Data e Ora: 15/09/07
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LIBRI
SABATO 15 SETTEMBRE 2007
Giornale di Brescia
DA UN DIFETTO DELLA RETINA UMANA SI SVILUPPO’ UNA DELLE PIU’ SORPRENDENTI INVENZIONI
Il cinema prima del cinema: macchine arcaiche e scienziati che studiarono il movimento Il cinema nasce scientifico, con una chiara preesistenza rispetto al cinema spettacolo. Basti pensare al fatto che lungo la seconda metà dell’Ottocento è solo strumento di lavoro per registrare fenomeni, analizzare il movimento, riuscire a rendere visibile l’invisibile, che lo sviluppo delle tecnologie risponde solo alle esigenze della ricerca scientifica, che buona parte dei pionieri del cinema sono uomini di scienza. È medico e matematico l’inglese Peter Mark Roget e fisico il belga JosephAntoine-Ferdinand Plateau, che per primi studiano il segreto della visione cinematografica dovuta a quel difetto visivo che è la persistenza delle immagini
sulla retina. In applicazione della famosa "ruota di Faraday" è un fisiologo il boemo Jan Evangelista Purkyne che perfeziona lo stroboscopio ipotizzato dall’austriaco professore di geometria Simon Ritter von Stampfer, ed è un matematico l’inglese Williams George Horner inventore dello zootropio. Così, è un astronomo il francese Pierre-Jules Janssen, inventore del "revolver fotografico", e un fisiologo l’altro francese Jules-Etienne Marey, inventore del "fucile fotografico" e del cronofotografo, costruiti per ricerche nel campo della fisiologia del movimento umano. E, per venire in Italia, è un neurologo Camillo Negro, documentarista di casi clinici che in un
certo senso lancia al mestiere Roberto Omega, fisico e matematico. Quale sia l’effettiva preistoria del cinema scientifico e come esso sia nato e si sia sviluppato prima di cedere il campo all’imprenditoria del cinemaspettacolo, ne dà documentazione minuziosa Virgilio Tosi, studioso di cinema e tv sul versante scientifico e didattico, regista della serie documentaria "Le origini del cinema scientifico", riprendendo un suo testo del 1984, aggiornato con i risultati di nuove ricerche. In garbata polemica con storie del cinema viziate dalla mitologia del cinema spettacolo e dalle infatuazioni nazionalistiche e sulla scia di studi di ben
altro rigore del fisico Franz P. Liesegang e del fisiologo Osvaldo Polimanti, dà per scontata l’origine scientifica del cinema. Ne studia in una sorta di preistoria l’evoluzione della tecnica sino a quando entra in campo la fotografia. Poi, in 45 capitoli ne traccia la storia, senza trascurare anche il minimo apporto, dall’elettroscopio del tedesco Ottomar Anschutz alle immagini cronofotografiche per sordomuti del francese Georges Demeney e ai raggi X del tedesco Wihelm Conrad Roengten, ma con un’arcatura di maggiore respiro da una parte per l’avventuroso e stravagante Eadweard J. Muybridge e i suoi esperimenti di riprese seriali e dall’altra per il Marey
Londra, anni Quaranta: desiderio e conflitto nel romanzo di Muriel Spark pubblicato da Adelphi
La guerra tra gli scapoli e le nubili E la vittoria? Non arriderà a chi vive di cinismo Mino Morandini Londra negli Anni Quaranta e Cinquanta del ’900 non è solo una città di vedove ed ex-fidanzate rimaste sole ad affrontare le ristrettezze del Dopoguerra che, quantunque vittorioso, vedeva la Gran Bretagna prostrata dalla lunga guerra sottomarina e dai recenti bombardamenti missilistici. Un trauma che non viene superato facilmente. Un’ombra lunga che si estende fino a raggiungere la sfera privata. La contraddizione storico-politica si estende alla società e Londra è anche una città, paradossalmente, di scapoli, celibi o divorziati, volontari o costretti, speculare e opposta all’altra Londra, senza che questi due tipi di solitudine riescano, se non di rado, a costruire un incontro che non sia effimero o disonesto, nella perenne incertezza su chi dei due sfrutti di più l’altra metà di troppo instabili coppie. Tra tanta misera attualità, di stabile sembra esserci solo la sofferenza e il grigio pessimismo dell’ «inizio di novembre... in cui i morti resuscitano e ti si ammucchiano addosso per scaldarsi», che fanno da sfondo a «Gli scapoli», di Muriel
Stark, la scrittrice britannica che l’Adelphi Edizioni sta pubblicando integralmente. Come i capolavori del grande Chesterton, del quale la Spark è forse l’erede più nobile, «Gli scapoli» è un romanzo-inchiesta, in cui l’obiettivo della ricerca è, più che il colpevole reale, presunto o potenziale, la Colpa stessa, il bruto Potere che, nascosto, manovra le persone come fantocci senz’anima, già protagonista dell’archetipo di questo genere letterario, «I fratelli Karamazov». Se il puro malvagio ’medium’ Patrick Seton ricorda - e ama Gide, l’epilettico Ronald Bridges, prete mancato per motivi di salute e malfermo eroe del Bene, ricorda per più d’un tratto Dostoevskij e il suo principe Myskin, eponimo de «L’idiota»; ma la novità decisiva della Spark rispetto ai suoi predecessori è espressa da Matthew, irlandese, mangiatore di cipolle per non cadere in tentazione: «Ma non facciamo un errore ad avercela tanto con le donne? In fondo dobbiamo tutto al sesso femminile». E le donne de «Gli scapoli», anche le più equivoche e fragili, presentano una bontà di fondo, connotata nel loro istinto materno, che le rende alla fine vincitrici sul tenebroso mondo di spiritisti
più o meno interessati, mistici fasulli vocati allo sfruttamento di pornografia cinematografica e prostituzione, imbroglioni di varia caratura o puri e semplici imbranati costituenti l’universo virile. Su tutti si staglia vittoriosa Elsie, cameriera in un bar, regolarmente abbandonata dai suoi temporanei amanti dopo la morte in guerra del fidanzato: donna sensuale, passionale e poco avvenente, ma capace di altruismo fino al sacrificio silenzioso, portavoce, con i fatti più che a parole, del pensiero dell’autrice. Intrecciata con l’indagine giudiziaria e con il gioco delle coppie messo in moto dalla medesima, la dimensione profonda de «Gli scapoli» è simbolico-teologica, dalla ridicola presunzione che traspare nel nome stesso del circolo spiritista «L’Infinito allargato» allo «spiritismo... luogo d’incontro fra scienza e religione», dai devastanti effetti etico-psichici dell’abuso di farmaci, all’opposizione tra «teologia del corpo» cattolica e riduzione spiritualista e dualista che inquina ogni astratta religiosità. AUTORE EDITORE PAGINE EURO
Tra le parabole evangeliche, quella del Buon Samaritano ha sempre emanato un fascino particolare. Quell’uomo che si sofferma ad assistere la povera vittima dei briganti, curandone amorevolmente le ferite, è diventato il modello dell’autentica carità. E non casualmente quello dell’assistenza ai malati è stato nei secoli uno degli ambiti in cui più luminosamente si è manifestata la santità cristiana. Mario Benatti, medico e scrittore, in questo suo bel volume tratteggia i profili di undici santi, sette sante, nove beati e cinque beate che hanno testimoniato la speranza e l’amore di Cristo tra i fratelli ammalati. Ci sono personalità celebri e note al grande pubblico quali Vincenzo De’ Paoli, il Cottolengo, il santo Padre Pio da Pietralcina, la beata Madre Teresa di Calcutta. Ma non mancano anche nomi meno famosi come quelli del beato Carlo Steeb, apostolo ne-
gli ospedali militari nei primi anni dell’Ottocento, del beato vescovo Farina, formatore di insegnanti e di infermiere, della beata Maria Raffaella Cimatti, che si meritò l’appellativo di «angelo dei malati», della Santa Agostina Pietrantoni che, a cavallo fra Otto e Novecento, spese la sua vita fra i tubercolotici dell’ospedale romano Santo Spirito. Di questi straordinari protagonisti, Benatti sottolinea pure la carica profetica: essi, infatti, guardarono alla medicina con genuino spirito cristiano, quello che non trascura i bisogni concreti di chi soffre, ma riconosce i limiti dell’uomo e della scienza e proietta la persona umana verso un destino ultraterreno. Maurizio Schoepflin
I SANTI DEI MALATI AUTORE EDITORE PAGINE EURO
Mario Benatti Messaggero 224 10
Virgilio Tosi Il Castoro 294 24,00
I TASCABILI
di Alberto Ottaviano
La storia scritta sui muri n viaggio singolare dentro la storia italiana recente atU traverso i manifesti, le scritte sui
no anche, ad esempio, «Godere Operaio», «Astronomia Operaia», «Nuclei armati di pennello». Ma è gran parte della storia sociale e politica italiana di questi ultimi decenni che scorre nelle scritte e nei manifesti fotografati da Negrin: il '68 inevitabilmente, la stagione femminista, il movimento del '77, le stagioni delle lotte sociali (per la casa, per la riduzione delle bollette, contro il precariato...). E sono molte le persone che emergono con le loro storie: il brigatista Walter Alasia e Bettino Craxi, il commissario Calabresi e l'anarchico Pinelli... Sui muri c’è dunque soprattutto la politica, ma ci sono anche il tifo e il costume; e si può constatare come cambiano la grafica, il linguaggio, le mode. «Leggo prima i muri e poi i giornali - scrive Negrin nella sua prefazione - perché le ultime notizie che riguardano la nostra convivenza sociale le trovo proprio lì». Alcune delle fotografie pubblicate sono accompagnate da brevi racconti o riflessioni di alcuni scrittori italiani: Marcello Fois, Raul Montanari, Christian Raimo, Luca Rastello e Piero Sorrentino.
FANTALIBRI
Muriel Spark Adelphi 248 18
Egidio Bonomi
I santi dei malati: la storia degli uomini che portarono una luce nella sofferenza
AUTORE EDITORE PAGINE EURO
GLI SCAPOLI
Una veduta notturna di Londra, città nella quale è ambientato il romanzo
Così cambia il dialetto bresciano in poesia
IL LIBRO DI MARIO BENATTI
IL CINEMA PRIMA DEL CINEMA
muri, i «graffiti», gli adesivi, i murales che fanno bella mostra di sé nelle strade delle nostre città. A compierlo è Alberto Negrin, fotografo, sceneggiatore, regista televisivo (tra i suoi film in Tv più recenti ci sono Perlasca, un eroe italiano e Gino Bartali, l'intramontabile). Da circa quarant'anni Negrin fotografa quanto si è andato depositando sui muri cittadini ed ha raccolto un monumentale archivio di oltre quindicimila immagini. Edoardo Novelli, giornalista e ricercatore, e Giorgio Vasta, consulente editoriale, le hanno selezionate e ordinate, dando un senso logico a questo enorme materiale di documentazione. E' nato così un libro singolare, Niente resterà pulito, ora pubblicato nella sezione «24/7» della Bur di Rizzoli (costa 15 euro). Il titolo del volume riprende il «graffito» ironico con cui nel 1977 il Collettivo Acqua e Sapone deformava il più famoso slogan «Niente resterà impunito». Non è l'unica scritta murale documentata nel libro in cui l'ironia risponde all'ideologia: ci so-
Fra tradizione e innovazione la raccolta della manerbiese Clelia Montani Inzerillo si presta ad analisi glottologiche
Angelo Canossi, il poeta che diede forza letteraria al dialetto bresciano
più metodico e sistematico nelle ricerche e riprese al cronofotografo. Ma Tosi esamina anche il contesto storico-sociale dell’Ottocento, riscontra nella rivoluzione industriale il momento in cui la tecnica diventa tecnologia e lo sviluppo tecnologico consacra definitivamente il metodo sperimentale e finisce per intrecciarsi con i progressi della fotografia. Alberto Pesce
«On pas, on respìr», non è la cadenza d’una passeggiata lenta, dove ad ogni passo corrisponde un respiro, ma il titolo della raccolta di poesie in dialetto di Manerbio di Clelia Montani Inzerillo, a cura delle Edizioni Bressanelli, pure di Manerbio, col patrocinio dello stesso Comune. Le poesie di Clelia Montani Inzerillo inseguono alcune singolarità che la fanno segnalare. Intanto il dialetto di Manerbio che, pur nella generale impostazione «brixiana», arrotonda qualche diversità, a cominciare dal titolo, dove la «o» dell’indeterminativo «on», resta «o» senza addolcirsi, come in tutto il resto della Provincia, in «ö»; poi la ricerca, voluta, tanto da dover dire grazie a «me mama e a me bubà» che l’hanno aiutata a fa «egner an ment le parole che ancö se üza miga pö». Dunque, la rimessa in luce di vocaboli scordati ed ora ritrovati. Il che costringe all’esercizio della memoria, oggi tanto desueto, al ritorno di luoghi e
persone, d’un passato che, pur avvolto nell’alone d’una realtà… irreale (la nostalgia toglie mordacità anche ai ricordi più crudi), è base del presente e del futuro. Oltre la poesia in sé, sgomita l’interesse glottologico/ filologico, come annota Leonardo Urbinati in quella che lui titola, argutamente, secondo costume suo, «Quasi presentazione» per «questo personalissimo linguaggio dialettale che, pur essendo brescianissimo in sé, si distingue per lessico, strutture e forme dal sermone corrente oggi in Brescia». Prendiamo proprio i primi versi della lirica d’apertura, «Mond picinì»: «On sul che sa smeza/ dré a la möraia/ on gat negher come ’l pecàt/ che zlöma sö ’na bala de paia/ on ciòp de uzilì/ che fa cincèl sura ’l camì…». Il già citato «on» al posto di «ön», l’intraducibile «ciòp» per dire un manipolo, un gruppetto e poi «cincèl» tipico della Bassa. Personalmente ho qualche
allergia all’uso smodato della zeta, come in «zlöma» e «zmeza» che non avrebbero pronuncia diversa se fossero scritte «slöma» e «smesa», ma questo è discorso vecchio, dibattuto fin dai tempi di Canossi e porterebbe lontano. Così come non avrei la preoccupazione di mettere l’accento tonico su ogni parola. Per dire: «rèsta» non cambia per nulla se fosse scritto «resta». La fatica poetica di Clelia Montini Inzerillo si sgomitola in 134 pagine intense, godibili, pensierose, anche. Se poi s’aggiunge che il ricavato andrà all’Associazione «Gocce di solidarietà» di Manerbio, al beneficio personale dell’animo di ciascun lettore, s’aggiunge quello d’un bene dispensato hic et nunc.
ON PAS, ON RESPÌR AUTORE Clelia Montani Inzerillo EDITORE Edizioni Bressanelli EURO s.i.p.
Pagina a cura di:
MAURIZIO BERNARDELLI CURUZ e ENRICO MIRANI
di Marco Bertoldi
Schätzing, Martin, Le Guin ranz Schätzing è uno scrittore tedesco pubblicato in ItaF lia dalla Nord e lanciato nel
mondo dal fanta-eco-thriller «Il quinto giorno» sulla rivolta del mare contro le violenze dell’uomo, oltre mille pagine ricche di tensione e di nozioni sul mondo sommerso. Chi nel nuovo Il mondo d’acqua (pagine 556, euro 19,90) non bada al sottotitolo «Alla scoperta della vita attraverso il mare» e si aspetta un romanzo sulla falsariga del primo commette però un errore: questo è un viaggio vero che prende il via 13 miliardi e 700mila anni fa per raccontare il quale Schätzing ha messo a frutto i cinque anni di ricerche fatte per il suo best seller. Un libro che può dividere i lettori tra chi troverà affascinante e ricca di suspense questa «immersione» in un mondo che occupa i sette decimi del nostro pianeta e che ancor oggi cela alcuni misteri e chi invece lo riterrà eccessivamente scientifico e un po’ prolisso. Comunque, un libro stimolante e insolito. Che George R.R. Martin sia uno dei più importanti scrittori di heroic fantasy attualmente in attività è risaputo tra gli amanti del genere e la sua lunga saga «Le cronache del ghiaccio e del
fuoco» che ancora non è completa (Mondadori ha pubblicato sinora i primi 4 tomi suddivisi in otto libri) sta a dimostrarlo. Ed è simpatico che lasci per una volta la fantasy adulta e cupa per rivolgersi anche ai più giovani e offrire Il Drago di Ghiaccio (Mondadori, pagine 109, euro 13). Storia di una bambina particolare che fa amicizia con quello che è ritenuto un mostro portatore di devastazione riuscendo anzi a salvare il suo mondo dalla distruzione. Simpatica fiaba. Ancora fantasy con La rocca di Tornor di Elizabeth Lynn, primo tomo, premiato con il World Fantasy Award, della trilogia «Le cronache di Tornor» che ora DelosBooks sta pubblicando in Italia (pagine 286, euro 16). Battaglie, eroismi, tradimenti e intrighi legati ad una fortezza divenuta baluardo contro spietati invasori. Efficace mix di avventura, sorprese e realismo. Nella collana economica Cosmo biblioteca della Nord compare ora I reietti dell’altro pianeta (pagine 335, euro 9,) uno dei più importanti romanzi di Ursula K. Le Guin, celebrata e premiata (Hugo e Nebula) Vicenda legata a due pianeti gemelli, uno opulento e uno «anarchico».
Gli americani comunicarono prima del tempo pattuito il raggiungimento dell’accordo: la ricostruzione dei giorni tragici nel saggio di Zangrandi
Settembre ’43, la notizia che diede fuoco all’armistizio Franco Panzerini È uscita a cura della Mursia la ristampa in nuova edizione grafica, dell’opera storica di Ruggero Zangrandi L’Italia tradita - 8 settembre 1943 che si occupa di uno fra i più oscuri periodi della nostra storia recente. Comincia il libro con le concitate fasi che precedettero l’entrata in vigore dell’armistizio con gli alleati, firmato in gran segreto dal generale Castellano per conto del Governo Badoglio, armistizio che prematuramente annunciato dagli americani mise in crisi il nostro Governo timoroso di una ritorsione tedesca, ritorsione che poi arriverà subito con un sistematico attacco alle nostre Forze armate. Dal canto loro gli alleati mantennero, con uno sbarco a Salerno, parzialmente le loro promesse e ci fu, per completare l’opera, il mancato aviosbarco già pianificato di una divisione di paracadutisti americani nei pressi di Roma (questo però per l’assurda indisponibilità italiana).
Continua la triste storia dell’8 settembre e attraverso le incertezze e gli errori dei nostri comandi dopo l’annuncio dell’armistizio, l’aggressione tedesca alla quale si reagì molto parzialmente per insufficienza di ordini soprattutto, la fuga del Re, del suo Governo quasi al completo e dei suoi Stati Maggiori da Roma (la fuga fu forse facilitata da accordi segreti con Kesselring) si arriva alla resa di Roma una delle più oscure e drammatiche pagine di tutta questa dolorosa storia. Avvicinandosi la minaccia sulla capitale fu istituito un Corpo d’armata motocarrozzato al comando del generale Carboni mentre intorno alla città veniva predisposta una difesa interna ed una esterna. In tutto 6 divisioni comprese le corazzate, più elementi di altre due divisioni e reparti di Carabinieri. Questo spiegamento veramente notevole di forze fu messo direttamente al comando del capo di Stato Maggiore dell’esercito generale Roatta che poi lo cedette al generale Carboni. Ma la situazione militare andò subito peggio-
Il dramma della prigionia: soldati italiani in un campo di internamento rando per la precipitosa partenza da Roma dei più alti capi militari compreso il capo di Stato Maggiore Generale, Ambrosio, e il capo di
Stato Maggiore dell’Esercito, Roatta. E poi improvvisamente, quando già erano incominciati in varie zone periferiche di Roma i combat-
timenti, si decise di rinunciare alla difesa di Roma (prendendo accordi con i tedeschi, accordi assolutamente non rispettati) facendo concentrare parte delle truppe nella zona di Tivoli. Su questa improvvisa decisione, oggetto poi di una lunga inchiesta, anche giudiziaria (che portò a scarse conclusioni) si dilunga l’autore, il quale sottolinea che l’ordine fu impartito dal generale Roatta al generale Carboni. In precedenza si erano svolti furiosi scontri e nulla faceva presagire la resa che consegnò Roma ai nazisti, che subito la occuparono instaurando nella città un regime di terrore. Questo libro ricco di documenti comprovanti fatti storici ben determinati, frutto di una scrupolosa ricerca di una verità mai trovata in un meandro di tante bugie e di tanti equivoci, rappresenta un prezioso tassello per la ricostruzione della nostra storia.
L’ITALIA TRADITA AUTORE EDITORE PAGINE EURO
Ruggero Zangrandi Mursia 531 23,00