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LA PIAZZA D’ITALIA — Fondato da Turchi —
1-15/15-31 Ottobre 2006 - Anno XLIII - NN. 19-20 - € 0,25 (Quindicinale)
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La “Nuova” città
POLITICA
SPECIALE ECONOMIA
L’Europa di Giorgio Napolitano — a pagina 3 —
Alcatel Alenia Space, l’Italia vi guarda dall’alto
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— a pagina 4 —
Contro l’odio e la violenza...
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di FRANZ TURCHI
N
on credo ai populismi o alle battute taglienti che vengono fatte su episodi come quelli della Metro di Roma. Da sempre mio Padre mi ha insegnato a fare politica con le idee e le proposte e non essere, nel limite delle umane possibilità, aggressivo o speculativo in vicende dolorose. E’ una regola che vale soprattutto a Roma in questo caso e nell’attuale situazione in cui ci troviamo; infatti se voi chiedete a un cittadino romano cosa pensa di Roma risponderebbe tutto il peggio possibile (strade, illuminazione, lavoro, …. ecc), se gli chiedete cosa pensa del Sindaco la risposta è comunque positiva. Che cosa vuol dire questo? Che il Sindaco è riuscito, per sua bravura, ad emanciparsi dai problemi della città, a staccare la sua immagine dalla terribile performance della capitale nella quale viviamo. Credo quindi a maggior ragione che un progetto alternativo alla città vada fatto oppure, il “buon Walter”, riuscirà anche ad imporre il prossimo sindaco. Proporre un progetto vuole dire coltivare un’idea nuova per la città, cosa fare per il lavoro, per i problemi del traffico, della microcriminalità, dell’alloggio, delle strade o del verde e così continuando. Forse l’idea migliore sarebbe quella di stimoContinua a pag. 3 ISSN 1722-120X
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“... Io non mi fermo” Nonostante minacce e polemiche Benedetto XVI il 28 novembre sarà ad Istanbul per rilanciare il dialogo ecumenico e ricordare il messaggio di Giovanni Paolo II AUTO: Come non farsi ingannare dai nuovi rincari della finanziaria targata Prodi a pagina 5
Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia
www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti
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LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ Unione, ci si scontra anche su Napoli
“Non ancora l’esercito”
Alemanno, un tavolo sui taxi
E’ polemica aperta nell’Unione dopo che Prodi ha sostenuto che l’indulto non ha nulla a che vedere con l’escalation di violenza a Napoli . Il ministro Di Pietro, non nuovo a polemiche dichiarazioni contro il governo di cui lui stesso è ministro, afferma stavolta che l’emergenza sicurezza nel capoluogo partenopeo c’entra eccome con il provvedimento varato dal governo. Di tutt’altro avviso il Guardasigilli Clemente Mastella che sottolinea come ‘l’indulto non c’entra niente con i fatti di sangue a Napoli’ legati, invece, ad una faida in corso.
“L’ esercito per ora non e’ necessario’’ . Lo dice Romano Prodi parlando a Napoli dell’ emergenza criminalita’ degli ultimi giorni. Il premier dice anche no a una legislazione d’ urgenza perche’ quella di Napoli “non e’ un’ emergenza speciale’’. A Napoli ci sara’ “un aumento sostanzioso delle forze dell’ ordine, in coordinamento piu’ stretto e con modelli operativi diversi rispetto al passato”. Intanto pessima figura in Comune: il consiglio previsto per lunedì 6 novembre è stato annullato, tutti i consiglieri erano a casa o allo stadio a vedere NapoliJuventus.
‘’Mi pare che la volonta’ della giunta comunale di mettere tutti davanti al fatto compiuto stia producendo un grave irrigidimento da parte dei rappresentanti dei tassisti’’. E’ quanto dichiara Gianni Alemanno, dopo la decisione del Comune di aumentare le licenze dei taxi. ‘’Credo che a questo punto la decisione piu’ saggia sia quella di trovare nuovi momenti di confronto e di mediazione in un clima di maggiore corresponsabilizzazione e trasparenza. Per questo - conclude Alemanno - chiedo al sindaco e all’assessore Calamante di aprire subito il confronto, offrendo la piena disponibilita’ non solo a verificare l’atto di indirizzo, ma anche a modificare la delibera che e’ stata assunta oggi’’.
Le violenze non fermano il Papa Nonostante le minacce Benedetto XVI il 28 novembre sarà ad Istanbul per rilanciare il dialogo con l’Islam Un uomo ha sparato alcuni colpi d’arma da fuoco in aria davanti al consolato italiano a Istanbul per protestare contro la visita di Benedetto XVI in Turchia. Sul posto era presente l’ambasciatore d’Italia in Turchia, Carlo Marsili. Lo ha reso noto lo stesso ambasciatore all’agenzia Ansa. «Maledetta Italia, sono musulmano» ha gridato lo sparatore alla guardia che lo ha arrestato. Lo ha raccontato Marsili, che ha potuto osservare la scena mentre giungeva con la sua auto di rappresentanza davanti al consolato. L’autore della protesta si chiama Ibrahim Ak. «Felice chi può dirsi musulmano» ha urlato durante gli spari. Il grido dello sparatore è una parafrasi del famoso detto di Kemal Ataturk, «felice chi può dirsi turco», una parafrasi usata dai fondamentalisti turchi, anche in polemica col nazionalismo laico ataturkista. Sono stati gli agenti di sicurezza a fermare Ak, che aveva gettato la pistola, una Beretta
calibro 6,75, nel giardino della residenza diplomatica italiana subito dopo gli spari. «È un atto individuale - ha dichiarato Ak ai giornalisti mentre veniva trasferito verso la vicina stazione di polizia - Se ci fosse la possibilità di farlo - ha continuato il giovane - ucciderei il Papa con le mie mani. Spero che il mio gesto inneschi altre proteste». Dichiarazioni folli e assurde, che non piegano comunque i proposi-
ti papali di dialogo ecumenico tra le religioni. Infatti, come se nulla sia successo, Benedetto XVI arriverà in Turchia il 28 novembre. Due mesi fa il Santo Padre aveva scatenato le proteste di tutto il mondo islamico per le dichiarazioni sulla religione musulmana e contro il profeta Maometto all’università di Ratisbona. Dalla Santa Sede arrivano intanto rassicurazioni sulla visita di Ratzinger in Turchia. «Mi sembra
che ci siano già stati alcuni fatti simili, sono da considerare assolutamente marginali e minoritari, per cui abbiamo tutta la fiducia che il viaggio in Turchia si svolga con totale serenità e andiamo avanti in questo senso» ha detto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. «Naturalmente sono sempre fatti che dispiacciono - prosegue il gesuita - ma non pensiamo che siano tali da dare preoccupazioni gravi e speriamo che il clima possa essere sereno per il viaggio». Una forte condanna di quanto accaduto a Istanbul arriva dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, contattato da Apcom. «L’attacco al consolato italiano a Istanbul è senza dubbio un gesto molto serio, da condannare in ogni caso. Così - ha detto Kasper - i musulmani provano che il Papa aveva ragione a Ratisbona sulla loro violenza».
Saddam, il patibolo divide il mondo
Ma Erdogan non ci sarà
Il premier turco sarà in quei giorni a Riga per un vertice Europeo “Non scappo dalla Turchia perché viene il Papa”. Lo ha ripetuto il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan spiegando le ragioni della sua assenza dal suo Paese durante la visita di Benedetto XVI dal 28 novembre al 1° dicembre. “Io non faccio i miei programmi secondo i programmi del Papa. In quei giorni dovrò essere al vertice europeo di Riga e il Papa è stato invitato in Turchia dal nostro presidente. Incontrerà lui e il direttore generale degli Affari religiosi durante la sua presenza in questo Paese”.
Misurate le reazioni del Vaticano: “L’assenza di Erdogan non è «un affronto”. Ne è convinto il cardinale Zenon Grocholewsky, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, secondo il quale “forse c’era una certa necessità politica che fosse presente, ma non credo che sia una cosa tragica”. Sull’ingresso della Turchia in Europa, il pensiero di Grocholewsky è che sia «un problema troppo complicato; è una cultura un po’ diversa. Penso che la questione debba ancora maturare».
DALLA PRIMA PAGINA
Usa favorevoli, Europei nettamente contrari… e l’Iran gongola Il giorno dopo la condanna a morte dell’ex raìs Saddam Hussein rimane alta la tensione in Iraq e continuano le polemiche in Europa sull’applicazione della sentenza. Anche il premier britannico Tony Blair oggi si è detto contrario alla pena capitale “sia per Saddam sia per chiunque altro”. Ieri, invece il ministro
degli Esteri Margaret Beckett si era schierata a favore dell’impiccagione dell’ex presidente. Parte ora ufficialmente la procedura d’appello, mentre si temono nuovi disordini nel Paese. Un elicottero delle forze americane è precipitato nella provincia di Salahaddin, a nord di Bagdad, e due soldati sono morti. E da
le”. Per il presidente del Consiglio Romano Prodi, si tratta di una sentenza attesa, “non certo una sorpresa ma la conclusione di una lunga dittatura”. Sui commenti differenti che arrivano dai leader politici americani, Prodi ha detto che non ci sono nuove divisioni. “No, è una linea di frattura che c’è
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Washington arriva un invito alla prudenza per i cittadini americani in Medio Oriente. Polemiche e reazioni. In Italia si continua a discutere sulla decisione della corte irachena di condannare a morte per impiccagione l’ex raìs. Il ministro degli Esteri e vicepremier Massimo D’Alema ha definito “inaccettabile” l’esecuzione della condanna, per due motivi: “La prima è una ragione di principio, perché l’Europa è contraria alla pena di morte”; la seconda è che l’esecuzione di Saddam “potrebbe ulteriormente spingere il Paese verso una vera e propria guerra civi-
sempre stata. L’Europa è sempre stata contro la pena di morte mentre l’America è sempre stata a favore. La condanna a morte è fuori dalla tradizione giuridica e dall’etica del nostro Paese”, ha detto Prodi parlando al Gr1. “Con gli Stati Uniti - ha detto ancora il premier - la frattura più seria è stata sulla guerra in Iraq, ed è una frattura che si sta componendo perché l’opinione pubblica americana comincia, nella sua parte prevalente, a condannare la guerra stessa e quindi su questo punto è veramente un cambiamento di enorme importanza”. Gianfranco Fini condivide l’i-
niziativa della Ue contro la pena di morte a Saddam Hussein per evitare che l’esecuzione ‘’ne faccia un martire’’. Cio’ non significa - ha detto il leader di An questa mattina dai microfoni di ‘Vivavoce’ di Radio 24 - che ‘’non lo si ritiene meritevole di condanna’’. Anche il ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino ha ricordato che “il mondo non ha bisogno di un Saddam martire” e ha definito l’applicazione della sentenza “un errore drammatico per le possibili conseguenze”. Sulla stessa linea Marco Pannella, per cui si tratta “dell’ennesimo errore dei potenti del mondo”. Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie della Lega, invece, difende la pena capitale. “Basta con le strategie o le tattiche che dicono di no alla pena di morte, per non fare di Saddam un martire”, ha detto. “I pazzi pericolosi continua - vanno internati, ma quando sono in grado di sterminare i popoli allora non possono che essere soppressi”. Di sicuro, se Saddam dovesse effettivamente essere impiccato, i più felici sarebbero gli iraniani. Saddam ordinò infatti l’attacco all’Iran nel 1981, scatenando una guerra sanguinosa che costò la vita a circa 2 milioni di persone. Mohammad Ali Hosseini, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, è raggiante: ‘’La pena capitale è il minimo che Saddam Hussein merita’’. Chissà quale sarebbe stato il massimo…
La “Nuova” città lare un tavolo di “volenterosi” (questa volta non per la finanziaria) per creare un progetto alternativo, per l’amore che si ha verso la città stessa. Convogliare in un forum di un fine settimana le migliori capacità che la CDL può esprimere, e sui singoli settori proporre soluzioni agli attuali problemi della capitale. Discutere e quindi scrivere un progetto alternativo, e supportarlo all’interno dell’ aula Giulio Cesare, sarebbe il metodo per dare una proposta, perseguirla con una buona opposizione e crescendo al contempo una
classe dirigenziale che non sotto la campagna elettorale ma durante la consiliatura prepara il terreno per una candidatura alternativa per la città. Qualcuno dirà difficile oppure discutibile, ma è l’unica soluzione che gli stessi senatori romani perseguivano quando volevano cambiare i consoli nella Repubblica Romana, se non vogliamo fare nulla di nuovo, almeno seguiamo le idee di una “gens” romana che tanto ha fatto e tanto ha dato al nostro Paese.
Franz Turchi
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LA PIAZZA D’ITALIA - INTERNI Privacy, Gb maglia nera
Nuove stragi in Darfur
Onu, Panama accetta la candidatura
Il garante britannico per la privacy ha dato l’allarme a causa del crescente tasso di intrusioni da parte dello Stato e delle aziende nella vita privata dei cittadini, definendo la Gran Bretagna, insieme alla Cina e alla Russia, “società endemicamente sorvegliate”. A metà della classifica si trova l’Italia, che condivide lo stesso giudizio con Ungheria, Francia, Polonia, Portogallo, Cipro, Finlandia, Lussemburgo, Lettonia, Estonia, Malta e Argentina: “alcune salvaguardie, ma protezioni indebolite”. La Germania il Canada si sono aggiudicati la palma d’oro nella classifica sulla protezione della privacy.
Attacchi di milizie nei campi di rifugiati nel Darfur, hanno causato, negli ultimi giorni, molte vittime, fra cui 27 bambini sotto i 12 anni . Lo hanno rivelato le Nazioni Unite condannando gli attacchi. Le milizie hanno attaccato otto campi, fra cui uno grande che ospita circa 3.500 rifugiati. Gli attacchi si sono verificati lunedì e martedì 30 e 31 ottobre nell’area di Jebel Moon. Kofi Annan ha nuovamente sollecitato tutte le parti in causa a cessare le azioni ostili. Necessaria ora una discussione a livello internazionale perchè non si crei un nuovo genocidio come già accaduto in Rwanda.
Panama ha accettato la candidatura per ricoprire il seggio non permanente del Sud America nel consiglio di sicurezza dell’Onu, posizione in cui il paese centro americano farebbe compagnia all’Italia. Il presidente Martin Torrijos ha confermato la decisione del suo paese di accettare la candidatura emersa in un compromesso fra Guatemala e Venezuela per ricoprire l’incarico per il biennio 2007-2008. Per il capo dello stato panamense la designazione mostra la fiducia di altri governi nel ruolo svolto da Panama a livello internazionale, soprattutto in una zona ad alto rischio come quella centro Americana.
Mid Term Mistery
Una verifica di metà mandato sull’operato del Presidente, a questo si riducono spesso le elezioni di mid-term statunitensi per il rinnovo del Congresso. Raramente esse hanno rappresentato qualche cosa di più. Ma quel raramente è strettamente connesso con svolte epocali nello scontro politico all’interno del paese a stelle e strisce. Come nelle elezioni del 1994 quando il Partito Repubblicano, proponendo per la terza carica di Stato (speaker del Congresso) Newt Gingrich nonostante o soprattutto le sue colorite posizioni da “falco” o gli epiteti utilizzati per definire l’orizzonte della sua azione politica (“Difensore della Civiltà”), riuscì a diffondere nel
paese l’idea di un elefantino rinnovato e pronto ad un nuovo “Contract with America”, il tutto partendo da un trend storico fortemente negativo nel confronto con i democratici (erano gli anni ruggenti del clintonismo) superati però nelle urne per un successo che valeva la maggioranza al Congresso dopo quaranta anni e preconizzava l’avvento dell’era targata G.W. Bush. Ma alla fine dell’Ottobre del 2006, vale a dire ai blocchi di partenza per le elezioni del prossimo 7 di Novembre, da dove si parte? Se le elezioni si tenessero domani le stime vanno da un 37 a 54 (AP/Ipsos) ad un 38 a 49 (Fox News/Opinion
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2006 - 2007 dell’Università Commerciale Luigi Bocconi Ho seguito col più vivo interesse l’intervento del Professor Monti e la relazione del Professor Provasoli che hanno chiaramente confermato l’alto livello dell’impegno di questa Università, con la quale ho conservato un particolare legame nel ricordo di Giovanni Spadolini e della difficile esperienza istituzionale che condividemmo in piena solidarietà fino alla vigilia della sua repentina scomparsa. Mario Monti, forse in nome delle nostre collaborazioni in campo europeo nella seconda metà degli anni ‘90 e fino al 2004, mi chiede - ritenendo che possa essere per voi di qualche interesse - di presentarvi una rapida riflessione sullo stato della costruzione europea, suggeritami dalle missioni che ho compiuto fuori d’Italia in questo primo semestre di attività presidenziale. In effetti, la Bocconi ha sempre espresso forte consapevolezza del fondamentale valore e ruolo della partecipazione italiana all’impresa dell’integrazione europea e delle molteplici implicazioni che ne discendono. Coloro che hanno operato qui sono stati tra i più costanti e coerenti sostenitori di quella scelta strategica, che ha nel corso dei decenni guadagnato i più ampi consensi anche nei diversi schieramenti politici. Sostenere, nella sua continuità e nella sua evoluzione, il percorso della Comunità e quindi dell’Unione europea, ha significato e significa per l’Italia valorizzarne le opportunità, non sottovalutarne le sfide, non trascurare di adempierne gli obblighi. E ciò ha via via prodotto frutti tanto più cospicui, quanto più le sfide e le opportunità siano state raccolte con il necessario dinamismo da parte dei soggetti pubblici e privati che determinano nel nostro paese il corso dell’attività politica ed economica, e quanto più gli obblighi, o i vincoli, siano stati recepiti come stimoli alla modernizzazione delle nostre strutture e ad una gestione rigorosa del bilancio dello Stato. Si tratta di insegnamenti validi anche per l’oggi. Siamo impegnati a dare il massimo contribuito affinché l’Unione europea esca dall’impasse politico e istituzionale in cui si trova, e in modo particolare riesca a svolgere un’azione incisiva nella sfera delle relazioni internazionali ; ma una prova non minore del nostro europeismo dobbiamo darla assumendo le difficili decisioni richieste dal rispetto della disciplina comunitaria in materia di conti pubblici e dall’attivazione delle riforme sollecitate dalle direttive europee. Spetta al governo e al Parlamento adottare simili decisioni; ma posso assicurarvi che non me ne sfugge la stringente necessità per rendere più credibile l’impegno che anche personalmente sto spendendo per sollecitare il rilancio del processo d’integrazione europea, e che intendo spendere ancora convinto di interpretare così il mio ruolo istituzionale nell’interesse generale del paese e in nome dell’insieme delle sue forze rappresentative che si riconoscono nella scelta europeista al di là di ogni distinzione tra gli opposti schieramenti politici. C’è in Europa chi pensa di poter aggirare le difficoltà, spingendo nel limbo più incerto la materia istituzionale e puntando solo su una ripresa di iniziative e di politiche europee su temi sensibili, come se queste potessero perseguirsi senza un complessivo adeguamento del sistema dei poteri e dei meccanismi decisionali dell’Unione. Ma questa deviazione o illusione non è condivisa dalle più alte autorità istituzionali né di un paese-chiave come la Germania - che è determinato a riproporre, assumendo nel prossimo gennaio la presidenza di turno del Consiglio, il problema del completamento del processo di ratifica del Trattato - né di paesi che sono stati, come l’Ungheria, partecipi del grande allargamento a Est dell’Unione e hanno visto nel Trattato volto a “stabilire una Costituzione per l’Europa” la più solenne e comprensiva riaffermazione dei principi, dei diritti, degli obbiettivi che fanno dell’Unione una comunità solidale, senza precedenti, di Stati e di popoli. Dall’altro lato si confermano le incognite rappresentate dalle possibili evoluzioni degli orientamenti politici e di governo in Francia a partire dalle elezioni presidenziali della prossima primavera ; ma nello stesso tempo non mancano i segnali di una consapevolezza dell’impossibilità, per quel grande paese sempre protagonista della vicenda storica europea, di restare in una posizio-
Dynamics) sempre a favore dei democratici. L’ultimo trend storico (Gallup/CNN/USA Today) da i democratici al 50% e i repubblicani al 41%, con un tasso di approvazione sull’operato del Presidente che oscilla tra i 37 punti dei sondaggi Gallup/USA Today e AP/Ipsos ai 40 punti di quello Fox News/Opinion Dynamics (LV), quest’ultimo raccolto tra il 24 e il 25 Ottobre. Nel fatidico 1994 lo stesso trend storico dava sempre i democratici in vantaggio 49-45, non proprio un parallelismo con la situazione odierna, anche alla luce dell’ennesimo scandalo – la torbida vicenda tra sesso e droga del reverendo Haggard - che investe l’ala dura
e pura della Christian Coalition repubblicana, ma dato da non sottovalutare tenendo anche conto dei diversi referendum che pesano su molti Stati chiamando la cittandinanza ad esprimersi su matrimoni gay, cellule staminali, legislazione sull’aborto, temi cari all’elettorato di destra e soprattutto tenendo conto della performance nelle ultime elezioni presidenziali del partito del Presidente che ha dimostrato superiore capacità nel mobilitare l’elettorato nelle decisive 72 ore precendenti il voto, riuscendo così ad innalzare sensibilmente la percentuale dei votanti, chance esiziale per la vittoria del GOP al prossimo appuntamento elettorale. A favore dei democratici c’è che il tasso d’approvazione per l’operato del Congresso è molto basso, oscilla tra i 16 e i 23 punti, il 65% di coloro che dichiarano apertamente un voto Dem lo giudicano un atto necessario per un cambio di leadership e non tanto acquiescenza sulle politiche del partito dell’asinello (Fox News/Opinion Dynamics, Ottobre 10-11, 2006). Dopo le disavventure della macchina elettorale nella prima sfida Bush-Gore, l’esito incerto fino all’ultimo di quella BushKerry e le preannunciate novità dell’introduzione di nuove sofisticate tecnologie in diversi Stati per “facilitare” una raccolta dei
L’Europa che vorrei di Giorgio Napolitano
ne di sostanziale isolamento rispetto alla crisi del progetto di Costituzione europea. La stessa, recente, attiva partecipazione della Francia a uno sforzo di rinnovata azione politica europea sulla scena internazionale - in particolare attraverso la missione in Libano - fa ritenere che possa maturare la volontà di partecipare anche al superamento dell’impasse istituzionale in cui è scivolata l’Unione, attraverso la ricerca di una soluzione per la ratifica, almeno parziale, del Trattato del 2004 da parte dell’Assemblea nazionale francese. Diverso è il discorso per la Gran Bretagna, che sospendendo ogni decisione di sottoporre all’elettorato, per via referendaria, o al Parlamento, il testo pur sottoscritto a Roma dal primo ministro Blair e dal ministro degli esteri Straw, ha favorito l’assunzione di un analogo atteggiamento elusivo da parte di altri governi assai poco euro-entusiasti come quello polacco. Quello del rapporto tra la Gran Bretagna e il processo di costruzione europea, è un problema antico, che si manifestò fin dall’avvio del progetto di integrazione nei primi anni ‘50. Anche i forti e appassionati argomenti messi in campo da Winston Churchill - nei suoi due famosi discorsi del 1946 e del 1948 - a favore del grande disegno degli Stati Uniti d’Europa, trovavano un limite di fondo - non possiamo dimenticarlo - nella dichiarata estraneità della Gran Bretagna e del Commonwealth a tale costruzione, che si proponevano di sostenere, insieme con l’America e la Russia, come “amici e sponsors”. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti. Il Regno Unito divenne, a partire dagli anni ‘70, Stato membro della Comunità, confermando successivamente quell’adesione, e continuando a partecipare agli ulteriori sviluppi del processo pur tra non lievi riserve e differenziazioni. Non può però non colpire oggi il disimpegno dalla ratifica di un Trattato non solo solennemente firmato, ma approvato in sede di Conferenza Intergovernativa dopo che pressanti esigenze e tradizionali posizioni britanniche - preoccupate, in particolare, per una possibile “espansione strisciante” delle competenze e degli interventi dell’Unione e per essa della Commissione - avevano trovato nel testo finale largo accoglimento.
consensi più sicura e spedita, resta ancora fiducioso che il proprio voto verrà debitamente contato l’87% dei votanti (PSRA/ Pew Reserch Center, 21 Settembre – 4 Ottobre 2006). Ma le elezioni si giocheranno anche sulle difficoltà di registrazione all’arrivo nel seggio che necessariamente si verificherà con l’utilizzo dei nuovi “e-poll books” in alcuni Stati al posto dei tradizionali registri cartacei, con le inefficienze fisiologiche legate alla stampa di ricevute elettroniche per il voto correttamente registrato, senza contare l’immancabile errore umano. Problemi minori si dirà ma che possono gonfiarsi come palloncini fino ad ergersi all’attenzione nazionale, sì perché queste elezioni si giocano su una differenza di sei seggi al Senato, non di più e non bisogna dimenticare che nelle elezioni congressuali spetta alle singole Camere giudicare sulle controversie che nascono intorno ad elezioni contestate. Considerando la vastità geografica della sfida il rischio è quello di una prolungata incertezza sulla quale saranno camere a maggioranza repubblicana a dover esprimere l’ultima parola, uno scenario in passato già vissuto a parti invertite per l’elezione del democratico McCloskey alla Camera dei Rappresentanti, poi rinfacciata con efficacia durante tutta la campagna elettorale del 1994
dai repubblicani. Infine, dando per scontata, come fanno molti osservatori, la maggioranza democratica alla Camera dei Rappresentanti, per il Senato altri due scenari: un risultato di pareggio e quello di una vittoria risicata. Per il pareggio al Senato vale la pena rispolverare il recente passato delle elezioni del 2000 quando fu determinante per la maggioranza al Senato repubblicana il voto del Vice-Presidente Cheney, la rabbia dei dem scatenò una paralisi con la minoranza che si mostrò irriducibile obbligando alla consumazione di un accordo simil-manuale Cencelli per la divisione delle commissioni. Sempre con un occhio alla storia del nostro parlamentarismo può essere esemplificato anche il quadro di una vittoria risicata per entrambe le parti in corsa, ciò significherebbe una cosa sola: trasformismo, si scatenerebbe cioè la compravendita dei voti di cui fu già teatro il Congresso nel 1994 sebbene questa volta il radicalismo nella contesa elettorale abbia preso certamente il sopravvento su posizioni mordibe, moderate, pragmatiche. Implicazioni diverse, sfaccettature imprevedibili al di là del da tutti preannunciato successo democratico, per una tornata elettorale tutta da giocare probabilmente per diversi giorni ancora dopo quelli del voto.
C’è, peraltro, un punto di sostanza su cui anche gli incontri di Londra, per quel che mi riguarda, inducono ad approfondire la riflessione. Non c’è paese e non c’è governo che possano contestare la radicale novità costituita dalle dimensioni che le principali sfide e minacce del nostro tempo sono venute assumendo : dimensioni tali da non poter essere fronteggiate attraverso politiche ristrette nell’orizzonte degli Stati nazionali e dei loro poteri, e neppure attraverso incerte e deboli forme di collaborazione intergovernativa. Mi riferisco anche a sfide che preoccupano specificamente lo stesso Regno Unito, come quelle della pressione migratoria, o delle tensioni sul mercato dell’energia. Ma dal riconoscimento delle necessità, anche in nuovi campi, di risposte comuni al livello europeo, si rilutta a trarre la dovuta conseguenza di dotare le istituzioni dell’Unione dei poteri, e dunque delle quote di sovranità condivisa, indispensabili per soddisfare quella necessità. Si tratta di una contraddizione difficilmente sostenibile nel prossimo futuro : noi confidiamo che di essa possa diffondersi la consapevolezza nella leadership politica e nell’opinione pubblica degli stessi paesi più chiusi o cauti, e che si riesca quindi a scioglierla positivamente nel senso di un deciso rilancio dell’integrazione europea. E’ in effetti anche dall’esterno dell’Unione che cresce la domanda d’Europa. L’esempio più recente e significativo è costituito dalla pressante richiesta che si è nei mesi scorsi rivolta all’Europa perché assumesse la responsabilità di una missione di pacificazione nel Libano e nel Medio Oriente su mandato dell’ONU. In questa occasione l’Unione ha saputo, con decisione unanime, dare una risposta positiva : e non dirò quali apprezzamenti io abbia dovunque raccolto per il determinante contributo offerto dall’Italia. L’evolversi dello scenario mondiale ha da un lato reso evidente che in situazioni particolarmente complesse e critiche non c’è superpotenza che possa agire in modo risolutivo con le sue sole forze ; e ha più in generale fatto crescere l’aspettativa e la fiducia verso l’Europa per il ruolo di equilibrio, per l’autonoma visione dei problemi mondiali, per il peculiare apporto di civiltà e sensibilità che essa può garantire, affiancandosi ad altri grandi protagonisti della politica internazionale. Di qui il rilievo nuovo e perfino l’urgenza che assume un concreto e conseguente svolgimento della strategia e dell’iniziativa europea nella sfera della politica estera, di sicurezza e di difesa. E anche a questo fine, essenziali appaiono le più incisive soluzioni istituzionali definite nel Trattato del 2004, a cominciare dalla creazione di un ministro degli Affari Esteri dell’Unione sostenuto da un “servizio europeo per l’azione esterna”. L’Europa può rispondere all’appello che le si rivolge per far pesare la sua presenza sulla scena mondiale : purché metta a frutto tutte le sinergie che un ulteriore sviluppo del processo di integrazione è in grado di far valere. Ed egualmente vanno potenziate - guardando ai problemi e alle esigenze cui l’Unione in quanto tale deve far fronte - le sinergie funzionali al recupero, nel nuovo contesto globale, di un’effettiva competitività delle nostre economie e dei nostri modelli sociali e culturali. Di qui l’importanza del ruolo delle nostre Università come centri avanzati di formazione e di ricerca. Nell’Europa comunitaria si sono create condizioni nuove di libertà di studio e di incontro, di comunicazione e di scambio, per milioni di giovani ; le Università si sono aperte a un’intensa, reciproca conoscenza delle diverse culture e civiltà nazionali ; si sono insomma gettate le basi per una visione più ricca del comune patrimonio europeo. Di qui la possibilità che i nostri atenei e istituti di ricerca rafforzino la loro capacità di attrazione e la loro funzione ben oltre i confini di ogni singolo paese, in qualche modo riallacciandosi al carattere originario delle prime Università sorte in Europa, che nacquero come comunità di docenti e di studenti che provenivano dalle più disparate regioni del continente. Sarebbe perciò paradossale - vorrei concludere così, senza inoltrarmi in disamine e polemiche di attualità che non possono coinvolgermi - che a discorsi generalmente condivisi sull’esigenza di una seria concentrazione di sforzi, in ciascun paese e su scala comunitaria, per accrescere il potenziale europeo di capitale umano, di capacità di ricerca e di innovazione, di qualificazione civile e culturale dei processi di crescita e sviluppo ; sarebbe paradossale che a questi discorsi facesse riscontro una sottovalutazione, di fatto, del ruolo delle nostre Università, delle loro esigenze vitali di continuità e di consolidamento. Esigenze che non possono in nessun momento essere trascurate, anche se ad esse deve affiancarsi, s’intende, la necessità di una puntuale verifica critica dello stato attuale del sistema universitario italiano e di una conseguente, coraggiosa revisione.
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LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI Fiat, incremento record
Volare, il gioco si complica
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Anci-Governo, è ancora scontro
Le immatricolazioni di nuove auto in Italia a ottobre sono state pari a 186.891 veicoli con un incremento dello 0,08% rispetto a un anno prima. Il gruppo Fiat (con i marchi Fiat, Lancia e Alfa Romeo) ha registrato 58.441 immatricolazioni con un incremento del 12%. La quota di mercato del gruppo risulta pari al 31,27% contro il 30,67% di settembre. Si allontana così definitivamente il rischio di una crisi per il marchio torinese che sembrava vicina negli ultimi anni; tanto di cappello al nuovo corso degli Ellkann, anche se i tempi d’oro del mercato dell’auto sembrano ormai definitivamente tramontati.
Il Tar del Lazio non chiude la partita Volare che anzi si complica. La sentenza del tribunale amministrativo ha infatti annullato il bando di gara per la cessione di Volare ma sul merito del contratto che ha sancito la vendita all’Alitalia ha rinviato la decisione al giudice ordinario. Nel concreto, poiche’ la nullita’ della gara non inficia automaticamente l’atto di compravendita della societa’ varesina, Volare resta per ora di proprieta’ dell’Alitalia. La compagnia di bandiera continuera’pertanto “a gestire il complesso aziendale secondo obiettivi di sviluppo - e’ stato assicurato in una nota - e di salvaguardia dell’occupazione”. Secondo Air One, invece, che si era rivolta al Tar proprio per annullare dell’esito della gara, Alitalia e’ ormai fuori da Volare.
“Gli emendamenti del governo non rispondono alle aspettative dei Comuni alla luce dell’incontro del 10 ottobre scorso’’, perche “diminuisce la manovra nominale ma resta inalterato lo sforzo complessivo’’. Lo sostiene l’Anci, che, spiegando il contenuto dell’emendamento proposto dal Governo per il patto di stabilita’ dei comuni, afferma: “La manovra nominale a carico dei comuni passa da 2,878 miliardi di euro a 2,002 miliardi di euro. Di conseguenza vengono modificati i coefficienti per il calcolo del contributo dei singoli comuni. La manovra nominale subisce quindi una riduzione di 876 mln di euro’’.
SPECIALE ECONOMIA – Alla scoperta di Alcatel Alenia Space, numero 1 in Europa nella tecnologia spaziale
L’Italia vi guarda dall’alto
In tempi di stasi economica, dove le grandi compagnie del Belpaese si dibattono tra crisi e polemiche (vedi Telecom), c’è un’Italia che sorride e guarda al futuro. E’ infatti per un terzo italiano il colosso mondiale dello spazio. Finmeccanica detiene infatti il 33% di Alcatel Alenia Space, leader europeo nella tecnologia spaziale. Creata il 1° luglio 2005, Alcatel Alenia Space rappresenta un punto di riferimento mondiale per lo sviluppo nel settore spaziale: dalla navigazione alle telecomunicazioni, dalla meteorologia al controllo ambientale, dalla difesa alla scienza e all’osservazione. 7000 dipendenti, 11 siti industriali in 4 paesi europei, Italia, Francia, Spagna e Germania: bastano pochi numeri per evidenziare il ruolo di una azienda che si è portata al terzo posto nel mondo. Oggi, Alcatel Alenia Space è il principale fornitore europeo di soluzioni satellitari per la Difesa e per la sicurezza, con posizioni consolidate sia nei sistemi satellitari sia terrestri. Inoltre, la società è il fornitore di riferimento europeo dei servizi operativi per le strutture dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), l’agenzia spaziale francese CNES, l’agenzia spaziale italiana (ASI) l’agenzia per la fornitura di servizi alla Difesa DGA ed altri importanti clienti. Alcatel Alenia Space è anche attiva nel mercato di esportazione satellitare civile-militare, attraverso Koreasat 5 nella Corea del Sud e Star One in Brasile. Entro la fine del 2006, saranno stati lanciati ben 10 satelliti di telecomunicazione e di osservazione terrestre costruiti da Alcatel Alenia Space e 7 payload/strumenti di Alcatel Alenia Space saranno integrati nei satelliti. Va dalla componentistica ai sistemi la posizione consolidata di Alcatel Alenia nel settore dei satelliti di telecomunicazioni, con clienti negli Stati Uniti, Russia, America Latina, Africa e Medio Oriente, e con una crescente attività commerciale verso i mercati asiatici, in particolare quello cinese. Con una quota del 20% in questo mercato nel mondo, Alcatel Alenia Space ha guadagnato il 1° posto nel ranking mondiale 2005. Grazie ai contratti sottoscritti per la realizzazione di 4 satelliti: Chinasat 6B e Chinasat 9 per ChinaSatcom, Thaicom V per la tailandese Shin Satellite, e Star One C2 per la più importante società di soluzioni satellitari dell’America Latina, Star One, branca satellitare di Embratel. Alcatel Alenia Space offre soluzioni satellitari sempre più potenti - fino a 6,000 kg, con 16 kW di potenza finale – dotata di grande flessibilità operativa, provata affidabilità e lunga durata. L’attuale linea di piattaforme di satelliti geostazionari per telecomunicazioni, Spacebus, è il risultato di oltre vent’anni di continuo sviluppo, ed è attualmente dotato di avionica di nuova generazione validata in orbita.
Fino ad oggi sono state ordinate 53 piattaforme Spacebus, e 25 sono operative. Alcatel Alenia Space è anche il leader mondiale di payloads di telecomunicazioni con oltre 150 ordini. Inoltre, è tra i leader mondiali negli apparati spaziali operanti nelle microonde, con prodotti integrati nel 50% di tutti i satelliti costruiti al mondo. Alcatel Alenia Space non è solo il leader mondiale dei satelliti geostazionari per il clima (prime contractor per i satelliti Meteosat di prima e seconda generazione - MSG), ma ha anche acquisito una grande esperienza nelle missioni climatologiche a bassa orbita (Calipso per CNES/NASA) e nella costruzione di ground segment per l’osservazione della Terra. La società è leader Europeo nello sviluppo di strumenti per le immagini ad alta precisione, ottici, radar, e leader mondiale per quelli dell’altimetria spaziale. Grazie all’esperienza acquisita nel campo dei satelliti di monitoraggio ambientale Cryosat e Envisat per conto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), e dei satelliti di osservazione terrestre e oceanica, SPOT, Jason 1 & 2 e SMOS (Umidità al Suolo e Salinità dell’Oceano) realizzati rispettivamente per CNES/NASA ed ESA, Alcatel Alenia Space ha assunto un ruolo fondamentale anche nel programma europeo GMES (Monitoraggio Globale per l’Ambiente e la Sicurezza), che entro il 2008 dovrà costituire un sistema globale di monitoraggio. Il know-how sviluppato nel campo delle tecnologie civili e militari ha permesso ad Alcatel Alenia Space di assumere un impegno rilevante in ORFEO (Optical and Radar Federated Earth Observation). Per il sistema duale (civile e militare) FrancoItaliano la società ha fornito i satelliti radar Cosmo-SkyMed ed i relativi sistemi di terra ed i satelliti ottici Pleïades. Sempre nel campo della sicurezza, Alcatel Alenia Space ha fornito alla Difesa francese gli strumenti ad alta risoluzione per i satelliti Helios 1 e 2. Alcatel Alenia Space è il punto di riferimento dei programmi scientifici spaziali. I maggiori successi comprendono i risultati eccezionali della navicella spaziale ISO (Osservatorio Spaziale a Raggi Infrarossi) destinato alla ricerca di acqua sui pianeti del sistema solare, e quelli ottenuti da Integral, il più sensibile, preciso ed avanzato osservatorio a raggi gamma mai lanciato. Il progetto più importante riguarda comunque la partecipazione alla Stazione Spaziale Internazionale. È il più grande e ambizioso progetto spaziale concepito dall’uomo trent’anni dopo la conquista della Luna: la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), un avamposto orbitale per la ricerca e la conquista di nuove conoscenze, nuove capacità e nuove opportunità nello Spazio. La Stazione, che verrà completata nei
Alcatel Alenia Space è anche il leader mondiale di payloads di telecomunicazioni con oltre 150 ordini
prossimi anni, è il frutto di uno sforzo congiunto di 16 nazioni e delle rispettive Agenzie Spaziali. In un contesto tecnologicamente tra i più avanzati al mondo, anche l’Italia svolge un ruolo fondamentale e, attraverso Alcatel Alenia Space, fornisce un contributo produttivo di riconosciuto prestigio internazionale, contribuendo per oltre il 50% al volume pressurizzato, quindi abitabile, dell’intera Stazione. Grazie ai sofisticati strumenti messi a punto, e ad altri in fase di sviluppo, la Stazione Spaziale consente agli scien-
dare tecnologie. Ma l’esperimento più importante cui sta contribuendo la SSI è la sua stessa esistenza: una testimonianza delle possibilità di sviluppo della vita umana in ambienti orbitanti. La costruzione di questa innovativo “avamposto tra le stelle” dimostra le straordinarie potenzialità del comparto spaziale quando istituzioni ed industrie cooperano insieme ai massimi livelli. Una volta completata, la gigantesca architettura orbitale - ancorata ad una lunga trave orizzontale, alle cui estre-
ziati di operare, in condizioni di microgravità, per condurre ricerche mediche, fisiche, biologiche, per mettere a punto nuovi materiali e collau-
mità sono collocati i due grandi gruppi di pannelli solari, e ad un traliccio verticale – è costituita da moduli abitabili, alcuni con funzioni di laborato-
rio, altri di alloggi per l’equipaggio, altri ancora di servizio e per la logistica. Una sorta di “meccano” avveniristico, la cui spina dorsale sono le tre unità detti Nodi, elementi di interconnessione tra i diversi moduli e punti d’attracco anche per i due elementi di rientro in casi di emergenza. L’assemblaggio della struttura è sviluppato attraverso missioni (oltre cinquanta) con vettori (Shuttle, Soyuz, etc.) che, lanciati dalla Terra, trasportano i moduli, nell’orbita prevista, a un’altitudine media di 350 km dal nostro pianeta. Alcatel Alenia Space è impegnata nella progettazione e costruzione di moduli spaziali pressurizzati da trent’anni. Oggi, il suo contributo industriale alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale è di primo piano e in termini quantitativi, secondo solamente a quello del primo contraente industriale dell’intero complesso orbitale, la statunitense Boeing. Se la Stazione Spaziale darà prestigio alla tecnologia italiana non sarà di meno il progetto Galileo, il progetto europeo di navigazione satellitare. Alcatel Alenia Space svolge un ruolo chiave nello sviluppo di Galileo. Dal 2000 al 2003, ha progettato non solo l’intera architettura di sistema per conto dell’Unione Europea, ma anche l’architettura di base dei satelliti per conto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Inoltre ha avuto un ruolo attivo nella definizione e nella vincita dell’assegnazione delle frequenze necessarie a questo sistema. Alcatel Alenia Space, in quanto membro fondatore e azionista di Galileo Industries, riveste un ruolo determinante nella messa a punto del sistema Galileo. La concessione Galileo sarà la più grande e ambiziosa Partnership Pubblico-Privata (PPP) in Europa e servirà ad aprire la strada a molte altre iniziative legate alle grandi infrastrutture paneuropee.
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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA Susanna Agnelli attacca la Finanziaria
Bombassei, “non toccate la legge Biagi”
Il videogame è donna
Fa ridere lesclusione dalla legge Finanziaria, che verrà discussa nei prossimi giorni in Parlamento, della possibilità per i cittadini italiani di destinare il cinque per mille della propria dichiarazione dei redditi alla ricerca. Lo dice senza giri di parole la presidente di Telethon Susanna Agnelli. “Il cinque per mille - dice Agnelli - era un provvedimento che avrebbe dovuto aiutare la ricerca in Italia. Proprio per questo - ironizza - si è pensato bene di cancellarlo non inserendolo nella nuova legge Finanziaria. Di fronte a queste scelte - conclude - ci si può solo mettere a ridere”.
‘’In questi 5 anni non c’e’ stato contenzioso, ne’ giudiziario, ne’ sindacale. La nuova normativa ha funzionato. Non e’ un caso se Cisl, Uil e Ugl siano contrari come lo siamo noi. Vuole cambiare la disciplina solo la Cgil? Beh non basta. Il paese ha altri problemi’’. E’ quanto sostiene il vice presidente della Confindustria, Alberto Bombassei, parlando della intenzione del ministro del Lavoro, Cesare Damiano, di rivedere la normativa del giuslavorista, barbaramente ucciso dalla Br. In caso di profonda revisione della legge, ‘’protesteremo - avverte Bombassei - in tutte le sedi, spiegando le nostre motivazioni”.
Non sono piu’ gli adolescenti e i giovani maschi a guidare la crescita del mercato dell’entertainment digitale mobile, gadget e giochi: in percentuale ancora loro a dominare il mercato ma negli Stati Uniti, dove il mobile gaming ha una storia piu’ lunga grazie alla piu’ aperta e flessibile struttura distributiva, il testimone della crescita negli ultimi due anni e’ passato alle donne di tutte le classi d’eta’ e alle persone con eta’ compresa tra i 25 e i 44 anni . Nel 2005, per esempio, il 61 per cento degli utenti di giochi per apparecchiature mobili erano maschi.
Finanziaria e Automobili: Rincari per l’8% delle auto, aumenti per circa 30 milioni di vetture Prima la tassa sui Suv, poi l’abolizione della esenzione dal bollo, poi ancora il dietro front sui Suv e le agevolazioni (bollo gratis per 5 anni) per chi acquista nuove autovetture ecologiche ed ora il superbollo. Saranno quasi 30 milioni gli italiani che si potrebbero trovare a pagare la tassa di proprietà, con una maggiorazione, se l’emendamento proposto in Finanziaria passerà. Prima era stata abolita la sovrattassa sui Suv e gli sconti sul bollo per le auto di categoria Euro 4. Poi ridotta da 5 a 3 anni l’esenzione del bollo per chi acquista motocicli ecologici rottamando quelli inquinanti, con aumenti del bollo per questi ultimi 25, 23, 21 e 19 euro come minimo per i motocicli, rispettivamente di categoria Euro 0, 1, 2 e 3). Ora con un nuovo colpo di fisarmonica la Finanziaria colpisce ancora, gettando automobilisti e contribuenti nel caos più assoluto.
* Auto Euro0: da 0 a 100Kw il bollo passa da 2,58 a 3 euro per ogni Kw; oltre i 100Kw diventa 4,50 euro per Kw; * Auto Euro1: da 0 a 100Kw il bollo passa da 2,58 a 2,90 euro per ogni Kw; oltre i 100 Kw diventa 4,35 euro per Kw; * Auto Euro2: da 0 a 100Kw il bollo passa da 2,58 a 2,80 euro per ogni Kw; oltre i 100 Kw diventa 4,20 euro per Kw;
...E IO PAGO! mancato in queste ore anche un laconico commento di Pier Luigi Bersani: “Effettivamente in queste decisioni c’è un elemento di non razionalità. Un’impostazione più utile dovrebbe prevedere un meccanismo interno alla fiscalità dell’auto a carico dei mezzi che consumano di più e che sono più inquinanti, con una incentivazione alla sostituzione verso autovetture che consumano ed inquinano meno.”
Nella tabella con la nuova struttura del bollo prevista dal nuovo emendamento della Finanziaria emerge che, a partire dall’anno prossimo, nulla cambierà per le auto Euro4 ed Euro5 mentre risulta un aggravio di 0,02 euro per le auto con potenza inferiore a 100 kw e uno aggiuntivo par ogni kw che eccede i 100.
* Auto Euro3: da 0 a 100Kw il bollo passa da 2,58 a 2,70 euro per ogni Kw; oltre i 100Kw diventa 4,05 euro per Kw; * Auto Euro4: da 0 a 100Kw il bollo resta 2,58 euro per ogni Kw; oltre i 100Kw diventa 3,87 euro per Kw; * Auto Euro 5: da 0 a 100 Kw il bollo resta 2,58 euro per ogni Kw; oltre i 100Kw diventa 3,87 euro per Kw.
Consumi: da 6,6 a 7,1 l/100 km (ciclo combinato). Emissioni CO2: da 173 a 174 g/km.
“Solo l’8% delle auto che circolano in Italia supera la soglia dei 100 Kw e non ci rientra nessuno dei dieci modelli più venduti” è stato questo il contenuto del comunicato, diffuso dal portavoce del viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, d’intesa con Palazzo Chigi dopo le informazioni inesatte sul bollo auto. “In particolare - continua in una nota il Ministero dell’Economia - per le automobili fino a 100 Kw, (cioè il 92 per cento del parco auto in circolazione in Italia) l’emendamento proposto dal governo non comporta alcuna modifica di quanto già iscritto nel Disegno di legge Finanziaria. “ Insomma nessun rincaro per le vetture Euro4 ed Euro5 mentre per quelle più inquinanti è prevista “una leggera revisione del bollo, maggiore per le vetture Euro zero e via decrescente per Euro1, Euro2, Euro3. Non é
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LA PIAZZA D’ITALIA - CULTURA A Littell a il Goncourt
Rubato un Ernst
Preghiere in musica
Lo scrittore americano Jonathan Littell ha vinto il Premio Goncourt, massimo riconoscimento letterario francese, con un romanzo sull’Olocausto perpetrato dai nazisti che alcuni critici hanno paragonato allo stile di Tolstoj, mentre altri hanno bocciato come voyeuristico e di cattivo gusto. “Les Bienveillantes” (un riferimento alle Furie della mitologia greca) era il favorito al premio dopo aver vinto oltre 200.000 copie ed esser stato salutato come il fenomeno della stagione letteraria.
Un quadro del pittore surrealista Max Ernst (1891-1976) e’ stato rubato da Art Cologne, la fiera d’arte appena conclusa. A scoprirlo e’ stato ieri sera un gallerista: mentre smontava uno stand ha notato che il quadro “Senza Titolo” realizzato intorno al 1957 non era piu’ appeso alla sua parete . Il valore del dipinto a olio e’ stimato intorno ai 165 mila euro. Sparita anche una statua in bronzo dello scultore A.R Penck, alta 70 cm dal titolo “Piccolo Totem” (1986).
Prima c’è stata la messa hip-hop, poi il libro di preghiere hip-hop e ora un gruppo di cristiani sperano di spargere il loro credo in giro per gli Stati Unti attraverso un Cd di cerimonie musicate alla maniera dei rapper. Il sacerdote della chiesa episcopale di New York, reverendo Timothy Holder, meglio conosciuto con il nome d’arte di “Poppa T”, ha fondato la HipHopEMass due anni fa dopo che la vicenda di un sequestro a mano armata avvenuto nel sud del quartiere del Bronx lo indusse a riflettere sulla situazione delle generazioni più giovani del suo quartiere.
James Ellroy nasce Los Angeles nel 1948. Dopo un passato travagliato (la madre fu assassinata nel 1958 da uno sconosciuto ed il delitto è tutt’ora insoluto) che segna le sua storia personale, una giovinezza spesa tra piccola delinquenza, alcool e droga, carcere, feticismo, lavori occasionali, overdosi e ricoveri, passando attraverso orrori psichici di un’infanzia inesistente e dilatata, unita alla convivenza con un padre sfaticato e nichilista, negli anni ‘80, con una disintossicazione ultimativa, la scrittura, Ellroy riscopre se stesso dedicandosi anima e corpo alla stesura di romanzi polizieschi che hanno subito successo. Il libro che lo rivela al grande pubblico, però, è “Dalia Nera”, ispirato alla tragica vicenda della madre. Con i due romanzi successivi (Il Grande Nulla e L.A. Confidential) diventa un autore “cult”. Con “I miei luoghi oscuri” indaga sulla morte della madre. Significative due fotografie, inserite nel libro: un bambino con l’aria inebetita, il volto grassoccio, una lima in mano, gli occhi che non esprimono nulla o esprimono un nulla assoluto. Poi una seconda immagine: un uomo dalla struttura massiccia, i capelli cortissimi, occhialini dalla raffinata montatura inforcata sul largo viso, che esprime una nuova forma di perplessità, la stessa perplessità del bambino, ma invecchiata ed esperta e, se possibile, disincatata. Per i lettori europei, questo è James Ellroy. E’ il bambino che lo sceriffo della contea mette in posa per una foto che ossessionerà l’autore vita natural durante: l’immagine viene scattata qualche secondo dopo l’annuncio del ritrovamento della madre, violentata e uccisa. E’ l’ultimo grande epico della nostra civiltà metropolitana di fine/inizio millennio, con un’ossessione per quanto di violentemente passionale, cieco, dissoluto, perverso e sacralmente gioioso che si spende ovunque e si è consumato dappertutto negli ultimi trent’anni. Jungletown Jihad, 2006, Bompiani pagg. 127, è
il racconto di come Rick Jenson, destrorso detective della squadra Crimini Irrisolti della Polizia di Los Angeles, ti sventa un attentato suicida all’interno dello Spago nel dopo serata degli Oscar hollywoodiani. Il Maestro del noir questa volta si diverte creando un personaggio che incarna in pieno il fanatico estremista di destra americano t u t t o muscoli, pregiudizi anti-“arabbiosi”, retaggi post-vietnamitici e nostalgie reganiane (sebbene guai a chi tocchi anche il piccolo grande George W. Bush). L’antieroe di Ellory è innamorato di una starlet ultrasiliconata di terza categoria, detesta la corruzione che la morale del politically correct ha insinuato nel paese, è emotivamente sbandato e con una visione distorta del proprio ruolo di poliziotto: per la Left Coast praticamente l’immagine precisa di tutto ciò che di aberrante c’è nella Right Coast. Rick sta indagando su crimini seriali a sfondo sessuale nel giro della prostituzione e dei bar da Lap Dance, quando si imbatte in indizi che
riconducono ad una cellula dormiente di AlQaeda. La cellula terrorista risulterà tutt’altro che dormiente e sotto la copertura di un personaggio già compromesso dai tempi degli anni ’60 per la sua attività con le Pantere Nere, sta preparando un attacco suicida. Il tizio è intoccabile però perché nero e soprattutto sinistrorso anche se si sa che copre le attività della cellula con traffici nel giro della prostituzione e soprattutto con le estorsioni ai danni di riccone depravate che adesca e seduce. Rick e i suoi amichetti con le buone ma soprattutto con le cattive riusciranno a fermare il disegno criminale grazie alla complicità della ultrasiliconata fiamma di Rick, di cui l’ex Pantera Nera si è invaghito. Il teatro del racconto è una Los Angeles degenerata dove il jet-set hollywoodiano non a caso si trova pienamente a suo agio e strutturalmente inserito. Esilarante il finale in cui Rick regala il suo affresco disgustato sulla notte degli Oscar arrivando a chiedersi se sia veramente giusto
Jungletown Jihad
che venga sventato l’attentato: il paese sarebbe meglio o peggio senza tutto quel nulla? Il breve racconto di Ellroy scritto nel 2003 e solo da poco nelle librerie italiane arriva in un momento in cui l’incubo terrorista è largamente diffuso in tutte le principali città europee e non solo negli Stati Uniti, vuoi o non vuoi, tale circostanza di fatto, soprattutto in Europa, ha spaccato politicamente l’opinione pubblica e il bello del personaggio Rick Jenson sta proprio nel suo essere caricatura, istantanea, reazione più diretta e verace alla questione delle questioni in questi nostri tempi: può far sorridere o può essere detestato comunque l’ “ormonale” Rick Jenson non può lasciarti indifferente. Il fatto è che Ellroy è così. Non è sottile ed ironico, il sarcasmo non rientra nel suo DNA. Dai suoi romanzi sono stati tratti due film: “Indagine ad alto rischio” tratto da “Le strade dell’innocenza” e il più famoso “L.A. Confidential” (idem), che ha fruttato due premi Oscar nel 1997: uno a Kim Basinger in qualità di miglior attrice non protagonista e uno per la migliore sceneggiatura non originale. Poi la riduzione cinematografica di “Dalia Nera” per la regia di De Palma, ancora nelle sale fino a qualche giorno fa. Per sua stessa ammissione James Ellroy è un grande narcisista, un egoista perduto nel vortice dell’attenzione di sé e di quanto interessa a lui. Bisogna fare fatica per cogliere impreparato un attento osservatore di sé quale Ellroy. E la fatica, a detta dello stesso Ellroy, è il baratro e l’ossessione a cui l’umanità contemporanea cerca di sfuggire. Uno scrittore moralista? “Sì, sono un grande moralista. Sono un protestante del midwest che odia Bill Clinton, un moralista che teme Dio. E’ difficile da credere visti i libri che scrivo, ma il senso morale della narrativa consiste nel mostrare le orribili conseguenze di un atto immorale e il prezzo karmico che le persone pagano per averlo perpetrato”.
Secondo lo studio di una ricercatrice italiana heat-waves e notti calde sono imminenti
Ambiente, l’ondata calda è in arrivo Se le attuali emissioni di gas serra non diminuiranno, entro la fine del secolo si andrà incontro a una escalation degli eventi climatici estremi. In particolare: aumento della durata media delle heat-waves (ondate di caldo) e del numero delle notti calde , aumento dell’intensità delle precipitazioni, allungamento dei periodi di siccità , riduzione dei periodi di freddo intenso. A formulare la previsione è una ricerca condotta da una ricercatrice italiana, Claudia Tebaldi e collaboratori del National Center for Atmospheric Research, che si fonda su una simulazione che
si è avvalsa di ben nove supercomputer, tra i più potenti al mondo, all’interno dei quali sono stati immessi dati relativi a tutte le variabili che possono interferire sul clima. «Sono gli eventi climatici estremi, e non i valori medi, che causano i maggiori danni alle società e agli ecosistemi», spiega la ricercatrice italiana. «Per esempio, sappiamo che le terribili heat-waves, o ondate di caldo, che hanno colpito Chicago nel 1995 hanno causato un drastico aumento della mortalità, soprattutto tra gli anziani e la classi sociali disagiate. La stessa cosa è accadu-
ta in Italia durante l’estate del 2003. In base ai nostri risultati si prevede che le heat-waves, che ora si verificano una volta ogni dieci anni, potrebbero diventare molto più frequenti: fino una volta all’anno entro fine secolo» (una ricerca specifica della studiosa sulle heatwaves è stato pubblicato su Science due anni fa). «In pratica – continua la ricercatrice – siamo di fronte alla rottura di un equilibrio rimasto immutato per secoli e le conseguenze possono essere disastrose sotto diversi punti di vista. Aumento dell’intensità delle precipitazioni vuol dire aumento del rischio di alluvio-
ni e anche la riduzione dei periodi di gelo non è una buona notizia: questo infatti può comportare un drammatico cambiamento degli ecosistemi con ricadute negative come l’aumento dell’infestazione da insetti. I paesi del Mediterraneo, insieme agli Stati Uniti occidentali e al Brasile, risultano le aree più interessate da queste modificazioni climatiche». Lo studio, dal titolo «Going to the extremes», finanziato da National Science Foundation, US Department of Energy e EPA, apparirà sul numero di dicembre della rivista peer-reviewed «Climatic Change».
Simposio a NY tra i grandi della tecnologia per progettare il computer del domani
2016, il futuro dell’informatica Ma l’informatica è una scienza? Oppure si tratta di una semplice questione di calcoli, per quanto sofisticati? E tra dieci anni che cosa si intenderà per computer? Queste alcune delle domande a cui sono stati chiamati a discutere alcuni dei più famosi nomi dell’hi-tech di oggi: dirigenti di aziende multimilionarie come Google, Yahoo, Microsoft e IBM a fianco di professori universitari delle più famose università americane. Il simposio che ha festeggiato i 20 anni della National Academy of Science a New York, era intitolato semplicemente «2016». E i relatori si sono infatti sbizzarriti sul futuro prossimo del computer e dell’informatica. DUE TEORIE –
Sull’evoluzione della scienza dell’informazione ci sono due interpretazioni diverse che si alternano nei dibattiti: da un lato c’è chi dice che dal momento in cui negli anni ‘30 Alan Turing ha inventato la «macchina universale», ovvero una macchina che per la prima volta non era dedicata a uno specifico scopo ma era in grado di essere programmata, i progressi sono stati solo una questione quantitativa, di calcolo ingegneresco. Per altri invece lo straordinario avanzamento del mondo digitale ha aperto la strada a un cambiamento qualitativo, di concetto. Di sicuro c’è che il computer ha cambiato il mondo di ciò che può essere visto, simulato o fatto. Dalla
mappa del genoma umano, alle immagini della superficie di Marte, dalla simulazione dei cambiamenti climatici a alla visualizzazione di città non ancora costruite, dal social n e t w o r k i n g a l l a comunicazione in tempo reale, le novità portate dai bit sono sicuramente state una rivoluzione per l’essere umano. IL FUTURO – Durante la
conferenza studiosi e manager hanno toccato molti argomenti, come le immagini digitali, i media online, l’impatto sul lavoro e l’occupazione. I t e m i p i ù dibatt u t i però s o n o s t a t i d u e , entrambi di largo respiro: se si approfondirà o cambierà l’influenza dell’informatica sulle altre scienze e se le questioni etiche
acquisteranno importanza di pari passo con la crescita della pervasività e della potenza delle tecnologie. Nel primo caso, come ha fatto notare Jon Kleinberg, professore alla Cornell University, una rivoluzione scientifica si è già avuta: abbiamo la possibilità di misurare cose che non ci saremmo mai immaginati di poter misurare. E porta ad esempio i siti delle comunità online: sociologi e psicologi possono per la prima volta studiare le relazioni umane basandosi su una massa di dati registrati e misurabili. Nello stesso tempo sono diventati più sottili, e sempre più lo diventeranno, i confini tra lo scorrere della nostra vita reale, e la registrazione di questa nel
mondo digitale. Andiamo incontro a un futuro sempre più controllato, registrato, monitorato. Questo ci permetterà di riascoltare le conversazioni avute con i nostri genitori anni e anni prima, o di fermare per sempre il momento in cui nostro figlio ha fatto i primi passi. Ma nello stesso tempo apre la strada a una società iper-controllata. Ma l’uso dell’informatica, affermano gli scienziati in simposio, come è successo da sempre per tutte le scienze, non è nelle nostre mani, ma in quelle della società. Sarà la società a plasmare le applicazioni dei progressi scientifici, sia nel bene che nel male. E questa – l’energia atomica ci insegna – non è una novità.
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LA PIAZZA D’ITALIA - SPETTACOLO Tom Cruise sposo a Roma
La Burani sponsorizza Pellizzari
Firenze, riapre l’Archeologico
Un imponente castello medioevale vicino a Roma sarebbe il luogo segreto delle nozze fra la star hollywoodiana Tom Cruise e la sua fidanzata, l’attrice Katie Holmes. A sostenerlo è il giornale Il Messaggero, secondo cui l’attore di “Missione: Impossibile” e la sua futura sposa avrebbero fissato le nozze al Castello Odescalchi sulle rive del lago di Bracciano, mettendo fine al delirio mediatico che si è scatenato alla caccia del luogo prescelto dalla coppia per le nozze. Il giornale rende note anche alcune data: il 16 novembre una prima festa di riscaldamento con partecipazione di colleghi celebri, il 17 il matrimonio con rito cattolico e sabato 18 il gran finale ufficializzato da un sacerdote di Scientology.
Mariella Burani continua l’unione con il mondo dell’arte, sponsorizzando la mostra fotografica ‘Next Door’ del giovane fotografo italiano Paolo Pellizzari . La mostra sarà allestita presso la Young Gallery di Bruxelles e potrà essere visitata dal 17 novembre al 9 dicembre 2006. Paolo Pellizzari fotografa il mondo come lo vede, senza voyeurismo nè sensazionalismo, senza giudicare né ridurre. Al di là degli scatti, parte per incontrare l’altro, l’essere umano nella realtà e nella sua diversità. La magia del panorama che permette di abbracciare un istante di vita nel suo insieme, ci fa vedere una miriade di dettagli, proiettando così lo spettatore nella vita quotidiana.
Riapre la storica entrata del Museo archeologico nazionale di Firenze su piazza SS. Annunziata, chiusa per 40 anni dopo l’alluvione di cui si celebra in questi giorni il ricordo. L’occasione è la mostra, allestita in concomitanza con le celebrazioni dell’inondazione, intitolata “Archeologia e restauro in Toscana” (dal 4 novembre al 7 gennaio) . In esposizione, fra i reperti etruschi, sarà visibile anche la Minerva di Arezzo, una cui copia apparirà ‘vestita’ con gli abiti ideati per lei dalla maison Coveri.
L’opera N.5 del grande maestro statunitense venduta a 140 milioni di dollari
Jackson Pollock, l’uomo dei record In vita la sua sofferenza psicologica nel creare non gli ha certo regalato serenità e appagamento, anzi. Come invece è capitatp anche ad altri artistyi, i maggiori omaggi e i migliori riconoscimenti economici a Jackson Pollock sono arrivati dopo la morte. Così oggi il grande pittore statunitense strappa il primato del quadro più caro del mondo al maestro austriaco Gustav Klimt. Il magnate dell’industria discografica e cinematografica di Hollywood, David Geffen ha venduto infatti un quadro di Pollock per 140 milioni di dollari (oltre 110 milioni di euro), stabilendo così il nuovo record mondiale. È
il prezzo più alto mai pagato per un dipinto, superando anche quello stabilito nello scorso giugno, quando l’erede dei cosmetici Ronald S. Lauder pagò un quadro di Klimt, «Adele Bloch-Bauer I», 135 milioni di dollari. LA VENDITA - La notizia della vendita riservata del quadro di Pollock dal titolo «No. 5» del 1948, è stata rivelata dal New York Times. Raggiunto telefonicamente dalla giornalista Carol Vogel, David Geffen ha declinato ogni commento sulla notizia. L’intermediario della vendita sarebbe stato Tobias Meyer, un critico d’arte della casa d’aste Sotheby’s di New York. Secondo le
informazioni raccolte dal «New York Times» nel mondo dei galleristi, il compratore del quadro più caro del mondo sarebbe David Martinez, un finanziere messicano che recentemente è balzato agli onori delle cronache per aver acquistato un appartamento di due piani nel Time Warner Center per 54,7 milioni di dollari. Anche Martinez non ha rilasciato commenti. Il N.1, sempre del ‘48, uno dei più famosi dipinti di Pollock, attualmente esposto al MoMa di Mew York (dal sito MoMa) Il N.1, sempre del ‘48, uno dei più famosi dipinti di Pollock, attualmente esposto al MoMa di Mew York
(dal sito MoMa) David Martinez è stato negli ultimi anni uno dei maggiori acquirenti di opere di maestri dell’arte contemporanea, come ad esempio William de Kooning e Marko Rothko, sia in aste pubbliche che in trattative private. Nello scorso mese David Geffen ha venduto altri due celebri dipinti del XX secolo, uno di Jasper Johns e un altro di Willem de Kooning, per una cifra complessiva di 143,5 milioni di dollari. Negli ambienti finanziari si ipotizza che Geffen stia cercando di raccogliere ingenti quantità di denaro fresco perchè sarebbe interessato all’acquisto del quotidiano «Los Angeles Times».
AL CINEMA
VIAGGIO SEGRETO Leo fa lo psicanalista, sua sorella Ale la modella. Abitano a Roma nello stesso palazzo ed entrano
Josephine Hart, alla Sicilia, sua terra d’origine, per narrare ancora, come già nel precedente “Sotto Falso
Nonostante il film sappia toccare anche punte di grande intensità, i vuoti e i pieni non trovano un equi-
l’uno nella vita dell’altro con la stessa facilità con cui penetrano nei rispettivi appartamenti. Ne possiedono la chiave. La notizia che la loro villa d’infanzia, in Sicilia, è stata messa in vendita s’intreccia alla decisione di Ale di sposare Harold, un artista serbo che ha perso la testa per lei, al punto che vorrebbe regalarle la casa dove è nata. È per impedire che questo avvenga che Leo intraprende un viaggio segreto a Siracusa, per riacquistare la proprietà ed evitare che il delitto che ha segnato la loro infanzia torni a insidiare la memoria della sorella. In Viaggio Segreto, Roberto Andò sposta l’azione dall’Irlanda, dove è ambientato il romanzo di partenza “Ricostruzioni” di
Nome”, di esistenze (ri)costruite sotto il segno di un lutto e di relazioni famigliari condannate da un pesante non detto. Per anni, Leo ha protetto la fragile psiche di Ale, arginando ogni ritorno del rimosso, legandosi a lei con un amore complice e morboso, mentre si faceva invadere dai ricordi dei suoi pazienti per seppellire i propri. Ma ora il passato preme per tornare a galla. Alessio Boni e Valeria Solarino interpretano i due protagonisti “spezzati”, persino nei nomi, mentre Donatella Finocchiaro nella parte dell’agente immobiliare e Emir Kusturica in quella di Harold inscenano la possibilità per i fratelli di un’apertura, al di là del (doppio) legame che li inchioda.
librio, l’eleganza patinata dei set rischia il barocchismo e distrae, i ritratti di personaggi già ipersensibili vengono appesantiti da sintomi di troppo (l’asma di Leo) e da dialoghi poco naturali. L’inconscio si difende e fa sì che, dopo il trauma, ricostruiamo il nostro passato in una maniera che renda possibile il proseguimento della nostra vita: la verità non sempre è salvifica e dirci una bugia può strapparci al pericolo. È questo il nucleo più interessante del film, che Andò altera in modo impercettibile ma profondo, preferendo mettere in scena un altro assunto, e cioè che la menzogna può essere ben più intrigante (e cinematografica) della verità. Ma forse non è questo il caso.
A CASA NOSTRA
A Milano, dove hanno soffiato via anche la nebbia, si muovono e si incrociano personaggi anonimi e di rilievo, le cui vite sono ugualmente regolate dal denaro. Quella di Ugo, banchiere corrotto, sposato a una donna malinconica e depressa e controllato da Rita, capitano della Guardia di Finanza, innamorata e non corrisposta nel privato. Per strada invece si prostituisce Bianca, di cui si invaghisce Otello, un pregiudicato agli arresti domiciliari che ascolta il Rigoletto e, come il gobbo mantovano, tenta invano di riscattare la fanciulla amata. Poi c’è Elodie, modella e amante di Ugo, sedotta e abbandonata come la “traviata” verdiana, che trova il suo “Alfredo”
in Gerry, commesso in un grande magazzino e marito fedifrago. Come Gerry, ambizioso e stanco di versare nell’indigenza, anche al professore pensionato di Teco Celio il denaro non sembra bastare mai, buttato e consumato dentro le costose vetrine del centro. Tutto intorno Milano assiste alle loro vite spese male. Il film di Francesca Comencini si apre su Milano dentro un campo lunghissimo, è la città dove si svolgeranno i destini dei protagonisti, le relazioni interpersonali intrattenute per denaro, impedite dal denaro e terminate per denaro. La Milano dei traffici e delle intercettazioni, la Milano post tangentopoli che si è bevuta tutto
davanti ai bar, ai negozi, alle banche, agli scheletri delle fabbriche in disuso, cullata dallo sferragliare incessante dei tram. Milano, la città del padre Luigi Comencini, la città della Scala e del melodramma verdiano, che accompagna le sequenze sottolineando liricamente l’evoluzione emotiva dei personaggi. Da Milano, che nasconde i suoi affari sporchi ma anche la sua bellezza, l’Italia può forse ricominciare, perché è nel capoluogo lombardo che risiedono i centri finanziari, le banche, la Borsa. La livida fotografia di Bigazzi impressiona Milano e sostiene la poetica impegnata di Francesca che si conferma la più “grande” delle sorelle Comencini.
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1-31 ottobre 2006
LA PIAZZA D’ITALIA - TEMPO
LIBERO
Vino, vietato l'impiego dei trucioli
Droga, le donne rischiano di piu'
Genesis, uniti sotto il Colosseo
Niente più trucioli nei vini italiani di qualità, grazie al decreto firmato fa dal ministro delle Politiche Agricole Paolo De Castro. A pochi giorni dall'approvazione del regolamento comunitario sull'impiego dei "trucioli" di quercia nel vino, che prevede che i paesi membri possano adottare misure più restrittive. Il ministro De Castro ha infatti firmato il decreto che ne vieta l'utilizzo nei prodotti Doc (Denominazione di origine controllata) e Docg (Denominazione di origine controllata e garantita).
Le donne dipendenti da droghe pesanti muoiono con una frequenza 20 volte maggiore delle altre donne secondo uno studio australiano. Condotta dal Centro nazionale di ricerca su droghe e alcool, la ricerca fornisce un quadro allarmante dei tassi di mortalita' fra gli australiani dipendenti da eroina, cocaina, metanfetamine e droghe da party come ecstasy. Le droghe che hanno un impatto assai piu' grave fra le donne e le ragazze che fra i maschi sono l'eroina e le metanfetamine.
I Genesis con Phil Collins, Mike Rutherford e Tony Banks tornano insieme e suoneranno al Colosseo per il Telecomcerto . Si attende un grande concerto dunque per l'evento di Telecom Progetto Italia in collaborazione con il Comune di Roma in programma a luglio 2007. Quella romana sara' l'unica data italiana del tour 'Turn it on again, che verra' presentato a Londra e che segna la reunion di una delle bandmito del rock mondiale di tutti i tempi.
“Mortadella show”, un libro con tutte le freddure su un governo che è già una barzelletta
Governo ladro? Ridiamoci su! Il Cavaliere ci ha campato un’intera legislatura, elevando la barzelletta - attiva (cioè raccontata) e passiva (ossia subita) - a forma di comunicazione politica. Stavolta l’umorismo trafigge l’altro bersaglio, diventato nel frattempo il nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Basta affidarsi a «Mortadella Show» (edito da Aliberti, prezzo 9,90), un compendio di battute, storielle e freddure sulle nefandezze di Prodi e del suo governo unionista. Il libro, firmato da Mario Precario che ligio alla par condicio aveva già pubblicato a marzo un’analogo «Berlusconi show», si prende gioco - talvolta in maniera greve - delle doti vampiresche del viceministro Visco o dell’incapacità di alcuni ministri dell’Ulivo. C’è persino la preghierina «O Gesù dagli occhi tristi/Fai sparire i comunisti», ecc ecc... Ma le risate colpiscono anche i soliti noti, da D’Alema a Bertinotti, passando per Grillini o Luxuria. La sai l’ultima nell’era del Professore non risparmia la sinistra delle banche, delle coop e delle tasse. E ovviamente lui, il premier Prodi. Che il mondo barzellettierobattutaro lo conosce così così, nulla a confronto comunque del suo predecessore, vero esperto del settore. L’unica barzelletta made in Prodi che le cronache politiche hanno registrato è datata giugno 2006. Eccola: «Ronaldo alla Madonna: “Vorrei un’ autostrada diretta da Milano al Brasile”. La Madonna esclama: “Chiedi troppo!”. “Allora vorrei una partita contro la Juve con un arbitro imparziale”. E la Madonna: «A quante corsie la vuoi l’autostrada?».
Ecco le migliori: Ecco il nuovo sistema di tassazione inventato da Visco, geniale nella sua semplicità. a) Quanto guadagni? b) Mandaceli. Questa notte ho sognato Visco vestito da principe azzurro. Veniva su uno splendido destriero bianco e mi portava via. Tutto. Facciamo il Governo degli onesti! Già, e il pluralismo? L’onorevole Bertinotti ha ordinato di togliere da tutte le sedi del partito la scritta «Toilette» sulle porte dei bagni e di sostituirla con: «Lo sforzo del popolo nel momento del bisogno».
Fassino In una riunione del consiglio dei Ministri Prodi fa un grosso starnuto. Alla sua sinistra Livia Turco prontamente esclama: «Salute!». A seguire gli altri componenti: «Finanze!», «Interno!», «Difesa!». Ho cominciato a dubitare del Comunismo quando ho visto che i giapponesi non lo fotografavano. A causa di un pentito viene riaperto il processo per il finanziamento illecito al Pci-Pds da parte delle Coop rosse. D’Alema attende nervoso nel suo ufficio l’esito dell’udienza di primo grado. All’improvviso un postino gli porta un telegramma dell’avvocato del partito con scritto: «Onorevole D’Alema, verità e giustizia hanno trionfato». Immediata la risposta di D’Alema: «Ricorrete in appello». Prodi fa chiudere nota casa di computer. Morta Dell. Che differenza passa tra Cristianesimo e Comunismo? Il primo predica la povertà, il secondo la realizza Qual è il patrono dei martiri comunisti? San Toro Beati i giovani, perché erediteranno il debito pubblico (dal Vangelo di PadoaSchioppa)
«Io sono di sinistra». «Piantala, che ci stanno guardando tutti». Premio Nobel a Occhetto per la natura. È riuscito a trasformare una quercia in un bonsai. La Bindi e la Turco sono talmente brutte che se si siedono davanti a un computer scatta automaticamente l’antivirus. Preghierina O Gesù dagli occhi tristi/Fai sparire i comunisti/ Se risolvi ‘sto problema/ Fai scomparire anche D’Alema. Ti preghiam, se non ti rodi/ Estingui pure Prodi/ Tu col cuore sempre aperto/ Fai tramontare Diliberto/ E con gli angeli tuoi belli/ Porta in cielo anche Rutelli/O mio caro buon Gesù/ Non rimandarceli mai più. Seguire attentamente le istruzioni: 1) Create un file qualsiasi 2) Chiamatelo «Prodi» 3) Buttatelo nel cestino 4) Cliccate su «Svuota il cestino». Comparirà la schermata di conferma eliminazione file, che chiede: «Eliminare definitivamente
Prodi?» 5) Adesso potete rispondere «Sì».
Non serve a niente, ma aiuta a iniziare bene la giornata
Con la Sinistra l’Italia cambia marcia! Sì, mette la retro! Lo sapete perché gli ultimi scioperi generali sono stati tutti di 4 ore? Perché farne di 8 ore è troppo faticoso! Le zanzare rischiano l’estinzione da quando a succhiare il sangue degli italiani ci si è messo Visco! «Prodi sfugge al confronto in tv, si vede che ha paura. Io comunque il confronto lo faccio anche con una sedia vuota». Berlusconi, 4 febbraio 2006. Immediate le reazioni da parte del mondo politico: «Speriamo che la gente non voti la sedia vuota», Marassi su «II Mattino». «Speriamo che la gente noti l’assenza», Francesco Rutelli. «Speriamo che la gente non noti l’assenza», Massimo D’Alema. «Cacchio, una sedia vuota: la prendo io». Clemente Mastella. «Cacchio una sedia vuota: se la giriamo ci possiamo sedere in quattro». Padoa-Schioppa. «Guardate che la sedia è vuota, ma quell’attaccapanni sono io», Piero
Nella mia vita ho creduto in molte persone, e ho sbagliato Ho creduto in Marx, e ho sbagliato Ho creduto in Lenin, e ho sbagliato Ho creduto in Mao, e ho sbagliato Adesso ditemi voi: come faccio a credere in D’Alema? (la racconta Paolo Rossi) La soluzione radicale è un Pannella liquefatto? Come fa D’Alema a salvare un clandestino che sta affogando? Gli butta un’ancora di salvezza! Un giorno due comunisti si trovano a chiacchierare. Il primo chiede all’altro: «Ma se tu avessi due ville enormi, che cosa ci faresti?» Il secondo, prontamente: «Una a me e una al Partito!» L’altro insiste: «E con due appartamenti?» «Uno a me e un al Partito!» «Con due automobili?» «Una a me una al Partito!» «Con due morotini?» «Uno a me e un al Partito!» «Con due biciclette?» «Ah, quelle ce l’ho e me le tengo strette...»