La Piazza D'italia 27 - La Piazza D'italia, Franz, Turchi, Informazione, Politica, Italia, Esteri, Istituzioni, Politica, Scienze, Spettacolo, Tempo Libero, Www.lapiazzaditalia.it, Www.franzturchi.it, Alleanza Nazionale, Parlamento Europeo, Elezioni Europee

  • Uploaded by: LA PIAZZA D'ITALIA. Mensile di informazione e politica online diretto da Turchi. Italia, esteri, istituzioni, politica, scienze, spettacolo, tempo libero.
  • 0
  • 0
  • April 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View La Piazza D'italia 27 - La Piazza D'italia, Franz, Turchi, Informazione, Politica, Italia, Esteri, Istituzioni, Politica, Scienze, Spettacolo, Tempo Libero, Www.lapiazzaditalia.it, Www.franzturchi.it, Alleanza Nazionale, Parlamento Europeo, Elezioni Europee as PDF for free.

More details

  • Words: 15,096
  • Pages: 8
COPIA OMAGGIO

In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy

Abb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina

LA PIAZZA D’ITALIA — Fondato da Turchi —

1-15/15-31 Dicembre 2007 - Anno XLIV - NN. 23-24 € 0,25 (Quindicinale)

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D. L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 num. 46) art. 1 - DCB-Roma

Un Paese che non c’è

APPROONDIMENTI

ESTERI

GAO: il piano strategico 2007/2012 — a pagina 5 —

Usa: il rapporto NIE

LA PIAZZA D’ITALIA Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727

— a pagina 3 —

di FRANZ TURCHI

www.lapiazzaditalia.it

Intensamente e con grande fatica si arriva alla fine dell’anno con enormi difficoltà ed incertezze. Quello che si vede è un film irreale dove la classe politica vede uno spettacolo che non esiste e dove invece la gente comune vive una vita , completamente diversa. Tutta l’attuale classe dirigente del ns. Paese che governa con autorità (autoreferenzista) lo stivale, non si accorge di quel che succede fuori; meno soldi per le famiglie , una insicurezza, sia fisica ( a causa di furti, rapine, omicidi ) sia sociale, ma soprattutto una mancanza di speranza nel futuro da parte dei giovani e dei meno giovani. Quale la risposta di questo governo? Occuparsi della legge elettorale come scopo principale !!! Non credete che questo, benché sia un dibattito importante per la classe politica ( sono calcolate circa 10.000 persone del settore rappresenti le immediate esigenze degli italiani. Io da giovane, credo che Prodi & Co. siano chiusi in una torre d’avorio e che non si accorgano che di fuori l’aria che si respira, è irrespirabile. Lo stesso capo del PD : Veltroni, si accorge ora che forse qualcosa succede ( vedi il suo commento positivo al art. del N.Y. Times ) , ma non indica rimedi. Credo a questo punto che tutta le maggioranza si sfalderà per le loro incomprensioni ed incapacità che tutti noi abbiamo toccato con mano ed a quel punto - qualunque sia la legge elettorale vigenteandremo a votare una classe nuova e di cambiamento e non questo brutto e squallido film che non onora gli italiani.

Le nascite del PD e del PDL sembrano voler far esplodere il quadro politico italiano E’ una fine d’anno pirotecnica, questa a cui stiamo assistendo, e i fuochisti d’eccezione sono due: Walter Veltroni e Silvio Berlusconi. Il primo sembra oramai essersi ritagliato per se il ruolo di Primo Ministro ombra, in quanto oltre ad espletare i compiti canonici di un segretario di partito quale lui è- ricordiamolo, è stato eletto al vertice del neonato Partito Democratico non più di due o tre mesi fa-

LA VIGNETTA

si è auto-investito del compito di trattare col presidente di Forza Italia riguardo le riforme istituzionali e il tentativo di ricercare un intesa per una nuova legge elettorale; In pratica, promuovendo tutte queste consultazioni permanenti con ogni partito dell’arco costituzionale e ponendosi al centro di ogni possibile dibattito, sta conquistando una posizione più baricentrica rispetto a quella

del Premier Prodi , il quale si trova ingabbiato dall’ iperattivismo politico del suo alter ego e soprattutto dalla debolezza del suo esecutivo che ad ogni sospiro in Parlamento sembra vacillare. Ma che l’attuale sindaco di Roma si muovesse in questo senso,come uno schiaccia sassi cioè, era facilmente pronosticabile, in quanto dopo la sua plebiscitaria ascesa al vertice del P.D , ha prima messo tutti i suoi

uomini – e donne- nei punti strategici della nuova formazione politica- segreteria organizzativa, enti locali, cassiere,tesseramento- ecc. – e poi da grande comunicatore quale è si è impossessato di tutti gli spazi sui massmedia lasciando agli alleati di partito e di coalizione solo miseri strapuntini. La conseguenza logica di tutto questo affannarsi è stata la reazione forte delle altre formazioni politiche

minori che compongono la maggioranza di governo. Infatti abbiamo assistito sia alla protesta collettiva riguardo il tentativo di accordo su una nuova Legge Elettorale tra Berlusconi e Veltroni , che di fatto taglierebbe fuori dal gioco tutti i partiti minori di maggioranza e opposizione, che all’inasprirsi delle differenze tra Partito Democratico, Liberali di Dini, Cosa rossa ed Udeur in A pagina 2

Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia

www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti

Pag. 2

1-15/15-31 dicembre 2007

LA PIAZZA D’ITALIA - INTERNI Senatore Franz Turchi: Napoli 1893Roma 1976 Lunedì 17/12/2007 è stata celebrata nella Cappella in Via del S. Cuore di Maria 5 (Piazza Euclide) una messa in suffragio del Senatore Franz Turchi, fondatore del “Secolo d’Italia” e de “La Piazza d’Italia”, Senatore della Repubblica Italiana e Prefetto a La Spezia con Mussolini. Si profuse a lungo e con alta abnegazione nell’impegno sociale, per alleviare le sofferenze delle classi più deboli e difendere il prestigio e l’indipendenza dell’Italia e dei suoi cittadini.

Nasce la “Sinistra arcobaleno”

Alleanza per l’Italia

Domenica 11 dicembre alla nuova sede della Fiera di Roma è nata ufficialmente la federazione dei partiti della sinistra che non si riconoscono nel P.D , di essa fanno parte Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Verdi ed ex appartenenti al “ correntone” DS. Nel simbolo de “la Sinistra Arcobaleno”-questo il nome della nuova aggregazione politica- mancheranno la falce ed il martello.

Sarà questo il “titolo” della Conferenza programmatica di Alleanza Nazionale che si svolgerà i prossimi 7,8 e 9 febbraio a Milano. A.N presenterà in quell’occasione il progetto, incentrato sui valori marcatamente legati alla destra, per governare e rilanciare l’Italia.

Botti di fine anno Dalla Prima sede di discussione della Legge Finanziaria e decreto legge sulla sicurezza. Addirittura il Presidente della Camera Bertinotti ,ha sparato a palle incatenate contro l’esecutivo , dichiarandolo praticamente morto e chiedendo a gran voce la verifica a gennaio, dopo la finanziaria cioè. Mentre Dini, Mastella e cattolici “teodem” del PD hanno minacciato fin da subito di far cadere Prodi se non verrà stralciata dal decreto sulla sicurezza la norma riguardante la salvaguardia dei diritti dei gay. Inoltre non possiamo tralasciare di ricordare che la scorsa domenica 9 dicembre ha visto la nascita della nuova federazione dei partiti della sinistra estrema, Sinistra arcobaleno, formata dall’unione di Rifondazione, PdCI, ex correntone DS e Verdi che punta oltre che a far sentire ancor di più il peso dei 4 partiti contraenti questo patto nei confronti del PD all’interno della mag-

gioranza di Governo , addirittura a raggiungere il 15% dei consensi nel Paese. Reazioni “pirotecniche” come ovvio si sono registrate anche nel campo del centro-destra, come effetto della nascita- meglio la creazionedel Partito del Popolo della Libertà da parte del Leader di forza Italia, Silvio Berlusconi e delle trattative dello stesso con Veltroni in merito alla già ricordata nuova legge elettorale. Fini, Casini e Bossi- mai sono sembrati essere cosi uniti ed avere identici intenti come in questi frangenti-si sono subito dichiarati contro all’ “annessione”dei loro partiti nella nuova formazione politica. I componenti della ex Casa delle Libertà hanno dato motivazioni diverse al loro “niet”, tutte più o meno sottoscrivibili. Ma quello che sembra emergere dalle discussioni è che in effetti ognuno di questi 3 partiti ha una propria storia e dignità da dover giustamente difen-

dere agli occhi dei propri elettori e le motivazioni più ostative alla proposta Berlusconiana paiono essere stato soprattutto tre oltre alla sopra menzionata “storia”individuale. La prima risiede nel “timing” della nascita del progetto del Cavaliere, cioè che non si può, secondo Fini, Bossi e Casini, avanzare proposte del genere da un giorno all’altro senza concordare con gli alleati la tempistica del processo costitutivo di un nuovo partito di centro destra anche per farlo meglio comprendere agli elettori, e per farli sentire più partecipi. La seconda cosa che più ha gelato A. N , UDC e Lega è stato il fatto che il buon Silvio ha scaricato sugli alleati (Ex?)tutte le colpe della mancata vittoria alle scorse legislative. Ora se questo può essere in parte vero per i molti tira e molla avvenuti nella C d L - e che comunque rispetto ai litigi a cui stiamo assistendo nel Governo Prodi ci sembrano

peccati veniali- non si possono certo nascondere i “falli” di Forza Italia. Ministri come Tremonti che hanno recitato a soggetto- con tutti i condoni che il responsabile del Tesoro ha voluto certo non ha dato l’immagine di un Governo di destra tutto Giustizia e anti -furbetti-, oppure come la stessa Moratti che al dicastero della Pubblica Istruzione non è stata in grado di creare i presupposti di un radicale cambiamento in senso più moderno e meritocratico della Scuola italiana. In quanto ad Urbani poi,al vertice del ministero dei beni culturali lo ricordiamo solo per le baruffe con Sgarbi e i milioni di euro sganciati per finanziare film di nessun pregio artistico( che poi lo stato sia stato ancora obbligato , centro-destra liberista al governo, a finanziare film che nessuno vede nella più bieca tradizione del socialismo reale , poi, la dice tutta sul cambiamento di rotta dell’era Urbani). Tralasciamo

poi di parlare delle così dette leggi ad - personam o della riforma radio televisiva di certo votate da tutta la CdL ma volute espressamente dall’ex Premier o del crollo elettorale, in alcune regioni amministrate dal centro destra, di F.I (vero Tajani?), o dell’”asse d’acciaio” con la Lega che tante gelosie ha creato negli altri alleati. Ma la motivazione più grande a spingere la Banda dei Tre ad alzare le barricate alla creazione del P.D.L è sicuramente l’asse privilegiato che il Cavaliere ha costituito con Veltroni allo scopo di “annichilire” i rispettivi alleati di coalizione, e ci troviamo per una volta d’accordo col “senatur”, il quale ha affermato che Berlusconi la spallata l’ha data alla CdL invece che a Prodi. Cosa ci resta da dire? Che siamo i primi ad affermare che la gente di centro destra e tutti i cittadini delusi dal governo Prodi hanno ragione a volere un unico “contenitore” che si batta contro le

Sinistre e il PD, ma che esso non si può creare a forza di strappi o della cooptazione più o meno forzata di parti di partito o di decisioni prese in solitario, ma che lo si debba ideare passo passo. Certo che pensare di voler riformare la politica italiana e le Istituzioni , credendo che solo attraverso una nuova legge elettorale si possa arrivare ad aggiustare tutti i guasti del sistema, magari buttando a mare il bipolarismo italiano, che sicuramente perfetto non è,secondo noi è voler nascondere “ sotto il tappeto” le vere magagne del nostro Paese. Ci resta solo da sperare che ai leaders del Centro destra, Babbo Natale porti a tutti , ripetiamo a tutti, un po’più di umiltà attraverso la quale ritrovare la passata intesa politica sedendosi allo stesso tavolo, e la cognizione del fatto che se non si ritrova l’unità Prodi o Veltroni avranno vita facile nonostante tutti i sondaggi.

Partito del popolo delle libertà

Patto col diavolo? Dalla fallita spallata al governo all’implosione dell’opposizione. Ecco servito chi credeva alla indissolubilità del centro destra. Invece, evaporato il sogno, svanito l’obiettivo vediamo l’opposizione chinarsi su se stessa. E pensare che per affossare

LA PIAZZA D’ITALIA fondato da TURCHI Via E. Q. Visconti, 20 00193 - Roma

Luigi Turchi Direttore

Franz Turchi Co-Direttore

Lucio Vetrella Direttore Responsabile

Proprietaria: Soc. EDITRICE EUROPEA s.r.l. Registrato al Tribunale di Roma n. 9111 - 12 marzo 1963 Concessionaria esclusiva per la vendita: S.E.E. s.r.l. Via S. Carlo da Sezze, 1 - 00178 Roma

www.lapiazzaditalia.it E-mail: [email protected] Manoscritti e foto anche non pubblicati, e libri anche non recensiti, non si restituiscono. Cod. ISSN 1722-120X Stampa: EUROSTAMPE s.r.l. Via Tiburtina, 912 - 00156 Roma FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI DICEMBRE 2007 GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI: L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a S.E.E. s.r.l. - Via S. Carlo da Sezze, 1 - 00178 Roma. Le informazioni custodite nell’archivio dell’Editore verranno utilizzate al solo scopo di inviare copie del giornale (Legge 675/96 tutela dati personali). La responsabilità delle opinioni espresse negli articoli firmati è degli autori.

Per informazioni e abbonamenti chiamare il numero verde:

questo “governo burla” che non fa altro che impoverire gli italiani, che non sa cosa farsene dei “tesoretti” e che conduce il paese verso il declino più irrimediabile. Gli italiani sono il popolo più vessato d’Europa - e questo potrebbe essere solo relativamente negativo se le tasse si traducessero in qualcosa di buono. Diventa un fatto totalmente negativo se si aggiunge il fatto che il salario netto medio è altresì il più misero e che i servizi erogati dallo stato sono i più scadenti. Complice un’impotenza senza precedenti della nostra politica è proprio il sistema che sembra inadatto a invertire la rotta del paese. Prima di tutto la questione della legge elettorale. La risposta di Fini alla proposta che vede la convergenza tra nuovo partito fabbricato in quattro e quattr’otto da Silvio Berlusconi e il PD di Veltroni è stata categorica: patto della frittata, no grazie. Ma soffermiamoci un istante sul nuovo soggetto politico annunciato in pompa magna da Berlusconi. Il risultato è stato la distruzione del centrodestra e il conseguente “regalo” al paese di lunga vita al governo. Difatti, a seguito dello scellerato annuncio Bossi ha ripreso a straparlare di Padania, di insurrezione e di Roma ladrona. Casini si è sganciato ancor di più rivitalizzando più che mai il progetto di “grande centro” e Fini, totalmente spiazzato dal gesto improvviso del Cavaliere, ha ingaggiato un duello sordo con Berlusconi a base di bautte acri che stanno

facendo gongolare tutto il centrosinistra. Tanto è vero che nemmeno la bandiera bianca di Bertinotti “il centrosinistra ha fallito” è riuscita a rinvigorire un centrodestra defunto, stramazzato a terra per i colpi di Berlusconi. Che, da buon pescecane, se ne è fregato dei propri alleati che da oltre dieci anni lo sostengono anche in situazioni imbarazzanti. Ma la politica si sa, può essere crudele, spietata e certe decisioni si addicono molto a persone con pelo sullo stomaco. E Berlusconi è una di queste. Il centrodestra del resto aveva perso l’occasione di farsi un “make up” all’indomani delle elezioni. Ma la sconfitta di misura, la convinzione che di li a poco si sarebbe tornati alle urne e addirittura al governo ha messo in secondo piano questa esigenza vitale. Poi, vuoi per i rifiuti della Lega, vuoi per l’ambiguità sempre meno ambigua di Casini, vuoi per la richiesta di Fini di dar vita alla riforma del centrodestra attraverso un processo democratico stile PD, Berlusconi ha rotto gli indugi. Egli ha pensato: non possiamo permetterci un processo così lungo, e dopo uno schiocco di dita ecco il Partito del popolo delle libertà. Ed ora ecco che il Cavaliere e Veltroni si strizzano l’occhio compiaciuti inaugurando la “conventio ad excludendum” del XXI secolo. Primo tema, la legge elettorale. Come detto, la posizione di Fini sulla bozza Bianco di Riforma elettorale è di ferma opposizione. Il presidente di AN ha

dichiarato: „Si è passati dal patto della crostata al patto della frittata: non si può chiedere ad An di dare il suo via libera a un pateracchio come questo: un’ipocrita foglia di fico”. La cancellazione del bipolarismo. Il ripristino inopinato dello status quo ante. Una condanna durissima, cui si aggiunge il motivato livore per le ultime uscite di Berlusconi, che sembra aver soppiantato Fini con la Brambilla... Segnatamente alla legge elettorale da riformare in vista della stabilità, Fini avanza la proposta del modello elettorale con cui si eleggono i

sindaci o per quello regionale in quanto garantiscono rappresentatività, governabilità e bipolarismo. E in uno slancio patriottico condivisibile, chiede provocatoriamente a Veltroni: “Perché cercare all’estero riferimenti diversi quando abbiamo questi esempi a portata di mano?”. Come si può-da cittadini - non condividere la posizione assunta da Fini a Ballarò. Senza dubbio, infatti, archiviare la stagione delle alleanze presentate prima, sulla base di un programma e con l’indicazione di un premier, è un errore grossolano che costringe i cittadini a

votare “alla cieca”. Se si vuole passare a un bipartitismo di questo tipo la via maestra è quella referendaria. Ma se si parla dell’infatuazione improvvisa tra Berlusconi e Veltroni a cosa si deve pensare? Ad un gesto di responsabilità per il bene del Paese? Ad un armistizio in favore delle riforme? Al tentativo di ammucchiata al centro a scapito delle ali? Forse tutte e nessuna di queste cose, ma la questione più interessante un’altra e piena di brividi: cosa si saranno promessi Walter e Silvio per andare così d’accordo?

1-15/15-31 dicembre 2007

Pag. 3

LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI Usa: voto, dopo critiche Huckabee non si scusa con Bush

Russia: elezioni, primo passo formale per candidato Bukovski

GB: ‘schiave del sesso’ hanno diritto a risarcimento

(Ansa) - Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Mike Huckabee, non si scuserà col presidente George W. Bush per le accuse che gli ha fatto di avere una "arrogante mentalità da bunker". In un articolo scritto per la rivista Foreign Affairs, Huckabee aveva criticato varie decisioni del presidente Bush, compresa quella di avere inviato un numero insufficiente di soldati in Iraq ignorando gli avvertimenti di alcuni comandanti militari.

L'ex dissidente sovietico Vladimir Bukovski, candidato dichiarato alle presidenziali russe del prossimo marzo con il sostegno del partito di opposizione Iabloko, ha fatto il primo passo verso il deposito formale della candidatura, raccogliendo le firme di un gruppo di iniziativa. In base alla legge russa i candidati presidenziali, che non hanno l'appoggio di un partito rappresentato in parlamento, devono prima registrare almeno 500 sostenitori e poi raccogliere due milioni di firme in tutto il paese.

Il governo britannico ha deciso di erogare fondi che risarciscano le 'schiave del sessò, donne fatte entrare illegalmente nel Regno Unito per essere avviate alla prostituzione: lo scrive il domenicale Observer, precisando che i primi risarcimenti per le vittime del traffico di esseri umani sono già scattati, con 140.000 sterline (210.000 euro circa) pagate a quattro donne che "hanno sofferto un lungo periodo di abusi". Circa 10.000 donne potrebbero accedere a questi risarcimenti

Quando l'intelligence si fa politico e poco intelligent

Usa: il rapporto NIE e i suoi dispetti Caro Presidente ci siamo sbagliati, l’Iran non ha in programma l’arma atomica dal 2003. Se questo concetto fosse stato espresso da un qualsiasi consulente il mondo si sarebbe forse posto la sola domanda sulla direzione verso cui sarebbe rotolata la sua testa ma in questo caso ad attentare alla stabilità del medioriente è il National Intelligence Estimate e l’informazione mondiale, sia quella antiamericana sia quella anti-Bush, che si è scatenata fino al dileggio. Da considerare di questa faccenda ci sono due aspetti: il primo riguarda l’utilità e l’attendibilità di certi proclami che estrapolano dati da contesti complessi, il secondo il totale contrasto di questa approssimativa conclusione con l’operato di molti servizi di intelligence di fama mondiale dell’AIEA stessa la quale dice di non credere al cento per cento al rapporto. Per precisare ed esaurire il primo aspetto, il rapporto riporta che non risulta un’attività tale da pensare ad un’urgenza atomica in Iran basata sulle notizie a disposizione, il quadro potrà diventare più pericoloso tra il 2009 ed il

2015. Non è vero quindi che il NIE abbia smentito il Presidente Bush e la sua politica. In merito al secondo aspetto le riflessioni sono diverse: per prima cosa l’Iran ha un progetto secretato ed è assolutamente difficile quantificare il pericolo, la politica dei proclami del suo Presidente ha portato sotto i riflettori una guida instabile che con un’apparente isterismo valuta le situazioni e che con ferma convinzione alimenta i gruppi che si oppongono insieme alla nazione islamica alla pace nella regione. E’ utile precisare che all’inizio di questo discusso rapporto c’è una nota dove si puntualizza che la sospensione è riferita allo sviluppo delle testate. Questo impone una riflessione sullo sviluppo di tutto il resto perché un armamento nucleare ha tre aspetti: il materiale fissile, i missili e la costruzione di testate. Ebbene per bocca del Presidente iraniano le centrifughe stanno lavorando e aumenteranno, i testi di missili a gittata sempre più lunga sono stati mostrati con grande risalto internazionale, mancano solo le testate. Sarebbe quindi assurdo ritenere sospeso il programma nucleare e

riconsiderare il lavoro fino ad ora svolto dalle diplomazie. E’ la confusione con cui il rapporto accavalla e fa coincidere spesso questi tre punti che dovrebbe generare seri dubbi sulla veridicità e sull’affidabilità delle intenzioni di chi l’ha redatto, usandolo evidentemente come mezzo politico invece che di intelligence. Tutto questo genera ipotesi tra cui alcune di queste inquietanti come un ammorbidimento da parte USA nei confronti di quegli Stati, rappresentati anche ad Annapolis, che vogliono scongiurare un attacco militare che scatenerebbe una guerra estesa e fuori controllo, quando non militare, civile andando a minare lo status quo degli attuali governanti. La parte lesa, in questa situazione paradossale, oltre ad essere l’immagine del Presidente Bush e degli USA, è l’operatività di Israele che si vede potenzialmente orfano di un alleato fondamentale per un eventuale attacco ai siti iraniani. In Iran il progetto nucleare è stato dislocato su oltre venti siti, per un intervento aereo servono circa 20 aerei per sito, ecco quindi che Israele da solo non potrebbe

muoversi. Ma il danno reale che questo propagandistico rapporto ha generato è il rendere per gran parte inefficace la politica delle sanzioni lasciando solo le due opzioni più dolorose: quella militare (con le complicazioni citate) e quella della resa alle volontà nucleari di un nemico della pace e della stabilità. Potenze come la Cina e la Russia in Consiglio di Sicurezza potrebbero impugnare un qualsivoglia pretesto

per evitare l’inasprimento delle attuali e finora inutili sanzioni non ritenendo impellente il rischio e questo vale anche in altre sedi quando le politiche estere dei blocchi si dovranno confrontare. Non ultima tra le necessità del momento ci sarebbe quella di una riflessione ben approfondita sul sistema di intelligence statunitense che ha dimostrato spesso di essere inadeguato alla situazione come ad esempio per l’11 settembre e per

altre situazioni, Iraq compreso. C’è evidentemente una guerra intestina tra la CIA ed il Ministero della difesa che sta rendendo grottesca l’immagine dell’unica superpotenza mondiale. In passato la CIA disse che l’URSS sarebbe durata a lungo, che l’Iraq di Saddam non avrebbe invaso il Kuwait ed ora che l’Iran non ha più ambizioni nucleari. Sapendo che non c’è due senza tre ci sarebbe di che preoccuparsi.

Bocciata l’ultima riforma referendaria di Hugo Chavez

Socialismo, NO grazie “Il Venezuela potrebbe non essere pronto per avviarsi verso la costruzione di una società socialista”. Con queste parole laconiche l’aspirante Fidel Castro del terzo millennio prova a mettere le parentesi all’inaspettato risultato del referendum costituzionale da lui indetto agli inizi del mese corrente. Ma che cosa chiedeva il Presidente Hugo Chavez ai cittadini venezuelani; con l’approvazione della riforma costituzionale quattro sarebbero stati i cambiamenti più significativi: la creazione di una nuova struttura di base per i consigli comunali basata sul potere popolare (sorta di riedizione dei Soviet tanto cari alla rivoluzione bolscevica), autorizzazione al finanziamento pubblico elettorale (il finanziamento era naturalmente previsto per la “propria” campagna elettorale utilizzando il ricavato delle vendite del petrolio estratto dalle compagnie nazionalizzate), nazionalizzazione della Banca centrale, assicurazione che il Presidente possa essere rieletto per tutto il tempo che desidera, impossibilità a rimuovere il Presidente attraverso un referendum. NO! No! Hanno detto i venezue-

lani. L’incredulità e la sorpresa della comunità internazionale alla notizia del responso delle urne ne misurano ulteriormente la colpevole assenza. Da subito infatti, l’ascesa del Presidente venezuelano era stata caratterizzata da un misto di populismo, quel neocomunismo postmodernista cheguevariano che da noi piace tanto al Presidente della Camera, sotto sotto considerando i più che la strada verso il socialismo bolivarista di Hugo Chavez si sarebbe trasformata in una via populista da sinistra al raggiungimento di un potere fine a se stesso. Ma era chiaro a tutti che con il referendum bocciato si andava al di là della introduzione di principi socialisti nella Costituzione come già accaduto nella precedete riforma del ‘99, riforma che fornisce la base giuridica per la concentrazione del potere nelle mani del Presidente nonché un supporto elettorale attraverso la possibilità di finanziarsi attingendo alle casse dello Stato. Se il referendum fosse stato approvato istituzioni plurali democratiche sarebbero state messe sempre più sotto il potere della Presidenza. I partiti sareb-

bero diventati uno (il partito socialista venezuelano che avrebbe ricompresso tutti quelli più importanti) e la sovietizzazione sarebbe iniziata. Qualche osservatore e qualche collega Presidente (come la fresca di nomina argentina Kirchener) hanno scritto che con il risultato

poteva contraddirlo non c’erano osservatori Onu o UE dopo i dubbi sollevati sulla sua ultima rielezione. Giova ricordare come cinque sondaggi indicavano come incontrovertibilmente la maggioranza dei venezuelani avrebbe votato contro la riforma – come è poi accaduto - della

del voto Chavez esce politicamente rafforzato poiché nessuno lo faceva in grado di accettare democraticamente una sconfitta elettorale. Incantati! Ma siamo sicuri che l’abbia proprio accettata. A giudicare dalle reazioni è lecito nutrire qualche dubbio. Per cominciare fino alla fine Chavez non ha fatto altro che proclamare vittoria: chi

Costituzione proposta. La Alfredo Keller’s poll dava il 28% dei venezuelani a favore e il 59% contro. Altri sondaggi davano un margine minore appena sotto il 40% quelli in favore and il 50% contro. Ma in pochi si facevano illusioni avendo visto la mano autoritaria di Chavez all’opera negli ultimi anni. Tutto sembrava filare liscio ma alla fine della giornata, tutte

quelle notizie sulla schiacciante vittoria dei Sì, apparivano in una controtendenza troppo stridente con il risultato vissuto dalla gente per “strada”. Ma tutto sarebbe andato comunque per il verso auspicato da Chavez se non fosse intervenuto un Generale, un tale dal nome Raùl Isaias Baduel. Baduel nel 1982, uno dei quattro fondatori del Movimento bolivariano rivoluzionario, con lo stesso Chavez, un uomo potente proprio nel “suo” Venezuela. Baduel notoriamente ha sempre osteggiato ogni tentativo golpista. Ministro, la scorsa estate è stato destituito per il dissenso manifestato sul referendum. Il giorno del referendum Baduel ha diffuso un comunicato nel quale si invitava il governo di Chavez e il Comitato elettorale nazionale (CNE) a dire la verità. In seguito a questa dichiarazione si sarebbe svolta una riunione segreta tra il CNE, il governo, l’opposizione e i quadri militari. L’incontro sarebbe avvenuto in una caserma di Caracas, e lì la verità avrebbe trionfato. A quel punto sembra che Chavez abbia reagito molto male: sono volate parolacce, e l’ex colonnello dei

parà si sarebbe sfogato sfasciando la mobilia dei suoi uffici. Il Venezuela è paese che vanta una delle maggiori riserve petrolifere del pianeta, un’economia che viaggia al 6% di crescita annua, ma piagato per la sua cattiva amministrazione, da un’inflazione al 20% che erode il potere d’acquisto di una popolazione già povera vittima del populismo di un’aspirante despota. Sic stantibus rebus, con Chavez che ha ricominciato a minacciare l’opposizione di aver ottenuto una vittoria che le si ritorcerà contro (una vittoria da lui testualmente definita “di m….”), la pallida critica di qualche media minore nei confronti di un Presidente che durante il suo decennale mandato ha ridotto il novero delle libertà civili senza subire alcuna pressione (fatta l’esclusione degli USA di G.W.Bush) in omaggio ad una visione pittoresca e pletorica del socialismo terzomondista non basta più. Se la comunità internazionale davvero crede a quel multilateralismo a cui dice di volersi votare, da subito, deve mettere sotto osservazione l’operato di un despota prossimo alle conseguenze estreme.

Pag. 4

1-15/15-31 dicembre 2007

LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI Indonesia: clima, raggiunto accordo a Bali

Arte: la scultura di Mongelli a Pechino

Ottavo summit dei premi Nobel per la pace

(Adnkronos) - clima raggiunto l'accordo a Bali: adozione di una nuova roadmap che da il via a 2 anni di negoziati durante i quali dovrà essere concordato un nuovo piano contro le emissioni di gas serra, in sostituzione del protocollo di KYoto.

(Adnkronos/Cultura) - Sara' l'opera "H2O" in acciaio inox satinato dello scultore Alfio Mongelli a rappresentare l'arte italiana al Parco Olimpico di Pechino. L'opera e' dedicata al tema dell'acqua, come indica il titolo stesso, le cui lettere e numeri emergono direttamente dal liquido che fa da base all'opera, ripetendosi in prospettiva ed evocando cosi' il movimento inarrestabile di fiumi e maree. L'opera e l'artista saranno celebrati domani in Campidoglio.

(AGI) - Conclusosi oggi a roma l'8 summit dei premi nobel per la pace: argomenti principali discussi..miglioramento della sicurezza umana globale, eliminazione delle armi nucleari e di tutte le armi di distruzione di massa, condanna del terrorismo, rifiuto delle violenze domestiche, rispetto da parte degli stati degli accordi giuridici.

Prima parte

OGM tra propaganda e incertezze Informandomi sugli OGM ho creduto ci fossero poche informazioni scientifiche sull’argomento e in verità la realtà è questa, perché non sono stati provati gli effetti degli ogm sull’uomo. Un organismo geneticamente modificato è un essere vivente che possiede un patrimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o la modifica di elementi genici. Già in natura le modificazione ed il trasferimento di materiale genetico avvengono con processi spontanei e ciò da luogo alla diversità della vita sulla Terra; ma attraverso la modifica genetica degli organismi, l’uomo ha deciso di sostituirsi alla natura e prova ad operare direttamente lui queste trasformazioni, attraverso tecniche di ingegneria genetica. E’ impreciso indicare gli ogm come organismi transgenici perché si parla di transgenesi solo nel caso di inserimento di geni estranei, esogeni all’interno di un dato organismo, mentre si definiscono ogm anche quegli organismi la cui modifica non prevede l’inserimento di materiale genetico esterno. Il primo ogm fu ottenuto nel 1973 da Stanley Cohen e Herbert Boyer: i due ricercatori, grazie all’uso di nuove tecniche di biologia molecolare , riuscirono a clonare un gene di rana all’interno del batterio Escherichia coli, dimostrando che si poteva trasferire materiale genetico da un organismo ad un altro. Questi risultati ebbero un impatto così forte sulla comunità scientifica che nel 1974 essa si autoimpose una

moratoria internazionale sull’uso della tecnica del DNA ricombinante per valutare gli effetti della nuova tecnologia. Ad oggi la tecnica del DNA ricombinante è stata utilizzata per la produzione di nuovi farmaci, di enzimi per ridurre l’impatto ambientale dell’industria, piante e animali con maggiore resistenza alle malattie o migliori caratteristiche per la riproduzione. In agricoltura le modificazioni genetiche sono state fatte su batteri che introdotti nel suolo sembrano migliorarne le caratteristiche, nelle piante, per renderle più tolleranti allo stress idrico o salino, sono stati creati specifici erbicidi e piante più resistenti agli insetti e ai virus. Nell’alimentazione sono state apportate modifiche al riso per aumentare il contenuto beta-carotene, al pomodoro per rallentarne la maturazione, agli animali sono state apportate modifiche per migliorare caratteristiche nutrizionali, tipo latte con più alto contenuto di caseina e latte senza lattosio. Nella medicina l’ ingegneria genetica è stata impiegata per la produzione di sostanze medicinali come l’insulina, biomedicine, farmaci composti, sostanze farmaceutiche chimiche, vaccini etc. Nell’industria sono stati creati dei biorimedi, ossia dei batteri che degradano idrocarburi, si è cercato di migliorare caratteristiche di alcune materie prime e si è lavorato sulla fitodepurazione, per esempio piante capaci di estrarre oro, rame o uranio e segnalare la presenza di radiazioni. Uno dei settori di ricerca delle biotecnologie riguarda

lo studio di animali che possono essere donatori di organi per xenotrapianti ( trapianti di organi da una specie non umana all’uomo), vista la scarsezza di disponibilità di organi per gli allotrapianti (da uomo a uomo) rispetto alla domanda. Il suino è considerato il più adatto a questo scopo. Il maggiore ostacolo è certamente la possibilità del rigetto. In questo senso gli approcci transgenici puntano ad inibire le reazioni corporali responsabili del rigetto. Ma di certo balza agli occhi quanto è elevata la possibilità che in questo modo l’uomo sia investito da virus presenti negli animali. Altri studi hanno puntato sul trapianto di cellule o tessuti transgenici capaci di offrire la possibilità per la cura di diverse malattie, tipo il morbo di Parkinson. Oggi i principali farmaci di origine transgenica disponibili sono: insulina umana (dabiete), ormone della crescita, vaccino influenzale (influenza), vaccino pertosse (pertosse), pulmozina ( fibrosi cistica), moltissimi per la cura del cancro e della leucemia e per le malattie cardio vascolari. Invece i prodotti transgenici più coltivati al mondo sono: in America, Canada, Giappone la colza, il tabacco, la soia, il riso, il cotone, la patata, il mais, la zucca, il pomodoro; la Cina coltiva da circa dieci anni il pomodoro, il tabacco il riso e le angurie; alcuni paesi africani e la Bulgaria hanno avviato colture transgeniche; in Italia per ora non c’è il permesso di avviare colture di questo tipo, se non a titolo sperimentale.

Si sottolinea che nel 1996 gli ettari coltivati al mondo con colture transgeniche erano 3 milioni, ora hanno superato i 60 milioni. Le biotecnologie hanno fornito la possibilità di ottenere piante ed animali con resistenze a patogeni e a condizioni ambientali avverse, favorendo anche l’incremento della produzione alimentare anche là dove essa ha trovato forti ostacoli. Le piante hanno acquistato resistenze a parassiti, pesticidi e sono state migliorate dal punto di vista nutrizionale. L’introduzione di organismi geneticamente modificati ha creato un ampio dibattito, creato forti attriti e contrasti, proprio perché come si diceva all’inizio, non ci sono sufficienti prove scientifiche che nell’immediato o a lungo andare non diano disturbi all’uomo, anzi a dire il vero ci sono prove che essi sono dannosi sia per l’uomo che per l’ambiente. Innanzitutto bisogna dire che mancano delle regolamentazioni efficaci in materia, sia per la produzione degli stessi ogm, sia per rassicurare i cittadini sui loro effetti. I risultati delle coltivazioni sperimentali di ogm hanno dato risultati piuttosto chiari, in due dei tre casi studiati gli erbicidi adatti alle colture ogm hanno danneggiato animali, piante selvatiche e ambiente circostante. Nel caso della barbabietola e della colza, la coltivazione di varietà modificate ha ridotto la biodiversità dell’ambiente circostante, nel caso del mais invece la biodiversità è aumentata, ma l’effetto potrebbe essere stato causato dal fatto che il mais convenzionale è stato trattato con l’impiego di un erbicida potentissimo, il cui uso è stato proibito, in molti paesi. Riguardo al rapporto ogmalimentazione, il problema fondamentale è che non ci sono garanzie di sicurezza; nella storia, ci sono casi di intossicazione da integratori alimentari ottenuti con microrganismi modificati, un tipo di soia modificata che ci si è accorti sia responsabile della diminuzione di crescita, casi di intossicazione prodotta da mais geneticamente modificato e che in realtà era destinato agli animali, casi di shock anafilattico dovuto all’ingestione di mais StarLink finito anche questo per errore negli alimenti destinati agli uomini e sono decisamente in aumento i casi di allergie e intolleranze alimentari. Oggi la scienza non dispone dei mezzi per prevedere le conseguenze a breve e lungo termine dell’impiego degli ogm, anche perché

mancano ovviamente volontari e perché già molti prodotti ogm sono nei nostri mercati da tempo a nostra insaputa perché è mancata un’etichettatura intelligente sui prodotti, quindi non si può sapere se alcuni disturbi derivino dall’ingestione di cibi ogm. Pare addirittura che questi geni modificati, non siano neanche stabili, che possano continuare a modificarsi da soli, in modo casuale e totalmente fuori controllo. Gli ogm hanno anche ovviamente degli effetti sull’ambiente: prima ed esempio le varietà coltivate erano moltissime, ora si rischia di vedere ridotto questo patrimonio a poche decine. Le piante ogm potrebbero prendere il sopravvento sulle altre non solo diffondendo il loro polline, ma sostituendosi a tutte le altre varietà locali grazie alla loro resistenza ai parassiti e diserbanti. Le prime coltivazioni che verranno danneggiate saranno quelle biologiche, perché anche se sono per definizione esenti da ogm, non si può evitare che il polline estraneo lo raggiunga. Da qui la grande discussione sulla fondamentale necessità delle distanze da rispettare e garantire tra i campi di colture ogm e campi tradizionali. Un’altra considerazione da fare è che non è vero che sono in grado di sfamare il terzo mondo: almeno per ora non esiste alcuna coltura geneticamente modificata che sia adatta a rispondere alle esigenze delle popolazioni più povere. E’ in studio un tipo di frumento che possa resistere alla siccità, ma non si ha ancora nessun risultato. In una dichiarazione presentata alle Nazioni Unite da 24 stati africani, sostenuti da 30 organizzazioni di produttori e ambientalisti, si obietta che la povertà e la fame di que-

sti paesi venga utilizzata dalle imprese multinazionali per promuovere una tecnologia non sicura e ambientalmente non sostenibile. Ciò che si ritiene in questo documento è che queste biotecnologie distruggeranno la diversità e l’agricoltura sostenibile sviluppata dopo millenni di adattamento all’ambiente. In queste circostanze, per questi paesi dovrebbero essere affrontate le radici profonde e le cause della malnutrizione. Inoltre si ricorda la mancanza di garanzie sulla salute di questi cibi modificati. Una certa responsabilizzazione verso l’argomento ogm la si può notare da quando, dopo molte e ripetute istanze, il 18 Aprile 2004 nell’Unione Europea si è riusciti ad ottenere che la presenza di ingredienti geneticamente modificati in un alimento venisse dichiarata in etichetta (perché sottolineiamo, è vietata la coltivazione ma non la commercializzazione e importazione di ogm). Il successo non è stato da poco, considerata la forte opposizione di tutte le multinazionali che producono ogm e di alcuni comitati scientifici. Ma che tristezza realizzare che per tanto tempo si sono acquistati e mangiati cibi con elementi geneticamente modificati senza saperlo. A volte non si ha più neanche la forza di reagire di fronte a queste prepotenze fatte in nome della logica del profitto, perché sono idee così scontatamente ignobili da attuare, che si resta totalmente indignati e senza speranze di fronte alla realtà del fatto compiuto. Ora è stata concessa, sicuramente entro certi limiti, la libertà di sapere e scegliere cosa mangiare, quindi non sprechiamola. Segue sul prossimo numero.

1-15/15-31 dicembre 2007

Pag. 5

LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI Alitalia precipita in borsa e cresce l’incertezza per il suo futuro Il titolo chiude a 0,75 € (-13%) dopo una serie di sospensioni per eccesso di ribasso e il minimo storico a 0.621 €. A determinare tale caduta hanno concorso le notizie di AirFrance e AirOne in caso di OPA. L'offerta di AirFrance sarebbe di 35 centesimi mentre quella di AirOne di un centesimo. Il titolo ha risentito, anche delle divisioni in seno al Governo.

Borse europee positive ma volatili

Controlli GDF, anno record

Si complica improvvisamente il quadro macroeconomico americano. Sia gli economisti che gli stessi governatori della Fed avevano parlato di pressioni inflazionistiche sotto stretto controllo a fronte di un chiaro rallentamento dell'economia americana. Un'analisi che permetteva alla banca centrale di intervenire con decisione sul costo del denaro nel tentativo di scongiurare lo spettro della recessione. Da settembre ad oggi, la Fed ha così potuto ridurre i tassi di interesse sui Fed Founds di un intero punto percentuale portandoli al 4,25%.

Il Comandante della GDF, Cosimo D'Arrigo, non esita a definirli risultati " di portata storica". Sono i 27,7 miliardi di base imponibile sottratta alla tassazione, scoperti dalle Fiamme Gialle nel periodo gennaio-novembre 2007, si tratta del 78% in più rispetto alla media 1996-2006, la maggiore Iva contestata ammonta a 4,2 miliardi (+75%), mentre per l'IRAP i rilievi sono pari a 13,5 miliardi (+44%). Imponibili scoperti che attestano la persistente, grave emergenza sul fronte dell'evasione. A consuntivo la somma che verrà incassata sarà inferiore all'ammontare dell'imponibile accertato.

Le minacce per gli Stati Uniti in un mondo alle prese con cambiamenti epocali

GAO: il piano strategico 2007/2012 La Ragioneria generale degli Stati Uniti d’America (United States Governament Accountability Office) ha di recente diramato il piano strategico per il periodo 20072012 ed a latere un documento che mette in rete tutte le minacce e le opportunità che il Paese a stelle e strisce dovrà affrontare nell’immediato futuro “Forces That Will Shape America’s Future”. I documenti del GAO sono tanto più importanti poiché essi sono notoriamente nonpartisan, professionali, privi di accenti ideologici, aiutando il Congresso nel guardare ai problemi della federazione e della popolazione sotto un profilo responsabile, di analisi, avvalendosi del meglio tra il mondo della consulenza, degli studi legali, degli economisti, specialisti della information communication technology, investigatori e altri professionisti multidisciplinari, con l’obiettivo di raggiungere la massima efficienza, efficacia e credibilità per il Governo degli Stati Uniti agli occhi dell’opinione pubblica e nei fatti. Responsabilità, integrità, affidabilità vengono individuati come valori strategici da salvaguardare in un mondo che cambia velocemente e il processo di cambiamento può essere solamente governato tenendo ben presente la vecchia regola di avere chiaro chi siamo, chi eravamo e dove si vuole andare. I temi della relazione riguardano il cambiamento delle minacce alla sicurezza nazio-

nale, problemi di sostenibilità del sistema paese, crescita economica e competitività, interdipendenza economica, mutamenti sociali, qualità della vita, opportunità offerte dalla scienza e dalla tecnologia. Nella sua lettera di introduzione al documento, David M. Walker, Comptroller General, spiega come questo piano strategico descriva la proposta di obiettivi e strategie per servire il Congresso e offrire suggerimenti di analisi su come affrontare, con l’aumento delle prospettive di vita e di salute della popolazione, l’ampio e crescente squilibrio fiscale di lungo termine e i crescenti timori in merito alla riorganizzazione della sanità, esigenze che soprattutto i cittadini americani meno abbienti vivono con apprensione. Il Medicaid, il sistema sanitario nazionale, sarà quello maggiormente colpito dall’aumento dell’età media della popolazione. Il lavoro del GAO si occupa anche di problematiche collegate ai principali sforzi del governo per trasformare i settori della sicurezza e la difesa. Dall’ultimo aggiornamento, molte sfide continuano ad essere tali ed altre sono emerse. Per esempio, la guerra al terrorismo continua, come il coinvolgimento in Iraq e il conseguente sforzo di ricostruzione, che è ancora in svolgimento. Gli uragani Katrina e Rita e le previsioni di una pandemia influenzale hanno sollevato preoccupa-

zioni in tutta la nazione, unitamente alla consapevolezza di minacce terroristiche alla sicurezza. Il deficit di bilancio che ha raggiunto livelli storici ha incrementato in modo significativo il debito pubblico. Forse più preoccupante è che secondo i dati federali le prospettive fiscali di lungo raggio restano insostenibili sia per gli impegni esistenti che per la sfida di riuscire ad assicurare la cura ad un numero crescente di persone anziane. Di conseguenza, il piano politico diverrà il vero responsabile nel tracciare la strada della decisione nella direzione di ciò che gli USA del terzo millennio potranno permettersi. Lo studio asserisce come i confini nazionali abbiano raggiunto una scarsa rilevanza non solo ai fini della tutela della sicurezza ma anche nell’affrontare una serie di problemi economici, sociali e ambientali. Allo stesso tempo, la composizione della popolazione sta significativamente variando verso un invecchiamento e più invecchia più aumentano le richieste di fondi federali e servizi. La ricerca scientifica e gli sviluppi tecnologici offrono la possibilità di migliorare la vita dei cittadini americani, ma sollevano anche questioni etiche profonde per la società. Questi cambiamenti sono accompagnati da nuove aspettative circa la qualità della vita per gli americani e il modo di misurare la posizione e il progresso di un paese dove culturalmente i cittadini

sono uniti dalla fede nella libertà, nelle parità di opportunità e la possibilità di una vita migliore attraverso la perseveranza e duro lavoro e vivono in un paese dalla forte crescita economica, bassi tassi di disoccupazione, tassi di inflazione moderata, forte sui mercati dei capitali. Rispetto alla maggior parte delle nazioni, gli Stati Uniti raggiungono ranghi molto elevati di reddito personale, di alfabetizzazione, e proprietà della casa, senza contare il fatto di essere attualmente anche l’unica superpotenza mondiale. Tuttavia, gli Stati Uniti si trovano ad affrontare una serie di sfide importanti e la risposta a molte di queste minacce non dipende solo dall’azione del governo degli Stati Uniti, ma anche dalla collaborazione di altri paesi e organizzazioni multilaterali, come pure i governi statali e locali, il settore privato e il settore nonprofit. Pensando alla sicurezza nazionale il lavoro del GAO non può non rilevare come a complicare gli sforzi siano un certo numero di stati in situazione fallimentare che consentono il commercio di armi, di stupefacenti, o di altre merci illegali; la diffusione di malattie infettive, in fine la sistemazione di gruppi terroristici. Gli USA hanno bisogno di difesa, e in futuro, potrebbero indurre i rappresentanti politici a rivedere aspetti fondamentali dei programmi per la sicurezza nazionale, quali il Dipartimento della Difesa (DOD), o il Department of Homeland Security (DHS) e il

piano di bilancio per meglio ridurre il rischio entro livelli attesi e attuali di risorse. All’interno la capacità di provvedere alla sicurezza dei suoi cittadini e mantenere il proprio posto nel mondo sono minacciate dalla questioni energetiche – troppa dipendenza da altri, dalla tutela ambientale – il cambiamento climatico è reale ed induce a mutamenti comportamentali, questioni tuttora irrisolte e che rischiano di divenire economicamente insostenibili. In futuro, gli Stati Uniti di fronte ad un ampio e crescente deficit fiscale strutturale saranno guidati nelle scelte in gran parte dalle tendenze demografiche e dall’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria. La crescita economica e la concorrenza sono anche assicurate dalle competenze delle persone, oltre che dalle politiche del governo, e della capacità del settore pubblico e privato per innovare e gestire il cambiamento. Il sistema educativo degli Stati Uniti dovrà quindi preparare la forza lavoro, fornendo le necessarie competenze e la conoscenza per guidare l’innovazione, la produttività e la crescita economica, Le politiche fiscali e di regolamentazione del governo federale influenzeranno la crescita economica e la capacità di competere. L’economia statunitense beneficia di meno restrittive regole di lavoro e di regolamentazione di oneri fiscali minori rispetto a molti altri paesi che sono membri dell’Organizzazione per la

cooperazione economica e lo sviluppo (OCSE), anche se la deregolamentazione richiede un’adeguata vigilanza per proteggere l’interesse pubblico. Nel frattempo, le economie, nonché i governi e le società sono sempre più interdipendenti, Indicatori quali il commercio internazionale e le transazioni finanziarie rivelano il collegamento. Entrambe le importazioni e le esportazioni degli Stati Uniti come quota di prodotto interno lordo (PIL) son più che raddoppiate dal 1970 al 2005. Gli Stati Uniti si trovano di fronte alla sfida di garantire i propri confini per tutelare la sicurezza senza ostacolare lo scambio delle persone, delle idee, delle merci e dei capitali necessari per sostenere la crescita economica e per rafforzare la società civile. I sistemi di trasporto - strada, ferrovia, aria - come pure in materia di immigrazione e politiche per l’occupazione possono richiedere significative modifiche in risposta a queste tendenze. Se gli USA sono pronti per le sfide e i cambiamenti in corso, la risposta che dovranno darsi sarà ad una domanda tanto semplice quanto complessa: “Qual è il ruolo del governo federale nel 21 ° secolo, come dovrebbe essere organizzato, praticato, gestito e finanziato?”. In pratica secondo il GAO la classe politica statunitense si troverà nel futuro prossimo a dover rinnovare il contratto sociale.

Dal nuovo Presidente gli americani si aspettano risposte forti

Usa: dopo Bush ancora Bush Democratici o repubblicani, Clinton o Giuliani, non importa: la politica americana cambierà poco, almeno nei primi tempi, una volta che si insedierà il successore di George W. Bush. Sul fronte interno saranno i grandi temi economici a guidare le prime mosse del nuovo inquilino della Casa Bianca, che dovrà fare i conti, in tutti i sensi, con un forte deficit pubblico e un rallentamento generale dell’economia nazionale. Tanto la Clinton, quanto Giuliani, dovranno innanzitutto pensare a come fronteggiare un sistema piegato da scandali finanziari, molti dei quali messi in piedi da grandi aziende che hanno truccato i conti per gonfiare i profitti (Enron, WorldCom e il maxi-provider America On Line tra gli altri). Scandali che hanno messo in ginocchio più di una volta le Borse di tutto il mondo, aprendo una recessione dell’economia Usa che ha spaventato, e spaventa tutt’ora, gli altri blocchi mondiali, Europa in testa. Se da un lato Giuliani promette la stessa rigidità utilizzata in campo sicurezza quando era sindaco di New York, dall’altro non sembra

provenire nessun segnale dalla Clinton. A conferma di una tesi più volte sostenuta: la senatrice di New York non ha le idee chiare sul programma da proporre e gioca la sua battaglia elettorale più su un fronte mediatico che su una precisa strategia di cambiamento. Un banco di prova importante in politica estera sarà quello iracheno. “La Clinton promette il ritiro delle truppe – spiega il professor Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore -, ma lei stessa sa che non potrà cambiare le cose molto in fretta. E’ vero che l’opinione pubblica è stanca della polveriera irachena, ma tanto la candidata democratica, quanto Giuliani, sanno che andarsene ora sarebbe un grave errore che avrebbe ripercussioni fortissime in tutto il Medio Oriente”. Anche perché, come sostiene Parsi, il vero problema che il nuovo presidente si troverà ad affrontare sarà quello d e l l ’ A f g h a n i s t a n : “Paradossalmente oggi l’Iraq preoccupa meno, ma non abba-

stanza da poter pensare a un disimpegno militare delle truppe americane. Non dimentichiamo che è a Kabul che ora c’è più bisogno di aiuto. Servono più truppe in grado di combattere e gli americani non le hanno. Secondo me, sia Clinton sia Giuliani si produrranno in un grande sforzo diplomatico per coinvolgere ancora di più gli alleati, cercando di convincerli a restare e potenziare una missione che molti vogliono abbandonare”. La parola d’ordine sarà sharing responsibility, condivisione delle responsabilità. Tra gli interlocutori europei, in prima linea ci sarebbero tre leader che in questo momento godono di grande considerazione da parte della Casa Bianca: Angela Merkel, Nicolas Sarkozy e, soprattutto sul fronte democratico, Gordon Brown. “Ma agli americani – precisa Parsi – non importa tanto chi, importa piuttosto se ne vale la pena. Se l’Unione Europea riuscirà a trovare la propria identità nel dopoLisbona, non ci saranno Clinton o Giuliani che tengano. Gli Stati Uniti saranno obbligati a consi-

derare il fattore europeo, qualora ne valga la pena. Da questo punto di vista non ci saranno strategie democratiche o repubblicane”. Altro tema da affrontare sarà quello dei rapporti con l’eterno rivale americano, la Russia. Putin, che da qui ai prossimi sei mesi sarà impegnato a gestire la transizione del suo potere da presidente a premier, non avrà tempo di preoccuparsi delle faccende d’oltreoceano. Ma il presidente russo ha un suo candidato preferito? “No – risponde Parsi -. Per Putin non cambierà nulla in nessuno dei due casi. I problemi tra le due super potenze rimarranno quelli di sempre. Putin sa che, chiunque sia il nuovo presidente, non sarà bendisposto nei confronti delle scelte in politica estera della Russia. Dalla corsa al riarmamento russo, passando per i rapporti ambigui con l’Ucraina e il modo ancora poco chiaro di gestire il dissenso interno: sia Clinton sia Giuliani dovranno rapportarsi in modo simile a quanto fatto ora da Bush”. Esprimere sì un dissenso ma senza interferire troppo.

Come dovrebbe accadere con l’Iran: secondo Parsi “è ormai stata accantonata ogni velleità interventista. La dismissione del programma nucleare ha costretto Bush a una marcia indietro che dovrà ora trasformarsi in una avanzata del cammino diplomatico. Il nuovo presidente dovrà per forza lavorare per far sì che le forze di opposizione ad Ahmadinejad riescano a catalizzare il consenso popolare. Altrimenti si rischia un inasprimento delle posizioni anti-americane in medio oriente”. Si rischia insomma di vanificare anche i piccoli sforzi fatti dalla Siria nel recente vertice di Annapolis. Sforzi “più di comodo”, sostiene e Parsi. “La Siria ha partecipato ad Annapolis per sondare il terreno ma senza sbilanciarsi troppo”. Piuttosto, il vero banco di prova sarà la Cina: “E’ il problema più grande per chi verrà dopo Bush – ammette Parsi -. Clinton e Giuliani sanno che la situazione è delicata e per troppo tempo è sfuggita di mano alla Casa Bianca. Anche se è entrata nel Wto (il World Trade Organization), la Cina non sem-

pre ha rispettato gli accordi multilaterali del patto che sta alla base dell’organizzazione mondiale del commercio”. Temi caldi che non potranno quindi avere approcci diametralmente opposti se a vincere dovesse essere un democratico o un repubblicano, ma che impegneranno il nuovo presidente in un banco di prova decisivo nel primo anno di lavoro alla Casa Bianca. Soprattutto in politica estera, dove c’è stata la maggiore esposizione dell’amministrazione Bush. Secondo Parsi, chi avrà più problemi a gestirne l’eredità? Un democratico o un nuovo repubblicano? “Nessuno dei due. Per come funziona il sistema politico americano, entrambi possono sconfessare l’operato di Bush. Ma cambiarlo radicalmente e subito, no. Certo che sulla Clinton rimangono forti dubbi, alimentati anche dai recenti sondaggi che la vedono perdere consensi in favore di Obama. Lei non ha un vero e proprio programma, si regge sull’immagine che il marito ha creato per lei. Quanto potrà resistere ancora?”.

Pag. 6

1-15/15-31 dicembre 2007

LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITA’ Gdf: Scajola, irrituale comportamento Padoa-Schioppa e Visco

Tibet: Dalai Lama, onorificenza e' incoraggiamento per mio popolo

Berlusconi: ''Prodi abbia la dignità di dimettersi''

(Adnkronos) - "Prodi definisce irrituale la lettera di dimissioni presentata al capo dello Stato dal gen. Speciale, dimenticando quanto irrituale sia stato il comportamento del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa e del vice ministro Vincenzo Visco nei confronti dell'ex comandante della GdF. E' stato a tal punto irrituale da provocare una pesantissima sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio. Ecco da che pulpito viene la predica''.

(Adnkronos) - Commosso e colpito. Cosi' il Dalai Lama ha commentato il conferimento della cittadinanza onoraria di Torino, ultima tappa ufficiale del suo viaggio in Italia cominciato lo scorso 5 dicembre e che si conclude proprio in queste ore con la visita alla citta' della Mole.

(Adnkronos) - Commosso e colpito. Cosi' il Dalai Lama ha commentato il conferimento della cittadinanza onoraria di Torino, ultima tappa ufficiale del suo viaggio in Italia cominciato lo scorso 5 dicembre e che si conclude proprio in queste ore con la visita alla citta' della Mole.

Il Pr esidente del Consiglio “Ombra” effettua il suo primo gir o di consultazioni

“Walzer” Veltroni Nell’attesa che la Corte Costituzionale si esprima il prossimo 16 gennaio,riguardo la validità dei tre quesiti referendari- ricordiamolo sono state raccolte circa 580 mila firme –e stabilisca la data di convocazione degli elettori, il Presidente del Consiglio “ombra” , Walter Veltroni, ha effettuato un vero e proprio giro di consultazioni coi rappresentanti dei partiti che componevano l’oramai defunta Casa delle Libertà. Durante questi incontri voluti dal Sindaco di Roma e neo segretario del Partito Democratico si è parlato quasi esclusivamente di modifiche all’attuale legge elettorale, ma a quanto ci è parso di capire i risultati non sono stati esaltanti. Berlusconi si è mostrato disponibile a un cambio della Legge che andasse verso un modello proporzionale con l’eliminazione del vincolo preventivo di coalizione , Casini ha ribadito per l’ennesima volta la sua preferenza per il sistema”tedesco”, Alleanza Nazionale ha confermato il suo rifiuto all’abolizione dell’obbligo di indicare prima, agli elettori, il nome del candidato Premier e con quale alleanza politica si intenda correre .In seguito a questi giri di Walter , sorry valzer, anche gli altri rappresentanti delle diverse anime del P.D e del resto dell’Unione hanno preteso un incontro da cui è venuta fuori la disponibilità ad un sistema elettorale proporziona-

le con sbarramento ma solo con il vincolo”politico” di dichiarare prima la coalizione con cui si correrà, e nella politica italiana da, sempre, si sa come possa essere tenuto in considerazione un vincolo politico…L’unica sensazione che è emersa da queste riunioni è stata la volontà di Veltroni e Berlusconi di mandare in soffitta questo bipolarismo incamminandosi verso l’esistenza di due soli grandi partiti-i loro naturalmente – che proprio non ci fa fare salti di gioia. E non li fa fare, i salti di gioia, neanche ai “partitini” della Maggioranza oltre che all’opposizione con l’esclusione di FI. E alla fine di tutto questo can-can in commissione affari costituzionali del Senato,a metà dicembre il relatore Enzo bianco ha presentato il testo base della riforma della legge elettorale che approderà, secondo i piani di Veltroni,in Aula a Gennaio inoltrato e che comunque ha ricevuto già il “niet” di Udeur e Sinistra arcobaleno oltre che AN, UDC, e Lega. Il testo prevede uno sbarramento al 5%, nessun premio di maggioranza, il 50% dei seggi scelti col proporzionale e il restante col maggioritario, nulla è specificato riguardo le eventuali nuove circoscrizioni la cui estensione farebbe “pendere” verso un sistema “tedesco” o verso il “vassallum”. E tra tutte queste ipotesi il povero elettore italiano, e in verità anche chi vi scrive, è

colpito da forti mal di testa. Allora tra sistema tedesco, francese a doppio turno , spagnolo, maggioritario all’americana, con sbarramento alla turca, al 5 % al 4 % , proporzionale con aggiustamento maggioritario e primarie e compagnia cantando, cerchiamo di dissolvere almeno un po’ la nebbia che avvolge l’argomento. Le proposte su cui gli addetti ai lavori stanno discutendo sono tre: c’è il così detto vassallum - dal nome del professor Vassallo che lo ha ideato ,poi l’immortale sistema tedesco ed infine il modello in vigore in Spagna. Il primo è un sistema, abbastanza cervellotico, comprende un misto di maggioritario e proporzionale corretto, con elementi dei sistemi elettorali tedesco e spagnolo. Il «Vassallum» prevede il 50% dei deputati eletti in collegi uninominali e l’altro 50% su base proporzionale a livello circoscrizionale. In questo caso l’elettore dà un unico voto, valido sia per il seggio attribuito con l’uninominale, sia per l’assegnazione dei seggi proporzionali della circoscrizione, la quale sarebbe grande grosso modo come una provincia. Secondo gli ideatori, questo sistema (che potrebbe prevedere o meno uno sbarramento), mantiene in vita il bipolarismo senza danneggiare troppo i partiti più piccoli. Sulla scheda comunque non ci sarebbe più l’indicazione del nome

del Premier. Vediamo allora in cosa consiste invece il secondo sistema in esame- forgiato sul così detto modello tedesco-: un proporzionale corretto, con sbarramento al 5 % e senza premio di maggioranza in cui il premier viene eletto dalla Camera dei deputati ed ogni compagine politica si presenta agli elettori con un proprio candidato, in questo caso le circoscrizioni previste sarebbero non più di una ventina. Il Presidente del Consiglio una volta eletto, può essere cambiato durante la legislatura attraverso una sfiducia costruttiva che deve contenere il nome del nuovo Premier. Un commento in questo caso è obbligatorio. Il sistema politico italiano mostra, con la proposta di voler introdurre anche nel nostro Paese un modello che proprio in questi ultimissimi anni ,dopo decenni di funzionamento, ha mostrato la sua incapacità a consentire la governabilità nella Nazione che lo ha adottato per prima –in Germania,non fa mai male ricordarlo, c’è la “Grosse koalitione”-,perché il risultato delle elezioni con il regolamento citato sopra non è stato così univoco da esprimere una maggioranza definitivatutta la propria incapacità a trovare soluzioni adeguate a qualsivoglia problema. Il sistema elettorale in vigore in Spagna , se possibile è ancora un po’ più complicato,infatti esso è un proporzionale molto

corretto, con accentuati effetti bipolari. Infatti esso è stato appositamente ideato per raggiungere due scopi: avere il bipartitismo e una soddisfacente rappresentanza di formazioni politiche a base regionale, scoraggiando in questa maniera l’esistenza e la formazione di partiti minori nazionali. Caratteristiche fondanti dell’impianto sono essenzialmente l’uso del sistema proporzionale solo dentro ogni circoscrizione, senza che esse “comunichino tra di loro , mettendo in comune i resti;il numero elevato di circoscrizioni – 50 come le province-, e un mini sbarramento al 3% all’interno di ogni circoscrizione. Considerando che i deputati del Congresso spagnolo sono 350, il numero di rappresentanti che si eleggono in ogni circoscrizione è molto basso: in media sette. Questo insieme di elementi favorisce i partiti più grandi ma non penalizza troppo le compagini politiche i cui consensi sono concentrati in maggioranza in regioni ben definite ( tipo le regioni del nord Italia per la Lega , ad esempio) mentre come già ricordato ridimensiona grandemente i piccoli partiti nazionali. Ma come già ricordavamo all’inizio, su tutto questo cancan di incontri tra i rappresentanti dei partiti di governo e di opposizione per cercare una intesa su un nuovo sistema elettorale, pende la spada di

Damocle del Referendum,che prevede che i cittadini si esprimano sulla abrogazione della possibilità di attribuizione del premio di maggioranza alle coalizioni di liste sia alla Camera che al Senato. Nel caso dell’approvazione di questa proposta, la conseguenza è che il premio di maggioranza verrebbe attribuito alla lista singola (e non più alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il maggior numero di seggi. Praticamente il partito più votato ottiene il premio che gli assicura la maggioranza dei seggi in palio, le compagini politiche più piccole ottengono comunque una rappresentanza adeguata, purché superino lo sbarramento. Rimarranno ad ogni modo in vigore le norme vigenti relative all’indicazione del “capo della forza politica” (il candidato premier) ed al programma elettorale. Inoltre se approvato dagli Italiani il referendum vieterebbe la possibilità delle candidature multiple in più circoscrizioni elettorali. In definitiva, possiamo solo dire che,nel caso si trovi o meno un accordo tra i partiti, i poveri sudditi Italiani per l’ennesima volta sono costretti ad assistere a discussioni su argomenti che poco li interessano o riguardano, mentre i loro problemi reali sembra che nessuna Istituzione voglia impegnarsi a risolverli o per lo meno tentare di farlo.

l’Italia nel mezzo di una crisi d’identità della collettività economica e sociale

Rapporto Censis Se la politica e le istituzioni non aiutano a rafforzare l’identità della società italiana, questa risulta disillusa e frammentata anche grazie alla percezione di un futuro incerto e inconcludente. L’analisi del CENSIS, nel quarto rapporto sullo stato sociale del Paese, descrive un’Italia a due velocità: da una parte lo sviluppo economico che si conferma positivo ma contraddittorio e non integrato, dall’altra una società che non rispecchia lo stesso trend ma anzi se ne distacca. Lo sviluppo economico si muove, infatti, su dinamiche di minoranza (come quella industriale che non riesce a sprigionare le energie necessarie per uscire dallo stallo) che non filtrano fra la gente, cioè sono impercettibili, intangibili, cioè non si traducono in processo sociale. E’ la “degenerazione antropologica”, la modalità espressiva quotidiana degli italiani. Quello che preoccupa o quantomeno dovrebbe generare ragionevoli preoccupazioni a coloro i quali hanno il dovere istituzionale di limitare i danni legati a fenomeni di illegalità e di criminalità, si traduce, invece, in un rimbalzo di responsabilità che se si volesse tentare di rintracciare il responsabile di una gestione fallimentare dei fenomeni medesimi sarebbe impos-

sibile raggiungere risultati positivi e confortanti in merito alla ricerca. Questo è il grande e vero problema che da sempre caratterizza il sistema istituzionale del nostro Paese. Il 22% della popolazione italiana, ossia circa 23 milioni di persone, vive in zone in cui è presente la criminalità organizzata; a fronte di questa piaga sociale il Paese non è riuscito a risolvere il problema dell’illegalità che sempre più diffusa sta generando insicurezza e scarsa credibilità nelle istituzioni. Il nostro Paese, non dimentichiamoci, negli ultimi anni ha subito non senza responsabilità, da parte dei poteri forti, crack finanziari dovuti ad un intreccio tra illegalità del mondo finanziario e complicità di quello politico, scandali che hanno affossato l’immagine del sistema Italia sia in Europa che nel mondo. Come facciamo a recuperare l’immagine perduta? Certo non tollerando fenomeni di illegalità, certo non garantendo un diritto costituzionale sacrosanto come quello della certezza della pena, certo non effettuando riforme istituzionali, ma tutto questo è realmente realizzabile in un Paese dove non si è ancora stabilita l’esistenza di un confine tra libertà e democrazia? Il rapporto Censis considera inoltre altri fattori che stanno influenzando le dinamiche

sociali in maniera negativa fino a mettere in discussione l’identità della società italiana, sempre più frammentata e disunita, che vive la quotidianità con improvvisazione, senza legare l’esistenza a un progetto di vita fondata sul senso civico, sui valori della famiglia e della patria da difendere sempre e ovunque. Ma è possibile educare un popolo a dare senso alle proprie azioni se il Governo del Paese è più smarrito di loro? Ecco il senso dello smarrimento, del far politica senza obiettivi, dell’assenza totale di una politica che tuteli l’integrità morale della famiglia l’unica e vera cellula costitutiva di un tessuto sociale evoluto, senza una politica che ponga al centro delle proprie azioni i giovani, il lavoro, insomma abbiamo un altro problema, cioè, l’esistenza di una politica estranea ai valori fondamentali di una società civile. Ovviamente le istituzioni essendosi esonerate dal diffondere messaggi di educazione sociale, al loro posto subentra il messaggio televisivo costituito da stereotipi di bellezza, di ricchezza e di benessere irraggiungibili, ed è proprio la metabolizzare messaggi di questo tipo di messaggi legati ad una loro irrealizzazione pratica che genera un circuito depressivo dal quale difficilmente le persone riescono poi ad uscire. La tendenza a raggiungere l’i-

dealtipo seguita dall’impossibilità concreta di raggiungerlo genera un processo critico che allontana i giovani da quella che è effettivamente la realtà e dallo scopo di una vita seria e corretta. Il numero dei telefonini continua a crescere inesorabilmente, li possiede l’86,4% della popolazione contro il 92,4% delle Tv. Il telefonino è utilizzato dal 76,9% degli uomini e dal 75% delle donne con punte di oltre il 96% fra i giovani di età compresa tra i 14 e i 29 anni. Al centro è record di telefonini dove si registra un indice di penetrazione dell’84,5%. I fruitori della rete Internet ha raggiunto il 43,3% della popolazione, più 10% degli utenti abituali. Il 68,3% è costituito da giovani tra i 14 e i 29 anni. Il 31% degli stipendi è destinato a casa ed energia. Queste sono alcune statistiche elaborate dal rapporto Censis che evidenziano la tendenza della popolazione italiana all’utilizzo di determinati beni e servizi. In termini più tecnici potremmo considerarla come il paniere ottimo dell’era tecnologica all’interno del quale hanno una collocazione privilegiata i prodotti della comunicazione, aventi tra l’altro un contenuto tecnologico molto innovativo. Ma da questa statistica differenziata possiamo ricavare utili spunti per rilevare la consisten-

za dell’utilizzo di questi beni. E’ del tutto evidente il dato sui telefonini, oggi sempre di più gli italiani detengono telefonini. Quello che preoccupa non è la quantità elevata di italiani che lo detengono ma il fine del loro utilizzo. Se il telefonino fosse utilizzato razionalmente, cioè tenendo conto della sua funzione primaria e cioè quella di poter contattare in qualunque momento e in qualsiasi posto un’altra persona cercando di usarlo per una comunicazione seria e necessaria, ovviamente nei vari contesti, da quello lavorativo a quello familiare, l’utilizzo del telefonino sarebbe utile e corretto. Se , invece, il suo utilizzo fosse destinato a fini moralmente ripugnanti, il dato statistico fornito dal rapporto Censis dovrebbe cominciare a preoccupare le istituzioni e le famiglie. Ovviamente la giusta dimensione dell’utilizzo di un telefonino non è definibile in maniera esaustiva con un articolo giornalistico ma occorrerebbero riflessioni più articolate e complete. Comunque i messaggi che la società italiana oggi ci sta consegnando sull’utilizzo dei software tecnologici, come, ad esempio, quelli del telefonino e del pc, sono tutt’altro che incoraggianti. Se a questo dato aggiungiamo la crisi d’identità che sta invadendo la culla della famiglia italiana mettendo in discussione la sua

originaria funzione sociale cioè quella di un centro di educazione morale, l’atteggiamento indifferente dello Stato, i mezzi di comunicazione che diffondono messaggi sempre più commerciali e poco educativi, il passo da qui a concludere che i giovani saranno vittime ma anche protagonisti di un disfacimento sociale e di una totale perdita di competitività culturale con gli altri paesi è molto breve. Ma quale futuro si può consegnare ai giovani se questo presente sta creando le condizioni economiche e sociali per cancellarlo? Questa è la domanda che dovrebbero porsi tutti coloro i quali hanno l’obbligo ed il dovere costituzionale di educare la prole. Certo Prodi è interessato a liberalizzare le droghe c.d. “leggere” per rispondere alle ideologie estremiste del comunismo italiano, meglio “permettere che proibire” e non può occuparsi della famiglia e dei giovani. Questo è il messaggio culturale della maggioranza politica che oggi governa il nostro Paese, e se in tempi brevi l’opposizione non riesce ad unirsi sulle problematiche concrete lasciando da parte le formule strategiche coalizionali e lasciando per strada un po’di protagonismo rischiamo di finire in un vortice tutti quanti corresponsabili della debacle identitaria della nostra società.

1-15/15-31 dicembre 2007

Pag. 7

LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITA’ Record di consumi elettrici per il gelo (Adnkronos/Ign) - Il gelo spinge i consumi di energia elettrica, che fanno segnare il nuovo record assoluto a 56.810 megawatt. E' quanto ha rilevato Terna, la società che ha la responsabilità della trasmissione e del dispacciamento dell'energia elettrica in Italia, alle 17.30 di oggi.

Progetto-pilota sulla tracciabilità nella filiera ortofrutticola L'Ismea , su incarico del Mipaaf, ha realizzato un sistema innovativo di tracciabilità volontaria in grado di favorire un approccio consapevole da parte del consumatore e di supportare sia la Pubblica amministrazione, nel suo ruolo di garante della sicurezza alimentare e della trasparenza di mercato, sia le imprese private, nella creazione di valore aggiunto. (Fonte ISMEA)

Il peperone di pontecorvo verso la dop Con l'audizione pubblica si è concluso nei giorni scorsi l'iter preparatorio per il disciplinare di produzione del 'Peperone di Pontecorvo' DOP. ARSIAL, attraverso il progetto 'Agricoltura Qualità' e in stretta sinergia con il Comitato Promotore, ha curato la predisposizione del dossier tecnico-scientifico-storico necessario per la presentazione della richiesta di riconoscimento al MiPAAF e alla commissione UE. (Fonte: ARSIAL)

Addobbi di Natale, un test per i bilanci familiari Mentre i conti pubblici quadrano quelli delle famiglie italiane non hanno neanche bisogno di commenti, le statistiche sui prezzi al consumo e sui redditi sono a dir poco catastrofiche L’export italiano riparte, i conti pubblici cominciano a quadrare, questi risultati considerati nel complesso e generale scenario economico potrebbero apparire soddisfacenti ed apprezzabili. In realtà tali dinamiche che sembrerebbero caratterizzare un quadro macroeconomico positivo celano i germi di una presente e futura performance negativa della congiuntura. I fatti che attestano la tendenza ad un peggioramento della situazione sono evidenti e documentati dall’andamento generale dei prezzi che inesorabilmente stanno polverizzando ogni timido segnale di fiducia da parte dei consumatori. Il prezzo più alto dell’inflazione è a carico delle famiglie italiane, soprattutto da quelle che detengono un reddito medio-bassso, cioè che esprimono una capacità di spesa meno che sufficiente a lubrificare il motore dell’economia nazionale. Allora alla seguente domanda: “una famiglia sarebbe più contenta se quadrassero i conti pubblici oppure se l’inflazione diminuisse”, è scontata e pacifica che la risposta più ragionevole sarebbe nella la seconda parte della domanda, cioè quella secondo cui la soddisfazione sarebbe

tanto più elevata quanto più basso sarebbe il livello dei prezzi. Il processo di innalzamento dei prezzi costituisce un trend che incide direttamente in maniera negativa sul reddito delle famiglie, attraverso la leva del consumo che subisce una contrazione indesiderata dal sistema economico nazionale. Il consumo che appunto rappresenta un elemento positivo del reddito nazionale, perché genera ricchezza, se subisce una variazione in diminuzione produce un effetto decrementale nel ritmo di crescita. E’ come se la pulsazione cardiaca subisse un rallentamento a causa di un flusso sanguigno irregolare ostruito. La cura ovviamente presupporrebbe una terapia d’urto rivolta alla eliminazione del fattore ostativo, cioè nella fattispecie del livello dei prezzi troppo elevato, ma per porre in essere una cura di questo tipo l’intervento pubblico dovrebbe adottare misure di contenimento dei prezzi attraverso una politica economica rivolta al controllo stretto delle speculazioni tutelando in tal modo la domanda di mercato. Quello che bisogna evitare è l’aumento indiscriminato e selvaggio dei prezzi che viene praticato in maniera del tutto arbitraria. Il duplice effetto della diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie e la correlativa contrazione dei redditi provoca incertezza nelle decisioni per la spesa futura. L’incertezza del

futuro genera a sua volta scarsa fiducia non solo nelle aspettative di spesa della famiglie ma anche in quelle di investimenti delle imprese, le quali rappresentano le cellule propulsive e produttive dello sviluppo. Se la categoria imprenditoriale attende il futuro come un trend economico negativo nessun titolare di impresa penserà di destinare una quota del proprio risparmio o di utile ad investimento creando un indebitamento oggi che non potrà essere finanziato dal futuro appunto incerto. Ecco che un altro fattore macroeconomico viene a subire una contrazione che è del tutto indesiderata dal sistema economico nazionale, contribuendo a determinare un rallentamento della crescita. Siamo partiti col dire che lo scenario sembrava riservare elementi che lo caratterizzassero in positivo, ora siamo arrivati a considerare fattori che caratterizzano in negativo la congiuntura del Paese. Perché tale contraddizione? Uno scenario che inizialmente ingloba elementi positivi può rivelarsi effettivamente negativo? Tale situazione spesso è generata da fattori che producendo effetti concatenati possono realizzare risultati differenti e contrastanti. Il meccanismo che genera una crescita economica può essere innescato da elementi che legati fra loro portano al raggiungimento di performances diverse. E’ proprio nella gestione di que-

sti fenomeni contrapposti che risiede la difficoltà dei policy makers a governare processi di crescita e di sviluppo. Oggi, nelle dinamiche più vicine alle famiglie, il fattore più significativo che va rilevato è quello relativo alle decisioni di spesa., cioè le famiglie dato un paniere formato da certi beni e servizi e un livello di reddito quanto decidono di spendere per l’acquisto di quei beni? Quanto decidono invece di risparmiare? Non sempre è possibile effettuare decisioni sia di spesa che di risparmi, anzi oggi il problema è solo quanto spendere per la maggior parte delle famiglie perché margini per risparmiare ce ne sono ben pochi. Se i conti pubblici quadrano è perché c’è stato un aumento della pressione fiscale, è stato definito “sostanziale” l’aggiustamento del bilancio pubblico italiano compiuto nel 2006 e nel 2007, ma il compito del Governo e del Parlamento non può dirsi concluso per tre motivi: il deficit è stato portato sotto il 3% del PIL grazie all’aumento della pressione fiscale, gli sforzi del 2007 subiranno una frenata nel 2008, non è stata colta l’opportunità di accelerare la riduzione del debito. E’ questo il giudizio della Commissione europea contenuto nel rapporto sull’attuazione della strategia di Lisbona. Tale giudizio fa capire bene il senso del messaggio europeo alle istituzioni italiane:

è vero che l’obiettivo del 3% è stato raggiunto ma è anche vero che le famiglie italiane hanno subito una ulteriore imposizione fiscale in aumento. Gli italiani che non hanno provocato il debito pubblico è possibile che sono i soli finanziatori dello Stato? Se ogni finanziaria serve per aumentare la pressione fiscale al fine di coprire il debito pubblico la crescita che risorse avrà? Mentre gli italiani sono sottoposti ad un esborso esoso di danaro contante per far quadrare i conti allo Stato, il Governo Prodi in questi giorni è alle prese con un’altra situazione intollerabile nella modalità di espressione, cioè lo sciopero degli autotrasportatori che stanno paralizzando la rete distribu-

tiva di beni primari e secondari comprese le forniture di carburante. Intanto l’economia tedesca cresce quattro volte più della nostra, l’occupazione idem, insieme a quella della Francia, dell’Inghilterra, della Spagna, noi come al solito siamo il fanalino di cosa in Eurolandia. Dunque, a fronte di una totale assenza di indirizzo economico da parte del governo volto al rafforzamento della competitività del sistema-Paese, gli italiani si trovano a fare i conti di fine anno cercando di trovare qualche ritaglio di sana intimità negli affetti delle proprie famiglie, ma non è facile trovarlo sempre soprattutto quando si trova difficoltà anche ad addobbare l’albero di Natale.

Budapest, una città elegante tra palazzi art nouveau atmosfer e natalizie Budapest è una città raffinata adagiata sul Danubio, contornata dalla natura verde e da prestigiosi monumenti che ricordano lo splendore dei suoi tempi più aurei. L’atmosfera natalizia rende la capitale ungherese ancora più affascinante. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento l’Ungheria visse un periodo molto florido sia dal punto di vista culturale che economico. La città si dedicò alle costruzioni di strade, di nuovi edifici e di quartieri moderni tanto da diventare ancora più bella e seducente. La sua ricchezza di elementi in stile art nouveau la rendono famosa ma pochi sanno che molti edifici sono stati caratterizzati da simboli che richiamano la storia magiara, che pertanto la definiscono unica. E’ all’inizio del secolo scorso che Budapest si arricchisce di splendidi ed interessanti palazzi, grazie anche all’opera dell’architetto ungherese Ödön Lechner che cercò di perfezionare la sua cultura nell’arte magiara, tanto da divenire un gran conoscitore; ciò influenzò e determinò il carattere della sua architettura. Allo stile liberty affiancò uno stile nazionale che mescolava insieme l’influenza dell’art nouveau con ornamenti folcloristici magiari, ripresentando, a volte, elementi rinascimentali e rispol-

verando fattori della dominazione turca che avvenne in Ungheria. Le luci natalizie rischiarano i palazzi eleganti del centro città, le vetrine sono decorate utilizzando meringhe colorate a forma di cerchi e le palline di ceramiche, con i caratteristici simboli natalizi, sono appese ad abeti natalizi, numerose lampadine serpeggiano attorno agli alberi della bella piazza Vörösmarty che anche quest’anno esibisce il suo cavallo di battaglia: il decennale mercatino di Natale ungherese. Orami a Budapest è un’attrazione oltre che una consuetudine. Un centinaio di casette di legno, con i tetti spioventi, ospitano, per circa un mese, artigiani locali che propongono simpatiche ceramiche, gioielli e fermagli in vetro, in metallo, tessuti e biancheria ricamata con fili colorati e con pizzi eleganti, vestitini per bimbi, cappelli e guanti per combattere le rigide temperature invernali, cestini di vimini di ogni forma e tipo, decorazioni natalizie di ceramica, di stoffa, di vetro… per rifinire il presepe e addobbare il proprio albero. Il mercatino di piazza Vörösmarty è il principale della città ed anche il più affascinante. Ogni artigiano presente è selezionato accuratamente dall’amministrazione locale, in modo da proporre ai visitatori un mercato di manifattura di alta qualità. Si dice

che una nota rivista americana abbia avuto la brillante idea di classificare i più bei mercatini natalizi del mondo e il mercatino di piazza Vörösmarty rientra tra primi dieci più belli. Non a caso quest’attrazione richiama numerosi turisti e non solo. Nelle ore di punta è difficile potervi accedere. Ma ciò che lo rende forse più attraente sono i due accenti posti all’iniziativa, il primo legato inevitabilmente agli elementi natalizi, diciamo anche consumistici della festa e l’altro al carattere ungherese del mercatino. Infatti questo binomio è inscindibile. Il Natale è come una tela dipinta e lo stile di vita magiaro ne fa da cornice. Una gran folla di visitatori incuriosita dalle creazioni di questi artigiani locali, che propongono rigorosamente

oggetti handmade, sembra essere estasiata; si muove in lungo e in largo con aria sognante ed incantata. L’Ente del Turismo di Budapest ha apposto un proprio stand all’interno del market in modo da supportare, con i suoi operatori poliglotti, i visitatori. Con l’atmosfera natalizia, tutto si dilata e si tinge di emozionanti colori e profumi caratteristici di un periodo che ci riporta ad essere un po’ bambini. Anche i profumi diffondono un’atmosfera festiva e tutto sembra assumere un carattere più celebrativo. Al centro del Christmas market vi sono gli stand dedicati al cibo locale, che con il loro sapore rustico aggiungono un tocco in più d’Ungheria all’atmosfera natalizia: salsicciotti con paprika e fegato di maiale, grandi fette di pane bianco, peperoni

giallo ambra e cetrioli bolliti, cibi tradizionali preparati al forno a legna, bevande natalizie. I magiari non consumano il panettone ma il bejgli un dolce natalizio ungherese farcito di noci e uvetta e semi di papavero. Facilmente si trovano stand che preparano un dolce curioso, una sorta di pasta zuccherata con crosta caramellata sullo spiedo si chiama kurtoskalacs, prodotto tipico della Transilvania. Nel forno d’argilla di Tök (paesino d’Ungheria) costruito al centro della piazza ci sono delle file lunghissime di visitatori che vogliono acquistare una specie di focaccia tipica con sopra dadini di pancetta e l’insostituibile ingrediente della cucina ungherese: la panna acida . Il mercatino è animato da gruppi locali di artisti che si esibiscono su di un palcoscenico. Sarà facile farsi intrattenere da musicisti, ballerini e cantanti che intonano canzoni popolari e indossano costumi locali. Il mercatino di Natale di piazza Vörösmarty è un luogo d’attrazione e un luogo dove poter trovare sfiziosi regali di Natale, dai disegni unici, a volte vivaci e a volte sobri. Il Christmas market di piazza Vörösmarty sorge accanto alla rinomata ed elegantissima pasticceria Gerbeaud, una delle più famose e più antiche della capitale, per intenderci era solita qui servirsi la regina

d’Ungheria Sissi. Il mercato di Natale è un luogo dove gli ungheresi amano trascorrere qualche ora in compagnia della propria famiglia facendo uno spuntino con un gustoso salsicciotto e un immancabile tazza bianca con il logo di Budapest fumante contenente del mulled wine ovvero vino rosso bollente con aggiunta di spezie, agrumi e zucchero (il nostro vin brulè). Il mulled wine ha un potere riscaldante visto il freddo accentuato che tocca facilmente temperature sotto lo zero. Svetta, non troppo carico di decorazioni, l’abete natalizio di piazza Vörösmarty, sotto il quale un Presepio interessante è posto. Ma l’entusiasmo dei visitatori per il mercatino attratti da opere artistiche e artigiane, colori, profumi, luci, cibi che rendono l’atmosfera magica – li distrae purtroppo dal bel Presepe. Spostare distrattamente il Natale dal piano religioso e simbolico ad un piano solo consumistico è purtroppo sempre più evidente. Il Presepe rappresentando la nascita del Salvatore è il centro propulsore del Natale. Valore dal quale questa festa non può prescindere. Celebrare questo giorno svuotandolo del suo significato renderebbe il 25 dicembre semplicemente un giorno feriale con tanti regali.

Pag. 8

1-15/15-31 dicembre 2007

LA PIAZZA D’ITALIA - SPETTACOLO Cinema: Giffoni premia l'impegno a favore dell'ambiente

Roma: concerto di Natale nell'aula del Senato

(Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Sensibilizzare le nuove generazioni a una gestione piu' responsabile delle risorse idriche nel segno dei dettami della Conferenza di Rio, usando il linguaggio cinematografico. Questo lo scopo del concorso ''Energia d'acqua'' ideato dal Giffoni Film Festival in collaborazione con l'assessorato alle Politiche Ambientali della regione Campania, la cui premiazione si terra' domani presso la Sala Truffaut della Cittadella del Cinema di Giffoni Valle Piana.

(Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Le note de "Le Quattro Stagioni" di Vivaldi risuoneranno nell'Aula del Senato per il tradizionale Concerto di Natale che vedra' impegnata l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Per l'appuntamento di oggi a Palazzo Madama, i Concerti per violino e archi saranno eseguiti con strumenti d'epoca dal violinista Stefano Montanari, accompagnato dall'Accademia Barocca di Santa Cecilia, mentre all'oboe concertante ci sara' Paolo Pollastri

AL

George Clooney riceve il 'Peace Summit Award 2007' (Aki) - "Ciò di cui siamo più contenti è il fatto di poter contribuire a portare l'attenzione" su un tema che "scompare sempre troppo in fretta dalle prime pagine dei giornali". Con questa battuta rilasciata ad Aki-Adnkronos International l'attore hollywoodiano George Clooney spiega la ragione per cui si sente "onorato" per il 'Peace Summit Award 2007' consegnatogli oggi pomeriggio a Roma. L'attore è stato premiato dal sindaco di Roma Walter Veltroni e dal Premio Nobel per la Pace Mikhail Gorbaciov per l'impegno con cui da tempo si dedica a iniziative umanitarie.

CINEMA

Un cuore grande La bussola d’oro Nel gennaio 2002 Daniel Pearl, inviato per il Wall Street Journal in Pakistan e Afghanistan, viene sequestrato da Al Qaeda. Sarà il primo giornalista ucciso con un’atroce decapitazione, tragica moda del terrorismo di questi ultimi anni. Dopo le estradizioni illegali della Cia e il dramma delle detenzioni (spesso ingiustificate) di Guantanamo, Winterbottom, prodotto da Brad Pitt e con Angelina Jolie come protagonista, mostra l’altra faccia della guerra infinita, della libertà duratura, partendo dal libro di memorie della giovane e caparbia vedova. Con una narrazione classica, quelle che preferisce, e la solita grande capacità tecnica, il regista inglese ci porta all’interno di un dramma familiare e mondiale con una sobrietà e un pudore per lui inusuali. Daniel (Dan Futterman) lo vediamo quasi esclusivamente nei momenti di felicità e lavoro, viviamo la tragedia con la moglie Mariane (Jolie), in cinta di sei mesi, e di tutto il suo entourage di colleghi, amici e diplomatici. Di sbagliato e fuori posto, in questo film c’è solo l’improbabile parrucca di Angelina. Ci si commuove, ci si indigna, si vorrebbe urlare insieme all’ottima Jolie, in uno dei pianti più scomposti ma veri della storia del cinema. Pearl cercava e raccontava la verità, ripugnava dogmi e ipocrisie. Una colpa troppo grande in un mondo fanatico come il nostro. Michael Winterbottom è un cineasta di razza e un intellet-

tuale coraggioso. Emozioni, dolore, ingiustizie sono le sue specialità. Le guerre sporche e scomode di un Occidente sempre più corrotto e amorale il suo campo di battaglia, non solo cinematografico. Prima era l’ex Jugoslavia, ora è l’Afghanistan, il post 11 settembre. In Road to Guantanamo,

1408 Basato su un racconto di Stephen King, 1408 è il terzo lungometraggio del regista danese Mikael Håfström, dopo il debutto hollywoodiano Derailed e il patrio Evil, candidato agli Oscar nel 2006. Protagonista è lo scrittore di libri horror Mike Enslin (John Cusack), scettico convinto di fronte a supposti fenomeni paranormali. Fino a quando, nonostante l’opposizione del direttore dell’albergo (Samuel L. Jackson), entrerà nella famigerata stanza 1408 del Dolphin Hotel di New York. Thriller ad alto voltaggio, horror morale formato famiglia, 1408 si pone sulla scia di Hostel, Vacancy e altre pellicole ambientate in hotelmotel-ostelli. Ma si tratta solo di similitudine d’habitat: lontano dalle coordinate

politiche del neo porno-horror, 1408 riporta lo spettatore alla claustrofobia psicologica di Shining, privilegiando lo strazio introspettivo alla violenza esibita. Anche se sovraccarico di effetti speciali, il film riesce a guadagnarsi una dimensione non pletorica di Kammerspiel degli orrori, grazie all’interpretazione di Cusack, misurato e credibile nei panni del romanziere ghostbuster. Purtroppo però la poca precisione nei cortocircuiti temporali, il ritratto didascalico e prevedibile del background familiare di Enslin, costringono il prodotto finale a pagare pegno alle sue stesse ambizioni autoriali. E finisce per essere ancor più evanescente dei fantasmi che insegue.

ha raccontato la storia vera di quattro giovani la cui unica colpa fu sconfinare dal Pakistan e il non confessare, neanche sotto tortura, le bugie necessarie al Sistema. In Un cuore grande racconta i giorni in cui la guerra di civiltà, forse, è arrivata al suo punto di non ritorno.

Tratto dal primo libro della celebre trilogia di Philip Pullman (Queste oscure materie, 14 milioni di copie nel mondo), La bussola d’oro arriva in Italia dopo le molte polemiche che hanno accompagnato la presunta ottica anticristiana del romanzo di partenza: smarcato il problema (a dire il vero già risolto in Gran Bretagna, dove l’Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, in un confronto con lo stesso autore, ha evidenziato il fatto che gli attacchi di Pullman si concentrano sui vincoli dogmatici e sull’uso della religione come strumento di oppressione, non sul cristianesimo stesso) riferendosi al Magisterium senza connotarlo in nessun altro modo - Chris Weitz (regista di About a Boy) costruisce un viaggio fantastico, dal budget di 180 milioni di dollari, servendosi di personaggi animati digitalmente (le sequenze che più di tutte tolgono il fiato sono quelle che hanno per protagonisti gli orsi giganteschi) e attori di prima grandezza (Daniel Craig, ricercatore illuminato, è lo zio della protagonista, Nicole Kidman la perfida Marisa Coulter, Eva Green strega sensuale, poi mostri sacri come Christopher Lee e Sam Elliott) ad affiancare o contrastare la debuttante Dakota Blue Richards, nel film Lyra Belacqua, bambina nelle cui mani è affidato il destino della conoscenza umana, chiamata ad interrompere il terribile

esercizio della divisione dai daimon operata dal Magisterium sui bambini. Spettacolare e vagamente nostalgico (il primo pensiero, a vent’anni di distanza, va a La storia fantastica di Rob Reiner), non proprio adatto ad un pubblico di under 12 per

alcune scene abbastanza violente (come la battaglia verso il finale), La bussola d’oro si interrompe forse sul più bello, lasciando ovviamente aperto ogni spiraglio per gli altri due capitoli della trilogia: La lama sottile e Il cannocchiale d’ambra.

Nella valle di Elah Nella valle di Elah è il secondo lungometraggio diretto da Paul Haggis, regista premio Oscar per il Miglior Film nel 2006 e sceneggiatore prediletto da Clint Eastwood (suoi, oltre a Million Dollar Baby, gli script di Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima). Ingiustamente snobbato nel recente palmares del Festival di Venezia, Paul Haggis lascia dietro di sé le fredde dinamiche che lo guidarono alla confezione del “capolavoro” studiato a tavolino, Crash e riporta il cinema a misurarsi con i drammi rappresentati dalla guerra e dalle sue conseguenze, sperando “che la gente, dopo la visione, possa interrogarsi sull’utilità di un conflitto come questo, che costringe la società a subire il peso di perdite irrecuperabili sia in termini umani che di credibilità”. L’America che capovolge la sua bandiera in uno dei finali simbolicamente più struggenti degli ultimi anni è una nazione sconfitta e in cerca d’aiuto, una superpotenza che piange i propri figli, morti o sopravvissuti, costretti ad un destino che - statistiche alla mano - li vuole di ritorno dall’Iraq in stato confusionale, spingendoli a scomparire in un male di vivere senza soluzione. Un’intera nazione si ritrova a

fare i conti con la scelta di aver spedito tanti giovani, uomini e donne, in quell’universo a sè conosciuto come “guerra in Iraq”. Mantenendo tale contesto dapprima sullo sfondo e richiamando a sé l’attenzione dello spettatore nella ricerca che Hank, padre risoluto e silente, patriottico e militare in pensione (un immenso Tommy Lee Jones), porta avanti per ritrovare il figlio, scomparso appena una settimana dopo esser rientrato in New Mexico dopo la missione irakena, Paul Haggis utilizza le dinamiche del giallo, puntando su atmosfere e suggestioni notturne, per costruire e incanalare la suspense in un vicolo cieco, conducendo poi ad un’uscita a ritroso dolorosa e lancinante: scoprire la verità, per quel padre già afflitto dalla morte di un figlio pilota d’elicotteri, sarà più semplice che poterla accettare. Quarantadue coltellate, il corpo fatto a pezzi e un rogo per farne sparire i resti: questo è ciò che rimane di Mike, ucciso, si scoprirà poi - grazie alla tenacia dello stesso Hank e alla collaborazione di una detective di polizia interpretata da una convincente Charlize Theron senza un motivo, dalla banalità e l’orrore di un male partorito da una generazione condannata a distruggere. “È

successa una cosa, papà. Devi tirarmi fuori di qui”: Hank non poteva sapere, immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe sentito la voce del figlio, distrutto da uno scenario d’indicibile orrore, spronato dal

padre a resistere perché l’orgoglio di essere lì per la patria lo avrebbe aiutato a superare qualsiasi difficoltà. Gli Stati Uniti d’America messi a nudo da Paul Haggis, il “Crash” questa volta si chiama Iraq.

Related Documents


More Documents from "LA PIAZZA D'ITALIA. Mensile di informazione e politica online diretto da Turchi. Italia, esteri, istituzioni, politica, scienze, spettacolo, tempo libero."