Articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano del 14/10/2009 di Eleonora Borromeo
Non tutte le aziende in questi mesi di recessione chiudono per colpa della crisi. Ci sono anche storie di malagestione (o almeno di scelte imprenditoriali difficili da comprendere) come quella di Eutelia- Agile, i cui dipendenti sono sempre più disperati: in più di 2.000 sospettano di essere già stati licenziati, ma ancora non ne sono sicuri. Partiamo dalla cronaca di questi giorni. Sembra imminente la richiesta di rinvio a giudizio del pm della procura di Arezzo, Roberto Rossi, nei confronti degli amministratori di Eutelia spa, società aretina quotata in borsa che si occupa di telecomunicazioni e servizi per la pubblica amministrazione, soprattutto ministeri. Tra gli indagati Raimondo e Samuele Landi, rispettivamente amministratore delegato e vicepresidente della società. A difendere il primo, il principe del foro Ennio Amodio, già avvocato di Silvio Berlusconi durante la prima fase del processo Imi-Sir lodo Mondadori. I reati contestati: frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita. Questi i fatti: 2200 dipendenti di Eutelia non ricevono lo stipendio da più di tre mesi. Il
20 giugno 2009 sono stati “ceduti” alla società Agile srl, con sede legale a Potenza, che Eutelia controllava al 100 per cento. “La Agile era un gioiellino – spiega Fabrizio Potetti della Fiom – che lavorava solo per la regione Basilicata e aveva un margine operativo del 33 per cento. Poi Eutelia ha deciso di spostare le attività di information technology in Agile e contemporaneamente ne ha venduto la proprietà alla società per azioni Omega, liberandosi di fatto dei lavoratori e di 54 milioni di euro di trattamenti di fine rapporto di cui non hanno più dovuto farsi carico”. I dipendenti sospettano che si tratti di un licenziamento mascherato con cui Eutelia ha scaricato su Agile (e quindi su Omega) i costi delle liquidazioni. “La scelta di cedere il ramo d’azienda porta indubbi vantaggi a Eutelia e ai suoi azionisti – prosegue Potetti – il Monte de’ Paschi di Siena, per esempio, detiene un quarto dei debiti di Eutelia. É innegabile che abbia tratto benefici dalla cessione: con questa operazione il credito della banca è stato tutelato perché i costi dei possibili licenziamenti sono stati scaricati altrove”. Parla un avvocato che sta assistendo alcuni dipendenti contro le tre società Eutelia, Agile e Omega: “Eutelia ha trovato un sistema complesso per liberarsi di più di 2mila dipendenti, per non pagare 54 milioni di euro di trattamenti di fine rapporto e per ottenere vantaggi fiscali”. L’avvocato chiarisce: “Eutelia ha simulato la cessione di un ramo d’azienda ma i dipendenti sono stati semplicemente trasferiti a una sua costola. Si tratta di fatto della stessa società. La Agile è stata venduta a Omega per allontanare la responsabilità di un’eventuale bancarotta fraudolenta dagli amministratori dell’azienda madre, Eutelia. La prova è che, nel contratto di vendita di Agile, Omega si impegna a non intentare alcuna azione legale contro gli amministratori di Eutelia”. I dipendenti spiegano che non si riescono a trovare giustificazioni industriali a queste decisioni strategiche. Contattate dal “Fatto”, la sede legale di Omega e la società di comunicazione che ne gestisce le relazioni esterne si rifiutano di rispondere in merito. Nei mesi scorsi Eutelia aveva però cercato di preparare il terreno alla cessione dei 2200 dipendenti. Prima dell’estate la dirigenza prometteva imminenti rilanci, ma già nella semestrale di bilancio comunicava di “ridimensionare il perimetro aziendale, focalizzandosi sul settore delle telecomunicazioni” cedendo il ramo Information technology. Hanno anche organizzato una grande convention aziendale a Sorrento. Ma
l’Omega, 20 giorni dopo aver acquisito la Agile, sembra aver smesso di funzionare. E di retribuire i dipendenti. “Omega ha vinto una gara d’appalto dal valore di un milione di euro. Per proseguire nel progetto, è stato chiesto di presentare un documento, come da prassi, che dimostrasse l’idoneità dell’azienda a sostenerlo, il Durc. L’Omega si rifiuta di fornirlo, e lo fa perchè non le interessa perdere clienti”, racconta Elena, dipendente 31enne trasferita da Eutelia a Omega. “Già l’anno scorso, in Eutelia, abbiamo sopportato per un anno il contratto di solidarietà, lavorando il 40 per cento in meno. Ma non è servito. Il loro scopo era di man-darci via, e alla fine ci sono riusciti vendendoci a Omega che – racconta Elena – sta azzerando le capacità operative sue e di noi lavoratori. Non ha neanche presentato al ministero per lo Sviluppo Economico un piano industriale.” Questa la quotidianità lavorativa di Elena: “Il clima è pessimo. Dal 16 giugno, giorno in cui ci hanno ceduti, non faccio più niente. Ci hanno disattivato gli account per lavorare, non siamo neppure più connessi a internet. L’ultimo stipendio ce l’hanno pagato a luglio. Sono incazzata nera, in Italia queste cose si possono fare e non ci sono mai conseguenze. Sembrerà una cosa da poco, ma sto andando dal medico perché di notte non riesco più a dormire”. Omega, secondo quanto raccontano i dipendenti, si espone al rischio di non durare a lungo senza commesse e con i lavoratori fermi. Se dovesse fallire, chi si farà carico dei tfr o della mobilità? Chi pagherà più di 2mila liquidazioni? L’avvocato di un altro dipendente chiarisce: “Con l’intreccio di queste tre società, Eutelia riesce a eludere costi enormi. Penso che Omega fallirà presto, probabilmente entro un anno. Questo lasso di tempo serve ad allontanare le responsabilità dagli amministratori di Eutelia; anche i passaggi di società e la vendita conclusiva sono state fatte soltanto a questo scopo. Sarà quindi lo Stato a farsi carico dei costi dei lavoratori”. La procedura fallimentare prevede che ai dipendenti di società fallite vadano ammortizzatori sociali. “Ecco lo scandalo – dice l’avvocato – vengono bruciati posti di lavoro e soldi pubblici, a solo vantaggio di Eutelia”.