Il dubbio di Venere. Venere interroga le onde, come se in quel suo chiedere insistente, la dea voglia avere la certezza della sua essenza divina. Venere interpella le onde, dove il seme di Cromo e spuma bianca sorse dalla carne immortale; quanto è vero che per volere divino io sia la prima dea ad esser creata. La bellezza m’appartiene, la voluttà cinge il mio essere come aura sottile. l’amore è sotto il mio giogo, sensualità è nei miei respiri, uomini e donne, sussultano soltanto a sentire il mio nome. Io dea tra le dee, compagna di Eros, ove la natura si specchia in me con invidia latente. Dove i miei passi
hanno infiammato i cuori e bruciato vite. Dove anche gli eterni dei forgiarono per me bellissimi diademi, dea restia alle catene, io divinità, tra le dee, la più bella, chiedo perché mai come un fiore, la bellezza debba appassire senza apparente ragione e che come l’onda che cancella dalla sabbia la mia divina impronta, anch’io un giorno, debba dunque sfiorire. E allora che dea sarei, se tutto mi è stato dato per essermi tolto? A che scopo essere la dea, tra le dee? Venere interroga le onde, che non danno risposta e quando il suo sguardo si corrucciò, dai suoi immensi occhi tristi nacquero le nuvole, che si fusero con la bianca spuma del mare, per formare nei caldi giorni di primavera, quella fine rugiada che si posa dolcemente mente il sole nasce, a ricordare che il tempo passa, anche per gli dei.
Parole di Biro, foto di Anna, la “dea”Alessia