Emergency Oggi Rivista Mese Di Dicembre 2008

  • Uploaded by: Nadia
  • 0
  • 0
  • December 2019
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Emergency Oggi Rivista Mese Di Dicembre 2008 as PDF for free.

More details

  • Words: 20,141
  • Pages: 32
Anno XIV n.10 Dicembre 2008 Editore Key Communication sas Iscrizione Tribunale di Parma n. 32 del 08/08/1995 - Poste Italiane spa - Spedizione abb. postale 45% - DL 353/2003 (conv. in legge 27/02/04 n.46) Art. 1 comma 1 DCB Roma 4,00 euro ISSN 1723-7033 Rivista tecnico scientifica riservata al personale specializzato. Non diffusa al pubblico. In caso di mancato recapito restituire PT Romanina per la restituzione previo add.to.

Arrivederci al 2009

ensile di emergenza sanitaria

Dicembre 2008 ANNO XIV n. 10

EMERGENCY OGGI Mensile di Emergenza Sanitaria Direttore responsabile Marina Boldrini [email protected] Editore: Key Communication sas P.za Badalocchio Sisto Rosa, 9\b 43100 Parma Redazione Via Po, 10 - 00198 Roma tel +39 06 8535 5798 - fax +39 06 8535 5606 [email protected] - www.emergencyoggi.it HANNO COLLABORATO:

F. Aguglia, A. Aguzzi, C. Boccardo, A. Cacciani, F. Cavicchi, E. Clementi, M. Colzi, A.Coppola, D. Curcio, S. Giambartolomei, E. Maffongelli, A. Ovani, A. Palma, L. Pietrantoni, G. Prati, S. Saliola, D. Scafi F. Scoppetta, M. G. Scarpellini, S. Sofia, M.Suppa Divisione pubblicità PUBBLIKEY [email protected] Via Po, 10 - 00198 Roma tel +39 06 8535 5798 - fax +39 06 8535 5606 Impaginazione Key Communication sas Impianti e stampa PIXART - Marghera (VE) Autorizzazione Tribunale di Parma n. 32 del 08/08/1995 Spedizione in abbonamento postale 45% Roma - Dati e tariffe per l’abbonamento Italia: 11 numeri Euro 42,00 Estero: 11 numeri Euro 84,00 Costo unitario Euro 4,00 Arretrati Euro 5,00 + Euro 3,00 spese postale. L’abbonamento partirà dal primo numero raggiungibile.

LINEE GUIDA NEL PAZIENTE CON DOLORE TORACICO IN PRONTO SOCCORSO UTILITÀ DELLA CHEST PAIN UNIT A.Coppola, M.Suppa, A. Cacciani, D. Curcio, M. Colzi, M. G. Scarpellini, F. Cavicchi, C. Boccardo, E. Maffongelli, A. Ovani, S. Giambartolomei, S. Sofia, A.Palma, F. Aguglia

IL COORDINATORE INFERMIERISTICO E GLI STRUMENTI PER IL MIGLIORAMENTO DEL PROCESSO ASSISTENZIALE A. Aguzzi, F. Scoppetta, E. Clementi, D. Scafi

SE IL LAVORO UCCIDE PER ARRESTO CARDIACO S. Saliola

4

10

14

Norme editoriali: Verranno presi in considerazione solo articoli mai pubblicati in precedenza e la richiesta di pubblicazione implica la rinuncia a pubblicare lo stesso presso altre riviste. La responsabilità di quanto scritto è da attribuirsi agli autori dei singoli articoli. Tutti i diritti riservati. Per ulteriori informazioni: [email protected] La informiamo che i suoi dati sono trattati nel rispetto degli obblighi di legge in materia di Privacy. L’informativa, ai sensi dell’ art. 13 D.Lgs. 196/2003, è consultabile sul nostro sito internet all’indirizzo: www.emergencyoggi.it Periodico associato USPI Unione Stampa Periodica Italiana

IL BENESSERE PSICOLOGICO DEI SOCCORRITORI G. Prati, L. Pietrantoni

20

Linee guida nel paziente con dolore toracico in Pronto Soccorso

Utilità della

CHEST PAIN UNIT A. Coppola - Unità Operativa Semplice Chest Pain Unit M.Suppa, A. Cacciani, D. Curcio, M. Colzi, M. G. Scarpellini, F.Cavicchi, C. Boccardo, E. Maffongelli, A. Ovani, S. Giambartolomei, S. Sofia, A.Palma, F. Aguglia - Dipartimento Emergenza Accettazione - Medicina di Urgenza ed Emergenza - Azienda Policlinico Umberto I - Roma

S

tatistiche del nord America evidenziano che, ogni anno, 5 milioni di persone si rivolgono al Pronto Soccorso per dolore toracico, ciò comporta una spesa, di soli costi ospedalieri, di circa 10 miliardi di dollari. In Italia una delle cause più frequenti d’accesso ai Dipartimenti di Emergenza (DEA) è il dolore toracico che rappresenta il 6-10% di tutte le diagnosi. Il 50% dei pazienti con dolore toracico tipico non ha un infarto miocardico acuto e il 50% dei pazienti con infarto miocardico non presenta all’arrivo in Pronto Soccorso (PS) anomalie elettrocardiografiche. Il 2,1% dei dimessi dal PS con diagnosi di dolore toracico, manifesta successivamente un infarto miocardico acuto (IMA) di cui il 17,4% presenta elevata mortalità a un anno. Ciò è determinato dalla variabilità delle strategie, che fanno sì che tra il 2 e il 10% dei pazienti con dolore toracico acuto venga dimesso in maniera impropria dal Pronto Soccorso e possano andare incontro a gravi complicanze cardiovascolari. I pazienti che accusavano dolore toracico o precordiale giunti al DEA dell’Azienda Policlinico Umberto I, dal giugno 2000 al dicembre 2007 in base alla codifica diagnostica del sistema informatico GIPSE, avevano diagnosi di infarto miocardico mediamente il 20,75 % e i dolori toracici 79,25 %. (figura 1). Dei dolori toracici nel periodo 2000-2007, mediamente il 22,93 % sono stati dimessi dal PS, il 37,08 ricoverati, il 37,45 hanno rifiutato il ricovero (figura 2). I pazienti con dolore toracico di origine incerta e con ECG non diagnostico venivano ricoverati (37,5 %) in osservazione, o in Medicina di Urgenza o nei reparti di medicina. Ciò comportava degenze protratte in attesa di ulteriori accertamenti e spesso non giustificate, con riflessi negativi sia per i costi che per i pazienti.

Eo

4

In questi anni si è sviluppata un’irrazionale tendenza al ricovero per accertamenti diagnostici dei soggetti con dolore toracico, con un inutile aggravio economico per la comunità, dato che meno della metà risultano affetti da una cardiopatia ischemica. Inoltre il ricorso alla magistratura per malpractice dei medici ha comportato un progressivo aumento dei ricoveri impropri dovuti in parte ad una medicina difensiva e dall’altra dalla mancanza di linee guida condivise. La realtà odierna del management clinico ha come primaria importanza il contenimento della spesa sanitaria e il miglioramento del servizio, quindi è fondamentale requisito evitare i ricoveri impropri. Ne consegue che, se è necessario riconoscere e trattare rapidamente i pazienti con dolore toracico con sindrome coronarica acuta, è altrettanto fondamentale dimettere rapidamente, dopo attenta valutazione clinica per 12-24 ore, strumentale e di laboratorio, i pazienti con dolore toracico a basso rischio di insufficienza coronarica acuta. Un sistema ideale dovrebbe comportare ad una rapida identificazione di soggetti a basso rischio, perché con bassa probabilità di malattia coronarica, da dimettere, di quelli a rischio intermedio, in cui il ricovero può essere programmato in funzione della disponibilità dei posti letto, e di quelli a rischio elevato che devono eseguire una procedura diagnostica e terapeutica immediata come l’angioplastica primaria. In questa direzione si muovono le linee guida americane, europee ed italiane pubblicate negli anni più recenti e continuamente aggiornate. Il punto cruciale però sta nell’individuazione dei soggetti a bassa probabilità di malattia coronarica e/o comunque a bassa probabilità di eventi cardiovascolari maggiori.

Dicembre 2008

Proprio per questa ragione, nell’ultimo decennio in Italia è stata proposta l’istituzione delle cosiddette “Chest Pain Unit”, che sono servizi ubicati nei Dipartimenti di Emergenza, nel senso che utilizzano locali adiacenti ai Dipartimenti di Emergenza e si avvalgono dello stesso personale medico e infermieristico, che opera sulla base di semplici e ben definiti algoritmi decisionali con costi di gestione molto inferiori rispetto ai reparti di degenza e alle unità coronariche (UTIC). Oggigiorno la riduzione dei posti letto e il taglio delle spese sanitarie regionali, determinano nuove strategie per ridurre i costi aziendali attraverso soluzioni alternative che comportano l’istituzione di servizi di miglior qualità per efficienza ed efficacia, razionalizzando i ricoveri ed evitando quelli impropri. Attualmente nel nostro PS i pazienti con dolore toracico eseguono in modo seriato (ogni 6 ore) i marker di danno miocardico (troponina I, CK MB di massa e mioglobina) con la loro valenza diagnostica e prognostica, ma non esistono linee guida di comportamento univoche tra PS, UTIC e reparti di medicina e ogni struttura ha una propria linea di condotta. Quindi bisogna tracciare una linea di condotta comune per coloro che operano nell’ambito del nostro Pronto Soccorso, nella CHEST PAIN UNIT (di prossima costituzione a livello Aziendale) e nelle UTIC per dare qualche suggerimento pratico per un corretto approccio al problema, evitando ricoveri impropri e costi elevati all’Azienda. STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO CARDIOVASCOLARE In PS si esegue la stratificazione del rischio di eventi cardiovascolari maggiori attraverso un’accurata anamnesi ed esame obiettivo (tabella A), l’esecuzione di un ECG a 12 derivazioni e il dosaggio dei markers di miocardionecrosi troponina I, CK-MB di

massa e mioglobina e se necessario esame RX del Torace in due proiezioni (tabella A). Dopo la stratificazione del rischio cardiovascolare i pazienti con rischio basso ed intermedio, vengono inviati in Chest Pain Unit in letti di osservazione (da 3 a 4) in un’ area adiacente al Pronto Soccorso. I letti devono essere dotati di monitor in grado di identificare eventi aritmici maggiori e modificazioni della morfologia dell’ECG significative di ischemia, oltre che conservare in memoria il tracciato elettrocardiografico durante tutto il periodo di osservazione; sugli eventi indicati devono emettere segnalazione con allarme sonoro. L’unità deve essere dotata di attrezzatura idonea per la rianimazione cardiopolmonare. La gestione del protocollo diagnostico deve avvenire sotto diretta responsabilità del medico di guardia attraverso una cartella clinica informatizzata. La sorveglianza diretta dei pazienti 24 ore su 24 viene affidata ad un’infermiere professionale specializzato nel settore. I pazienti destinati alla Chest Pain Unit devono essere muniti di accesso venoso e trattati preventivamente, salvo controindicazioni specifiche, con acido acetilsalicilico 500 mg. Prelievi per la titolazione del CK MB di massa, della troponina I e della mioglobina devono essere effettuati ogni 6 ore, a partire dal momento del ricovero. Durante la permanenza in Chest Pain Unit a giudizio del medico di guardia può essere effettuato ecocardiogramma, indicato nei pazienti con sospetto di cardiopatia ischemica o sospetto di altra patologia cardiaca. I soggetti, che durante le 1224 ore di osservazione non hanno ripresa dei sintomi, né presentano alterazioni ischemiche dell’ECG e mantengono enzimi cardiaci costantemente normali, possono essere sottoposti a controllo ecocardiografico. I pazienti che all’ecocardiografia non presentano alterazioni della cinetica regionale, possono essere sot-

Fig.1 - ACCESSI ES ESITI PER DOLORE TORACICO 2000-2007 - Azienda Policlinico Umberto I

ANAMNESI Caratteristiche del dolore Sedi di irradiazione Precedenti di cardiopatia ischemica Condizioni in cui insorge il dolore Fattori di rischio: • Età • Sesso • Diabete, • Ipertensione arteriosa • Ipercolesterolemia • Fumo • Insufficienza renale cronica

ES OBIETTIVO COMPLETO e MIRATO CARDIOVASCOLARE Toni e soffi cardiaci Turgore delle giugulari Rumori umidi all’auscultazione toracica Soffi vascolari al collo, all’addome, alle femorali, ai polsi periferici Condizioni di idratazione e perfusione

Fig.2 - ACCESSI ES ESITI PER DOLORE TORACICO 2000-2007 - Azienda Policlinico Umberto I Dicembre 2008

www.emergencyoggi.it

Tabella A Fattori di rischio cardiovascolare

Eo

5

toposti immediatamente a test da sforzo con cicloergometro o tapiluran o ad un test provocativo di ischemia (ecocardiografia sotto stress) o essere dimessi e affidati ai cardiologi con il programma di eseguire le stesse valutazioni a distanza di 4872 ore dall’esordio dei sintomi (secondo le linee guida per la diagnosi e la terapia dei soggetti con sospetto di angina pectoris instabile). Se lo stress test risulterà negativo secondo i criteri standard definiti dalle linee guida in merito, il paziente deve essere rinviato ad un controllo ambulatoriale a distanza di 3 mesi. Al contrario se necessario, viene ricoverato in un reparto di cardiologia o medicina per ulteriori accertamenti. I pazienti che presentano crisi ischemiche o movimento enzimatico durante il periodo di osservazione, devono essere immediatamente trasferiti in reparto di cardiologia o in UTIC per essere sottoposti ad ulteriori esami diagnostici e terapia (fig.3). ALGORITMO DOLORE TORACICO

ECG non diagnostico Markers cardiaci negativi Stratificazione rischio basso o intermedio

Alterazioni ECG Dolore in atto Stratificazione rischio alto Markers cardiaci positivi Instabilità emodinamica

CHEST PAIN UNIT OSSERVAZIONE 12-24 h ASINTOMATICITA' ECG immodificato Markers cardiaci seriati negativi Ecocardiogramma negativo

TEST DA SFORZO ECG o TEST PROVOCATIVO con Ecocardiostress

Recidiva del dolore Markers cardiaci seriati positivi ECG positivo

Positivo

SCA CONFERMATA

RICOVERO UTIC

Negativo

FOLLOW UP AMBULATORIALE DOPO TRE MESI Figura 3 Algoritmo diagnostico del dolore toracico in CHEST PAIN UNIT

Bibliografia 1. . L. Erhardt (Presidente), J. Herlitz (Segretario), L. Bossaert, M. Halinen, M. Keltai, R. Koster, C. Marcassa, T. Quinn, H. van Weert, Linee guida Task Force sulla gestione del dolore toracico l Heart J Suppl 2004; 5 (4): 298-323. 2 . A. Conti, B Paladini, F Toccafondi, et al. Effectivess of a multidisciplinary chest pain unit for the assessment of

Eo

6

coronary syndromes and risk stratification in the Florence area Am Heart J 2002, 144 : 639635 3. AA.VV. Consensus document of The Joint ESC/ACC Committee for the Redifinition of MI, 2000 4. R Rassan. Chest pain unit a modern way managing patients with chest pain in Emergency Department Arq. Bras. Cardiol 2002, 79

203-209 5. M. Ciancy Chest pain unit Evidence of theirusefulness is limited but encouraging. Brit. Med J 2002; 325: 116-117 6. Mauri F, Mafrici A., Pirelli S., Deneda R. Riduzione dei costi nella valutazione del dolore toracico con la Chest pain unit in Pronto Soccorso Ital. Heart J (suppl) 2002; 3:518525

Croce Rossa: Patrizia Ravaioli nuovo Direttore Generale Si è insediato il nuovo Direttore Generale di Croce Rossa Italiana, la dott.ssa Patrizia Ravaioli, che andrà a sostituire il dott. Andrea Des Dorides.Patrizia Ravaioli, è nata nel 1966 a Forlì ed è laureata in Economia e Commercio. Già docente di Economia Aziendale presso le Università di Firenze e Pisa, si occupa da 17 anni dell’Innovazione nella Pubblica Amministrazione portando avanti il proprio impegno nel processo di cambiamento in atto nel settore. L’ultima esperienza professionale prima di andare a ricoprire l’attuale ruolo è stata, dall’ottobre 2006, quella di Direttore Generale della LILT - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Ente Pubblico su base associativa con sede in Roma, articolato in Comitati Regionali, Sezioni Provinciali e delegazioni comunali, che opera sotto la vigilanza del Ministero del Welfare. Membro del Comitato Nazionale del Forum Italiano di Europa Donna (il Movimento di opinione europeo per la lotta al tumore al seno fondato da Umberto Veronesi ) con delega a Europa Donna Parlamento. Presidente dell’Associazione PIMBY di cui è tra i soci fondatori. La missione dell’associazione, che opera senza scopo di lucro, è quella di promuovere il dialogo tra le amministrazioni pubbliche e la cittadinanza sul tema delle infrastrutture. Infine, è stata tra i conduttori della trasmissione radiofonica Radio Tre Mondo: programma di cultura, politica e costume di Radio Rai Tre.

Se sbagliare nella sanità resta segreto di Paolo Cornaglia Ferraris Errori all'emergenza Il cosiddetto Medmarx è un programma accessibile su Internet che permettere di raccontare in modo anonimo, confidenziale, errori di medicazione al pronto soccorso. È stato disegnato per gli ospedali interessati a raccogliere informazioni e prevenire errori. I risultati sono: 13.932 errori accaduti in 496 strutture. 78 errori su 100.000 visite. I medici sono stati responsabili del 24% degli errori, le infermiere/i del 54%. I più comuni sono accaduti in fase amministrativa (36%), nella definizione di quantità e dose (18%), mancato rispetto delle procedure (17%), errori di comunicazione (11%). Le cause più frequenti sono state la distrazione (7,5%), situazioni di emergenza (4,1%), eccessivo carico di lavoro (3,4%). Danni seri si sono registrati nel 3% degli errori. Le azioni a seguito dell'errore commesso hanno riguardato un'informazione specifica dello staff che ha commesso l'errore (26%), il miglioramento della comunicazione (26%), una formazione ad hoc (12%). Pazienti e familiari sono stati informati dell'errore nel 2,7% dei casi (quasi mai). La ricerca conclude che gli errori avvengono in situazioni di caos o accelerazione del lavoro. Ciò che invece insegna agli italiani è che nessuna Asl e quasi nessun ospedale ha realizzato un sistema di report efficace, fregandosene delle disposizioni dell'ex ministro Livia Turco. Esiste un sistematico disprezzo di pazienti e familiari per i quali la trasparenza e la comunicazione sono una chimera (anche in USA dove si raccontano bugie al 97,3% di pazienti e familiari). (www.medmarx.com). da: Repubblica Salute, pag. 19 Camici e pigiami di Paolo Cornaglia Ferraris Dicembre 2008

200820082008 Ai collaboratori che ci hanno accompagnato nel 2008 auguriamo Buone Feste! F. Aguglia A. Aguzzi S. Badiali G. Baldi F. Balzani A. Baratta A. Barca E. Beani V. Bello A. Benedetti A. Berti R. Bianchi M. Bienaimè C. Boccardo A. Cacciani F. Candido V. Casella A. Cavaniglia F. Cavicchi G. Cerqua L. Cimino E. Clementi Dicembre 2008

D. Colarusso M. Colzi A. Coppola M. Cozzi D. Curcio L. D’Ambrosio T. D’Onofrio A. Dal Rio L. De Angelis L. De Cave Lozzi A. De Santis C. Del Masto A. Destro M. Dutto F. Fabi E. Ferraro B. Ferreri M. Forastieri P. Forte S. Giambartolomei A. Giunta

A. Giusto D. Golia S. Guerrieri G. Guerra M. Haberkern M. Izzi C. Lancia F. Landuzzi M. Larocca F. Lipariti G. Luciani E. Maffongelli C.Mantovan G. Marchesani G. Marconi M. Mari L. Martinolli M. Mazzone S. Mazzoni P. Mensi N. Monari A. Monesi www.emergencyoggi.it

B. Montemurro E. Moretti P. Mornelli A. Mosti D. Mottola M. Mumeni S. Musolesi A.G. Nasti K. Naidon A. Ovani A. Palma V. Palo M. Passacantilli A. Piacentini L. Pietrantoni G. Prati R. Previati F. Quarantiello L. Ricchi G. Romanelli M. P. Ruggirei S. Savastano

D. Scafi M. G. Scarpellini M. Scolavano F. Scoppetta C. Sinno S. Sofia C. Spina M. Suppa L. Tambaro F. Tesei S. Testa L. Tonelli L. Trabucco L. Treglia G. Vacca R. Valente V. Vanni C. Vanzo G. Vetrano M. Viscione Y. Vivaldi

Eo

7

2008200820082 ell’ambito della tutela della salute ed in particolar modo in quei contesti spesso alquanto critici propri dell’emergenza/urgenza extraospedaliera, appare incontestabile l’estrema importanza di una adeguata utilizzazione delle risorse umane e strumentali disponibili, non solo per l’ovvia inopportunità di sperperare un bene collettivo, ma soprattutto in considerazione della peculiarità e della collocazione di detti scenari ove sia i presidi specifici che gli operatori non possono essere rapidamente integrati o vicariati, essendo il luogo dell’intervento generalmente distante dall’hub di riferimento.

N

Risorse umane e trumentali l 3-4 % degli accessi al pronto soccorso sono causati da traumi elettrici compresi anche gli incidenti sul lavoro. Tra questi il 10% sono incidenti in seguito ad alta tensione ed il 90% a bassa tensione. La corrente di tipo alternato risulta, in caso di incidenti più pericolosa, perchè può causare contratture muscolari tetaniche. Le contratture prolungano quindi il contatto della persona con la fonte di corrente. Incidenti con corrente di tipo continuo possono avvenire in caso di contatto con la batteria della macchina o in caso di una folgorazione da fulmine.

I

l trauma pediatrico può deteriorare rapidamente e sviluppare serie complicanze. Elemento chiave, nel trauma pediatrico, è l'identificazione di un trauma ad alto rischio ed uno specifico triage pediatrico per indirizzare il bambino ad un servizio appropriato. L'ordine e la priorità nella valutazione e nel trattamento del trauma pediatrico sono identiche a quelle dell'adulto; tuttavia le caratteristiche anatomiche proprie del bambino, richiedono speciali considerazioni.

I

Politrauma pediatrico

Traumi elettrici

’ospedale può essere soltanto un anello della catena dell’assistenza alle emergenze sociali, essendo l’altra rappresentata dal territorio in tutte le sue istituzioni ed organizzazioni. Fatta questa doverosa premessa, è comunque necessario interrogarsi su quali possono essere i cambiamenti che l’organizzazione descritta deve subire, per adattarsi ancor meglio alle esigenze di questo campione di popolazione. Sicuramente è necessario, indipendentemente dal periodo di vacche magre, che la sanità sta attraversando, garantire quella completezza degli organici, che consenta le essenziali attività di rivalutazione dei pazienti fragili. Anche la presenza di alcune figure cardine, come le Assistenti Sociali e gli operatori linguistici, vanno assolutamente potenziate e va incoraggiata la collaborazione con le organizzazioni di volontariato, già presenti con lodevole impegno. Un presidio sicuramente molto utile è l’esistenza di un area dell’Osservazione Temporanea, che nella nostra realtà è già ben rappresentata, accuratamente disciplinata e funzionale, ma che riceverà ulteriore potenziamento dall’adeguamento in fieri alle direttive regionali in merito alla O.B.I.. Caposaldo irrinunciabile è comunque la formazione del personale nel triage, nella comunicazione, nel risk-management, tutte realtà che la nostra Azienda ha sempre curato e che si spera possa ulteriormente implementare.

L

Emergenze sociali

l soccorso al paziente vittima di trauma deve inevitabilmente concentrarsi sulla limitazione del danno secondario, determinato dall’alterazione delle funzioni vitali del paziente, alterazione legata ad episodi d’ipossia, ipovolemia, ipotensione, ipercapnia oppure a manovre di soccorso scorrette.

I

Trauma cranico Eo

8

’esposizione a tali eventi si verifica su due fronti: da un lato gli operatori affrontano l’incidente critico in sé e dall’altro si trovano a prestare aiuto agli individui coinvolti dall’evento.

L

Benessere psicologico del soccorritore Dicembre 2008

8200820082008 li incidenti domestici sono considerati un vero e proprio problema della Sanità Pubblica, infatti, attraverso studi condotti dalla Rete di Sorveglianza Nazionale sugli infortuni Domestici, si è visto che 1.300.000 residenti, ossia il 2%, sono dovuti ricorrere al pronto soccorso, e di questi, 130.000 sono stati ricoverati in ospedale, con l'ammontare di euro 400.000 l'anno della Spesa Pubblica Sanitaria. Si è visto che i soggetti maggiormente coinvolti sono le casalinghe e i bambini e che le cause che portano a questi infortuni sono rappresentati dalla superficialità, dalla scarsa conoscenza delle norme di sicurezza, le quali devono essere rispettate anche, e soprattutto negli ambienti che ognuno di noi considera più confortevoli.

G

Manovre salvavita potesi accusatorie inerenti ad “omissione di soccorso” o difensive riguardanti uno “stato di necessità” vengono frequentemente addotte o rigettate nell’ambito di procedimenti giudiziari vertenti su interventi di soccorso effettuati da tipologie diverse di soggetti -da semplici cittadini a professionistiobbligati talora ad agire dalla cogenza degli eventi ed in condizioni di forte stress emotivo.

I

Medicina legale

rasporto in elicottero di pazienti con patologia infettiva. criteri di fattibilità e protocolli di disinfezione del mezzo aereo. Ci sono problematiche che spesso sono state sottovalutate o semplicemente non trattate e che la necessaria attenzione alla sicurezza sul lavoro e la necessità di garantire sicurezza ai cittadini trasportati impongono come argomento di estrema importanza.

T

Elisoccorso

l principio del consenso informato rivolto alla liceità dell’atto sanitario tende a riflettere il concetto dell’autonomia e della autodeterminazione decisionale della persona che necessita e richiede una prestazione sanitaria.

I

Emergenza extraospedaliera: il ruolo dell’infermiere l trasformarsi della società attuale e le problematiche socio-sanitarie tipiche degli agglomerati urbani hanno fatto si che una patologia tipica degli incidenti in montagna o in acqua divenisse invece frequente in città, dove colpisce frequentemente categorie di popolazione con insufficienti garanzie abitative, economiche e sanitarie. L’esperienza che i professionisti del soccorso sanitario extraospedaliero hanno maturato nel trattamento dell’ipotermia ha permesso che tale patologia potesse essere riconosciuta e trattata con successo ed in molti casi che venissero attivate iniziative sociali e sanitarie volte a prevenirne l’instaurarsi.

I

Ipotermia Dicembre 2008

www.emergencyoggi.it

Eo

9

Il COORDINATORE INFERMIERISTICO e gli Strumenti per il MIGLIORAMENTO del

PROCESSO ASSISTENZIALE

N

egli ultimi anni, all’interno della professione infermieristica, si è delineata e diffusa la convinzione che lo sviluppo scientifico, culturale e sociale dell’assistenza infermieristica sia strettamente consequenziale alla piena valorizzazione di una competenza specifica dell’infermiere nell’ambito dell’assistenza sanitaria, in grado di produrre a favore delle persone assistite ‘ propri’ risultati di salute sostenuti da prove cliniche di efficacia (Evidence-based Nursing). Nella cosiddetta “epoca del postmansionario”, cioè in un nuovo contesto giuridico e professionale che regolamenta il ruolo e le funzioni dell’infermiere ormai sgravate dai limiti impliciti in un’elencazione di atti esecutivi di tipo tecnico, il consolidamento della sfera di autonomia e di responsabilità professionale nell’assistenza impone all’infermiere il possesso di un articolato bagaglio metodologico, tecnico e relazionale da utilizzare in ambito clinico ed organizzativo. Si tratta, ad esempio, di definire, introdurre e sperimentare nuovi approcci e nuovi strumenti per orientare la pratica professionale verso l’appropriatezza, l’efficacia el’efficienza delle prestazioni; di organizzare l’assistenza infermieristica secondo modelli gestionali ‘per processi ’, profondamente integrati e multiprofessionali, poiché la ‘buona salute’ non può essere considerata un esito di cui dispone una singola professionalità; di fondare la valutazione, la decisione e l’azione clinica sulle conoscenze prodotte dalla ricerca e su adeguati indicatori e standard, mediante l’opportuno ricorso a strumenti quali lineeguida, raccomandazioni, percorsi clinicoassistenziali,protocolli e procedure. In base a questa tendenza, è ragionevole prevedere che il cosiddetto ‘governo clinico’, cioè la razionalizzazione e la standardizzazione delle attività sulla base delle prove di efficacia, assumerà in futuro una rilevanza crescente, in modo che la prassi assistenziale possa essere sempre più ancorata alla ormai vasta ed autorevole produzione scientifica in campo infermieristico.

Eo

10

Aguzzi Alessandro, Scoppetta Federica - Infermiere Coordinatore Clementi Enrica - Infermiere Scafi Danilo - Infermiere Coordinatore/Area Critica

LA PIANIFICAZIONE E LA STANDARDIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA Con il termine ‘ standardizzazione’ si intende, nella sua più comune accezione positiva, il processo finalizzato ad uniformare attività e prodotti sulla base di norme, tipi o modelli di riferimento. Nella pratica infermieristica, tale processo può applicarsi - secondo la logica propria dei sistemi di qualità - ad un consistente numero di situazioni: infatti, costruire ed adottare standards nel momento della pianificazione e dell’organizzazione degli interventi da realizzare in risposta ai bisogni della persona assistita, significa riferirsi ad un complesso di elementi che rappresentano le caratteristiche appropriate ed ottimali di una determinata prestazione o di un determinato processo. L’etimologia del termine ‘standard’ richiama il vocabolo di lingua francese ‘ etendard’ (stendardo - bandiera): ciò che può essere esposto; nel nostro caso, reso pubblico e garantito all’utente. Standardizzare, dunque, non significa ridurre la prassi ad una routine indifferenziata che non tenga in giusta considerazione la soggettività della persona che si assiste, ma assicurare a tutti colorare che beneficiano di un servizio circa il livello di qualità della prestazione resa. Intal senso, sono esempi di standard, per una determinata Unità Operativa, il mancato sviluppo per tutte le persone allettate - di lesioni da pressione (standards di esito); il colloquio infermieristico a scopo anamnestico nelle prime ore dall’ingresso in reparto, per tutte le persone ricoverate (s t a n d a rd di processo); la disponibilità di un’apposita saletta per garantire la privacy durante l’igiene della cute e la tricotomia in preparazione all’intervento chirurgico (standards di struttura). I processi e gli strumenti della standardizzazione si propongono, dunque, di m i g l i o r a re l’efficacia della gestione del-

le situazioni cliniche e, in aggiunta, di diminuire la variabilità di comportamenti . Ancora oggi, infatti, la probabilità che un malato riceva un intervento sanitario efficace dipende troppo spesso dalla singola realtà ospedaliera in cui viene ricoverato (o addirittura dai singoli professionisti), piuttosto che dalle reali condizioni di salute che manifesta. Il dibattito interno alla professione infermieristica sulle prospettive e sulle problematiche connesse all’attività di standardizzazione riconosce un punto di origine nella natura stessa dell’assistenza infemieristica. Essa, infatti, si occupa della salute secondo una visione olistica e non parcellizzata dei problemi di salute del singolo e della collettività ed assume il principio della personalizzazione quale elemento centrale di una relazione professionale basata sulla comprensione e sul riconoscimento della dimensione soggettiva biofisiologica, psicologica e socioculturale - dei bisogni di cui il malato è portatore. Spesso si è osservata, in tale dibattito, un’eccessiva e non giustificata polarizzazione delle opinioni verso due estremi: da un lato, lo scadimento della standardizzazione nella formalistica traduzione di un giusto principio (la volontà di codificare modalità di intervento razionali, intersoggettive ed efficaci) in una prassi attenta alla sola sfera biologica dei problemi clinici - quella cioè più facilmente oggettivabile secondo i canoni metodologici propri di un tale approccio , imponendo così un’organizzazione rigida e routinaria delle attività; dall’altro, l’assunzione di una sorta di “ideologia della personalizzazione”, che comporta il rifiuto a standardizzare qualsiasi intervento assistenziale (“Ogni malato è diverso dagli altri, non si possono dare ricette”) e spesso è utilizzata come vero e proprio alibi per legittimare l’indisponibilità a misurare l’efficacia delle proprie attività.

Dicembre 2008

Standardizzazione e personalizzazione non necessariamente devono essere considerate come approcci contrapposti e tra loro inconciliabili: è possibile, infatti, concepire e praticare l’assistenza infermieristica come attività personalizzata, cioè rivolta alla persona intesa nella sua totalità ed unicità e nella sua peculiare esperienza di malato, e - ove possibile standardizzata, cioè orientata alla scelta di quegli interventi che hanno già dimostrato, in situazioni cliniche analoghe, una reale efficacia. Occorre, infatti, considerare la standardizzazione come processo rivolto non solo alle attività, a ‘ciò che si deve fare’ ma anche - e soprattutto - agli esiti, a ‘ciò che si deve raggiungere’ ed ai modi per controllarli e valutarli. In altre parole, l’infermiere deve porsi non solo come esecutore, ma anche come decisore e valutatore, cioè come professionista autonomo e responsabile. è questa, in sintesi, la ‘strategia basata sul risultato, che promuove una gestione del risultato informa non separata dagli aspetti operativi che concorrono al suo raggiungimento, allo scopo di impedire quella scissione fra aspetti decisionali ed aspetti esecutivi che spesso disconoscono il valore sociale del ruolo e della funzione infermieristica. La standardizzazione assume rilevanza professionale nella misura in cui gli infermieri si impegnano a dimostrare l’efficacia delle proprie azioni ed evidenziano il contributo concreto e specifico del nursing alla promozione, al recupero ed al mantenimento della salute. Nel presente articolo, saranno analizzati i principali strumenti della standardizzazione dell’assistenza infermieristica: linee guida,procedure e procedure. EVIDENCE BASED NURSING In una visione globale di miglioramento qualitativo del processo assistenziale, l’assistenza infermieristica non si può più limitare ad agire sulla base di principi e criteri di razionalizzazione derivanti dalle tradizioni e dalle consuetudini dell’operare, ma deve andare in direzione di scelte basate su conoscenze documentate e validate dalla comunità scientifica, che il professionista è in grado di ricercare, valutare, ed infine applicare nella quotidiana pratica assistenziale. Se negli anni passati le decisioni cliniche ed assistenziali si basavano sulle conoscenze personali e sulle esperienze professionali oggi diviene indispensabile erogare prestazioni adeguate al caso specifico e vidimate da razionali pretta-

Dicembre 2008

mente scientifici. E’ proprio in questo contesto di attuazione di un processo assistenziale basato su prove di efficacia, che si inserisce il concetto di EBN (Evidence Based Nursing ). Come definito nel testo “Implementing evidence based nursing” pubblicato da Censo A et All, “L’EBN è un processo per mezzo del quale le infermiere e gli infermieri assumono le decisioni cliniche utilizzando le migliori ricerche disponibili, la loro esperienza clinica e le preferenze del paziente”. Come concetto generale l’EBN rappresenta l’estensione, nell’ambito dell’esercizio della professione infermieristica, dell’EBM (Evidence Based Medicine), movimento nato nel 1992 da una pubblicazione sul Journal of American Medical Association in cui si affermava che “.. tutte le azioni cliniche sul piano diagnostico, della valutazione prognostica e delle scelte terapeutiche, dovevano basarsi su solide evidenze qualitative derivate da una ricerca epidemiologica-clinica di buona qualità”. Appare utile, al fine di capire l’evoluzione generata dall’utilizzo dell’EBN, capire quali sono i principali fattori che hanno permesso il sempre più crescente ricorso ad un’assistenza sanitaria basata su prove d’efficacia. Questi fattori possono essere così riassunti: • consistente incremento delle responsabilità professionali; • incessante e continuo progresso tecnologico; • sempre più crescente consapevolezza ed informazione da parte del cliente/utente; • sempre più crescente facilità nel reperimento di informazioni; • consapevolezza dell’importanza del rapporto costo beneficio; • riconoscimento dell’importanza delle risorse economiche nei sistemi sanitari. Con la continua e crescente attribuzione di responsabilità alla figura dell’infermiere, viene sempre di più a crearsi un autonomia professionale che tende ad attribuire al professionista la piena responsabilità dell’assistenza e di conseguenza diviene non più l’esecutore ma il responsabile della qualità dell’assistenza erogata. L’assistenza infermieristica, basata sulle prove d’efficacia, rappresenta un nuovo modello di pratica clinica nel quale i processi decisionali sono basati sulle evidenze scientifiche nell’ottica dell’efficacia e della sicurezza del paziente ed in direzione di trattamenti di natura preventiva,

www.emergencyoggi.it

curativa, educativa e riabilitativa. L’approccio dell’EBN rappresenta quindi un processo attraverso il quale, l’infermiere o l’equipe infermieristica che si pone precisi quesiti assistenziali, attiva un percorso di ricerca con cui ottiene risposte validate scientificamente che può utilizzare nella pratica della propria attività assistenziale. Per cui l’EBN rappresenta per l’infermiere un processo di autoapprendimento attraverso il quale può: • avere un valido strumento per la tutela professionale; • avere le condizioni necessarie per rispondere in maniera efficiente ed efficace ai bisogni di salute del paziente; • generare un continuo e sempre più crescente miglioramento della qualità dei processi di cura; • rendere più semplice ed intuitivo il processo di aggiornamento professionale; • facilitare la presa in carico totale dell’intero processo assistenziale; • avere uno strumento validato scientificamente, al pari degli strumenti utilizzati dalle altre professioni intellettuali operanti in sanità; • bisogna anche soffermarsi però, a riflettere sul fatto che questo strumento non rappresenta la panacea di tutti i mali, e il proprio utilizzo è vincolato al raziocinio e all’applicazione ragionata di tutto ciò che viene suggerito dalle evidenze scientifiche; • è un processo centrato sul paziente e sui suoi bisogni facilitando la comunicazione con il paziente; • permette grazie all’acquisizione, da parte degli infermieri, di nuovi strumenti di attivare un processo continuo di verifica dell’efficacia e miglioramento delle cure. Gli elementi appena citati sono gli aspetti positivi dell’EBN ma, come in tutto, ci sono anche quelli negativi legati in parte: • alla cultura professionale: infatti molti professionisti hanno una scarsa dimestichezza con la statistica, scarsa conoscenza della lingua inglese, ed una scarsa capacità di lettura critica degli articoli; • a fattori “ambientali”: si possono attribuire hai costi dell’informazione scientifica o delle tecnologie necessarie, limitata diffusione di biblioteche o limitata disponibilità da parte delle Aziende o istituzioni di strumenti di aggiornamento; • alla presenza di incertezze delle evidenze che non supportano tutta la pratica. In conclusione, mi sento di affermare che

Eo

11

l’utilizzo dell’EBN è un modo di porsi con spirito critico e capacità di mettersi in discussione, aggiungendo una buona dose di fatica, nei confronti dei cambiamenti e della ricerca continua della qualità. Citerei a questo punto una frase del vecchio Piano Sanitario Nazionale che è rimasta sempre attuale “le risorse devono essere indirizzate verso le prestazioni la cui efficacia è riconosciuta in base alle evidenze scientifiche” (1998) LINEE GUIDA / PROCEDURE / PROTOCOLLI Come gia accennato,le Aziende Sanitarie, per garantire un’assistenza basata su consolidati principi scientifici, cognitivi e morali hanno sentito l’esigenza di produrre una documentazione che permettesse agli operatori di avere risposte chiare e facilmente applicabili nel quotidiano. Ciò equivale all’utilizzo di strumenti informativi codificati che rientrano nell’ampio contesto riguardante la qualità dell’assistenza erogata. Non c’è, quindi solo l’assistenza personalizzata ma c’è anche una assistenza standardizzata, basata su evidenze scientifiche e validata da esperienze concrete che ne dimostrano l’efficacia,avvalendosi dei sopracitati strumenti. Le linee guida sono raccomandazioni di comportamento clinico con lo scopo di aiutare i sanitari nel decidere quali siano le modalità di assistenza più appropriate in specifiche circostanze cliniche. Non sono elaborate solo per la pratica clinica ma anche per la gestione, l’amministrazione e l’organizzazione dei servizi; non si rivolgono alle singole categorie professionali ma “offrono raccomandazioni per la gestione dei problemi dei pazienti: il ruolo e le competenze delle singole professioni vengono definiti progressivamente in base al contesto in cui le linee guida si applicano” (Di Giulio, 1997). Sono prodotte attraverso un processo metodologico in cui si tengono in considerazione le opinioni degli esperti, la pratica clinica e gli elementi derivanti dalle evidenze scientifiche disponibili. Dovrebbero essere applicabili alla maggioranza dei pazienti con un problema specifico, ma non necessariamente alla totalità dei pazienti. Infatti sono solo uno strumento di ausilio nella pratica clinica. Esse sono infatti una sintesi delle informazioni scientifiche disponibili, devono far riferimento al problema di partenza ed essere adattate al singolo caso e alle diverse circostanze. Le linee guida sono prodotte per consenso e le metodologie usate per ottenerlo

Eo

12

possono essere diverse: • Consenso informale: i criteri di scelta non sono fissati a priori. Gli esperti si confrontano nel corso di uno o più incontri non strutturati nel corso del quale giungono a un consenso sulle raccomandazioni; • Consenso formale: il confronto in questo caso è più strutturato. Tutte le posizioni espresse all’interno del gruppo possono essere rappresentate e discusse; Metodo Rand: ideato dalla Rand Corporation negli anni ottanta, prevede gruppo di 10-11 esperti che vengono chiamati a definire i criteri di utilizzo appropriato di una procedura in riferimento non al paziente medio, ma a specifiche categorie di paziente come per esempio adolescenti, donne in gravidanza, ecc..; Metodo della consensus conference: prevede momenti di verifica delle informazioni disponibili e l’elaborazioni di raccomandazioni per la pratica clinica. La valutazione del beneficio e del rischio è il risultato di diverse valutazioni date da più figure professionali, compresi i rappresentanti dei pazienti. Ogni metodo utilizza procedure che portano alla produzione di linee guida che risultano: • Orientate ai risultati dell’assistenza; • Basate sulle migliori evidenze disponibili; • Sintetizzate con metodo rigoroso; • Accompagnate da espliciti livelli di raccomandazioni; • Elaborate da una commissione multidisciplinare; • Applicate in modo appropriato, con riferimento alle risorse; • egolarmente aggiornate tenendo conto dell’evoluzione delle conoscenze disponibili. Secondo P. Di Giulio (1997) l’uso sistematico delle linee guida porta a una serie di vantaggi: • “Consente di valutare le basi della propria pratica […] e di attribuire un peso differenziato alle basi scientifiche degli interventi; • Permette l’erogazione di interventi di documentata efficacia che presentano innegabili vantaggi per i paziente; • Offre un prezioso strumento all’operatore che, in caso di problemi (anche legali) può dimostrare di avere agito in base alle raccomandazioni fatte e alle conoscenze più aggiornate disponibili e documentare le basi e le motivazioni del proprio operato; • Non concentra l’attenzione sul singolo atto ma sul percorso assistenziale dei

pazienti e sul risultato da ottenere; • Può costituire uno dei principali criteri per l’accreditamento delle diverse équipe assistenziali”. Tra le linee guida rientrano anche gli STANDARD DI ASSISTENZA, sono linee guida più particolareggiate che vengono utilizzate per porre in essere interventi infermieristici di carattere generale di cui si prevede la necessità. Questo strumento permette quindi all’infermiere di affrontare in modo concreto un problema del paziente in quel momento prioritario. Essi devono basarsi sulle risorse dei pazienti, sulla durata della presa in carico e sulle risorse disponibili. Negli Stati Uniti, ad esempio, la pianificazione assistenziale viene suddivisa in tre livelli di assistenza, e sono: • Livello I: indicano l’assistenza generale prevista all’interno di ogni unità operativa. È composta da diagnosi infermieristiche e da problemi collaborativi applicabili alla situazione specifica. Proprio perché generali possono essere scritti ed esposti come riferimento per gli infermieri. È prevista comunque la possibilità di apportare delle “variazioni” al piano assistenziale che l’infermiere deve annotare, se tali variazioni non sono necessarie si limiterà a spuntare l’elenco; • Livello II: sono piani di assistenza standardizzati per l’assistenza da impartire a persone, famiglie o gruppi ed integrano gli standard di assistenza generali del I livello. Perciò, una persona ricoverata, avrà un’assistenza basata sugli standard generali di primo livello (dell’unità operativa) e una su quelli del piano standardizzato predisposto per la specifica condizione che ne ha causato il ricovero. • Livello III: sono piani di assistenza integrativi che vanno ad affiancare i piani di I e di II livello. L’assistenza inizierà utilizzando piani standard dell’unità operativa, l’attività di osservazione e raccolta dati consentirà all’infermiere di acquisire informazioni più specifiche, aumenterà così anche la specificità dei piani di assistenza, tutto per il raggiungimento del risultato. I piani di assistenza standardizzati presentano sia vantaggi che svantaggi. I vantaggi sono: • Velocizzare le attività amministrative: evitare di scrivere gli interventi di routine consente all’infermiere di avere a disposizione più tempo per l’assistenza; • Consente all’infermiere di individuare una documentazione più selettiva; Dicembre 2008

• Fornisce criteri per i programmi di miglioramento della qualità e della gestione delle risorse; • Illustrare ai neoassunti gli standard assistenziali dell’unità operativa. Gli svantaggi sono: • Se usati impropriamente portano ad un’assistenza che tralascia gli interventi personalizzati; • Danno una visione solo generale dell’assistenza analizzando eventi prevedibili e non specifici. Le procedure: Sono strumenti che contengono una successione logica di azioni più o meno rigidamente definite, aventi lo scopo di far eseguire un intervento secondo criteri di correttezza. Consentono di uniformare attività e comportamenti caratterizzati da bassa decisionalità e possono essere usate singolarmente oppure inserite in un protocollo o in un piano di assistenza. Le procedure vengono utilizzate perché garantiscono un’assistenza basata su dati scientifici e aggiornati. Esse consentono di uniformare il comportamento degli infermieri garantendo un’assistenza di qualità, la riduzione del tempo di inserimento del personale neoassunto o proveniente da altre unità ed in fine documentano e rendono visibile l’attività infermieristica. Perché sia efficace devono essere: • Di semplice comprensione; • Ben organizzate nel contenuto e nella forma; • Utili, operative e aderenti alla realtà; • Focalizzate su problemi rilevanti; • Corrette dal punto di vista scientifico; • Accettate, condivise e valutabili. I protocolli sono documenti scritti e redatti dagli operatori che li utilizzano. Derivano da un processo di ricerca infermieristica, i risultati di tale ricerca vengono trasformati in indicazioni per la pratica clinica e in nuovi comportamenti da adottare al fine di migliorare la qualità delle prestazioni erogate. Nei protocolli è possibile individuare: gli obiettivi, le risorse, le procedure assistenziali, le motivazioni scientifiche che BIBLIOGRAFIA 1. Altieri L, Migliozzi D. Una ricerca di qualità. La spendibilità della ricerca-valutazione nei programmi sociali”. In Cipolla Op.cit. 2. Altieri L. A quali condizioni la valutazione della qualità percepita dai cittadini influisce positivamente sulla qualità dei professionisti e delle organizzazioni? 3. Burrato F. Indicatori e ricerca empirica. In Grazia-Resi. Op. cit.

Dicembre 2008

le contengono, gli standard di risultato e gli indicatori di verifica. La stesura di un protocollo deve avvenire solo dopo la valutazione di alcuni requisiti tra cui: la popolazione di pazienti da studiare; la situazione assistenziale con inchieste sulle varie metodologie applicative; le potenzialità in termini di strutture ospedaliere; inoltre, si dovrà stabilire quali sono gli obiettivi di assistenza e definire quali saranno le fasi operative. Le funzioni principali di un protocollo sono quelle di uniformare le prestazioni dei professionisti che dovranno quindi dopo la sua approvazione operare allo stesso modo; rende osservabile, compatibili e valutabili i comportamenti del personale infermieristico, che verrà valutato proprio in merito alla corretta osservanza delle disposizioni; diviene uno strumento di formazione permanente, in quanto il suo continuo aggiornamento deve passare attraverso una fase di ricerca scientifica senza la quale non è possibile alcuna modifica a procedure assistenziali già codificate; in fine facilita l’inserimento di studenti e neo assunti. Un protocollo perché sia valido deve essere: • chiaro e comprensibile; • semplice ed esauriente; • discusso, concordato ed elaborato con il gruppo; • basato su una letteratura professionale scientificamente attendibile; in armonia con le condizioni organizzative del contesto (risorse strutturali, materiali e umane presenti nella realtà specifica); portatori di motivazioni per gli atti da compiere; se introduce dei cambiamenti permette di capirne le ragioni; applicabile perché definito in termini operativi; soggetto a periodiche revisioni e modifiche sulla base dell’esperienza di nuove ricerche. Le attività protocollate possono riguardare una singola categoria professionale ad esempio infermieristica o più catego-

4. Cinotti R, Cipolla C. (A cura di). La qualità condivisa fra servizi sanitari e cittadini. Milano: FrancoAngeli, 2003. 5. Cipolla C, Giarelli G, Altieri L. (A cura di). Valutare la qualità in sanità. Milano: FrancoAngeli, 2002. 6. Cipolla C. (A cura di). Manuale di Sociologia della Salute II. Ricerca. Milano: FrancoAngeli,2004. 7. Corposanto C. Il ciclo statistico della ricerca sociale. Milano: FrancoAngeli, 2002.

rie ad esempio quella medica o ausiliaria. Perché sia validato e attuabile, solo all’interno di quella specifica unità operativa, deve essere, approvato da tutti i partecipanti alla stesura ed inoltre firmato dai rappresentanti delle singole categorie professionali. Infatti, la responsabilità derivante dell’attuazione del protocollo ricade sul singolo professionista, quindi è di fondamentale importanza che il professionista collabori alla stesura e all’approvazione del lavoro.Le proposte di variazione devono essere supportate da risultati di studi basati sull’evidenze scientifiche altrimenti, una volta approvato, il protocollo non può subire variazioni. L’elaborazione di un protocollo prevede: • la raccolta del materiale bibliografico; • la definizione del compito da svolgere; • la definizione degli scopi; • l’elenco del materiale necessario; • l’introduzione a titolo sperimentale del protocollo per un certo periodo; • la verifica a breve e medio termine dei risultati ottenuti ed eventuali correlazioni e tarature; • la valutazione del protocollo stesso (risorse, processo e risultato). In conclusione quindi possiamo dire che, il vantaggio del protocollo è quello di avere un’assistenza uniformata che consenta quindi di valutare quanto posto in essere dal o dai professionisti durante le attività assistenziali e organizzative consentendo il miglioramento progressivo della qualità. Possibile solo con la collaborazione di tutti i professionisti alla ricerca e l’attuazione di evidenze scientifiche sempre più aggiornate modificando in base ad esse l’assistenza erogata. Lo svantaggio può essere, avere un elenco rigido e difficilmente applicabile in alcune situazioni assistenziali se non si è previsto uno spazio per le eccezioni durante la stesura. In oltre la standardizzazione delle procedure porta si un vantaggio nell’efficienza dell’assistenza ma dall’altro porta ad una diminuzione dell’assistenza basata sull’individualità della persona.

8.Corposanto C. Indicatori di qualità dei sistemi sanitari. In Cipolla Op. cit.- N. 1-2, 2006 9. Corrao S. Il focus group. Milano: FrancoAngeli, 2000. 10. Dani L. La buona qualità. Milano: FrancoAngeli, 2003. 11. Degli Espositi L, Valpiani G, Baio G. Valutare l’efficacia degli interventi in sanità. Roma: Il Pensiero Scientifico editore, 2003. 12. Deming WE.. L’impresa di qualità. Torino: Isedi ed., 1989.

www.emergencyoggi.it

13. Donabedian A. La qualità dell’assistenza sanitaria. Roma: La Nuova Italia Scientifica, 1989. 14. Fiocco PM.. La ricerca progetto. In Cipolla Op. Cit. 15. Giarelli G. Sistemi sanitari. Milano: FrancoAngeli ed., 1998. 16. Maturo M. Governance ed opzioni deliberative. In Cipolla Op. Cit. 17. Vertecchi L. Manuale della valutazione – analisi degli apprendimenti e dei contesti. Milano:FrancoAngeli ed., 2003.

Eo

13

Grande successo del convegno di IRC Comunità, a Roma. Ecco una prima sintesi

SE IL LAVORO UCCIDE PER ARRESTO CARDIACO Stefano Saliola

L

eggendo il titolo verrebbe quasi da dire: se il lavoro uccide, evitiamo di lavorare.A parte le facili battute, il IV° Convegno Nazionale IRC Comunità che si è tenuto Giovedì 20 novembre a Roma, presso l’Aula Magna dell’Istituto Superiore Antincendi dei Vigili del Fuoco, si è distinto per la qualità eccelsa con cui sono stati trattati temi sull’ addestramento ed esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare in emergenza, nei luoghi di lavoro e non solo. I diversi relatori hanno portato alla vastissima platea (gremita la sala), informazioni, notizie, statistiche, criteri e metodi di valutazione. Basti dire che in Italia ogni anno vengono colpite oltre 50.000 persone da Morte Cardiaca Improvvisa e di questi, una buona parte potrebbe essere salvata con le adeguate manovre BLS (Basic Life Support) e/o con l’utilizzo del Defibrillatore. Per questo motivo IRC (Italian Resuscitation Council) e IRC Comunità (l’area “laica” o non prettamente sanitaria di IRC), si battono da anni per diffondere a tutti i livelli una cultura dell’emergenza sanitaria. Un ottimo Convegno ben organizzato, di livello superiore e sicuramente denso di contenuti. Il benvenuto ai presenti è stato dato dal Dr. Michele Di Grezia, Direttore dell’Istituto Superiore Antincendi e si è poi concretizzato nel breve ma esaustivo saluto del Vice Capo Dipartimento Vicario Capo del Corpo nazionale dei vigili del Fuoco, neo Prefetto di Roma Dr. Antonio Gambardella. E’ stato dunque il momento del Presidente IRC Comunità, Dr. Antonio Destro, il quale ha introdotto i vari argomenti con l’aiuto dei diversi moderatori, tra cui il Presidente IRC Dr. Manrico Gianolio, che ha portato i saluti della casa madre IRC. Si è passati da: gli infortuni mortali negli ambienti di lavoro, con i Dr. Giuseppe Campo e Armando Guglielmi (Dipartimento Processi Organizzativi ISPESL), all’intervento anche graffiante a volte del Dr. Maurizio Liberti con: Arresto cardiaco nei luoghi di lavoro. Dimensioni

Eo

14

del problema: dalla prevenzione alla defibrillazione. Successivamente si è passati al Dr. Bruno Papaleo, del Dipartimento Medicina del Lavoro - ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro) con un esaustivo ed efficace intervento. Normativa attuale e relative criticità: ruolo del medico competente e dell’addetto al primo soccorso. Questo il titolo del suo intervento, dove è stato mostrato anche un breve videoclip sul primo soccorso, indirizzato soprattutto al mondo del lavoro. Dopo la pausa è stata la volta del Dr. Andrea Scapigliati (IRC). Contributo dei fattori di rischio professionali nell’insorgenza dell’arresto cardiaco. Una finestra di vera laicità all’interno del Convegno è stata aperta dall’intervento ANIS (Associazione Nazionale Istruttori Subacqueo), attraverso il nostro Segretario Stefano Saliola, il quale ha brevemente tracciato l’impegno associativo sul primo soccorso e sul BLSD in particolare. A seguire, con il Presidente della Fondazione Giorgio Castelli, sono stati premiati i casi del cuore, ovvero quelle persone che si sono trovate loro malgrado, a dover fronteggiare una emergenza come un arresto cardiaco. Il Sig. Vincenzo Castelli e il Dr. Antonio Destro, hanno premiato il Sig. Giuseppe Viaggiano e Michele Tallinucci. Proprio questa premiazione ha vissuto uno dei momenti più importanti di tutto il Convegno, in quanto Stefano Mazzei, Istruttore della Società Nazionale Salvamento, ha portato un documento ec-

Dr. Antonio Destro Presidente IRC-Comunità

Da Sinistra: Dr. Antonio Destro (Presidente IRC-Comunità), Dr. Ing. Michele Di Grezia (Direttore Istituto Superiore Antincendi), Prof. Antonio Moccaldi (Presidente Ispesl) cezionale ovvero la registrazione vocale del DAE (Defibrillatore Automatico Esterno), durante l’intervento di Michele Tallinucci, con il quale tenta di salvare (e ci riesce magistralmente!!!) la vita di una donna tedesca, madre della bimba che si sente distintamente piangere nelle concitate fasi del soccorso. Viene aperta la terza sessione del Convegno, con l’intervento della Dr.ssa Giovanna Cangiano (Dipartimento Medicina del lavoro – ISPESL) dal titolo: Chi insegna, cosa, a chi? Ruolo della Formazione al primo soccorso nei luoghi di lavoro. Molti applausi per la Dr.ssa Cangiano e successivo intervento del Dr. Federico Semeraro (IRC), con un interessante e coinvolgente: Autodidattica e teleformazione. Semeraro ha preso in esame diversi mezzi di comunicazione, tra cui va ricordato il portale FACEBOOK e SECOND LIFE, dove IRC ha un suo spazio virtuale. E’ stato il momento della Dr.ssa Grazia Mannini, la quale ha presentato uno

Dr. Daniele Sbardella Vicepresidente IRC-Comunità Dirigente Superiore Medico Vigili del Fuoco

Dr. Luca Venturi Segretario generale IRC-Comunità

Dicembre 2008

studio preliminare sul caso Mini-Anne: report preliminare dello studio multicentrico. Molti applausi anche per la Dr.ssa Mannini e successivo intervento con l’esperienza di: Comocuore e la scuola, attraverso la Prof.sa Enza Rovelli e il Prof. Fabio Berti. Una esperienza fantastica sul primo soccorso e che ha coinvolto 2700 studenti. A chiudere gli interventi, il Dr. Antonio Destro, Presidente IRC Comunità. Evoluzione del ruolo degli Istruttori di Comunità: i veri protagonisti del cambiamento. Poche ma significative immagini che hanno raccontato la situazione BLSD in altri paesi, spesso considerati “terzo mondo”, ma molto più avanti di noi in materia di primo soccorso. A tirare le fila di tutto il Convegno, il dibattito finale con i diversi rappresentati di settore: Fabio Pontrandolfi (Confindustria), Luciano Barbato (Cisl), Gabriella Galli (Uil), Bruno Papaleo (ISPESL) e Maria Zagari (Provincia di Roma); pungolati dalle domande del Dr. Daniele Sbardella (Resp. Medico Vigili del Fuoco), altra validissima colonna della buona riuscita del Convegno stesso, senza contare il Segretario IRC Comunità Dr. Luca Venturi e tutta la Segreteria IRC/IRC-COM. Un evento di qualità davvero superiore, dove IRC Comunità incassa molti apprezzamenti ma soprattutto nuove adesioni di prestigio fra cui l’ISPESL e la SNS (Società Nazionale di Salvamento) la più antica organizzazione in materia di soccorso in mare. La giornata però è proseguita con l’Assemblea dei Soci e le elezioni di una parte del Direttivo IRC Comunità. Sono stati rieletti e quindi riconfermati per l’ottimo lavoro svolto i Soci Dr. Giancarlo Dolfin, Laura Francesca Valagussa, Luca Venturi e tra le “new entry” il Dr. Carlo Oggioni, al quale vanno tutti i nostri migliori auguri di un fervido lavoro. Il giorno dopo (Venerdì 21 novembre), sempre nella stessa sede, si è tenuto un Corso BLSDa e un Corso CIC con circa 40 persone in totale. Sotto il coordinamento del Dr. Giancarlo Dolfin e la Dr.ssa Grazia Mannini, tra i docenti anche i nostri Dr. Carlo Oggioni e Stefano Saliola. Ottimamente condotte le varie sessioni e i complimenti di tutti per la grande professionalità di IRC Comunità. Ringraziamo il Sig. Stefano Saliola per il materiale fornito Dicembre 2008

UNA STORIA DI LEADERSHIP TECNOLOGICA Fondata nel 1982 da David W. Mortara, PhD in Fisica Nucleare, Mortara Instrument è leader nel campo della elettrocardiografia diagnostica e del monitoraggio coronarico. La mission del Gruppo Mortara si ispira ad una precisa filosofia: offrire soluzioni semplici ed economicamente accessibili, che soddisfino al meglio le necessità cliniche. L’azienda ha sede a Milwaukee (Wisconsin, USA) e dal 1982 si è rapidamente sviluppata anche a livello internazionale, con uffici in Germania, Olanda e Australia e una sede europea a Bologna, Mortara Rangoni Europe, che raccoglie l’eredità di due rinomate aziende nel campo elettromedicale fino dagli inizi del ’900. La presenza sul mercato mondiale è garantita tanto dalle sedi internazionali quanto da una capillare rete di distribuzione. A partire dal 2002 la Mortara Rangoni Europe ha creato una Divisione interamente dedicata alle esigenze dell’Emergenza intra ed extra-ospedaliera, sia del mondo sanitario che laico. Grazie alla Divisione Emergenza, Mortara Rangoni Europe si è imposta rapidamente anche nel campo della defibrillazione precoce. Più recentemente, è stata creata la Divisione Telemedicina, per soddisfare la sempre crescente necessità di diagnosi precoce sul territorio. Mortara Rangoni Europe - http://www.mortara.it Lifeline AED • Innovazione – Grazie alle caratteristiche tecnologiche più avanzate, è il defibrillatore semiautomatico esterno bifasico più apprezzato al mondo per l'efficacia con cui ripristina il ritmo cardiaco. • Qualità diagnostica – Tecnologia all'avanguardia per l'elaborazione del segnale digitale, con i più affidabili algoritmi per l'analisi del segnale elettrocardiografico. Lifeline AED supera i requisiti richiesti dall'American Heart Association e dall'European Resuscitation Council. • Forma d'onda – Forma d'onda basata su principi clinicamente dimostrati di defibrillazione bifasica e sulla loro accertata efficacia clinica. • Efficacia – Adegua automaticamente la scarica da erogare alle necessità di ogni singolo paziente e dà la certezza all'utilizzatore di effettuare l'intervento più appropriato. • Utilizzatori – Grazie all'estrema immediatezza e semplicità di funzionamento, è non solo ottimale per il personale di pronto intervento, ma anche per chiunque a chi si trovi in situazione di emergenza. www.emergencyoggi.it

Eo

15

Mercoledì 22 ottobre 2008 - Capoliveri (Isola d'Elba)

IL PROGETTO SALVACUORE SALVA UNA VITA S

ono da poco passate le 20, la quieaiuto ad una vittima colpita da arresto carscarica viene rilasciata. La giovane mamte che avvolge gli ultimi turisti della diaco. ma non sembra però dare segni di riprestagione ospiti del Campeggio TalNon c'è esitazione nei suoi movimenti, lo sa. Michele inizia il massaggio cardiaco, linucci di Lacona in cerca di relax, è spezcapisco dalla lettura del tracciato del deficontando a voce alta: 1, 2, 3…15, 16,… zata dalle grida e il pianto di una bambina brillatore, che scorre sullo schermo del 28, 29 e 30 e l'amico inala aria nei polmotedesca che corre lungo il viale cercando mio personal computer. La data card inni di Erika per due volte. Resto veramendisperatamente aiuto. Solo pochi attimi serita al suo interno ha registrato perfettate colpito, Michele esegue il protocollo prima stava tranquillamente cenando nel mente tutte le fasi del soccorso,comprese delle linee guida IRC alla perfezione, da suo appartamento insieme al papà e alla le voci dei soccorritori, il pianto della bammanuale, forse io non avrei potuto fare giovane mamma Erika, quando questa si bina e il suo papà che continua disperato meglio. è improvvisamente a chiamare per nome la moglie, mi venPassano due minuti, sento le voci sottoaccasciata a terra priva di sensi. gono i brividi…. Michele posiziona gli eletfondo delle convulse telefonate al 118, Michele Tallinuci, che in quel momento è trodi sul torace di Erika e accende il DAE nelle quali si sollecita l'arrivo dell'ambuin casa con il resto della famiglia, si precialle 20.08, ed inizia ad inviare precisi lanza e che la donna è stata già defibrillapita fuori e va incontro alla bambina per messaggi vocali, con semplici e chiare ta, lo stesso operatore della Centrale capire cosa sta accaOperativa 118 di Lidendo, "Help Me, vorno stenta a creHelp Me" ripete con dere che ci sia un gli occhi gonfi di lacridefibrillatore dispome, indicando l'apparnibile, e che nel frattamento nel quale è tempo autorizza ad ospite insieme con i erogare una secongenitori per una breve da scarica elettrica vacanze sull'isola. che percorre il toraMichele senza esitare ce di Erika e attracorre verso l'appartaversa il suo cuore mento e al suo interche non pompa anno trova la giovane cora sangue. Ancodonna distesa sul para niente, il suo corvimento e il marito inpo non si muove, ginocchiato al suo Michele riprende la fianco che tenta inutilrianimazione carmente di farla respiradiopolmonare, sa re scuotendola. Il corbenissimo che non po della giovane può fermarsi, i suoi mamma non da alcun movimenti garantisegno di vita, il volto è Foto di gruppo del corso BLS-D organizzatto dalla S.N.S. (nel cerchio Michele Tallinucci) scono l'ossigenapallido, le labbra di un zione del cervello e colorito viola… segni inequivocabili. Miistruzioni da seguire, che Michele conoallontanano possibili danni neurologici irchele capisce subito la gravità della situasce molto bene, le ha ripetute molte volte reversibili. Michele inizia ad essere stanzione, si precipita fuori e ordina al suo al corso BLSD sul manichino, ma questa co, prega affinché arrivi il 118, il tracciato personale di allertare il 118 e corre più vevolta davanti a lui c'è una persona vera, ad esclusione dell'onda sinusoidale deriloce possibile verso la reception. Il Camuna mamma di appena 45 anni. Il defibrilvata dalle compressioni toraciche, non ripeggio Tallinucci, lo scorso anno ha adelatore segnala che ha iniziato ad analizleva ancora alcuna attività cardiaca consirito all'iniziativa del progetto Salvacuore zare il ritmo cardiaco, e avverte che è stente. della Società Nazionale di Salvamento e pronto per erogare la prima scarica. Altri due interminabili minuti, il defibrillatosi è dotato di un defibrillatore semiautoNella sua tragicità, questo rappresenta un re riprende ad analizzare l'attività elettrica matico…… l'unico su 23 campeggi presegnale positivo, in quanto significa che del cuore. Michele è ormai stremato. Il resenti all'Isola d'Elba.Una manciata di sec'è una speranza di poter convertire la fisponso della diagnosi fatta dall'appareccondi e Michele è di nuovo di ritorno con brillazione ventricolare in un ritmo cardiachio è di erogare ancora una scarica, la il defibrillatore della Mortara Rangoni, co normale e poter far ripartire il cuore, terza. Michele è già pronto con il dito sul mentre lo sfila dallo zainetto giallo, riperche in quel momento non permette una pulsante arancione, il sibilo segnala che il corre velocemente tutte le fasi del corso regolare ossigenazione del cervello. Midefibrillatore ha iniziato a caricarsi, pochi di primo soccorso BLSD, dove insieme alchele si assicura che nessuno tocchi la secondi e lancia il messaggio "erogare la sorella Ilaria e la cugina Valeria,ha apvittima, non tralascia davvero nulla, prescarica", fatto, Michele non esita di un preso le manovre necessarie per prestare me il tasto di shock, la millesimo di secondo…. Preme deciso il

Eo

16

Dicembre 2008

tasto di shock. Questa volta accade il miracolo, a seguito della RCP che Michele non ha mai interrotto, sul tracciato iniziano a comparire dei flebili segnali di attività cardiaca, ma che non sono ancora stabili. Michele e il suo amico Giuseppe continuano decisi nelle rianimazione, nelle loro voci si percepisce una determinazione e una forza di volontà straordinaria. Siamo a 8 minuti, il DAE lancia puntuale il messaggio vocale di interrompere qualsiasi attività per permettere di analizzare il ritmo cardiaco senza interferenze, pochi secondi e viene ordinata la quarta scarica. Questa volta lo shock converte il ritmo cardiaco che Michele è riuscito a mantenere attivo con le manovre di rianimazione, il cuore della giovane mamma inizia di nuovo a battere anche se lentamente, ma non può essere sufficiente per far arrivare il sangue ossigenato alle cellule cerebrali e correttamente Michele continua a sostenere il battito cardiaco con le compressioni toraciche. Il DAE continua l'analisi e segnala che non è più necessaria alcuna scarica. Arriva la prima autoambulanza da Capoliveri, sono passati 18 minuti da quando il defibrillatore è stato attivato. La ragazza del 118 congratulandosi con Michele, attacca l'ossigeno ad Erika , mentre il medico a bordo della seconda ambulanza proveniente da Portoferraio, giunge sul posto dopo altri 7 minuti e a differenza di quanto poteva aspettarsi trova una paziente in vita da stabilizzare. Alle 20.41 il defibrillatore viene staccato dal medico poco prima di trasferire Erika sull'ambulanza, oltre 33 minuti dopo da quando ha erogato la sua prima scarica. Meno di due ore dopo, Erika sarà trasportata dall'elisoccorso in un presidio ospedaliero sul continente, oggi è fuori pericolo, le ultime notizie che ci sono giunte dall'ospedale parlano di una lenta ma costante ripresa, ma soprattutto escludono danni neurologici irreversibili. Il progetto Salvacuore, dal 2004 ha portato sull'Isola d'Elba 19 defibrillatori e oltre 250 persone addestrate al suo utilizzo, per questo vorrei ringraziare la Dottoressa Laudano che insieme al sottoscritto è stata la promotrice di questa iniziativa, oltre al Dott. Genovesi Francesco, responsabile del 118 di Livorno e il Dott. Rabito Roberto responsabile commerciale della Mortara Rangoni, i quali insieme alla Confesercenti del Tirreno e alla Banca dell'Elba ci hanno sostenuto fin dall'inizio in questa nostra battaglia per la vita. Sono convinto che sia anche merito di queste persone, se oggi una giovane mamma può riabbracciare la sua piccola bambina e il marito, e portare a casa comunque un positivo ricordo della nostra isola. Sicuramente deve soprattutto la sua vita a Michele e a tutta la Famiglia Tallinucci, che ha avuto la cultura, la sensibilità e la professionalità di comprendere l'importanza del nostro progetto e dotarsi di un defibrillatore, come altri colleghi operatori turistici, anche se purtroppo ancora pochi. La speranza è che tale episodio, possa servire a far riflettere tutti, specialmente coloro che alla recente assemblea dell'Associazione Albergatori, parlavano della necessità di "riqualificare i servizi delle imprese turistiche". Chissà se si sono mai posti la domanda di quale ritorno d'immagine ricadrebbe sull'Elba, sapere che ogni struttura turistica, traghetto, supermercato, fosse dotato di un defibrillatore, (dal costo di poche centinaia di euro) e di personale addestrato a prestare il primo soccorso e quindi capace di salvare una vita? Dicembre 2008

Irc-Comunità premia Michele a Roma per il caso del cuore Roma 20 novembre 2008 - Lo straordinario salvataggio effettuato lo scorso 22 ottobre a Lacona da Michele Tallinucci, che grazie alla sua preparazione e alla presenza di un defibrillatore, è riuscito a riportare in vita una giovane mamma di 45 anni, ospite del suo campeggio, è stato al centro dell’attenzione del 4° convegno nazionale sulla Defibrillazione dell’Italian Resucitation Council (IRC) organizzato a Roma. Alla presenza di una folta platea composta da medici e ricercatori della rianimazione e l’emergenza, provenienti da tutta Italia, è stato presentato un video realizzato dal Direttore della sezione elbana della Società Nazionale di Salvamento, Stefano Mazzei, che ha introdotto quello che ormai è divenuto un simbolo nazionale del primo soccorso laico con l’utilizzo del defibrillatore. Le immagini proiettate sul grande schermo dell’aula magna dell’Istituto Superiore Antincendi, riportano il tracciato del cuore in fibrillazione della giovane mamma, accompagnate dalle voci ambientali registrate dal defibrillatore, mettendo in risalto tutte le drammatiche fasi del soccorso: il pianto della bambina, le urla di disperazione del padre, la determinazione dei soccorritori, i continui messaggi lanciati dal defibrillatore di erogare la scarica, l’arrivo dell’ambulanza dopo 18 interminabili minuti, coinvolgono, sconvolgono, commuovono tutti i presenti, che si sentono trascinati dentro il video, come se anche loro fossero al fianco di Michele, ad eseguire quelle manovre di rianimazione cardiopolmonare, che hanno permesso di riportare in vita una persona, che senza tale aiuto non avrebbe avuto nessuna possibilità di sopravvivenza. Al termine della proiezione durata oltre venti minuti, tempo che a nessun relatore è stato concesso, il Dott. Destro Antonio, Presidente dell’Irc , rimarcando l’eccezionalità del soccorso e della testimonianza raccolta, chiama Michele sul palco, che accolto da un lunghissimo e caloroso applauso, riceve il suo meritato riconoscimento dalla più prestigiosa associazione medico-scientifica nazionale. In contemporanea veniamo a sapere che anche al convegno Defibrillation day di Bologna, si discuteva del salvataggio effettuato all’Elba, e del’importanza del progetto Salvacuore, che ha permesso la diffusione della cultura della defibrillazione precoce sull’isola. Un video che ha colpito nel segno, tanto che i relatori che si sono succeduti nel pomeriggio, lo hanno preso sempre come riferimento nei loro interventi. Gli stessi responsabili del Dipartimento della Medicina del Lavoro ISPESL, ne hanno richiesto l’acquisizione per utilizzarlo nella formazione dei propri ricercatori come documento utile per la promozione della prevenzione nei luoghi di lavoro.

www.emergencyoggi.it

Eo

17

ICD Analyst IN LIGURIA il defibrillatore che avverte se arriva infarto DEFIBRILLATORI

A

scolta il cuore ed è in grado di monitorare continuamente, dal di dentro, la regolare funzionalità del muscolo cardiaco, rilevando le più lievi variazioni elettriche dei battiti , con particolare attenzione al segmento ST, che se è alterato è un indicatore cruciale di una problematica ischemica in atto, vale a dire che, in quel momento, in una zona del cuore non sta arrivando sangue. Oppure che la coronaria che porta il sangue in quella zona si sta chiudendo o ha un lume insufficiente a far passare la quantità di sangue richiesta. Stiamo parlando di ICD Analyst tm (Implantable Cardioverter Defibrillator), un nuovissimo defibrillatore impiantabile che rivoluziona la capacità diagnostica e terapeutica dei dispositivi più tradizionali, presentato a Roma, in anteprima mondiale - nell'ambito del XIII International Symposium on Progress in Clinical Pacing dalla St. Jude Medical, società americana del Minnesota che ha sviluppato tutto il sistema compreso il software dedicato. Il dispositivo, che pur non avendo ancora ottenuto l'autorizzazione della FDA, ha avuto proprio in questi giorni la certificazione CE per la commercializzazione, è stato già impiantato in Europa su tre pazienti. Come ha detto Massimo Santini, Direttore del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari dell'Ospedale San Filippo Neri di Roma, "Oggi, i cardiologi devono saper coniugare conoscenza clinica ed utilizzo di tecnologie sempre più complesse" , un bagaglio necessario per fare diagnosi preventive in grado di salvare sempre più vite umane, se si considera che l'infarto e le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nel mondo, ben il 30%,secondo dati 2005 dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "E' una malattia che dobbiamo assolutamente debellare - ha sottolineato Santini con la prevenzione contrastando i principali fattori di rischio, come la ipercolesterolemia, il diabete, la familiarità, l'ipertensione, il fumo, la sedentarietà e l'obesità". Ma nonostante si faccia molto su questo piano, l'infarto è imprevedibile, ha detto Santini, e scarsamente predittivo con gli attuali mezzi diagnostici. "Il problema è, quindi, monitorare dinamicamente quei segnali che possono essere premonitori di un attacco cardiaco. Durante un infarto o un attacco ischemico - precisa - si verificano delle modificazioni del segnale ST, che può apparire alterato con un sopralivellamento o un sottolivellamento del segmento. In ambedue i casi, vuol dire che è in atto una problematica ischemica e cioè che in quel momento in una zona del cuore non sta arrivando sangue o non arriva a sufficienza". Queste conoscenze, è stato detto, sono state traslate in un progetto di monitoraggio continuo, un ECG intracardiaco e cioè visto da dentro il cuore, con il quale si è in grado sia di prevedere eventi acuti e sia di avvisare il paziente che in quel momento è a rischio infarto. La novità di questo sistema è che aggiunge alla normale funzione di monitoraggio e di regolazione del segnale elettrico cardiaco per intervenire sulle aritmie maligne, anche quella di rilevare e controllare continuamente il segnale elettrico del tratto ST, indicatore di possibili eventi ischemici. Questo segnale o elettrogramma viene trasmesso, per via telematica , ai medici che, controllandolo, possono comprendere in quali condizioni si trova il paziente e migliorare le cure per chi, in quel momento potrebbe essere a rischio di problemi cardiaci. Il dispositivo è dotato anche di un sistema di allarme che si manifesta attraverso vibrazioni che avvertono i pazienti che c'è qualcosa che non va. Secondo Santini,la valenza di questa tecnologia è enorme, se si pensa che molti pazienti diabetici, già portatori di defibrillatori vanno incontro con frequenza a fenomeni ischemici anche gravi e spesso silenti. Oltre, il 70% dei portatori di dispositivi ICD sono affetti anche da malattie delle coronarie. "Questa tecnologia - ha detto lo scienziato - permette di unire i vantaggi del controllo elettrico a quelli del controllo emodinamico. Costituisce, quindi, una forte evoluzione cui presto si affiancheranno altri sviluppi significativi, ad esempio, potremo a breve dotarci di dispositivi impiantabili senza cateteri, sottocutanei". Ma sarà anche possibile, secondo Santini, unire nella stessa tecnologia capacità di ascolto del cuore, sia per la funzione elettrica che emodinamica e avere apparecchi impiantabili che siano anche in grado di erogare farmaci mirati direttamente nel cuore e l'utilizzo di cellule staminali per la ricostruzione del sistema elettrico del cuore.

Eo

18

IN SEDI LEGA DILETTANTI Prende il via la distribuzione di 105 defibrillatori, di cui 4 in Liguria, ai comitati regionali e alle delegazioni provinciali della Lega nazionale Dilettanti, nell'ambito del Progetto Elisir. Grazie all'iniziativa della Lega e di Technostar, in collaborazione con Limonta e Poste italiane, entra nel vivo la campagna di sensibilizzazione sul tema della mortalita' da arresto cardiaco nel gioco del calcio. La prevenzione si articola capillarmente sul territorio, rivoluzionando l'approccio alla tutela della salute dell'intero movimento dilettantistico italiano, iniziando dalle sedi periferiche federali dove si organizzeranno corsi per il corretto utilizzo di un utile strumento al servizio di chi fa sport. "Con la consegna dei defibrillatori", ha detto il presidente del Comitato regionale Liguria della Lega Dilettanti, Antonio Sonno, "si chiude la prima fase del progetto. L'obiettivo finale e' quello di dotare ogni campo di uno strumento in grado di salvare la vita agli atleti". Nel giro di due settimane i defibrillatori saranno consegnati ai Comitati Regionali di competenza per poi essere distribuiti in provincia con lo scopo di rendere piu' visibile la campagna 'pro life' lanciata dalla Lnd. Per gli gli incaricati all'utilizzo di queste apparecchiature 'salvavita' e' stato aperto un sito web dedicato dove e' possibile scaricare video, leggere news e commenti sui lavori scientifici, per un loro corretto impiego. Il costo del totem Elisir, che puo' essere portato interamente in detrazione, si aggira intorno ai 2.000 euro, tra l'altro finanziabili, per esempio, con la dilazione del pagamento della totalita' dell'importo fino a un massimo di cinque anni.

Dicembre 2008

Promozioni natalizie Steto Sprague Rappaport type cromato Uno stetoscopio di precisione adatto a tutti gli usi. Funziona come 5 stetoscopi con 5 usi specifici. Le varie combinazioni permettono di identificare le frequenze alte o basse e rendono possibile una facile auscultazione anche dei soffi più deboli. Rappaport è dotato di tre misure differenti di campane, oltre ai due diaframmi originali. Colori tubo: arancio, grigio, blu. Diametro testa grande: 45 mm - diametro testa piccola: 32 mm - Peso 264 gr Per acquisti di almeno 3 pezzi IN OMAGGIO la targhetta portanome per ciascun stetoscopio

€ 13,00 + Iva Marsupio professionale Ha una fascia dorsale rivestita di tessuto traspirante, due tasche a soffietto con cerniera, una tasca per inserimento orizzontale penne, una tasca laterale con chiusura strap. Cintura in nylon regolabile. Mis. 250x90xh170mm - Peso: 300 gr.

€ 4,90 + Iva

€ 15,00 + Iva

Destro

Loira marsupio essenziale Due tasche a soffietto con cerniera, cintura in nylon regolabile Mis: 245x110xh140 mm Peso: 200 gr

€ 14,70 + Iva

Penna Luminosa con LED Tramite un semplice interruttore sfioramento , fa illuminare il Led sul retro della penna concentrando tutta la luce in una zona centrale. La rotazione della parte prossimale fa uscire il refil. Utilizzabile per 10.000 ore - Lunghezza 130 mm

€ 11,90 + Iva

Rakaia - Marsupio per gamba Un contenitore morbido, polivalente, leggero e capiente da portare alla coscia, caratterizzato da un tratto professionale ed essenziale. Ne risulta un progetto utilizzabile trasversalmente per l´area critica e la Protezione Civile. Realizzato in Cordura, risulta essere sufficientemente morbido per aumentare la vestibilità, ma resiste a tutto: non teme l´acqua, il freddo, i lavori più duri e i carichi più gravosi. Il sistema di regolazione delle cinture è tarato per essere indossato anche con la tuta. Le bordature sono rinforzate con un nastro jacquard rifrangente per migliorare la visibilità notturna. Misure del prodotto: Lunghezza: 230 mm - Larghezza: mm - Altezza: 300 mm

Emergency Room watch si presenta in modo del tutto nuovo e originale. Le sue caratteristiche distintive sono i pulsanti a pompa e la corona spostati sulla sinistra, che consentono di indossare i guanti senza il rischio di lacerarli. La cassa è di forma tonneau, in acciaio lucido, con anse ben dimensionate che si integrano con il bracciale. Sopra di esse è posta una lunetta con incisa una scala tachimetrica a scala 1000. Al di sotto di un vetro bombato antiurto è posto il quadrante nero con indici e bastone. Al loro esterno è posta una scala pulsometrica su fondo rosso con base 15 e una respirometrica su fondo blu con base 15. Tre quadranti supplementari indicano rispettivamente il contatore dei minuti, delle ore del cronografo e dei secondi continui. Fra le ore 7 e 8 è posta poi la finestrella del datario, con numeri stampati in nero su fondo bianco. Le lancette sono di tipo dauphine, scheletrate e luminescenti per le ore, e freccione per i secondi. Emergency Room watch con custodia

€ 147,00 + Iva

in più con ogni singolo acquisto riceverete in omaggio dei biglietti natalizi con busta

www.emergencyoutlet.it

Sinistro

Il benessere psicologico dei soccorritori Gabriele Prati, Luca Pietrantoni Dipartimento di scienze dell’educazione, Università di Bologna ella letteratura scientifica internazionale si registra un crescente interesse nei confronti del benessere psicologico dei soccorritori. Vigili del Fuoco, operatori del 118, della pubblica assistenza o della Croce Rossa sono esposti, nel corso del loro servizio, a eventi particolarmente stressanti che possono compromettere il loro benessere. Gli eventi critici di servizio, nello specifico, riguardano tutti quegli eventi che possono avere un impatto emotivo sui soccorritori poiché comportano il confronto con morte o minaccia all’integrità delle persone soccorse. Esempi di eventi critici maggiormente citati come particolarmente stressanti sono il soccorso a bambini feriti, incidenti con più morti come le maxi-emergenze o l’accadimento di inconvenienti con conseguente ritardo fatale nei soccorsi. L’esposizione a tali eventi si verifica su due fronti: da un lato gli operatori affrontano l’incidente critico in sé e dall’altro si trovano a prestare aiuto agli individui coinvolti dall’evento. La letteratura scientifica ha evidenziato che il benessere psicologico è strettamente legato all’intensità e alla frequenza dell’esposizione a eventi critici di servizio. In tema di benessere dei soccorritori, le ricerche hanno considerato diversi elementi. Un primo filone di ricerca si è focalizzato sul disturbo post-traumatico da stress. Le persone affette da tale disturbo tendono a rivivere l’esperienza traumatica, per esempio sotto forma di incubi o flashback, e a evitare luoghi, situazioni e stimoli che si collegano all’evento negativo. Per esempio un soccorritore può provare difficoltà ad attraversare un incrocio in cui ha visto morire una famiglia con bambini.

N

Eo

20

Tuttavia l’esperienza traumatica di un soccorritore può non derivare necessariamente dall’esposizione all’evento in prima persona, ma dalla relazione di aiuto con la persona soccorsa che sta soffrendo ed è in stato di shock. Per esempio un soccorritore intervenuto nell’incidente ferroviario di Crevalcore ha provato un forte disagio quando ha saputo che una persona soccorsa con la quale aveva stabilito un rapporto emotivo era morta nel tragitto in ospedale. In tale circostanza il soccorritore aveva cercato in tutti i modi di rapportarsi e di tenere in stato cosciente la persona incastrata fra le lamiere nell’attesa che venisse estricata. Questo esempio mette bene in evidenza quanto un evento traumatico possa avere un impatto anche solo se vissuto indirettamente e dopo che si è stabilito una relazione con la vittima. A partire dai primi anni Ottanta un ricercatore di nome Figley ha introdotto il concetto di stress traumatico secondario definito come la reazione comportamentale ed emotiva alla conoscenza di eventi traumatici sperimentati da altri o in seguito all’aiuto o al tentativo di aiuto di persone traumatizzate. Se si esclude il fatto che in questa particolare condizione l’esposizione all’evento traumatico è indiretta, la tipologia di sintomi che ne consegue è la stessa riscontrabile in un quadro clinico di disturbo da stress post-traumatico – pensieri intrusivi, evitamento, aumento dell’arousal e più in generale una compromissione del funzionamento dell’individuo. Lo stesso Figley ha proposto successivamente il costrutto di compassion fatigue, traducibile con l’“affaticamento della compartecipazione” per indicare il logorio psicologico derivato da sentimenti di profonda condivisione del disagio altrui e accompagnati da un forte desiderio di alleviarne il dolore o eliminarne la causa

(Figley 1995). Un secondo filone di ricerca sul benessere dei soccorritori si è centrato sulla sindrome da burnout intesa come una combinazione di esaurimento emotivo, depersonalizzazione e senso di ridotta efficienza nello svolgimento della professione. L’esaurimento emotivo è il sentimento di mancare dell’energia necessaria per affrontare la realtà quotidiana: il soccorritore sperimenta apatia e distacco emotivo nei confronti del lavoro e si sente svuotato e sfinito. La depersonalizzazione consiste nell’atteggiamento di distacco e ostilità nei confronti della relazione professionale (freddezza, cinismo): il soccorritore tenta di sottrarsi al coinvolgimento, limitando quantità e qualità dei propri interventi professionali. Infine la ridotta efficienza nello svolgimento della professione riguarda il sentimento di “fallimento professionale” per la percezione della propria inadeguatezza al lavoro, con la consapevolezza del disinteresse e dell’intolleranza verso la relazione. Il burnout risulta associato ad un ampio ventaglio di caratteristiche tipiche del lavoro di soccorso. Maslach, Schaufeli e Leiter (2001) sottolineano tra queste la percezione del carico (o sovraccarico) di lavoro, la pressione temporale, gli stressor riferiti alla relazione con l’utenza del soccorso (ad es. le problematiche di interazione con le vittime di un evento traumatico o il confrontarsi ripetutamente con la morte) e le richieste emotive derivanti dalla professione in sé, in particolare dal contrasto tra il raggiungimento di una performance lavorativa ottimale (necessità di sopprimere le proprie emozioni sul lavoro) e il fatto di avere un ruolo da caregiver nei confronti di un’utenza (necessità di mostrare empatia). La sindrome di burnout si differenzia dai Dicembre 2008

precedenti disturbi legati al trauma poiché non è caratterizzato da un’insorgenza acuta e improvvisa ma si sviluppa gradualmente ed è derivato maggiormente da fonti di stress occupazionali come il carico di lavoro, la pressione temporale, e le difficoltà nella relazione con un’utenza portatrice di disagio ma non necessariamente traumatizzata. Il limite principale di questi due filoni di ricerca sul benessere dei soccorritori riguarda il fatto che prende in considerazione solo aspetti negativi. In altri termini il benessere dei soccorritori non può essere concepito solo come un’assenza di disturbi i sindromi ma va inteso anche come soddisfazione professionale. Nella nostra esperienza abbiamo incontrato tanti soccorritori che riportavano un grande senso di soddisfazione derivato dal loro lavoro. Per tale motivo si sta diffondendo sempre più nella letteratura internazionale un terzo filone nello studio del benessere psicologico dei soccorritori. A questo proposito Stamm (2002) ha introdotto il concetto di compassion satisfaction per descrivere gli effetti positivi che un individuo può derivare dal lavorare con persone traumatizzate o sofferenti, fra cui sensazioni positive rispetto all’aiutare gli altri, al contribuire al bene della società e più in generale il piacere di “fare bene il proprio lavoro”. Fra le componenti della soddisfazione nel lavoro di soccorso, gli operatori riportano di provare un senso di piacere e di soddisfazione collegato alle attività lavorative. Il senso di soddisfazione si tramuta in un senso di orgoglio quando ai soccorritori è stato chiesto di pensare al proprio contributo in termini di abilità e di risultati ottenuti. Una parte considerevole dei soccorritori concepisce questa attività come arricchente dal punto di vista professionale e personale. Con l’inclusione del concetto di soddisfazione legata al lavoro di soccorso, il concetto di benessere psicologico dei soccorritori assume una sua definizione più vicina a una prospettiva “saluto-centrica”. Se nella letteratura internazione vi è un crescente interesse attorno a questo argomento, in Italia, tuttavia, il tema del benessere dei soccorritori risulta poco studiato e preso in considerazione. Per colmare tale lacuna il gruppo di ricerca e intervento in psicologia dell’emergenza dell’Università di Bologna ha condotto un progetto di ricerca specifico su questo argomento. La ricerca ha coinvolto più di mille soccorritori (Vigili del fuoco, Croce rossa, 118, pubblica assistenza, Protezione civile, ecc.) e si è avvalsa di un questionario nella versione cartacea e on liDicembre 2008

ne, ossia da compilare via internet. Ai partecipanti è stata somministrata la scala ProQOL R-IV (Stamm, 2005) che va ad indagare il benessere professionale dei soccorritori tenendo in considerazione tre dimensioni: compassion satisfaction, burnout e compassion fatigue. Ogni item è misurato su una scala da 1 = mai, 2 = raramente, 3 = qualche volta, 4 = spesso, a 5 = molto spesso. In figura 1 è possibile osservare il punteggio medio totale della compassion fatigue e la media per i Vigili del Fuoco e gli operatori sanitari, i due gruppi più numerosi in questo studio. In media i soccorritori del nostro studio mostrano di riportare raramente i sintomi della compassion fatigue. Questo risultato dimostra quanto gli operatori possano essere, tutto sommato, resilienti, ossia in grado di resistere all’impatto di eventi traumatici vissuti sul lavoro. I Vigili del Fuoco (VVF), tuttavia, appaiono essere più colpiti dai sintomi di compassion fatigue rispetto agli operatori sanitari. È possibile che i VVF siano meno preparati ad affrontare difficoltà dal punto di vista emotivo rispetto a quanto lo possano essere gli operatori sanitari. Va inoltre considerato che i VVF possono avere un maggiore contatto con le vittime di incidenti poiché hanno il compito di portarle fuori dal pericolo.

nello svolgimento di questa professione (Figura 1). Ancora una volta i VVF riportano punteggi più alti rispetto agli operatori sanitari. In questa ricerca ci siamo chiesti se i soccorritori professionisti riportino un diverso benessere psicologico rispetto ai volontari. I risultati mostrano che i volontari riportano da una parte minore compassio fatigue e burnout e dall’altra parte un maggiore senso di soddisfazione lavorativa (figura 2). Le spiegazioni che si possono offrire sono parecchie. Prima di tutto risulta chiaramente che la scelta di fare il soccorritore volontario deriva da una capacità maggiore di trarre gratificazione dal lavoro rispetto al professionista. In latre parole se il volontario non trova una realizzaizone personale in questa attività tenderà a lasciare l’associazione o l’ente, mentre lo stesso non si può dire per un professionista. Per quest’ultimo, infatti, lasciare il posto di lavoro può avere dei costi e degli svantaggi che non consentono di considerare l’uscita con altrettanta facilità. In altre parole, i soccorritori volontari possono abbandonare l’attività senza troppi svantaggi in qualsiasi momento se la scelta non è più motivo di soddisfazione o è fonte di disagio. Inoltre bisogna considerare che i soccorritori professionisti sono esposti a un numero maggiore di incidenti critici poiché hanno un più elevato numero di ore di servizio. Un tempo maggiore speso sul lavoro comporta l’esposizione a fonti di stress e in ultima battuta a maggiore disagio.

FIGURA 1 L’analisi della scala del burnout ha messo in evidenza risultati simili a quelli della compassion fatigue (Figura 1). L’impatto del burnout risulta essere nel complesso moderato. I VVF dimostrano di subire maggiormente il peso di fonti di stress lavorative croniche come dimostra la differenza nei punteggi. I punteggi della compassion satisfaction risultano essere più elevati: in media i soccorritori che hanno partecipato a questa ricerca riportano di provare spesso un senso di soddisfazione e gratificazione www.emergencyoggi.it

FIGURA 2 In conclusione questa indagine ha il merito di essere una delle poche, fra quelle condotte in Italia, sul tema del benessere dei soccorritori. I risultati hanno messo in luce che la popolazione dei soccorritori riesce a fronteggiare mediamente con successo le sfide emotive poste da que-

Eo

21

sta professione. Inoltre i dati mostrano che i soccorritori provano un forte senso di soddisfazione connesso al loro lavoro. Queste considerazioni sono basate sull’analisi dei punteggi medi per cui se ne evince che una minoranza di soccorritori prova stati di disagio a livelli importanti e/o trae poca gratificazione dal proprio lavoro. Infine i dati hanno mostrato differenze interessanti tra i gruppi considerati. Da una parte i VVF mostrano maggiori livelli di compassion satisfaction ma contemporaneamente anche di burnout e di compassion fatigue. Per quanto riguarda la compassion satisfaction possiamo chiamare in causa aspetti relativi al momento dell’incidente critico in cui si presta soccorso e alla tipologia di soccorso in sé (si pensi ad esempio a una situazione di incidente stradale, in cui il compito di un Vigile del fuoco è quello di estricare la vittima dalle lamiere mentre quello di un sanitario è di stabilizzarla e successivamente cercare di salvarle la vita): in altri termini, la riuscita di un soccorso tecnico non è sempre dipendente dalla salvaguardia dell’incolumità delle vittime. Allo stesso modo, chi presta soccorso tecnico può trovarsi spesso ad affrontare quadri di intervento fortemente stressanti in misura maggiore rispetto a chi presta un soccorso sanitario (per riprendere l’esempio precedente, il primo intervento sulle lamiere di un veicolo incidentato è generalmente a carico dei VVF): questo potrebbe spiegare la differenza nei livelli di compassion fatigue riportata all’interno del nostro campione. Dall’altra parte i soccorritori volontari tendono a riportare minori sintomi di disagio e un maggiore senso di soddisfazione. Si è visto che la maggiore facilità con la quale si può abbandonare l’attività e la minore esposizione a fonti di stress da parte dei volontari possono spiegare le differenze rispetto ai professionisti. I risultati di questa ricerca mostrano come il lavoro di soccorso non possa essere considerato necessariamente a rischio dal punto di vista del benessere psicologico. Tuttavia va rilevato che una minoranza di soccorritori, soprattutto fra i professionisti, possono provare uno stato di disagio presumibilmente riconducibile agli eventi critici di servizio. Pertanto si rende necessario effettuare interventi in senso preventivo e riabilitativo volti a ridurre il rischio per la salute mentale. Gli interventi di tipo preventivo possono essere rivolti a tutti gli operatori allo scopo di prepararli a eventi critici di servizio. Gli interventi di tipo riabilitativo, invece, devono essere rivolti solamente a quella minoranza di soccorritori che, per tutta una serie di ragioni, hanno subito in modo significativo l’impatto emotivo di eventi critici di servizio. La letteratura internazionale sembra suggerire l’utilità di servizi di supporto tra pari. I servizi di supporto tra pari consistono nell’addestramento di alcuni soccorritori (i pari) allo scopo di renderli in grado di offrire una relazione di aiuto con il collega o con i colleghi coinvolti in una situazione critica, di valutare la situazione ed eventualmente di fungere da ponte con i professionisti della salute mentale effettuando un invio in caso di bisogno (Pietrantoni e Prati, in corso di stampa). Bibliografia Figley CR Compassion fatigue: Coping with secondary traumatic stress disorder in those who treat the traumatized. New York: Brunner-Mazel, 1995. Maslach C, Schaufeli WB, Leiter MP Job Burnout. Annual Review of Psychology, 52:397–422, 2001. Pietrantoni L, Prati G. Psicologia dell’emergenza. Il Mulino, in corso di stampa.

Eo

22

Stamm BH Measuring compassion satisfaction as well as fatigue: Developmental history of the compassion satisfaction and fatigue test. In C. R. Figley (ed.), Treating compassion fatigue (pp. 107–119). New York: Brunner-Routledge, 2002. Stamm BH The professional quality of life scale: compassion satisfaction, burnout, and compassion fatigue/secondary trauma scales. Latherville, MD: Sidran Press, 2005.

IL MEDICO IN CUCINA Consigli dietetici buongustai

per

A. GAETINI 672 pagine. Edizione 2008 € 35,00 Questo volume, nel rispetto della migliore tradizione culinaria italiana, è dedicato alle persone che, affette dalle più frequenti e comuni patologie mediche e chirurgiche, desiderano alimentarsi in modo salutare e congruo. Il testo si compone di 36 capitoli ognuno dei quali affronta le necessità dietetico- alimentari consigliabili per le diverse patologie. Illustri medici specialisti descrivono, in modo semplice ma completo, le diverse problematiche cliniche correlandole alle relative esigenze alimentari, compresi i consigli sulla tipologia di alimenti da preferire e consumare. Sulla scorta di tali indicazioni i cuochi riportano una serie di ricette culinarie che rispondono a pieno titolo sia alle esigenze cliniche delle diverse patologie, sia a quelle delle persone che desiderano comunque alimentarsi da veri “buongustai”. Il volume insegna infatti, in modo dettagliato, come preparare ottimi e gustosissimi piatti che derivano prevalentemente dalla cultura dietetica Mediterranea. Le ricette sono descritte in modo chiaro e semplice allo scopo di facilitarne al massimo la realizzazione. Sono articolate in antipasti, primi, secondi piatti e dessert. Tali preparazioni alimentari offrono in ogni caso a tutti la possibilità di adottare, nella alimentazione quotidiana, delle ottime e pratiche pietanze rispettose della buona salute fisica. Questo volume, a differenza della maggior parte di altri testi di cucina, completa un argomento di fondamentale importanza perché, rivolgendosi alle persone che hanno bisogno di speciali attenzioni nella scelta di particolari alimenti, anche in termini di genuinità e sicurezza alimentare, aiutano a stimolare il desiderio del buon cibo e a utilizzare quei particolari elementi o accorgimenti nutrizionali che sono necessari per una corretta e, allo stesso tempo, gustosa alimentazione. Per poter rendere possibile l’integrazione e la realizzazione pratica di tali importanti esigenze, alla stesura del testo hanno partecipato: - illustri specialisti della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino e dell’Azienda Ospedaliera S. Giovanni Battista della città di Torino, che hanno messo a disposizione le loro grandi competenze cliniche; - importanti professori nutrizionisti e cuochi delle più prestigiose Scuole Alberghiere del Piemonte che hanno tradotto in pratica le indicazioni e i consigli dei clinici.Il volume rappresenta quindi una pietra miliare e un esempio per un nuovo indirizzo dell’arte culinaria che, oltre che a essere di grande aiuto per le persone affette da patologie, si rivela di estrema utilità per tutti coloro che intendono perseguire una sana e corretta alimentazione senza rinunciare a gustose preparazioni culinarie. Per acquistare il volume: Tel. 06/85355798 oppure www.emergencyoggi.it Dicembre 2008

libri • dal mondo • congressi CROCE ROSSA. Pronti oltre 300 mezzi e 5000 operatori Al via l’edizione 2009 del Piano di Protezione Civile ella Provincia di Milano e di Monza - Brianza

tecnologie • libri • news • Varese

Ridisegnato il sito del servizio di emergenza urgenza Un portale con tante notizie utili per i cittadini e per le associazioni

Sono 5000 gli operatori della Croce Rossa delle province di Milano e di Monza-Brianza appartenenti ai 41 “CRI points” presenti nel territorio, che costituiscono parte fondamentale del Piano Provinciale di Protezione Civile CRI 2009. Quel piano che, in pochissimo tempo, è in grado di mobilitare e movimentare centinaia di operatori specializzati e più di 300 mezzi dell'autoparco provinciale, potendo così fornire una pronta risposta agli eventi, come dimostrato in diverse occasioni, sia in ambito provinciale, che in ambito internazionale. Un impegno iniziato in occasione del terremoto di Reggio Calabria e Messina del 1908 e proseguito fino ai giorni nostri: dai campi profughi dell'Albania, al disastro aereo di Linate del 2001, dalla guerra in Irak, allo Tsunami in Sri Lanka, dal crollo del palazzo di via Lomellina del 2006, alle diverse missioni umanitarie svolte nei Paesi balcanici, in Darfur, Libano, Afghanistan e in Georgia. Nei giorni scorsi la Divisione “Emergenze e Protezione Civile” del Comitato Provinciale della Croce Rossa di Milano e di Monza-Brianza (DIVEM) ha messo a punto il piano Provinciale di Protezione Civile del 2009 che quest'anno si arricchisce di una novità: il progetto CRI “Area Sanitaria Protetta” una struttura di accoglienza campale per emergenze o disastri, finalizzato al ricovero ospedaliero o l’ospitalità di fasce particolarmente vulnerabili. Una importante struttura campale, complessa e poliedrica di accoglienza sanitaria mobile di secondo livello, anche avio-trasportabile, attivabile e dispiegabile in ogni tipo di “teatro”, sia esso di catastrofe o di guerra, in Italia o all’estero in grado di assistere almeno 80 persone (di cui 18 assistite da ossigenoterapia). Un progetto finanziato da Fondazione Cariplo e da A.O. “Ospedale Maggiore di Niguarda–Milano” e realizzato con la collaborazione attiva del SSUEm 118 di Milano. Il Piano Provinciale di Protezione Civile 2009 prevede, per le sole maxi emergenze, la mobilitazione di un terzo della forza, tra ambulanze e mezzi speciali in grado di essere dispiegate entro 30 minuti, oltre a centinaia di operatori appartenenti sia al personale dipendente che alle sei componenti volontaristiche che integrano la Croce Rossa tra cui 31 medici, 58 infermieri, 18 unità cinofile, 190 operatori socio assistenziali, 30 elettricisti, 44 cuochi e 10 psicologi. Dicembre 2008

Il 118 è on line: informazione, formazione e curiosità. Ci sono le attività, le foto, i progetti, il meteo, i consigli, gli indirizzi. E ancora, statistiche, la storia, indicazioni tecniche e protocolli di intervento. Sul nuovissimo sito del 118, www.118varese.org, si trovano tutte le notizie legate al servizio dell'emergenza urgenza della provincia, informazioni utili, ma anche "tempo libero", album fotografico ( con la possibilità per gli utenti di qualsiasi genere di inviarle e vederle pubblicate ). Aggiornato in tempo reale è completo per qualità e quantità di informazioni, utili soprattutto alle associazioni che si muovono in campo sanitario e che possono richiedere materiali on line, compilare vari moduli, inviare aggiornamenti sulle loro attività, sui protocolli, sulle disposizioni. Un sito di informazione, formazione ma anche interattivo per l'utenza privata che ci può trovare i turni delle farmacie di tutto il bacino di utenza del 118, i numeri utili guardia medica con le competenze territoriali di ognuna, la possibilità di contattare il servizio on line tramite modulo e la possibilità di contattare personalmente i responsabili dei vari progetti. Un vero e proprio portale che raccoglie tutte le attività che coinvolgono il servizio 118, non solo soccorso ma anche progetti destinati ai giovani, piuttosto che direttive in occasioni speciali che riguardano la popolazione (maxiemergenze, water rescue, protocollo neve,..). Il sito, appena restaurato, è ora al vaglio del gradimento popolare, con un sondaggio che campeggia ben evidente nella home. Una richiesta di aiuto per migliorare, se possibile, la comunicazione con cittadini e associazioni in un campo fondamentale che è quello dell'assistenza in situazioni di urgenza.

Scanner ecografici sulle ambulanze connessi in wi-fi col reparto? Dotare le ambulanze di scanner a ultrasuoni portatili in grado di trasmettere in tempo reale le immagini ai reparti di Pronto Soccorso accelerando i tempi di diagnosi: è una sperimentazione che ha dato ottimi risultati riportata dalla rivista specializzata Telemedicine and e-Health. Nell’ambito del progetto Mobile Hospital Emergency Medical Systems (MHEMS), i ricercatori del National Taiwan University Hospital di Taipei hanno implementato un servizio di pre-ospedalizzazione da effettuare sulle ambulanze grazie a personale opportunamente addestrato e alla presenza di apparecchiature in grado di effettuare ecografie e trasmetterle wi-fi in tempo reale in reparto, dove il medico di Pronto Soccorso destinato a prendere in carico quello specifico paziente può già effettuare una prima valutazione diagnostica. “La conformazione geografica di Taiwan, che ha zone impervie e montagnose, e la distribuzione ineguale delle strutture sanitarie fa sì che i trasferimenti al Pronto Soccorso siano a volte molto lunghi”, spiega Mei-Ju Su, leader del team di ricercatori asiatici. “D’altra parte però gli equipaggi delle ambulanze, se addestrati, hanno molto tempo a disposizione per effettuare valutazioni dei pazienti e primi interventi”. www.emergencyoggi.it

Eo

23

>>>

Emilia Romagna

Inaugurato il nuovo Pronto Soccorso dell’ospedale di Budrio Più che triplicato il nuovo Pronto Soccorso dell’ospedale di Budrio. 622 metri quadri rispetto ai 185 del precedente, migliorano anche comfort e qualità delle prestazioni. Da sinistra: F. Ripa Di Meana, G. Barigazzi, G. Bissoni, C. Castelli, N. Binetti Il nuovo Pronto Soccorso, per il quale sono stati investiti 1.600.000 euro, risponde così all’aumento di richiesta di prestazioni di emergenza registrato nel territorio di Budrio: gli accessi al Pronto Soccorso nel periodo gennaio ottobre del 2008, infatti, sono stati 14.483, oltre il 5% in più rispetto allo stesso periodo del 2007. Il nuovo Pronto Soccorso, inaugurato il 24 novembre, sarà operativo dal 4 dicembre prossimo. Operano nel Pronto Soccorso dell’Ospedale di Budrio: 12 medici, 26 infermieri, 12 operatori tecnici e 4 Operatori Socio Sanitari. L’attivazione del nuovo Pronto Soccorso è la prima tappa della realizzazione dell’ampliamento dell’ospedale di Budrio che sarà termi-

nata con l’operatività di tutti i reparti entro aprile 2009. Il nuovo Pronto Soccorso è dotato di ingresso autonomo, camera calda con porte automatiche, triage per la prima valutazione, 3 ambulatori di visita, 4 postazioni di osservazione con servizi igienici dedicati, area di attesa, depositi e spazi di servizio per il personale. Il nuovo Pronto Soccorso permette di accogliere i cittadini in un contesto di maggior comfort ed efficienza.Inoltre, è stata creata una viabilità dedicata all'emergenza. La struttura è stata costruita nel rispetto degli standard più recenti per consentire in primo luogo la risposta più tempestiva ed efficace alle emergenze – urgenze. Le aree del Pronto Soccorso Gli spazi articolati in area di accettazione, ambulatori, area di osservazione e area di attesa, consentono percorsi snelli anche per l’attività più di routine. L’Osservazione Breve Intensiva Potenziata da 1 a 4 postazioni, di cui 2 monitorizzate, l’ Osservazione Breve Intensiva. Nelle postazioni monitorizza-

Eo

24

te è possibile registrare continuamente la pressione arteriosa, saturazione di ossigeno e il ritmo cardiaco. I parametri sono costantemente visualizzati oltre che sui monitor collegati alla postazione anche dalla postazione centrale di triage in modo da garantire un controllo costante. Il triage Fulcro dell’accettazione è la postazione di triage strutturata in un open space per garantire la massima sorveglianza dell’ambiente e consentire la migliore interazione con il cittadino ricoverato in Pronto Soccorso. Contestualmente sono state studiate soluzioni per garantire al contempo anche la dovuta privacy. Gli ambulatori Gli ambulatori sono 3, uno dei quali più specificamente allestito per l’emergenza con lettino tecnologico pensile a soffitto, di facile manovrabilità su cui sono posizionate le prese per i gas medicali, monitor defibrillatore, pompa siringa, comodi attacchi per le flebo. Completa l’allestimento di questo ambulatorio un ventilatore meccanico e carrelli tecnologicamente avanzati e di diverso colore Dicembre 2008

in rapporto al materiale contenuto e dedicato a specifici interventi (carrello pediatrico, chirurgico, per l’urgenza sull’adulto). L’arredo è stato predisposto in modo da poter intervenire efficacemente in qualsiasi situazione, senza incontrare ostacoli ed avendo tutto a portata di mano. La camera calda Rispetto al precedente, il nuovo Pronto Soccorso dispone anche di un’ampia camera calda, uno spazio specificatamente dedicato e riservato all’arrivo del paziente in ambulanza o con mezzo proprio. Questo spazio riservato consente una maggiore facilità di manovra nella gestione del paziente. La regolazione ambientale Il nuovo Pronto Soccorso è stato realizzato con le più moderne tecnologie impiantistiche per di garantire comfort e sicurezza ai pazienti ed agli operatori. Particolare cura è stata posta alle finiture, ai colori, all'illuminazione ed agli arredi con una elevata qualità estetica e funzionale e all'impianto di regolazione ambientale, per ottenere sempre i migliori rendimenti. Gli impianti sono dotati di un sistema di supervisione centralizzato che consente un controllo continuo dei parametri ambientali ed una gestione unica di tutti gli allarmi tramite computer (sicurezza antincendio, impianti tecnologici, ascensori). Il nuovo ospedale L’apertura del Pronto Soccorso è la prima tappa dell’attivazione di tutto l’ampliamento dell’ospedale ormai completato: entro aprile sarà operativo il nuovo atrio d’ingresso, il nuovo Cup ed il bar, e verranno trasferite le unità operative di Medicina Interna, Chirurgia Generale, Otorinolaringoiatria e Ginecologia. Nella nuova struttura verrà garantita una migliore funzionalità, organizzazione e comfort per i degenti. Nello stesso periodo verrà attivata la radiologia che sarà dotata di attrezzature di radiologia tradizionale e Tac completamente rinnovate.

Dicembre 2008

www.emergencyoggi.it

libri

dal mondo • congressi • tecnolo

La MDA aumenta il numero dei soccorritori nel settore arabo In Israele il tasso d’infortuni tra i bambini del settore arabo è quaE’ stato possibile organizzare un programma specifico di 44 ore si il doppio rispetto a quello ebraico. Per questo motivo la Madi lezioni grazie alla cooperazione tra MDA, la Croce Rossa Ingen David Adom e la Croce Rossa addestreranno gli studenternazionale, le autorità locali e le principali scuole superiori. ti come operatori di primo soccorso. Il programma su vasta scala, quindi non sarà rivolto solo agli Il settore arabo rappresenta il 20% degli abitanti d’Israele, ma studenti ma anche a tutti gli adulti, e prevede il seguente proil tasso d’infortuni per i bambini sulle strade o in casa, è molgramma di studio: to alto; cadute, folgorazioni, annegamenti, soffocamenti, bruIntroduzione al primo soccorso, primo controllo medico sulle ciature, etc. rappresentano gli incidenti più comuni e il numepersone infortunate, valutazione sullo stato d’incoscienza inro d’incidenti è’ destinato a salire. cludendo gli attacchi e gli arresti cardiaci, ferite e bruciature, leVenerdì 21 Novembre, ha avuto luogo il primo corso presso sioni alla testa, al torace e allo stomaco, ferite causate da anila Scuola superiore a Um El Fahm (in Galilea), invitata anche mali, valutazione delle malattie e delle lesioni. la stampa. Alle lezioni di teoria seguirà la parte pratica Le lezioni saranno date in arabo dal paraLa Magen David Adom e la che prevede la respirazione artificiale e il medico della Magen David Adom Wissam cardiaco, l’arresto delle emorCroce Rossa addestreranno gli massaggio Zoabi. ragie, l’aggiustamento delle fratture e il I dati pubblicizzati sono allarmanti e il probendaggio. studenti come operatori blema molto serio, e per tale ragione il Oltre le nozioni di primo soccorso, la Madi primo soccorso Direttore Generale della MDA, Eli Bin, ha gen David Adom organizzerà delle” Giorincaricato Natan Kudinsky, Direttore del nate della salute”, che saranno pubblicizDipartimento di formazione, di aumentare i corsi nel settore zate dai locali mass media e rivolte a tutta la popolazione proarabo, specialmente tra gli adolescenti e di svolgere tali attiprio per ridurre il tasso di mortalità tra i bambini arabi, vittività su larga scala a partire da questa data e per tutto il 2009. me di soffocamento da cibo e da piccoli oggetti quali bottoni, La formazione degli studenti nelle città arabe, consentirà loro monete, noci,caramelle, monete, anelli etc. Si spiegherà in di fornire una prima rapida risposta ai feriti prima che gli equimaniera chiara e semplice come il coordinamento tra il sistepaggi professionali della MDA arrivino, in modo da aumentare ma di masticazione e il sistema respiratorio sia scarsamente il numero delle persone salvate e diminuire il tasso di mortalisviluppato nei bambini e come le vie respiratorie dei bambità tra i feriti. ni siano più strette rispetto agli adulti, da qui la necessità di La spiegazione circa la diversità della frequenza e la serietà tagliare i cibi in pezzetti piccoli e tenere fuori dalla loro portadegli incidenti infantili tra le due popolazioni è da addebitare ai ta tutti i piccoli oggetti che loro porteranno automaticamente diversi fattori ambientali e familiari delle due popolazioni “ Ma alla bocca. i nostri obiettivi - spiega Eli Bin - è anche quello di sollevare Ritengo sia necessario, oltre che doveroso, far conoscere gli la consapevolezza tra la popolazione araba riguardo alla possforzi e i programmi d’integrazione e di acculturazione comsibilità di prestare il primo soccorso agli infortunati, indispenpiuti giornalmente da Israele - notizie che “ovviamente” - non sabile prima dell’arrivo dei soccorsi.” vengono mai portate a conoscenza dai mass media.

Eo

26

Dicembre 2008

ogie • libri • news •

dal mondo • congressi • tecnologie • libri • news

Foto: Paolo Astaldi

COLERA FA STRAGE, EMERGENZA NAZIONALE IN ZIMBABWE Emergenza colera in Zimbabwe: 565 morti e 12.500 persone contagiate Il colera fa strage nello Zimbabwe, il Paese africano isolato dall'Occidente perche' sotto il regime di Robert Mugabe, e il governo non riesce a far fronte al contagio. Il governo ha dunque proclamato lo stato di emergenza nazionale dopo che l'epidemia di colera ha mietuto almeno 565 morti accertati e provocato il contagio di oltre 12.500 persone, e ha chiesto l'aiuto urgente della comunita' internazionale. Con un'inusuale e franca ammissione del governo, il quotidiano 'Herald', vicino al pluridecennale regime del presidente Robert Mugabe, ha detto che il sistema sanitario e' al collasso e ha chiesto aiuto alla comunita' dei donatori per fare fronte alla gravissima crisi sanitaria che attanaglia l'ex Rhodesia, gia' piegata da mesi di crescente instabilita' politica. "I nostri ospedali centrali sono letteralmente fuori uso", ha detto il ministro della salute, David Parirenyatwa, che ha chiesto medicinali, cibo per i pazienti e per i programmi di alimentazione infantile. "Il nostro personale e' de-

Dicembre 2008

motivato e abbiamo bisogno di aiuto per assicurarci che (i medici e le infermiere) tornino ai loro posti di lavoro e riattivino il sistema". L'epidemia di colera, una malattia che si trasmette attraverso l'acqua contaminata, e' stato causato dal collasso della rete fognaria di Harare. Non solo: nella maggior parte dei quartieri della capitale, la somministrazione dell'acqua e' stata ripristinata solo oggi dopo un taglio secco di 48 ore; il razionamento era iniziato sabato scorso, perche' la compagnia idrica statale, la ZINWA, era rimasta a corto di solfato di alluminio, la sostanza chimica impiegata nel processo di potabilizzazione. La popolazione era cosi' stata costretta a cercare di procurarsi da bere e da lavarsi ricorrendo a pozzi improvvisati, con il pericolo di incrementare ulteriormente il diffondersi del colera. L'"urgente necessita'" di medicinali, cibo e materiale di lavoro, e la mancanza di acqua potabile, ha spinto il governo dello Zimbabwe a chiedere circa 9 milioni di euro per il ministero della

www.emergencyoggi.it

salute pubblica, e per lo meno altri 3 milioni di euro per comprare prodotti chimici per la potabilizzazione dell'acqua. Il Dipartimento Sviluppo delle Nazioni Unite si e' unito all'appello del governo e ha chiesto una "risposta coordinata" per far fronte ai problemi economici e sociali del Paese. "Dobbiamo unire i nostri sforzi per vedere come rispondere a questo stato d'emergenza", ha dichiarato il rappresentante dell'Onu, Agostinho Zacarias. L'epidemia di colera, cominciata all'inizio dell'anno e peggiorata a settembre, si e' ormai estesa a 9 delle 10 province del Paese, anche se le aree piu' colpite sono i sobborghi di Harare, Budiriro e Glen View; e Beitbridge, la citta' al confine con la Repubblica Sudafricana, dove dalla meta' di novembre si sono registrati piu' di 3.000 casi. Nel vicino Sudafrica, intanto le autorita' hanno reso noto che le acque del fiume Limpopo, sul confine con lo stesso Zimbabwe, sono risultate positive alla presenza del vibrione responsabile della malattia.

Eo

27

Ogni anno in Italia oltre 5 mila vittime sulle strade Un presidio forte sul modello "Protezione Civile"; un nuovo Codice della Strada con poche e dure norme di comportamento; più investimenti per forze dell'Ordine, infrastrutture e progetti di educazione alla guida. Sono queste le principali proposte della Fondazione ANIA avanzate nel corso dell'audizione in Commissione Trasporti della Camera per affrontare una vera e propria emergenza nazionale, quella degli incidenti stradali, che ogni anno registra oltre 5.100 morti. La sicurezza stradale è un'emergenza nazionale e le statistiche lo dimostrano. Dalla recente pubblicazione dell'Istat, si rileva che in Italia i morti per incidente stradale nel 2007 sono 5.131, il valore più alto in Europa dopo quello della Polonia. I morti sulle nostre strade sono 500 in più della Francia, 1.300 circa in più della Spagna, oltre 2000 in più del Regno Unito, 180 in più della Germania che ha però 80 milioni di abitanti a fronte dei nostri 59 milioni. L'Italia evidenzia dal 2001 un calo della mortalità, ma è ancora lontana dall'obiettivo sancito dal Trattato di Lisbona di dimezzare le vittime entro il 2010. Quindi, è necessario che il Governo e le Istituzioni preposte definiscano con la massima urgenza i punti chiave da affrontare per migliorare la sicurezza stradale in Italia. La Fondazione ANIA, in questo senso, ha proposto alla Commissione

Eo

28

è vera EMERGENZA NAZIONALE

presieduta dall'On. Valducci un pacchetto di misure. In primo luogo, il coordinamento tra Istituzioni nelle azioni di prevenzione e sicurezza stradale. Un'unica cabina di regia delle attività sulla materia attraverso l'istituzione di un Dipartimento/Servizio Nazionale della Sicurezza Stradale che operi come diretta emanazione del Governo in funzione di coordinamento di tutte le Forze e gli Organismi pubblici e privati che agiscono nel settore della mobilità e della sicurezza stradale. Il Dipartimento/Servizio Nazionale della Sicurezza Stradale andrebbe dotato di poteri speciali simili a quelli riconosciuti alla Protezione Civile. La seconda proposta della Fondazione Ania è la semplificazione del Codice della Strada perchè "occorrono poche norme di guida, chiare e forti, mentre il nostro Codice della Strada si distingue per la sua complessità e per i continui interventi di modifica". La Fondazione ANIA ritiene che sia opportuno mettervi mano con un intervento drastico di revisione teso a mantenere il solo titolo V che detta le norme di comportamento. -Come ridurre la velocità Anche sulla scorta di best practice di altri Paesi europei come la Francia, è necessario che il governo intervenga con un incremento dei fondi per finanziare l'estensione dei controlli con le telecamere di sicurezza e

i sistemi di controllo elettronico di velocità (tipo tutor), che svolgono un ruolo decisivo nello scoraggiare gli automobilisti a non rispettare i limiti di velocità. -Come migliorare le infrastrutture Vanno introdotte misure sanzionatorie, come la riduzione dei trasferimenti, nei confronti dei comuni che non adempiono al disposto dell'articolo 208 del Codice della Strada che prevede di destinare una quota pari al 50% dei proventi contravvenzionali al miglioramento della circolazione sulle strade. -Misure per i giovani guidatori Gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani. Per la Fondazione è necessario educare i neoguidatori con una riforma della patente di guida a livello europeo (migliore preparazione teorica e pratica, 'patente di guida in prova' per i primi tre anni, educazione stradale obbligatoria). Per l'alcol, causa del 30% degli incidenti, tolleranza zero e tasso alcolemico zero, nei primi tre anni di patente, sul principio anglosassone 'chi beve non guida, chi guida non beve'. -Misure per la sicurezzadelle due ruote L'Italia registra un trend di incidenti e di morti sulle due ruote tra i peggiori d'Europa. Appare necessario intervenire sulla formazione teorica e pratica di guida per i conducenti di questi veicoli e introdurre l'obbligo della prova pratica per il conseguimento del certificato di idoneità per la guida del ci-

Dicembre 2008

Sicurezza stradale clomotore. -Norme cogenti per i cattivi guidatori Coloro che hanno commesso gravi infrazioni, come la guida in stato di ebbrezza, hanno necessità di misure terapeutico-riabilitative con lo scopo di modificare in modo adeguato e stabile il loro comportamento alla guida. Vanno creati e resi obbligatori corsi di "driver improvement", che all'estero hanno evidenziato una riduzione del rischio di recidive di circa il 50% rispetto ad un adeguato gruppo di controllo non trattato. In quest'ottica vanno previsti interventi anche sulla patente a punti, introducendo un test di verifica dell'apprendimento presso gli uffici della Motorizzazione per i conducenti sanzionati. - Miglioramento della raccolta dati sull'incidentalità Per migliorare il flusso dei dati e consentire alle Autorità competenti di tarare la misure di intervento andrebbe introdotta una norma che obblighi i vari enti proprietari di strade a fornire, entro i 60 giorni dell'anno successivo, tutti i dati relativi all'incidentalità. La stessa norma dovrebbe prevedere delle sanzioni per le amministrazioni inadempienti, in termini di minori trasferimenti. A margine dell'audizione la Fondazione ANIA ha invitato la Commissione a valutare la possibilità che una parte dei risparmi derivanti dai minori oneri del servizio del debito pubblico - dovuti al calo dei tassi di interesse - vengano investiti in sicurezza stradale. A commento dell'audizione il Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale Sandro Salvati ha spiegato che "occorre concentrare le forze creando una task force nazionale composta da Istituzioni ed operatori per un piano strategico e progetti sistemici su norme, strutture, educazione e controlli. L'obiettivo della sicurezza stradale attraverso la cultura della 'prevenzione e controllo' rappresenta l'impegno su cui la Fondazione ANIA, in rappresentanza delle compagnie di assicurazione, è totalmente disponibile a cooperare".

Dicembre 2008

STRADE KILLER per i minori

S

ono oltre 2.000 i bambini che ogni giorno perdono la vita a seguito di infortuni 'accidentali' e decine di milioni coloro che ogni anno finiscono in ospedale e spesso rimangono disabili per tutta la vita. Sono questi i dati di un nuovo rapporto congiunto Oms/Unicef lanciato oggi a Hanoi, in Vietnam e presentato anche a Roma. Il primo Rapporto mondiale sulla prevenzione degli infortuni nei bambini è integrato da un rapporto europeo, anch'esso presentato oggi. Entrambi forniscono un'ampia analisi degli infortuni nei bambini ed adolescenti e identificano soluzioni per la loro prevenzione. I rapporti concludono che, sulla base delle evidenze disponibili, almeno 1.000 giovani vite potrebbero essere salvate quotidianamente se misure di dimostrata efficacia fossero adottate ovunque nel mondo. "Gli infortuni nei bambini costituiscono un problema serio di sanità pubblica. Oltre agli 830.000 che muoiono ogni anno, milioni di altri bambini sono vittima di infortuni che spesso richiedono lunghi tempi di ricovero e riabilitazione", afferma Margaret Chan, direttore generale Oms. "Il costo di queste cure puo' impoverire un'intera famiglia. I bambini delle famiglie e delle comunità più povere -spiega- rischiano di più in quanto più difficilmente beneficiano di programmi di prevenzione e di servizi sanitari di qualita'". I rapporti rivelano che gli infortuni sono la prima causa di morte dei bambini oltre i 9 anni e che il 95% delle vittime si trova nei paesi a basso e medio reddito. In Europa, l'Italia registra i tassi più bassi per numero di bambini vittime di annegamenti, avvelenamenti ed ustioni. Anche se il punto dolente resta quello degli incidenti stradali con due giovani vite stroncate sull'asfalto ogni giorno. Incidenti in scooter o in macchina, investimenti sulla strada, spesso in prossimità di scuole e luoghi di ritrovo: una tragedia che conta 800 vittime l'anno con meno di 19 anni, ben l'80% delle morti per infortuni che il nostro Paese registra annualmente (1.000). A uccidere bambini e adolescenti sulle strade della Penisola "è, nel 30% dei casi - spiega a margine dell'incontro capitolino Francesca Racioppi, responsabile del Centro europeo ambiente e salute dell'Oms - la velocità". Ciò siwww.emergencyoggi.it

gnifica che 240 giovani vite potrebbero essere risparmiate se non pigiassimo troppo il piede sull'acceleratore. Ma sul banco degli imputati anche altre dimenticanze e distrazioni di genitori poco consapevoli dei pericoli che i piccoli corrono sulla strada. ''Troppi bambini - sottolinea Racioppi - viaggiano in auto sul sedile anteriore in braccio a un genitore, anziché sul seggiolino. Si pensa che questo sia un gesto d'affetto, in realtà mette in pericolo la vita dei nostri figli". In complesso sono 5 le principali cause di morte e disabilità per infortunio che colpiscono bambini ed adolescenti nel mondo, in Europa e in Italia. Incidenti stradali: ogni anno uccidono 260.000 bambini nel mondo e 16.400 in Europa. Rappresentano la prima causa di morte e infermità (danni cerebrali e ossei) in bambini ed adolescenti. Annegamenti: ogni anno uccidono oltre 175.000 bambini nel mondo e 5.000 in Europa. I bambini che sopravvivono spesso riportano danni cerebrali per tutta la vita. Ustioni: ogni anno uccidono quasi 96.000 bambini nel mondo e 1.700 in Europa. Il tasso di mortalità è di circa 11 volte maggiore nei paesi più poveri e questa differenza arriva a 85 volte in Europa. Tra le cause di morte anche le cadute: ogni anno uccidono quasi 47.000 bambini nel mondo e 1.500 in Europa. Centinaia di migliaia di bambini subiscono le conseguenze di cadute non mortali. Avvelenamenti: ogni anno uccidono oltre 45.000 bambini nel mondo e 3.000 in Europa. La casa è il luogo in cui gli avvelenamenti incidentali dei bambini avvengono più comunemente. Misure di prevenzione di provata efficacia possono avere un impatto positivo nella riduzione degli infortuni. Queste misure presuppongono di promuovere leggi su cinture di sicurezza e caschi per bambini; installare meccanismi di regolazione della temperatura dell'acqua calda; corredare di chiusure di sicurezza i flaconi di medicinali, gli accendini e i contenitori di prodotti tossici; pianificare e realizzare piste separate per biciclette e motocicli; svuotare l'acqua da vasche da bagno e secchi; ridisegnare il mobilio degli asili nido, i giocattoli e le aree di gioco; e migliorare i servizi d'emergenza medica e di riabilitazione.

Eo

29

libri Questo volume nasce dall’esigenza di sviluppare dei protocolli pratico-operativi in tutte le condizioni cliniche ascrivibili all’urgenza o all’emergenza medica. Per meglio rispondere a questi bisogni si è ritenuto indispensabile il coinvolgimento diretto di numerosi Autori specialisti, nei loro settori, nella gestione delle emergenze mediche. Più in particolare, nei singoli capitoli si sono approfondite tutte le variabili cliniche ed eziopatogenetiche necessarie a individuare più facilmente i percorsi che meglio possono guidare le procedure diagnostiche e le opportune modalità di intervento terapeutico. Il volume si rivela quindi un manuale di facile consultazione e di pratica utilità per tutti i medici che quotidianamente sono coinvolti nell’attività di assistenza medica in emergenza.

MEDICINA D’EMERGENZA P. MONDA

1022 pagine Prezzo: € 45,00

PIANI DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA Linee guida per un’assistenza personalizzata VII Edizione

Il volume presenta 70 piani di assistenza standardizzati e 8 percorsi clinico-assistenziali (Clinical Pathway) relativi ad altrettanti problemi prioritari di salute. Tutti i piani standardizzati proposti illustrano i collegamenti M.E. DOENGES – M.F. MOORHOUSE – A.C. MURR fra i tre linguaggi infermieristici standard riconosciuti dalla American Nurses Association (ANA), il cosiddetto sistema Edizione italiana a cura di Paola FERRI NNN. Tali linguaggi sono le diagnosi infermieristiche elaboIn collaborazione con M.G. Bernardi, P. Bernardi, rate dalla North American Nursing Diagnosis Association F. Davolio, R. Lombardi, D. Mecugni, O. Riboli, P. Volpi Internaional, i risultati infermieristici (nursing outcomes classification NOC) e gli interventi infermieristici (nursing inter1006 pagine ventions classification NIC) sviluppati dall’Iowa Outcomes Prezzo: € 84,00 Project e dall’Iowa Interventions Project.

EMERGENZA SANITARIA

CORSO ACLS Manuale per studenti

RESPONSABILITÀ PENALE E PREVENZIONE DEL RISCHIO GIURIDICO

American Hearth Association

Santelices G.

140 pagine Prezzo: € 22,00 Edizione 2008

160 pagine Prezzo: € 15.00 Anno di pubblicazione: 2007

La confezione comprende Libro e DVD

Per ordinare i volumi e i prodotti compila e spedisci la cartolina q.tà

Prezzo Unitario

Totale

(scadenza offerte: 31.01.2009)

SPEDIRE VIA FAX AL NUMERO 06 8535.5606 ALLEGANDO IL PAGAMENTO EFFETTUATO TRAMITE: A/B non trasferibile intestato a Key Communication sas A mezzo versamento su c/c postale N° 98991003 Alla consegna con corriere TNT (diritto di contrassegno di € 10,33 da aggiungere all’ordine) Alla consegna con Poste Italiane (diritto di contrassegno di € 1,50 da aggiungere all’ordine) Tramite Carta di Credito anche telefonicamente allo 06/85355798 N° Carta Scadenza n° Sicurezza Firma Nome Cognome Cod. Fiscale Via N. Loc Cap Prov.

Spese di spedizione*

€ 8,00 Tel.

E-mail

Professione

TOTALE ORDINE

ATTENZIONE: TUTTI I CAMPI SONO OBBLIGATORI

La libreria completa sul sito

GARANZIA DI RISERVATEZZA. Il trattamento dei dati personale che La riguardano viene svolto nell’ambito della banca dati elettronica della Key Communication s.a.s. e ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. 196/03 concernente la tutela dei dati personali. Solo se Lei non desiderasse ricevere comunicazioni barri la casella.

E’ POSSIBILE ORDINARE TELEFONICAMENTE AL N.

06.8535.579 8

www.emergencyoggi.it Libri e prodotti sul sito www.emergencyoutlet.it

Key Communication - Via Po, 10 - 00198 Roma - Tel. +39 06 85355798

e-mail: [email protected]

NO ’ TA VI

ECOCARDIOGRAFIA TRANSESOFAGEA IN AREA CRITICA Guarracino F.

L’ecocardiografia transesofagea assume un ruolo sempre maggiore in area critica, poiché consente di acquisire le informazioni anatomiche e funzionali del cuore e dei grossi vasi, necessarie alla comprensione dei complessi quadri clinici, anche nelle situazioni in cui l’approccio transtoracico non è eseguibile o non è soddisfacente.

222 pagine Prezzo: €85,00 Anno pubblicazione: 2008

Lo scopo di questo manuale è quindi quello di fornire tutte le informazioni necessarie ad un corretta applicazione di questa tecnica nella pratica clinica.

Le aritmie cardiache, ipercinetiche e ipocinetiche, rappresentano talvolta una severa emergenza cardiologica, costringendo a procedimenti diagnostici e scelte terapeutiche di estrema urgenza. Questo libro nasce per caso, dopo confronti continui, letture ripetute, rierche approfondite, nasce nel tentativo di rendere semplici argomenti pur complessi, libero da ogni nozionismo esasperato e vicino alla esigente cultura pratica del medico di primo soccorso. I disegni sono personali, alcuni di essi suggeriti, la iconografia e' ricca e raccolta durante anni di fedele servizio, numerose sono le informazioni fisiopatologiche fornite con semplicita' e i suggerimenti sussurrati, tutto frutto di lunga esperienza

ARITMIE CARDIACHE IN EMERGENZA Enrico G. Ruggiero 105 pagine Prezzo: € 27,00 Anno pubblicazione: 2008

ADVANCED MEDICAL LIFE SUPPORT Terza Edizione

AMLS è un testo sui metodi pratici di trattamento delle emergenze nell'adulto. Ideato per fornire la conoscenza pratica e le competenz necessarie per operare in modo efficace e per gestire le emergenze. Ogni capitolo parte dalla descrizione delle procedure di valutazione per arrivare all'analisi delle diagnosi. Dalton-Limmer- Mistovich-Wer- Scritto da Autori inequivocabilmente qualificati, è un libro realizzato per prepaman rare gli studenti al livello avanzato dell'EMS training americano. Il testo è dedicato a studenti in medicina, medici o paramedici che abbiano svolto corsi di livello avanzato ( è indispensabile avere una familiarità con l'ana540 pagine tomia, la fisiologia e la fisiopatologia). Prezzo: € 60,00 L'obbiettivo del manuale è di fornire conoscenze di tipo pragmatico applicabiAnno di pubblicazione: 2008 li alle comuni emergenze mediche.

Il manuale costituisce uno strumento didattico fondamentale per chi si accosta ad un corso di formazione in Supporto Vitale Avanzato per il bambino. Di facile consultazione, permette di giungere alle sessioni pratiche del corso con conoscenze aggiornate sulle lesioni in età pediatrica e, soprattutto, organizzare l'approccio al bambino critico. Contenuti Riconoscimento del bambino compromesso o “a rischio”, Trattamento avanzato delle vie aeree, Shock, Arresto cardiaco, Urgenze aritmiche, Gestione avanzata del politrauma, Alterazione dello stato mentale e coma, Stato di male epilettico, ABC della nascita in emergenza fuori dalla sala parto, Emergenze nel bambino con necessità speciali, Situazioni particolari di emergenza, Stabilizzazione e trasporto, Farmaci dell’emergenza, Analgesia e sedazione nel paziente pediatrico, Aspetti psicologici nelle emergenze pediatriche, Aspetti etici, I piani di emergenza intraospedalieri, Procedure

IL MONITORAGGIO STRUMENTALE IN AREA CRITICA M. GALVAGNI C. PERINI

88 pagine Prezzo: €15,00

PALS PEDIATRIC ADVANCED LIFE SUPPORT Italian Resuscitation Council, Società Italiana di Emergenza e Urgenza Pediatrica

256 pagine Prezzo: € 44,00 Anno pubblicazione: 2008

Snello ed estremamente pratico, questo volume sintetizza lo scenario tecnologico che, a colpo d’occhio, si può osservare ponendosi di fronte a un posto letto di una qualsiasi terapia intensiva generale. Nasce dall’esigenza di avere a disposizione un testo semplice, eppure completo, che descriva i principali sistemi di monitoraggio in area critica e spieghi il funzionamento degli strumenti standard, i dati ottenibili da ogni strumento, i vantaggi e gli svantaggi del presidio e una metodologia per una corretta interpretazione dei dati forniti. L’opera rappresenta una rapida guida pratica sia per l’infermiere che per la prima volta si affaccia all’area critica, sia per chi già vi lavora. Risulta inoltre particolarmente utile anche all’infermiere esperto, spesso impegnato nel ruolo di tutor dei colleghi neoassunti o degli studenti del corso di laurea in Infermieristica, attività che richiede un costante aggiornamento e una rapida capacità di risposta

Related Documents


More Documents from "Nadia"