti né sugli elementi costitutivi dell'imposta. Esso riguarderebbe, invece, gli ambiti di operatività del controllo e della riscossione dell'imposta, in relazione ai quali gli Stati membri dispongono di un potere discrezionale. Per questo la Commissione difetta a definire il meccanismo previsto dagli artt. 8 e 9 della legge n.289/2002 come rinuncia “generale” indiscriminata e preventiva di ogni attività di accertamento e verifica in materia di IVA”, equivale ad impedire in generale agli Stati membri di ricorrere a strumenti di conciliazione o di definizione delle liti pendenti al fine di evitare contenziosi ed assicurarsi un gettito immediato, mediante riduzioni concordate di tributi. La Corte ha dichiarato che tutti gli Stati membri sono tenuti a garantire il rispetto degli obblighi a carico dei soggetti passivi e beneficiano, a tale riguardo, di una certa libertà in relazione, segnatamente, al modo id utilizzare i mezzi a loro disposizione. Questa libertà, tuttavia, è limitata dall'obbligo di garantire una riscossione effettiva delle risorse proprie della Comunità e da quello di non creare differenze significative nel modo di trattare i contribuenti, la sesta direttiva, pertanto, deve essere interpretata in conformità al principio di neutralità fiscale inerente al sistema comune dell'IVA, in base al quale gli

operatori economici che effettuano le stesse operazioni non devono essere trattati diversamente in materia di riscossione dell'IVA. Ogni azione degli Stati membri riguardante la riscossione dell'IVA deve rispettare questo principio. Per questi motivi la Corte di giustizia europea statuisce che la Repubblica italiana ha rinunciato indiscriminatamente all'accertamento delle operazioni imponibili ed in via del tutto arbitraria contravvenendo alla normativa comunitaria, per cui la Repubblica italiana è condannata alle spese. Stando alla sentenza della Corte, l'Italia, a fronte di una operazione di condono fiscale ha sanato gli illeciti IVA dei contribuenti ma ha pagato a caro prezzo questo condono perchè condannata a suo avviso ingiustamente dalla Commissione. Come al solito non vigendo la common law le normative sono sempre soggette ad interpretazioni istituzionali divergenti, ma la cosa inquietante è che le sentenze si fondano sul-

le interpretazioni della legge e non sul tenore oggettivo delle legge medesima. Questo è un classico esempio di disfunzione giuridica ancora esistente nel sistema del diritto comunitario che non ha ancora raggiunto un livello di compatibilità con quello dei rispettivi diritti nazionali. L'armonizzazione delle legislazioni nazionali è un obiettivo comunitario ancora lontano. Comunque nel frattempo si decide e si infliggono sanzioni ma restano sempre dubbi sulla giustezza dell'azione sanzionatoria. Il rimedio? Stop alle interpretazioni legislative, il diritto comunitario deve oggettivarsi ma modellarsi sulle istanze giuridiche nazionali le quali esprimono casi ed esigenze diverse per ogni Stato membro. Solo in tal modo la commissione europea potrà armonizzare la normativa e le sue sentenze usciranno con motivazioni condivise o eviteranno addirittura comportamenti degli Stati contrari alle prescrizioni del diritto comunitario.

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La Piazza D’Italia - esteri Si era riciclato come medico new age

Preso il genocida Karadzic Nel 1989 Karadzic fu tra i protagonisti della fondazione in Bosnia Erzegovina del Partito Democratico Serbo (Srpska Demokratska Stranka) che si proponeva di proteggere e rafforzare gli interessi dei Serbi di Bosnia Erzegovina. Il 3 marzo 1992 un referendum, a cui avevano partecipato solo i Croato-Bosniaci e i Bosniaci Musulmani (mentre era stato boicottato dai Serbi di Bosnia), sancì l'indipendenza della Repubblica dalla Jugoslavia, ormai formata solo da Serbia e Montenegro. Il 6 aprile 1992, la Bosnia Erzegovina venne riconosciu-

ta dall'ONU come uno stato indipendente e sovrano. La stessa costituzione titina prevedeva del resto per ciascuna delle sei repubbliche jugoslave il diritto alla secessione. I Serbi di Bosnia non riconobbero il nuovo stato e proclamarono la nascita nei territori a prevalenza serba della Repubblica Serba (Republika Srpska), di cui Karadzic divenne il presidente. Assumendo la presidenza della Repubblica, egli divenne il comandante in capo dell’Esercito serbo-bosniaco con il potere di nomina e revoca degli ufficiali. Qui ha inizio la storia del Karadzic criminale (massacro di

Srebrenica), col TPI in attesa di giudicarlo e la polizia alle calcagna per assicurarlo alla giustizia. L’hanno finalmente acciuffato e il mondo oggi è un po’ più pulito. Il criminale Karadzic, il boia di Srebrenica, leader dei serbo-bosniaci latitante da 13 anni è stato arrestato di notte, pizzicato mentre era a bordo di un autobus in viaggio verso la località serba di Batajnica, a 13 chilometri dalla capitale. La polizia lo ha ammanettato e incappucciato per poi trasferirlo in un centro di detenzione rimasto segreto. Si è chiuso in uno strategico mutismo, limitandosi a sbottare: “Questo processo è una farsa”. Orgoglioso come a quegli sciagurati tempi ha rifiutato i primi pasti offertigli in cella e il giudice Dilparic ha firmato l’ordinanza che sancisce la sua consegna al tribunale penale internazionale dell’Aja. Radovan Ka-

radzic viveva a Belgrado sotto falso nome (Dragan Dabic) e lavorava negli ultimi tempi come medico in un ambulatorio privato. Lo ha rivelato oggi il procuratore nazionale serbo per la lotta ai crimini di guerra, Vladimir Vukcevic, mostrando una foto dell’ex latitante in cui appare poco riconoscibile, con barba e capelli lunghi. Secondo il procuratore, nell’ambulatorio - individuato dalle forze di sicurezza serbe nel quartiere residenziale di Nuova Belgrado - nessuno sapeva chi fosse in realtà. La cattura del criminale camuffato fa ben sperare per quel che concerne le sorti di Mladic e Hadzic gli ultimi due super ricercati cui neopremier serbo Cvetkovic ha intimato di arrendersi e consegnarsi spontaneamente. Anch’ essi rispettivamente ex comandante militare serbo bosniaco e ex leader dei serbi di Croazia, incalliti e impenitenti criminali autori e/o complici di inauditi massacri. Il vanto di Cvetkovic del resto è garantire il rispetto del diritto internazionale assicurando i ricercati serbi alla giustizia. Per questo, ha tuonato il premier serbo: “Le indagini non cesseranno fino a quando non verranno presi ed estradati

anche gli ultimi due latitanti inseriti nella lista nera del Tpi. Di qui l’appello ai fuggitivi a consegnarsi volontariamente”. Un atto - ha sottolineato Cvetkovic - che sarebbe «positivo per loro come per tutto il popolo serbo». Tornando al rinvenimento del nostro, Dragan David Dabic, era stata l’identità assunta da Radovan Karadzic negli anni della sua latitanza. Manco a farlo apposta, per un medico (altro scherzo del destino) specialista in massacri, l’identità usurpata apparteneva a un soldato morto 15 anni fa a Sarajevo – come riferito dai media serbi. Che inoltre spiegano che i documenti del militare della repubblica Srpska erano perfettamente in regola, emessi a Ruma, una località distante una cinquantina di chilometri da Belgrado, probabilmente grazie a qualche funzionario compiacente. Una questione da affrontare è in merito alla attiene l’autenticità del documento in possesso di Karadzic. Difatti, in Serbia per ottenere una carta di identità è necessario avere la cittadinanza, un certificato di nascita e un vecchio documento che attesti l'indentità, oltre a dare le impronte. Karadzic non è cittadino serbo. A questo proposito,

anche Stojan Zupljanin, altro accusato di crimini di guerra e arrestato l'11 giugno scorso a Pancevo, era in possesso dei documenti di un uomo morto oltre 10 anni fa. Ex comandante della polizia serbo-bosniaca, Zupljanin è stato incriminato dal Tribunale per i crimini di guerra dell'Aja per genocidio e crimini contro l'umanità. Radovan Karadzic, che si faceva chiamare dottor Dragan David Dabic mentre era attivo a Belgrado, avrebbe per giunta lavorato come specialista in medicina alternativa anche in Italia e in Austria. Proprio una famiglia austriaca l’avrebbe riconosciuto, dalle foto trasmesse in tv. Karadzic. Non gli è stato così difficile, attingendo al suo bagaglio di psichiatra specializzato in nevrosi e depressione, si era riciclato come medico new age che raccoglieva un buon successo anche oltre i confini del suo paese. “Non è da escludere che l’ex presidente serbo-bosniaco sia entrato in Austria con documenti falsi”, ha detto all'agenzia APA il portavoce del ministero degli Interni austriaco Rudolf Gollia, aggiungendo però che «al momento non ci sono indicazioni in merito”. Francesco Di Rosa

Avversario dei Kaczynski con uno sguardo fisso verso le future generazioni

Morto Geremek, padre europeista della nuova Polonia Mentre siamo qui ancora a chiederci perché l’antieuropeismo abbia intravisto nella Polonia una roccaforte così ostinata attraverso una consistente componente politica facente capo ai gemelli Kaczynski, siamo qui a piangere per una grave notizia che ha scosso la Polonia e non solo. L'europarlamentare euro-entusiasta Bronislaw Geremek migliore amico di Walesa è morto a 76 anni per un incidente automobilistico in Polonia. Maledette strade polacche. Geremek, fra i padri fondatori della democrazia in Polonia, viaggiava a bordo di una Mercedes accompagnato da una sua assistente, quando, per motivi non appurati, ha invaso la carreggiata opposta in località Lubien, vicino a Poznan, nell'ovest del Paese, scontrandosi frontalmente con un furgone. L’onore delle armi proviene da acerrimi avversari quali gli ormai famigerati gemelli - antieuropeisti convinti e proprio ultimamente sciagurati avversari dichiarati e poi miracolosamente pentiti del Trattato di Lisbona - che nella persona del presidente Lech ha reso omaggio a Geremek con parole sentite, pur riconoscendo di essere stato nel recente passato suo avversario politico, e confermando la grandezza del personaggio storico e il suo ruolo di artefice della svolta democratica del Paese. Nel cordoglio generale, fra gli omaggi più graditi si registrano anche quelli

dell’ex presidente Aleksander Kwasniewski, e del presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, che ha espresso immensa tristezza e profondo dolore per la sua improvvisa scomparsa. Geremek, al contrario dei gemelli Kaczynski è considerato in Polonia un vero statista, uno di quelli proiettato verso le prossime generazioni, non verso le prossime elezioni. Come Lech Walesa, nella cui palestra sia Geremek che i Kaczynski si sono formati, facendo dell’anticomunismo il loro credo politico. Poi le strade si sono separate e i secondi hanno preso altre direzioni targate strapaese e danno spettacolo collezionando gaffes su gaffes, come l’ultima sul trattato europeo prima boicottato e poi sostenuto dopo un colloquio con Sarkozy in cui si saran detti o promesi chissà che. Una di quelle piroette cui i gemelli ci hanno oramai abituato e francamente anche un pò stufato e in cui Geremek non si è mai cimentato. Egli è sempre stato visto dai più come un uomo tutto d’un pezzo, non di certo simpatico – ma questo non è necessariamente un difetto. Certamente affidabile ed autorevole – malgrado un po’ scorbutico e saccente – il polacco tipico diciamo. La sua vita del resto è la più autorevole testimone della sua integrità, che pone le proprie fondamenta nel suo passato tragico e cruento. Nato nel 1932 a Var-

savia da famiglia ebrea (il padre morì ad Auschwitz) studiò Storia a Varsavia e a Parigi. I suoi studi più famosi attengono la povertà nel Medioevo e un saggio sulle prostitute nella Parigi medioevale peraltro tradotto in dieci lingue. La sua attività politica emerge nel 1968 quando, in segno della protesta contro l’invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Varsavia lasciò le file del partito comunista, diventando negli anni Settanta un punto di riferimento per la dissidenza nel suo Paese. Il 1980 fu segnato dall’approdo in Solidarnosc, del quale divenne consigliere e tecnico dando vita al progetto di «Repubblica autogestita», che divenne piattaforma programmatica del sindacato fondato a Danzica da Lech Walesa. L’indole di un uomo si legge nel suo passato e, come tutti gli uomini di integrità pubblica e privata anche Geremek si accollò il peso delle proprie azioni – giuste ma sconvenienti – pagando in prima persona con l’internamento. Con la legge marziale introdotta nel dicembre 1981 dal generale Wojciech Jaruzelski e la messa fuorilegge di Solidarnosc, a Geremek venne tappata la bocca per un anno. Poi, rimesso in libertà, nonostante i patimenti, memore delle disgrazie occorse alla propria famiglia 40 anni prima, non si diede per vinto, affiancando Walesa nelle strutture clandestine del sindacato cattolico. E

in questo rinnovato contesto di azione, la sua intelligenza, insieme al suo prestigio e ai suoi rapporti personali con i maggiori uomini politici europei dell’ epoca, contribuirono alla transizione della Polonia dalla dittatura alla democrazia. Nel ’91, inizia la stagione che consegnerà Geremek agli annali come il più europeo di tutti i polacchi. Una volta capo dello stato, Walesa volle Geremek premier, ma la nomina, osteggiata da altri partiti, fallì. Così, Geremek dovette “accontentarsi” - dal 1997 al 2000 – di ricoprire la carica di ministro degli esteri e nel marzo 1999 firmò l’ingresso della Polonia nella Nato. Il 2002 fu particolare e significativo, direi chiave, rivelatore anche di due opposti schieramenti nati in Polonia. Due opposte visioni dello stato, due opposte collocazioni del paese nello scacchiere internazionale: Europa versus Stati Uniti, volendo utilizzare uno slogan ad effetto. In quell’anno Bronislaw Geremek fu insignito della più alta onorificenza polacca, l’Aquila Bianca, riconoscimento che i gemelli Kaczynski, il premier Lech e il presidente Jaroslaw quando cercarono di imprimere una svolta ultraconservatrice e ultracattolica al Paese, tentarono di togliergli. E per quale motivo dati gli ovvi meriti di Geremek? Perché aveva rifiutato di sottoporsi alla legge sulla “lustracja”, la decomunistizzazio-

ne, che imponeva a chiunque ricoprisse un incarico di pubblico interesse di certificare di non aver mai collaborato con il passato regime comunista. La sua presa di posizione, ancora una volta coraggiosa e perfettamente in linea col suo rischiò di costargli anche il mandato a Strasburgo prima che nel maggio 2007 la Corte costituzionale polacca dichiarasse la legge anticostituzionale, dando così ragione a Geremek, che in quel provvedimento vedeva una violazione dei diritti fondamentali e creava ”una nuova polizia della memoria”. La rivolta di Geremek contro tale legge è segno di lungimiranza e dedizione alla causa pubblica. Lottando contro

tale anacronismo, a costo di perdere la poltrona (a più di una personalità, in Italia, non fischiano terribilmente le orecchie?) ha contribuito a spegnere il fuoco incontrollato di una nuova divisione lacerante che avrebbe indebolito il paese. Al punto di difendere anche i suoi avversari politici più agguerriti, quando nel corso di un’intervista gli è stato chiesto un commento alle parole di Daniel Cohn-Bendit, europarlamentare francese e leader dei Verdi europei, che aveva parlato di azioni “fasciste o staliniste” del governo polacco, negando tutto. Con un occhio - come sempre - alle nuove generazioni. Della serie, sempre i migliori se ne vanno.

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La Piazza D’Italia - Attualità Tra tentazione e crisi

E' uscito l'iPhone e tutto va bene A leggere i giornali ed i vari siti di informazione, a vedere le file che di notte si sono formate davanti ai negozi sembra che l’Italia e tutto il mondo occidentale non abbiano alcun problema, politico, economico, o morale che sia. Si perché o i più che benestanti di tutto il mondo si sono riuniti davanti agli store o qualcosa non torna. Oramai il tozzo di pane che il signore dava ai miserabili che non avevano di che sfamarsi è un oggetto tecnologico con la differenza che, rispetto al tozzetto elargito dal ricco, un gadget tecnologico lo si paga (e tanto), costa pure usarlo e soprattutto non è vitale. C’è qualcosa di emblematico

in questo isterismo di massa per un singolo oggetto. Un’evoluzione perversa verso il masochismo di una cultura che si sta avviluppando su se stessa e che non riesce più ad alimentarsi se non delle sue paure e delle fughe da esse. Nulla contro la tecnologia, anzi, pc, portatili, ipod tutti oggetti che hanno migliorato alcuni aspetti della vita lavorativa e privata facilitando operazioni ed allietando momenti di relax. Tutti oggetti che una volta acquistati non avevano altri costi se non marginali e che, magari, un piccolo sacrificio iniziale lo ricambiavano con il loro intenso utilizzo. Qui è la differenza, il colpo di genio di Steve Jobs padre pa-

drone di Apple, un’operazione che ha avuto prima l’incubazione (lunga un anno) di una limitatissima distribuzione territoriale solo in alcuni paesi, giusto per far crescere la febbre in tutto il mondo, poi l’esplosione con la vendita di un milione di telefoni in tre giorni. Come per l’ipod si è assistito ad una follia di massa che sta cambiando radicalmente la concezione del necessario nelle nostre vite. La cosa che stupisce è come organi di stampa non specializzata in tecnologia consumer ma che sono i siti dei più grandi quotidiani nazionali si siano dedicati al nuovo nato di Apple senza dedicare, ad esem-

pio, alcuno spazio al fallimento della Indymac Bank che sta ancora rischiando un effetto domino sul sistema creditizio statunitense e dell’intero occidente. Questo probabilmente perché a noi popolo basta poco per essere contenti, un telefonino o un buco nella sabbia dove infilare la testa vanno benissimo tanto domani qualcuno risolverà il problema che si è presentato oggi e tutto continuerà ad andare bene. Notizia: nulla sta andando bene. Senza voler scadere nel qualunquismo più becero, tra crisi diplomatiche, energetiche ed economiche, il pericolo che il mondo subisca una forte scossa e che quello che riteniamo sia uno standard di vita minimo diventi molto difficile da mantenere è molto concreto e molti di noi farebbero bene a pensare e a leggere le notizie, magari dal loro fiammante nuovo telefono con la mela morsicata. Il consumismo selvaggio, che nella tecnologia ha trovato il campo più fertile su cui far nascere profitti enormi, non è altro che l’illusione che le nostre vite si possano rinnovare infinite volte con gli oggetti che compriamo febbrilmente, basta averne la possibilità. Poco importa se comprare una stampante nuova costa meno che cambiare le cartucce a

quella vecchia facendo così aumentare i rifiuti, il dispendio di energia e tutto l’indotto. Poco importa se effettivamente non si dovrebbero comprare continuamente cose che alla fine potrebbero essere aggiornate senza quel piglio speculativo che il mercatismo ha dato anche ai più insignificanti aspetti dei nostri giorni. E allora perché leggiamo e ascoltiamo, quando le imprese produttrici hanno un decremento nelle vendite, che ciò è un male assoluto? Che sia un male non c’è dubbio ma che un andamento di qualsiasi genere vada sempre verso l’alto e mai verso il basso sembra alquan-

to improbabile ed un mercato che non riesce a comprendere e ad assorbire delle dinamiche più logiche e naturali è malato e anche contagioso. Che la gente si svegli, che comprenda che comprare un telefonino, fantascientifico e dalle applicazioni più impensate (ma quanti le useranno veramente), non è che un palliativo ma che la realtà sarà sempre davanti ai suoi occhi stanchi o svogliati che siano, e prima o poi gli dirà, a modo suo, che quel mondo che ha solo immaginato non esiste, che matrix non è altro che il petrolio a 200$ al barile. Gabriele Polgar

L'ombra del '29 La bancarotta di Indy Mac, la nazionalizzazione di fatto di Fannie Mae e Freddie Mac, tra le principali istituzioni finanziare nel settore dei mutui ipotecari americani (circa il 60% del mercato americano) nelle scorse settimane ha sollevato tensioni che ancora scontiamo sulle le Borse di tutto il mondo, pesanti oltre il dovuto nonostante indici economici fondamentali tutto sommato stabili. Hanno fatto il giro per il mondo le immagini di cittadini americani in coda ai bancomat per ritirare i propri risparmi evocando da più parti, anche da primari dirigenti politici, il ’29 oramai come molto più di uno spettro. Così dopo aver passato il peggio del Credit Crunch dell’agosto scorso allorché scoppio la bolla dei mutui subprime, al di là delle generose iniezioni di liquidità (e quindi di inflazione) che la FED ha immesso sui mercati internazionali, il dato di un +171% sull’avvio di procedure di pignoramento della casa per i proprietari americani (740.000 già pignorati ma con un rischio potenziale per 25.000.000), con un aumento trimestre su trimestre del 14% (fonte, RealtyTrac), ci ricorda

che il fiammifero resta acceso e comincia a passare di mano in mano. Al di là del problema casa, nel paese a stelle e strisce risolto dalla circostanza di fatto che i proprietari pignorati sono in condizione di trovare immobili in affitto a condizioni più vantaggiose dell’impegno finanziario già contratto per l’acquisto della casa, a destare maggiore preoccupazione agli addetti ai lavori e agli operatori finanziari è il manifesto disorientamento della dirigenza politica e la continuità di notizie, accuse, provvedimenti cautelati che piove sulle istituzioni finanziarie e i suoi Top Manger spesso mostratisi scaltro oltre il limite consentito. Così in un mondo scosso dalla scoperta di un vero e proprio vertiginoso “buco”, una perdita finanziaria che ad un certo punto non si è più stati in grado di coprire contabilmente o finanziariamente, le Banche centrali e i Governi invece di lasciare che si giungesse alla naturale conseguenza della bancarotta e delle procedure concorsuali, vere deputate alla cancellazione ovvero alla riproposizione sul mercato di mezzi di produzione mal gestiti e/o obsoleti, si sono affannati a mettere soldi buoni

su quelli cattivi, con il risultato oltre che di aver innescato la spirale inflazionistica, di ingenerare disorientamento e sfiducia negli investitori: giacché coloro che avevano magari nel proprio portafoglio azioni delle ditte concorrenti a quelle salvate dalla bancarotta, si sono visti derubare dei maggiori profitti che avrebbero certamente ottenuto in nome di un non meglio precisato “interesse pubblico”. Disorientamento, sfiducia, causano vendite ed ulteriori perdite, che si sommano alle perdite già rendicontate in un loop che sta sfuggendo fuori di controllo e che seppure si stia manifestando in un percorso temporale molto più dilatato rende difficile qualsiasi contraddittorio con i professionisti del catastrofismo economico. Aggiungiamo a ciò la triste realtà dei sospetti o delle scoperte che hanno già portato alla spettacolare maxi retata di qualche mese fa che ha condotto alla sbarra una parte consistente dei Top Manager di Wall Street e che oggi muove il procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, ad accusare di frode Ubs per le aste bond per aver ingannato gli investitori nella vendita di

obbligazioni avendo, peraltro, nascosto rischi e mentre il mercato crollava, continuato a piazzare gli stessi prodotti incriminati alla clientela ignara e scopriremo uno degli estremi del groviglio di nodi che vanno sciolti per far tornare il sereno sui mercati finanziari e il mondo sulla strada della prosperità. Un altro è certamente quello di una delimitazione alla possibilità di creare strumenti finanziari troppo complessi (leggi derivati), facoltà che ha messo nelle mani di pochi un potere indimenticato fin dai temi dei Re taumaturghi, un

evo per fortuna perso nella preistoria. Cosa dovrebbe fare la politica? Quando c’è una perdita, bè allora ci sono solo due modi per uscirne, tagliare la spesa corrente per tornare in avanzo o quanto meno ridurre il deficit, vendere (leggi privatizzare) assets, che per uno Stato sono le sue aree di spesa, previdenza, sanità, ecc., maggiore è la perdita maggiore è la necessità di liquidizzare assets pena l’incremento del debito pubblico e lo spostamento alle future generazioni dei disastri procurati dalla classe dirigente di oggi; quindi tagliare le tasse,

ciò genererà nel medio termine nuova crescita economica capace di “coprire” la perdita, una lezione che ha assicurato il benessere agli Stati Uniti per gli ultimi 28 anni. Una lezione, una memoria che appare poco chiara agli occhi dell’attuale amministrazione e che al di là delle ultime uscite oltre che di un Barack Obama che ha parlato recentemente di Ronald Reagan come modello ispiratore, anche di John McCain, conservatore difficilmente associabile alla visione dello Small Government, non sembra all’ordine del giorno. Giampiero Ricci

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La Piazza D’Italia - Approfondimenti Che cosa c'è dietro la liberazione?

Ingrid Betancourt Dietro alla liberazione di Ingrid Betancourt, dietro il successo della brillante operazione dell’esercito colombiano, esiste un intricato meccanismo di relazioni internazionali, contatti e colloqui segreti, una specie di mosaico di fili intrecciati dei quali il blitz nel nascondiglio delle Farc rappresenta solo la facciata. Molti, dopo gli iniziali entusiasmi, dopo aver appreso il modo in cui erano stati liberati i 15 ostaggi, si sono giustamente chiesti come ha potuto una forza rivoluzionaria come quella delle Farc, che per 6 anni ha tenuto nascosto l’ostaggio più famoso e ricercato del mondo, peccare di tanta ingenuità consegnando - senza essere costretto dalle armi - 15 ostaggi a presunti medici e collaboratori con tanta leggerezza e facilità? Cosa c’era in realtà dietro l’intera vicenda? Dietro l'operazione che lo scorso 2 luglio ha portato alla liberazione della Betancourt, non ci sarebbe solo l’esercito colombiano. Israele, Stati uniti e Francia avrebbero infatti giocato un ruolo importante, almeno secondo il quotidiano spagnolo “La Vanguardia” che tira in ballo il Mossad, i servizi israeliani, la Cia e l’intelligence francese: tutti avrebbero lavorato per oltre un anno

con le autorita' colombiane per mettere a punto il piano", scrive il giornale spagnolo citando fonti dell'intelligence israeliana. Dietro alla cooperazione vi sarebbero stati motivi differenti: Israele, la Francia e gli Stati Uniti hanno partecipato all'operazione ognuno per proprie ragioni. La Francia interessata direttamente alla liberazione della Betancourt che ha anche la nazionalita' francese oltre a quella colombiana, gli Stati Uniti per la presenza di tre ostaggi americani e Israele per coltivare buoni rapporti con Bogota' e confermare quelli gia' ottimi con Washington. In particolare il Mossad sarebbe riuscito a infiltrare nelle Farc due agenti, l'uno all'insaputa dell'altro. Francia e Usa, scrive “La Vanguardia”, hanno fornito "aerei spia senza piloti (drone)" per sorvolare le zone della foresta segnalate dagli infiltrati tra le Farc per individuare il campo dove la Betancourt e i 14 suoi compagni erano tenuti prigionieri. I due agenti del Mossad, che non si conoscevano, erano stati preparate separatamente per infiltrarsi nelle Farc. I due sono riusciti a introdursi in seno alla guerriglia e hanno creato "una situazione che corrispondeva perfettamente

all'ambiente" delle Farc ma "che non era reale", così che "i servizi segreti hanno finito per controllare ciò che sapevano o non dovevano sapere le Farc", racconta il giornale catalano. Parallelamente, i servizi segreti israeliani e americani hanno applicato le tattiche di guerra elettronica utilizzando gli aerei-spia senza pilota che hanno permesso di ottenere immagini satellitari utilizzate dagli esperti per permettere di scoprire i campi degli ostaggi. Informazioni che non trovano riscontro se confrontate con il racconto fatto dal Presidente colombiano Uribe dopo il blitz, che attribuisce tutti i meriti dell’operazione al proprio esercito, smentendo il coinvolgimento di terze parti. Tesi, questa, che non era stata creduta sin dall’inizio per diversi motivi. Il primo, e forse il più importante, il ritardo con cui era stata portata avanti la manovra che, per molti osservatori internazionali, si sarebbe potuta svolgere già pochi giorni dopo la morte di Manuel Vélez, lo storico leader delle Farc la cui scomparsa, il 26 marzo scorso, ha creato un vero e proprio vuoto di potere all’interno delle forze armate rivoluzionarie. Luca Moriconi

L'estremismo batterà sempre la civiltà? Dopo l’escalation nella globalizzazione del terrorismo cui abbiamo assistito negli ultimi anni, a seguire le agenzie di stampa non passa giorno in cui non ci si debba porre la domanda se e per cosa la nostra società potrebbe essere pronta a sacrificarsi fino in fondo. La morte come concetto spaventa e ci fa rinnegare quanto di spirituale la nostra coscienza riesce ancora a riconoscere. Ci sarebbe anche solo da fermarsi più di un attimo per considerare solamente la gravità dell’essere costretti a porsi domande come queste. La contrapposizione della nostra cultura con quella del mondo integralista islamico che quando non ci minaccia ci porta al disgusto, ci obbliga ad interrogarci su noi stessi più di quanto non sia dato ammettere. Un esempio lampante di questo è stato lo scambio cadaveri contro prigionieri che è avvenuto tra Israele ed Hezbollah pochi giorni fa. Facendo un passo indietro, nel 2006 Hezbollah compie un attacco ad una pattuglia Israeliana in territorio israeliano uccidendo otto soldati e rapendone due (Ehud Goldwasser ed Eldad Regev). La risposta dello Stato ebraico fu un'offensiva militare nella parte meridionale del Paese dei cedri, territorio in cui il Partito di Dio ha una totale egemonia senza alcun

controllo da parte delle istituzioni centrali libanesi. Malgrado le ripetute richieste da parte sia di Israele che di altri Stati, nessuno ha mai fornito notizie certe sulle condizioni dei due soldati rapiti, è stata più volte paventata la possibilità che fossero in vita ma nulla di concreto è mai stato mostrato, neanche di fronte al dramma delle famiglie che non volevano sapere altro se non quale sorte fosse toccata ai propri figli. Si scoprirà dopo lo scambio che i due ragazzi, se non subito, sono morti poco dopo l'attacco per le ferite riportate. E' qui la totale discrepanza tra la visione di matrice occidentale e quella integralista di Hezbollah ma anche di altri movimenti e Stati ideologicamente loro vicini. Nei nostri sistemi democratici un prigioniero viene recluso ma non vengono negate notizie ne visite da parte di organizzazioni come la Croce Rossa internazionale. Neanche Guantanamo è arrivato a questo tipo di negazione. Il risultato è stato che il debole Premier Olmert ha forzato il Governo che presiede per ottenere uno scambio con Hezbollah: i due soldati o i loro resti (neanche in sede negoziale si è potuto o preteso di sapere qualcosa di certo in merito) contro la liberazione di cinque terroristi e i resti di miliziani e attentatori suicidi morti in ter-

La ricerca del limite umano nel confronto con la purezza della natura

Karl Unterkircher. Una morte inutile? Il gardenese Karl Unterkircher ha perso la vita lo scorso 16 luglio, mentre con due compagni (salvati dai soccorsi pochi giorni dopo) cercava di aprire una via nuova di ascensione alla vetta del Nanga Parbat, uno dei più impegnativi ottomila (8.125 mt) della catena montuosa dell’Himalaya (ad oggi il 30% degli alpinisti che hanno provato a scalarlo non sono tornati a casa). Cosa spinge un uomo di esperienza, che nel 2004 ha scalato nello stesso anno Everest e K2, con moglie e tre figli a sfidare il ghiaccio, il freddo, la rarefazione dell’aria, in poche parole la “zona della morte”? Il destino di Unterkircher non è unico, anzi se dovessimo qui riportare tutti i nomi degli alpinisti deceduti non basterebbe

l’intero giornale. Per cercare di capire cosa porta l’uomo a confrontarsi con l’estremo è possibile accedere ad una vasta letteratura, in particolare, restando in ambito montagna, è molto interessante quanto è stato scritto rispetto alle vicende avvenute sull’Everest nel maggio del 1996 in cui, nei giorni 10 e 11, persero la vita ben 9 alpinisti e si scatenarono le polemiche. Era il periodo delle “spedizioni commerciali” nelle quali alpinisti non professionisti pagavano per “farsi portare” in cima al mondo. Di quei giorni esistono tre differenti resoconti, scritti da tre ottiche diametralmente opposte: “Aria sottile” di Jon Krakauer scrittore-alpinista e cliente, “Everest 1996” di Anatolij Bukreev guida esperta, e “Lo sherpa” di J. T. Norgay sherpa nepalese. Dalle loro si possono trarre alcune considerazione: primo non esistono due versioni uguali di quanto accade sopra i 7000 metri, ma non perché qualcuno mente consapevolmente, ma perché le

privazioni (di ossigeno, di riposo, di cibo) a cui è sottoposto un essere umano in quelle situazioni impongono al cervello di “concentrarsi” esclusivamente sulle funzioni vitali, escludendo in parte o del tutto la capacità di ragionamento, analisi e immagazzinamento dati. Pertanto nessuno vede le stesse cose di chi gli sta a fianco, in una specie di allucinazione collettiva al contrario (non riescono neanche ad essere concordi su chi hanno incontrato lungo l’ultimo tratto di salita). Inoltre si impara che in queste condizioni estreme nessuno può aiutare qualcun altro se non se stesso. Si può leggere di scalatori che incontrano membri di altre spedizioni ormai prossimi alla morte per ipotermia e non fanno altro che….. scavalcarli e procedere verso la vetta. In questi libri ci sono professionisti che scalano l’Everest per soldi, non professionisti che lo fanno perché hanno i soldi, ma ci sono alcuni scalatori che lo fanno perché non possono farne a meno! Altre discipline sono accomunabili all’alpinismo: Patrick De Gayardon (paracadutista estremo deceduto nel 1998), Audrey Mestre (apneista deceduta nel 2002 e moglie del più conosciuto Pipin Ferreras), François Coli e Charles Nungesser (scomparsi in mare dopo

essere decollati dalla Francia l’8 maggio 1927, due giorni prima della partenza di Lindembergh con lo Spirits of San Louise, e diretti a New York), solo per citare altri “esploratori” che hanno perso la vita in ambienti naturali differenti da quello di Karl. Molti di loro hanno fatto della loro passione il loro lavoro, ma certamente il denaro non è la leva delle loro imprese (Karl guadagnava di più a fare la guida alpina a pochi metri da casa che ad avventurarsi per mesi in Nepal), se così fosse stato avrebbero giocato a calcio o si sarebbero provati nella formula 1. Per loro è fondamentale l’elemento naturale allo stato puro. Quelli che riescano a farlo senza morire sono considerati “eroi”, anche se ci dimentichiamo di loro in fretta, pensiamo ad esempio a Messner, a Pellizzari o a Soldini, per quelli che periscono ci poniamo la domanda “ma chi glielo ha fatto fare?”. Come sempre l’opinione pubblica ipocrita e qualunquista ha la memoria corta. Ma la morte di Unterkircher forse è stata non utile, non voleva scoprire nessuna nuova via del commercio come Marco Polo o Cristoforo Colombo, o provare su se stesso nuovi progressi della scienza o della tecnica, ma di certo non è stata inutile, perché ci ricorda

che nella nostra individualità, fuori dagli alti ideali della collettività, possiamo vivere e quindi morire per ciò in cui crediamo, per ciò che amiamo, e che non tutte le nostre azioni possono avere quale fine i soldi, il sesso o il potere. In un periodo storico i cui si muore con continuità per uno “sballo”, per una notte in discoteca, per aver assistito ad un incontro di calcio, per aver surfato sul tetto della metropolitana o solo per essere una donna al posto sbagliato nel momento sbagliato, qualcuno che perde la propria vita confrontandosi consapevolmente con la maestosa grandiosità della natura non è morto inutilmente, fosse anche solo per assecondare il proprio bisogno di libertà. Il solo fatto che qualcuno ad oggi preferisca le privazioni ascetiche della montagna all’abbrutimento culturale dei reality è un segno di speranza. “[…] Sono cosciente che l'opinione pubblica non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: "Cosa sono andati a cercare là? ... Ma chi glielo ha fatto fare?". Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai!” Karl Unterkircher 28 giugno 2008, campo base. Ciao Karl, che ora il tuo passo sia lieve!

ritorio ebraico durante i loro attacchi. Tra i cinque criminali c'è anche un certo Samir Kantar, terrorista palestinese pluriomicida, condannato ad oltre 500 anni di reclusione per aver ucciso nel 1979 un padre davanti agli occhi della figlia per poi fracassare il cranio della piccola su degli scogli. Tralasciando il fatto che malgrado il crimine e la sua efferatezza il soggetto sia ancora in vita (ci sarebbe da chiedersi cosa sarebbe successo al di là del confine per lo stesso fatto), bisogna fare attenzione all'accoglienza riservata a costui: tappeto rosso, le più alte cariche dello stato ad accoglierlo, le congratulazioni del "moderato" Mahmud Abbas. E' questo l'aspetto su cui riflettere perché è evidente che tra la nostra concezione della vita e della sua dignità e quella dimostrata, non solo dagli estremisti di Hezbollah, ma anche dai cosiddetti moderati, esiste un abisso. La nostra venerazione per una vita a tutti i costi che, risultati alla mano, ci rende una cultura debole e minacciata da un’altra che vede nella propria morte un mezzo per la distruzione di un nemico. Questa nostra attitudine ha radici poco profonde: fino a metà del secolo scorso il pensiero di una guerra veniva visto come una tragedia ma l'idea che la propria terra venisse toccata da una forza straniera imponeva la possibilità del sacrificio. Ora al di là della contestatissima Dottrina Bush e della Guerra Preventiva, la guerra è un concetto ai nostri giorni quasi astratto, la questione si è portata su un piano prettamente ideologico, e l'ideologia del nostro tempo si scontra ad occidente con un edonismo che riesce a relativizzare tutto, rapportando ciò che sarebbe macroscopico alla dimensione della singola persona e finendosi per ridurre tutto al nulla. Pensare ad un crimine contro un bambino ci fa rabbrividire, chi ha accolto e salutato con giubilo la liberazione di Samir Kantar evidentemente reputa un atto per noi tanto orribile una cosa lecita, giusta. Con queste idee ci dobbiamo confrontare e qualora le nostre si mostrassero meno decise soccomberemo, non c’è alternativa. Ciò naturalmente non significa che dovremmo abbassarci alla realtà con cui ci confrontiamo, ma bisogna comprendere che il loro limite è ben al di la del nostro e che non si può pensare solo a dialogare, si deve realmente imporre una visione etica che non dipende dalla cultura o dalla tradizione ma da un corretto ed assoluto rispetto per quello che l'essere umano e l'intero creato sono. Invertire un processo culturale richiede tempo e non ne abbiamo molto. Gabriele Polgar

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La Piazza D’Italia - Tempo Libero La cucina nella città di Miami si sta arricchendo di elementi che conducono ad una piacevole ed inaspettata scoperta…

Miami, la gastronomia si costella di originalità

Trovare in una città degli Stati Uniti d’America -regno propulsore della globalizzazionetracce di un orientamento che vada oltre gli aspetti generali del consumo standardizzato è stato un impegno ma anche una scommessa. Certo è impossibile pensare di scindere la globalizzazione dall’America! Scartati gli oggetti più o meno dozzinali, il cibo sembra essere oggi la via di fuga. Sì, proprio a Miami dove impazzano sushi bar e ristoranti etnici. Lasciamo da parte hamburger, hot dog e patatine. Rintracciamo degli indizi che conducono verso un’originalità e un proprio stile in ambito culinario. Ciò è una nota allegra per quei visitatori che cercano, nel proprio viaggio, qualcosa di particolare e di sorprendente. Miami è una terra che si affaccia sull’Oceano Atlantico, situata nella costa sud orientale della Florida, le sue spiagge sono estese e bianche, le palme sono onnipresenti quasi sembrano aggraziare l’imponenza dei grattacieli, le acque del mare sono calde, tipiche di un clima tropicale. Miami è divenuta con il tempo una sorta di ponte di collegamento tra gli USA e i paesi latini. Questo lo sa bene

lo chef Allen Susser che è tra i capostipiti di una cucina particolare ovvero la “Floribbean”, un incontro tra la cucina americana e quella caraibica. Allen, newyorkese, ha un grazioso e piccolo ristorante lo “Chef Allen’s” nel quartiere Aventura a sud di Miami, che conduce dal 1986, http://www.chefallens. com. Ha lavorato a New York nella City Teach, nell’Università Internazionale della Florida e del Cordon Blue, ma anche in Europa nel prestigioso Bristol Hotel di Parigi. Ha scritto diversi libri, l’ultima fatica è “The Great Mango Book”, edito nel 2001. Cosa ha di particolare questo ristorante? Non rientra nell’omologazione dei locali dal carattere etnico, non prepara cibo dozzinale, l’atmosfera è raffinata e la cucina è molto curata. Allen propone piatti creati fondendo assieme elementi culinari americani e caraibici. Per dare un’idea di cosa vuol dire la gastronomia floribbean ecco una curiosa pietanza presente nel menù dello chef Susser, il nome originale della ricetta è “Pistacchio crusted grouper with rock shrimp, leeks and coconut rum” ovvero filetto di cernia cotto nel latte di cocco,

con peperoni, porri, pomodori pelati, pistacchi tritati e rum; il tutto decorato con erba cipollina. Altra nota particolare che si coglie a Miami è la simpatica bottega El Palacio De Los Jugos, 5721 W Flagler St; luogo ideale per spuntini gustosi e dissentanti e per sane colazioni. Il proprietario, d’origine cubana, prepara all’istante squisiti succhi di frutta utilizzando solo frutta locale come mango, banane, ananas, papaia… Queste delizie si possono gustare nei classici bicchieri “take way” – ad un costo di soli 2 dollari- oppure seduti nella veranda del locale dove si possono ammirare una ricca esposizione di frutta. Altro carattere singolare che traccia lo stile della cucina di Miami è la “Johnson & Wales University,” fondata nel 1914. Un’università privata senza scopo di lucro che conta oltre 15.000 studenti iscritti. All’interno vi è la Facoltà Culinaria “North Miami Campus”, nata oltre 30 anni fa, che accoglie 1.955 studenti provenienti da 55 nazioni. La Facoltà di Cucina, http://culinary.jwu.edu, ha quattro indirizzi orientati verso il mondo del commercio, della ristorazione, dell'istruzione,

dell'ospitalità e della tecnologia. Nel settore ristorazione gli studenti vengono formati per diventare dei bravi cuochi la cui preparazione culturale spazia al di là dei semplici elementi gastronomici; tutto sotto la direzione del bavarese Chris Wagner, membro della Federazione Americana di Cucina e dell’Associazione Internazionale degli Chef, che racconta la disciplina che viene imposta agli studenti:” I nostri ragazzi prima di entrare nei laboratori debbono rispettare le regole fondamentali:i capelli devono essere raccolti, la barba deve essere rasata e l’uniforme pulita”. Gli studenti trascorrono almeno otto ore al dì nei laboratori di cucina per apprendere e imparare l’arte culinaria e le sue correlazioni. “Quando rincasiamo continuiamo a preparare cibo, per svolgere i compiti a casa” esclama sorridendo uno degli allievi della North Miami Campus mentre decora con delle fettine sottilissime di pera caramellata il gelato ai frutti della passione accompagnato da un po’ di formaggio cremoso leggermente salato. A Miami, la valorizzazione della creatività nell’ambito gastronomico si va sempre

più tratteggiando; i risultati sorprendono anche chi ha dei pregiudizi nei confronti della cucina americana. Infatti, sembra essersi instaurata, in quest’ambito, una tendenza al sostegno e al recupero delle proprie singolarità, le quali sommate assieme stanno caratterizzando, sotto una forma

inattesa, l’identità culinaria di questa terra, grazie alla propria originalità e al proprio stile. Senza dimenticare che riuscire a cogliere le peculiarità di un luogo è l’obiettivo supremo di ogni viandante che si mette, appunto, in viaggio per visitare una nuova meta. Alice Lupi

Oraganizzate da Alta Roma le sfilate autunno - inverno 2008 2009

Alta Moda a Roma

Et voilà! Siamo alla tredicesima edizione delle sfilate romane sponsorizzate da Alta Roma - Alta Moda, inaugurate con la Conferenza stampa nella splendida sala del complesso monumentale di S. Spirito in Sassia. La manifestazione svoltasi dal 6 all'11 luglio ha riservato molte novità. Prima tra tutte le sedi delle sfilate divise in due “location“ rappresentative di due momenti culturalmente significativi: da una parte S. Spirito in Sassia, edificio del XII secolo, dall'altra l'Auditorium Parco della Musica, fulgido esempio di architettura contemporanea. Una manifestazione ricca e versatile suddivisa tra catwalkshow, fashion-in-town (con le creazioni di giovani stilisti nei loro atelier), gallerie d'arte che rendono omaggio alla moda e gli eventi collaterali tra diverse forme d'arte. Come di consueto, nelle passerelle romane abbiamo visto sfilare i big Sarli, Gattinoni, Curiel, Balestra, Riva e poi ancora Bilotta, Miglionico ed un folto gruppo di stilisti libanesi come Tony Ward, Edward Arsuni, Ahbed Mahfouz. C'è stato anche il ritorno di Marco Coretti oltre la “new generation“ e i giovani stilisti allievi delle Accademie. Who's next è a rassegna che ha aperto le sfilate. Un progetto di scouting promosso da Alta Roma in collaborazione con

Vogue Italia e che rappresenta l'incessante ricerca di nuovi talenti da inserire nel circuito internazionale della moda. Ma veniamo ai big.Fausto Sarli si è ispirato al “cerchio“ che nell'antichità era considerato la figura geometrica più interessante ed affascinante dai cultori della matematica. Il cerchio, leit motiv della collezione, si divide in due trasformandosi in importanti maniche, degli splendidi cappotti e delle giacche in cashmere double. Belli i tailleur e le mantelle in flanella grigia dai revers rigorosamente maschili. Per la sera, preziosi tubini si alternano ad ampie costruzioni in “gazar" quasi a voler realizzare la quadratura del cerchio. Per le serate più importanti, Sarli suggerisce spacchi e scolli mozzafiato, sandali d'argento con zeppe altissime che hanno mandato in visibilio gli ospiti (mancavano molti politici da lui invitati, si è poi lamentato il sarto) e la stampa. A questo proposito la stessa Gabriella Fiorucci, Presidente di Alta Roma, ha lanciato il suo grido d'allarme: “La politica intervenga!“. Sarli, infine, per le spose (creazioni di cui lui è maestro) arricchisce il cerchio di virtuosi volants, pizzi e plissé. L'abito da sposa era indossato dalla top model Carla Boscolo. Nonostante le rimostranze, nella conferenza stampa, sono state date buone notizie per la

Haute Couture capitolina: Alta Roma ha ottenuto l'ingresso della Provincia che porterà in dote “location“ di prestigio come Villa Adriana e il Castello di Santa Severa. Inoltre il Sindaco Alemanno ha ricevuto gli stilisti in Campidoglio per ascoltare ed eventualmente risolvere i problemi. Una stilista “fuori calendario“, sfilata in un prestigioso albergo romano, Tilù, ha riportato in auge deliziosi completi, tailleur ed abiti in raso, merletto, pizzo, brevi giacchini in raso in tinta rendono molto portabili ed eleganti tutti i capi di alta moda. Sfila la new couture: l'israeliana Galit Levi, Bianca Gervasio, Graziano Amadori, Celine Faizant e Bisrat Negassi (per il gemellaggio Roma-Parigi). Ettore Bilotta è presente con un gioco di doppie velture e divertenti fiocchi alle scarpe, calze rosse sotto brevi tubini, Marco Coretti si è ispirato, per il suo ritorno, Yves Saint Laurent con eleganti completi neri e blu scuri. Un docu-film per i cinquant'anni di attività di Mila Schoen preceduto da un'esposizione di alcuni suoi capi più famosi nello splendido cortile di S. Spirito in Sassia, è stato promosso da Alta Roma. “Ragione e Spirito“ è la collezione “demi couture“ accanto alla Haute Couture ideata da Guillermo Mariotto per Gattinoni. Quindici creazioni ele-

ganti e raffinate nelle quali il lavoro più difficile e costoso è affidato a macchinari, riducendo così il prezzo dei vari capi. “Aurora“ si intitola la collezione, leggera e fluttuante del libanese Tony Ward, che mescola i colori della vita. “Omaggio al bon ton“ è l'attesissima sfilata della stilista milanese Lella Curiel, accompagnata, come sempre, dalla figlia Gigliola che, per l'inverno prossimo, ha ideato gli stivali trasparenti. Renato Balestra ha ideato, per il prossimo inverno, le tute “da operaio chic“. Divertenti, di raso o ricamate con scritte Renato Balestra, brillanti e splendenti. Nuovi i pantaloni sotto bellissime giacche di cachemere in tinta, per lei e per lui. Nuovi gli smoking da sera per lui dai revers e bottoni d'argento. Per lei la vernice, lucidissima, da luce ai neri con volute e trasparenze molto sexy. I suoi capi e ricami, tutti a mano, sono frutto di ore e ore di prove come pure molto curato quel particolare "rosa tea" della ricca e ammirata collezione Autunno-Inverno 2008 2009. Un gruppo di pomposi abiti da gran sera, coloratissimi, ispirati alle maliziose dame del '700 e un candido cigno spumeggiante attorniato da quattro piccole ballerine dell'Opera, scatenano un mare di applausi nella affollatissima sala Lancisi.

“Quando la moda potrà essere ospitata al Quirinale?“ abbiamo chiesto alla first lady Clio Napolitano, apparsa pacata ed elegante, alla sfilata di Lorenzo Riva, onorato ed emozionato per la sua presenza. Con molto garbo, divertita dalle creazioni anni '20 dello stilista, ci ha risposto: “dipende dal protocollo. Io sono solo la moglie del Presidente! Non conto nulla“. Ammirevole per la sua semplicità. Accompagnati dalle musiche di Edith Piaf e Yves Montand, da Lorenzo Riva ecco abiti scivolati con frange d'argento e ricami, cappe con collidi volpe bianca, mantelli neri da Grimilde su un abito metà bianco e metà nero. Il bouquet di fiori, rubato alla sposa, viene offerto dallo stilista alla Signora Napolitano che dichiara, da esperta culinaria:“Anche nella moda, come nella cucina, vanno distinti i gusti“. Ha stupido Miche Maglionico con un abito incastonato da 50 brillanti ed il libanese Ahmed Mahfouz per la splendida e magica cornice nella quale ha fatto sfilare la sua collezione, tutta da gran sera, ispirata all'art nouveau. Una collezione i cui tessuti e ricami riflettono quadri, vetrate, pitture e momenti storici dell'art nouveau (anche le vetrate del giardino delle civette di Villa Torlonia) e “contro tutti i tempi“, come dichiara lo stesso stilista che vuole “portare avanti la sua

missione di guardiano dell'arte e della bellezza“. Una targa è stata offerta ad Alemanno per la sua ospitalità. Le Accademie concludono questa lunga e dibattuta kermesse di Alta Moda Autunno - Inverno 2008 2009. L'Accademia di Costume e di Moda: 23 giovani stilisti hanno proposto altrettanti capi da uomo in un concorso abbinato al premio Carlo Palazzi (vinto da Chiara Boschieri) con la giuria presieduta da Bruno Piattelli, e per l'eleganza a Luca Barbareschi. L'Accademia Altieri: 21 i concorrenti che hanno interpretato con molta fantasia un tema ispirato a Dalì. Nonostante l'impegno che Alta Roma ha dedicato a questo evento, la dualità delle sedi ha creato non pochi problemi (nonostante le navette di servizio). La distanza tra i due centri sfilate, il traffico e la mancanza di aria condizionata nella bellissima sala Lancisi di S. Spirito in Sassia. Ma la moda ha le sue esigenze ed i suoi tempi, nonostante le rimostranze dei sarti per l'assenza forzata da parte della stampa, dato il fitto calendario, la scarsa presenza dei politici e la scelta dei giovani emergenti, per i quali le selezioni saranno ancora più severe. Si va avanti. Le promesse molte. Si riuscirà a realizzarle? Anna Maria Vandoni

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