Tempesta Globale

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L'URAGANO KATRINA “Per i danni provocati e per il terribile impatto sulla popolazione, Katrina è un evento drammatico, paragonabile all'11 settembre. La potenza devastatrice di questo uragano è stata l'ennesima prova dei mutamenti climatici in atto”. È quanto ha affermato Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente in riferimento al ciclone che ha devastato in questi giorni New Orleans. Legambiente ha fatto appello al presidente degli Stati Uniti affinché riveda la sua posizione sui cambiamenti climatici e di conseguenza la politica energetica del paese americano. L'associazione ambientalista ha ricordato che gli esperti dell'IPCC (gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) già dal 2001 hanno decretato che gli eventi naturali estremi di questi ultimi anni, tra cui gli uragani, sono destinati a divenire sempre più frequenti e sempre più devastanti, come diretta conseguenza dei cambiamenti climatici. Secondo Meteo France, negli ultimi 30 anni si contavano in media 10-11 cicloni ogni anno, mentre dal 1995 in poi si è passati a 12-14. Secondo il modello di previsione elaborato da Meteo France, risulta che il numero degli uragani è direttamente proporzionale alle emissioni di gas serra. “È chiaro - ha aggiunto Della Seta - che l'obiettivo principale è ora quello di assistere gli sfollati, risanare la città e ricostruire case e infrastrutture. Ma è tempo che Bush riveda drasticamente la propria posizione sui cambiamenti climatici. Gli Stati Uniti sono infatti i principali produttori di gas serra nel mondo, responsabili di oltre un terzo delle emissioni globali e non hanno voluto sottoscrivere il Protocollo di Kyoto”. Che qualcuno provi a spiegarlo agli ex-abitanti di New Orleans, almeno quelli rimasti. “Non condividemmo - ha concluso il presidente di Legambiente - e continuiamo a non condividere, la risposta del presidente degli Stati Uniti all'attacco terroristico dell'11 settembre, ma non si può negare che la reazione fu immediata. È necessaria ora una risposta altrettanto pronta, per far fronte all'aumento e alla violenza degli eventi climatici”. Le cifre che danno la misura della progressione del disastro sono contenute in un rapporto della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti distribuito alla Conferenza sul Riscaldamento Globale di Buenos Aires del 1998. L'istituto americano aveva censito 37 catastrofi climatiche da almeno un miliardo di dollari di danni avvenute a partire dal 1980. Ebbene, 31 di questi 37 flagelli si sono concentrati nel decennio '88- '98, il decennio più caldo dal 1880. Il 1998 è stato un succedersi ininterrotto di alluvioni (50 mila senzatetto in Russia, 80 mila in Corea, 2 mila morti in Cina), siccità (180 milioni di dollari di danni a Cuba, il 90 per cento delle riserve di riso distrutto nelle Filippine), incendi (centinaia di migliaia di ettari di foresta bruciati in Borneo, 10 mila focolai in Messico), uragani (oltre un miliardo i dollari di danni in Perù). Una concentrazione di eventi in linea con le previsioni dell'Intergovernamental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite. Alex Alusa, responsabile del settore atmosfera dell'UNEP, il programma ambiente dell'ONU, dichiarò: "Il periodo preso in considerazione è troppo breve. Non possiamo affermare con certezza scientifica che l'uragano Mitch sia una conseguenza dei processi fisici causati dall'uomo bruciando combustibili fossili e deforestando il pianeta. Anche se i sospetti continuano a crescere”. Nella lista dei “sospetti” figuravano Andrew, l'uragano che nel 1992 ha devastato la Florida e la Louisiana provocando danni per 27 miliardi di dollari, la siccità che nel '97 ha prodotto negli States 6 miliardi di danni e almeno 200 morti, gli effetti devastanti causati dal Niño del '97-'98. Secondo l'UNEP, il livello del rischio era già allora così alto da rendere urgente una contromossa: limitare i consumi di petrolio e la deforestazione, investendo in tecnologie per migliorare l'efficienza energetica e in

fonti alternative come il solare, l'eolico, le biomasse. La situazione, secondo gli ambientalisti, non consentiva ulteriori rinvii del piano di riconversione energetica. Un gruppo di attivisti di Greenpeace ha scalato l'obelisco davanti al teatro Colon chiedendo di non bruciare più di un quarto delle riserve di combustibili fossili. Il WWf ha rinnovato la richiesta di misure immediate: “Ogni anno la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera aumenta dell'1 per cento”, affermava Aldo Jacomelli, “se non passiamo a una forma di energia meno inquinante dovremo fronteggiare ogni anno fenomeni catastrofici”. Sono passati 6 anni e non è stato fatto nulla di concreto. A settembre dello scorso anno si è pronunciata Meteo France: “Attenzione, gli uragani sono in crescita del 40%”. “I fattori che contribuiscono alla formazione di questi fenomeni meteorologici”, ha provato a spiegare il meteorologo Jean-Noel Degrace, responsabile del centro, “temperatura delle acque superficiali superiore ai 26 gradi e forte umidità, sono sicuramente favoriti dal riscaldamento globale. La crescita degli uragani di classe 4 o 5, ovvero i più distruttivi, è dovuta all'aumento del livello del vapore acqueo nei Caraibi, in media il 15% in più negli ultimi 20-30 anni”. Dice il saggio: “Uomo avvisato, mezzo salvato”. Ma nessuno vuole più ascoltarlo. (Pubblicato su Ecplanet 07-09-2005) LINKS

Hurricane Katrina - Wikipedia Billion Dollar U.S. Weather Disasters Intergovernmental Panel on Climate Change National Oceanic & Atmospheric Administration (NOAA) United Nations Environment Programme - UNEP Meteo France GENESI DI UN URAGANO L'uragano è la più violenta manifestazione delle depressioni tropicali una sorta di grande “valvola” che scarica l'eccesso di energia che si accumula in quelle zone - capace di sviluppare una potenza pari a 200 chilotoni, dieci volte quella prodotta dalla bomba atomica scoppiata ad Hiroshima. L'uragano Katrina è stato il sesto a colpire quest'anno gli Stati Uniti e il più devastante. Ogni anno, molti fenomeni atmosferici di questo tipo si abbattono su vari paesi del mondo assumendo nomi diversi: è chiamata ciclone o uragano sulle coste dell'atlantico, tifone nell'oceano Indiano.

Il fenomeno interessa esclusivamente i mari caldi e solo in alcuni periodi dell'anno quando la temperatura del mare supera i 27 gradi Celsius su una profondità di 80 metri e l'aria dell'alta atmosfera è fredda (generalmente da gennaio a marzo nell'oceano Indiano, da giugno a novembre sulla costa est americana). L'aria calda, più leggera, si alza e aspira in alto l'umidità del mare formando delle nuvole. Anche i venti risalgono e conferiscono alle nuvole un movimento a spirale, attorno a una zona di calma relativa chiamata “occhio del ciclone”. Questi fenomeni tropicali, con diametro da 300 a 1000 km, percorrono migliaia di chilometri, per circa una settimana, a una velocità di 20-25 km/h su percorsi difficilmente prevedibili: a volte compiono una traiettoria ad anello, tornando sul luogo già devastato dal loro primo passaggio fino a quando, giungendo sul continente, perdono progressivamente potenza. Intorno alla zona di depressione, si formano venti fino a 300 km orari e l'umidità portata in alto si condensa e ricade al suolo sotto forma di piogge intense. Il livello del mare può alzarsi di parecchi metri provocando inondazioni. Il tornado è un fenomeno dello stesso genere, ma su scala locale e di dimensioni ridotte. L'usanza di chiamare gli uragani con nomi di persona in ordine alfabetico è stata avviata nel 1953 dal National Weather Service americano, che ha definito una tabella che comprende oltre cento nomi, semplici e facili da ricordare. Una volta esaurita la lista, si ricomincia da capo. Fino ad allora, questi fenomeni venivano identificati indicandone la posizione con latitudine e longitudine. Inizialmente i nomi utilizzati erano esclusivamente femminili, ma dal 1978, in onore alla parità dei sessi, si cominciò a utilizzare anche quelli maschili. I vantaggi di questo tipo di identificazione sono eminentemente pratici: nel caso in cui i cicloni da monitorare siano più di uno nella stessa zona, non si rischiano sovrapposizioni e confusioni. Il “landfall” di Katrina è avvenuto sulle coste della Lousiana, poco ad est di New Orleans. In quel momento Katrina era un uragano di categoria 5, la massima prevista nella scala SaffirSimpson, con venti che superavano i 240 km/h. Rapidamente, come “quasi” sempre accade agli uragani quando raggiungono terra, Katrina ha perso d'intensità, percorrendo al contrario tutti i gradini della scala SaffirSimpson, fino ad essere declassato a Tempesta Tropicale. La perdita di intensità non gli ha impedito di causare gravi danni alle strutture nella città di New Orleans e nelle aree attigue, dove al forte vento si sono unite fortissime precipitazioni in grado di accumulare 183 mm nelle ultime 24 ore all'aeroporto di New Orleans, dove è stato anche registrato un minimo di pressione di 958 hPa. Molte zone affacciate sul Golfo del Messico tra Louisiana ed Alabama sono state inondate, mentre lentamente, alla velocità di circa 35 km/h, la tempesta si è diretta verso nord-est, nello stato del Mississippi. Le previsioni del NOAA indicano che potrebbero essere fino a 7 gli uragani di categoria pari o superiore a 3 in gergo “major hurricanes” - entro la fine dell'anno. La scala che determina l'intensità dell'uragano nell'oceano Atlantico e nel nord-est del Pacifico si chiama Saffir-Simpson: categoria 1 - minimo: venti da 119 a 153 km/h, livello del mare che sale da 1 m a 1,70 m. Rischi leggeri per le abitazioni senza fondamenta. Strade costiere inondate; categoria 2 - medio: venti da 154 a 177 km/h. Il mare si alza da 1,80 m a 2,60 m. Tetti sollevati, strade costiere e situate sotto il livello del mare inondate da 2 a 4 ore prima dell'arrivo dell'occhio del ciclone; categoria 3 - intenso: venti da 178 a 209 km/h, acque più alte di 2,70-3,80 m. Alberi grossi sradicati, cartelloni rovesciati. Molti tetti danneggiati. Inondazioni sulle coste, molte abitazioni costiere distrutte. Strade basse inondate da 3 a 5 ore prima dell'arrivo dell'occhio del ciclone. Terreni fino a 1,5 m sul livello del mare inondati; categoria 4 - estremo: venti da 210 a 249 km/h, livello del mare più alto da 3,90 a 5,60 m. Alberi sradicati, tabelloni rovesciati. Danni gravi a tetti, porte e finestre. Terreni fino a 3 metri s.l.m. inondati. Danni gravi ai piani inferiori delle abitazioni

dovuti alle inondazioni. Evacuazione della popolazione consigliata fino a tre km dalla linea di costa; categoria 5 - catastrofico: venti oltre i 250 km/h, livello del mare cresciuto di oltre 5,60 m. Poche porte e finestre resistono, i vetri esplodono, numerose abitazioni distrutte. Danni gravi ai piani inferiori delle abitazioni fino a 1 km dalla linea di costa e fino a una quota di 5 m sul livello del mare. Evacuazione della popolazione consigliata fino a 6 km all'interno. Secondo i dati dell'Atlantic Oceanographic and Meteorological Laboratory, Katrina è da annoverare tra i i primi 20 uragani “killer” abbattutisi sul Nord America dal 1900 ad oggi. Il primo, con oltre 8.000 morti, fu quello ribattezzato “Galveston”, che colpì il Texas nel 1900. A seguire, l'uragano “Lake Okeechobee”, che nel 1928 fece più di 2.500 vittime; nel 1919, un tifone senza nome causò più di 600 morti, più o meno lo stesso numero di vittime provocate dal “New England”, nel 1938. Seguono, al quinto posto, il “Labor Day” (1935) con 408 vittime, “Audrey” (1957), 390 morti, “Great Atlantic” (1944), 390 vittime, “Grand Isle” (1909), 350, un altro non ribattezzato in alcun modo che nel 1915 ha fatto 275 vittime. “Katrina” è entrato direttamente nella top 20, che potrebbe anche scalare fino al numero 1 quando si conoscerà il numero effettivo di vittime. (Pubblicato su Ecplanet 07-09-2005) LINKS DOC-NOAA-OAR-AOML Atlantic Oceanographic and Meteorological Laboratory ECONOMIA DI UN URAGANO Le prime stime sull'impatto economico dell'uragano Katrina parlano di 20-30 miliardi di dollari di danni. Si tratta di cifre per ora modeste; basti pensare che nel terzo trimestre dell'anno scorso la costa sud orientale degli Stati Uniti fu sconquassata da quattro uragani: Charley, Frances, Ivan e Jeanne e i danni relativi — sia quelli coperti da assicurazione che quelli non coperti — sono stati stimati dal Department of Commerce in circa 80 miliardi di dollari. Nel 1992, l'uragano Andrew colpì la Florida e arrivò sulla costa con una forza 5 ( scala Saffir Simpson), al top della devastazione potenziale ( anche Katrina era stato inizialmente diagnosticato in forza 5, ma è stato successivamente declassato fino a forza 1). Ebbene, Andrew causò danni (assicurati) per 20 miliardi di dollari circa. Si tratta, insomma, di impatti diretti macroeconomicamente quasi impercettibili. Il vero problema sta nell'impatto indiretto, attraverso il prezzo del petrolio. La zona investita da Katrina - il Golfo del Messico fornisce più di un quarto della produzione interna americana di petrolio e i danni alle infrastrutture, in una situazione in cui il prezzo dell'oro nero soffriva già di uno squilibrio fondamentale fra domanda e offerta su cui si andava innestando una spirale speculativa, manterranno le quotazioni in fibrillazione. Già l'anno scorso i quattro uragani sopracitati avevano decurtato del 7% la produzione USA di petrolio e spinto in alto i prezzi. Il prezzo del petrolio, insomma, sospinto dall'uragano, avrà ancora il vento in poppa. Il prezzo dell'oro nero è più vulnerabile anche a causa degli squilibri già esistenti. RAPPORTO GREENPEACE (1999)

Le compagnie assicurative USA non assicurano più contro le catastrofi climatiche perché stanno diventando troppo frequenti e le compagnie di riassicurazione, come i Lloyd di Londra non intendono più farsi carico di un settore che economicamente sta andando in perdita. L'uragano Andrew, nel 1992, di forza 4, causò 26 morti e 25 miliardi di dollari di danni. Il più grosso evento calamitoso fu un tifone senza nome che nel 1970 in Bangladesh fece oltre 300.000 morti. A sostenere attivo e forte Floyd, c'è la Niña, il fenomeno di correnti fredde che si sviluppano nell'oceano Atlantico alla altezza dell'Argentina e fanno da complemento al caldo fenomeno natalizio del Niño sulle coste dell'Oceano Pacifico. I due "bambinelli", che non sono parenti, stanno cambiando le circolazioni oceaniche e portano effetti mutevoli e talvolta nefasti. Anche la cinese Hong Kong, dall'altra parte del mondo, è isolata per un tifone dirompente che si sta abbattendo nella zona asiatica con venti e piogge che hanno bloccato tutti i voli nell'aeroporto della ex colonia britannica dove sono stati aperti oltre 30 rifugi per la popolazione. Secondo uno studio di Greenpeace, nei prossimi anni gli uragani aumenteranno la loro forza almeno del 20% a causa del mutamento climatico che porterà temperature più alte e sconvolgimenti nelle circolazioni di masse di aria e di acque oceaniche mutando il clima. Il cambiamento climatico è un fatto concreto che minaccia la natura e la società. L'uragano Mitch abbattutosi nel '98 sul centro america ha lasciato oltre 3 milioni di profughi ambientali, gente che ha perso anche la propria casa di fango e canne ed è destinato ad una morte di stenti nel nulla dell'Honduras, del Nicaragua. Le evidenze dei fatti sono la migliore testimonianza, anche per gli scettici. Hanno tuonato i climatologi ed i meteorologi, ed i membri dei governi a rischio uragani alla “COP5” (quinta conferenza delle parti della convenzione sui mutamenti climatici) di Bonn. Durante I giorni del negoziato, un'altro tifone dalla forza inconsueta ha distrutto un'intera area dell'India, facendo direttamente oltre 20.000 morti e creando almeno, stando al delegato a Bonn del governo indiano, 15.000.000 di senza tetto. Ma allora è vero che il pianeta si sta surriscaldando? Vediamo alcuni dati scientifici di fatto: oltre 0.6 °C di variazione nell'ultimo secolo; lo scioglimento dei ghiacci e l'arretramento dei ghiacciai permanenti nel Mondo è già in corso come anche lo scioglimento del permafrost nell'Artico; il livello dei mari è salito di oltre 25 cm nell'ultimo secolo. Le prospettive per il futuro non sono incoraggianti: incremento della temperatura di 2°C per l'anno 2100; oltre 50 cm di innalzamento del livello dei mari per il 2100; significativa perdita di specie animali e vegetali; aumento delle patologie a carico degli umani (ampliamento dell'areale della malaria, della febbre gialla, della febbre Dengue, delle malattie cardiorespiratorie); migrazioni di massa delle popolazioni e creazione di "profughi dell'ambiente"; estinzione di culture; La temperatura media dell'intero Pianeta sta aumentando drammaticamente. I cinque anni più caldi da quando i dati sono stati registrati fin dalla metà del 1900, si sono verificati tutti negli anni 90, e 10 degli 11 anni più caldi si sono avuti dal 1980. Il 1995 è stato l'anno più caldo mai registrato. Il 1997 potrebbe essere il secondo più caldo. Nessuno scienziato serio dubita degli effetti del riscaldamento del Pianeta negli ultimi decenni. Le notti diventano più calde del 50% più velocemente rispetto alle ore diurne. Il centro statunitense per i dati climatici ha riportato nel luglio 1997 che la differenza di temperatura tra il giorno e le notte sta diminuendo in molte parti del mondo, con più forti cambiamenti nell'inverno dell'emisfero boreale. Le gelate invernali stanno velocemente sparendo in molte regioni; questo accade perché i gas serra intrappolano il calore efficientemente durante la notte. "La primavera nell'emisfero nord arriva una settimana prima che 20 anni fa", dice Charles Keeling dello Scripps Istitution of Oceanography in California. Questa variazione è rilevabile nella riduzione a primavera della concentrazione di CO2 poiché le piante la consumano per crescere. Le direzioni di migrazione

dell'uccello canterino e del caribù stanno già cambiando col variare della primavera. Almeno 20 specie di uccelli canori sono stati visti nel Regno Unito depositare e covare le uova con più di una settimana di anticipo. C'è una crescente evidenza che il mondo sta affrontando il più grande disgelo dalla fine dell'ultima glaciazione, avvenuta circa 10000 anni fa. Questo è il segnale più forte dell'effetto dell'inquinamento sul clima del Pianeta. "L'Artico", dice il climatologo Besty Weathered dell'università del Colorado, "può essere la regione che maggiormente risentirà del cambiamento climatico". Nel 1995, l'ufficio meteorologico del Regno Unito ha riportato che gran parte della Siberia era di 3°C più calda del passato. Il suolo artico si è riscaldato di 4 gradi. La temperatura media di 9 stazioni meteorologiche nell'Artico è cresciuta di 5 °C dal 1968. Gran parte dell'oceano Artico si è riscaldato di 1 grado o più dal 1987 e più del 5% del suo ghiaccio è sparito negli ultimi 15 anni. Il clima Artico è noto per essere naturalmente variabile, ma questi cambiamenti sono senza precedenti. Ricercatori europei hanno esaminato la registrazione di migliaia di anni di temperature, conservati negli anelli annuali dei larici artici, e hanno osservato che la temperatura più alta si è avuta durante il ventesimo secolo. Questo andamento sta accelerando. La crescita di alberi negli Urali è esplosa. Questo suggerisce un maggiore riscaldamento, dice il capo del gruppo di ricerca dell'Università dell'Est Anglia, Keith Briffa. Lo scioglimento dei ghiacci è adesso un fenomeno di tutto il Pianeta, e lo scioglimento dei ghiacciai è una delle maggiori indicazioni che il clima sta diventando più caldo. I ghiacciai delle Alpi in Europa hanno perso metà del loro volume dal 1850, cioè da quando la regione si è riscaldata, come sostiene Wilfried Haeberli dell'Università di Zurigo, direttore del Servizio di Monitoraggio di Ghiacciai delle Nazioni Unite. Un tipico esempio è il ghiacciaio Grüben, nel sud della Svizzera. Ha iniziato a sciogliersi dalla metà del secolo scorso ma la sua diminuzione è fortemente accelerata durante l'ultimo secolo. Oggi la sua estremità è 200 metri al di sotto della montagna rispetto alla posizione che aveva all'inizio del decennio. "Non c'è dubbio che il responsabile di questo è il riscaldamento del Pianeta", dice Haeberli. Nella vicina Austria, il 90% dei ghiacciai mostrano una sostanziale riduzione. "Quando i ghiacciai si sono ridotti, hanno causato una intensa azione chimica sulle rocce, causando un drammatico flusso di agenti inquinanti nei laghi", dice Roland Psenner dell'Università di Innsbruck. Mentre l'inquinamento da solfati, normalmente associato con le piogge acide, è aumentato di 4 volte in alcuni laghi alpini, i Governi continuano a fare summit internazionali ma nessuno sembra veramente intenzionato a ridurre i consumi di energia e combustibili. (Pubblicato su Ecplanet 07-09-2005)

Extreme weather warnings | Greenpeace International http://www.sio.ucsd.edu/ WARNING IN THE WIND Il giornalista britannico Mark Lynas, esperto di mutamenti climatici, autore di “High Tide”, un libro sul riscaldamento globale raccomandato da Al Gore, ha scritto il 19 settembre 2004 un articolo sul Washington Post che nel titolo faceva il verso a una vecchia canzone di Dylan: «Warning in the WindÈ, avvertimenti nel vento. Lynas ha messo insieme una serie impressionante di campanelli d'allarme che indicano come il clima stia cambiando. Il Giappone, colpito da un violentissimo terremoto, ha subito una stagione record di tifoni che hanno allargato il loro cono di distruzione alla Cina, a Taiwan e alla penisola coreana. Il quotidiano britannico Guardian, il 24 settembre 2004 dava notizia del rapporto di un gruppo di scienziati di Pechino: entro i prossimi cento anni si scioglieranno i grandi ghiacciai cinesi, circa il 15% della superficie ghiacciata terrestre. Negli ultimi 24 anni si sono sciolti più di tremila chilometri quadrati di superficie dei 46.298 ghiacciai cinesi. Un fenomeno che in tempi medi porterà a un innalzamento del livello dei mari, al prosciugamento di molti fiumi e infine a gravi carestie per la mancanza d'acqua per l'irrigazione. Mark Lynas in alcuni suoi reportage ha raccontato come la stessa sorte sia toccata ai ghiacciai delle Ande.

Studi svizzeri dimostrano che lo stesso sta accadendo nelle Alpi. E le nevi un tempo eterne dell'Himalaya sembrano destinate a sciogliersi, provocando in prospettiva la scomparsa dei fiumi della valle dell'Indo fino al Mekong. Popolazioni con un'alimentazione che da secoli si basa sul riso rischiano di dover affrontare carestie disastrose. Andrew C. Revkin ha spiegato sul New York Times (24 agosto 2004) come i ghiacciai dell'Antartide stiano accelerando la loro corsa verso il mare. Sheila Watt-Cloutier, rappresentante dei 155 mila inuit sparsi tra Groenlandia, Canada, Alaska e Russia, durante un'audizione al senato americano a metà settembre ha invitato i senatori a prendere atto che «ci troviamo sull'orlo di un evento cruciale nella storia del pianeta: la terra si sta letteralmente sciogliendoÈ. La preoccupazione per i mutamenti climatici è condivisa ormai persino in alcuni ambienti conservatori, tradizionalmente più impermeabili alla argomentazioni ecologistiche. Il senatore John McCain, presidente del comitato sui commerci del senato americano, ha detto: «Siamo la prima generazione a influenzare il clima, e l'ultima a scamparne le conseguenzeÈ. Scampare ai mutamenti climatici comporta un'analisi delle cause del fenomeno, un'analisi estremamente complessa cui lavorano legioni di scienziati, non tutti disinteressatamente, come quelli che lavorano per le compagnie petrolifere, per esempio. Qui il problema non è solo scientifico ma anche sociale e politico: non è una sorpresa che i disastri del mutamento del clima ricadranno soprattutto sulle popolazioni più povere del pianeta. Stiamo avvicinandoci infatti alla madre di tutte le polemiche: il riscaldamento globale. Molti scienziati sono pronti a legare riscaldamento dell'atmosfera e mutamenti climatici col rigoroso filo di causa ed effetto. UP IN SMOKE L'Intergovermental Panel on Climate Change, organismo costituito dall'ONU nel 1998 e formato da 2500 scienziati di cento Paesi, ha confermato nel suo terzo rapporto (2001) che l'atmosfera si sta riscaldando e che probabilmente il colpevole è l'uomo, in particolare con i cosiddetti gas serra, specialmente l'anidride carbonica prodotta dalla combustione dei fossili (benzina, gas naturali, carbone). Secondo l'IPCC (rapporto 2001) le temperature medie sono aumentate di 0,6 gradi dal 1960, specialmente nell'ultimo secolo. «È sempre più evidente che gran parte del surriscaldamento rilevato negli ultimi cinquant'anni è da attribuire alle attività umaneÈ. Gli esperti dell'IPCC hanno quasi raddoppiato la previsione del riscaldamento medio che è stimata, a meno che non si intervenga per porvi fine, in circa 6 gradi centigradi per la fine del prossimo secolo. Il rapporto dell'EWG (Enviromental Working Group, composto da vari Ong e gruppi ambientalisti), significativamente intitolato «Up In SmokeÈ, ha lanciato l'allarme sul consumo di carbone: in America i fumi da carbone equivalgono annualmente allo smog di 37 milioni di automobili. Persino Blair ha suonato l'allarme in un lungo documento sull'ambiente, in cui invitava Bush ad aderire al protocollo di Kyoto e sottolineava come la lotta al riscaldamento globale sia per i governi la sfida del secolo. Difficile sospettare di estremismo ecologista il primo ministro di Sua Maestà. (Pubblicato su Ecplanet 15-09-2005) LINKS

Warning in the Wind Washington Post 19 settembre 2004

Mark Lynas' Climate Blog Up In Smoke | Environmental Working Group VENTO DIVINO Un altro studio, pubblicato i primi di agosto da Kerry Emanuel, uno specialista di uragani del MIT (Massachusetts Institute of Technology), autore di “Divine Wind History and Science of Hurricanes” metteva in evidenza come la potenza devastatrice di questi fenomeni sia pressocché raddoppiata negli ultimi 30 anni a causa dell'aumento delle temperature delle superfici marine tropicali di circa mezzo grado. Emanuel ha calcolato, in base ai picchi sostenuti dai venti, il potenziale distruttivo totale di tutte le tempeste verificatesi ogni anno dal 1950 ad oggi nelle due aree più monitorate del mondo, il Nord Atlantico e Nord-Ovest Pacifico. Dal suo modello sono emerse evidenti correlazioni tra il potenziale distruttivo di questi fenomeni e le temperatura delle superfici marine. Dato che gli uragani sono alimentati dalla differenza di temperatura tra la superficie del mare e l'aria sopra la tempesta, è del tutto naturale che il maggiore calore delle acque marine provochi tempeste più intense. Eppure, precedenti modelli computeristici avevano predetto che l'aumento di mezzo grado della temperatura della superficie marina negli ultimi 30 anni avrebbe aumentato la velocità dei venti solo del 3%. Secondo Emanuel, invece,il potere distruttivo delle tempeste nord-atlantiche è più che raddoppiato, mentre per quanto riguarda quelle del nord-ovest pacifico l'aumento è stato del 75%. Emanuel lo attribuisce all'aumento della durata dei fenomeni molto più che non all'aumento della velocità dei venti. I risultati di Emanuel hanno sorpreso Chris Landsea del National Oceanic and Atmospheric Administration di Miami, che ha dichiarato: “È il primo studio a mettere in stretta relazione i cambiamenti climatici con l'attività degli uragani”. Kevin Trenberth, dell'US National Center for Atmospheric Research di Boulder, Colorado, ha detto che i risultati di Emanuel possono essere confrontati con i suoi sudi sull'energia cinetica degli uragani. La questione rimane aperta. Poiché i venti che soffiano in una tempesta sono virtualmente impossibili da misurare direttamente, e le tecniche usate per fare delle stime cambiano ogni anno. Per aggiustare questi cambiamenti, Emanuel ha ridotto le stime fatte tra gli anni '50 e '60. Emanuel ha concluso che le tempeste odierne, in media, rilasciano molta più energia distruttiva dei loro predecessori di metà anni '70. Suzana Camargo, specialista di cicloni della Columbia University di New York, ha detto che lo studio di Emanuel dovrebbe essere preso molto seriamente, anche perché concorda con l'aumento di intensità dei tifoni che lei stessa ha misurato quando le temperature tropicali sul Pacifico si sono alzate di alcuni gradi Celsius in concomitanza con gli eventi ciclici causati da El Nino. Ci ha pensato Katrina a “spazzare” via ogni dubbio.

Ora si tratta di agire, in fretta e drasticamente. La palla passa di nuovo a Bush (e al governo ombra mondiale) che intanto ha definito Katrina uno dei “peggiori disastri naturali della storia degli Stati Uniti” (ce ne siamo accorti, ndr). E pensare che durante le ultime elezioni americane, un gruppo chiamato Scientists and Engineers for Change, in Florida espose un manifesto con su scritto: “Global warming = Worse hurricanes. George Bush just doesn't get it”. (Pubblicato su Ecplanet 22-09-2005) LINKS

Hurricanes more powerful, study says Boston Globe 01 agosto 2005 Kerry Emanuel's Homepage National Center for Atmospheric Research (NCAR) TEMPESTA GLOBALE Le temperature polari registrate in Europa, soprattutto dell'est, sono perfettamente compatibili con l'effetto serra e la tendenza al riscaldamento globale del pianeta, secondo alcuni esperti intervistati a margine di un colloquio a Ginevra sul cambiamento del clima. "In presenza di un inverno molto freddo, può sembrare paradossale parlare di riscaldamento, ma non c'è affatto contraddizione", ha detto il climatologo svizzero Martin Beniston, dell'Università di Friburgo. "Come per tutto quello che riguarda la climatologia - ha aggiunto l'esperto bisogna guardare il lungo termine e la tendenza media degli ultimi 20, 30 o 50 anni su scala planetaria, che è l'aumento delle temperature, e non un episodio locale", come l'ondata di gelo che imperversa attualmente nel Continente. Non c'è contraddizione, anche se non è semplice spiegarlo a chi in questo momento sta battendo i denti. Da una parte abbiamo una tendenza generale che va verso l'intensificarsi dell'effetto serra, prodotta in larga misura dall'intervento umano: e questo è l'andamento di base del clima. Dall'altra parte ci sono le singole variabili che concorrono al caos metereologico e compongono l'affresco generale. In un sistema complesso come quello del clima, la tendenza al riscaldamento globale non si traduce in una crescita omogenea e costante della temperatura. Un pò come nello scenario “fanta-realistico” immaginato dal film “The Day After Tomorrow” (Roland Emmerich USA 2004), e, ancor prima, nel 1962, dal romanzo catastrofico “The World In Winter” di John Cristopher (in it. “L'Inverno Senza Fine”), in cui sopraggiunge una nuova era glaciale. In “The Day After Tomorrow”, la nuova glaciazione è collegata direttamente all'effetto serra, allo scioglimento della calotta polare e al conseguente raffreddamento e innalzamento degli oceani: la modifica della Corrente del Golfo porta alla creazione di cicloni che innescano una nuova glaciazione. All'improvviso, terrificanti uragani si abbattono sulle Hawaii, una serie di mega-tornado distruggono Los Angeles, palle di grandine grandi come meloni si abbattono su Tokyo e la temperatura di New York scende sotto lo zero in piena estate nel giro di poche ore. La calotta polare, sciogliendosi, raffredda gli oceani e stravolge le sue correnti. Manhattan

viene sommersa da un'onda anomala; milioni di americani cercano di attraversare illegalmente il confine con il Messico per allontanarsi dalla morsa del freddo che sta congelando l'emisfero nord. Il regista Roland Emmerich ha dichiarato di aver preso l'idea dal libro “The Coming Global Superstorm” di Art Bell e Whitley Strieber (in it. “Tempesta Globale”), secondo cui i mutamenti climatici di cui siamo testimoni sono gli indizi di un evento che sconvolgerà in tempi brevi la vita sulla Terra: una tempesta globale. Nel corso delle ere geologiche, a periodi temperati o caldo sono seguite vere glaciazioni; ma l'inquinamento prodotto dall'uomo ha impresso una vertiginosa accelerazione ai cicli naturali: proprio il surriscaldamento provocato dall'effetto serra sarà la causa di una serie di tempeste di violenza inimmaginabile, che spazzeranno l'emisfero settentrionale e saranno il preludio a un nuovo diluvio o a una nuova glaciazione. Quello che secondo un rapporto segreto del Pentagono (venuto alla luce nel febbraio del 2004, ndr) succederà nell'arco di alcuni anni o decenni, potrebbe essere molto più vicino. La realtà sembra stia dando ragione ad Emmerich: è da un po' di tempo che viviamo inverni incredibilmente freddi ed estati torride. Il clima si sta radicalizzando, e questo è innegabile. Lo possono negare solo quei “dementi climatici” dell'amministrazione Bush, il terrorista mondiale number one, colui che ci sta conducendo alla “tempesta globale”. (Pubblicato su Ecplanet 02-02-2006) LINKS

Interplanetary “Day After Tomorrow?” 14 maggio 2004Un “The Day After Tomorrow” Interplanetario? 14 maggio 2004 Secret Pentagon report warns climate change 22 febbraio 2004 L'acqua dell'Atlantico è sempre più fredda: l'effetto serra provocato dai gas di scarico del mondo industrializzato rischia di provocare una nuova glaciazione, sul modello di quella che investì l'Europa Occidentale migliaia di anni fa, con terribili conseguenze che si estenderebbero fino all'area mediterranea. È la conclusione di una serie di studi condotti in università americane, olandesi e britanniche e pubblicati dalla rivista New Scientist. Il freddo polare sarebbe paradossalmente il risultato diretto del surriscaldamento provocato dall'anidride carbonica e dai clorofluorocarburi. Le prime avvisaglie del processo sono già riscontrabili. Secondo questa teoria, infatti, l'aumento della temperatura nell'atmosfera ingenerebbe un fenomeno di lento ma progressivo, inarrestabile e sempre crescente, scioglimento della calotta polare e dei ghiacciai antartici. Nell'Emisfero Nord questo scatenerebbe una serie di paurosi effetti a catena: l'incommensurabile quantità d'acqua gelata e dolce che entrerebbe nell'Oceano raffredderebbe la Corrente del Golfo, alla quale paesi come l'Islanda, la Penisola Scandinava, l'Irlanda e la Scozia devono tanta parte della loro abitabilità. Il clima di tutta l'Europa Occidentale diverrebbe bruscamente più freddo, e l'Italia non sarebbe certo risparmiata grazie alla protezione della catena alpina. Nell'emisfero australe, dove le conseguenze dell'effetto serra sono più evidenti, i lembi della coltre di giaccio antartica hanno preso già a scivolare in mare ad una velocità imprevista.

Per l'esattezza, sottolinea uno studio dell'Università di Cambridge, tre volte maggiore di quella di dieci anni fa: 50 metri all'anno. Sicuramente una velocità che non permette al giaccio, stando a quanto afferma Eric Rignot della Nasa, di essere rimpiazzato dalle nuove precipitazioni. Nel 2002, ad esempio, crollò un intero fronte di 3.000 chilometri quadrati, la placca Larsen-B, alla quale si appoggiavano letteralmente tutti gli strati immediatamente contigui. Da quel giorno, lo slittamento è stato peggio che inarrestabile. Nell'Atlantico settentrionale, la degenerazione è meno evidente, ma forse più preoccupante per la maggiore densità di popolazione delle aree interessate. Uno studio del Centro Oceanografico di Southampton, nel Regno Unito, ha dimostrato che la circolazione di acqua calda trasportata dalla Corrente del Golfo verso le coste dell'Europa Occidentale è crollata del 30%. “Non sappiamo dire se si vada verso un blocco totale”, ha detto il coordinatore della ricerca, Harry Briden, “ma sono risultanze che ci rendono decisamente nervosi”. Il nervosismo degli scienziati è giustificato anche dai precedenti storici, analizzati sulla scorta di ipotesi che gli ultimi studi stanno via via confermando. L'ultima grande glaciazione che 8.500 anni fa ridusse l'Europa Occidentale ad una sterminata prateria di neve, scrive ancora il New Scientist, venne scatenata da un fenomeno assimilabile allo scioglimento della calotta polare. Usando al computer due diversi programmi di proiezione, studiosi del Bryn Mawr College in Pennsylvania e del Nasa Goddard Institute for Space Studies di New York hanno raggiunto la stessa conclusione. A provocare la tremenda glaciazione che per 300 anni attanagliò l'Europa fu il crollo di una barriera di ghiaccio che liberò milioni di metri cubi d'acqua fredda e dolce nell'Atlantico. Il cataclisma ebbe luogo dove oggi si trova il Canada, in un punto in cui il ritiro dei ghiacciai avvenuto nel 9.000 avanti Cristo aveva portato alla formazione di due enormi laghi, ben più grandi dei Grandi Laghi di oggi, il cui accesso al mare era impedito da una barriera di ghiaccio all'altezza della Baia di Hudson. Quando questa cedette, una quantità colossale di acqua si riversò nell'Oceano. Oltre ad abbassarne la temperatura, questo enorme fiume interno alle correnti oceaniche ne alterò la salinità, distruggendo il movimento circolatorio che permetteva alle acque calde del Golfo del Messico di risalire verso l'Europa ed a quelle ormai fredde di scorrere verso sud. “La temperatura delle acque scese, all'improvviso, di almeno cinque gradi, raggiungendo lo zero”, concludono A.P. Wiersma e H. Renssen, della facoltà di biologia dell'Università di Amsterdam. L'Italia venne investita dall'ondata di gelo, anche se la lontananza dall'Oceano e la vicinanza con l'Africa stemperò gli effetti della glaciazione. Lo scioglimento attuale della calotta polare non avrebbe conseguenze così brusche, ma forse più profonde. Le ricerche pubblicate dalle riviste specializzate Proceedings of the National Academy of Sciences e Quaternary Science Review, riferisce New Scientist, “dimostrano come un afflusso di acqua dolce di questo tipo possa bloccare la circolazione interoceanica delle correnti in linea con i dati climatici a disposizione”. Conclude la pubblicazione americana: “Non sono pochi gli scienziati che suggeriscono come il surriscaldamento delle temperature terrestri e lo scioglimento dei ghiacci possa abbassare ancora oggi la

salinità dell'Oceano fino a provocare la distruzione delle correnti”. Quando potrebbe avvenire tutto questo? Secondo Renssen, forse già entro il 2020. (Pubblicato su Ecplanet 06-02-2006) LINKS

Failing ocean current raises fears of mini ice age New Scientist 30 novembre 2005 Sea Ice in the News Venti forti, tempeste di neve e colonnine di mercurio che segnano temperature al di sotto della media. Queste le condizioni in cui gli abitanti dell'Europa centrale e settentrionale hanno vissuto l'inverno che si sta per concludere. Un inverno caratterizzato da tempeste di neve e venti incessanti che, secondo il WWF, potrebbero accelerare il rischio di veder spazzate via intere aree centro-settentrionali del Vecchio Continente entro la fine del secolo. Secondo il nuovo rapporto “Europa in Tempesta” - “Stormy Europe - The Power Sector and the Extreme Weather”, lanciato oggi in tutto il mondo e reso noto dal WWF, gli inverni particolarmente estremi costituirebbero, infatti, la diretta conseguenza dei cambiamenti climatici. A provocare l'inquinamento globale da gas serra, a monte delle variazioni di clima e dei fenomeni meteorologici estremi, sarebbe il settore energetico e quello dei trasporti, principali imputati di questo disastro climatico. Basti pensare - ricorda l'associazione ambientalista - che dal settore energetico mondiale dipende il 37% delle emissioni di Co2 prodotte dall'uomo, dovute principalmente ai combustibili fossili, tra cui il carbone. Una possibile inversione di tendenza potrebbe arrivare - precisa il WWF - solo con una drastica riduzione delle Co2, già avviata dalla prima fase del protocollo di Kyoto, e potrebbe accentuarsi con l'approvazione di un negoziato per la riduzione delle emissioni di almeno il 50%. La “maglia nera”, secondo quanto emerge dal rapporto, spetta a Gran Bretagna, Olanda e Francia. In particolare, la Gran Bretagna potrebbe registrare entro la fine del secolo un incremento delle tempeste invernali del 25% con una velocità massima dei venti dell'8-16%, ad un costo elevatissimo in termini finanziari. In Olanda, invece, la velocità massima dei venti potrebbe aumentare del 2-15% con un incremento che secondo gli esperti potrebbe attestarsi al +6% per un costo complessivo di 100 milioni di euro e danni di 5 volte maggiori rispetto ad oggi. La Francia potrebbe riportare un aumento delle tempeste fino al 10-20%, con una concentrazione del fenomeno soprattutto nelle zone settentrionali dove la velocità dei venti aumenterebbe del 16%. Una proposta per adottare misure immediate ed efficaci è arrivata dal direttore del programma globale cambiamenti climatici, Jennifer Morgan che precisa: “L'inquinamento climatico va fermato per proteggere gli esseri umani ed i beni da tempeste sempre più devastanti per non rischiare di essere spazzati via”. Il rapporto “Europa in Tempesta!” è successivo ad un altro studio sui cambiamenti climatici condotto l'estate scorsa - come ricordato da Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia. “In Paradiso Bollente questo il nome del rapporto, spiega Bologna - abbiamo illustrato gli scenari probabili derivanti dall'aumento della temperatura globale di 2 gradi rispetto all'epoca preindustriale, con estati torride nel bacino del Mediterraneo, aumento dell'intensità delle precipitazioni e della loro concentrazione nel tempo, con conseguenti frane e alluvioni”. I due rapporti, apparentemente antitetici, come precisa il direttore scientifico del WWF, sono in realtà “due facce della stessa medaglia, derivanti entrambe dall'inquinamento globale da gas serra che tende ad estremizzare gli eventi atmosferici”.

In questi giorni - sottolinea l'associazione ambientalista - un primo passo è arrivato dall'Unione Europea che ha provveduto ad istituire una task force che lavorerà sui temi di energia, industria e ambiente congiuntamente. “È un'opportunità - commenta Bologna - per tentare un'armonizzazione tra campi così diversi e spesso in competizione”. Spetta, quindi, ai governi - conclude il WWF - adottare provvedimenti efficaci per limitare un fenomeno che altrimenti rischierebbe di spazzare via un'Europa succube dei cambiamenti climatici. Lo studio del WWF si basa sui modelli climatici elaborati da: European Centre Hamburg, Max Planck Institute Ocean Model, Hadley Centre Atmospheric Model e Hadley Centre Couplet Model. Si basa inoltre sui risultati del Progetto europeo MICE (Modelling the Impact of Climate Extremes) dell'Unione Europea. (Pubblicato su Ecplanet 08-03-2006) LINKS

WWF - Stormy Europe - the power sector and extreme weather WWF Italia - Fondo Mondiale per la Natura MICE Lo scorso 18 gennaio 2007 in Europa e negli USA si sono sviluppati degli eventi climatici molto seri. Secondo gli esperti è solo l'inizio. Voli cancellati, autostrade chiuse, treni rallentati. È l' “effetto Kyrill”, dovuto all'urgano che ha investito il paese, preceduto da venti fino a 130 chilometri orari che hanno abbattuto alcuni alberi, dando un assaggio della sua violenza. Il momento critico è previsto dal servizio meteorologico federale tra le 16 di questo pomeriggio e la mezzanotte. Molte strade sono già state inondate in Asia, con il conseguente allagamento di numerose cantine. I vigili del fuoco hanno risposto a molte chiamate e 40mila volontari della protezione civile sono pronti ad intervenire. Ai treni ad alta velocità è stato imposto un limite massimo di 200 chilometri orari, gli altri debbono circolare a 100 chilometri orari. Molti Laender, fra questi la Baviera, hanno disposto la chiusura delle scuole, almeno al pomeriggio, e dei parchi. Chiuso lo zoo di Hannover a tutela degli animali e dei visitatori. La protezione civile consiglia di rimanere barricati in casa (oltre a suggerire la chiusura della scuole). È anche preferibile non parcheggiare le vetture sotto gli alberi o vicino al mare. Kyrill consiste in una tempesta di vento e pioggia che attraverserà il paese da nordovest a sudest. Sull’autostrada principale, la A1, un camion vuoto con rimorchio è stato letteralmente sollevato dall'asfalto. Ad Hannover, diversi cartelli stradali sono caduti in mezzo alle strade. Numerosissime le richieste di intervento ai vigili del fuoco. In Francia, il servizio meteorologico ha lanciato un allarme «orangeÈ ((terzo livello su una scala di quattro) per 15 dipartimenti del nord, a causa dei forti venti. Le regioni investite da folate fino a 130140 chilometri orari - Alsazia, Lorena, Nord-Pas-de-Calais, Picardie e Ardenne - saranno investite dai venti provenienti dal settore nord-ovest che derivano da una profonda depressione che va dall'Irlanda alla Danimarca. Secondo i metereologi, la regione che saràè investita dalle maggiori devastazioni sarà la Germania. Ma anche la Gran Bretagna, flagellata da tempeste di pioggia, neve e vento fino a 150 km all'ora. Le violente ed ingenti precipitazioni hanno fatto scattare l'allarme nelle Midlands (l'area di Birmingham) e nel nord dell'Inghilterra, mentre il traffico automobilistico, ferroviario e navale ha subito forti ripercussioni. Un uomo, di 54 anni, è rimasto vittima della caduta di un albero nello Shropshire, nel centro dell'Inghilterra. Kyrill viene

annunciato come l'uragano più violento degli ultimi cinque anni: si è presentato con piogge abbondanti e venti fino a 120-130 km orari nel Nord-Reno-Vestfalia e nella Bassa Sassonia. La velocità del vento potrebbe arrivare fino ai 200 Km orari. Ad Amsterdam, la stazione ferroviaria è stata evacuata dopo che il vento ha portato via parte del tetto. In Olanda, raffiche di vento a 130 chilometri orari hanno provocato rotture di vetri e danni a cartelli stradali in varie zone. Ritardi e cancellazione di voli all'aeroporto Schipol. Anche in Belgio,le forti raffiche di vento hanno causato danni all'agricoltura e agli allevamenti di bestiame e rallentamenti nei trasporti. A Bruxelles sono stati chiusi i parchi e i giardini pubblici. Anche l'Austria è in stato di allarme. Nella capitale Vienna, i vigili del fuoco raccomandano di attrezzarsi per la bufera mettendo in salvo, ad esempio, oggetti che potrebbero volare in giradino o in balcone, oppure di non aprire le finestre e di lasciare possibilmente l'auto in garage. “Con venti superiori agli 80 km/h è meglio stare del tutto a casa”, ha messo in guardia il responsabile della sezione incendi dei vigili del fuoco viennesi Friedrich Perner. Nell'ovest del paese, raggiunto per primo dall'uragano, si prevedono oltre a venti forti fino a 150 km/h anche piogge violente che raggiungeranno fino a 50 mm in 24 ore nel Vorarlberg. A Salisburgo, dove sono previsti venti fino a 170 km/h, sono stati messi in allerta tutti i vigili del fuoco ed è stato anche messo in funzione un sistema d’allarme maltempo. Gli aerei dell’aeroporto di Linz (Alta Austria),sono stati chiusi negli hangar, mentre l'AUA, la compagnia di bandiera austriaca, prevede interruzioni del traffico all'aeroporto Schwechat di Vienna. Puntuali, sono subito iniziate ad arrivare le notizie delle vittime, soprattutto dalla Germania e dalla Gran Bretagna, dove un bambino di due anni e almeno altre nove persone sono morte per colpa dell'eccezionale tempesta di vento, pioggia, e in alcuni casi anche di neve. Un altro piccolo, di 18 mesi, è morto a Monaco di Baviera a causa del forte vento che ha divelto la porta della terrazza della sua abitazione. Molto spesso le morti sono state provocate dalle violentissime raffiche di vento, che hanno provocato la caduta degli alberi sulle vetture: è accaduto per esempio in Olanda, dove sono rimasti uccisi due automobilisti. Nell’imbocco del canale della Manica, i 26 uomini dell'equipaggio del porta container britannico MSC Napoli, che avevano abbandonato la nave, sono stati recuperati sani e salvi, e portati a terra da due elicotteri. La Coldiretti, in riferimento all'uragano Kyrill, ha lanciato l'allarme anche per le campagne italiane, dove sono in arrivo un ´ondata di maltempo e un brusco abbassamento delle temperature,che rischiano di determinare danni ingentissimi alle coltivazioni nazionali, che già si trovano in una fase di crescita tipica della primavera a causa dell´andamento climatico anomalo. In America, è salito a 65 il numero delle vittime in tutti gli Stati Uniti a causa dell'ondata di freddo, neve, grandine e piogge che da una settimana imperversano dal Texas al Maine. Ieri, l'ondata di maltempo ha colpito soprattutto il Texas, fino alla frontiera messicana. Oltre 350 voli sono stati annullati a Dallas, San Antonio e Austin. Decine di migliaia di case sono rimaste senza corrente elettrica. Gli Stati più colpiti dal maltempo e che hanno avuto vittime sono l'Oklahoma, il Missouri, l'Iowa, il Texas, New York, il Michigan, l'Arkansas, il Maine e l'Indiana. La maggior parte delle vittime è dovuta a incidenti stradali causati dalle pessime condizioni atmosferiche. (Pubblicato su Ecplanet 04-02-2007) LINKS

Storm Wreaks Havoc in Northern Europe Spiegel 18 gennaio 2007 George Bush ha recentemente dichiarato lo stato di emergenza in quattro contee della Florida colpite da violenti tornado - le raffiche di vento hanno raggiunto i 260 chilometri all'ora - che hanno provocato 20 morti. La misura, ha precisato la Casa Bianca, permetterà alle famiglie che hanno avuto la casa distrutta o

danneggiata almeno 1500, secondo i dati diffusi dall'ufficio del governatore Charlie Crist - di ricevere prestiti a tassi agevolati per ricostruirla.

Molti residenti sono stati ospitati in rifugi, questa notte, e nella zona, circa 80 chilometri a nord ovest di Orlando, è entrato in vigore il coprifuoco. Le squadre di soccorso sono ancora alla ricerca di sopravvissuti sotto i detriti. La Guardia Nazionale è intervenuta per distribuire coperte, cibo e acqua. Solo in una occasione i tornado avevano provocato un numero di vittime maggiore, nel 1998 quando 42 persone avevano perso la vita, sempre nella Florida centrale, ed erano rimaste distrutte oltre 2.600 abitazioni. In quel caso i tornado furono cinque. Mentre in Indonesia, una alluvione ha sconvolto negli ultimi giorni la capitale Giacarta, causando circa 40.000 senzatetto: interi quartieri sono tuttora allagati e le autorità ammoniscono che altri fiumi potrebbero rompere gli argini. L'alluvione è stata causata da due giorni di pioggia battente, che ha costretto le autorità a tagliare i rifornimenti idrici e di energia elettrica. Il bilancio è di 20 morti e 190mila sfollati. “Le vittime sono morte a causa di malattie, di freddo, o perché sono state trascinate vie dalle inondazioni”, ha precisato il portavoce della polizia di Giacarta, Ketut Yoga Ana. L'ultimo bollettino diffuso dalla protezione civile parlava di sette morti. Le inondazioni sono le peggiori degli ultimi cinque anni e si prevede che piova per un'altra settimana. L'ultima catastrofe naturale di queste proporzioni risale all'inizio del 2003, quando le inondazioni avevano provocato decine di morti e almeno 300mila senzatetto. Secondo il ministro dell'ambiente indonesiano, Rachmat Witoelar, che ha citato gli studi del gruppo di esperti dell'ONU riunitisi a Parigi, duemila isole indonesiane rischiano di sparire sotto le acque entro il 2030, causa lo scioglimento dei ghiacci per riscaldamento climatico. Il livello del mare, ha spiegato il ministro, si alzerà fra gli 8 e i 29 cm, sommergendo circa 2.000 piccole isole, per lo più disabitate. Il rapporto dell'IPCC presentato a Parigi avverte che nei prossimi decenni, le ondate di calore, come quella riscontrata in Europa nel 2003, potrebbero diventare più intense, frequenti e durature, e che le tempeste tropicali e gli uragani diventeranno sempre più violenti. (Pubblicato su Ecplanet 18-02-2007)

Tornadoes kill at least 19 in Florida CNN 03 febbraio 2007 2007 Jakarta flood - Wikipedia

Nella notte tra venerdì e sabato scorsi, un tornado ha praticamente cancellato una cittadina di meno di 2.000 abitanti in Kansas, nel Midwest degli Stati Uniti. Il tornado, del tipo che gli esperti definiscono “a cuneo” e di vaste dimensioni, ha raso al suolo quasi tutti gli edifici di Greensburg, provocando vittime e panico in una comunità rurale che ha avuto appena il tempo di rifugiarsi nelle cantine prima che il fenomeno meteo toccasse terra. L'allerta, lanciata con apposite sirene anti-tornado, ha probabilmente salvato la vita a decine di persone. Il bilancio dei morti è salito a 10. Una delle vittime è stata ritrovata sotto le macerie nel centro della città, l'altra è annegata in un laghetto. Domenica sera, i soccorritori hanno ritrovato un superstite, 48 ore dopo il dramma. Infine, quattro soldati ed un poliziotto sono stati arrestati per aver tentato di saccheggiare un negozio della cittadina, da cui stavano prelevando sigarette ed alcolici. La polizia ha arrestato anche altre due persone, a loro volta impegnate in un tentativo di saccheggio, che indossavano segni di riconoscimento della Croce Rossa senza però appartenere alla associazione. Sono tutti finiti in carcere. Secondo i meteorologi del National Weather Service, l'estensione del tornado è stata assai superiore alla media, coprendo a momenti un'area di quasi un chilometro di ampiezza, accompagnato da venti che hanno sfiorato i 300 km orari. George W.Bush ha proclamato lo stato d'emergenza per la contea di Kiowa. Alla Casa Bianca, un portavoce ha affermato che il presidente “prega per le vittime di Greensburg” e ha promesso ogni possibile aiuto federale. Più di 100 tornadi sono stati segnalati sulle Grandi Pianure nello stesso weekend. Quello che ha devastato Greensburg è stato il tornado più violento mai registrato in Kansas, il primo di intensità F5 - con velocità dei venti a oltre 200 miglia orarie (più di 320 km/h) - da oltre 8 anni a questa parte (il precedente colpì Moore, in Oklahoma, il 3 maggio 1999). (Pubblicato su Ecplanet 13-05-2007) LINKS

May 2007 tornado outbreak - Wikipedia DEPRESSIONE LETALE Mentre cominciano ad arrivare gli aiuti internazionali ad Haiti e nella Repubblica Dominicana, dove ha lasciato almeno 115 morti e migliaia di senzatetto, la tempesta tropicale “Noel” si è tramutata in uragano passando sulle Bahamas: il suo occhio (il centro del vortice) si trova a un migliaio di chilometri a sud-ovest delle Bermuda, i suoi venti hanno raggiunto la velocità di 120 km orari. Noel è considerato la depressione più letale dell'anno nell’Atlantico. All'inizio di settembre, l’uragano “Felix”, di categoria

5, aveva ucciso nei Caraibi, in Nicaragua e in Honduras 101 persone. Fonti cubane hanno reso noto che nell'isola Noel non ha causato vittime, anche se i danni alle infrastrutture e all'agricoltura sono stati gravi: soltanto in Las Tunas, scrive il quotidiano Granma, la protezione civile ha constatato danni alle piantagioni di canna da zucchero, a 22 ponti, 187 chilometri di vie di comunicazione e 2.000 chilometri di sentieri rurali. In particolare, scrive il giornale, il settore agricolo “non è più in grado di rispondere alla domanda di 157.000 quintali di generi alimentari, equivalenti al consumo della provincia nel mese di novembre”. In Messico, più di 300mila persone sono isolate per le inondazioni che l'uragano ha causato nello stato di Tabasco. Il ricco stato petrolifero, grande quanto il Belgio, è per l'80 per cento sotto il livello dell'acqua. Villahermosa, la capitale del Tabasco, ormai praticamente coperta dall'acqua, è nel caos totale per la mancanza di cibo, acqua potabile, gas, medicinali e servizi ospedalieri. E adesso si teme che scoppino epidemie, come la febbre dengue. Nonostante siano stati rinforzati con sacchi di terreno gli argini del Grijalva, il fiume ieri ha inondato gran parte del centro storico. “L'uragano Katrina è ben poca cosa paragonato a questo”, ha detto il governatore, Andres Granier, preoccupato dall’ampiezza della tragedia. “La situazione è straordinariamente grave”, ha confermato il presidente messicano Felipe Calderon, che nella notte ha rivolto un messaggio di quattro minuti alla popolazione per chiedere aiuto: chiunque ha una barca, ha detto, si mobiliti con i soccorritori. La Commissione Europea ha deciso di stanziare un milione e mezzo di euro per aiuti umanitari in favore delle vittime delle inondazioni provocate nella Repubblica Dominicana. I fondi, spiega una nota, permetteranno di migliorare la situazione sanitaria, di distribuire cibo, acqua potabile, rifugi temporanei e beni di prima necessità come kit per l'igiene o per la cucina. (Pubblicato su Ecplanet 10-11-2007)

Hurricane Noel - Wikipedia Hurricane Felix - Wikipedia IL GIORNO DEL GIUDIZIO Bangladesh, 16 novembre 2007 Un violento ciclone si è abbattuto sulle coste meridionali del Blangladesh. L'area più colpita è stata

quella ai confini con l'India. “La velocità del vento ha raggiunto i 220-240 chilometri orari”, ha spiegato Samarendra Karmakar, del dipartimento di meteorologia. “È una tempesta violentissima”, ha detto, aggiungendo che la maggior parte della popolazione della zona è stata fatta evacuare o ha trovato riparo in appositi rifugi. Il ciclone, chiamato “Sidr”, una tempesta di categoria 4, ha spazzato i tetti di lamiera delle case, come pure gli alberi, e ha ingrossato con forti piogge i fiumi che sfociano nel Golfo del Bengala. Seicentomila persone sono state evacuate in zone più sicure. Una ondata di acqua alta 5 metri ha devastato tre città costiere: Patuakhali, Barguna e Jhalakathi, che complessivamente raggiungono la popolazione di settecentomila persone. Molte linee elettriche e telefoniche sono tagliate e le comunicazioni con i cellulari funzionano solo a tratti. Secondo la rete televisiva ATN Bangla, la maggior parte delle vittime sono state uccise da alberi sradicati caduti su abitazioni costruite con materiali di fortuna. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa United News of Bangladesh, il numero dei morti sarebbe di 1.100, mentre centinaia restano ancora disperse e altrettante sono rimaste ferite. La stessa fonte ha precisato che quasi la metà delle vittime, circa 500, si sono registrate nel distretto meridionale di Barguna, dove il ciclone ha spazzato via centinaia di case ed edifici. La Commissione Europea ha approvato un primo pacchetto finanziario d'urgenza pari a 1,5 milioni di euro per far fronte ai danni provocati dal devastante ciclone. Secondo una prima valutazione, i bisogni più urgenti della popolazione riguardano soprattutto “derrate alimentari, acqua potabile, alloggi d'emergenza, coperte e vestiti”. Sidr, che forma una impressionante massa bianca di 500 km di diametro, è stato classificato come uno dei più violenti cicloni degli ultimi anni. Alcuni testimoni hanno parlato di “scene apocalittiche” e di “giudizio universale”. Mosca, 16 novembre 2007 Si sono barricati in una sperduta grotta della Russia centrale in attesa del giorno del giudizio, minacciando un suicidio collettivo. Ventinove membri di una fanatica setta che s'ispira al culto della “Vera Chiesa Ortodossa Russa” hanno lasciato il villaggio di Nikolskoye per rifugiarsi in una caverna che hanno scelto fino al prossimo maggio, mese in cui, secondo la profezia della loro capo spirituale, ci saranno la fine del mondo e il giudizio universale. Dopo la loro scomparsa, avvenuta il 7 novembre scorso, la polizia si è messa subito sulle tracce dei fuggiaschi ed è riuscita a ritrovarli in una grotta che si trova a circa 90 km dalla città di Penza. Le forze dell'ordine hanno ordinato ai membri della setta di uscire fuori, ma essi hanno minacciato di portare a termine un suicidio di massa. Tra le persone rintanate nella grotta ci sono anche quattro bambini, tra i quali uno di soli 16 mesi. «Hanno chiuso l'entrate della grotta, si rifiutano di uscire fuori e minacciano di uccidersiÈ, afferma un ufficiale della polizia locale al Moscow Times, «dicono che faranno esplodere un serbatoio di gas se non ce ne andiamoÈ. Secondo il procuratore capo del distretto di Bekovsky, Alvetina Volchkova, i membri della setta son ben equipaggiati. «Ho parlato con loro lo scorso martedì. La temperatura fuori alla caverna è glaciale. Tuttavia essi sostengono di star bene e che nella grotta ci sono circa 17 gradi centigradi. Hanno portato con loro candele e stufe. Ho chiesto se mi facevano entrare per dare un'occhiata, ma non mi hanno lasciato fareÈ. La polizia ha circondato l'area e sta cercando di negoziare. «Nessuno vuole prendersi la responsabilità di provocarli perchè sappiamo che ci sono bambini all'interno della cavernaÈ, ha affermato un portavoce della polizia. Le forze dell'ordine fanno notare che sicuramente si tratta di un progetto studiato da tempo: i membri della setta conoscevano bene il luogo in cui si sono rintanati (si trova a soli 3 km dalla chiesa dove essi celebrano la messa) e secondo testimoni da tempo ammassavano generi alimentari e le bombole di gas con le quali si stanno riscaldando.

Il capo indiscusso di questa setta è Pyotr Kuznetsov, un architetto quarantatreenne che proviene dalla Bielorussia. Da tempo si presentava come una sorta di profeta ed è arrivato nel villaggio di Nikolskoye solo 18 mesi fa, annunciando la prossima fine del mondo. Secondo il giornale russo Izvestiya, l'uomo soffrirebbe di schizofrenia e tra l'altro per 4 mesi in passato ha dormito in una bara.. È stato lo stesso Kuznetsov a condurre gli investigatori verso la grotta, dopo che la figlia di uno dei fuggiaschi si è rivolta alla polizia. Padre Georgy, un prete del luogo difende l'operato della setta: «Sono semplicemente dei cristianiÈ, ha affermato ai microfoni della televisione russa NTV, «dicono: “La Chiesa fino ad oggi non ha fatto un buon lavoro, la fine del mondo è vicina e noi dobbiamo salvarci”È. La polizia spera che l'arrivo dei parenti dei religiosi convinca quest'ultimi a uscire dalla grotta. La magistratura ha aperto un'indagine rifacendosi all'articolo 235 del codice penale russo che punisce le società religiose illegali. (Pubblicato su Ecplanet 06-12-2007) LINKS

Bangladesh cyclone kills hundreds - 1100 or more armageddononline 16 novembre 2007 Sidr apocalypse and global warming Daily Star 20 novembre 2007 Sect members dig tunnel, await apocalypse in Central Russia RIA Novosti 13 novembre 2007 Russian cult leader speaks of angels, the apocalypse and 666 RIA Novisti 22 novembre 2007 LA VERITA’ DEL GHIACCIO EFFETTO SERRA ALLA SBARRA ESTINZIONE GLOBALE 2022 i sopravvissuti ECO APOCALYPSE ULTIMATUM ALLA TERRA GLI ULTIMI TEMPI

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