Salvo Un Pezzo Del Muretto

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Sabato 1 agosto 2009

A maggioranza gli operai dell’Italtractor approvano l’intesa che salva 190 posti

I lavoratori dicono «Sì» all’accordo E’ STATA approvata all'unanimità - con tre astenuti - l’ipotesi di accordo raggiunta giovedì a Roma, nella sede di Confindustria, tra sindacati e vertici dell’Italtractor. Sono stati così scongiurati i 190 licenziamenti paventati dall’azienda. Fim, Fiom, Uil e la Rsu aziendale sottoscriveranno, lunedì prossimo, nella sede di Confindustria di Frosinone l'accordo definitivo. Ieri mattina i lavoratori si sono trovati davanti lo stabilimento e si sono riuniti in assemblea per vagliare l’accordo trovato a Roma. Accordo che prevede il ritiro della procedura di mobilità per 310 lavoratori del gruppo, di cui 190 nello stabilimento potentino, e il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, come chiesto dalla delegazione sindacale. Inoltre,

per quanto concerne lo stabilimento di Potenza, l'azienda si è resa disponibile a valutare un nuovo piano di riorganizzazione e di investimenti, alla luce degli impegni che la Regione Basilicata ha annunciato lo scorso 29 luglio. Era stato il presidente De Filippo, nella lettera inviata all'azienda, con la quale si chiedeva il ritiro delle procedure di mobilità, a parlare di «un percorso virtuoso di innovazione tecnologica e di formazione professionale per consentire la piena competitività sui mercati mondiali dei prodotti dello stabilimento lucano, al fine di garantire il rilancio produttivo ed occupazionale del sito potentino nell'ambito del progetto più generale dell'intero gruppo industriale». Un percorso, per lo sviluppo del quale, la Regione garantisce il

I lavoratori dell’Italtractor in assemblea davanti all’azienda (f.M.)

proprio impegno. A ciò va aggiunto che l'azienda comunque si è impegnata a presentare un nuovo piano industriale entro il prossimo 30 ottobre. Dopo l'illustrazione della pro-

posta da parte dei segretari provinciali di Fim, Fiom e Uilm - rispettivamente Troiano, Cillis e Tortorelli - e dei componenti la rappresentanza sindacale unitaria di stabilimento sono seguiti molti interventi da parte dei lavo-

ratori. Al termine del dibattito, l'ipotesi è stata sottoposta al voto ed è stata approvata all'unanimità. Ha inciso in modo determinante sull'esito della consultazione il ritiro dei 190 licenziamenti.

Dopo la denuncia del “Quotidiano” non è stata abbattuta la “recinzione” che delimita via Mazzini

Salvo un pezzo del muretto Rimangono tanti i problemi che riguardano la salvaguardia del borgo antico E’ STATA salvata una piccola parte dell’antico muretto di via Mazzini. E' un tratto poco più di 20 metri, ma il ripensamento del Comune, al quale va dato atto di una presa d'atto molto tardiva, non fa che confermare l'esigenza di un maggior rispetto del “carattere” della città, molto evidente soprattutto nell'antico borgo, da Portasalza a piazza Bonaventura. Il “muretto” di via Mazzini, non è certamente un'opera d'arte di quelle da inserire nei cataloghi delle Soprintendenze, ma rappresentava una importante caratteristica edilizia dell'antica città murata. Anzi, questo manufatto (un muretto fatto a mano con mattoni rossi ad arco, sul quale poggiava una lastra di pietra chiara del Basento) era, in sostanza, il punto di confine fra la vecchia città delimitata dalle “Porte” e la campagna circostante. Nella zona di Portasalza, in particolare, era il punto di arrivo e di sosta dei contadini o piccoli agricoltori che portavano le verdure e gli altri frutti della terra, ai mercatini rionali, lasciando nella zona, i muli e gli asini adibiti al trasporto. La testimonianza, sono gli anelli in ferro o in pietra, ancora presenti nel palazzo di pietra che contraddistingue l'inizio di via Mazzini, proprio di fronte al vecchio muretto ora abbattuto per far posto ad una orribile cancellata di ferro grigio; quasi la conferma di un grigiore che sembra attraversare tutta la città. L'idea del nuovo, si è fatta più pressante e invasiva, nel dopo terremoto, ma in maniera assolutamente contraddittoria. Mentre il molte zone è ricomparsa la pietra del Basento (che era nascosta da orribili intonaci), con una tecnica di avanguardia, quella detta dello “scuci e cuci” che ha consentito, nella fase della ricostruzione, dopo il terremoto, il “recupero” di gran parte del tessuto edilizio originale e particolarissimo nella tecnica di costruzione, del borgo antico dall'altro, si sono verificare orribili trasformazioni, che hanno contribuito alla

Un tratto del muretto di via Mazzini (foto Andrea Mattiacci)

creazioni di veri e propri mostri edilizi. Tale è, nei fatti, il nuovo fabbricato della parte terminale di via Mazzini, che, ancora con le occhiaie vuote per la mancanza degli infissi, appare ora in tutta la sua bruttezza. E' stato realizzato al posto di un fabbricato che aveva fatto la storia della città: la “Stazione di Posta” di Portasalza. Era una sorta di castello, meglio una casa fortifica-

ta, con muri spessi un metro ed oltre, protesi sulla scarpata che guarda il vallone di Santa Lucia, che era adibita appunto al cambio dei cavalli nell'800 e, successivamente, a negozio di mobili e di abitazioni fino al terremoto del 1980. Ora è scomparsa la bella pietra del Basento che ricopriva il fabbricato da ogni lato (come è stato possibile effettuare questo scempio, sindaco Santarsiero?) e al

suo posto è stato ricavato un fabbricato moderno, con un angusto accesso alle scale mobili che, quando verranno aperte, contribuiranno a rendere più evidente l'inadeguatezza di un progetto che è stato via via modificato, fino a renderlo elemento di degrado di uno degli angolo più belli del capoluogo di regione. E dire che quando furono consegnati i lavori, il

sindaco dell'epoca Fierro e il Soprintendente ai monumenti, promisero solennemente alla stampa che anche in caso di abbattimento del fabbricato (si pensava ancora di recuperarlo e ristrutturarlo) le antiche pietre della facciata sarebbero state rimesse al loro posto!). Guardate adesso il risultato. Proprio da un angolo di questa casa fortificata partiva il famoso muretto (manco quello di Alassio era così bello e cosi' caro ai lucani!) che arrivava fino all'estrema punta di via Mazzini, per continuare idealmente nella villa comunale di Santa Maria. Ma un mattino, senza alcun preavviso, gli abitanti della zona hanno dovuto constatare che una ruspa, messa in funzione appena dopo l'alba, aveva “scaricato” letteralmente il muretto - e finanche un cancello in ferro che consentiva l'accesso ai poderi della zona - nella scarpata di via Mazzini, senza alcuna possibilità di recupero futuro. Le proteste di chi avrebbe voluto legarsi al manufatto per impedirne la demolizione e di quanti, in nome del buon gusto, avevano richiamato l'attenzione del Comune su questo scempio, per salvare il tratto successivo del muretto, sono rimasta inascoltate per mesi, tanto che la maggior

parte del manufatto è stato “cancellato” anche nel resto di via Mazzini. Solo pochi giorni fa, dietro la rete di protezione per i lavori in corso, è ricomparso un pezzo dell'antico manufatto, che è stato anche consolidato, a conferma che, finalmente, il Comune ha compreso il problema ed ha evitato di “cancellare” definitivamente un altro pezzo della Potenza di una volta. Ne è rimasto almeno un modesto esempio, a futura memoria dei posteri! Questo piccolo episodio di cronaca cittadina, ci da, comunque, la conferma che spesso l'amministrazione è…“distratta”, tanto per usare un eufemismo, e che i progetti chiamati di “riqualificazione” sono esaminati più sulla carta che sul posto, tanto da portare alle situazioni che abbiamo descritto. E questo ci conferma che è indispensabile discutere ancora a lungo sul valore della città, per evitare altri interventi invasivi e distruttivi di un patrimonio che rappresenta il vero humus di Potenza e che, con un progetto mirato, potrebbero consentire, al capoluogo di Regione, di recitare un ruolo diverso e più importante, anche nel settore turistico, cosa finora quasi negata ufficialmente. Vittorio Sabia

LA MODA DELL’ESTATE SARÀ perché di recente è andato di moda, o sarà perché certe cose proprio non si riescono a sapere, sarà per altro, ma non vedo alternative ad una richiesta diretta, ufficiale, pubblica: caro sindaco è arrivato il momento che tu risponda a queste domande: 1) cosa realmente accade ai lavori dello snodo del Gallitello? Problemi tecnici, sbagli progettuali, problemi amministrativi o giudiziari? A quando l’ultimazione dei lavori? E gli espropri sono stati pagati? 2) Il cantiere perennemente aperto allo snodo dell’Ospedale, avranno mai fine? Quali ragioni impediscono una rapida ultimazione? Previsioni per l’inaugurazione, cui non mancheranno di partecipare assessori, dirigenti e consiglieri, tutti con la faccia di chi fa un regalo alla città? 3) Quali sono i veri problemi che

Dieci domande sulla città per il sindaco Santarsiero affliggono il Ponte attrezzato? Sono problemi giudiziari? Tecnici? Di altra natura? Perché è stata rinviata l’inaugurazione decine e decine di volte? Quanto costerà alla città il suo funzionamento? Basterà il pagamento del biglietto per coprire le spese? 4) Che fine ha fatto l’inceneritore? Verrà adeguato finalmente, o verrà convertito in appartamentini e uffici? 5) Quando verrà bandita la gara di affidamento del servizio dei trasporti? 6) Chi è il responsabile della mancata approvazione del Piano delle Antenne? Che tempi sono previsti

per la sua ufficializzazione? Non era stato affidato lo studio all’Università? Lo studio è finito o c’è bisogno di un’altra consiliatura? 7) Che senso ha deturpare il già piccolo parco di Montereale con una megastruttura in legno a servizio di pochi cittadini, e come si calibra l’intervento con le nuove norme del Regolamento Urbanistico? 8) Quando si metterà mano agli edifici abbandonati del centro storico e non solo? 9) Chi ha pensato di impreziosire il fabbricato della ex biblioteca provinciale con luminarie dal bell’effetto, invece di ristrutturare l’immobile e restituirlo alla città?

10) Cosa osta davvero ad un efficiente sistema di smaltimento differenziato dei rifiuti? Dieci domande, tanto per cominciare. Il deficit di comunicazione con la cittadinanza, che solo a parole viene colmato, potrebbe cominciare a scomparire con un rapporto diretto con la città. Una specie di resoconto, che so, bimestrale, trimestrale, quello che è, purchè ci sia. Queste domande te le propino in via ufficiale, e spero che darai le risposte richieste, e vogliono essere uno sprone a tutto il mondo della politica locale, affinchè i problemi vengano denunciati, affrontati e risolti, sempre con la massima trasparenza e partecipazione. Del resto una maggiore partecipazione faceva parte del Tuo programma elettorale. E allora, avanti march!, cerchiamo di cominciare subito. Luciano Petrullo

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