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Convegno Nazionale
e nuovi scenari TV 50+1 il cinquantennio della Rai Bologna 10 maggio
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Quesiti a cui si cerca risposta Quale il rapporto infanzia-TV? Quali le rappresentazioni dell'infanzia tra media tradizionali e nuovi media? Quali gli immaginari attivati dall'immersione nell'universo televisivo? Quale la dimensione educativa nella programmazione "educational"?
Introduzione Franco Frabboni Preside facoltà Scienze della formazione di Bologna Introduce il sindaco Cofferati e saluta. Nella storia della rai 50+1, ci sono nuovi scenari. Questo convegno ha come finalità e pista di decollo una progettazione dell'educazione dei bambini, dei soggetti informativi e formativi che condizionano l'educazione dei bambini. Il convegno raccoglie indicazioni sui meccanismi di natura emotiva, pulsionale, della visione della TV. Il progetto è di natura squisitamente pedagogica e raccoglie le facoltà di Foggia, Bolzano, Urbino, Bologna. Si intende mettere in piedi 4 laboratori che intendono essere metalaboratori, in grado di generare altri laboratori come telecamere accese sulla programmazione televisiva. Non solo tesi a cogliere aspetti "diseducativi", ma anche atti a cogliere suggerimenti per la costruzione del palinsesto. Microstrutture collegate in rete con quelle accademiche. Cosa inserire nei laboratori? Nel convegno di oggi si raccoglieranno spunti operativi. La ricerca è ricerca-azione, con attenzione alla fascia 0-11 oggi sottoposta dalle politiche scolastiche e programmazioni televisive ad una accelerazione verso l'uscita dall'infanzia, una corsa a crescere, per arrivare ad avere occhi solo per l'"adultità". I bambini sono "piccoli bonsai". la riforma della scuola con l'anticipo dell'inizio della prima elementare a 6 mesi è una aberrazione, ruba 6 mesi alla scuola dell'infanzia. Ricerca azione tra laboratori e telecamere accese, ideologie non necessariamente negative. Ci si muoverà tra passato e presente, con un bilancio delle programmazioni Rai e Mediaset, la presenza tzunami degli spot. E il presente? E' cambiata l'offerta ma di certo sono cambiati i ragazzi. Questo semi-palinsesto dedicato ai ragazzi che effetti ha? I ragazzi di oggi padroneggiano linguaggi diversi e hanno sollecitazioni precoci. I ragazzi sono "esperti". Che tipo di ricezione hanno dell'offerta, enfatizzata dallo spot? C'è una intossicazione da TV, ma ci sono anche delle medicine. Abbiamo idee e esperienze condotte sui bambini sovraesposti, microaccorgimenti dei genitori e della scuola. La pedagogia deve fare il suo dovere concretamente. Alle 15.00 ci sarà la proiezione del film di Filippo Porcelli.
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Sergio Cofferati Sindaco di Bologna Afferma che quando il progetto sarà pronto troverà accoglienza nell'amministrazione. La sua presenza quindi non è rituale. Il tema è di primario interesse. Durante la recente campagna elettorale lo slogan usato fu: Da Bologna macchina a Bologna Bambino. Voleva indicare l'attenzione alla costruzione di politiche per la nuova generazione, per offrire ai bambini un percorso formativo adatto a una società complessa. A Bologna c'è una tendenza all'incremento delle nascite. Una città come Bologna sconta i ritardi di quelli che hanno preceduto per l'attenzione alle politiche per i bambini. Imparare per essere consapevoli, questa è la chiave per i nuovi cittadini europei. Il futuro è l'economia della conoscenza, non contrapposizione di merci ma contrapposizione di qualità. La funzione della televisione è quella di veicolare sapere e svago, produrre un approccio diverso verso la conoscenza. Bologna ha l'esigenza di pensare ai bimbi e al loro futuro. Gli strumenti che riproducono immagini hanno grande fascino presso i giovani. Non sono nè buoni nè cattivi, ma va posta attenzione alla loro progettazione, coinvolgendo i canali scolastici, gli utenti. La qualità è il vero discrimine, e nella qualità è anche la differenziazione della progettazione dei palinsesti. Poichè ha senso amministrare solo se si pensa al futuro, Cofferati promette attenzione al progetto e di certo supporto.
Filippo Porcelli Autore TV e regista La televisione ha 50 anni. Tutto può essere datato, sincronizzato con quello che accade nel mondo. 50+1 non è 51, è un nontempo sulla televisione che aspetta a diventare altro. In 50 anni la TV è stato tutto, ha costruito il suo pubblico, è un plugin dei sogni. Il sogno televisivo da boom economico con santi patroni di modelle, finanzieri, e tutti credono che gli altri siano il pubblico. Per una volta conviene mettere da parte le opinioni sulla televisione, quello che sappiamo già, poichè nessuno di noi potrebbe volere non sorprendersi. La televisione, il parlato ideologico, il flusso del palinsesto: mettiamo da parte e chiediamoci cosa non sappiamo della televisione. Lavoriamo sulla televisione come grande repertorio del vedere. Alleggeriamo 50+1 dal piombo. La memoria procede per vuoti, quando è collettiva rischia di dimenticare. Il sempre uguale televisivo fa risultare tanti oggetti ricordo, e cancella il ricordo. Si ricordano gli archivi, noi veniamo commemorati nei cataloghi teche, il recupero degli archivi corrispondono a volte alla propria memoria e esiste solo per chi ricorda. Per altri non ha significato. Se si provasse a narrare non il tempo ma per quello che la televisione ha rappresentato? In una intervista anni 60 che raccoglie l'eredità del neorealismo, una voce fuori campo chiede “cosa farai da grande?” Non è una storia interessante. E' solo nostalgia, anni perduti della gioventù. Ma cosa testimonia? Ciò che è può essere un'altra cosa, un elemento in potenza delle immagini. Memoria come risonanza patetica di ciò che è stato. Nel primo piano della bambina sembra esserci un sintomonirico. Bisogna lavorare sulle tracce minime di quello che resta come cartine di navigazione sociale, come reti di connessione reale tra reale e futuro. le immagini non sono ciò che rappresentano. Frammenti che non si rivolgono a nessuno e rimandano a sintomi di ricordo originale, cellule di tempo da rimontare in un uso creativo del passato. Polverizzazione delle immagini per ricostruzione trasversale. Evitiamo i
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consigli per l'uso moralistici. Non ci sono buone e brutte televisioni, ma solo plugin per interconnettersi alla realtà. I bambini immaginano il paradiso come uno spot, ma è anche giusto così, poichè non sono visioni ma vedute, una location. Le immagini ufficiali della tv suggeriscono la versione. Montiamo una assennato assemblaggio di ricordi. Ciò che ricordano è il plugin come legame sociale. Informa le immagini di un'epoca, si connettono all'immagine sociale. E i contorni della fantasia e della memoria personale non prefabbricate? Educare a attivare la capacità di sognare con occhi aperti. Il format della televisione è una interconnessione tra una fisiognomica immaginaria. Il sogno ora del televedere è passato dai pionieri a quelli degli imprenditori. Immagini di bambini che scendevano scale, facevano giochi dimenticati, poi invece immagini vere di terribili favole televisive. Al posto di “C'era una volta” “Ci colleghiamo con”. Bambini dentro, davanti alla televisione, programmi per bambini, con bambini. Interroghiamoci sul palinsesto bambino, musica. libri, ecc. Sono un sottopubblico che viene istruito con divertimento dalle "zie".? Afasia debordante di parole prive di significato rovesciate su immagini di famiglia e scuola e le urgenze della cronaca. Dobbiamo collegare la traccia visibile a quella invisibile, alla memoria dello sguardo. Frugare e guardare ciò che non si vede. La televisione del passato è morta come un chiodo fisso in una porta. Eppure si comunica il presente nei modi del passato non per poetica ma perchè non si sa cosa dire. Tutto è immobile. In attesa di cosa?
Bambini e TV Barbara Scaramucci Direttore Teche Rai Racconta la storia delle teche dal 1965-66, prima organizzazione, che ha al suo interno una bella sezione dedicata alla TV dei ragazzi. Inizia con l'avvio del sistema di documentazione con database con KWIC (key word in contest) documenti ordinati alfacronologicamente. Finalmente nel 1996 c'e' il disegno e Reengineering di tutto il sistema con l'archiviazione di ogni programma, non solo di quelli importante. Ormai il percorso è tutto digitale, con recupero dei nastri magnetici deteriorati, inserimento in database. Alcuni materiali sono disponibili su Sky, su DVD, distribuzione di clips su telefonia mobile. Il patrimonio è in Europa solo secondo a quello della BBC. Esiste in linea dal 1999 tutto il patrimonio Rai allineato. Il sistema OCTOPUS consente da una home page la ricerca mirata e dettagliatissima testuale e restituisce anche una ricerca slider frame tu frame, selezionando il Timecode il materiale si inserisce in un carrello, lo si trova in consolle, lo riversa in analogico.(Nelle trasmissioni anni 56 di Bruno Munari, Costruire è facile, c'e' tutto il format di Artattack: ha ragione Porcelli?) Altri esempi: Chissà chi lo sa? 25 puntate. Giovanna la nonna del Corsaro Nero è andata persa, ma c'è un super 8 girato dalla troupe durante una puntata. E' interessante trovare i personaggi della TV di oggi, Paolo Bonolis, Carlo Conti, Frizzi, che negli anni 80 iniziano il percorso a partire dalla TV dei ragazzi. Si arriva alle due trasmissioni degli anni 90: La Melevisione e L'albero azzurro. Esiste un problema della titolarità dei diritti della proprietà intellettuale che penalizza l'utilizzo dei materiali. Dall'archivio nasce Rai Sat. Si sta progressivamente aprendo la consultazione delle teche in tutte le sedi Rai regionali. Su www.teche.rai.it ci sono 2000 clip a disposizione. La relazione è stato un bel percorso diacronico.
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Patrizia Adamoli Promozione di Canale 5-Mediaset, membro del Comitato di garanzia Internet e minori La Rai ha 50+1 di storia ma Mediaset pur avendone molti meno, è la memoria delle nuove generazione. L'uso e l'abuso dipende dal buonsenso. C'e' necessità di alfabetizzazione per un uso consapevole dei media. Bisogna formare mediaeducatori. Spesso i grandi non sanno dare educazione ai piccoli poichè anche loro non ne hanno ricevuto. I media hanno un linguaggio che va acquisito, per poter decodificare i messaggi. Mediaset al suo interno sta lavorando sulla coscienza dei comunicatori. Anche gli adulti vanno aiutati per capire meglio le cose. I primi bollini verdi rossi e gialli sono apparsi su mediaset. Su questo ha avuto peso la maturazione del sociale e la pressione dell'utenza. Vediamo degli spot per Canale 5 di tre anni fa, indicatori per bambini per imparare a usare la televisione e agli adulti per somministrare correttamente il palinsesto. C'è una incentivazione allo spengimento per l'ascolto delle favole. Uno spot per il 20 novembre giornata internazionale dei bambini e pillole di Zero-18, a domanda risponde, con esperti che danno risposte a ipotetiche domande di genitori. Nelle rete di ordine generalista è questa la politica di Mediaset, in un palinsesto per adulti attenzione ai bambini.
Mussi Bollini Responsabile Programmi bambini e ragazzi-Rai Tre Lavora nei programmi dei bambini dal 1981. Ha visto il provino, appena assunta, di Paolo Bonolis. Anche Barbara D'Urso è partita con i programmi dei bambini. Rai tre è giovane come programmazione per bambini. Parte nel 1999 con 40 minuti di programmazione, Melevisione . Ora tutto è molto allargato con la programmazione non solo di cartoons ma anche di informazione, come per esempio GT ragazzi, uno dei 15 telegiornali per ragazzi in Europa. E' una esperienza per dare strumenti di decodificazione anche del TG dei grandi, con confronto con i genitori. Il palinsesto è pensato per educare, anche se la TV pur di qualità non deve sostituire genitori e scuola! La TV è "una splendida lavatrice". Ci sono canali Educational, vanno visti a scuola insieme agli insegnanti. Cosa si può fare a partire da una esperienza reale? Quando si sceglie un prodotto televisivo per ragazzi si cerca il nuovo e la differenziazione. Le storie, per esempio dei cartoni, sono anche di tipo non competitivo. Screensever, ultimo nato, è un programma che incita al Fare per Capire, ovvero alla creazione di video, con scelta di durata, genere, in che modo comunicare, e quindi il ragionamento intorno a. Importante la mediaeducation nelle scuola, non come materia a se stante come in Israele, ma come modalità di acquisizione di competenze e consapevolezza. I ragazzi sono protagonisti attivi all'interno della TV. Alla trasmissione sono arrivati 2500 video, e alcuni costruiti senza aiuto della struttura scolastica. Esiste un protocollo di intesa Teleintendo tra Rai, Comune di Torino, Università, scuole. La Rai accoglie stagisti e loro vanno nelle scuole come Mediaeducator per aiutare gli alunni a creare video... C'è attività didattica all'interno della Rai, con 40 bambini al giorno che provano a fare. I linguaggi si imparano facendo. I bambini non devono essere solo soggetti di fruizione, ma protagonisti. Non una televisione fatta per i bambini dagli adulti, come i libri fatti per i bambini dagli adulti, ma una televisione fatta dai bambini e dai ragazzi, con consapevolezza. Sono assolutamente in grado di intervenire.
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Franco Margarìa Responsabile area ragazzi di Mediaset Polemico, graffiante, poco accattivante, sistema Mediaset nel sangue. Porovocatoriamente dice che Mediaset e Rai hanno lo stesso padrone. I genitori devono essere consapevoli e loro provvedere alla visione della tv dei loro figli. Ricorda che prima c'era anche la tv per ragazzi di mediaset, Bim Bum Bam, con Licia Colò e Paolo Bonolis, un tentativo di avere uno studio a dimensione dei ragazzi. Perchè chiudere Bim Bum Bam? Perchè i dati da ascolto sono scesi, e Mediaset è una impresa commerciale. Non si occupa di prescolare, che ha un linguaggio totalmente diverso. La programmazione, ad esempio DragonBall, è stato messo su una fascia oraria appositamente scelta. Mediaset non fa produzione, fa programmazione, poichè la produzione è molto costosa. Di certo Screensaver è un programma lowcost, e la sede di Torino è dedicata a questo. Gli indici di ascolto di oggi sono più bassi perchè l'offerta è molto maggiore. I cartoons oggi acquistati dal Giappone sono creati velocissimamente: loro non fanno repliche e con il digitale producono in continuazione. Una mezz'ora giapponese costa 8000 euro. Le scelte di Mediaset sono di tipo economico, senza prescolare, poichè questa è uno spazio occupato dalla Rai. La differenza fondamentale è che la visione della programmazione della Rai viene scelta dai genitori, quella di Mediaset con i cartoni giapponesi è scelta dai ragazzi. Non è provato che stimolino la violenza: in Giappone non c'è criminalità e violenza giovanile maggiore che in Italia o Europa. Un errore di Mediaset è quello di affidare la programmazione per bambini a chi si è prima occupato della programmazione per adulti: sono ambiti completamente diversi. Il messaggio è costruito in modo completamente diverso. Conclude dicendo che la TV è educativa ma a suo avviso e soprattutto è anche svago. Frabboni interviene e dice che l'apprendimento deve essere svago.
Film: "Bambini"? di Filippo Porcelli Quale infanzia? Non una ma mille infanzie, alcune rassicuranti altre problematiche. Immagini di repertorio, dagli sbarchi dei clandestini a Cogne, bambini comunque usati tra sfilate e bandierine bianco rosso e verde, oppure esibiti in show televisivi. Il film blobbizzato non ha commenti fuori campo ma riesce a far passare il messaggio.La tv, una macina che ha triturato l'infanzia per 50 anni. E' un problema televisivo o lo specchio della società che usa i bambini? Cartoon della propaganda e provini TV di belle speranze. Il montaggio audio alterna ritmo incalzante e parlato originale dei filmati. Luis Armstrong montato sotto lo scorrere di immagini composite, da Aldo Fabrizi a Paolo Poli. Una TV che mastica bambini e ne rappresenta ora i difetti ora l'immaginaria costruzione degli adulti. Mago Zurlì e Cristina D'Avena, che diventa immediatamente adulta nella sigla dei Puffi. Pedofilia adombrata, nonnetti troppo affettuosi. E poi Erica e io suo efferato delitto. Si passa agli spot, d'epoca e odierni degli States.Infanzia negata del lavoro minorile e caricature di bambini. Alfredino Rampi diventa spettacolo. Bambini usati. Senza rete. Violati. Danzano come pupazzi ammaestrati. Patetici provini di costruzione di cannucce: quali destinatari? Bambini? Trattati come piccoli idioti. Una Lolita si mostra. Barbie è una Lolita commerciale che mostra modelli fuorvianti. Carosello e occhi sbarrati. Una bambola rotta.
Tavola rotonda: narrare per immagini Ripresa approfondimento del mattino. ( Si parla in rlazione all’intervento di Franco Margarìa). La televisione deve essere educativa ma anche svago. Cosa vuol
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rappresentare la televisione solo come svago? Puo' esserci solo svago? E perchè porre l'accento sulla quantità dei cartoni e non sulla qualità. I bambini di 5 anni guardano Zelig? Alessandro Baroncini, documentaristi, Bologna. Richiesta: i giovani pesenti in sala, hanno capito i contenuti degli interventi? Hanno compreso la differenza fra comunicazione e informazione? Porcelli ha fatto un intervento pregevole, ma i ragazzi hanno capito? E gli spot Mediaset? Qui non si è detto se informavamo o comunicavamo. Martari , dottorando, Bologna. Risponde al primo intervento. E’ un problema di comunicazione, e se i ragazzi vogliono lo Zelig, dobbiamo adeguarci. Attraverso la lettura sintattica e associata si comprendono i messaggi. Non si deve demonizzare. Mussi Bollini ribatte: divertimento o edutaiment? Non ci nascondiamo che tutti fanno il "giro" con lo zapping per sfogliare il palinsesto. I preadolescenti hanno di meno, hanno il forno a microonde e le chiavi di casa, meno socializzazione con altri bambini, più tempo abbandonati. lo svago deve veicolare qualità. Assolutamente demenziale l’uso dei bollini messi sui film. Patrizia Adamoli: si è vero i genitori delegano gli operatori televisivi a operare censure e scelte. Pochi hanno la consapevolezza. E la censura, i bollini, sono messi su basi quantitative di scene di sesso, mentre vengono lasciate passare scene molto più pericolose per i contenuti e le atmosfere. Sono inadeguati, gli adulti servono devono dare indicazioni ai bambini. Perchè scandalizzarsi se i bambini vedono Zelig? E' uno spettacolo piano di movimento immagini suono ritmo. I bambini sono immersi in questa comunicazione. Barbara Scaramucci: il problema non è un aspetto tematico unito alla TV dei ragazzi. Ormai, come evidenziato da Mussi, i picchi di ascolto dei bambini sono di sera, e quindi non facciamo un solo problema di TV dei ragazzi. E' un problema di qualità generale. Oggi la qualità dei TG è scarsissima, sempre gli stessi servizi, senza voli. Bisogna riposizionarsi in una logica diversa, forse la TV dei ragazzi è ancora di buona qualità. Scaramucci dice che non guarda più la tv per non soffrire. Frabboni risponde che lui non guarda più la pedagogia che circola per non soffrire.
Franco Frabboni Preside facoltà Scienze della formazione di Bologna Progetto laboratorio: ricostruire la carta geografica dell'identità delle infanzie. Infanzia che è meno della metà della luna, l'infanzia povera. La pedagogia deve avere le ali e deve ibridarsi, così le tv dell'occidente devono rivolgersi ai 2 miliardi e mezzo di bambini del terzo mondo. Ci si deve incontrare sul presente, obiettivi, motivazioni, scenari in Rai e Mediaset. Quindi 4 laboratori in diacronico e sincronico, con telecamere accese sulle TV, con una logica buttonup, con gruppi di ascolto, per una indagine qualitativa. Il tema della tavola rotonda è la narrazione. La televisione è in grado di narrare? Nella riforma attuale della scuola i cosiddetti programmi didattici (indicazioni nazionali sui piani personalizzati). La parola parlata, scritta, rischia di sparire? Gli insegnanti sono consigliati ad altri modi, i quiz (vedi INVALSI). Linguaggio scritto funzionale all'apprendimento mnemonico. L'unico vissuto narrativo è quello televisivo? E' un grande nonno?
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Massimo Baldacci Preside facoltà Scienze della formazione di Urbino Tre punti da considerare : 1. rapido passaggio sul pensiero narrativo e i problemi pedagogici del cognitivismo 2. applicazione del paradigma del cognitivismo alla televisione 3. ipotesi di applicazione pedagogiche. L'attenzione del pensiero narrativo è abbastanza recente. Il cognitivismo è il paradigma che vorrebbe mettere in contatto nella mente i concetti culturali, e nel contesto si differenzia la memoria episodica degli eventi e la memoria semantica, per la formalizzazione dei concetti. In tempi recenti Bruner ha operato la svolta culturalistica al cognitivismo. La mente non può essere concepita come un elaboratore di informazioni. La mente ha una dinamica diversa. La mente è modellata dalla cultura di cui si nutre. Il pensiero narrativo ha avuto in questo contesto una rivalutazione. L'elemento importante non è elaborare informazione ma costruire significati, quindi attraverso il pensiero narrativo che organizza l'esperienza e è il telaio della memoria. Questa svolta si è riconnessa a studi sulla semiotica nella narratività come la narrazione sia il principio fondamentale di ogni testo. Quindi in fondo ad ogni manifestazione testuale c'e' la competenza narrativa. L'elemento nuovo di Bruner è un problema di cui soffre il pensiero narrativo: pervasività e onnipresenza, siamo sempre pieni di storie e facciamo abitudinariamente storie perdendo la consapevolezza di come fare storie. Ciò che è molto familiare si rende opaco alla consapevolezza. Sappiamo raccontare storie ma non sappiamo come si raccontano storie e racconti sulla realtà. La consapevolezza critica è la condizione per la padronanza approfondita e autentica. Il problema della televisione come medium che comunica narrazione. Vorremmo vedere se questo difetto metacognitivo nel fare storie trasferito alla televisione può essere modificato. TV come dispositivo non tecnologico ma cognitivo con uno specifico semiotico. Spazio visivo miscelato allo spazio acustico. Come viene fruita la narrazione in questo contesto? Rapporto che l'utente contrae con la televisione connesso alla specificità semiotica e al sensoriale. Regime di ricezione dei messaggi fa perno su paradigmi diversi da quello ad esempio della lettura. Nella lettura è il paradigma ricettivo lineare astrattivo. (Vs Antinucci: costruzione della conoscenza su base simbolico-ricostruttivo). Nella televisione abbiamo l'immersione intuitiva nel messaggio multimediale. La televisione sollecita in maniera ampia i sensori corporei. Ricezione intuitiva e superficiale, tv ipnogena, ricezione emotiva e comunque acritica: queste demonizzazioni presentano grossi limiti, si soffermano su quello che si perde e non su quello che si guadagna. Da nessuno è stato dimostrato che la ricezione per immersione non sia l'anticamera per una nuova forma di astrazione. Un elemento emerge dall'immersione televisiva: il difetto metacognitivo del comprendere la costruzione della storia qui viene amplificato. Terzo e ultimo punto: siamo in questa situazione, da un lato la rilevanza della narrazione come processo cognitivo, dall'altro la scarsa consapevolezza dei meccanismi della costruzione amplificata nel mezzo televisivo. E' possibile riflettere criticamente sull'evento narrato se si riflette criticamente su come viene costruita la narrazione. E' estensibile a tutte le narrazioni. Tre brevi ipotesi: •non basta raccontare cose al bambino, ma bisogna raccontare come si organizzano le narrazioni televisive: creare comparazioni con altre forme di narrazioni e altri linguaggi, altre sintassi, altri codici (contrasto e confronto), e lo può operare soprattutto la scuola.
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•seconda ipotesi, dall'interno all'esterno: tendenza della tv ad essere un moltiplicatore di storie e le angolazioni interpretative (Vattimo, la società trasparente) e mette in evidenza il carattere ermeneutico della televisione. La pluralità dei racconti crea consapevolezza dell'approccio multiplo alla realtà e alla narrazione. Bisogna però stare attenti al porre il punto che la realtà esiste e non esistono solo sulle interpretazioni •terza ipotesi, tutta interna alla televisione, chiamato metatelevisione, la televisione che fa televisione su se stessa, con il paradigma Blob. Smontare le narrazioni televisiva con meccanismi di post modernità creando cortocircuiti nella narrazione. Transizione da era televisiva a post televisiva, con l'avvento dei personal media interattiva e la TV deve riposizionarsi.
Liliana Dozza Vice Preside facoltà Scienze della formazione di Bolzano Partenza dal filmato di Porcelli sottolineando parole chiave: frammentazione, contrasto, immagini, ritmo, velocità. Contrasto fra programmi demenziali e realtà dei bambini dura. Una finestra sulla realtà falsa. Un occhio che guarda il mondo attraverso la serratura. Forse i bambini guardano la tv come attraverso una serratura per sbirciare sul mondo. Invece la TV è un mondo con regole sue che non sono quelle reali, dei cortili e delle piazze. E' però tragicamente il mondo reale per alcuni bambini e si sostituisce gradatamente ai ritmi della famiglia. Ai bambini a età diverse si da' cibo diverso e invece per la tv si mostrano immagini a tutte le età, le stesse immagini. Immagini che mostrano ambienti, modi di essere, e per i bambini l'imitazione è una forma importante di apprendimento. A fianco a questo media bisogna affiancare altri giochi. La scuola a volte però dimentica la televisione, la ignora, e invece l'apprendimento spontaneo dell'occhio che guarda il mondo può essere guidato. Un buon lavoro a casa e lavoro a scuola può essere una valorizzazione del mezzo, cercando di cambiare l'uso, riflettere sulla TV, sui processi di costruzione del messaggio televisivo. Comprendere testo e contesto. Guardare oltre le immagini e capire il coinvolgimento emotivo delle immagini. Il medium può sviluppare alcune capacità e inibire altre. I bambini prima di tre o quattro anni non distinguono immagini reali e immagini di fantasia. Sarebbe importante creare le condizioni per entrare e uscire dalla televisione, guardare la televisione e narrare il mondo che vive nella televisione con la consapevolezza della narrazione, diventare una parte della sua teoria sul mondo. Estremamente importante staccarsi dal contesto moraleggiante e invece affrontare il fenomeno convogliando energie per la decodificazione e la comprensione. Una strada può essere quella seguita dall’Istituto Pedagogico di Bolzano con il progetto La TV che vorrei, iniziato da poco, che cerca di creare una comunità di discussione e creazione di materiali e proposte per un palinsesto a misura di bambino.
Franca Pinto Minerva
Preside facoltà di Lettere e filosofia di Foggia Parlare di TV è anche parlare di non TV, ovvero del mondo reale del bambino in un sistema più complesso. Nel mezzogiorno la TV è arrivata con tre anni di ritardo, ed è stato lo strumento che ha portato l'italiano a tutti. Quando è nata è stata un mezzo di socializzazione (visione collettiva nel bar). Le cose sono cambiate e oggi di cosa parliamo? Dobbiamo parlare del mutamento radicale che la TV digitale sta preparando. Il presente è già passato. La tecnologia interattiva sarà il punto di novità. Sarà un problema plurilinguistico, di costruzione del messaggio, di cibo per la mente. I bambini non vedono
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solo la TV dei bambini, vedono tutte le TV. E in televisione passa amplificata tutta la violenza del mondo reale. Gli spettacoli più seguiti sono gli spot, per la forma breve, la velocità. Bisogna tener presente l'accelerazione della civiltà della velocità. E' il segno di una cultura del consumo della corsa che ha perduto dimensioni dello spazio e del tempo. Pinto Minerva racconta Carosello, il ritmo, il sonno che annunciava. Il ritmo era disteso, ora la accelerazione non corrisponde ad un pensiero accelerato. Alla scuola spetta recuperare il corpo, la sensorialità, il gioco, la lettura la scrittura. La televisione ha un codice ibrido e disarticolato. la scuola deve recuperare la comunicazione, la dimensione del ritmo e del silenzio, e recuperare i collegamenti. Oggi andiamo spesso per frammenti, e come in Blob dobbiamo saper ponti sui frammenti. La costruzione di una intelligenza reticolare. Esiste però una scissione tra scuola e televisione. La televisione è un testo, e come tale va analizzato. Importante è anche la consultazione delle Teche per l'importanza delle fonti delle "storie" e delle narrazioni.