Connettere La Conoscenza

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Psicopedagogia dell'insegnamento e tecnologie educative-Verona Modulo 0.4 Online. Autore: Luisanna Fiorini

Modulo 04 Questo modulo prende in esame (in modo non esaustivo) l'evoluzione dell'artefatto multimediale e ipermediale

e pone l'accento sull'utilizzo di strumenti software per attività in

classe. Vengono proposti due possibili percorsi interlacciati: 1. Costruire conoscenza con il MindMapping, dal Brainstorming alla strutturazione della pertinenza. •

Software per le mappe mentali consigliato: Freemind.

2. Costruire prove di verifica e test interattivi per favorire l’autovalutazione. •

Software per test e giochi di apprendimento consigliato: Hot Potatoes.

“Questo” uccide “Quello”? La scrittura distruggerà la memoria? (Platone) La stampa distruggerà la cattedrale di pietra? (Victor Hugo) Video kill the Radio Star (Buggles) E l'interattività ipermediale sostituirà la scrittura e la lettura del linguaggio verbale? La paura del nuovo ha sempre accompagnato i momenti di passaggio, i nodi dello sviluppo delle scienze e delle tecniche che hanno cambiato il modo di costruire, rappresentare e diffondere la conoscenza. Le opinioni spesso oscillano tra ottimismo fidelistico e pessimismo catastrofico. Senza dividere le posizioni tra “apocalittici” ed “integrati” cerchiamo di analizzare il problema. Connettere l’intelligenza (Derrick de Kerckhove in Psico-tecnologie: Interfaccia del Linguaggio, dei Media e della Mente)

“Mentre riflettiamo sulla nuova relazione introdotta dall’ipertesto tra lettura, scrittura e pensiero, sospettiamo che le nette distinzioni che tendiamo a tracciare intuitivamente tra il parlare e il pensare dopotutto non sono poi così chiare. E se il pensiero non fosse solo un parlare interiorizzato e formalizzato – disciplinato, e cioè il “parlare nella propria testa”, ma se il linguaggio stesso fosse pensiero esternalizzato? E se quello che le persone si dicono anche durante la più insignificante delle conversazioni, fossero realmente "pensare fuori delle proprie teste e condividere il processo".

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Le teste sembrano essere fatte per interpretare la complessità del pensiero a diversi livelli. Supponiamo di voler affidare il controllo e la disciplina di pensiero che è già disponibile in una mente allenata dalla logica, filosofia o matematica ad un gruppo di brainstorming o a un workshop? Oggi è possibile sperimentare questa ipotesi online e con ipertesti, proprio perché l’ipertesto abbina l’esternalizzazione del discorso tramite la scrittura, l’accesso non lineare della mente al sapere associativo, la proprietà archivistica della scrittura, una flessibilità nella gestione del linguaggio che è vicina al quella del pensiero e una relazione basata sul contesto che si approssima alle condizioni orali. Finora, le persone utilizzano e pensano all’ipertesto come ad un sistema di accesso e di visualizzazione per documenti correlati, non soprattutto come uno strumento di condivisione delle idee. Ma l’ipertesto è una condizione del linguaggio che può unire le persone e fornire una base condivisa per pensare, scrivere e leggere simultaneamente sia in tempo reale o durante un dato periodo di collaborazione. Combina un certo grado di fluidità del pensiero e l’immediata pertinenza del parlare con la qualità duratura della scrittura. Lo schermo diventa il luogo in cui il pensiero viene scritto, ma simultaneamente, è anche il luogo il cui il pensiero viene condiviso e elaborato da diverse persone. Con link ipertestuali reciproci e legati ad un numero qualsiasi di database online pertinenti, le persone possono incontrarsi da qualunque posto si trovino, quando vogliono per dare il proprio contributo ad un processo di pensiero comune. Questa è una forma di intelligenza connessa. In questo modo è possibile condividere e combinare non solo gli oggetti della visione, ma anche i contenuti del pensiero così come sono espressi nelle frasi e nelle immagini. L’esplorazione e lo sviluppo di questo tipo di ambiente è appena cominciato, ma è evidente che richiede una combinazione di competenze cognitive, architetturali e progettuali per conseguire struttura, efficienza e coerenza. Potrebbe sicuramente rivelarsi una area privilegiata di architettura.>> Ipertesti aperti e storie finite (Umberto Eco, in A cosa serve la letteratura? Altre funzioni della letteratura , 2ª parte)

<<Ma, qualcuno oggi ci dice, anche i personaggi letterari rischiano di diventare evanescenti, mobili, incostanti, e di perdere quella loro fissità che ci imponeva di non negarne i destini. Siamo entrati nell’era dell’ipertesto, e l’ipertesto elettronico non solo ci permette di viaggiare attraverso un gomitolo testuale (sia esso un’intera enciclopedia o l’opera omnia di Shakespeare)

senza

necessariamente

“sfilare”

tutta

l’informazione

che

contiene,

penetrandolo come un ferro da maglia in un gomitolo di lana. Grazie all’ipertesto è nata anche la pratica di una scrittura inventiva libera.

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Su Internet trovate programmi con cui potete scrivere collettivamente delle storie, partecipando a narrazioni di cui è possibile modificare l’andamento, all’infinito. E se potete fare questo con un testo che, insieme a un gruppo di amici virtuali, state inventando, perché non farlo anche per i testi letterari esistenti, acquistando programmi grazie ai quali potrete cambiare le grandi storie che ci stanno ossessionando magari da millenni? Pensate, voi leggevate con passione Guerra e Pace, chiedendovi se Natascia avrebbe finalmente ceduto alle lusinghe di Anatolio, se quel meraviglioso principe Andrea sarebbe davvero morto, se Pierre avrebbe avuto il coraggio di sparare su Napoleone, ed ora finalmente potrete rifare il vostro Tolstoj, conferendo ad Andrea una lunga vita felice, facendo di Pierre il liberatore dell’Europa, e non solo, riconciliando Emma Bovary col suo povero Charles, madre felice e pacificata; e potrete decidere che Cappuccetto Rosso entra nel bosco e v’incontra Pinocchio, oppure viene rapita dalla matrigna e messa a lavorare col nome di Cenerentola al servizio di Scarlett O’Hara, o che essa incontra nel bosco un donatore magico che si chiama Vladimir Ja. Propp, il quale le regala un anello incantato, grazie al quale essa scoprirà, alle radici del baniano sacro dei Tughs, l’Aleph, quel punto da cui si vede tutto l’universo, Anna Karenina che non muore sotto il treno, perché le ferrovie russe a scartamento ridotto, sotto il governo di Putin, funzionano peggio dei sommergibili, e, lontano lontano, al di là dello specchio di Alice, Jorge Luis Borges che ricorda a Funes el memorioso di non scordarsi di restituire Guerra e pace alla biblioteca di Babele... Sarebbe male? No, perché anche questo la letteratura ha già fatto, e prima degli ipertesti, con il progetto di Le Livre di Mallarmé, i cadaveri squisiti dei surrealisti, i miliardi di poemi di Queneau, i libri mobili della seconda avanguardia. Ed è questo che ha fatto la Jam Session Jazz. Ma il fatto che esista la pratica della Jam Session, che muta ogni sera il destino di un tema, non ci esenta, né ci scoraggia, dall’andare nelle sale di concerto dove la Sonata in Si bemolle minore opera trentacinque finirà ogni sera sempre nello stesso modo.>> L'ipertesto non nasce né con il computer né con l'avvento della rete Internet. La logica ipertestuale è presente nella nostra cultura, anche in questo mio scritto apparentemente lineare e che invece è fatto di nodi propri e di rimandi a scritti altrui che compongono i nodi di un unico reticolo ipertestuale. L'ipertestualità non è solo nell'artefatto culturale ma principalmente nell'inferenza del fruitore che sceglie, viaggia, approfondisce, salta, collega. Non trovo corretta, per le argomentazioni appena portate, la definizione che Wikipedia da dell'Ipertesto: <
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variamente incrociata di informazioni, organizzate secondo diversi criteri, ad esempio paritetici o gerarchici, in modo da costituire vari percorsi di lettura alternativi.>> L'ipertesto nasce ben prima del Memex (dispositivo combinatorio di microfilm) di Vannevar Bush che nel 1945, con nell'articolo “As We May Think”

sostiene :“La mente umana non

lavora in questo modo. Essa opera in modo associativo. Avendo afferrato un concetto, essa salta istantaneamente al prossimo che viene suggerito dall’associazione di idee, in accordo con qualche intricata ragnatela di percorsi tracciata dalle cellule del cervello.” Prima che Ted Nelson, fondatore del progetto Xanadu, 1960, coniasse nel 1965 il termine Hypertext per indicare “ un sistema di organizzazione di informazioni - testuali e no - in una struttura non lineare, elastica e non rigida. Una struttura che non poteva essere mostrata in modo convenzionale su una pagina stampata, ma che richiedeva le capacità di un computer per mostrarla in modo dinamico e navigarla opportunamente”. Prima che nel <<[...]1989 Berners-Lee scrivesse un memorandum (che è ormai diventato parte della storia di Internet) in cui proponeva un modello di interconnessione delle informazioni in una struttura a ragnatela, che permettesse di navigarle in modo non lineare tramite hyper-links (ipercollegamenti). [...] La ragnatela di ipercollegamenti doveva travalicare i limiti del singolo sito, e interconnettere tutti i siti al mondo che memorizzassero informazioni; si pensò pertanto a server di informazioni, a cui si potesse accedere tramite un client (detto browser). Le pagine di informazioni venivano richieste dal browser al server, e il server le forniva in un formato standardizzato chiamato HTML (Hyper-Text Markup Language) e tramite un protocollo di trasferimento chiamato HTTP (Hyper-Text Transfer Protocol). Ogni pagina ed ogni altra risorsa (immagini, files, ecc.) poteva essere raggiunta tramite uno specifico indirizzo, denominato URL (Uniform Resource Locator) che indicava il protocollo da usare per raggiungerlo, il server su cui risiedeva, il percorso all’interno del server, il nome e il tipo della risorsa in questione>>.(Andrea D’Alessandro in Una Storia dell’Ipertesto) L'ipertesto

è

dentro

di

noi,

nelle

molteplici

possibilità

di

accesso,

fruizione,

immagazzinamento e recupero di informazioni attraverso i linguaggi della mente e del corpo, nella complessità di relazioni e link con cui costruiamo il pensiero personale e connettivo. L'ipertesto è la nostra scelta ipertinente nella complessità.

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Costruire ipertesti didattici Il più puro esempio di ipertesto multimediale interattivo è il Web. E' la ragnatela fatta di nodi e relazioni tra essi, in continuo divenire e costruita da tutti, anche senza architetture predeterminate. Possiamo in sostanza costruire la struttura ipertestuale in due distinti modi: •

incrementale



algoritmico-architetturale

Il Web evolve in modo incrementale, per sua stessa natura. I metalinguaggi dinamici e gli applicativi del Web 2.0 favoriscono l'emergenza dal basso e cercano di dare una risposta al caos dei significati. Il flusso enorme di informazioni e interazioni non potrebbe in alcun modo essere definito e determinato. Altro caso è rappresentato dall'artefatto ipermediale costruito per

scopo didattico,

divulgativo o per apprendimento ludico (sia per Web sia per una fruizione offline). Questo può essere, nella sua componente statica, progettato in modo puntuale. Un progetto ipermediale didattico, sia esso frutto di una erogazione dall'alto (docente) o di una costruzione collaborativa di gruppo (studenti), deve tener conto dei seguenti elementi: Lo scopo Obiettivi sociali Obiettivi metacognitivi Obiettivi specifici Il target L'utenza a cui il progetto è rivolto Il contenuto Argomenti specifici Giochi e test di autovalutazione Fonti Il progetto redazionale Chi fa cosa Il Layout del testo La logica della navigazione L'interfaccia grafica L'allineamento della filiera produttiva in digitale La Timeline La Deadline Feedback ricorsivo e revisione conseguente La distribuzione CDRom WebCD

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Sito Web Gli standard di compatibilità e portabilità Multipiattaforma FLOSS Le ricadute pedagogiche e didattiche sugli autori Brainstorming Dal pensiero divergente alla convergenza connettiva Apprendimento significativo Apprendimento tecnico-disciplinare Apprendimento di metodi per costruire conoscenza Competenze tecnologico-informatiche Metariflessione Questa rappresenta una possibile

checklist organizzativa, che serve al gruppo per

comprendere cosa si sta facendo, quale è lo scopo, quali i tempi, quale è il compito di ognuno. Il vantaggio cognitivo maggiore è nella consapevolezza del processo di creazione. La stessa checklist puo' essere resa proficuamente con una Mappa mentale digitale.

Checklist organizzativa per la creazione di un ipermedia collaborativo. Creata con FreeMind 0.8

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Altre mappe mentali digitali organizzeranno i contenuti specifici, le relazioni, i link e le logiche della navigazione.

Mappa mentale per lavoro collaborativo sull'energia, anno 2004 Classe IIIC Scuola Media Alfieri, Bolzano Progetto:Mappe mentali e Learning Circles, di Luisanna Fiorini Istituto Pedagogico di Bolzano www.ipbz.it/ip/mappementali/index.htm

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Mappe mentali e mappe concettuali <
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offre la possibilità di utilizzare parole – legame ove ritenute significative e necessarie.>> (Daniela Sciarri nella tesi di laurea “Le mappe concettuali nell'approccio al nuovo Esame di Stato per la realizzazione di un insegnamento pluridisciplinare” Corso di laurea in Scienze dell'Educazione - Facoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi di Genova, a.a. 2002/03).

Tavola sinottica riassuntiva delle principali caratteristiche delle mappe mentali e concettuali

Luisanna Fiorini, tavola sinottica in un articolo per la rivista My Media anno 2004

Vediamo ora due mappe concettuali di Marco Guastavigna (create con il software Cmap, programma sviluppato dall'Institute for Human and Machine Cognition della Cornell University of West Florida grazie alle teorie e alle ricerche di Joseph D. Novak) che esplicitano le differenze tra mappe mentali e mappe concettuali.

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Mappe mentali (T.Buzan)

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Mappe concettuali (J.Novak)

Bibliografia consigliata Novak J.D.,. Gowin D.B, "Imparando a imparare", SEI, Torino, 1989/2001 Novak J.D., "L'apprendimento significativo", Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2001 Buzan T., "Usiamo la testa", Frassinelli, Milano, 1982 Buzan T. e B., "Mappe mentali", NLP Italia, Milano, 2003

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Mappe mentali e mappe concettuali non sono le sole tipologie di mappe possibili. Tom Conlon, della School of Education, University of Edinburgh, indica in come supporto all’apprendimento e all’insegnamento,

Information mapping

traduzione di Paola Mattioda:



Mappe concettuali (Concept maps)



Mappe per il web (Web maps)



Mappe per argomentare (Argument maps)



Mappe per decidere (Decision maps)



Mappe per progettare ricerche (Project maps)



Mappe mentali (Mind maps) Una Riflessione di Tony Buzan (padre delle mappe mentali)

Al mio secondo anno di università, sono entrato deciso nella biblioteca, e ho chiesto alla bibliotecaria dove avrei potuto trovare un libro sul mio cervello e su come usarlo. Mi ha immediatamente indirizzato alla sezione della biblioteca dedicata alla medicina. Quando le ho spiegato che non desideravo operarmi al cervello, ma imparare a usarlo, sono stato cortesemente informato che non c'erano libri simili. Ho lasciato la biblioteca sorpreso. Come altri intorno a me, stavo attraversando la tipica fase dello studente in cui si prende lentamente coscienza che mentre la mole di lavoro universitario aumenta, il cervello inizia a cedere sotto lo sforzo di tutti i compiti richiesti quali il pensare, la creatività, la memoria, il problem-solving, l'analisi e lo scrivere. Inoltre come altri, avevo iniziato non soltanto a sperimentare un rendimento decrescente ma anche una progressiva mancanza di risultati. Più prendevo appunti e studiavo, meno, paradossalmente, sembravo riuscire! La logica progressione di entrambe le situazioni mi aveva portato alla catastrofe. Se avessi studiato meno, non avrei assorbito le necessarie informazioni e sarei andato di conseguenza sempre peggio, se avessi studiato più duramente, prendendo più appunti, impiegando quindi più tempo, avrei fallito comunque. La risposta, ho supposto, doveva essere nel modo in cui stavo usando la mia intelligenza e le capacità di pensare - perciò la mia visita alla biblioteca. Quel giorno non appena fuori dalla biblioteca, ho compreso che il problema di non aver trovato i libri di cui avevo bisogno era stato in effetti solo un male apparente. Se libri simili non erano disponibili, allora ero capitato su un territorio vergine della più sbalorditiva importanza. Ho iniziato a studiare ogni area di conoscenza che sentivo avrebbe potuto fare luce sulle questioni fondamentali:. •

Come apprendere ad apprendere?

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Qual è la natura del mio pensiero?



Quali sono le migliori tecniche di memorizzazione?



Quali sono le migliori tecniche di pensiero creativo?



Quali sono le migliori attuali tecniche per una più veloce ed efficace lettura?



Quali sono le migliori attuali tecniche per pensare in generale?



C'è qualche possibilità di sviluppare nuove tecniche di pensiero o una tecnica generale?

Come conseguenza di queste domande, ho iniziato a studiare psicologia, neuro-fisiologia del cervello, semantica, neuro-linguistica, teoria dell'informazione, il funzionamento della memoria e tecniche di memorizzazione, percezione, pensiero creativo e scienze naturali. Gradualmente, ho compreso che il cervello umano funzionava più efficacemente se si permetteva ai suoi vari aspetti fisici e alle sue capacità intellettuali di lavorare armoniosamente l'uno con l'altro, piuttosto che separarli. I più piccoli accorgimenti producevano i più significativi e soddisfacenti risultati. Per esempio, semplicemente la combinazione delle due capacità corticali della parola e del colore trasformava il mio prendere appunti. La semplice aggiunta di due colori ai miei appunti migliorava la mia memoria di quegli stessi appunti di più del 100%, e forse, cosa ancora più importante, mi ha fatto iniziare a godere quello che stavo facendo. Poco a poco, una struttura globale ha cominciato a emergere, e come poi è successo, ho iniziato a insegnare, come hobby, ad alunni che erano stati etichettati come "incapaci di apprendere", "senza speranza", "dislessici", ESN, "ritardati" e "delinquenti". Tutti questi così detti "fallimenti" molto rapidamente si sono trasformati in buoni studenti, molti dei quali hanno scalato la vetta dei migliori delle loro rispettive classi. A una ragazzina, Barbara, era stato detto che aveva il più basso QI che la sua scuola avesse mai registrato. In un mese di studio su come apprendere, ha aumentato il suo QI a 160, e infine si è diplomata come miglior studente del suo college. Pat, una giovane americana di straordinario

talento, che era

stata

falsamente

classificata

come

affetta

da

disturbi

dell'apprendimento, successivamente ha detto (dopo aver mandato in frantumi parecchi test sulla memoria e sulla creatività): "Non ero incapace di apprendere; ero stata PRIVATA dell'apprendimento! Dai primi anni settanta è arrivata l'intelligenza artificiale e perciò potevo comprare un computer da un megabyte e con quel computer avere un manuale di 1000 pagine. Eppure, perfino, nel nostro presumibilmente avanzato stadio di civilizzazione, stavamo venendo al mondo con il più sbalorditivo complesso biocomputer, un quadrilione di volte più potente di qualsiasi computer conosciuto, e dove era il manuale di istruzioni?>>

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In quale situazione didattica e per quali processi di apprendimento è utile l'utilizzo delle Mappe mentali? Le mappe mentali digitali possono essere un valido ausilio per: •

attività di brainstorming;



supporto alla creatività;



supporto alla rappresentazione;



supporto alla memorizzazione di concetti fondamentali;



comunicazione del pensiero;



socializzazione della conoscenza;



progettazione e nella realizzazione di percorsi formativi interdisciplinari;



organizzazione delle risorse delle attività dei tempi;



strumento del cooperative learning.

Le mappe mentali digitali, ovvero generate, manipolate, implementate, distribuite attraverso il computer, hanno inoltre il vantaggio di essere: •

dinamiche



distribuibili



condivisibili



archiviabili



collaborative



esportabili con output diversi (XML, immagine, HTML, PDF, testo)

Tra i software per la generazione di mappe concettuali digitali segnaliamo: CMAP, programma specifico per l’elaborazione di mappe concettuali , che può essere utilizzato per realizzare anche

altre

rappresentazioni

delle

conoscenza.

E'

un

programma

Open

Source

multipiattaforma.

http://cmap.ihmc.us/ Tra i software per la generazione di mappe mentali digitali consigliamo: FreeMind, software FLOSS scritto in Java, multipiattaforma e multilingue. http://freemind.sourceforge.net MindManager, ottimo software commerciale, con ampia documentazione, che dialoga con FreeMind (condividono alcune librerie in XML) distribuito in Italia da http://www.scatolepensanti.it Indichiamo alcuni motori di ricerca che rappresentano i risultati in forma di mappa: http://www.mnemo.org/ http://www.kartoo.net/e/eng/index.html

Psicopedagogia dell'insegnamento e tecnologie educative-Verona Modulo 0.4 Online. Autore: Luisanna Fiorini

Metariflessione e valutazione autentica Nel percorso di costruzione dell'ipertesto, sia esso una attività collaborativa (cosa auspicata) o del singolo, l'attenzione va riposta alla matrice generativa

del processo (esplicitata e

rappresentata con l'ausilio delle Mappe Mentali) e alla fase della metariflessione in cui si “ripensano” le fasi, i nodi, le relazioni, i contenuti, i perchè. Più della

valutazione etero-condotta è questo il vero momento della verifica degli

apprendimenti. Il singolo o, meglio, il gruppo, è stimolato dal docente a ripensare, a rivedere, a ripercorrere, in un processo ricorsivo e chiarificatore. E' il momento della costruzione delle ancore di significato, il momento della sedimentazione della pertinenza. Come favorire il momento della metariflessione? Con il confronto, il feedback, e con la costruzione di prove di verifica apparentemente destinate ad un fruitore del prodotto, in realtà

pretesto per una attività

collaborativa e di

approfondimento che conduce alla capacità di estrapolare e enfatizzare i concetti e le conoscenze che si vogliono veicolare. Le prove di verifica possono essere preparate dagli studenti per altri studenti. Il guadagno è molteplice: lo studente che predispone le prove deve conoscere l'argomento in modo approfondito, lo studente che le riceve le fruisce con un linguaggio vicino al proprio, l'insegnante osserva come vengono predisposte e comprende il grado di approfondimento e conoscenza degli argomenti, il tutto in un circolo virtuoso e paritetico di retroazione feconda. In questa ottica è qui che proponiamo l'utilizzo del software Hot Potatoes. Spesso utilizzato per erogare test e giochi di apprendimento (a questo proposito si consulti il sontuoso

repositorio

di

test

e

prove

disciplinari

raccolto

da

Paolo

Cutini

su

http://www.cyberteacher.it), Hot Potatoes è utile per la predisposizione di prove di autovalutazione. Il software, di Martin Holmes, Half-Baked Software e Humanities Computing and Media Centre dell’Università di Victoria, gratuito ma non OpenSource, è liberamente scaricabile

da

http://web.uvic.ca/hrd/hotpot/

.

Per

le

funzioni

complete

richiede

la

registrazione gratuita. Per questo corso potete utilizzare la seguente registrazione: User name: Luisanna Fiorini Key: BHAOPDFEWNQS <
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quali è basata la loro interattività. Basta semplicemente inserire i dati necessari (domande, risposte, ecc.) e premere un pulsante. Il programma creerà da solo le pagine Web che potrete trasferire sul vostro server.La suite Hot Potatoes è costituita da cinque programmi:· JQuiz serve a creare questionari basati su domande. Le domande possono essere di quattro tipi diversi, comprese quelle a scelta multipla e a risposta breve. E’ possibile assegnare specifici commenti sia alle risposte esatte, sia a quelle sbagliate o ai distrattori. Nelle domande a risposta breve, la risposta dello studente viene analizzata e, se non è completamente corretta, riceve un commento che mostra quale parte della risposta sia esatta e quale sbagliata. Se necessario, lo studente può richiedere un suggerimento, che consiste nel mostrare la risposta esatta, svelando una lettera alla volta.· JCloze serve a creare esercizi di riempimento. Per ciascuno spazio da riempire, potrete specificare un numero illimitato di risposte esatte e lo studente potrà chiedere un suggerimento e vedere una lettera della risposta. Per ciascuno spazio, potrete inserire anche un particolare indizio. Il programma, che comprende anche il calcolo automatico del punteggio, consente l’inserimento di spazi per determinate parole scelte dal docente o quello automatico ogni n parole di un testo.· JCross consente di creare cruciverba che possono essere completati on-line. Potrete usare griglie di dimensioni virtualmente illimitate. Come in JQuiz e JCloze, in caso di necessità, un pulsante di suggerimento consente allo studente di richiedere una lettera.· JMix serve a creare esercizi di ricostruzione di frasi. Potrete specificare un numero illimitato di possibili risposte esatte, basate sulle parole e sulla punteggiatura della frase di riferimento; in caso di necessità, il pulsante di suggerimento fornisce allo studente la parola o il segmento di frase seguente. · Jmatch consente di creare esercizi di abbinamento o di riordinamento. A sinistra viene visualizzato un elenco di termini prestabiliti (che possono essere in forma di immagini o di testo), a destra una serie di termini senza un preciso ordine. Questo programma può essere usato per abbinare parole a immagini o alle rispettive traduzioni, o per riordinare una serie di frasi per ricostruire una sequenza o una conversazione.>>

(Guida di Hot Potatoes di Martin Holmes,

Half-Baked Software e Humanities Computing and Media Centre dell’Università di Victoria, 1998-2003 Traduzione italiana di Paolo Cutini, 2002-2003)

Luisanna Fiorini [email protected]

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