1 CIRCA LA PRESENZA DI ALCUNE OPERE SACRE IN CARTAPESTA NELLA CHIESA COLLEGIATA DI MESAGNE Nel 1892, Luigi G. De Simone, in un suo breve saggio dal titolo La plastica cartacea in Lecce, affermava di non sapere << Quando si cominciò a lavorar di plastica cartacea a Lecce >>, nè da chi fosse stata importata quest’arte. Tenne a precisare, però, che: << il processo tecnico leccese non è il francese, non il tedesco.(...) In Lecce sono due i processi di plasticare di carta. Con uno la si pesta, con l’altro no. >>1 Ad oggi, si formulano alcune ipotesi circa la remota esistenza di “mastri cartapistari” e di un’attiva produzione in loco, ma non si hanno ancora documenti anteriori al primo quarto del XVIII secolo.2 Sicuramente il fenomeno non fu solo leccese, bensì interessò anche altre province fuori dall’area propriamente salentina, oltre ad avere un autonomo sviluppo nel Meridione d’Italia. Riguardo le più antiche testimonianze rinvenute in area salentina, oltre al simulacro dell’ Ecce Homo di proprietà della famiglia Papa a Squinzano, 3 alcuni fanno risalire le statue a mezzo busto di S.Bonaventura e S.Irene (o S.Chiara), collocate nella chiesa neretina di S.Antonio da Padova, ad una probabile produzione riconducibile alla prima metà del XVII secolo; mentre all’ultimo ventennio dello stesso secolo è fatto risalire il gruppo statuario raffigurante l’Educazione della Vergine, nella chiesa Madre di Vernole. 4 Nel palazzo ducale di Cavallino è tuttora conservata inoltre, una Madonna, di cui tuttavia non si hanno notizie circa la provenienza, tranne che è appartenuta a Beatrice Acquaviva, morta nel 1647.5 E’ documentata, invece, e datata alla prima metà del XVIII secolo, la produzione di un artista completo e versatile, Mauro Manieri (1687-1744), al quale si fa risalire la paternità di alcune opere in cartapesta, tra cui una S.Elisabetta, nella chiesa di S.Francesco della Scarpa a Lecce, di un perduto S.Francesco di Paola, per una chiesa di Brindisi (1721); della statua in cartapesta di S.Nicola da Tolentino (1740 ca), nella chiesa di S.Maria di Costantinopoli a Manduria, e, inoltre, del bellissimo altorilievo (realizzato in creta argentata) di S.Michele e il drago (1736), sull’omonimo altare della chiesa della Vergine del Carmine a Lecce. 6 Si ha notizia, poi, di << un crocefisso mezzano di carta pista con croce negra >> rinvenuto nel palazzo dei defunti patrizi leccesi Angelo Gravili e Ortensio, e presente nell’Inventario dei loro beni, redatto dal notaio Gesualdo Lucrezio il 30 marzo 1796. 7 E’ da segnalare la citazione di “statuari”, nel Catasto Onciario o Numero dei fuochi della città di Lecce, << pubblicato, si noti, nel 1755, ma elaborato nei 10 anni precedenti >> dove risulta citato << un Francesco Ingrosso scoltore di tela abitante nell’isola di Vetere e un Ignazio Scalone Pittore e Statuario di Lecce di anni 35 >> 8. La scarsezza di dati ci obbliga alla cautela non essendo esplicitamente indicata la tecnica statuaria. Un discorso a parte merita il controsoffitto in cartapesta della settecentesca Chiesa di S.Chiara a Lecce, sul quale durante il restauro << sotto uno dei componenti a tulipano della cornice, proprio al di sopra dell’ingresso principale, è (...) comparsa la data del 1738, iscritta sul supporto ligneo >>.9 Quest’ultima testimonianza rivela la varietà di impiego della cartapesta, anche se, in questo caso, solo per fini strettamente decorativi.
2
Tralascio, in questa sede, la difficile problematica legata alla periodizzazione del “fenomeno salentino”, in quanto affrontabile solo attraverso un riscontro documentario e una ricognizione sul territorio in ambito non solo pugliese. Un’indagine più approfondita meriterebbe anche l’eventuale rapporto intercorso tra gli “statuari” meridionali e quanti avevano già operato, o ancora operavano in altre parti della Penisola, dove la cartapesta veniva lavorata sin dal XV secolo. 10 Potrebbero emergere anche qui, come è accaduto in pittura, reciproche influenze e non solo in termini iconografici. E’da ritenere luogo comune, a mio parere, quello di considerare padre putativo della statuaria leccese Pietro Surgente (1742-1827), del quale conserviamo solo un’opera certa, il S.Lorenzo nella parrocchiale di Lizzanello, firmato e datato 1782. Ancor più scarne sono le notizie circa l’attività del suo probabile unico allievo, Angelo Raffaele De Augustinis, di cui ancora non si hanno dati anagrafici certi. Probabilmente da questi discende la numerosa schiera dei cartapestai leccesi, restii nel trasmettere la loro arte, come testimonia Luigi Guerra (1803 ca - 1900), a proposito del suo maestro De Augustinis: << vidi costui lavorare, e gli rubai l’arte; chè non me la voleva imparare >>.11 Lo stesso ci è riferito di Antonio Maccagnani (1809-1892) dal suo discepolo Giuseppe Tommaso Greco << lavorava alle volte nascondendosi dai suoi garzoni di bottega e non li incoraggiava mai. (...) mi pagava sette grana ogni sabato, ma in quella bottega non appresi molto, come non appresero molto neanche gli altri che erano con me >>. 12 Possiamo affermare, quindi, che l’insegnamento e l’apprendimento di quest’arte si sviluppò in un clima non sempre sereno e di reciproca fiducia. Contemporaneamente, in area jonico-salentina, altri artisti operavano sul finire del XVIII secolo, come il francavillese Pietro Paolo Pinca (1758-1832) << buon paesista e ritrattista. Anche statuario >>13 del quale si ricordano il simulacro di Cristo alla Colonna, l’Ecce Homo, il Cristo sotto la Croce, opere in cartapesta facenti parte dei Misteri venerati nella Chiesa di S.Chiara in Francavilla Fontana. Altro artista di area jonico-salentina è Vincenzo Zingaropoli (1779-1836), anche questo pittore e statuario, nato a S.Giorgio Jonico e vissuto buona parte della sua vita a Francavilla Fontana, dove ha lasciato alcune opere in cartapesta: il simulacro di San Giuseppe e un Cristo Risorto, nella Chiesa Matrice; Santa Filomena, nella Chiesa di S.Biagio; Cristo nell’orto di Getsemani, nella Chiesa di S.Chiara.14 Sicuramente, a partire dalla metà circa dell’Ottocento, anche in quest’area gli artisti leccesi ebbero un ruolo preponderante. La quantità delle opere esistenti nelle chiese di queste province, testimonia lo stretto rapporto che la committenza religiosa e laica intratteneva con gli artisti leccesi più conosciuti e celebrati del momento. Meritano d’essere citati, al riguardo, il gruppo statuario della Sacra Famiglia, opera pregevole del De Lucrezi (1827-1913), e la Sant’Anna con la Vergine nella chiesa Cattedrale di Brindisi, e le numerose statue - di diversa provenienza - rinvenute nella Matrice di Mesagne.15
3
Tra queste, la pregevole statua della Madonna della Luce, opera firmata da Antonio Maccagnani (1809-1892), riconducibile intorno alla metà circa del XIX secolo, rivela la cura della committenza nel rivolgersi direttamente ad artisti affermati, sulla base di un gusto che va facendosi sempre più deciso. Caratteristiche di questo gusto sono lo slancio delle figure, il delicato incarnato, le tonalità tenui del decoro, il senso delle proporzioni nell’equilibrio delle masse, la plasticità della gestualità, la flessuosità degli abiti, e la sobria cromìa. A testimoniare questo gusto si possono citare altri due artisti, rappresentati anch’essi nella Matrice di Mesagne. Giovanni Andrea De Pascalis (1862-1895), << ingegno vigoroso >>16 e discepolo del caposcuola Achille Lucrezi, autore del simulacro di S.Agnese. Dopo una parentesi collaborativa dapprima con il Caprioli e poi con il Manzo, se ne distaccò, nella convinzione che << la vera opera d’arte dev’essere espressione di un solo pensiero e d’una sola volontà >>.17 Sebbene morto in giovane età, il De Pascalis riuscì con le sue opere a conquistare, in un breve lasso di tempo, il plauso di buona parte della critica italiana d’allora. La “Esposizione Illustrata” giudicò il suo S.Francesco d’Assisi << come il lavoro più sorprendente della mostra Vaticana (...) concezione d’un magistero insuperabile >>. 18 Ugualmente ammirata dalla critica artistica nazionale fu l’altra opera del De Pascalis, l’altorilievo Mater Amabilis per la quale il suo conterraneo: Pietro Marti, lo definì << interpetre fedele della grande scuola di Domenico Morelli. >>. 19 E Giancane Francesco (1886-1936), autore del S. Cuore di Gesù, nel transetto sinistro della Collegiata di Mesagne e famoso per le maschere caricaturali in cartapesta e le figure popolari in terracotta (gran parte dei suoi lavori furono esposti alla Mostra della Caricatura tenuta a Lecce nel 1908).20 Sempre nella Collegiata di Mesagne sono presenti due raffinati angioletti, probabili opere di Giuseppe Manzo (1849 - 1942), oltre ad altri pregevoli lavori di ignoti maestri. Quelli citati sono tra i più grandi artisti di quella che sarà poi una folta schiera di conosciuti e poco conosciuti cartapestai che, a partire dalla metà del XIX secolo, determinarono una vera e propria innovazione, elevando << a dignità di arte >> 21 la lavorazione della plastica cartacea. In conseguenza di ciò, la produzione di statuaria in cartapesta aumentò considerevolmente al punto da essere commissionata oltre che nel Meridione anche in altre parti d’Italia, venendo quindi conosciuta, apprezzata e richiesta anche all’estero. 22 La produzione fu talmente vasta e diffusa sul territorio, che ancora oggi non si ha la misura di ciò che fu prodotto a partire da quegli anni e fino al quarto decennio del XX secolo. Una produzione sconosciuta di opere, quindi che aspettano di essere adeguatamente studiate, catalogate e opportunamente tutelate. Testimonianze artistiche sul piano estetico e non, come si è detto, solo prodotti dell’effimero; testimonianze di fede, per la devozione che hanno ispirato ed ancora oggi ispirano; testimonianze di storia, in ciò che hanno da narrare. Salvatore P.Polito
1
1 cfr. L. G. De Simone, La plastica cartacea in Lecce, Vecchi Editore, Trani, 1893, p. 6 2 cfr. M. Cazzato, La cartapesta: origini e viluppi, in C. Ragusa, Guida alla Cartapesta Leccese, a cura di M. Cazzato, Congedo edit., Galatina,1993, pp. 9, 13 cfr. N. Vacca, Appunti storici sulla cartapesta leccese in “Rinascenza Salentina,” A. II, 1934, p. 177 cfr. A. Contenti, Nel Regno della Cartapesta e del Barocco, in Artigiani di Puglia, a cura di B. Tragni, Adda Editori, Bari, 1986, p. 279 5 cfr. N.Vacca, op. cit., p. 173 6 Per la S.Elisabetta v. R. Casciaro, La Scultura, in AA.VV., Il Barocco a Lecce e nel Salento, Roma, 1995, p. 156. Per le altre opere cfr. M. Cazzato, op. cit., p. 13 7 cfr. AA.VV., Fonti per il Barocco leccese, a cura di C. Piccolo Giannuzzi, Appendice, pp. 578, 583 8 cfr. N.Vacca, op.cit. , p. 176 9 cfr. L. Miotto, Il restauro del controsoffitto settecentesco della Chiesa di S. Chiara in Lecce, in Guida alla Cartapesta op. cit. p.111 10 cfr. E. Rossi - Ròiss, Cartapesta & Cartapestai, Maestà di Urbisaglia, 1983, pp. 18, 19 11 cfr. L. G. De Simone, op. cit., p. 8 12 cfr A. Caggiula - Carlucci, La Cartapesta in Lecce, in “Numero unico per le feste inaugurali nel giugno 1898”, Tip. Ed. Salentina F.lli Spacciante, Lecce 1898, p. 109 13 cfr. P. Sorrenti, Pittori, scultori, architetti e artigiani pugliesi dall’antichità ai nostri giorni, Levante edit., Bari, 1990, p. 353 14 cfr. P. Sorrenti, op. cit., p. 448 15 Alcune di esse provengono dalla chiesa di S.Anna. 16 cfr. P. Marti, La Modellatura in Carta, Ed. Salentina Fr.lli Spacciante, Lecce, 1894, p. 16 17 cfr. P. Marti, op. cit, p. 17 18 Ibidem, pp.19, 20 19 Ibidem, p. 21 20 cfr. C. Ragusa, op. cit. , p. 77 21 cfr. P.Marti, op. cit., p. 10 22 cfr. A. Contenti, op. cit., p. 291 3
4