2005-11

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il giornale dalla parte dei carovignesi

francam e nte “Carovigno rischia di rimanere senza l’Ufficio Postale”

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Intervista a Bruno Tataranni “Segretario Provinciale SLC-CGIL”

tando alle pubbliche dichiarazioni del Sindaco Vittorio Zizza l’inizio dei lavori per la costruzione del nuovo Ufficio Postale era previsto per il mese di ottobre 2005. Ottobre è già passato, cosa è stato fatto? Attualmente, dopo le dichiarazioni a mezzo stampa del Sindaco di Carovigno, non solo non c’è stata la posa di prima pietra, ma le condizioni dell’attuale Ufficio Postale rimangono quelle ben visibili agli occhi di tutti. Non è stato fatto alcun intervento migliorativo per rendere meno disagevoli le condizioni di chi ci lavora, anche in considerazione del fatto che a tutt’oggi non si può prevedere quanto tempo passerà prima che questo paese abbia una nuova struttura. In che stato versa l’attuale Ufficio Postale? Quello di Carovigno è un ufficio fatiscente, strutturalmente inadeguato sia per i lavoratori postali che per la clientela stessa. Sinceramente tutto ciò è paradossale visto l’incidenza dei risultati che questo ufficio ha conseguito nell’ambito della Filiale. Mi spiego meglio: Carovigno rappresenta il fiore all’occhiello a livello provinciale per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi prefissati da Poste Italiane. Non posso che fare i complimenti ai colleghi di Carovigno che, operando in condizioni davvero pessime, riescono ad ottenere dei risultati sbalorditivi. Stranamente però, tutto ciò non basta affinché vengano effettuati degli investimenti verso una collettività che merita maggiore considerazione. Se poi si considera il fatto che a breve sarà liberalizzato il mercato anche a livello postale credo che, per competere, sia assolutamente necessario fornire dei servizi di qualità. In qualità di Segretario Provinciale della SLCCGIL conosci alla perfezione tutti gli Uffici postali della Provincia di Brindisi. Ce ne sono altri a livello di struttura nelle stesse condizioni di quello di Carovigno? Su 50 Uffici Postali della provincia di Brindisi Carovigno è l’unico ad avere una struttura così fatiscente. Anche perché sono stati realizzati degli interventi migliorativi su quasi tutti gli Uffici. Addirittura alcuni di loro sono stati rifatti anche due o tre volte nel giro di cinque o sei anni. Ci sono stati investimenti notevoli che hanno por-

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tato in molte realtà al concepimento degli Uffici di ultima generazione i cosiddetti layout, come si può facilmente vedere ad Ostuni e San Vito dei Normanni tanto per citare dei paesi molto vicini. In considerazione di tutto ciò non riesco a capire come mai questi investimenti non vengono fatti per l’Ufficio Postale di Carovigno che, ripeto, dà un apporto notevole a Poste Italiane in termini di risultati aziendali. Credo che questa situazione non sia più sostenibile e che bisogna mettere la parola fine a questa vicenda. L’Ufficio Postale di Carovigno è sempre affollato. A farne maggiormente le spese sono soprattutto gli anziani che sono costretti a code lunghissime per poter riscuotere la pensione. Si sono verificati spesso anche dei malori dovuti alla calca e al gran caldo delle stagioni estive. In alcune circostanze (vedi la questione delle antenne) c’è stato un moto popolare che ha dato una spinta decisiva non dico alla risoluzione del problema ma quantomeno all’assunzione

cittadini di Carovigno tornano ad organizzarsi in difesa di diritti fondamentali quali la salute, l’ambiente, la tutela del territorio. E’ questo l’evento più rilevante che sta caratterizzando la vita pubblica del nostro paese in quest’ultimo periodo. Si è infatti passati dalla mobilitazione contro l’idea dell’Amministrazione Comunale di ospitare impianti di stoccaggio e di incenerimento dei rifiuti alla petizione promossa dagli abitanti di contrada Carisciola per la sistemazione e la fruibilità dell’aria compresa tra le spiagge dell’Isoletta e di Mezzaluna; dal dibattito sulle prospettive di sviluppo per il nostro territorio fino alla costituzione del comitato spontaneo per la difesa dei cittadini contro l’installazione sul territorio di antenne per la telefonia mobile. Ritornano facilmente alla memoria quei giorni in cui Carovigno si mobilitò per impedire la costruzione di una centrale nucleare. Oggi come allora è stato determinante l’intervento dei cittadini per cambiare la sorte di eventi che sembravano già segnati. E’ infatti evidente che, al di là delle tanto ventilate “dichiarazioni di guerra” del sindaco Zizza alle “antenne”, la verità è che se non ci fosse stata la mobilitazione dei cittadini oggi ci sarebbero le antenne già installate e funzionanti, con buona pace del Sindaco e di tutta l’Amministrazione Comunale. E’ dunque emblematico che chi era convinto di aver sopito le co-

delle proprie responsabilità. Non credi che sull’argomento questa spinta non ci sia stata dato che le forme di protesta sono sempre state individuali ma mai collettive? Sicuramente ognuno deve fare la propria parte. Così come il Sindacato deve tutelare i lavoratori facendo pressioni sull’azienda altrettanto devono fare le istituzioni, i partiti e la popolazione. Le forme di proteste dei cittadini, vedi Scanzano per quanto riguarda le scorie radioattive o il presidio degli ultimi giorni per la questione delle antenne, hanno prodotto dei risultati notevolissimi. Non si può non tener conto della forza delle masse. Io credo che avere dei servizi postali all’altezza sia un argomento che dovrebbe far smuovere le masse dei cittadini di Carovigno. Anzi mi stupisco perché ancora non lo abbiano fatto. Ognuno deve fare la propria parte. Il sindacato cosa ha fatto? Gli R.L.S. dell’unità produttiva di Poste Italiane, tenendo conto delle varie sollecitudini operate in

Segnali da non sottovalutare scienze e la memoria dei cittadini si trovi oggi a dover affrontare una situazione del tutto imprevista. E così in un paese in cui tutto sembrava essere legittimo e normale (dagli arresti di amministratori pubblici alla svendita del territorio), emergono i primi sintomi di disagio. Quelli che giungono dalla comunità carovignese sono segnali che chi fa politica e che amministra non deve sottovalutare. Le ultime amministrazioni comunali si sono contraddistinte per una gestione verticistica e personalistica della Cosa Pubblica, anestetizzando il confronto e il dibattito pubblico attraverso la pratica del rapporto privato con il singolo cittadino. In sostanza non c’è mai stata una politica finalizzata alla risoluzione dei problemi della collettività, ma si è operato solo per rispondere alle esigenze di qualcuno. Questo sistema ha retto fintanto che le esigenze del singolo non si sono tramutate in problemi per tutti gli altri. Volge dunque a termine una stagione politica in cui pochi decidevano e molti subivano. Chi pensa di poter soffocare o ignorare la rin-

passato e vista la pericolosità e l’inadeguatezza della struttura (spazi troppo angusti, crepe evidenti nelle murature, vie di circolazione ostruite da materiale depositato, servizi igienici inadeguati, ricambio d’aria insufficiente ecc.), hanno fatto una denuncia alla A.U.S.L. e alla Direzione Provinciale del Lavoro competenti. Cosa comporta questa denuncia? La denuncia comporta l’ispezione della A.U.S.L. alla struttura. Faranno una valutazione delle condizioni igieniche e ambientali e credo che vista la situazione si possa addirittura arrivare alla chiusura dell’Ufficio Postale. Cosa? Addirittura la chiusura dell’Ufficio Postale? Non è affatto da escludersi. Anzi. Se questo sarà l’esito, i disagi per i cittadini come per i lavoratori stessi saranno tremendi. I quindicimila abitanti di questa cittadina saranno ulteriormente penalizzati perché dovranno spostarsi altrove per usufruire dei servizi postali. Il quadro non è affatto entusiasmante. Di chi sono le responsabilità di tutto ciò? Secondo me le responsabilità sono da ripartire fra le varie Giunte Comunali che si sono susseguite e i vertici di Poste Italiane. Ovviamente la spinta maggiore doveva partire dall’Amministrazione Comunale di Carovigno che dovrebbe pretendere una struttura più adeguata alle esigenze di una cittadina in costante crescita demografica. Nei mesi estivi, con l’avvento dei turisti, la popolazione carovignese aumenta di molto, quasi raddoppiandosi. Nonostante lo sforzo degli operatori, l’Ufficio Postale così com’è non può far fronte alla situazione. Sono troppe le carenze. Ricordiamoci che questa struttura fu costruita più di cinquant’anni fa e non è stata mai ampliata. Allora le esigenze erano molto diverse. Perché allora l’Amministrazione Comunale non ha ancora risolto il problema? Credo, soprattutto, per mancanza di determinazione. Mi pare che ci siano ormai tutti gli strumenti sia da una parte che dall’altra per la realizzazione della nuova struttura. Se la cosa non si realizza in tempi brevi (come presumibile) allora devo pensare che manchi la volontà politica di affrontare e risolvere positivamente il problema. A CURA DELLA REDAZIONE

novata voglia di partecipazione dei cittadini sarà spazzato via. Si devono invece dare delle risposte concrete in termini di un rinnovato rapporto tra cittadini e istituzioni. Si potrebbe cominciare da poche e semplici cose: • Il coinvolgimento dei cittadini nell’attività amministrativa (Bilancio Partecipato, costituzione del Forum delle associazioni, incontri pubblici per la redazione dei progetti determinanti per il futuro del paese, assemblee periodiche per valutare il livello di attuazione del programma di Governo), • La convocazione dei Consigli Comunali in orari pomeridiani e adeguatamente pubblicizzati (come promesso e non mantenuto) al fine di permettere la massima partecipazione di cittadini, • La stipula di convenzioni con emittenti radiotelevisive locali per far giungere in tutte le case dei carovignesi le discussioni amministrative. Ma fare questo vuol dire garantire maggiore trasparenza e legalità degli atti e delle scelte amministrative. Questi amministratori riusciranno allora a svincolarsi da vecchie logiche e a sintonizzarsi con le rinnovate aspettative dei cittadini?

francam e nte - nuova serie - n. 6 - NOVEMBRE 2005 - distribuzione gratuita mensile a cura della sezione "Enrico Berlinguer" dei Democratici di Sinistra di Carovigno Direttore responsabile: Natalino Santoro - Direttore editoriale: Mario Cicorio

Reg. Trib. di Brindisi n. 7 del 20.04.2001 - stampa: Nuova g@ srl - Ostuni - [email protected]

francamente è scaricabile dal sito www.carovigno.net

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Le antenne della discordia

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Protesta dei cittadini e operato dell’Amministrazione Comunale

acciamo un po’ di chiarezza sulla “questione delle antenne”, ormai di pubblico dominio a Carovigno. Analizziamo l’ intera vicenda, peraltro ancora nel vivo del suo corso, da tre principali angolazioni: 1) il ruolo della iniziativa spontanea dei cittadini; 2) le responsabilità e le inadempienze dell’ Amministrazione Comunale nella gestione politica e operativa della questione; 3) le ragioni di merito e di metodo che hanno spinto il giudice amministrativo a dare torto, in prima istanza, al Comune nel contenzioso con l’ operatore di telefonia mobile H3G. Ma facciamo, innanzitutto, un passo indietro per esporre lo svolgimento dei fatti in ordine di tempo. Nel 2003 l’ azienda H3G inizia il monitoraggio del nostro territorio per l’ individuazione dei siti al fine di installare stazioni radio base per il servizio di telefonia mobile. Se ne dovrebbe desumere che i primi contatti tra azienda e Comune non risalgono a pochi mesi fa. In data 15 dicembre H3G presenta all’ Amministrazione la denuncia di inizio attività, come previsto dal Decreto Gasparri, per l’ installazione di impianti di telefonia mobile UMTS in via Amendola n.2 (c.d. “zona Peciccia”) e in via Jenner n.2 (rione “Conella”). Non si riesce a capire in base a quali criteri siano stati individuati gli immobili di privata abitazione coinvolti nella vicenda, non essendo questo un elemento di scarso rilievo. In risposta alla denuncia di H3G, il Comune, con atto del Responsabile del Settore Urbanistico emesso in data 13 gennaio 2005, diffida la società telefonica dal dare inizio ai lavori di installazione nei siti individuati. Motivazione della diffida: gli interventi di installazione sono in contrasto con la delibera di Consiglio Comunale n. 22 del 23 luglio 2004. Che cosa prevede la delibera in questione? Nell’ atto consiliare si afferma che le antenne non si possono installare nel centro abitato e i soli siti disponibili sono da individuare, ad opera del Responsabile del Settore Urbanistica, in zona agricola (la Zona E nel Piano di Fabbricazione del 1978). La società H3G non demorde e presenta ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Lecce per ottenere l’ annullamento della delibera del Consiglio Comunale per violazione del Decreto Gasparri (“Codice delle comunicazioni elettroniche”, dlgs n.259 del 2003) e di altre norme in materia. I giudici salentini danno torto al Comune di Carovigno per motivi che esamineremo più avanti. Pochi erano a conoscenza di tutti questi passaggi tra uffici e atti amministrativi. Finalmente la vicenda entra nel vivo. La mattina del 24 ottobre scorso una nutrita folla di residenti del rione Conella impedisce, con sconcerto e veemenza, la prosecuzione dei lavori di installazione in via Jenner. Gli animi si accendono e la situazione rischia di trasformarsi in problema di ordine e di incolumità pubblica. Alcuni rappresentanti politici dell’ opposizione cercano di tranquillizzare i cittadini e informano l’ Amministrazione. Il Sindaco riesce a sedare la protesta adottando un’ Ordinanza che sospende a tempo indeterminato i lavori di installazione. Nella serata dello stesso giorno i cittadini incontrano il Sindaco in Aula Consiliare. Ne vengono fuori la costituzione di un Comitato spontaneo per monitorare l’ evolversi dei fatti e l’ impegno del Sindaco di sostenere le ragioni dei cittadini mediante la presentazione di ricorso in appello al Consiglio di Stato. Dopo una serie di dibattiti pubblici, il Sindaco e alcuni membri del Comitato incontrano due rappresentanti di H3G, ma le posizioni restano rigidamente distanti. Questi i fatti fino al momento in cui il giornale andrà in stampa. Riprendiamo la lettura della vicenda dai motivi di analisi accennati all’ inizio. Primo motivo. I cittadini hanno fatto interamente la loro parte considerando che la loro reazione è giustificata dal fatto che, fatti salvi i proprietari degli immobili interessati, non era stata organizzato alcun procedimento di informazione pubblica sulle installazioni. Il timore di molti è ancora più comprensibile dal momento che le indagini scienti-

fiche sull’ incidenza delle emissioni elettromagnetiche nello sviluppo di malattie tumorali non offrono valutazioni certe né in un senso né nell’ altro. La costituzione di Comitati spontanei è un fatto da incoraggiare e sostenere per tutte le questioni aperte sul nostro territorio. Le Amministrazioni non possono che operare in meglio su impulso del controllo democratico della comunità. Secondo motivo. Dalla lettura di alcuni titoli dell’ informazione locale emerge un’ interpretazione un po’ riduttiva e demagogica. L’ impegno del Sindaco di affrontare il contenzioso con H3G fino al giudizio del Consiglio di Stato va riconosciuto, ma non enfatizzato. Troppe perplessità ha destato la gestione amministrativa della vicenda. In questi giorni i nostri amministratori continuano a ripetere che è meglio tenere fuori la politica da problemi così seri. Affermazione molto grave e irresponsabile. La politica, legittimata dal consenso dei cittadini, ha il dovere di dare risposte serie a questioni serie e non si può continuare ad identificarla con il “Palazzo” della metafora pasoliniana per lasciar intendere che segue dinamiche ambigue o addirittura in contrasto con la difesa di interessi pubblici. Come abbiamo dimostrato i contatti tra H3G e Comune risalgono a circa due anni fa. Perché attendere tutto questo tempo senza aver organizzato una campagna di informazione pubblica sugli effetti delle emissioni elettromagnetiche, come prescrive la legge? (v. Statuto comunale, l. 241/’ 90, l. 36/2001 e Protocollo

d’ intesa ANCI-Ministero delle Comunicazioni). Perché non è stato mai effettuato, con la consulenza di esperti in materia, una indagine scientifica sul livello di inquinamento elettromagnetico nel nostro territorio? Non dimentichiamo che Carovigno ed altri Comuni del brindisino sono stati classificati come “aree ad alto rischio ambientale” da un decreto del Ministero dell’ Ambiente. E’ inaccettabile che questi dati non abbiano mai allarmato Sindaco, assessori competenti, responsabili di settore, autorità sanitarie. Una mancanza di strategia aggravata da sufficienza e approssimazione nella cura degli interessi pubblici. Questo deve essere il ruolo di chi pretende di assumere incarichi politici di primo piano. Non si possono adottare provvedimenti solo sull’ onda emotiva della legittima paura dei cittadini: si è corso il rischio di trovare i capri espiatori in quei privati proprietari che avevano prestato il consenso ai lavori di installazione suscitando pericolose inimicizie. Se i cittadini fossero stati adeguatamente informati, forse non avrebbero reagito con quella veemenza. Gli obblighi gravanti sui Comuni e contenuti nel Protocollo d’ intesa sono formulati proprio in questa direzione. Peraltro il grave deficit di pianificazione di questa e di altre amministrazioni nell’ adozione degli strumenti di governo del territorio non fanno quasi più notizia: i cronici ritardi del Piano urbanistico generale e della zona P.I.P. (Piano d’ Insediamento Produttivo) non ammettono dubbi. Terzo motivo. Non sono stati convincenti i nostri amministratori quan-

do hanno affermato che non permetteranno ad alcun giudice di stabilire che tralicci e antenne di radiofrequenza “piombino sulle nostre teste”. Prima di infiammare la platea si avrebbe il dovere di leggere le carte. E analizzando attentamente le ragioni in diritto che hanno spinto il TAR a dare torto al Comune, si scopre che una delibera come quella adottata il 22/07/2004 non avrebbe potuto in ogni caso impedire l’ installazione delle antenne. Una premessa, per essere obiettivi, è doverosa: è vero che il Decreto Gasparri impone di bilanciare il diritto alla salute umana con l’ interesse nazionale allo sviluppo del servizio pubblico di comunicazione mobile; è vero che i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici sono stabiliti dalla legge dello Stato e i Comuni ne sono vincolati; è vero che il Decreto Gasparri considera le antenne come “opere di urbanizzazione primaria” che possono essere installate anche nei centri abitati. Tuttavia i Comuni non sono privi di tutele e di poteri. Possono stimolare il monitoraggio delle Agenzie Regionali per l’ Ambiente e, soprattutto, hanno facoltà di adottare Regolamenti per il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’ esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici (art. 8 c. 6 Decreto Gasparri). Non solo: la Corte Costituzionale, nella sentenza 331 del 2003, ha ritenuto legittimi i divieti comunali di installare antenne su ospedali, case di cura e riposo, scuole. Sempre a tutela degli interessi locali i comuni possono indicare siti alternativi o “spostare” le antenne in caso di particolare densità abitativa, servizi ad alta intensità d’ uso, siti di interesse storico-architettonico o paesaggistico-ambientale. Proprio quest’ ultima norma pone un ulteriore problema: sarebbe opportuno studiare la localizzazione delle antenne già installate sul territorio comunale per scrivere il regolamento in materia. Sempre in base alle prescrizioni della legge 36/2001, sarebbe da chiedersi se sia stata legittima la scelta di installare un’ antenna sul campanile dell’ orologio della piazza principale. E’ ovvio che tali soluzioni richiedono una seria analisi delle normative vigenti e una volontà politica diretta a regolare l’ uso consapevole del territorio. Secondo i giudici del TAR la delibera, definita a sproposito dal Sindaco “regolamento in materia”, presenta gravi lacune proprio sotto questi aspetti. Semplifico i passaggi della sentenza emessa il 01/06/2005: “Il Comune non è stato in grado di chiarire in base a quali elementi e in base a quali valutazioni tecnico-urbanistiche e in base a quali specifiche e comprovate finalità di minimizzazione dei rischi per la salute umana ha adottato la delibera” . In pratica, il Comune ha preteso di difendere la salute dei cittadini senza però indicare i rischi dai quali proteggersi!! Non basta: secondo la sentenza la delibera presenta una “evidente superficialità nella disamina degli interessi in gioco” ed è “non sufficientemente istruita” . Ma come si può pensare di regolamentare una questione così delicata disponendo che le installazioni di antenne possono farsi solo in zona agricola con il limite di 50 metri da eventuali case di campagna? Siamo sicuri che un’ antenna installata a maggiore distanza faccia meno male? E, se per coprire la maggiore distanza , la stazione radio fosse ancora più potente e dannosa? Per questi motivi, la strada maestra che i Comuni devono seguire è quella di stimolare, attraverso organi competenti ed esperti, il continuo monitoraggio delle fonti di inquinamento sul territorio e stabilire, di volta in volta, la compatibilità tra salute e sviluppo. In poche parole, l’ Amministrazione non può più essere inadempiente in ordine all’ adozione di un serio regolamento urbanistico in materia. Ostuni e Mesagne sono stati i Comuni più attivi e, rispettando la legge 36 del 2001 e integrandola con le prescrizioni regionali, hanno adottato regolamenti molto dettagliati in materia. In particolare, hanno avuto il merito di avvalersi di consulenze specialistiche senza abbandonare le rispettive comunità alla paura e alla disinformazione. Auguriamoci che almeno la tanto sbandierata battaglia legale, comunque di per sé insufficiente, venga condotta senza la superficialità rilevata dal giudice amministrativo. ANTOINE ANTELMI PS: Un ringraziamento ad Angelo Maldarella che, in qualità di rappresentante del Comitato Spontaneo, ha fornito documenti ed atti che hanno reso possibile questo scritto.

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Strani incroci Alla Redazione di Francamente

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ono un cittadino di Carovigno e vi scrivo perché ho bisogno di una informazione. Io abito in una strada molto trafficata e ho problemi a parcheggiare le macchine (ne ho due) davanti casa. Vi chiedo, a chi devo rivolgermi affinché anche la strada di casa mia venga mezza chiusa con una aiuola (come quella che hanno fatto vicino a casa della famiglia dell’ assessore Pepe) così posso parcheggiare le macchine e visto che sta venendo Natale con l’ albero che mi mette il Comune non me lo vado nemmeno a comprare? UN LETTORE Caro simpatico lettore dobbiamo ammettere che di certo non le manca il senso dell’ umorismo. Purtroppo non possiamo esaudire la sua richiesta. Sapessimo anche noi come fare per avere la nostra aiuola con tanto di albero davanti casa ci saremmo già prenotati. Però lei ci ha dato una idea. Potremmo lanciare una nuova rubrica intitolata: richieste “ ad personam” . Scherzi a parte la foto qui a sinistra si commenta da sola, non c’ è bisogno di aggiungere altro. LA REDAZIONE

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La gestione dei Beni Culturali a Carovigno

er ciò che attiene l’ aspetto storico-architettonico, il discorso si fa decisamente importante, per via della storia del sito e delle sue mura. Facciamo un breve riepilogo. Il centro storico di Carovigno, la nostra Terra, è un piccolo nucleo di case storiche realizzato nel corso dei secoli dalle antica comunità di Carovigno, sul colle più elevato del nostro territorio, a 171 m. s.l.m. Esso è il risultato di diverse fasi costruttive, ed è delimitato in tutta la sua estensione da un antico circuito di mura, di bellissima fattura, risalente ad epoca medievale. Tale struttura chiudeva l’ area dell’ antico abitato fortificato di Carovigno (l’ oppidum): si adattava all’ andamento orografico del colle, ne sfruttava la posizione elevata, così da recingere e difendere allo stesso tempo, lo spazio abitativo dei Carvinati. Parallelamente al corso della cinta muraria medievale vennero realizzati degli orti, ovvero piccole aree libere di terra destinate alla coltivazione di piante e ortaggi, per i bisogni della comunità. Le mura medievali, inoltre, sono importanti perché furono costruite probabilmente sul percorso e coi materiali di una cinta muraria più antica. A tale splendido complesso difensivo si aggiunsero quindi varie strutture tra l’ XI ed il XIV sec.: le mura furono munite di quattro torri difensive e di tre porte civiche (Porta Brindisi a S, Porta Ostuni a N, per il transito dei carri, il noto arco del Prete, per il transito dei soli pedoni), mentre si aggiunse quell’ insieme di fabbriche che costituisce il Castello Dentice di Frasso, punto di chiusura del complesso. Allo stato attuale, però, la cinta muraria medievale non è visibile in tutto il suo percorso, ma solo per alcuni isolati tratti liberi: ciò è dovuto al fatto che i primi palazzi, dalla fine dell’ Ottocento, hanno inglobato, all’ interno delle proprie strutture, alcuni suoi tratti.

Ed è quello che è accaduto al tratto occidentale di essa: lì le mura medievali non sono visibili a causa della struttura del ben noto edificio postale, un edificio di scarso pregio storico-architettonico, che per molti, svariati motivi, andrebbe abbattuto, per lasciar rivivere quell’ angolo di storia. Un passo avanti si stava facendo nel 2004, col “Progetto DI QUARTIERE” un progetto interessante che era volto al recupero del centro storico cittadino prevedendo anche l’ abbattimento della struttura in questione, ma il progetto è stato attuato solo in parte. L’ assenza di un reale interesse a queste problematiche ha portato alla scomparsa graduale di numerose testimonianze storiche a favore di un’ edificazione illogica: si ricordi l’ arco sito tra via Don Minzoni e via Parma, abbattuto nel 1968 su delibera del Consiglio Comunale per la realizzazione di un’ abitazione privata (non tenendo conto delle normative in materia di conservazione dei beni culturali, come l’ art. 11 della legge n. 1089 del 1939, relativo alle cose d’ interesse storico ed artistico, che prevede il divieto di demolizione senza autorizzazione ministeriale); oppure, i tratti di mura messapiche abbattuti nel corso degli anni a partire dagli inizi del Novecento; o il totale stato di abbandono in cui è lasciato il superstite tratto murario di età messapica, ubicato in via Emilia, nonostante gli obblighi di puliture periodiche da vegetazione infestante e da rifiuti, previsti dal vincolo diretto ed indiretto imposto sul tratto e sulle sue immediate vicinanze; oppure il degrado di emergenze architettoniche di età medievale, come l’ arco a sesto acuto che sovrasta la Porta Brindisi, in via Cattedrale, crollato recentemente in parte e sistemato in modo provvisorio, anche in questo caso, non tenendo conto degli art. 14 e 16 della legge n. 1089 del 1939, che regolano le opere di conservazione di beni di interesse storico-artistico appartenenti ad enti o istituti riconosciuti o a privati; o la

quasi riuscita distruzione dell’ immobile settecentesco ubicato in Corte Marino, che necessita di repentini lavori di consolidamento, non ancora iniziati nonostante la ripetuta segnalazione agli Organi competenti; o la povera piazza cittadina, sita in C.so Vittorio Emanuele, che è stata obliterata da una nuova forzata fisionomia, tutta orientale, fisionomia che non le appartiene, in quanto la sua fisionomia tipicamente mediterranea, era ben rappresentata da quei maestosi alberi di leccio, che assumevano una valenza storica, politica, culturale, e rappresentavano uno spaccato del nostro paese. Questi fatti, di incontestabile gravità, devono restare vivi nella memoria dei cittadini, per evitare il ripetersi di nuovi errori… E a tal proposito, la scelta dell’ area nota come “ piazzetta del mercato” , sita agli incroci delle vie G. Pascoli, Alcide De Gasperi, Primo Maggio, per l’ ubicazione di un nuovo necessario edificio postale rischia di rappresentare un nuovo errore, poiché la piazzetta rappresenta per i cittadini una testimonianza storica, essa fu ideata (anni 50 del Novecento) nella sua semplicità, per dare respiro alle strutture abitative popolari che si erigevano nei dintorni. L’ edificazione non deve mai comportare la cancellazione di altre aree, quelle che ai più sprovveduti possono sembrare inutili, ma che in realtà per il loro interesse storico celato dal loro semplice essere, costituiscono il patrimonio culturale di un paese! Per questi motivi si auspica da tempo la realizzazione di un programma mirato al recupero delle emergenze storico-architettoniche presenti nel centro storico, alla valorizzazione e quindi alla fruizione dei Beni culturali esistenti, siano essi beni mobili, immobili, archeologici, architettonici ed ambientali (art. 2, comma 2 del D.L. del 23/01/2004, recante il “ Codice dei Beni Culturali e del paesaggio” ai sensi dell’ art. 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137). IAIA CARMELA

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“Che il piano delle coste non div enti il piano di aggr essione alle nostr e spiagge”

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icordo che, tanti anni fa, in una lettera al sindaco, mi pronunciai ricordandogli che gli amministratori passano ma le scelte rimangono e, se sbagliate, si prefigurano come macigni sulle generazioni future. Sono convinto che quando le decisioni riguardano la gestione del territorio, non possono essere decisioni di questa o di quella maggioranza, di questa o di quella amministrazione, ma devono essere scelte condivise dalla politica, dalla gente, dalle giovani generazioni dalle quali il territorio abbiamo in prestito, per citare una bellissima riflessione di Roberto Benigni. In tanti, io da sempre, andiamo sostenendo la necessità di un piano delle coste, come sintesi armonica tra l’ esigenza di sviluppo economico della città ed il minore impatto sul territorio con particolare attenzione alla nostra storia. A questo proposito, apprendo con sommo piacere, che la Regione Puglia, dopo un confronto con gli operatori economici, gli enti locali, i rappresentanti del sindacato regionale balneari, della Confcommercio, del Wwf, di Italia nostra e Legambiente, ha affidato incarico al Politecnico di Bari per la redazione del piano generale delle coste. Naturalmente, ogni realtà deve avere il diritto di fare le proprie scelte ma credo sia più opportuno che queste siano in sintonia con uno strumento che se non potrà sanare situazioni pregresse, servirà ad evitare ulteriori problemi al territorio e alle coste. A proposito del piano delle coste presentato dall’ Amministrazione Comunale di Carovigno, vorrei che il suo iter non fosse caratterizzato dalla fretta, o dalla corsa per non incappare in regole percepite come impedimento, ma dal confronto sereno e produttivo nell’ esclusivo interesse della città. Il mio è un appello personale che, dalle pagine di questo giornale, rivolgo al Sindaco e all’ Amministrazione nella speranza che il piano delle coste non diventi il piano di aggressione a spiagge e scogliere. PINUCCIO CALÒ

Pietro BAGNULO Teodosio DEL PRETE 333.2592283 Francesco DEL PRETE 338.4914263

“… E ADESSO UNA BUONA NOTIZIA!!!”

Molti cittadini ricorderanno il caso presentato, sia dal libero Comitato cittadino “Paisu Nuestru” , sia dal presente Giornale (vedi nn. 2 e 3 rispettivamente dei mesi di Luglio ed Agosto 2005), relativo allo stato di degrado di un’ area del territorio di Carovigno scelta per l’ erigenda zona PIP, lungo la SS 16. L’ area scelta per il Piano di Insediamento Produttivo, è, come si disse allora, un’ area di notevole interesse storico- architettonico per via della presenza di un complesso masserizio, noto col nome di “Pagliarulo” , costituito da una masseria fortificata e da una torretta, complesso che allora rischiava fortemente di essere demolito per far posto all’ area di insediamento produttivo del paese. Fu allora che il Comitato cittadino “Paisu Nuestru” si preoccupò non solo dello stato di abbandono dei beni ma anche dello stato di degrado di tutta l’ area, e fu allora che si inviarono alcune lettere di segnalazione agli Organi Competenti. Lo scorso 31/10/2005, dopo il sopralluogo dei funzionari della Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Patrimonio storico artistico ed etno-antropologico, si è stabilita l’ imposizione del vincolo architettonico sui beni ivi presenti, nonchè il rispetto di tutta l’ area. Carovigno ha diritto all’ assegnazione di un’ altra area per la zona PIP, area scelta, questa volta, nel rispetto dei beni culturali e paesaggistici del suo territorio. …FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA!!! CARMELA IAIA

francamente è aperto alla collaborazione dei cittadini Per collaborazioni, informazioni, sponsorizzazioni: Cell. 338.9861242 - e-mail: [email protected] Sede: C.so V. Emanuele, 35 72012 CAROVIGNO (BR)

SPINTI SOLO DALLA PASSIONE

N

on è uno slogan pubblicitario, ma è lo spirito con cui è stata fondata la palestra “Athena” . Venti anni sono passati da allora ma lo spirito è sempre lo stesso. Si sono succeduti vari istruttori in tutti questi anni. Tutti i collaboratori, vecchi e nuovi, ci hanno messo la stessa determinazione convinti di un principio basilare imprescindibile: il rispetto dell’ individuo e la gestione del buon padre di famiglia. Non a caso, molti dei vecchi soci hanno stimolato i loro figli a frequentare il centro, e spesso, insieme a loro, hanno proseguito l’ attività sportiva. Un ambiente a misura d’ uomo, ideale per far convivere armoniosamente l’ attività motoria con il relax, la cura del corpo con attività ricreative e appaganti anche per lo spirito. Una sorta di casa comune nella quale gli istruttori non sono soltanto gente specializzata, ma anche semplicemente amici e confidenti disposti ad ascoltare ed andare incontro a tutte le esigenze. Un’ ampia gamma di attività di gruppo, suddivise in base a differenti combinazioni di difficoltà ed intensità, soddisfa le esigenze di

qualsiasi tipologia di praticante: dal neofita all’ esperto, dalla persona fuori forma ai sempre più attivi anziani, verso i quali viene dedicata particolare attenzione, dai giovani praticanti discipline sportive, ai bambini. Completano “ l’ offerta motoria” le attività isotoniche e cardio, svolte con attrezzi di ultima generazione: il bosu come ultima frontiera del fitness, la zumba portata alla palestra “ Athena” dal suo inventore Beto Perez che ha lasciato un’ impronta indelebile nel cuore di tutti. Ma non ci siamo cullati sugli allori…impegnandoci costantemente nella ricerca di offerte stimolanti: il push power, la danza del ventre, le visite periodiche di vari istruttori di livello internazionale del calibro di Laura Rapuzzi, Dorman Racines, Franca Rossi e, prossimamente, Keli Roberts. La loro collaborazione è fondamentale per l’ aggiornamento tecnico-professionale degli insegnanti e per l’ indiscutibile contributo di novità, divertimento, entusiasmo per tutti. Fra le varie attività appena citate tanto successo sta avendo il corso di KICK BOXING – SAVATE per tutte le età ambo i sessi. Si trat-

ta di un’ attività davvero completa e facile da imparare. Insomma presso la palestra Athena ci sono tutti gli ingredienti per mettersi in forma, divertirsi e socializzare. Il posto ideale per crescere e svagarsi in modo sano. Diventa anche tu dei nostri. Per informazioni rivolgersi ad Arcangelo Antelmi titolare del Centro Sportivo Athena sito in via Quasimodo, 18. tel. 0831/994030.

LE PRINCIPALI ATTIVITA’ DELLA PALESTRA ATHENA Tutti i giorni ATTREZZI Lunedì - mercoledì - venerdì: ore 16,00: ginnastica dolce e aerobica a basso impatto ore 17,00: danza ore 18,00: Kick Boxing - Savate ore 19,00: Fitboxe ore 20,00 e ore 21,00: aerobica in tutte le sue manifestazioni Martedì - giovedì - sabato: ore 19.30: Karate bambini ore 20.30: Karate adulti Il sabato si anticipa di mezz’ ora

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