Rapporto Pedofilia

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«La pedofilia, in Italia, è un fenomeno che la società tende a rimuovere, essendo la quota di sommerso relativa al fenomeno, allarmante. Mancano un sistematico monitoraggio ed una reale condivisione di dati tra organismi istituzionali e associazioni di volontariato. In assenza di una banca dati a livello nazionale che permetta una rilevazione omogenea e un monitoraggio della casistica, i dati disponibili sono pochi e non esaustivi». Inizia così la premessa al dossier pubblicato da Telefono Azzurro in occasione della Giornata Nazionale contro la Pedofilia. Degli oltre seimila casi registrati dalle linee di ascolto dell'associazione in difesa dei bambini tra il primo gennaio 2008 e il 15 marzo 2010, il 4% dei maltrattamenti a danno dei minori è sfociato in abusi sessuali. Lazio, Lombardia e Veneto le regioni che si guadagnano la maglia nera della classifica, con il 30% delle segnalazioni provenienti dai territori di appartenenza. «Quel 4% è solo la percentuale "contata" dagli operatori di Telefono Azzurro - precisa il presidente Ernesto Caffo - in realtà sono migliaia i casi di abuso sessuale grave e decine di migliaia i casi meno gravi». Tale tipologia di reati, si legge nel dossier, non hanno come sfondo le precarie condizioni di ambienti sociali degradati, ma sono commessi il più delle volte «da persone perfettamente integrate, quindi difficili da riconoscere». Un altro luogo comune a cadere è quello che vede il pedofilo come un emarginato o un disadattato. Chi si macchia di atti pedofili possiede, molto spesso, la faccia rispettabile e rassicurante di un conoscente, quando non di un familiare stretto: genitori, nonni, conviventi, ma anche insegnanti ed educatori. Il 66% delle vittime di abusi sessuali, prosegue il dossier, è costituito da bambine e adolescenti, mentre i maschi sono oggetto di attenzioni da parte di adulti in un caso su tre. Sei su dieci, invece, le vittime di abusi sessuali che ancora non hanno compiuto i 12 anni. «Questo dato deve far riflettere - interviene ancora Caffo - i bambini così piccoli sono quelli che hanno minori difese, che non hanno protezione e che spesso non aprono bocca perché si sentono in colpa. Bisogna agire su due fronti: quello dell'osservatorio per monitorare quanto più possibile, e poi quello degli strumenti di prevenzione. Inoltre, il bambino violato ha bisogno di sostegno, deve comprendere che non è colpevole, deve prendere coscienza che è lui la vittima». Quanto alla diffusione del fenomeno pedofilia in Italia, il dossier mette in evidenza una realtà drammatica, che riguarda la mancata denuncia di molti casi di abuso sessuale subito da minori. Una piaga più estesa di quanto si pensi, poiché coinvolge un tabù estremamente radicato nelle società occidentali, che spesso tendono a rimuovere il problema non affrontandolo e, quindi, rendendone più difficile l'identificazione, la diagnosi e la corretta presa in carico. Il rapporto diffuso da Telefono Azzurro si sofferma, infine, sul ruolo svolto dai mezzi di informazione nel trattare le notizie relative ad abusi su minori. Sotto accusa l'eccessivo "sensazionalismo" nel raccontare il fenomeno pedofilia, con il rischio che, ad essere privilegiata, sia la descrizione di dettagli morbosi, «a scapito di un approccio che abbia, in primis, la tutela delle vittime». Pedofilia: i dati allarmanti di Telefono Azzurro 05 maggio 2010

LA CULTURA PEDOFILA […] Patpong è il quartiere a luci rosse di Bangkok. Se non l'avete mai sentito nominare, significa che evidentemente non fate parte di quei 5 milioni di turisti che vanno in Thailandia ogni anno. È il posto che più d'ogni altro ha contribuito a creare alla città fama di capitale del sesso facile. Non ha importanza di che sesso siete: rappresentate comunque un potenziale cliente. Dopo aver catturato la vostra attenzione, il venditore non vi mollerà più. Vi fornirà i dettagli più morbosi dello spettacolo a cui potreste assistere per il modico prezzo di una birra. Alla fine potreste cedere, ma state attenti! Potrebbe condurvi in una stradina laterale e farvi salire in una stanzetta dove probabilmente assisterete ad alcune delle cose preannunciate, ma dovrete pagare cifre esorbitanti in dollari per uscirne salvi. Se volete vedere l'altra faccia di Patpong vi conviene andare in uno dei locali conosciuti, seguire la folla e trovarvi in un posto tranquillo. Da qualche parte, sullo sfondo del locale, vedrete lo sguardo vigile della Mama-san, che controlla ciò che succede alle sue ragazze. Ma lei è l'unica donna locale sopra la trentina; la maggior parte delle ragazze, ballerine, cameriere ed aiutanti, hanno meno di vent'anni. Vi accorgerete che ci sono anche delle bambine in giro, ragazzine di non più di nove o dieci anni, che scivolano silenziose tra i clienti, vuotando posaceneri e riempiendo bicchieri. "Naturalmente", non mancano i locali per pedofili. Qui, i corpi non ancora sviluppati sembrano fuori luogo nel tentativo di riprodurre i numeri degli altri locali. Non ci sono moltissimi bar per pedofili, perché la maggior parte di loro preferisce posti più riservati. Solitamente, quelli che arrivano a Bankok per fare sesso con bambini si sono fatti organizzare il viaggio da un club o da un'associazione internazionale di pedofili e vanno in una zona fuori città. Generalmente si fermano a Bankok solo per una notte e ripartono il giorno dopo per una spiaggia deserta. La maggior parte di loro proviene dagli Stati Uniti o dall'Europa occidentale, dove leggi definite "repressive" impediscono loro di abbandonarsi apertamente alla propria inclinazione. Soltanto in questi luoghi più "permissivi" sono disposti a parlarne con gli estranei. Difendono con vari pensieri il loro stile di vita e sembrano davvero convinti di quel che dicono. In molte zone rurali della Thailandia, le bambine vengono portate via in catene. A Patpong si assiste all'ultima fase del traffico, alla prostituzione "perbene". Le giovani nei locali ottengono abbastanza denaro per vestirsi bene e, se sono abili e persuadono il cliente a lasciar loro una mancia, riescono anche a tirare avanti decentemente. Bangkok è piena di bambini che vivono in strada. Il punto d'incontro è il Robinson's (un grande magazzino aperto fino a mezzanotte, all'angolo di Silom Road). I "coccodrilli" (nome utilizzato dai bambini per indicare i pedofili) si siedono su una panchina di fronte alla vetrina ed aspettano che i bambini si facciano avanti per offrire i propri servigi. Per 10 dollari sono disposti a fare qualunque cosa, e per altri 10 i portieri degli alberghi fanno finta di non vedere. Il turismo nelle zone asiatiche riflette i valori consumistici della società contemporanea. Nel complesso mondo economico, dominato dalla domanda e dall'offerta, il turista deve spendere e consumare: la forma più estrema di consumo è l'acquisto di un essere umano,

attività che raggiunge la sua massima aberrazione nella prostituzione infantile. Nel 1990, Otto Wrinkle, un turista tedesco nelle Filippine, portò una bambina chiamata Ana Juliet nella sua stanza d'albergo ad Angel City. Lui ed altri due turisti picchiarono la bambina fino a che, livida di botte, la violentarono. La bambina fu pagata 3 pesos (dieci centesimi di dollaro) e Wrinkle filmò tutta l'impresa. Le sanzioni nei confronti di stranieri che commettono atti di questo genere sono simboliche. Episodi del genere sono in aumento in certe zone dell'Asia. I turisti sono abili nella scelta della località, e la scelta è condizionata dal grado di tolleranza che il Paese mostra sulle questioni sessuali. I Paesi poveri manifestano un'evidente propensione verso i pedofili provenienti dai Paesi più ricchi. I governi locali hanno priorità più urgenti alle quali badare, che non le sorti di un migliaio di bambini di strada, e la polizia chiude volentieri gli occhi in cambio di un piccolo extra sullo stipendio. I turisti che vogliono bambini come partner sessuali hanno identificato un numero di Paesi asiatici dove il traffico si è consolidato. In India è sempre esistito un solido commercio di prostituzione infantile. L'induismo sin dall'antichità ha incoraggiato le giovani a diventare “devadasi” (prostitute del tempio). Molte "sacerdotesse" devadasi finiscono nei bordelli di Bombay o nei mercati del sesso ad Hyderabad. Oggi, il numero delle bambine prostitute in India è tra i più elevati al mondo. Statistiche affidabili indicano che in India ci sono tra i 300 e i 400 mila bambini nel giro della prostituzione, in maggioranza femminile, e quasi tutti soddisfano le esigenze della popolazione locale. Ma gli operatori sociali nelle zone più turistiche dell'India hanno segnalato che il numero di stranieri che si recano nel Paese in cerca di esperienze sessuali con bambini è in costante aumento: risulta che gruppi organizzati di pedofili iniziano a rivolgere le loro preferenze al subcontinente indiano. Nella zona della spiaggia di Goa si è recentemente sviluppata una nuova catena di alberghi in grado di ospitare migliaia di turisti. Nell'aprile del 1991, la polizia ricevette diverse denunce per abusi su bambini. Dopo alcune indagini, fu arrestato un presunto anglo-indiano, conosciuto come "dottor Freddy Peat", che gestiva una casa-famiglia per orfani. In seguito all'arresto, emerse che Peat era tedesco e che l'orfanotrofio era la base dalla quale procurava bambini per i pedofili oltreoceano. Risultò, inoltre, che non era dottore. Per oltre 15 anni quest'uomo aveva rifornito l'industria clandestina dei pedofili tedeschi. Dopo due mesi di titubanza, la polizia dichiarò di non sapere come comportarsi e rilasciò il prigioniero dietro pagamento di una cauzione di 300 dollari. Peat si ritirò dalla vita pubblica per qualche settimana, poi lasciò la città con due dei "suoi" bambini. Their latest holiday destination Tim McGirk tells a horror story from India, the country now favoured by sex tourists The Independent 12 maggio 1996 Oltre a centri altamente organizzati e simili a quello di Peat, nelle città turistiche dell'India si stanno avviando molte attività di prostituzione infantile su piccola scala. Il turismo è un'attività secondaria sia per il Pakistan che per il Bangladesh e la prostituzione infantile è rivolta alla popolazione locale. Poiché per la legge islamica la prostituzione è illegale, in Pakistan esiste la formula del "matrimonio temporaneo", che permette ai musulmani di avere amanti-prostitute sotto la veste di mogli provvisorie. Anche in Cina il turismo sessuale è in aumento e le ragazze, alcune molto giovani, iniziano a prostituirsi nelle zone urbanizzate del Paese. La crescente disoccupazione nelle zone più misere è uno dei fattori principali che determinano una rapida espansione del traffico di donne e bambini. Nella Cina di Mao, la compravendita di donne e bambini era considerata uno dei problemi più antichi della società. Secondo il People's Daily cinese, nell'attuale sistema a libero mercato il fenomeno ha iniziato a rifiorire e, ogni anno, vengono rapiti e venduti più di 10 mila tra donne e bambini nella sola provincia di Sichnan. Nello Sri Lanka, la prostituzione esiste da sempre; ma quella infantile è stata un fenomeno sconosciuto fino a tempi recenti e l'improvviso aumento degli ultimi anni ha turbato la popolazione locale. In un villaggio del

sud, un giovane americano suscitò l'ira degli abitanti per il suo comportamento nei confronti dei bambini e per l'abitudine di farsi il bagno nudo alla fonte del paese. Quando fu gentilmente ripreso per la sua condotta, rispose che era ora che si svegliassero e andassero incontro al XX secolo. La mattina seguente, mentre l'uomo si stava bagnando, un'anziana signora gli appoggiò un bastone incandescente sul deretano, marchiandolo a vita. Quand'egli si riebbe, sporse denuncia; ma gli abitanti si rifiutarono di rivelare l'identità di chi aveva compiuto quel gesto. La coesione del villaggio in questa situazione è indicativa di quanto la gente comune si senta oltraggiata dal comportamento dei pedofili Per soddisfare le richieste dei pedofili, migliaia di bambini lavorano nella striscia di costa che va da Negombo (a nord di Colombo), passando per la capitale, e non tutti provengono da famiglie povere. Molti pedofili sono diventati visitatori regolari del Paese. Lungo tutte le spiagge che da Negombo corrono verso sud, si affittano piccoli appartamenti ai pedofili europei. La fama di questa zona è tale che il flusso turistico dall'Europa occidentale è passato tra il 1989 e il 1990 da 102.000 a 169.000 visitatori: una crescita del 66% in un solo anno. Taiwan (provincia cinese) è preferita dai turisti giapponesi. Le bambine, a volte comprate e spesso rapite, sono portate nei bordelli di Taipei. Alcune finiscono nella "famosa" Hua-Hsi (una strada del quartiere Baodon di Taipei). Si calcola che il 40% delle minorenni appartengano all'etnia autoctona e che siano sottoposte ad un vero e proprio vincolo schiavistico. A Giakarta (Indonesia) esiste una zona di prostituzione legalizzata, dove 8 bambine su 10 vivono in bordelli ufficiali. Nella stanza centrale dei bordelli ci sono le foto delle ragazze e ragazzine appese al muro, ciascuna con il rispettivo nome. Il cliente entra, dà un'occhiata, sceglie e va in una parte retrostante della casa, dove la "ragazza" lo aspetta. I due Paesi asiatici nei quali la prostituzione infantile ha raggiunto abnormi dimensioni sono la Thailandia e le Filippine. Entrambi hanno ottenuto la non invidiabile reputazione di essere posti dove qualsiasi stravaganza sessuale può essere facilmente soddisfatta. Il 30 gennaio 1984 prese fuoco un bordello nella provincia di Phuket, nel sud della Thailandia. I pompieri, scavando tra le macerie, rimasero sconvolti nel ritrovare i cadaveri di 5 bambine incatenate ai letti. Il caso fece scalpore a livello internazionale e contribuì a denunciare le terribili condizioni di schiavitù nelle quali molte bambine sono costrette a vivere. In Thailandia, l'anniversario dell'incendio è commemorato dai militanti impegnati nella difesa dei diritti umani. Durante gli anni Settanta e Ottanta, i pedofili iniziarono a considerare la Thailandia come il paradiso da sempre cercato. Comunità di pedofili organizzarono piccoli centri tranquilli sparsi nel Paese. I trafficanti perlustrarono meticolosamente il Paese in cerca di bambini da comprare o, se necessario, da rapire. Ci sono dei villaggi nord-orientali nei quali i bambini sono quasi completamente scomparsi; i genitori, in alcuni casi, vendono i figli sin dalla tenera età. Nel 1990, un giornale tailandese suscitò molto scalpore riportando il caso di una giovane donna incinta che aveva venduto suo figlio al giro della prostituzione prima che fosse nato. Nonostante l'accuratezza con cui viene realizzata la caccia ai bambini e l'elevato numero di bambini nel Paese, risulta insufficiente per soddisfare la domanda di mercato. Questa penuria ha indotto i trafficanti a spingersi sempre più lontano per procurare la materia prima. Questioni morali ed etiche a parte, nessun Paese può permettersi di annientare in modo così massiccio i propri bambini. La prima località a richiamare l'attenzione pubblica per l'attività pedofila fu la città di Pagsanjan a Luzon. Le suggestive gole che attraversano la cittadina erano state lo scenario di "Apocalypse Now", celebre film sulla guerra nel Vietnam. C'è chi sostiene che proprio durante i mesi delle riprese del film la città abbia iniziato ad esibire la sua particolare attrattiva turistica: la facilità con cui procurava bambini ai pedofili. La pedofilia non è una "perversione" esclusivamente maschile. Anche le donne possono provare un forte impulso a ricercare rapporti sessuali con bambini, impulso che, fino a non molto tempo fa, sono state costrette a sublimare: la mancanza d'indipendenza economica,

sociale e politica ha negato alle donne la "possibilità" di procurarsi bambini per scopi sessuali. La rivoluzione sociale nei paesi ricchi ha dato alle donne una libertà del tutto nuova e, di conseguenza, l'opportunità di non dipendere esclusivamente dalla condizione matrimoniale per il soddisfacimento dei propri piaceri sessuali. Per la prima volta nei Carabi, donne intraprendenti hanno instaurato una loro forma di turismo sessuale: negli anni Settanta, donne statunitensi e canadesi hanno incominciato a frequentare, individualmente o in piccoli gruppi, una delle isole caraibiche più famose per abbordare i ragazzini locali. Le donne hanno contribuito a creare un mercato di ragazzini e ragazzine disponibili a prestazioni sessuali a pagamento e, negli ultimi anni, è aumentato il numero delle donne occidentali che visitano l'Asia sudorientale per rapporti pedofili. La popolarità della prostituzione infantile in alcuni paesi dell'Asia ha offerto una facile occasione alle donne che desideravano avere rapporti sessuali con bambini. Si tratta di un tipo di relazione che, secondo la descrizione di una donna pedofila, soddisfa allo stesso tempo lo spirito materno e le esigenze sessuali. Gran parte delle donne pedofile presenti in Asia proviene dall'Europa occidentale e, di solito, viaggia in coppia; una notevole percentuale risulta essere composta da vedove o divorziate. Contrariamente a quanto succede per la pedofilia maschile, non esistono infrastrutture organizzate al loro servizio (anche se la situazione sta rapidamente cambiando), e le donne sono costrette a prendere contatti direttamente sulla strada: situazione molto rischiosa, come alcune hanno scoperto a proprie spese, perché sono frequenti i casi di rapine e di aggressioni ai loro danni. La ricerca di un rapporto sessuale con un preadolescente comporta effetti collaterali estremamente sgradevoli. Infatti, per soddisfare la donna è necessario iniettare ormoni nei testicoli del piccolo, e i più efficaci possono provocare danni permanenti (si sa poco sull'uso sempre più diffuso di ormoni e droghe per indurre l'attività sessuale nei bambini). Alcuni operatori sociali nello Sri Lanka hanno segnalato che un buon numero di donne tedesche e svizzere porta con sé gli stimolanti da iniettare nei mini-partner. Una dottoressa che ha visitato bambini sottoposti al trattamento ormonale sostiene che questo causa un abnorme ingrossamento del pene e che un ragazzino di 11 o 12 anni non tollera più di 5 o 6 iniezioni di questo genere. Durante le perquisizioni nei bordelli infantili in India e in Thailandia, la polizia ha scoperto provviste di stimolanti sessuali da usare sia sulle femmine che sui maschi. In due casi, le droghe requisite erano di produzione francese. La verginità è assai apprezzata in diverse culture e, ovunque, esiste una forte richiesta di ragazze giovani. In Asia, la gente più povera, vittima delle superstizioni popolari, crede che i rapporti sessuali con una vergine abbiano il potere di curare le malattie veneree. Lo studio dei casi di bambine prostitute nell'Asia sudorientale rivela che, per molte, la prima esperienza sessuale è stata con un vecchio cinese che le ha violentate. In gran parte di queste zone c'è un commercio molto redditizio di vergini: tenutari di bordelli in Thailandia, Taiwan e nelle Filippine sono disposti a pagare grosse somme di denaro per un'attraente ragazzina che possa essere offerta come vergine agli insaziabili clienti in attesa. Con la medicina moderna, l'imene può essere riattaccato, e si possono inserire sacchetti di sangue nella vagina della bambina. In questo modo la si può vendere come vergine diverse volte, fornendo ogni volta la prova della sua verginità. Per un paragone con le società occidentali, si riporta quasi integralmente un articolo apparso su "Il Giornale" del 22 agosto 2000, dal titolo: “E la Grecia mette al bando i giochini osé”: […] Un giocattolo che simula un "test di verginità", in vendita per bambine maggiori di tre anni d'età, è stato messo al bando in Grecia con un provvedimento governativo. Il giocattolo, ribattezzato [...] "Parthenometro", è costituito da una carta simile a una scheda telefonica, le cui scritte invitano le bambine a toccare un sensore termico a forma di cuore che dà quattro risposte contrassegnate da numeri e colori diversi: dal quattro, di colore azzurro, che indica "perfetta castità", passando ai gradi intermedi del rosso e del bianco, fino al numero uno in

nero, la risposta peggiore. In questo caso, la carta suggerisce alle bambine la "ricucitura dell'imene". Il ritiro immediato del gioco da chioschi e negozi e il divieto di vendita è stato disposto dal Vice Ministro dello Sviluppo Milena Apostolaki, preoccupata per i danni psicologici che può arrecare ai bambini. Il caso era stato denunciato al Ministro dell'Economia e a quello dello Sviluppo, ma anche alla Commissione Etica del Parlamento dal deputato di Nea Demokrata, Jordanis Tsamtzis. Tsamtzis aveva comprato il giocattolo per una sua nipotina, allarmandosi quando la bambina gli aveva chiesto: -Nonno, cos'è l'imene?- . Nello stesso tempo è stato scoperto anche un gioco dedicato ai maschietti il "tsutsumo-metro", dalla parola tsutsumo usata dai bambini greci per indicare l'organo genitale (maschile) […]. L'impulso a deflorare vergini è presente anche tra le élites arabe di oggi. Le loro trattative si svolgono spesso in segreto, tuttavia esistono centri rinomati a Bombay, Hyderabad e in altre località del subcontinente indiano che lavorano esclusivamente per clienti arabi, nei loro noti bride-bazaars (bazar della sposa). Nell'ottobre del 1991, l'undicenne Ameena fu fortunata. Si trovava su un aereo dell'Indian Airlines, quando scoppiò in lacrime. Alle sollecite domande della hostess, raccontò di essere stata venduta all'anziano arabo seduto accanto a lei. All'aeroporto di Nuova Delhi, la polizia arrestò Yahya al-Sagif e cercò di "restituire" Ameena ai suoi genitori, i quali dichiararono di non poterla mantenere e che l'avrebbero rivenduta. Risultò che Yahya aveva pagato 250 dollari per la bambina e che era la quarta moglie-ragazzina che prendeva negli ultimi sei mesi. Al commissariato di polizia, mostrò il suo permesso matrimoniale e fu rilasciato su cauzione. Quando le ragazzine indiane arrivano in Arabia Saudita, vengono vendute in gran parte come prostitute. La seconda categoria di persone che contribuisce ad accrescere la richiesta di prostituzione infantile è quella degli "occasionali del sesso". La maggior parte di queste persone conduce un'esistenza normale nei propri paesi, ma, quando si spinge lontano da casa, si rilassa nei costumi. Spesso i turisti si comportano a Bangkok o a Manila come non si sognerebbero mai di fare a casa. Kipling diceva che i sogni più bizzarri a Waterloo sono cose normali a Katmandu. Quando una persona si trova a viaggiare, per affari o per turismo, nella coloratissima Asia, che apparentemente possiede un codice morale più elastico, il desiderio di provare nuove esperienze può diventare irresistibile. Una notte in una stanza d'albergo si può trasformare, per una modica spesa, in un'orgia, senza che nessuno lo venga mai a sapere. Qualsiasi viaggiatore solitario riconosce al volo lo sguardo di un mediatore che offre la compagnia di una giovane; se lo straniero rifiuta la proposta, lo sfruttatore passa al contrattacco, offrendogli un ragazzo. A volte sono gli stessi bambini ad abbordare il turista con sguardo provocante e toni imploranti. Uomini e donne, che non avevano mai pensato prima ad un rapporto sessuale con un bambino, possono essere trascinati in una situazione di questo genere. Non è solo il viaggiatore solitario a cedere alla tentazione. In molte parti del mondo occidentale si sono imposti modelli di comportamento sessuale più liberi. Coppie annoiate dalla routine partecipano a feste scambiste, nelle quali si giunge ad estrarre a sorte il partner per la serata. In questo clima di nuova emancipazione sessuale, qualsiasi relazione può sembrare accettabile. Dall'intervista di Ron O'Grady (“Schiavi o bambini? Storie di prostituzione infantile e turismo sessuale”, 2001) a questo genere di turisti emerge la loro reale dimensione sociopsicologica. Sono consci della povertà dei paesi ospiti, ma si giustificano portando in causa un presunto imbrutimento culturale, scatenante i più bassi istinti. Tornando a casa, si accorgono della povertà del paese visitato, ma sul posto l'atmosfera dei locali è rilassante. Si possono ipotizzare diverse spiegazioni a questo contraddittorio comportamento dei turisti, che andrebbero da un desiderio egoista di potere fino a quello di compassione; entrambi, in realtà, scavalcati dal desiderio di provare nuove emozioni.

Il terzo gruppo di persone che intrattiene relazioni sessuali con i bambini è costituito da coloro che, pur non essendo necessariamente pedofili, sanno perfettamente che da questo tipo di situazioni si possono fare molti soldi. Si tratta dei pornografi. La loro attività consiste nel girare scene pedopornografiche. Essi rappresentano un fenomeno recente, sconosciuto in Europa e in America fino agli anni '70. Le videocassette fanno parte dell'attrezzatura del turista e la loro introduzione sul mercato ha provocato un esplosivo aumento della realizzazione, nello scambio e nella vendita di cassette pedopornografiche. Grazie ai moderni metodi di duplicazione, si possono riprodurre e vendere video per ingenti somme di denaro. Poiché l'attenzione dei pedofili si focalizza su bambini di età particolare (che lasciano non appena crescono), il materiale foto e cinematografico consente di congelare il ricordo del bambino all'età preferita. Per i pornografi, l'Asia è il luogo ideale per realizzare il materiale. La pornografia infantile o, come è chiamata nel giro, la “kiddie” o “chicken porn” (letteralmente, baby pornografia; pornografia da pollastrelle)], si è diffusa in modo clandestino e massiccio a causa della scarsa attenzione dimostrata al fenomeno dalla società nel suo complesso che, per ingenuità e indifferenza, evita di pensare all'esistenza di adulti disposti ad avere rapporti sessuali con bambini a scopo di lucro, o disposti a pagarsi lo spettacolo. Bambini nel giro della prostituzione sostengono che alcuni clienti, per poter filmare le loro prodezze, sono disposti a pagare qualcosa in più. Il grande vantaggio della videocassetta è la riservatezza che offre. Il filmato si può duplicare o vendere senza correre il rischio di dover avere a che fare con i laboratori fotografici. Lo scambio di cassette è un'attività in rapido aumento tra i pedofili e il commercio è così redditizio da incoraggiare i fotografi a comperare servizi su bambini asiatici da montare in scene erotiche. Ogni cassetta ha un suo genere ed un suo prezzo: "SNIPE": contengono immagini di bambini nudi, generalmente rubate sulle spiagge. Il loro prezzo è di circa 400 dollari; "POOSE": contengono nudi infantili posati, senza l'intervento di adulti. Il prezzo varia da 1000 a 2000 dollari; "PRIVATE COLLECTION": sono filmati generalmente girati amatorialmente dai pedofili, che li mettono in vendita; "SNOOF": violenze e stupri particolarmente crudi. I prezzi sono molto variabili: più alti quelli che coinvolgono bambini fra i 2 e i 6 anni; "NECROS": questi filmati si chiudono con la morte del bambino violentato. Spesso lo stupro prosegue oltre l'agonia della vittima. (dall'articolo "Così abbiamo scoperto cinquemila pedofili", Panorama", 5 ottobre 2000). La produzione e distribuzione di materiale pedopornografico avviene senza nessun intervento legale negli Stati Uniti, in Svezia e in Olanda. Nel 1977 sono state censite solo negli Stati Uniti oltre 260 riviste che si occupano di pornografia infantile. La reale dimensione della produzione pornografica in Asia può essere valutata dall'arresto di un thailandese, detto Manit, la cui attività, che si svolgeva in un piccolo appartamento di Bangkok, si rivolgeva a più di duecento clienti nel mondo, comprese alcune riviste per pedofili, come "Lolita" in Olanda e "Wonderland" negli Stati Uniti. I suoi clienti erano degli Stati Uniti, dell'Europa occidentale, dell'Arabia Saudita, dell'Indonesia e della Polonia. Manit li riforniva di video, fotografie e informazioni sui bambini disponibili per chi volesse raggiungere la Thailandia. Quando fu arrestato, nel 1986, il vicecomandante Sorastree Sutheesorn poteva ancora dichiarare che «lo sfruttamento e l'abuso di preadolescenti è un reato poco diffuso in Thailandia ». In meno di cinque anni, quello che aveva definito un reato poco diffuso è diventato uno dei più estesi. La conclusione di questo elenco è che ci sono diverse forze impegnate a garantire l'aumento della prostituzione infantile e che l'interesse del pedofilo è avvalorato nei fatti da soggetti che in vario modo lavorano per assicurargli l'anonimato. Bangkok is "Pedophile Paradise" Foxnews 21 agosto 2006 Le associazioni pedofile sono organizzazioni la cui funzione principale è quella di fornire una rete di informazioni che permetta ai pedofili di sopravvivere e di eludere la legge pur

continuando a praticare, indisturbati o quasi, lo sfruttamento sessuale dei bambini. Per molti dei rappresentanti più in vista è come giocare una partita a scacchi nella quale le mosse segrete della polizia stuzzicano al contrattacco, in una serie infinita di mosse e contromosse. Spesso, le pubblicazioni dei pedofili e le riviste clandestine avvisano i lettori delle imminenti operazioni di polizia, il cui obiettivo è quello di scoprire trafficanti di bambini e requisire materiale pornografico. Per ottenere questo tipo di informazioni, le organizzazioni hanno costituito unità di "contro-spionaggio" che permettono ai soci di essere sempre a conoscenza delle iniziative intraprese contro di loro. Nei maggiori centri degli Stati Uniti (New York e California), i membri delle associazioni sostengono di avere degli infiltrati nelle forze di polizia e di essere in grado di avere soffiate sulle retate e perquisizioni in programma. Le organizzazioni forniscono, inoltre, supporto e sostegno ai soci, anche a quelli che si trovano in carcere. La comune sensazione di essere vittime della società crea un forte senso di coesione e solidarietà. Le associazioni offrono ai soci servizi supplementari di vario genere: alcune affittano o scambiano materiale pornografico. Attività illegali svolte con la massima prudenza e discrezione. Un gruppo americano fornisce persino un kit di sopravvivenza ai soci che possono permettersi di acquistarlo. L' “escape manual” (manuale di fuga) contiene un passaporto falso e nuovi documenti personali. Consiglia, inoltre, di tenere il denaro in un luogo sicuro, pronto per l'evenienza di una rapida fuga; di affittare la casa invece di comprarla e di tenere il materiale pornografico in una cassetta di sicurezza privata. La N.A.M.B.L.A. (North American Man/Boy Love Association) descrive la sua attività in questi termini: «Lavoriamo per offrire sostegno ai ragazzi e agli uomini che hanno o desiderano avere relazioni sessuali ed affettive tra loro e per cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla legittimità di tali comportamenti. Denunciamo la condizione di disagio in cui devono vivere uomini e ragazzi che amano altri uomini e sosteniamo il diritto di tutti ad avere rapporti consensuali intergenerazionali». La N.A.M.B.L.A. è nata nel 1978, in risposta ad un attacco pubblico ai pederasti di Boston, negli Stati Uniti. Ha due sedi ufficiali, una a New York e una a San Francisco. L'appartenenza all'associazione è rigidamente controllata; tanto che quando uno dei soci, su iniziativa personale, ha cercato di aprire un'altra sede a Cleveland, è stato interdetto dall'organizzazione. Secondo i dati della polizia, la N.A.M.B.L.A. comprende 125 soci negli Stati Uniti e 600 nel resto del mondo; ma probabilmente si tratta di una stima prudenziale. La N.A.M.B.L.A. pubblica un bollettino dieci volte all'anno, disponibile con una sottoscrizione pubblica. La rubrica, dedicata ai lettori, rivela l'esistenza di una comunità sotto assedio: «Adesso, in questo Paese, uomini e ragazzi che si amano reciprocamente fanno parte di una minoranza perseguitata». Nelle lettere alla rivista si possono leggere frasi del tipo: «Non rinnovo l'abbonamento perché ho paura, un sentimento che voi tutti conoscete bene». Pubblicamente la N.A.M.B.L.A. ha cercato rispettabilità sotto l'ala protettiva delle associazioni gay e lesbiche. I soci della N.A.M.B.L.A. avevano intenzione di partecipare alla manifestazione Mardi Gras del movimento gay, che si tenne a San Francisco nel 1991, ma nessuno dei gruppi omosessuali voleva sfilare accanto a loro. La polizia dovette intervenire per garantire alla N.A.M.B.L.A. il diritto democratico di partecipare alla manifestazione. A Baltimora, il Consiglio Municipale rifiutò la richiesta della summenzionata associazione di prendere parte al corteo che si sarebbe tenuto in città. La

N.A.M.B.L.A. ha delle ramificazioni in altre parti del mondo. In Nuova Zelanda, per esempio, opera sotto il nome di A.M.B.L.A. ed ha 70 soci. La R.G.S. (René Guyon Society) è nata dalla scissione della Sexual Freedom League in California sulla base dell'esigenza di sensibilizzare i bambini sui rischi delle malattie veneree. Il loro slogan è: «Sesso prima degli otto anni, o sarà troppo tardi». Nel 1990, sostenevano di avere oltre cinquemila soci tra uomini e donne negli Stati Uniti. Recentemente, la loro attività principale è la distribuzione di materiale pedopornografico. Il portavoce sostiene che la maggior parte delle persone arrestate per molestie ai bambini ha agito solo in funzione della costante richiesta sessuale da parte dei bambini stessi. Afferma che i pedofili non possono resistere a lungo alle provocazioni dei bambini. «Grazie ai nostri sforzi, verrà presto il giorno in cui i bambini potranno liberamente avere rapporti bisessuali con altri bambini e con gli adulti; a patto che vengano usate misure di prevenzione. Sarà finalmente concesso loro il diritto di partecipare ad attività erotiche fin da piccoli ». La Lewis Carroll Collector's Guild è un'organizzazione americana che opera fuori Chicago, dedicata alla memoria dell'autore di "Alice nel Paese delle Meraviglie", il quale, secondo l'associazione, era un noto pedofilo. Carroll - il cui vero nome era Charles Dodgson - visse nel XIX secolo e fu un avido collezionista di fotografie di nudi di bambini. In seguito alla sua morte, il nipote distrusse molte pagine dei suoi diari per evitare scandali. La rivista trimestrale della Collector's Guild, la già citata "Wonderland", e pubblicata da un certo Mr. Teatcher, informa che la Collector's Guild è un'associazione volontaria di persone che ritengono il materiale pornografico un'espressione artistica da tutelare a livello costituzionale, e i cui hobbies includono collezioni di nudi pre-adolescenziali. Il documento base della Howard Hichols Society, "Come fare del sesso con i bambini", inizia così: «Quando si è in procinto di iniziare un rapporto sessuale con un bambino, la cosa migliore è far finta che si tratti di un gioco. A volte sarà il bambino a fare la prima mossa, altre volte l'adulto. Quasi tutto quello che due adulti possono fare insieme si può fare con un bambino». Tra gli altri gruppi più piccoli di pedofili negli Stati Uniti, ci sono: Child Sexuality Circle, Horatio Alger Society, Paedo-Alert Network e Minor Problems. L'informazione tra i vari gruppi è garantita attraverso la circolazione di riviste di pornografia infantile, quali "Swing" e la già citata "Lolita". Gruppi di attivisti pedofili si trovano nella maggior parte degli Stati dell'Europa occidentale, in Australia, Canada, Nuova Zelanda e Giappone. P.I.E. (Paedophile Information Exchange) è stato uno dei più influenti gruppi di pedofili in Europa ed ha fornito quella rete di informazioni necessarie ai pedofili per far fronte ai problemi legali. Tra i suoi iscritti annoverava diversi professionisti e molte persone benestanti, che occupavano importanti ruoli nella società. Stephen Freeman, l'ultimo presidente del P.I.E., affermò: «La pedofilia è sempre stata e sempre sarà una componente vitale della specie umana, al pari dei mancini e dei rossi di capelli». I dirigenti del P.I.E. iniziarono, però, a sostenere posizioni sempre più estreme, Come la difesa dell'abbassamento dell'età del consenso a quattro anni, cosa che fece perdere all'associazione il consenso di molti simpatizzanti. Nel 1984, due dei soci più in vista furono condannati per la pubblicazione di un articolo osceno, "Contact!", sulla rivista dell'associazione. Durante il processo, il giudice disse: «La legge deve proteggere i minori. L'aspetto più pericoloso della vostra organizzazione è che tende a dare una rispettabilità intellettuale ad azioni che la società, nel suo complesso, considera abominevoli». In seguito all'arresto dei due soci, il P.I.E. si è ufficialmente sciolto, anche se è probabile che continui la sua attività a livello informale e clandestino. Paedophile Information Exchange - Wikipedia L'Australian Paedophile Support Group, conosciuto anche come Blaze, nel 1983 ha avuto un forte risalto sui giornali. Secondo una relazione di polizia, inviata al Consolato delle

Filippine sito nella città di Melbourne, l'associazione australiana procurava minori per false adozioni, grazie alla collaborazione di varie agenzie che trafficavano in bambini. I bambini filippini diventavano, così, le vittime di pedofili appartenenti ad una rete internazionale di sfruttamento e abuso sessuale. La Stichting Paidikia Foundation ha sede in Olanda e pubblica, due volte l'anno, una rivista, "Paidikia", che promuove "ricerche" sulla pedofilia. Nel consiglio di amministrazione annovera un buon numero di intellettuali, studiosi e psicologi. In Italia, infine, è fallito il tentativo di costituirsi in associazione da parte di alcuni pedofili che si sono definiti "contemplativi". Non è dato sapere con precisione cosa intendessero col summenzionato termine, ma, con buona ragionevolezza, è possibile asserire che si trattasse di un tentativo per far rientrare la questione pedofilia nel diritto di libertà di espressione, nel nostro Paese costituzionalmente garantito. «La

nostra battaglia è come quella antiproibizionista. Chiediamo libertà d'espressione per chi crede sia giusto amare i fanciulli. La nostra linea culturale, quando non c'è violenza, né sfruttamento, né prostituzione, va rispettata. Mettendoci in carcere fate di noi dei perseguitati». Con queste parole, Giovanni G., uno dei tre italiani corresponsabili di un network internazionale di pedofilia via internet, si sarebbe giustificato davanti ad un deputato che gli ha fatto visita nel carcere in cui è ristretto. «Non ho mai commesso atti di violenza, non ho mai prodotto materiale pornografico. Non ho mai lucrato. Noi non commettiamo atti condannabili. Noi propagandiamo un'idea. Può essere che, per farlo, si sia commessa qualche scorrettezza. Ma nulla di più». «Non si rende conto» - avrebbe obiettato il parlamentare - «che attirare i bambini su internet con manifesti che invitano a non temere il pedofilo, o invitando gli adulti inviando in rete fotografie di piccoli ignari ripresi sulla spiaggia, prima ancora di infrangere la legge, appena promulgata, va contro le regole non scritte della convivenza civile?». «Quando non c'è violenza, quando il bambino è consenziente, l'attenzione dell'adulto e il rapporto tra i due vanno considerati leciti... Sono d'accordo se mette in galera chi fa pornografia. Fate bene a punire i colpevoli di violenza sui bambini. Ma la legge che avete appena approvato è troppo rigida. Secondo me, è una legge liberticida» (dialogo tratto da un articolo comparso sul Corriere della Sera dell'8 settembre 1998). La legge, la cui severità Giovanni G. contesta, è la legge 3 agosto 1998 n. 269 che, aderendo ai principî della Convenzione sui Diritti del Fanciullo, ratificata ai sensi della legge 17 maggio 1991 n. 176, e alla dichiarazione finale della Conferenza Mondiale di Stoccolma, tutela i minori contro ogni forma di sfruttamento, riduzione in schiavitù e violenza per fini sessuali, unendo l'induzione alla prostituzione minorile, la pornografia con minori o l'adescamento anche attraverso divulgazione di documenti o Informazioni per via telematica, la detenzione di materiale pornografico relativo a minori, l'organizzazione e la propaganda d'iniziative turistiche finalizzate allo sfruttamento della prostituzione minorile, la tratta di minori, anche se i fatti sono commessi all'estero. La stessa legge prevede delle aggravanti (se il fatto è messo in atto da un ascendente, dal genitore adottivo o dal coniuge o convivente di questo, da affini sino al secondo grado o da parenti fino al quarto grado collaterale e dal tutore o da persona cui il minore è affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza, custodia, lavoro, da pubblici ufficiali o da incaricati di pubblico servizio nell'esercizio delle loro funzioni; ovvero se è commesso in danno di minore in stato di infermità o minorazione psichica, naturale o provocata). Il testo di legge è sintomatico di uno sfondo culturale e antropologico che investe il rapporto tra adulto e minore, così come è risalito dal silenzio delle profanazioni familiari alla scena della visibilità mediatica del nostro tempo. Gli assassini di Marcinelle, in Belgio, per opera di Marc Dutroux, hanno suscitato in Europa un moto di orrore collettivo di vaste dimensioni, quasi che non si trattasse di crimini circoscritti e coercitivamente prevedibili, ma eventi al confine delle mura di ogni casa. Essi mettono in questione uno statuto antropologico che è fondativo della civiltà occidentale e delle sensibilità che in essa sono

venute emergendo dal sostrato della storia. Resi accorti dal metodo antinomico freudiano, possiamo interrogarci sui motivi per cui le collettività umane hanno insediato potenti agenzie sociali e rappresentazioni di contrasto contro comportamenti individuali o di gruppi, per altro verso spontanei, imputati di minare disposizioni fondative delle stesse forme essenziali della convivenza. Il 25 aprile di ogni anno, via Internet, un italiano soprannominato The Slurp proclama la giornata dell'orgoglio pedofilo, da lui ideata nel 1997. Nel manifesto celebrativo, che illustra le dodici rivendicazioni del cosiddetto Fronte di Liberazione dei Pedofili, si afferma il diritto all'esistenza della sessualità e dei sentimenti dei pedofili, alla possibilità di scambiare tra loro informazioni, dialoghi ed immagini di pornografia minorile. The Slurp (Già condannato a 13 anni di detenzione e liberato appena tre anni dopo) ha anche divulgato, sempre su Iinternet, un manifesto rivolto ai bambini: […] 1 - Probabilmente qualcuno ti ha detto che puoi dire di NO. Bene, ricorda soltanto una cosa: se puoi dire di no, puoi dire anche di SÌ; 2 - Se ti senti di fare qualcosa, hai il diritto di farlo. Sei tu che puoi scegliere; 3 - Talvolta, gli amici con i quali ti diverti ti chiedono di non raccontare agli altri quello che avete fatto insieme. Questo capita spesso quando i tuoi amici sono degli adulti. Il motivo di ciò è semplice: se la gente scopre che hai fatto delle cose con un amico adulto, o con un'amica adulta, può farlo andare in prigione o rovinargli la vita. Sai cosa capita a te quando la gente lo scopre? Vai in terapia. Terapia vuol dire sottostare a qualcuno che cercherà di convincerti che tutto quello che hai fatto con il tuo amico è stata una cosa orribile e che il tuo stesso amico è una persona orribile. Possono persino darti delle medicine per calmarti. Diventi così una persona malata […]. Dall'esame di questo materiale si desume che le argomentazioni addotte a sostegno della pedofilia ruotano intorno alla convinzione che il bambino possa esprimere pienamente il consenso e che possa desiderare con piena consapevolezza rapporti sessuali con adulti. La stessa convinzione la troviamo espressa nella letteratura pedofila, nelle pubblicazioni delle associazioni pedofile e risulta, anche, dalle interviste fatte da giornalisti a turisti sessuali. Per quanto concerne una tra le più disastrose conseguenze della prostituzione infantile, cioè la diffusione del flagello dell'AIDS, la situazione è anche peggiore di quanto non sembri, non solo per il numero di bambini coinvolti, ma anche per altri due fattori di grande importanza. Il primo è la rapida crescita del numero dei casi in Asia, dove l'epidemia si sta diffondendo a ritmo allarmante tra le prostitute più giovani. Il secondo è il fallimento d'ogni tipo di programma di riabilitazione volto a salvare le vite e il futuro di bambini destinati ad essere vittime della prostituzione. Il flagello dell'AIDS sta inoltre esplodendo in Thailandia, e segni inquietanti lasciano presagire che le Filippine ed altri Paesi asiatici seguiranno a ruota. L'AIDS ha un effetto particolarmente deleterio sui giovani. Infatti, chi cerca una ragione che spieghi l'improvvisa esplosione della prostituzione minorile può trovarla nella paura dell'AIDS. I clienti dei bordelli sono molto selettivi. Se in passato essi non ponevano riserve sull'età e le condizioni fisiche delle prostitute e le preferivano più esperte, negli ultimi anni, invece, si è verificato un significativo cambiamento di tendenza, giacché, secondo chi lavora nei bordelli, i clienti sono particolarmente ansiosi di stare con una prostituta che abbia un aspetto sano. Poiché i bambini, e non le logore prostitute, normalmente ispirano un'idea di salute, la domanda dei loro servizi è in crescita in tutti i bordelli. Molte sale di massaggi in Thailandia, adesso, hanno una camera separata sul retro dove i clienti possono visionare giovani ragazze, alcune bambine di 10 o 11 anni, il cui stato di salute è garantito, e il cui prezzo è, di conseguenza, più alto. Una nuova credenza fa breccia nelle menti dei turisti: l'idea secondo la quale è meno probabile che una bambina abbia l'AIDS. Secondo gli assistenti sociali, i clienti che usano il preservativo quando sono con prostitute meno giovani, non si sentono altrettanto obbligati ad usarlo

con le bambine. Ma la tragica realtà è che l'AIDS viene facilmente trasmesso nel rapporto tra un bambino e un adulto che tra due adulti: il tessuto vascolare dell'ano di un bambino o della vagina di una bambina è fragile e soggetto a rotture, e quindi permette il passaggio diretto del virus HIV al flusso sanguigno. Esami clinici mettono in evidenza che l'atto sessuale di un adulto sul corpo di un bambino produce quasi sempre lacerazioni dei tessuti. La possibilità di contrarre una malattia a trasmissione sessuale è, quindi, più elevata nel rapporto con un bambino. Le bambine, prostituendosi ogni giorno con parecchi uomini, finiscono per avere lesioni interne ed emorragie ed abrasioni che mai si rimargineranno. Poiché tante sono le ulcerazioni attraverso le quali può passare l'AIDS, fra le giovani prostitute è alta l'incidenza di malattie a trasmissione sessuale. Se questo messaggio fosse recepito dai pedofili e da quanti intendono avere rapporti sessuali con bambini, si potrebbe almeno in parte ridurre la diffusione del virus. Questo significa educare i turisti sui pericoli del rapporto sessuale con i bambini, poiché essi in vacanza sono spesso superficiali per quanto riguarda i loro rapporti sessuali. Mechai Viravaidya, membro del Gabinetto del Primo Ministro in Thailandia ed artefice dell'iniziativa governativa per la diffusione dell'uso del preservativo, intende lanciare una campagna informativa contro i "turisti suicidi", nel loro Paese di provenienza. "Bisogna preoccuparsi" dice - "di questi uomini che, da società considerate avanzate, vengono qui a sfruttare donne e bambini in miseria solo perché nel loro paese non resterebbero impuniti.". La campagna di Mechai ha avuto scarso successo. I clienti considerano spesso il preservativo come un insulto alla loro virilità e rifiutano di usarlo. Il massimo tasso d'infezione si riscontra nelle province del nord: Chiang Mai, Phayao, Chiang Rai. Solo nel Chiang Rai si registrano da 100 a 200 nuove infezioni da HIV al mese. I dati sulla diffusione dell'AIDS in Thailandia sono terribili e vengono riportati a caratteri cubitali sulle prime pagine dei giornali. La stampa tailandese parla di "bomba AIDS"; per il New York Times "la peste aspetta"; il Sydney Morning Herald, infine, definisce la malattia "morte per desiderio". […] (Tratto da “Le Condotte Pedofile” di Monica Cito). Prostitution in Thailand - Wikipedia PEDOSADISMO “Neonati stuprati, torturati nelle culle, nelle vasche da bagno: foto choc in rete” (Il Messaggero, 27 agosto 2001). “Bambini uccisi in diretta. Gli orchi del web” (La Nazione, 18 novembre 2001). Recentemente la stampa italiana ha dato singolare rilievo a fenomeni di violenza perpetrata a danno di bambini: atti di sadismo dei genitori, esercitati in forme aberranti sui figli, fatti di libidine e di violenza carnale, diffusione crescente della prostituzione infantile. Sono ormai alcuni anni che le denunce si vanno facendo sempre più fitte, precise e sconvolgenti. Appaiono sui giornali, nei convegni, nelle ricerche scientifiche, nelle trasmissioni televisive. Secondo l’UNICEF, ogni anno nel mondo oltre due milioni di bambini sono vittima di sfruttamenti sessuali degli adulti. È sconvolgente che in USA ogni anno vengano rapiti, violentati o uccisi 4.000 bambini, che il giro di affari che ruota intorno alla pornografia infantile sia valutato intorno ai 5.000 miliardi, che ogni due minuti in quel Paese un bambino sia vittima di violenza sessuale. «Nel nostro paese regna una tolleranza divenuta irresponsabile. Si è man mano creata l’idea che la democrazia equivalga a tolleranza illimitata, cioè a una libertà personale senza confini. Il diritto di autorealizzazione predomina su ogni responsabilità verso gli altri.

L’essenza della democrazia dovrebbe essere anzitutto la protezione della dignità della persona e questo non significa soltanto protezione della sua vita fisica dalle malattie e dallo sfruttamento economico, ma dovrebbe anche significare protezione della sua coscienza etica. In nome della libertà e dell’emancipazione abbiamo aperto la porta a tutto. E chi ne paga il prezzo più alto sono i bambini, i più deboli, fragili e indifesi. Soltanto negli Stati Uniti sono 350 le riviste che campano su questo squallido mercato» (Fiore Carlo, “Violenza sui bambini. Maltrattamenti fisici, abusi sessuali, sfruttamento pornografico: un mondo sommerso e agghiacciante”, Elle Di Ci, Torino, 1986). Nella cultura edonistica e materialistica in cui viviamo, del resto, non si parla più di valori, anzi si nega che esistano dei valori, esistono solo sensazioni più o meno piacevoli: la sessualità non deriva dai valori che esprime, ma dalle sensazioni che produce, dal piacere dato e ottenuto. Diventa cioè fine a se stessa. Non più controllata, spogliata dai suoi valori, la sensualità rileva, così, il volto del puro istinto che è cieco, prepotente, dominatore e violento. Già Freud aveva additato il legame tra sesso e morte. In questo modo la sessualità si manifesta quando le componenti affettive sono assenti. L’eccitazione erotica diviene aggressiva. E si stabilisce così uno schematismo perverso, distruttivo invece che essere costruttivo, come accede nella sessualità vissuta come amore e fecondità. Trasformare la mia vita nella morte dell’altro è la prospettiva inevitabile di ogni edonismo materialistico in campo sessuale… E l’abuso sessuale dei fanciulli è l’espressione più intensa di questo schematismo perverso. Nel corso degli ultimi anni si è iniziato a prendere coscienza del fatto che abusare di un minore da parte di un adulto non rappresenta un fatto eccezionale ma possibile. Il cosiddetto pedosadismo è quella perversione in cui il piacere sessuale è dato dal maltrattare e seviziare fisicamente e psichicamente i bambini percuotendoli, affamandoli, ecc… La base psichica del pedosadismo è uguale a quella della pedofilia: vi è in entrambi i casi un disturbo narcisistico e un mancato sviluppo del sé. L’unica componente che si aggiunge nel pedosadismo sono gravi tratti antisociali e una struttura caratteriale psicopatica. In questi casi, quasi sempre riguardanti individui privi di senso morale, spesso affetti da disturbi mentali e cresciuti in un clima di degrado ambientale e/o psicolgico, l’attrazione per i bambini è associata a forme di sadismo più o meno spinto che possono portare anche all’uccisione della vittima. Si legge ogni giorno di bambini violentati, torturati, prostituiti, uccisi. A tale dato bisogna però guardare con attenzione, poiché, a giudizio di Cortelessa e Fusaro - in “Pedofilia e Criminalità” (Koinè, Roma, 2003) - coloro che vogliono il bambino o la bambina da uccidere non sono solo pedofili, questi sono per lo più dei sadici. Colui che fa a pezzi un bambino di solito è un malato di mente, che molte volte non è neppure pedofilo. Tra i malati di mente che commettono omicidi in danno di minori, si annoverano gli oligofrenici, gli imbecilli, gli idioti. Costoro non hanno avuto uno sviluppo sessuale normale. Non hanno avuto la possibilità di fare esperienze. E quando da adulti conoscono il sesso, tendono a ricercarlo con i bambini che poi possono uccidere per paura e anche perché non sono in grado di controllarsi. A giudizio di Auguglia e Riolo, invece - in “La pedofilia in ottica psichiatrica” (Il pensiero scientifico, Roma, 1999) - il pedofilo è un soggetto che agisce sempre e comunque in modo finalistico alla ricerca di un piacere psichico e fisico che solo dal minore gli è possibile ricavare. Tuttavia l’ambivalenza insita in questo atteggiamento affettivo è tale da tramutare, a volte, un vissuto di compartecipazione in un rifiuto. L’uccidere il bambino, ovvero l’affiorare di tratti sadici di personalità, non costituisce un accidente fortuito, ma può rappresentare il culmine di un odio dapprima inconscio ma che non tarda a riversarsi sul campo coscienziale e che appartiene a qualsiasi pedofilo, anche se solo in taluni determina il passaggio all’atto

delittuoso. Non potrebbero spiegarsi diversamente tutti quei comportamenti minacciosi o violenti tesi a tenere sotto scacco i bambini, quando questi tentano di sottrarsi al gioco dei pedofili. Il pedofilo si costruisce il proprio piacere, ne rivendica perfino il diritto, esasperando una funzione edonistica per lui vitale, alla quale non può rinunciare, poiché diversamente verrebbe a perdere quella “possibilità riparativa” (noumenica) e quella “occasione catartica” (fenomenica) che segnano tragicamente il suo “essere nel mondo”. Diversi psicanalisti sottolineano una chiara e netta distinzione tra quest’ultima patologia, anche definita “pedofobia” («una fissazione ostile al bambino e al suo mondo che diventa oggetto da violare, sporcare, torturare e distruggere», “Da uomo a uomo”, di Claudio Risè) e la pedofilia vera e propria. Per quanto distorta, deviata, patologica, l’attrazione che il “vero” pedofilo prova per il bambino, non è solo sessuale. È, a suo modo, una forma d’amore in cui c’è affetto, tenerezza, comprensione. Nei comportamenti sadici che hanno per oggetto bambini, invece, il desiderio d’amore, Eros, viene sostituito da una spinta di morte, Thanatos. Quelli che sono definiti da Bollea i “falsi” pedofili, infatti, non provano alcun sentimento per il bambino che vedono solo come oggetto erotico. Per questo l’abuso può degenerare in un parossismo di crudeltà e di violenza, fino a provocare la morte della piccola vittima. Il ricorso alla crudeltà è il primo elemento da analizzare: infatti le aggressioni non necessariamente devono concludersi con l’uccisione della vittima. A volte, comunque, l’ottenimento del piacere sessuale esige una escalation di violenza distruttiva e perversa, che può giungere fino al vampirismo, alle mutilazioni, al deprezzamento, al cannibalismo: tutte modificazioni e variazioni del sadismo. In questo modo si assiste ad una progressione irreversibile ed inarrestabile di condotte distruttive, il cui succedersi viene interrotto solo da un intervento esterno (la denuncia e l’arresto). Il loro bisogno, in altre parole, deve essere in qualsiasi modo saziato; la vittima-oggetto svolge solo questa funzione e per questo unico fine è cercata e usata. È come se essi non potessero più fare a meno di aggredire ed uccidere. Quello della compulsione (la “coazione a ripetere”) è dunque il secondo elemento che li distingue, nel senso che l’atto, più o meno a lungo fantasticato, deve essere ripetuto in maniera imperativa ed inevitabile. Il bisogno distorto e perverso che sta alla base del passaggio all’atto viene solo temporaneamente placato, essendo la risposta ad esso data solo apparentemente adeguata. L’effetto dell’aggressione presto svanisce e lascia il posto all’insoddisfazione o al disgusto. Ma presto le fantasie riprendono il sopravvento e così si deve ripetere il rituale. L’Altro è l’oggetto del desiderio non per ciò che è (una persona concepita nella sua globalità), ma per ciò che rappresenta (la parte che deve soddisfare la pulsione distruttiva). Prima ancora che nella realtà, l’oggetto del desiderio viene a lungo fantasticato nel loro immaginario con questa funzione (le fantasie sadiche). E questa è la terza componente delle loro condotte perverse. Quando la tensione è troppo forte e le fantasie non sono più sufficienti per contenerla, il passaggio all’atto è inevitabile; essa deve essere placata nel momento in cui si presenta, pianificando però l’aggressione e senza che essa necessariamente debba sfociare nell’omicidio. In altre parole, essi premeditano le aggressioni, ma uccidono “senza riflessione”, nel senso che a volte l’intenzione di uccidere si è sviluppata durante l’eccitamento o durante l’atto sessuale, in subordine alla soddisfazione del bisogno. In loro l’atto sadico è a lungo preparato e fantasticato, ma quando viene attuato segue un meccanismo imperativo e inevitabile. Ecco allora entrare in gioco la quarta componente del loro sadismo perverso: il bisogno di compensare in maniera distorta il loro senso di inferiorità e la loro vuota solitudine attraverso le aggressioni sadiche, dando vita così a forti manifestazioni di sadismo orale distruttivo. Queste persone non hanno raggiunto una relazione oggettuale matura e completa; si tratta, per così dire, di individui ai quali la potenza sessuale ed esistenziale è garantita attraverso le fantasie sadiche, la

degradazione dell’Altro da Persona a Cosa e l’atto di infliggere dolore, sentire le urla e vedere le sofferenze della vittima; tutte importanti, anche se non esclusive, fonti di eccitamento e di gratificazione. Il loro complesso di inferiorità non è però unicamente sessuale, bensì anche affettivo e relazionale. È come se fossero ancora dei bambini gelosi ed invidiosi, che odiano e temono le persone adulte. Sono soli, isolati, non hanno amicizie, non sanno stabilire rapporti umani significativi e duraturi. L’aggressione sessuale consente quindi di raggiungere il duplice obiettivo di ottenere il piacere di sentirsi potenti. Ne consegue che gli altri esistono solo in funzione dei loro bisogni, il più prepotente dei quali è quello di colmare, secondo le modalità perverse, il loro vuoto e il loro isolamento esistenziali. Probabilmente una simile esperienza che associa potenza distruttiva (torturare ed uccidere un essere indifeso o comunque reso più debole) e piacere erotico (l’orgasmo raggiunto senza troppi investimenti emotivi) in soggetti già isolati e sganciati dal sociale, ha funzionato come forte sostituto di una vita priva di altri piaceri (la scuola, il lavoro, le amicizie, gli affetti in generale). Ad un certo punto un’esistenza vuota, fredda e solitaria si incontra con una fonte appagante e calda, anche se di breve durata: il gioco è fatto. Lo sviluppo psicologico si blocca; gli Altri, che non sono mai o non sono ancora esistiti come persone esistono però come oggetti, come cose che possono rappresentare, significare quella parte o quelle parti dalle quali è possibile trarre la soddisfazione perversa e distruttiva già altre volte sperimentata. Essi debbono però anche riempire un profondo vuoto esistenziale. E così da un lato cercano il contatto con il corpo della vittima, bevono il suo sangue e sbranano pezzi di carne ancora caldi; dall’altro devono continuare a distruggere per garantirsi questa forma di gratificazione. Infatti la persona e nel caso specifico il bambino sulla quale essi scaricano la loro aggressività distruttiva non è vissuta nella sua globalità e nella sua identità, ma come oggetto parziale, possedere e dominare il quale come “cosa” e non come “persona” e poi eventualmente distruggerlo, dà il massimo di sensazione di onnipotenza, di piacere e il minimo di ansia relazionale. Non importa quindi tanto l’identità sessuale della vittima, quanto la sua funzione in vista dell’ottenimento del piacere sessuale, soprattutto, del perverso sentimento di potere che ipercompensa il loro forte senso di inferiorità. È come se esistessero solo attraverso la morte degli altri; e da essa traggono quel senso di onnipotenza fittizia che compulsivamente cercano e che, paradossalmente, è per loro fonte di vita, di rassicurazione, di serenità, di assenza di conflitti e di confronti interiorizzanti. L’organizzazione della loro personalità si è arrestata a una modalità di relazione con l’oggetto e non è più evoluta. Di conseguenza, si è bloccata ad una fase dello sviluppo in cui il sadismo (mordere, lacerare, controllare, coercire) rappresenta la fondamentale fonte di piacere. In occasione di un’esperienza casuale perversa, ma estremamente gratificante, il piacere sessuale è stato soddisfatto attraverso la sofferenza inferta all’Altro. A questo livello, il binomio “piacere sessuale-violenza” si è fissato e si è strutturato sotto forma di comportamento non più modificabile e non più rinunciabile. (tratto da “Il Pedosadismo. Un silenzioso olocausto?” di Lorena Rota) Washington, 24 febbraio 2010. Centotre bambini sono stati molestati e violentati, nell'arco di dodici anni, da un pediatra del Delaware, Earl Bradley, arrestato con l'accusa di stupro, abusi sessuali su minori e violenze. Il grand Jury della Contea del Sussex ha riscontrato oltre 400 reati a suo carico. Il dottor Bradley, 56 anni, era stato arrestato

già in dicembre, perché sospettato di avere commesso abusi su nove giovani pazienti nel suo studio a Lewes. Ma nel corso delle indagini è emersa l'atroce verità: in 12 anni di carriera, dal 1998 a oggi, le sue vittime sono state oltre un centinaio. Il procuratore che sta continuando a occuparsi del caso non esclude che questa cifra possa ancora lievitare. A inchiodarlo tantissime prove digitali e alcuni video registrati da lui stesso mentre violentava i suoi piccoli pazienti, tutte bambine e un solo maschietto. Secondo gli inquirenti, il suo caso è unico nella storia dello Stato, ma anche uno dei più gravi nella storia degli Stati Uniti. L'intera comunità di Lewes, graziosa cittadina turistica di 3000 anime sulla costa atlantica, è sconvolta. Da anni alcuni genitori avevano manifestato alcuni dubbi sulla correttezza del medico, ma nessuno poteva immaginare che si trattasse di uno stupratore seriale. L'ufficio del procuratore sta indagando ora come mai; nonostante le segnalazioni dei genitori, il Board of Medical Practice, l'organismo americano che ciclicamente autorizza l'abilitazione alla pratica medica, non ha mai fatto alcuna verifica in questi 12 anni. L'ultimo esame il dottor Bradley lo ha superato nel 2005, quando aveva cominciato a commettere violenze sui suoi piccoli pazienti da almeno 7 anni. Il suo avvocato, Eugene Maurer Jr, fa sapere che la linea difensiva punterà sull'instabilità mentale. Tuttavia sarà complicato dimostrare come un malato di mente abbia potuto organizzare in maniera così precisa le riprese video delle sue violenze. Al di là dei risvolti giudiziari, la vicenda ha aperto un dibattito pubblico sullo scarso controllo di molte famiglie americane nei confronti dei loro figli. Nel forum di commenti sul sito della Cnn, molti lettori si chiedono sbigottiti dove fossero i genitori dei bambini mentre il dottore durante le visite abusava di loro. Pediatra pedofilo negli Usa, violentò 103 bimbi Pediatrician Earl Bradley Charged With Molestation of 103 Children ABCnews 23 febbraio 2010 RUSSIAN FLOWER Tutto è partito da una segnalazione di Telefono Arcobaleno, l'associazione di don Fortunato Di Noto, che da Avola, in provincia di Siracusa, da diversi anni segnala alle polizie di tutto il mondo i siti Internet dedicati alla pedofilia. I collaboratori di don Fortunato si sono imbattuti in un sito inquietante, di quelli blindati, dove per accedere sono necessarie password, registrazioni personali e, per i livelli interni, bisogna pagare. Da questo primo indizio, si arriverà nel settembre del 2000 alla scoperta dell'organizzazione russa che gestiva una vera e propria industria della pedofilia. La procura di Torre Annunziata predispone il piano di lavoro con i dirigenti della polizia delle telecomunicazioni dei comandi di Napoli e Roma, nominando come consulente tecnico proprio Don Fortunato. Gli esperti della polizia hanno allestito un sito Internet civetta, come copertura ad una comunità pedo-pornografica virtuale, formata in realtà da poliziotti. Nel frattempo viene coinvolta anche la polizia russa: gli investigatori chiedono di conoscere chi siano i gestori del sito internet individuato da don Fortunato. Ci è voluto un anno e il paziente lavoro dell'Interpol, per ottenere la collaborazione della polizia e del procuratore interregionale di Mosca. Identificati Kuzentofv, Minaev e Ivanov, comincia la ricerca dei canali finanziari attraverso i quali i soldi dei pedofili italiani arrivano a Mosca, e la ricostruzione dell'attività della holding di Kuzentofv. I bonifici bancari necessari ad ottenere i video delle sconvolgenti violenze passano tutti sui canali esteri della Western Union, la cui sede di Bruxelles collabora immediatamente, fornendo i nominativi delle persone che hanno inviato denaro sui conti delle società di Kuzentofv. La magistratura italiana chiede a quella russa di chiudere le società destinatarie delle somme. Ma da Mosca, il procuratore interregionale, risponde con un niet. Motivo del rifiuto: i problemi occupazionali della

devastata ex Unione Sovietica. Sul fronte italiano, gli investigatori cercano di rintracciare le persone che si mettono in contatto dall'Italia con la banda di Kuzentofv. Ma per fare questo sono necessari i numeri di telefono registrati dai server. Una prima richiesta, indirizzata a 22 server individuati come interfaccia con il sito russo, non ha effetto. Molti dei gestori dei server dichiarano di conservare i tabulati soltanto per alcuni giorni. Con un provvedimento, la procura obbliga i tecnici dei server a conservare la documentazione e a trasmetterla agli inquirenti. Con i tabulati dei contatti telefonici viene ricostruita, poco alla volta, la ragnatela dei contatti. Tutti gli acquirenti finiscono per avere un nome e un cognome. Ce ne sono alcuni che dialogano sistematicamente con l'organizzazione in Russia. Chiedono, attraverso un fitto scambio di e-mail, notizie dettagliate sui contenuti dei video, trattano sugli importi. Saranno questi - un funzionario dell'azienda sanitaria di Grosseto, sposato, senza figli, un imprenditore commerciale e un impiegato pubblico di Milano, il primo celibe, il secondo sposato, con due figli, un imprenditore fotografico di Salerno, anche lui sposato e con figli, un commerciante di Vallo della Lucania, sposato, un imprenditore edile di Ancona e uno studente universitario di Venezia - che ricevono sistematicamente i video dal contenuto più efferato (compresi quelli in cui i bambini vengono uccisi), a finire in carcere. Altri 490 ricevono un avviso di garanzia, altri 1690 vengono indagati in tutto il mondo per aver venduto immagini e video attraverso Internet. Dimitri Kuzentofv, arrestato a Mosca per produzione e diffusione di materiale pornografico, viene rimesso in libertà dopo l'amnistia decisa dal parlamento russo per risolvere il problema dell'affollamento delle carceri. Kuzentofv aveva messo in piedi una vera e propria industria della violenza sui bambini che incassava milioni di dollari l'anno. Non faceva fatica né aveva scrupoli quando doveva procurarsi la materia prima. I suoi uomini rapivano i bambini negli orfanotrofi della Russia e del Medio Oriente oppure li strappavano dalle braccia dei genitori o delle baby-sitter durante spettacoli al circo, nei giardini pubblici. Alcuni sarebbero ancora oggi segregati in luoghi che la polizia russa sta tentando di individuare. Li portavano nella villa di Kuzentofv, li violentavano davanti agli obiettivi di telecamere e macchine fotografiche, e poi li uccidevano per accontentare le richieste di acquirenti disposti a sborsare anche duemila dollari - come documentato dai bonifici bancari sui conti di Kuzentofv - in cambio di una serie di snuff movie dove bimbi tra i 2 e i 12 anni vengono violentati fino all'agonia. La foto rubata di un bambino che si misura un vestitino nuovo nello spogliatoio di un grande magazzino vale circa 400 dollari. Di foto del genere la holding ne ha vendute centinaia di migliaia in tutto il mondo. I pedopornografi, i collezionisti di pornografia infantile, immagini come questa le chiamano "snipe", che in codice è la foto più innocente che si possa ottenere. In 19 mesi la polizia ha individuato versamenti di denaro pervenuti sui conti di tre imprenditori russi a capo dell'organizzazione per un ammontare complessivo di 600 milioni di dollari, circa 1.400 miliardi di lire. Dall'indagine è emersa un'inedita mappa dei pedofili in Italia che annovera perfino 18 minorenni. A Torino, Milano, La Spezia, Firenze e Reggio Emilia a chiedere e a pagare centinaia di dollari per immagini pornografiche infantili erano ragazzi tra i quindici e i diciassette anni. I soci d'affari di Kuzentofv erano Dimitri Valeri Ivanov, addetto al settore tecnico ed egli stesso protagonista di centinaia di video, e Andrea Valeri Minaev, ex militare sovietico, ufficialmente proprietario di una società di distribuzione di video, la TimO-Feev Video, in realtà responsabile per la distribuzione del materiale pornografico richiesto via Internet e pagato con bonifici bancari. Minaev aveva inoltre l'incarico di "responsabile del settore 5- 12 anni". In carcere c'è rimasto solo Ivanov poiché anche Minaev ha beneficiato dell'amnistia. Ma non è tutto. Ad ottobre del 2000, Victor Dmitri Kuzentofv torna in rete e dal suo nuovo sito pedofilo lancia una vera e propria sfida agli inquirenti di Torre Annunziata, offrendo - stavolta gratis - una parte di quelle stesse immagini pedopornografiche sequestrate nel corso dell'inchiesta. Ad appena 96 ore dall'emissione del provvedimento restrittivo nei confronti suoi e dei suoi due soci,

Kuzentofv ha allestito un nuovo sito, in cui, dopo una schermata nella quale sono contenute violenti critiche agli investigatori italiani, si annuncia l'intenzione di continuare a distribuire immagini, questa volta gratuitamente. A produrre filmati e CD fotografici, come è specificato nel sito, ora non è più la “Russian Flower 2” (la società individuata nel corso delle indagini) ma la "Lucky Video" (uno dei pm che conduce l'inchiesta è Paolo Fortuna, il riferimento, in inglese è al suo cognome). E la "Lucky Video", si spiega nel sito, è la "fortuna" dei pedofili, perché da questo momento le immagini saranno regalate. Il nuovo sito in appena tre giorni è visitato da 3879 persone, da tutto il mondo. Il sito è agganciato a un server statunitense passando però attraverso un altro server in Russia. Quest'ultimo, sarebbe il server che lavora in esclusiva per una "importante istituzione di Mosca". In particolare, si accede al sito attraverso un hyperlink inserito in un altro sito attivo sul server russo. Complessivamente, sul nuovo sito sono disponibili circa 40 video, per la maggior parte corrispondenti a quelli già venduti in passato e sequestrati in Italia. Ulteriori indagini esaminano anche altri siti individuati e denunciati da don Fortunato Di Noto, sui quali sono state trovate fotografie di circa trenta neonati sottoposti a violenze sessuali. In una pagina web, intitolata "Child Video Internet Shop", sono raccolte inoltre immagini di bambini di età compresa tra i 2 e i 10 anni. Sono disponibili, in totale, 22 pagine, su ognuna delle quali, in media, vi sono 20 immagini. Gli inquirenti esaminano tutte le immagini dei bambini vittime degli abusi nei filmati sequestrati e in quelli resi disponibili in Internet, per cercare di individuare i bimbi che potrebbero essere italiani. In particolare, ve ne sono alcuni che indossano capi d'abbigliamento di marche italiane, in altri casi è possibile sentire in sottofondo musiche italiane tipiche di alcune regioni. Pedofilia, tra Italia e Russia la holding dell'orrore La Repubblica 27 settembre 2000 Tornano in rete le immagini choc La Repubblica 02 ottobre 2000 Ancora abusi sessuali sui bambini, e sempre nella stessa zona, l'opulenta bassa padana, tra Finale Emilia e Mirandola, dove un'inchiesta precedente aveva già scoperto un giro di insospettabili pedofili. A novembre del 1998 sette persone vengono arrestate con l'accusa di violenza, abusi sessuali su minori e pratica di riti satanici, ma la polizia sospetta che il giro sia più ampio, e coinvolga una trentina di persone. Sarebbero dieci le piccole vittime delle violenze sessuali che duravano da oltre due anni, tutti bambini tra i sei e i dieci anni, che sono stati affidati ad altre famiglie. I sette arrestati sono imparentati tra loro, e i piccoli in alcuni casi sono loro figli. Tra loro un settantenne e anche una donna e suo marito, genitori di uno dei bambini violentati. Secondo quanto hanno riferito i dirigenti della squadra mobile di Modena, che insieme agli uomini del commissariato di Mirandola hanno eseguito gli arresti, il nuovo giro di pedofili è stato individuato grazie ai racconti fatti dai bambini ai medici e agli psicologi della Usl di Mirandola. Le piccole vittime, pur non conoscendosi tra loro, hanno raccontato fatti molto simili. E le perizie mediche hanno confermato le versioni dei bambini. «Facevamo le cose che fanno i grandi», ha detto uno dei bambini. I loro racconti hanno svelato uno scenario di orge, violenze sessuali di ogni tipo, riti satanici, messe nere. Il tutto avveniva in case private, ma anche in alcuni cimiteri della zona, attorno alle tombe, con gli adulti spesso travestiti da diavoli. Sembra anche che le orge siano state riprese con una telecamera, molto probabilmente per produrre filmini da mettere nel mercato delle immagini pedopornografiche. La precedente inchiesta aveva scoperto, sempre nella stessa zona, un giro di pedofili che ha portato all’incarcerazione di cinque persone e al sequestro di 240 videocassette pedopornografiche, con scene raccapriccianti che coinvolgevano bambini piccolissimi. L'indagine era partita grazie alla testimonianza di un bimbo di otto anni violentato dal padre e dal fratello e poi ceduto ad altri, in cui erano coinvolti personaggi ritenuti "insospettabili". Poi, alcuni mesi dopo, una

delle persone sospettate, una madre accusata di aver accompagnato la figlia agli incontri con i pedofili, si era suicidata gettandosi dalla finestra della sua casa a Mirandola. Pedofilia e satanismo nell'opulenta bassa padana La Repubblica 12 novembre 1998 ZARA 10 Tre arrestati, otto indagati. 700 cd, 400 floppy e videocassette sequestrate. È il bilancio del cyberblitz (nome in codice “Zara 10”) condotto dalla polizia delle telecomunicazioni del Lazio contro la pedofilia online. A finire nella rete degli agenti sono stati undici insospettabili: un laureando in ingegneria informatica, un antiquario, un commerciante, studenti universitari, disoccupati, tutti accusati di diffusione e scambio di materiale pedopornografico. Il gruppo costituiva una vera e propria organizzazione, dal sud al nord Italia, con ramificazioni all'estero sulle quali stanno indagando anche l'FBI e la polizia tedesca. Il materiale sequestrato è stato definito dal direttore del servizio della polizia postale e delle telecomunicazioni, Domenico Vulpiani, «raccapricciante. materiale inguardabile». Protagonisti delle immagini bambini tra gli 8 e i 12 anni, sottoposti a sevizie e atti sessuali. L'inchiesta, coordinata dalla procura di Roma, è partita dal compartimento della polizia delle telecomunicazioni del Lazio, diretto da Giuseppe Racca: una ventina di agenti, molti dei quali utilizzando dei nickname, nomi di copertura, si sono infiltrati nelle chat spacciandosi per pedofili; superando diffidenze e filtri, hanno avuto accesso alle "room" di conversazione e scambio allestite su diversi canali dove sono entrati in contatto con i vari bobby, fabby, pollo, k-kinder, robert 13 e, dopo mesi, li hanno smascherati. Pedofilia, blitz in tutta Italia ilsole24ore 03 luglio 2001 OPERAZIONE BLASE Ha usato centinaia di "nickname" per agganciare pedofili in rete. Tra quelli andati a buon fine, c'era anche "Blase", che ha permesso al suo possessore, un agente della polizia delle telecomunicazioni di Venezia, di pescare navigatori che si scambiavano immagini pedopornografiche. L'indagine della polizia delle Comunicazioni del Veneto (settore informatico di Venezia) si è conclusa con la denuncia di 21 persone, accusate di detenzione e scambio di materiale pedopornografico in cui si vedono minori, perfino neonati. 19 le perquisizioni domiciliari che hanno riguardato Veneto, Liguria, Puglia, Piemonte, Toscana, Emilia, Sicilia, Lazio, Campania e Basilicata. Le ultime perquisizioni hanno portato al sequestro di 28 personal computer, 690 cd rom, quasi 1200 floppy disk, 115 videocassette, una quarantina di fotografie. Per la prima volta è stata denunciata anche una donna, una casalinga di circa 40 anni della provincia di Roma. La donna ha ammesso le sue responsabilità, ma ha detto di non essere interessata in maniera specifica alle immagini pedofile bensì alla pornografia in genere. Un "vizio" che condivide col marito e che, secondo quanto riferito dalla stessa indagata, li aiuta a risolvere i loro problemi di coppia. Una prima fase dell’operazione prevedeva un intervento "attivo" degli agenti che convincevano i pedofili a scoprirsi; la seconda fase è stata solamente di osservazione: i poliziotti hanno assistito alle chat tra pedofili e hanno individuato i computer. Un'attività senza scopo di lucro, secondo gli investigatori, ma dettata solo da una passione insana. Nella moltitudine dei denunciati c'è di tutto: soprattutto studenti tra i 25 e 28 anni, operai, impiegati, professionisti, dirigenti, perfino elementi dell'esercito e delle forze dell'ordine. Alcuni di questi hanno famiglia, ma i loro congiunti non avevano il più pallido sospetto di questi traffici effettuati col computer di casa. Uno degli indagati è stato raggiunto in vacanza in Calabria dove si era portato il fido computer portatile per continuare le sue

sporche chat, di cui evidentemente non poteva fare a meno. L'impressionante rete di appassionati di questo genere sta convincendo la polizia ad approfondire studi anche psicologici sugli elementi che commettono, spesso senza rendersene conto, tali gravi reati. Uno degli indagati, un trevigiano già denunciato mesi prima, ringraziò la polizia che l'aveva finalmente sottratto a un vizio di cui non riusciva a liberarsi. Scoperta una rete di pedofili al setaccio 10 regioni, 30 indagati La Repubblica 04 dicembre 2001 KIDWRESTLING Si chiamava "Fun Club": era composto da sette persone, di cui due italiane, e si occupava di violenze sessuali ai danni di minori, reclutati tra figli, nipoti, scolari, pazienti. L'associazione a delinquere, sgominata, dopo un anno esatto di indagini, dai Carabinieri del Reparto Operativo di Roma, si era inventata un nuovo “gioco”: il “Kidwrestling”, combattimenti tra bambini nudi, sui quali venivano organizzati giri di scommesse, oltre che session fotografiche. 74 le vittime identificate e rintracciate, tra di loro due minori italiani. Nell'associazione, il compito di reclutare i bambini veniva svolto principalmente da un italiano residente in Lombardia, che aveva reclutato anche la propria figlia di nove anni. Il gruppo operava in Italia, Svizzera, Stati Uniti d'America, Inghilterra, Danimarca. L'operazione, coordinata dal procuratore aggiunto del tribunale di Roma, Maria Cordova, e dai sostituti Antonella Nespola e Nunzia D'Elia, è stata sviluppata in collaborazione con il Customs Service statunitense e con l'Interpol. I pedofili comunicavano tramite internet utilizzando nomi in codice come Orpheus, Zoroaster, Spirit, Herdi, Mawashi, Comodo; violentavano i propri figli e nipoti, ma anche figli di conoscenti e scolari. Tra gli arrestati, C. G., 35 anni, milanese, sarebbe l'autore di numerosi filmati e fotografie con minorenni, è considerato dagli inquirenti il principale promotore dell'associazione. Era l'ideatore anche dei sistemi di protezione del gruppo criminale: criptazione delle conversazioni con altri complici, Pretty Good Privacy e Top Secret Manager. Tra i complici, D. P., 31 anni, S. M., 27, fiorentino, G. G., 30, studente milanese, Stefy, una ragazza 30enne di Padova. Con questi ultimi quattro, in particolare, C. G. aveva dato vita a un'altra associazione segreta, il "Gruppo G6", con base a Roma, in un locale notturno del centro, particolarmente attiva nella produzione e della distribuzione fra i complici di fotografie e filmati di minori. Costringevano bimbi a lottare nudi, arrestati Corriere della Sera 24 luglio 2003 Il patrigno abusava del figlio della compagna, un bambino di otto anni. E invitava a farlo anche due marocchini. Spesso restava a guardare. La madre, che in un primo tempo, aveva resistito, per mesi ha poi lasciato fare. E ha preso parte a quei rapporti sessuali. I tre uomini sono stati arrestati. La donna è stata denunciata a piede libero. È accaduto a Roma: l'operazione della squadra mobile ha messo fine a tre anni di violenze continue subite dal bambino che è riuscito a raccontare a una psicologa tutto quello che ha passato. Il bimbo è stato affidato alle cure di assistenti sociali. Tutto è iniziato quando, una sera, il bambino in lacrime ha bussato a casa di una vicina, chiedendo aiuto e raccontando che la mamma veniva continuamente picchiata dal "patrigno". La vicina ha chiamato immediatamente i carabinieri, che sono accorsi sul posto trovando effettivamente la madre ricoperta di lividi. Per l'uomo scatta un provvedimento di interdizione per impedirgli di frequentare la casa della donna e del bambino. Ma il divieto viene violato con il consenso della mamma. A questo punto interviene il tribunale dei minori che affida il piccolo ad una casa famiglia. Lì viene visitato da un gruppo di psicologhe a cui, piano piano, inizia a raccontare. A quel punto parte immediatamente una terapia d'urgenza che fa emergere il

drammatico quadro familiare dove è vissuto il bambino: il piccolo per almeno tre anni è stato costretto sia con minacce sia attraverso la promessa di compensi (poche decine di euro) a sottomettersi agli abusi sessuali di più persone e ad assistere anche alle orge della madre, o ai rapporti sessuali con il convivente o, ancora, a film pornografici. Se si rifiutava, il patrigno lo costringeva a guardare film dell'orrore e poi lo rinchiudeva in una stanza al buio. Alla donna, denunciata a piede libero, al suo convivente (di 30 anni) e ai due marocchini (di 20 e 49 anni) - tratti in arresto - è stato contestato anche il reato di corruzione di minori, oltre a quelli di violenza sessuale di gruppo e sfruttamento della prostituzione minorile. Violentato per anni dal patrigno con la complicità della madre La Repubblica 27 aprile 2004 Violentavano le figlie di appena 10 anni, le vendevano agli amici, le scambiavano tra di loro. Un mercato durato anni, nascosto dall'omertà dei genitori e dal timore delle bambine. In galera sono finiti in sette, genitori e clienti. Sono accusati di violenza sessuale aggravata e sfruttamento della prostituzione. Abusavano di loro in un casolare degli orrori alla periferia di Brescia. «Non hanno scuse», ha detto il Tribunale del riesame che ha confermato l'ordinanza di arresto. La storia di abusi e violenze l'ha raccontata per prima una delle vittime. Aveva dieci anni e frequentava la quarta elementare quando si è confidata con la maestra. «Notavo che la piccola aveva comportamenti strani», ricorda l'insegnante, «non seguiva le lezioni e con i compagni di classe mostrava atteggiamenti che non erano propri della sua età. Gli psicologi li definiscono comportamenti sessualizzati». L'indagine, durata un anno e mezzo, ha ricostruito, pezzo per pezzo, intrecci e patologie, fino a raggiungere la terribile certezza che la confessione della bambina era tutta vera, che, anzi, le vittime erano due, lei e la figlia di un'altra coppia che abita in città. «Fin dai primi sospetti - ha detto il capo della Mobile di Brescia Carmine Grassi - il giudice ha preferito allontanare la bambina dalla sua famiglia: non potevamo rischiare che i genitori abusassero ancora di lei. Abbiamo scoperto una storia triste, fatta di violenza subite e praticate». Il riferimento è al padre di una delle due bambine, che è stato violentato da un parente quando era ancora un ragazzino. «Non so se è un'attenuante», ha detto il funzionario di Polizia, «ma non è inusuale che chi è violentato finisce per violentare». 6-9-2005 BABY MARKET Nel mese di ottobre del 2004, a Brasilia, la polizia ha smantellato un'organizzazione che si occupava di turismo sessuale tra Europa e Brasile, con a capo un uomo d'affari tedesco. Il tutto avveniva tramite Internet, dove i clienti sceglievano le caratteristiche delle minorenni da incontrare, indicando età, altezza, colore, peso, per un tour sessuale nelle favelas brasiliane al costo totale di circa 3mila euro. L'organizzazione forniva teenagers anche per il florido mercato della prostituzione europea. La polizia, che ha fatto irruzione nel quartier generale brasiliano a Fortaleza, ha arrestato tre tedeschi, quattro turisti italiani e 5 impiegati brasiliani. Si stima che in Brasile almeno 500 mila bambini sono “merce” per pedofili e turisti sessuali, specie nel nord del paese dove le condizioni di povertà sono sempre più estreme. I collegamenti venuti fuori tra affaristi, polizia, autorità giudiziarie e religiose, mostrano una volta ancora di più come la corruzione sia totale dilagante in Brasile (e non solo). A farne le spese sono i bambini, offerti come merce umana dalle stesse madri che non hanno altro modo per sopravvivere.

Child Sex Tourism in Brazil - The Fight Against Child Sex Tourism La tratta degli esseri umani, compresa quella dei bambini, configura un «reato contro la persona e contro l'umanità». È un nuovo mercato criminale mondiale che consiste nel reclutamento, nell'illecito trasferimento e nella successiva introduzione, per fini di lucro, di una o più persone da uno Stato ad un altro o anche all'interno dello stesso Stato, ad opera di organizzazioni criminali transnazionali che agiscono d'accordo con organizzazioni criminali esistenti nei paesi di transito e di destinazione finale. E che per poter agire stabiliscono contatti anche con le istituzioni. Al trasferimento segue lo «sfruttamento sessuale o sul lavoro» delle donne e dei bambini attraverso la violenza, l'inganno, il ricatto o l'abuso di potere o la concessione di somme di denaro per ottenere il consenso della persona che abbia autorità sui minori o sulle donne. Vittime di questo mercato sono diversi milioni di donne e bambini. Private della loro dignità personale e della loro libertà di azione e di movimento, le vittime sono ridotte a merce in condizioni disumane di schiavitù, in forza della quale si crea un asservimento del trafficato verso l'organizzazione criminale, spesso a causa del debito contratto dal trafficato per il trasporto dal paese di origine a quello di destinazione. Ad oggi non si dispone di dati precisi ed univoci sul mercato nero dei minori destinati allo sfruttamento sessuale, poiché le stime eseguite dalle Organizzazioni non governative e dalle Nazioni Unite non offrono valori affidabili. Il fenomeno è sicuramente globale e in vertiginosa crescita poiché sfrutta le potenzialità di Internet ed è strettamente collegato all'aumento della povertà e delle gravi condizioni di miseria in cui versa la maggior parte della popolazione mondiale. Le Nazioni Unite hanno stimato, nel 2003, che il numero dei bambini trafficati ogni anno nel mondo si aggira intorno ad 1,2 milioni di individui. Un milione di bambini cioè entrano nel giro della prostituzione ogni anno. Oltre l'80% del traffico di esseri umani provenienti dall'Albania consiste in ragazze minorenni. Circa 200 mila bambini vengono trafficati ogni anno nell'Africa Occidentale e centrale (dati Unicef End Child Exploitation, sempre al 2003). Secondo l'Unicef, circa un terzo del traffico globale di donne e bambini avviene all'interno dell'Asia sud-orientale. Le Organizzazioni non governative stimano in due milioni l'anno il numero dei bambini vittime del traffico per fini sessuali nel mondo intero. Secondo il World Social Forum, ogni giorno 3000, tra donne e bambini al mondo, vengono coinvolte nel traffico. L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) stima a 120 milioni il numero di bambini tra i 5 e i 14 anni costretti a forme di lavoro forzato e di sfruttamento sessuale; l'OIL denuncia sistemi di commercio di minori gestiti da organizzazioni criminali internazionali. Il traffico di bambini è preso in esame dal protocollo delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione della tratta delle donne e dei bambini, che integra la convenzione delle Nazioni stesse del 15 dicembre 2000 sulla criminalità organizzata stipulata a Palermo. Con tale protocollo ogni Stato si impegna a dare assistenza alle vittime della tratta, difendendole dalle minacce degli autori del traffico e provvedendo al loro recupero fisico, psicologico e sociale, con la collaborazione delle organizzazioni statali e non governative. In particolare, si invitano gli Stati a dare ai minori oggetti del turpe traffico alloggio adeguato, informazione sui diritti, assistenza medica, sociale e materiale, opportunità di impiego, educazione e formazione. Il protocollo stabilisce che il consenso dato dalla vittima della tratta ad ogni forma di sfruttamento non vale ad escludere il crimine in danno dei minori. U.S. Plans Effort at U.N. to End Child Sex Trafficking UNICEF: Child sex trafficking must end World Social Forum, Violence Against Women: The "Other World" Must Act

Child Sex Trafficking Convention on Transnational Organized Crime LA MALA EDUCACION Il traffico di bambini è alimentato da diversi fattori: lo scopo di lucro dei trafficanti, la povertà delle famiglie, la fragilità dei bambini, la corruzione delle autorità, la mancanza di leggi adeguate, l'inerzia dei paesi dell'Europa e l'indifferenza della pubblica opinione e dei mass-media. Un fattore decisivo del traffico è la crescente domanda di sesso minorile da parte dell'enorme popolo di “consumatori” europei, tra cui, ricordiamolo, figurano molti stimati professionisti del mondo della finanza, della politica, delle istituzioni, della cultura e della società civile, e perfino di quella religiosa, che chiedono di fruire delle prestazioni sessuali di fanciulli sempre più giovani, offrendo in cambio denaro alle famiglie ed ai trafficanti. E come l'aumento della domanda di droga provoca un aumento del traffico, così l'aumento vergognoso della richiesta di minori provoca l'incremento del traffico di minori. In esso sono coinvolti reclutatori, agenti corrotti, autisti di Tir, mafie di vario tipo e il popolo sempre più crescente dei pedofili. Il listino dei prezzi di questo turpe commercio segue le regole del mercato: 50 mila euro per un neonato maschio in buona salute, 30 mila euro per un fegato da trapiantare. Un miliardo e duecento milioni di euro è il giro di affari l'anno. Secondo l'Unicef, il fenomeno dilaga nel cuore dell'Europa. Il teatro della vergogna è in una zona tra la Baviera, la Turingia, la Sassonia e la Repubblica Ceca. Migliaia di bambini vengono portati a prostituirsi in quell'area dall'intera Europa dell'Est per 24 ore su 24. I turpi pedofili vengono dalla Germania e dalla Repubblica Ceca. I bambini per rendere al meglio vengono indotti al consumo di alcool e di droghe pesanti, e spesso vengono ripresi in video mentre i clienti abusano sessualmente di loro. Nei casi peggiori, vengono prima torturati e poi uccisi. Le conseguenze di queste esperienze ripugnanti sono suicidi, violenze, e le malattie veneree. Tutto questo si svolge con la complicità delle autorità locali corrotte, che per difendersi accusano i bambini di essere consenzienti, colpevoli di offrirsi per guadagnare soldi. Il consenso dei bambini dunque giustificherebbe questo orrendo commercio. I guadagni dei trafficanti sono investiti per finanziare il traffico di armi, di droga, di visti d'ingresso, la prostituzione e per pagare le famiglie dei bambini sfruttati. Un'inchiesta dei giudici italiani ha provato un traffico di immagini di violenza sui bambini diffuse in tutto il mondo dalla mafia russa. Altra inchiesta della Direzione Nazione Antimafia riguarda bambini venduti non dichiarati alla nascita e scomparsi misteriosamente, probabilmente vittime di un traffico internazionale di organi. In tutti gli ordinamenti giuridici democratici vige il principio di legalità: nessuno può essere punito per un fatto che non sia previsto dalla legge come reato. “Nullum crimen sine lege”, dicevano i romani. Il traffico di minori sfugge alla sanzione penale perché si svolge con modalità e con azioni che in molti Stati non sono previsti come delitti. A livello regionale, nazionale e internazionale esistono numerose leggi e convenzioni che proteggono i diritti dei bambini. Tuttavia, esiste un divario tra il linguaggio energico delle convenzioni internazionali e la debolezza della loro applicazione nella realtà. In molti casi, i fatti di sfruttamento sono vietati dalla legge ma la debolezza del sistema di repressione lascia impuniti i responsabili. La conseguenza è l'impunità quasi assoluta dei trafficanti e dei pedofili. Con l'ulteriore conseguenza della ripetizione e della diffusione del fenomeno anche per l'indifferenza della pubblica opinione che è totalmente disinformata sull'argomento. Dato che i massmedia sono più propensi ad insabbiare gli scandali in cui siano coinvolti personalità di spicco. Il “consenso” dei bambini e quello delle loro famiglie diventa dunque un alibi salvifico per i trafficanti. Ad esempio, la Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 1989 articolo 10 - e molte leggi nazionali considerano il consenso del fanciullo o dei genitori

come una condizione che legittima il trasferimento del bambino da uno Stato all'altro. Si tratta evidentemente di un'aberrazione. Si dimentica che lo spostamento del bambino è il primo passo del traffico e che il consenso del bambino e quello delle famiglie povere è viziato dalla mancanza di maturità del fanciullo o dallo stato di necessità delle famiglie. Questa prassi agevola il traffico di minori da parte di trafficanti che riescono a «convincere» facilmente i bambini e a corrompere le famiglie povere. Affidare a un bambino o alla sua famiglia il potere di decidere il trasferimento da uno Stato all'altro significa ignorare la realtà del traffico. Che si serve di tutti i mezzi, comprese le adozioni internazionali. Non è possibile consentire ad un bimbo di essere sfruttato. Un altro punto critico della legislazione in Europa riguarda la prostituzione minorile, la pornografia minorile e il turismo sessuale in danno di minori. Fenomeni sempre più diffusi in tutto il mondo e spesso impuniti nei paesi dell'Asia e dell'Africa, ma anche in Europa. La legge italiana prevede sanzioni molto severe contro gli italiani che commettono all'estero questi reati, anche quando tali reati non sono puniti all'estero. Ma in molti paesi questi fatti non sono puniti. E ricordiamo che la pornografia, ovvero il commercio di prodotti pornografici vietati ai minori, è legale in tutto il mondo, compresa l'Italia. UNICEF - La Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia CYBER-MARKET Su Internet esiste un grande “baby-cibermarket” che commercia cassette porno in cui bambine e bambini vengono stuprati, torturati e uccisi. Tutto questo, nell'indifferenza generale. Si tratta di delitti gravissimi puniti in Italia dal codice penale (articolo 600 ter) che sanziona le esibizioni pornografiche di minori diffusi con qualsiasi mezzo, anche per via telematica. Norme analoghe mancano in altri paesi, dove il cibermarket viene permesso e protetto. Secondo uno studio presentato dall'autorevole osservatorio dello Yankee Group, una società di “consulenza network”, l’industria del porno sta spingendo verso l'accesso a contenuti a luci rosse accessibili attraverso i “fotofonini”, i telefoni cellulari che consentono di accedere a contenuti video. Una esplosione che secondo lo Yankee Group porterà il mercato mondiale dei contenuti wireless per adulti a quota un miliardo di dollari, una cifra dieci volte superiore a quella di oggi. Già attualmente, in un mercato che stenta a decollare, si stima che metà dei contenuti a pagamento diffusi via cellulare siano appunto di natura porno. Secondo lo Yankee Group, lo sviluppo di filtri ad hoc per i minori, come quelli attivati già da Vodafone UK, associato ad un sistema di tariffazione dedicato, potrà spingere moltissimi utenti mobili ad accedere col proprio telefonino a contenuti a luci rosse, e a pagare con lo stesso mezzo. In Europa la diffusione del “mobile porn” sarà altrettanto rapida e, anzi, le attuali modalità di fruizione dei fin qui poco utilizzati servizi Premium renderanno agli operatori la vita più semplice che altrove. Va detto che il porno è da sempre un traino per le nuove tecnologie. Proprio dal mondo a luci rosse, infatti, sono venute negli anni le migliori soluzioni per la trasmissione di video su Internet, e in quell'ambiente sono state sviluppate le tecnologie di compressione che hanno consentito agli industriali di settore di vedere crescere i propri fatturati anche in un'epoca in cui la banda larga era assai poco diffusa. Che ora i telefonini più evoluti costituiscano la nuova frontiera del porno, è del tutto naturale per la mentalità dei tecno-pornocrati e tutti i loro affiliati. Tutto questo non farà altro che facilitare e incrementare il “baby-cybermarket”. Al momento, né la polizia né la giustizia sono efficaci nella repressione del traffico dei minori perché manca un coordinamento tra inquirenti di vari paesi e perché gli episodi di violenza sono tenuti nascosti (spesso perché gli inquirenti stessi sono coinvolti). Eppure, nonostante la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo stabilisce che il fanciullo, a causa della mancanza di maturità fisica ed intellettuale, necessita di una

protezione legale appropriata, in molti processi di violenza sessuale i bambini sono privi di qualunque assistenza legale per l'assenza delle famiglie mentre gli autori dei delitti fruiscono di legali di grande livello. Questa situazione immorale favorisce il traffico. Sarà il porno a trainare il wireless PI 27 ottobre 2004 TURISMO SESSUALE Ogni anno oltre 250.000 pedofili si spostano dai paesi ricchi dell'Occidente e dell'Asia industrializzata verso l'Asia sud-orientale, l'Africa, il Brasile, il Nord America, l'Australia e l'Europa a caccia di minorenni. L'offerta è ampia: nonostante la mancanza di dati statistici precisi, si ritiene che due milioni (qualcuno ne indica addirittura dieci) di ragazzi con meno di 16 anni popolino le strade e i bordelli di un mercato planetario. Sullo sfondo, la simbiosi tra la pedofilia e il crimine organizzato, che gode di un giro di affari dai 5 ai 7 miliardi di dollari l'anno. «La differenza tra il pedofilo e il violentatore corrisponde a quella tra proporre e imporre», teorizzava nel 1996 William Andraghetti, 40 anni, operatore turistico bolognese e pedofilo dichiarato, «il pedofilo propone un rapporto ad un minore, che può accettare o rifiutare, mentre il violentatore si prende comunque il piacere con la forza». Cinque anni dopo, dal palco del Congresso di Stoccolma, una ragazzina filippina spiegò: «Qui nelle Filippine la situazione è tale che per sopravvivere occorre prostituirsi. E questi bambini ne hanno bisogno, perché le famiglie non possono mantenerli. Ecco perché vanno con i turisti». Poco prima Fili, vissuta fin da piccola per le strade di una cittadina brasiliana, aveva raccontato: «I clienti che hanno avuto rapporti sessuali con me mi hanno trattata tanto male che se avessi avuto una pistola li avrei uccisi. Una notte non riuscivo a dormire, sentivo gridare una ragazza, aveva 16 anni, stava vicino al mio bordello… A un certo punto la sentii gridare forte, come avessero colpito una parte molto sensibile del suo corpo… poi ci fu il silenzio, pensai che l'avessero colpita di nuovo. Al mattino dopo la ragazza morì» (da “L'Arcipelago della Vergogna” di Piero Monni). A Bangkok, l'85% delle prostitute bambine ha segni evidenti di maltrattamenti, come bruciature di sigarette, fratture, tracce di lacerazione, inflitte sia dai tenutari sia dai clienti. Più dell’88%, tra gli 8 e i 16 anni, ha una malattia sessualmente trasmissibile. E l'incubo può anche cominciare a 6 anni. Non esiste alcun bambino che entri coscientemente o liberamente nel commercio della prostituzione. Per attirare quelli che vivono sulle strade al pedofilo basta un dollaro; per altri è sufficiente un regalo alla famiglia, un televisore, un ventilatore. Per il reclutamento nei bordelli, poi, vale qualsiasi espediente, anche avere una relazione amorosa con la vittima e quindi venderla. O comprare la bambina direttamente dalla famiglia. A Bali agisce il racket australiano della pedofilia: ricorre anche a finte adozioni di bambini da famiglie poverissime, per poi sottoporli ad abusi sessuali. E un nutrito gruppo di australiani residenti nell'isola organizza tour incentrati sul sesso con i minori, al punto che Bali è stata identificata come rifugio sicuro per i pedofili con un numero crescente di “clienti”, indipendenti e organizzati, che visitano l'isola o vi si insediano con il solo fine di abusare di bambini. A metà degli anni ’90, Luisa Eluf, segretaria nazionale dei diritti di cittadinanza del ministero Federale di Giustizia del Brasile, lanciò un’accusa: «Il Brasile è responsabile per la situazione allarmante della prostituzione infantile, perché vende sesso all'estero. L'immagine del paese viene commercializzata attraverso le agenzie di turismo internazionale; i turisti accorrono alla ricerca del sesso facile». Non lontano da Brasilia c'era una casa specializzata nel commercio di imeni, che nella regione viene chiamato “sigillo”. La maggior parte delle prostitute reclutate erano bambine. Il motivo è elementare: a diciotto anni una prostituta è finita, consumata dalle malattie. Maria Luíza Pinheiro, psicologa del Centro Brasiliano per l'Infanzia e l'Adolescenza, ha riferito di una battuta comune tra gli estimatori di bambine: «Ha passato i 15 chili, è pronta». Le cronache di

quel tempo ci rimandarono anche l'orrore di “Casa di Dalva”, un edificio di circa duecento metri quadrati a 10 km da Imperatrizin, cittadina non lontano da Brasilia. In quella casa si tenevano aste di bambine vergini. Venivano organizzate da Maria Dalva Bandeira, una ex professoressa. Quando arrivava una bambina “sigillata”, veniva fatto un annuncio in città: chi pagava di più comprava il diritto di essere il primo. Gli uomini si accalcavano nella sala, Dalva presentava la bambina ben vestita, truccata e con i capelli ben pettinati. A quel punto cominciavano le offerte. L'attività continuò fiorente fino al giorno in cui accadde che la vergine era la figlia di un sergente riformato della Polizia Militare. Infuriato, pretese un'azione immediata della polizia. Secondo l'ECPAT (End Child Prostitution, Pornography And Trafficking), rete internazionale di organizzazioni che operano per eliminare la prostituzione e la pornografia infantili e il traffico di minori a scopo sessuale, le origini della prostituzione minorile legata al turismo sono da ricercare nelle licenze-premio concesse ai soldati americani in Thailandia durante la guerra del Vietnam, e nella loro permanenza nelle basi USA nelle Filippine. Alla fine del conflitto vi fu un improvviso arresto del flusso di turisti-clienti e questi paesi si organizzarono per aumentare il turismo “civile”, ma la presenza di così tante prostitute, di qualsiasi età e sesso, disoccupate (circa 500.000 nella sola Thailandia) fu determinante. Seguirono poi altri paesi come l'Indonesia, lo Sri Lanka, il Pakistan, l'India, la Cina, il Nepal e più recentemente il Brasile, Cuba, Santo Domingo, la Polinesia e altri paesi caraibici. Partendo dagli anni ‘70 e ‘80, i pedofili stranieri iniziarono a considerare questi paesi come il “paradiso” che avevano sempre cercato. Comunità di pedofili organizzarono piccoli centri tranquilli e riservati sparsi nei vari paesi in cui gruppi di turisti potevano dedicarsi in tutta riservatezza alle loro attività, spesso con la complicità e la protezione delle autorità locali. Persone che durante l'anno sono perfettamente inserite in un contesto sociale ordinario e che cercano la trasgressione al di fuori dei confini nazionali durante il periodo di vacanza. Si comportano in questo modo primi fra tutti i tedeschi, seguono gli italiani, quindi i francesi. A conferma di come queste depravazioni stiano allargandosi a macchia d'olio sull'intero tessuto sociale, colpendo anche quelle istituzioni preposte a proteggerci proprio da tali fenomeni, come la scuola e la religione, esemplare è il caso scoppiato in Italia a Brescia, che vede coinvolte una scuola materna e due maestre d'asilo, di 52 e 50 anni, accusate di pedofilia, in particolare di aver agito da intermediarie tra uomini governati da istinti inconfessabili e i bambini che loro avevano in custodia. Sono stati i bambini stessi a raccontarlo. Prima ai genitori, poi ai magistrati sotto il controllo costante degli psicologi. Nell'inchiesta sono indagate altre dieci persone per le quali non è stato ancora decisa l'archiviazione o il rinvio a giudizio: altre quattro maestre, tre bidelli e tre sacerdoti. Le maestre avrebbero usato la loro autorità su bambini piccolissimi, dai 3 ai 5 anni, per portarli in alcuni locali con la scusa di farli divertire a feste mascherate. E lì i piccoli avrebbero subito violenze ripetute e continuate da parte di adulti. E sarebbe solo la punta di un iceberg che comprende una grande rete criminale pedofila che ha un nodo a Brescia. Le due insegnanti, attualmente sotto processo, a quanto pare sono coinvolte anche in un caso analogo accaduto nella scuola dove lavoravano precedentemente. Recidive, per di più. Il caso è balzato agli onori della cronaca quando due dei parroci coinvolti hanno ricevuto l'avviso di garanzia. «Non voglio essere ricordato come un prete pedofilo, perché non lo sono», diceva il parroco di San Faustino, invocando «una giustizia con le lettere maiuscole che a Brescia spero sia ancora di casa». La curia si è espressa ufficialmente una volta sola, ma in modo preciso e inequivocabile. Il vescovo, monsignor Sanguineti, ha respinto la richiesta di dimissioni dei tre sacerdoti e di altri che avevano fatto la stessa cosa per solidarietà verso gli indagati. Si incoraggia “l'accertamento della

verità”, ma nella sostanza la Chiesa difende i suoi preti. «Pur nella massima comprensione per la grande sofferenza che affligge queste persone (le famiglie e i bambini, ndr), il vescovo desidera comunicare alla vostra comunità parrocchiale la sua personale certezza morale relativamente all'innocenza dei suoi sacerdoti e pertanto li riconferma nel loro incarico, accompagnandoli con la sua paterna vicinanza». Che faccia tosta. Come se la pedofilia all'interno della curia fosse una scoperta recente. Il Papa in persona, dopo le circa duemila denunce che la Chiesa si è beccata negli ultimi dieci anni per abusi sessuali su minori da parte di ecclesiastici, ha fatto un appello pubblico contro le “peggiori manifestazioni del maligno” annidate all'interno della Chiesa stessa. (Pubblicato su Ecplanet 22 marzo 2005) Brazil Child Prostitution Maestre, preti e pedofilia Repubblica 18 ottobre 2004 PI: Volano gli abusi pedofili in rete 02 marzo 2005 GUIDA PER VIAGGIATORI PEDOFILI Il 25 novembre 2005, BBC Radio 4 ha dato notizia della presenza, sul sito britannico di Amazon, il più grande venditore di libri via Internet, di una guida per pedofili, al prezzo di 60 sterline, contenente indirizzi, contatti e suggerimenti, riferiti ad oltre 20 Paesi. Interpellata dalla BBC, Amazon ha affermato: “A nostra conoscenza, il titolo in questione non è vietato, anche se non viene più stampato dal 1997 ed è offerto solo da terze parti venditrici. Se un libro non è vietato, Amazon immagazzina il titolo, dal momento che non crediamo di avere il diritto di agire come censori. Tuttavia, questo non significa che approviamo il suo contenuto”. La notizia è stata rilanciata, con un estratto della trasmissione, dal Business & Human Rights Resource Centre. La trasmissione, riascoltabile dal sito della BBC, conteneva un’intervista a Christine Beddoe, direttrice dell’ECPAT UK, che ha affermato: “Interrogheremo Amazon, in relazione a questo tipo di materiale, sulla sua attitudine alla responsabilità sociale”. (Pubblicato su Ecplanet 16-12-2005) YouTube - Boycott Amazon - Amazon Sells Pro-Pedophile Books Aumentano i pedofili “a viso aperto” che abusano di bambini (anche di donne); si diffonde l' “infantofilia”, che significa preferenza per bambini di tenerissima età (da pochi giorni a due anni); aumentano in rete i canali di promozione della pedofilia. Sono alcune delle inquietanti “nuove emergenze” legate al fenomeno della pedofilia e pedopornografia presentate nel Rapporto 2005 della Associazione Meter di Don Ferdinando Di Noto, che verrà presentato il 30 gennaio, durante l’apertura dello Sportello Meter di Piazza Armerina (il secondo nell’anno 2005). Sono state 9.044 le segnalazioni complessive di siti pedofili e pedopornografici dell’associazione Meter: 3.672 i siti formalmente denunciati al Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, di cui 21 con riferimenti italiani; 5.342 i siti segnalati alle polizie europee e internazionali, per siti registrati in Usa, Russia, Brasile, Spagna, Australia, Francia, Polonia, Iran, Iraq, Giappone, Italia, Germania, Inghilterra, Repubblica Ceca, Romania, Nigeria, Israele. «La pedofilia e la pedopornografia - è il grido d’allarme di don Di Noto - hanno avuto un amento

esponenziale nell’anno 2005, il ché richiede una nuova e rinnovata strategia di prevenzione e di contrasto», perché «l’impunibilità favorisce la normalizzazione». (Pubblicato su Ecplanet 05-02-2006) Rapporto METER 2005 Il mercato della pedopornografia si evolve e utilizza forme sempre più nuove e tecnologiche: tra spam, file sharing, sms, chat, i potenziali “orchi” hanno a disposizione un numero sempre maggiore di possibilità di adescamento, e ora il web fa capolino anche nel fenomeno della prostituzione minorile. L'allarme è di Save the Children, che nel terzo Rapporto di “Stop-It” sulla pedopornografia online registra un aumento dell'utilizzo delle nuove tecnologie. Sono state 3.106 le segnalazioni di materiale pedo-pornografico inviate a “Stop-It” fra il 2004 e il 2005 (da ottobre a settembre): il 66% di esse riguarda siti Internet, il 20% spamming e email non richieste, il 10% peer to peer, cioè lo scambio di materiale pedo-pornografico, il 2% chat, l'1% newsgroup. Rispetto al precedente rapporto (2003/2004), il numero complessivo di segnalazioni risulta in crescita del 10%. Per quanto riguarda invece le tendenze del fenomeno, il dato più significativo consiste nell'aumento esponenziale del file sharing, pari all'85,4% in più nel 2005 rispetto all'anno precedente (306 le segnalazioni dell'ultimo anno di attività di “Stop-It”, contro 165 dell'anno precedente). Molto sensibile anche la crescita del numero di segnalazioni di email “indesiderate”» contenenti materiale pedopornografico o con link a siti pedopornografici, quasi raddoppiate (+ 47,4% pari a 631 contro 428); questo sistema, tra l'altro, permette di nascondere il mittente rispetto a un sito online, più visibile ed esposto alle attività investigative delle forze dell'ordine. Il ruolo della rete, però, non si esaurisce qui. Save the Children ha raccolto una serie di testimonianze sull'utilizzo di Internet come canale di adescamento e intermediazione anche nel fenomeno della prostituzione giovanile straniera. Le informazioni sono emerse nell'ambito di un progetto per la prevenzione della devianza e il reinserimento sociale di minori stranieri sottoposti a procedimento penale nella città di Roma: gli operatori di strada del progetto hanno rilevato un mercato di prostituzione maschile e femminile che coinvolge anche ragazzi minorenni di origine rumena. Il meccanismo è questo: una coppia di partner, maschio e femmina, dediti alla prostituzione di strada, decide di ampliare il proprio giro di affari; utilizzando una webcam e un computer collegato con Internet riesce a contattare alcuni possibili clienti. Dopo il primo contatto visivo via Internet, si organizza un appuntamento nell'appartamento della coppia. In seguito la coppia allarga il proprio business, cercando di agganciare e coinvolgere nel giro di prostituzione anche ragazzi e ragazze minorenni, segnalati spesso da amici o addirittura da familiari. In alcuni casi, il successo dell'iniziativa consente l'avvio di un meccanismo di migrazione a scopo sessuale: la coppia mette quindi a disposizione la strumentazione Internet e una stanza riservata, contando su una percentuale degli incassi. Il fenomeno, avverte l'organizzazione, è ancora poco diffuso in Italia, ma desta comunque preoccupazione perché fa sì che la prostituzione minorile sia sempre più sommersa, rendendo molto difficile intervenire. (Pubblicato su Ecplanet 26 marzo 2006) Save the Children - Stop-it Il PARTITO DEI PEDOFILI

«Dobbiamo combattere contro la nostra immagine negativa rappresentata nei media». E ancora: «Chi ama una bambina non è un uomo pervertito che vuole fare della pornografia minorile, ma un uomo che tiene una bimba tra le sue braccia e la fa sentire felice e speciale». Sono alcune delle deliranti frasi pubblicate su PIT (Paedophilic Ideological Terrorism), un blog aperto da un pedofilo, Nihil_Aeturnius, che sulla Rete si presenta come «uno che si sente a Cheng Du, anche se vivo in America. Perché? Semplice: il mio corpo è in America - scrive - nell'età contemporanea, ma il mio cuore si trova nella gloria antica e la grandezza di Shu Han». E spiega: «Ho dato al blog il nome di terrorismo per combattere i tabù della società». Poi aggiunge: «Ho pensato fosse provocatorio collegare i due grandi mali della nostra società - pedofilia e terrorismo. Ho uno strano senso dell’umorismo». Il procuratore Diego Marmo non esita a definirlo "il partito dei pedofili". Da Napoli, dove coordina il versante italiano dell'operazione “Cathedral”, volta a colpire la pedofilia via Internet, il procuratore lancia l'allarme: «La pedofilia è molto più estesa di quanto sia uscito fuori finora. Le stesse famiglie si chiudono a riccio e non denunciano il fenomeno». Il fatto più pericoloso per Marmo è che in questa vicenda «entrano personaggi con un'alta collocazione sociale e con una cultura medio alta». «Molte persone coinvolte nell'inchiesta», conferma il pm Paola Mastroberardino, «aderiscono al Fronte Pedofilo Internazionale danese, ritengono liberticida la nuova legge antipedofilia, predicano l'ideologia del perfetto pedofilo, e cioè, il riconoscimento della sua liceità». Secondo gli inquirenti nell'organizzazione esiste anche un divieto espresso di non trasmettere immagini raccapriccianti e materiale cruento. «Ma a dispetto del “ruolo gentile”, regola alla quale il club si è sottoposto», spiegano gli inquirenti, «esiste materiale cruento e masochista». L'operazione "Cathedral", avviata contemporaneamente in Gran Bretagna e in molti paesi europei, si è conclusa a settembre del 1998: tre persone arrestate, cinque denunciate, 15 perquisizioni effettuate tra Roma, Napoli, Catanzaro, Firenze e altre città italiane; 30 computer, otto hard disk, 2600 floppy-disk, 440 videocassette Vhs e migliaia di fotografie ritraenti bimbi nudi, ma anche immagini - queste tutte provenienti dall'estero - di bambini seviziati e uccisi. «Il contenuto fa venire il voltastomaco a qualsiasi persona normale. È veramente disgustoso», ha detto il detective John Stewardson. L'indagine ha consentito di individuare una vera e propria rete italiana collegata via Internet con la Gran Bretagna che aveva il punto di riferimento negli Usa, in California. I tre italiani arrestati erano i "capofila" e i referenti nazionali della rete pedofila che aveva ramificazioni di Austria, Finlandia, Belgio, Gran Bretagna, Russia, Francia e altre nazioni europee. Secondo l'accusa, il coordinatore della rete italiana era il fisico nucleare napoletano Enrico De Marinis. Le foto scattate e inviate in rete venivano realizzate, secondo quanto accertato dalle indagini, anche usando, a loro insaputa, i bambini di conoscenti e parenti. Le istantanee, scattate anche su litorali e spiagge, ritraggono bimbi sia nudi sia vestiti ma in pose definite "inequivocabilmente" sessuali, "rubate" persino all'interno di negozi "premaman" e della prima infanzia. Le immagini diffuse da quelli che sono stati definiti dei veri e proprio "collezionisti" della pedofilia, professionisti e persone di cultura medio-alta, venivano scambiate tra di loro, ma non risultano corrispettivi in denaro dati ai bimbi per le istantanee realizzate. Le indagini erano cominciate dopo una segnalazione, fornita dalla polizia inglese, sulla presenza di una rete di pedofili via Internet in Italia collegata a centrali estere. Uno degli indagati, Guido Ferreri, medico di Catanzaro, ha ammesso le proprie responsabilità. Il medico ha spiegato come alcuni anni fa è entrato in contatto con l'organizzazione ed i canali che venivano utilizzati dai pedofili per l'accesso alla rete telematica attraverso la quale mantenevano i loro contatti, scambiandosi le immagini dei bambini ripresi in pose oscene. Ha precisato di essersi limitato allo scambio di immagini con gli altri componenti l'organizzazione e di non avere mai prodotto materiale

pedopornografico da mettere a disposizione degli altri pedofili. Ha negato, dunque, di avere ripreso egli stesso o fotografato bambini di Catanzaro ripresi in atteggiamenti particolari. Le foto di bambini che, secondo l’accusa, avrebbe scattato su alcune spiagge del litorale jonico catanzarese, non sarebbero servite, dunque, a suo dire, per incrementare il patrimonio d'immagini che veniva utilizzato dall’organizzazione di pedofili. "Il partito dei pedofili" La Repubblica 03 settembre 1998 Un ragazzino «è attratto dalle arti marziali... e in particolare dai Ninja. Consuma golosamente gomme da masticare alla clorofilla. Non fumava, almeno fino a quando l'ho frequentato io». Un altro «pratica nuoto e pallacanestro, possiede un home computer Amiga 5000, è tranquillo e bene educato e credo di poter aggiungere che proviene da ottima famiglia». Sono le "schede informative" dell'orrore, prese dall'archivio dell'ex poliziotto pedofilo Roberto Marino. Tutte compilate con cura, in ordine alfabetico, con foto, indirizzo, data di nascita, segno zodiacale e, in alto, il logo di un fanciullo che sembra tratto da una stampa dell'800. Un elenco di "prede", di adolescenti non ancora stuprati. Ancora più raggelante un altro catalogo, ordinato e meticoloso come un documento del catasto: quello dei "fidanzati" o degli "amanti saltuari". Sono i nomi e i soprannomi di centinaia di bambini con a fianco la "prestazione" sessuale preferita, la qualifica "attivo o passivo", il tempo trascorso da quando è iniziata la relazione e l'età. Il più giovane ha 9 anni. E mentre gli uomini del colonnello Sergio Pascali continuano a lavorare sulle migliaia e migliaia di pagine sequestrate in casa dell'ideologo del "Fronte di Liberazione dei Pedofili", nell'inchiesta spuntano altri nomi. Uno è quello di un alto funzionario di polizia, un vicequestore che Marino chiama "Il Professore" e di cui riferisce con la solita precisione: «opera in un commissariato vicino Termini ed è innamorato di un amico di Antonio, un certo Claudio». Il secondo personaggio, molto più compromesso, è uno psicologo, C.M. Il professionista avrebbe avuto il ruolo di "talent scout": l'incarico di avvicinare e circuire nuovi ragazzi da avviare alla prostituzione (di un adolescente Marino scrive che «ha seguito con successo un corso da parte di C.M. ed è diventato uno dei suoi migliori allievi»). Un'altra giornata senza respiro per gli investigatori. In Procura arriva una delle giovanissime vittime dei pedofili e, nel frattempo, i militari del Nucleo operativo danno gli ultimi ritocchi a un quadro che potrebbe far scattare, a breve, un'altra tornata di arresti. Quattro gli indiziati che rischiano le manette: il giovane medico R.S. che avrebbe stuprato alcuni bimbi in clinica, il titolare di un noto locale notturno, lo psicologo e un piccolo imprenditore, figura più sfuocata delle altre. A Roma, intanto, il clima rasenta la psicosi. In una scuola elementare sulla Casilina si è diffusa la voce di una bambina costretta a esibirsi in balletti pornografici dai familiari. I genitori, tramite l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, hanno presentato una denuncia per diffamazione. E proprio per evitare un eccessivo rialzo della tensione emotiva, ieri in Procura è stato letteralmente blindato l'interrogatorio di uno dei ragazzi stuprati, un giovane che oggi ha 20 anni, ascoltato come testimone. Un racconto drammatico, spesso sull'orlo delle lacrime che si è concluso con uno sfogo disperato: «Quei maiali devono marcire in prigione». Ecco l'archivio dei bambini violentati La Repubblica 24 maggio 2001 Il Child Liberation Front, Fronte di Liberazione dei Bambini, come il sito del Fronte di Liberazione dei Pedofili, è stato chiuso. Ne dà notizia Telefono Arcobaleno. «Sotto l ´apparente veste di uno spazio in difesa dei diritti dei minori, diritto del bambino al libero consenso al rapporto sessuale con adulti e con un linguaggio manipolativo - sostiene l ´associazione - induce il lettore a credere che la pedofilia sia un orientamento sessuale e che non c´è abuso se non vi sono lesioni fisiche. Tra i contenuti del sito è ricorrente il

motivo della castrazione del bambino ad opera di una società che ne mortifica l´autonomia più che tutelarne i diritti. Tutte argomentazioni strumentali e inaccettabili che hanno creato e continuano a creare proseliti nel villaggio globale, con la diretta conseguenza che, in ogni angolo della rete, si possono trova utenti che giustificano con questi comodi apparati teorici le loro azioni». «La pedofilia culturale provoca forti reazioni di indignazione afferma Giovanni Arena, Presidente di Telefono Arcobaleno - affinché lo sdegno non si riduca a rabbia passeggera, ma agisca nel tempo, occorre interrogarsi sulle responsabilità e sulle strategie collettive attivate per risolvere il problema». Telefono Arcobaleno ha consegnato alla Magistratura un Libro Bianco contenente la mappatura del credo pedofilo on line. «Il Libro Bianco ha dato vita all’operazione Child Liberation che è solo la prima fase di una più vasta indagine destinata ad espandersi non solo in Italia ma anche all’estero e tesa a contrastare il diffondersi della pseudocultura pedofila – spiega l ´organizzazione - ponendo nuovamente l´accento sull’urgente necessità di valorizzare e incrementare anche l´attività di contrasto della pedopornografia sul web attraverso azioni integrate che vedano, nella promozione dei reali diritti dei bambini, il principale dispositivo strutturale di prevenzione contro la subdola propaganda delle lobby pedofile”. Operazione Child Liberation: oscurato il sito del ´´Fronte di Liberazione dei Bambini ´´ Diritto Minorile 29 giugno 2006 La lotta alla diffusione online di pornografia infantile, spesso legata ad interessi economici di prima grandezza e ad organizzazioni criminali internazionali, si è più volte tradotta in un ampliamento dello sfruttamento. In Olanda, ha fatto scalpore l’annuncio della nascita del “Partito dei Pedofili”: NVD - Charity, Freedom and Diversity è la prima organizzazione politica con tanto di programma di “liberazione pornopedofila” che si presenta sul panorama europeo. Sebbene siano numerose le organizzazioni più o meno note che promuovono in varie forme, anche in rete, “il diritto del minore a scegliere la propria sessualità”, quella olandese appare come la prima organizzazione politica che, stando alle dichiarazioni rilasciate dai suoi leader, intende fare della rivendicazione pedofila un'attività a largo raggio. Molti di coloro che combattono la diffusione della pornografia infantile in rete, ritengono che il Partito dei Pedofili altro non sia che uno snodo ideologico ed organizzativo per una vasta serie di attività pedofile oggi già attive anche su Internet. «Lo sbarco in rete del Partito - ha spiegato Nicoletta Bressan, sociologa specializzata in Criminologia, impegnata da anni su questo fronte all'interno dell'associazione italiana Meter diretta da don Fortunato Di Noto - è solo questione di tempo». La nascita del Partito dei Pedofili secondo gli esperti non è casuale: la sua presenza pubblica e la propria attività sarebbero nient'altro che il culmine di un processo di sviluppo delle organizzazioni pedofile reso possibile dall'avvento di Internet. «Non stiamo parlando di un'unica organizzazione ha detto la Bressan - ma di una grande e variegata tipologia di persone che già oggi producono siti a sfondo pedofilo, mediante i quali diffondono ricerche, articoli, in cui sostengono che fare sesso con un minore deve essere una pratica socialmente accettata». Si sta parlando di vere e proprie organizzazioni di pedofilia culturale: Meter ne ha denunciate, in questi anni, più di 500 nel mondo e in Europa. Tuttavia, non sempre le autorità dei vari paesi tendono ad oscurare tali siti e a perseguire, alla radice, tali associazioni. «Il vero problema che sempre più va palesandosi e che con il nuovo Partito olandese si esplicita in tutta la sua drammaticità - sottolinea la Bressan - è la possibilità per queste organizzazioni di diffondere, nei confronti della pedofilia, la tendenza alla normalizzazione, ovvero di riuscire nel tempo, attraverso una perpetua opera, prima culturale, e ora anche politica, a trasformare quello che oggi viene visto in modo pressoché unanime come il peggiore dei delitti, in una pratica possibile. (…) Il loro dato di partenza - continua la Bressan - quello secondo cui il minore, persino un bambino di pochi

anni, addirittura meno di 4, possa esprimere un consenso a rapporti sessuali è destituito di qualsiasi fondamento scientifico. Tutte le ricerche e le conoscenze scientifiche in materia, infatti, dimostrano l'esatto contrario, ovvero il pesantissimo trauma che può rappresentare un contatto sessuale, per un bambino, con un adulto in quanto il bambino non è in grado di comprendere la propria sessualità e di essere partner attivo in una relazione che, logicamente, rimane solo asimmetrica». Ci troviamo di fronte ad uno dei grandi paradossi della barbarie porno-lberista: in nome della libertà individuale e sessuale si invoca la legalizzazione di psico-patologie che sfociano sempre più spesso in violenza, crimine e sfruttamento. Olanda, nasce il partito dei pedofili "Porno infantile e sesso a 12 anni" Repubblica 30 maggio 2006 Pedofilia, dal partito al partito web PI 09 giugno 2006 Il “Boy Love Day”, la celebrazione di quella che è stata definita "la giornata dell'orgoglio pedofilo" in Italia è stato quantomeno osteggiato: il sito, preso di mira da più parti perché accusato di promuovere la pedofilia, è stato formalmente bloccato dalle autorità italiane: il traffico di utenti italiani eventualmente diretto verso quel sito è stato posto sotto sequestro preventivo. L'annuncio del drastico provvedimento è stato dato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che ha ringraziato la Polizia Postale per aver bloccato su tutto il territorio nazionale l'accesso al sito tedesco «che inneggia alla pedofilia e che intende celebrare online un'abominevole giornata dell'orgoglio pedofilo». Fortunato di Noto, a capo dell'associazione Meter contro la violenza pedofila, da sempre in prima linea contro la pedopornografia, ha ringraziato la Polizia Postale «per l'azione e la risposta immediata» e per «il blocco del sito internazionale da tutti i server italiani». «Solo un costante monitoraggio della rete - ha sottolineato - dato che i contenuti pedofili possono essere spostati in altri server, può contrastare questo fenomeno. Individuiamo anche i soggetti di questo delirio, e di questa istigazione a delinquere». Secondo di Noto è ora che il Parlamento rilanci le proposte di legge «contro i comportamenti apologetici che istigano alla pedofilia e alla liceità dei rapporti sessuali con minori. Ciò non significa essere contro la libertà di pensiero». Boy Love Day, l'Italia sceglie la censura Punto Informatico 14 giugno 2007 Eduard Brongersma, ora defunto (fu il primo uomo a richiedere per sé l'applicazione della legge olandese sull'eutanasia, perché "stanco di vivere"). Nel 1946, quando era membro del Parlamento olandese, si dichiarò apertamente pedofilo, sostenendo che l'amore sessuale con e tra bambini ne rendesse più sana la crescita. Il politico, che nel 1950 venne incarcerato per aver abusato di un sedicenne, creò la Brongersma Foundation, una delle più complete biblioteche al mondo sulla pedofilia. La sua teoria sull' “ageism” (cioè l'illiceità dell'età del consenso per l'attività sessuale) è alla base di vari movimenti teorici come la North American Man-Boy Lovers Association (Numbla), fondata nel 1979 negli Usa quale "risorsa per ogni pedofilo nel mondo". Seguirono Paedophile Information Exchange (PIE), Paedophile Action for Liberation (PAL) e Paedophile Liberation Front (PLF). Tutti questi movimenti (non perseguiti, in quanto espressione di opinioni e di pensieri), hanno fondamento nelle teorie di Brongersma, oltre che in quelle di Hubert Van Gijseghem e di Paul Bensoussan. Hubert Van Gijseghem è uno psicologo belga che da molti anni gira il mondo diffondendo teorie pseudo-scientifiche vanno dalla Sindrome di Alienazione Parentale (SAP), un disturbo psicologico che può insorgere nei figli in seguito

ala separazione dei genitori, ai falsi ricordi dei bambini vittime di violenza. Van Gijseghem è considerato un esperto di audizioni di bambini (in cui si raccolgono le testimonianze di minori presunte vittime di violenza. Egli ha approntato un metodo attraverso il quale effettuare gli interrogatori. Non di rado, H.V.G. attacca le donne che divorziano perché secondo lui manipolano i bambini incitandoli a denunciare falsi abusi; attacca i massmedia perché incitano alla pedofilia (in questo non ha tutti i torti, ndr) e alle false denunce; attacca la prevenzione da parte dello Stato perché così facendo invoglia i bambini a denunciare falsi abusi Gli ispiratori delle tesi dello psicologo belga - SAP, falsi ricordi, condizionamenti, suggestioni e quant’altro - sono il frutto del lavoro di Richard Gardner, il principale sostenitore della SAP, e Ralph Unterwager, due signori accusati di essere molto vicini ai movimenti pedofili o di essere loro stessi pedofili. Ciononostante, pur essendo la SAP una patologia ufficialmente non riconosciuta, caratterizzata dagli stessi sintomi che fino a ieri erano interpretati come conseguenza di abuso, riletti ed arbitrariamente reinterpretati oggi come conseguenza di uno stato di instabilità mentale attribuito solitamente alle madri che denunciano abusi subiti dai propri figli, la corrente di pensiero proposta da Gardner, insieme al metodo di Van Gijseghem, è utilizzata in tutti i Tribunali del mondo nelle procedure e nei processi penali a carico di pedofili e parenti incestuosi per screditare le vittime e i testi della pubblica accusa. Chi difende i pedofili in rete? La Repubblica delle Donne settembre 2006 POLITICI PEDOFILI AMERICANI, PRIMA PARTE movimentocivilecontrolapedofilia 27-05-2009

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Edward Brongersma - Wikipedia Paedophile Information Exchange - Wikipedia Age of consent reform - Wikipedia I NOSTRI PADRI I (SANTI) DIARI PEDOFILI «Il prete fa con me come un uomo fa con una donna. Mi toglie i vestiti, alza la tonaca, mi prende sulle sue ginocchia, mi dice di stare tranquillo...». È un bambino di dieci anni che parla. E rivela alla nonna quello che non aveva avuto il coraggio di dire alla madre per paura di «prendere schiaffi». O di «essere arrestato», come padre Edson Alves dos Santos, sacerdote brasiliano di 64 anni, gli aveva detto, dopo averlo violentato, se non avesse mantenuto il segreto. È solo una delle agghiaccianti denunce di atti di pedofilia compiuti da sacerdoti in Brasile e giunte drammaticamente all'attenzione del Vaticano. A una settimana dal caso clamoroso dell'arresto di padre Felix Barbosa Carreiro, un prete sorpreso in un'orgia di sesso e droga con 4 adolescenti adescati su Internet, il settimanale Istoè (Così è) ha rivelato che il Papa, Benedetto XVI, ha inviato ai primi di settembre una commissione in Brasile per indagare sulle denunce di abusi sessuali compiute ai danni soprattutto di bambini poveri. In almeno due casi, a testimoniare la veridicità dei racconti delle vittime sono stati gli stessi violentatori che

hanno riportato le loro esperienze su un diario. Padre Tarcisio Tadeu Spricigo ha persino compilato le dieci regole per restare impuniti. Il periodico ha anticipato la relazione che gli inviati del Papa si apprestano a portare in Vaticano. Il quadro è allarmante: descrive scenari purtroppo simili a quelli già accertati negli Stati Uniti, ma che stanno emergendo anche in inchieste delle chiese locali di altri Paesi come l'Inghilterra, la Francia, la Croazia e l'Irlanda. Per il 29 novembre è atteso un documento che fornirà le linee guida ai seminari, tra cui l'esclusione dei ragazzi con tendenze omosessuali. Tuttavia, le complicità di cui i sacerdoti responsabili di abusi a volte godono fa sì che, come nel caso di padre Tarcisio Tadeu Spricigo, in carcere per aver violentato un bimbo di 5 anni, tornino ad abusare di altri piccoli prima di essere arrestati. Errare è umano, ma questi sono recidivi, e dunque diabolici. In Brasile, oltre ai 10 sacerdoti in cella, ce ne sono 40 latitanti. Secondo Istoè, nell'inchiesta vaticana si parla di circa 1.700 preti, il 10% del totale, coinvolti in casi di cattiva condotta sessuale, incluse violenze su bambini e donne. Si dice che il 50% dei preti non mantiene il voto di castità. E che, negli ultimi tre anni, sono stati più di 200 i preti mandati in cliniche psicologiche della Chiesa per essere rieducati. Agli atti del processo contro padre Tarcisio c'è un vero e proprio manuale del prete pedofilo e appunti sulle sue emozioni e le regole per restare impunito. Una fra tutte: «Mai avere una relazione con bambini ricchi». Scrive il prete: «Mi preparo per la caccia, mi guardo intorno con tranquillità perché ho i ragazzini che voglio senza problemi di carenze, perché sono il giovane più sicuro al mondo (...) Piovono ragazzini sicuri affidabili e sensuali e che custodiscono totale segreto, che sentono la mancanza del padre e vivono solo con la mamma, loro sono dappertutto. Basta solo uno sguardo clinico, agire con regole sicure (...) Per questo sono sicuro e ho la calma. Non mi agito. Io sono un seduttore e, dopo aver applicato le regole correttamente, il ragazzino cadrà dritto dritto nella mia... saremo felici per sempre». E infine: «Dopo le sconfitte nel campo sessuale ho imparato la lezione ! E questa è la mia più solenne scoperta: Dio perdona sempre ma la società mai». A consegnare il diario alla polizia è stata una suora, alla quale il sacerdote lo aveva dato per errore. Trasferito dopo la prima denuncia, il sacerdote ha violentato altri due bambini prima di essere catturato. Padre Alfieri Edoardo Bompani, 45 anni, nella casa della campagna di San Paulo dove portava i bambini di strada, raccolti con la scusa di liberarli dalle droghe, registrava in un video le violenze praticate su vittime tra i 6 e i 10 anni. La polizia ha trovato anche appunti per racconti erotici che il prete stava scrivendo riportando esperienze personali. E un diario: il quinto, secondo la nota in copertina. «Da due giorni non mi faccio nessuno..., ieri mi sono masturbato due volte, una di queste con V (6 anni)». Nelle carte della polizia di San Paulo c'è la storia di V.R.D, la vittima di Padre Edson Alves. Il giorno di Pasqua dell’anno scorso, il bambino è stato ammesso a fare il chierichetto. Stavano per iniziare cinque mesi di violenze. «Circa tre settimane dopo che lui (il bambino, ndr) aveva dormito lì, il denunciato (il prete, ndr) lo ha baciato in bocca.. e gli ha detto che un ragazzino di Santa Caterina glielo dava e lui regalava al bambino tutto quello che voleva». Amen. (Pubblicato su Ecplanet 25 gennaio 2006) Bufera sul "Diario di un pedofilo" Corriere della Sera 28 aprile 1996 Scandalo in Brasile, i diari dei preti pedofili Corriere della Sera 21 novembre 2005 Brazilian priest sentenced to 14 years in prison for sexually two boys 23 novembre 2005 PEDOPHILIA IN THE WONDERLAND

Tarcisio Tadeu Spricigo - Wikipedia IL PRETE PEDOFILO (RECIDIVO) «Errare humanum est Perseverare autem diabolicum» La Corte d'Assise dell'Eure, nel nord della Francia, ha condannato a 12 anni di carcere padre Denis Vadeboncoeur, che per anni ha approfittato di un ragazzino affidatogli dalla madre nella sua chiesa, a Lieurey. Denis Vadeboncoeur, 65 anni, originario del Québec, si era trasferito in Normandia nel 1988, dopo aver già scontato una pena in carcere per abusi a danni di minori in Canada (20 mesi per sodomia e aggressioni sessuali). Stando a quanto detto dallo stesso prete durante il processo, alcune autorità cattoliche canadesi contattarono i colleghi francesi di Evreux, chiedendo loro di non divulgare informazioni riguardanti il suo passato. La vittima del prete pedofilo, Jan Luc, all'epoca adolescente, ha oggi trent'anni: gli abusi, le molestie e lo stupro sarebbero avvenuti nella piccola cittadina di Lieurey tra il febbraio del 1990 e l'agosto del 1993. Ad affidargli la chiesa di Lieurey, in Normandia, senza badare al suo passato, fu monsignor Jacques Gaillot. Durante il processo, Gaillot ha saputo spiegare poco della sua scelta, salvo che all'epoca, nel 1988, era «meno sensibile di oggi» ai problemi della pedofilia. Gaillot non ha saputo spiegare nemmeno perché, all'arrivo del vescovo suo successore, monsignor Jacques David, il dossier riguardante il parroco pedofilo non riportava nessuna nota sulla condanna a 20 mesi scontata in Québec. L'inchiesta è scattata quando Jean-Luc, attorno ai 23 anni, dopo un esaurimento nervoso ha gridato alla madre: «Da 10 anni vado a letto con il parroco!». Per il giovane inizia un tormento fatto di sedute psicoanalitiche fino a ché non trova il coraggio di trascinare davanti alla giustizia il prete pedofilo che aveva avuto la faccia tosta di paragonare i suoi abusi sessuali a “incontri con Dio”. La madre di Jean-Luc ha rivelato un risvolto ancor più inquietante: padre Vadeboncoeur era il suo confessore. A lui aveva confidato un segreto che nessuno al mondo avrebbe dovuto sapere, che Jean-Luc non era figlio del marito ma di un sacerdote. Il ragazzo ha dichiarato ai giudici che spesso il sacerdote gli metteva le mani addosso quando la madre ancora non se ne era andata, ma aveva soltanto voltato le spalle. «Ci ha traditi - ha gridato la madre - avevo piena fiducia in lui. Jean-Luc era un ragazzino, lui l'ha distrutto». In tribunale, Vadeboncoeur è crollato facendo mea culpa. I testimoni lo avevano descritto come una persona «calorosa, amabile, gentile» (fin troppo, ndr). Francia: prete pedofilo condannato a 12 anni Corriere della Sera 22 settembre 2005 Catholic sexual abuse scandal in Europe - Wikipedia IL PAPA RETICENTE «Non Commettere Atti Impuri» (Sesto Comandamento) Nel mese di agosto 2005, Papa Ratzinger chiama a Roma il vescovo di San Francisco, William Joseph Levada, per occupare quello che fu il suo incarico, cioè la prefettura della Congregazione per la Dottrina della Fede. Levada è responsabile di non avere impedito gli abusi a danni di bambini che per anni sono stati compiuti nella sua diocesi. Per questo è stato duramente contestato dalla comunità cattolica locale, e comunque a San Francisco dovrà tornare per testimoniare in uno dei processi. La stessa cosa era successa due anni prima con il vescovo di Boston, Bernard Law, opportunamente chiamato da Woytila a ricoprire prestigioso incarico di arciprete (con rango di cardinale) di Santa Maria Maggiore

(in America ci hanno fatto anche un libro e un film dal titolo “Our Fathers”, in it. “I Nostri Padri”, ndr). Il caso era esploso pubblicamente nell'estate del 2003, quando il quotidiano americano Worcester Telegram & Gazette pubblica un documento prodotto dalla Congregazione nel 1962 - “Crimen Sollicitationis” - che per 40 anni era stato custodito come “strettamente confidenziale” negli archivi segreti della Santa Sede (il documento sancisce la competenza esclusiva della stessa congregazione su alcuni gravi delitti, secondo quanto stabilisce il Codice di Diritto Canonico, tra cui “la violazione del sesto comandamento da parte di un membro del clero con un minore di 18 anni”). Il giornale riporta il caso di un avvocato di Boston, Carmen Durso, che ha consegnato una copia del documento al Procurarore Michel J. Sullivan, chiedendogli di riscontrare gli elementi, all’interno della giurisdizione federale, per procedere contro le gerarchie vaticane, colpevoli di aver deliberatamente coperto i casi di abusi sessuali che vedevano coinvolti membri del clero. Contemporaneamente, il procuratore riceve una lettera di Daniel Shea, un avvocato di Houston (Texas), un ex seminarista che ha scoperto il documento e ne ha dato copia al quotidiano di Boston e all'avvocato Durso, che spiega come il documento venga citato come ancora in vigore in una nota dell’epistola “De Delictis Gravioribus” del 18 maggio 2001, che Joseph Ratzinger, allora ancora prefetto della Congregazione, aveva fatto recapitare ai vescovi e agli altri membri della gerarchia ecclesiastica. Nella lettera, Shea definisce il documento un “assurdo” giuridico, visto che a differenza degli altri delitti (dalla violazione del sigillo sacramentale a quelli contro il sacramento eucaristico). la pedofilia «è un reato, non un peccato». Su queste basi, Shea accusa Ratzinger di aver “coperto” le molestie sessuali su minori: «Questo documento dimostra l'esistenza di una cospirazione per nascondere questi delitti». Una accusa «individuale, non legata alla funzione di prefetto della Congregazione ricoperta da Ratzinger», dice Shea. L'avvocato ha raccontato che in un primo tempo Ratzinger non ha risposto alle accuse, ma quando il processo ha preso il via, gli avvocati del cardinale - a quel punto divenuto papa - hanno richiesto al Governo degli Stati Uniti l'immunità riservata ai capi di Stato. Shea risponde che all'epoca dei fatti contestati, Ratzinger era un semplice cardinale, e anche che «riconoscere la Santa Sede come uno Stato sarebbe una violazione della Costituzione statunitense». Il 20 settembre 2005, il Dipartimento di Stato americano accoglie la richiesta, avanzata dalla Nunziatura Apostolica, di concedere l'immunità diplomatica a Joseph Ratzinger, in quanto capo di uno Stato sovrano. Benedetto XVI è un capo di Stato, gode dell’immunità diplomatica e dunque, l'avanzamento di un procedimento nei confronti del pontefice sarebbe «incompatibile con gli interessi degli Stati Uniti in politica estera». Questo è quanto ha deciso la Corte di un tribunale del Texas che ha sancito la “non-processabilità” di Benedetto XVI, in quanto immune per il suo rango di capo di stato. Cioè, non potendo dimostrare la sua innocenza (in quanto colpevole) lo dichiarano immune. E se, mettiamo caso, si fosse macchiato di crimini ben peggiori? Il giudizio sulla non-processabilità, espresso dal vice ministro della giustizia USA Peter Keisler, sembra destinato ad orientare definitivamente l'esito del processo. Vi è oltre tutto un precedente: nel 1994, una causa del tutto simile, avviata sempre nello stato meridionale degli USA, contro papa Giovanni Paolo II, fu chiusa dopo un'analoga posizione governativa. Senza dimenticare il caso Radio Vaticana (le antenne tumorali, ndr). Quindi, riassumendo: Joseph Ratzinger è accusato (e di fatto, colpevole) di reticenza su varie molestie sessuali, tra cui quelle del seminarista colombiano Juan Carlos Patino Arango, assegnato alla chiesa di San Francesco di Sales a Houston, che ha abusato

sessualmente di tre ragazzini durante le lezioni di orientamento psicopedagogico, svoltisi in chiesa, alla metà degli anni Novanta. Negli stessi anni, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (Ratzinger, appunto) ha, di fatto, tentato di sottrarre il seminarista alla giustizia, avocando alla competenza della stessa Congregazione eventuali prese di posizione sulla questione. Insieme a Joseph Ratzinger, nel procedimento sono citati l'arcivescovo di Galveston, monsignor Joseph Fiorenza, e i sacerdoti Juan Carlos Patino Arango e William Pickard. Daniel Shea, che il 16 agosto 2005 ha partecipato alla manifestazione “Per la libertà sessuale e di coscienza, contro le cause delle deviazioni e sofferenze, a cominciare da quelle dei preti pedofili e delle organizzazioni pedofobe”, che l'associazione anticlericale.net ha organizzato a Piazza San Pietro, in concomitanza con l'apertura a Colonia della Giornata Mondiale della Gioventù, distribuendo ai giornalisti presenti un dossier molto dettagliato, si è mostrato alquanto contrariato per la decisione del governo degli Stati Uniti di concedere l'immunità di Capo di Stato a Benedetto XVI: «Ratzinger si è appellato al primo emendamento alla Costituzione USA (che sancisce la separazione tra Stato e Chiesa, ndr) come uno scudo, io lo userò come una spada», ha minacciato. Nessuno, inoltre, ha accennato quantomeno ad un risarcimento per i danni morali inferti alle vittime dei casi accertati di “pedo-cattolicesimo” che in America hanno coinvolto più di 4.000 sacerdoti. Tra i “protetti” da Ratzinger, figura pure padre Maciel, fondatore degli ultrareazionari Legionari di Cristo, accusato da ben otto ex discepoli di abusi sessuali. Quando, nel 1998, il dossier su Padre Marciel arrivò sulla scrivania di Ratzinger, fu praticamente sepolto, e al vescovo messicano Talavera Ramirez, che chiedeva giustizia, Ratzinger rispose (parole di Ramirez): «Si tratta di materia molto delicata, dato che padre Maciel ha fatto molto per la Chiesa e in più è molto amico del papa». Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. (Pubblicato su Ecplanet 28 ottobre 2006) Scandalo pedofilia Preti pedofili, risarcimento record: 660 milioni di dollari per 508 vittime 16 luglio 2007 Our Fathers (film) - Wikipedia Catholic sex abuse cases - Wikipedia Ratzinger's Responsibility http://www.anticlericale.net/

SEX, CRIMES AND THE VATICAN Un reportage investigativo realizzato dalla BBC, “Sex Crimes and The Vatican”, trasmesso per la prima volta in Gran Bretagna a fine settembre e poi proposto anche sul canale satellitare BBC World, nello spazio di reportage dal mondo denominato “The World Uncovered”, accusa Joseph Ratzinger di aver condotto, prima di diventare Papa, in qualità di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, una sistematica campagna di “cover-up” per coprire abusi sessuali su minori commessi da preti cattolici. Sotto accusa, in particolare, un documento del 1962, intitolato “Crimen Sollicitationis”, riguardante l'atteggiamento da tenere in presenza di alcuni gravi delitti, secondo quanto stabilisce il Codice di Diritto Canonico, tra cui la violazione del Sesto Comandamento (Non commettere atti impuri) da parte di un membro del clero con un minore di 18 anni, in cui si raccomanda ai vescovi piuttosto che di denunciare immediatamente i casi di cui fossero venuti a conoscenza alle autorità giudiziarie competenti, di trattare il tutto in modo riservato, cercando di invitare le persone coinvolte (le vittime e i loro familiari) a non parlarne. Il documento è assolutamente reale e del resto della sua esistenza si sa da anni. Tuttavia, anche in occasione della presentazione di questo nuovo documentario, la controversie non sono mancate. La Chiesa Cattolica sostiene che le norme contenute nel documento del 1962 non hanno più alcun valore vincolante in quanto nel frattempo sono entrate in vigore le disposizioni che nel 1983 hanno riformato il Codice di Diritto Canonico. Eppure, è lo stesso Ratzinger che lo cita come ancora in vigore in una nota dell’epistola “De Delictis Gravioribus” del 18 maggio 2001. Non solo. Secondo quanto sostenuto dagli autori del documentario, il Cardinale Ratzinger avrebbe rafforzato la politica della “copertura” introducendo un principio di Competenza Esclusiva secondo il quale tutte le controversie relative ad accuse di abusi su minori sarebbero state gestite direttamente da Roma. Il reportage è presentato da Colm O’Gorman, che fu stuprato da un prete quando aveva 14 anni: «Quello che più mi colpisce – ha detto – è che è sempre la stessa storia, che si ripete ogni volta e in ogni luogo. Dei Vescovi affidano nuove parrocchie e nuove comunità a sacerdoti che sanno aver abusato di bambini in passato e succedono nuovi abusi». Nel corso del reportage vengono anche presentate interviste e testimonianze di ex dipendenti del Vaticano che sono stati allontanati per aver criticato il modo col quale la Santa Sede ha gestito lo scandalo degli abusi sessuali pedofili esploso in America nel 2001. “Sex Crimes and the Vatican” affronta anche del caso di Joseph Henn, il sacerdote ricercato per pedofilia dalla giustizia americana impiegato con mansioni di segreteria per la congregazione Società del Divino Salvatore, la cui sede è giusto a due passi dal Vaticano. Quando la Corte di Cassazione ha dato il via libera all’estradizione, le autorità sono andate per notificargliela, ma lui nel frattempo si era già defilato. Tutto il rumore che sta facendo “Sex Crimes in the Vatican” ha costretto Papa Ratzinger ad una

“esternazione” pubblica, sulla falsariga di quella di Papa Giovani Paolo II, per condannare i preti pedofili. Rivolgendosi in particolare ai vescovi irlandesi in visita in Vaticano, Benedetto XVI ha detto: «Nell’esercizio del vostro ministero pastorale avete dovuto rispondere di recente di casi di abusi sessuali sui minori. Tali casi sono particolarmente tragici quando colui che abusa è un prete». Per la cronaca, più di cento preti cattolici sono sospettati di aver commesso abusi sessuali su minori nella regione di Dublino dagli anni ‘40 a oggi. Le vittime identificate sono 350, a conclusione di un’indagine condotta dall'Arcidiocesi di Dublino, i cui risultati sono stati resi noti recentemente. E non è tutto. Nella diocesi di Ferns, 21 preti sono stati accusati di abusi sessuali su bambini ripetutisi per un periodo di circa 40 anni, dal 1962 al 2002. E ancora: sempre in Irlanda, nella diocesi di Derry, 26 preti sono finiti sotto accusa per abusi sessuali su minori ripetutisi per circa 50 anni. Ma anche nel resto del mondo le cose non vanno tanto meglio, i casi venuti alla luce di pedofilia cattolica si stanno moltiplicando: in Canada, un prete cattolico in pensione si è dichiarato colpevole di abusi sessuali su 47 bambine tra 9 e 14 anni. Le violenze sono avvenute nel corso dei 34 anni di “servizio” prestati dal sacerdote nelle parrocchie del sud Ontario, dal ‘52 all'86. In Giappone, Tamotsu Kin, oggi sessantaduenne, un sacerdote cristiano di Kyoto, è stato condannato a 20 anni di carcere per le violenze, andate avanti dal marzo del 2001 fino al settembre del 2004, ai danni di sette ragazzine tra i 12 e i 16 anni. Diceva loro che sarebbero andate all'inferno se gli avessero resistito. Gli abusi erano compiuti nella sacrestia della Chiesa Centrale del Santo Signore. In America, un altro documentario shock racconta la sconvolgente storia che vede come protagonista Oliver O’Grady, ex prete pedofilo: O' Grady descrive come per circa venti anni ha abusato di bambini e bambine nella sua diocesi in California, svelando anche le complicità che gli hanno permesso di portare avanti la sua attività. L'ex religioso racconta come abbia continuato per anni con la sua doppia vita grazie all'aiuto del cardinale Roger M. Mahony, che lo spostava di parrocchia in parrocchia man mano che si diffondevano le accuse di pedofilia. Oliver O’Grady ha confessato di aver abusato di minorenni, maschi e femmine (il film “Deliver Us From Evil” è stato scritto e diretto da Amy Berg che utilizza la registrazione di un processo contro O’Grady del 1997 in cui ammetteva di aver abusato di una bambina di undici anni). «È dunque importante», ha affermato Ratzinger, «stabilire cosa sia avvenuto realmente nel passato, e prendere ogni provvedimento affinché casi del genere non avvengano di nuovo. È poi necessario assicurarsi che i principi di giustizia siano pienamente rispettati per aiutare le vittime e tutti coloro che sono stati colpiti da questo grave crimine». «Su questa strada», ha aggiunto, «si dovrà compiere un grande sforzo ed essere sempre più capaci di dare testimonianza del potere redentivo della Croce di Cristo». Ma qui... si predica bene e si razzola male! «Io prego - ha aggiunto Benedetto XVIaffinchè dalla grazia dello Spirito Santo questo tempo di purificazione renderà capace il popolo di Dio in Irlanda di conservare la santità ricevuta da Dio». Amen. (Pubblicato su Ecplanet 07 novembre 2006)

La BBC: “Ratzinger contribuì a coprire casi di pedofilia” Pedofilia e pretofilia La Stampa 05 giugno 2007 Sex, Crimes and the Vatican - Wikipedia Amy Berg: Deliver us from Evil and Censoring Sex vs. Violence Deliver Us from Evil - Wikipedia Abusi su minori: La Chiesa Cattolica Irlandese sapeva 20 maggio 2009 LA CASTA DEI PRETI PEDOFILI PEDOFILIA E PRETOFILIA di Giorgio Odifreddi Pedofilia e Chiesa cattolica - Wikipedia FIORI NEL FANGO L'operazione “Fiori nel fango 2” ha portato all'emissione di 32 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone tra Lazio, Toscana e Sicilia accusate di pedofilia e violenza su minori. Tra gli arrestati ci sono avvocati, medici, farmacisti, militari e anche insegnanti. Si tratta di persone dalla vita assolutamente normale che svolgono lavori altrettanto consueti e che sono single o hanno una regolare famiglia con bambini. Unico particolare in comune: la passione sessuale per i minorenni. Li hanno svegliati all'alba: quasi tutti erano in casa (all'appello ne mancano solo 5) alcuni in contesti familiari “normali”, accanto a madri, mogli, figli, che in un momento hanno conosciuto la terribile verità. Commercianti, liberi professionisti, impiegati pubblici fra i 35 e i 60 anni, accusati di aver abusato fisicamente di piccoli rom. Gli incontri avvenivano a Valle Giulia. Le vittime, una decina di bimbi di cui il più piccolo ha undici anni, sono tutti rom “ceduti”, a volte nemmeno consapevolmente, dalle loro famiglie ai loro aguzzini, che li facevano prostituire su appuntamento. Tra i pedofili c'è anche un sacerdote nigeriano, Georgedenis Onyebuchi Asomugha, detto padre Denis, agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Prato, e un parroco romano. Oltre a 5 militari tra cui anche un carabiniere di 29 anni. Secondo quanto è emerso dall'indagine, pur di adescare i bambini, i maniaci erano pronti a travestirsi da donne. «Una volta si è fermata una macchina guidata da una donna - ha raccontato uno dei baby-prostituti - mi ha fatto salire e mi ha portato a casa. Solo quando ci siamo spogliati mi sono accorto che era un uomo: come donna era perfetta, vestiti, trucco, gesti, tono di voce. Lì per lì mi sono arrabbiato, poi ho deciso di starci lo stesso, tanto mi pagava». Anche altri bambini hanno raccontato di essere stati adescati da clienti vestiti da donna e tra gli arrestati, effettivamente, ci sono anche due travestiti. Dal racconto dei dieci bambini (che ora sono ospitati in una struttura protetta del comune di Roma) è venuto fuori inoltre che erano spinti a fare sesso tra di loro davanti a un pubblico di adulti (rapporti a due e a tre, sesso estremo) per un compenso che andava dai quindici ai cinquanta euro, ma che spesso si limitava a un panino o una ricarica del cellulare. E anche che i pedofili aspettavano che i bambini crescessero per poter reclutare, a loro volta, altri piccoli da stuprare in una sorta di catena infernale. I bambini sono stati ascoltati per ore, a volte con l ´aiuto degli psicologi o degli assistenti sociali del comune. Ancora non si rendono conto dell’orrore che hanno vissuto. Ne parlano con una sconcertante normalità, senza lacrime e senza vergogna.

"Fiori nel fango": oltre 200 bambini rom in un giro di pedofilia PEDOFILIA IN FAMIGLIA La pedofilia e le violenze sessuali sui minori restano reati in prevalenza “familiari”, anche se Internet ha contribuito ad aumentare le possibilità di adescamento. E, nonostante lo sforzo delle autorità di polizia, negli ultimi dieci anni le denunce sono aumentate: un dato che non significa necessariamente un aumento dei reati ma che comunque indica la presenza di un fenomeno tutt'altro che sconfitto. L'analisi emerge da un convegno sulla pedofilia e sugli altri reati a sfondo sessuale organizzato dalla polizia nella sede della Direzione Centrale Anticrimine (DAC) cui hanno partecipato esperti del settore, magistrati, poliziotti e psicologi. «L'obiettivo - ha spiegato il direttore della Dac, prefetto Nicola Cavaliere - è quello di mettere attorno ad un tavolo esperti e specialisti del settore, per approfondire sempre di più la conoscenza di un fenomeno molto complesso e, purtroppo, sempre attuale». Quanto all'aspetto psicologico del fenomeno, lo psicoanalista e sessuologo Mauro Cosmai ha identificato il pedofilo come una persona “con pesanti complessi di inferiorità” capace di comportamenti violenti che “vanno ben oltre la sfera della sessualità”. E mette in guardia: «bisogna smetterla di identificare il pedofilo con il mostro di turno, una persona sola e isolata. Spesso, invece, si tratta di individui che agiscono con una rete alle spalle e che godono non raramente di protezioni, anche a livello politico e religioso». TRAFFICKING III È vero allarme per la tratta di bambini, soprattutto rumeni, provenienti dall'est europeo. ECPAT-Italia, che da tempo collabora con la Moldova e Romania nell'ambito del Progetto “Trafficking III”, mirato a formare forze dell'ordine, operatori sociali e magistratura di quel Paese, afferma che l'emergenza della tratta mirata alla prostituzione sta ormai diventando insostenibile. Stando ai fatti di cronaca e alle ricerche realizzate da altri Enti i bambini trafficati in Italia sono soprattutto rom e romeni, che i loro stessi connazionali introducono illegalmente nel nostro Paese, e sembrano diretti prevalentemente nelle grandi città del centro-nord come Roma e Milano. ECPAT ritiene che serva una collaborazione strettissima fra i Paesi di origine e destinazione dei minori vittime di tratta. Il fenomeno è sempre più dilagante. ECPAT-Italia ricorda che, mentre questo accade, non si parla seriamente di una sommersa e per ora misconosciuta problematica: il drammatico aumento dei clienti italiani che, per nulla timorosi delle leggi molto severe approvate in questi ultimi anni e di cui ECPAT è stata promotrice, cerca bambini prostituti sempre più giovani e sempre più scopertamente. (Pubblicato su Ecplanet 17-11-2006) Trafficking I-IV - ECPAT-Italia

Pensionato, benestante, di buona cultura. Un lavoro da ex impiegato in una azienda privata, una vita apparentemente irreprensibile, una passione per i viaggi ed un segreto inconfessabile. Un segreto sul quale i carabinieri della capitale hanno alzato il velo scoprendo dieci anni di vita da ”mostro”. Dieci anni raccontati, filmati, catalogati con date e nomi dei luoghi esotici visitati, in decine e decine di Dvd, cassette e cd rom, trovati in una sorta di cineteca dell'orrore, dove bambini di quattro-cinque anni venivano ritratti mentre erano violentati, seviziati o torturati. Lui, l'insospettabile pensionato, aveva ripreso le immagini durante i suoi viaggi nel sud-est asiatico e in Madagascar. Immagini che, insieme a quelle immesse nel sito sequestrato dai carabinieri del nucleo operativo, sono state definite, senza nessuna esitazione, “raccapriccianti ed estreme”, proprio per la loro violenza. L'orrore era tutto racchiuso nei 1.362 dvd e cd-rom sequestrati e delle oltre 330 cassette acquisite dagli investigatori del nucleo operativo di Roma nel corso delle perquisizioni effettuate in Italia. Cinquanta i computer sequestrati e 25 gli italiani indagati, su un totale di 40 persone in tutta Europa. Tra i 25 indagati italiani sette sono di Roma. Un microcosmo al quale appartengono professionisti, ma anche pensionati, tutti con buone conoscenze di informatica e benestanti che si erano collegati al sito sequestrato in Veneto. Un sito che non si individuava sui motori di ricerca, ha spiegato il colonnello Fernando Nazzaro, ma al quale si accedeva solo presentati, con un passaparola telematico. E una volta entrati nel sito, hanno spiegato ancora gli investigatori di Roma, coordinati dal colonnello Roberto Massi, i pedofili condividevano e si scambiavano il materiale pedopornografico, ma anche consigli su come navigare in modo sicuro senza essere “inseguiti” da chi fa questo tipo di indagini. I carabinieri del nucleo operativo hanno monitorato la rete fino ad arrivare ad immagini di bambini non solo asiatici ma anche europei, scaricati su un sito a pagamento. Da quel momento sono riusciti a ripercorrere la strada telematica e rintracciare le 40 persone indagate in tutta Europa. Poi all'alba sono scattate le perquisizioni in mezza Italia e in Romania, Slovenia, Svizzera. Quasi tremila i contatti rintracciati sulla rete dagli esperti informatici di Via In Selci. La caccia all’orco continua. Durante le giornate per l'apertura dell'anno giudiziario, sono emersi i numeri riguardanti i crimini commessi durante tutto il 2006. Da una analisi comparata con i dati forniti dal Ministero di Giustizia e dal Dipartimento Anticrimine si è potuto constatare che in Italia c'è stato un aumento esponenziale di atti di violenza nei confronti delle donne e che si sono registrati ben il 30% in più dei casi di abuso sessuale sui bambini rispetto agli anni precedenti. Inoltre, si è mantenuta drammaticamente bassa l'età media delle vittime di abuso, che va dagli zero ai cinque anni. Tra le Regioni più colpite la Lombardia, il Veneto, il Lazio e la Campania. Altri dati agghiaccianti sono quelli riferiti ai bambini scomparsi, il 20% dei quali non viene più ritrovato (si sospetta che finiscano nei giri delle reti pedopornografiche). Nel complesso, lo scorso anno sono state aperte circa 3.000 pratiche legate a minori scomparsi. Solo nel primo semestre del 2006, i siti, collettivi o individuali, pro-pedofilia hanno avuto un incremento del 300%. «Un altro dato a dir poco agghiacciante», ha detto Massimiliano Frassi, presidente dell'Associazione Prometeo, commentando i dati, «è quello che emerge da uno studio fatto sui pedofili: su

un campione scelto di ben 443 pedofili accertati, allo stato delle cose pare che il 67%, pari quindi a 299 abusanti, sia rimasto in stato di libertà con l'aggravante di continuare a rimanere nella maggior parte dei casi a contatto diretto con i bambini». In aumento anche i crimini legati alla pedofilia in Internet, dove un sito pedopornografico, se ritenuto “di buona qualità”, produce un introito giornaliero di almeno 90mila euro, secondo una cifra fornita durante un convegno tenutosi a Cuneo dal dott. Tommaso Pastore, dirigente responsabile della Squadra Mobile. Il costo medio di una foto pedopornografica spazia invece tra 30 e 100 euro. «I pedofili», continua Frassi, «cercano fotografie sempre più raccapriccianti, chiedendo ai produttori di tale materiale un aumento delle violenze ed un abbassamento delle età delle vittime. Per questo non è più raro che si trovino anche dei neonati, tra le giovani vittime». Oggi i bambini iniziano a navigare in internet fin dall'età di 7 anni. Sette bambini su dieci navigano da soli senza alcun controllo da parte di adulti ed il 70% degli “agganci” da parte di pedofili avviene nelle chat. Spesso, dopo i primi messaggi segue anche un contatto diretto da parte del pedofilo che riesce a risalire all'abitazione del giovane, ad ottenere un incontro e a far scattare l'abuso. Negli ultimi mesi, c'è stato anche un incremento della vendita di videogames con contenuti non adatti ai più piccoli, dove «l'empatia nei confronti del prossimo viene spazzata via a favore di un pericoloso nichilismo», ha detto ancora Frassi. Videogiochi dove si invita a «uccidere i poliziotti, pestare i compagni di classe, far violenza agli animali, seviziare le ragazzine», normalmente acquistabili anche nel nostro paese. Nel mondo, secondo un report dell'ONU, ogni anno si stima essere violentate 150 milioni di bambine. Particolarmente shockante il fatto che in molti paesi l'abuso «sia socialmente accettato o persino legale». Per questo il segretario generale Kofi Annan ha suggerito ad ogni paese di adottare «drastiche misure di contrasto a tale turpe fenomeno». A tal riguardo l'Italia persiste ad essere uno dei paesi a “massima esportazione” di turisti sessuali. Al fianco delle mete oramai consolidate in tal senso, in primis Romania e Thailandia, oggi si presentano nuovi territori dove andare a “caccia di bambini”. Tra questi l'Ungheria, che ha nel 2006 ha visto triplicati i reati di abusi a danno di minori o il Kenya dove esistono circa 15mila bimbi di strada vittima di violenza e per i quali è sceso in campo il presidente dell'Unicef Italia Antonio Sclavi che ha denunciato i crimini disgustosi consumati impunemente sulla pelle di questi bimbi «da parte di un numero sempre maggiore di italiani». Nell'Europa orientale ancora oggi ci sono 1.500.000 bambini che vivono fuori dalla famiglia, 900 mila dei quali sono rinchiusi in istituti, spesso in condizioni ai limiti della sopravvivenza. Solamente lo scorso anno, in Romania sono stati abbandonati in strada circa 9.000 bambini. Molti sono stati poi arrestati dalla polizia e rinchiusi in manicomi, facendo loro condividere gli spazi insieme a malati di mente adulti. C'è poi l'ignobile traffico di esseri umani finalizzato alla prostituzione. Solo a Milano, in una zona tristemente nota, sono almeno 500 i baby-prostituti della Romania, sfruttati a tale fine. Restando in Italia, sono oramai ridotti ad una percentuale bassissima i casi di cosiddetti “falsi abusi”, che oggi si avvicinano intorno allo 0,5%. Percentuale riferita specialmente a quei casi in cui adolescenti, o preadolescenti, affermano di aver subito attenzione da parte di adulti, salvo poi in sede di colloquio venire smentite dai fatti. Lo stesso non avviene per casi di bimbi piccoli, la cui credibilità è confermata dal fatto che si trovano a raccontare, con vissuti drammatici e per loro sempre dolorosi, attenzioni o violenze sconosciute alla loro giovanissima età. In

realtà, il più delle volte il pedofilo tende a farla franca in Tribunale per insufficienza di prove ed a far così passare la vittima per quello che non è. Un'indagine svolta dall'Asl di Varese, insieme alla Provincia, su un campione di 561 studenti, ha rilevato che il 12,5% degli stessi aveva subito abusi sessuali durante l'infanzia, facendo così parlare di “epidemia silenziosa”: tali dati potrebbero essere in difetto dato che il 3% dei ragazzi intervistati tramite questionari anonimi, a tale domanda ha siglato la risposta “preferisco non rispondere”. «Solo lo scorso anno sono state raccolte al nostro sportello di ascolto 46 nuove storie di giovani e di adulti che da bambini hanno subito abusi da parte di genitori, insegnanti e sacerdoti, nessuno dei quali è stato creduto da chi stava vicino e oggi, oltre a dover far fronte al peso dell'abuso, devono fare i conti con disturbi alimentari e di dipendenza da sostanze», ha dichiarato Marco Marchese, psicologo e presidente dell'AMS di Palermo, aggiungendo che «purtroppo sono ancora molti i pedofili che riescono a vincere i processi a causa della vecchia formula dell'insufficienza di prove, formula che va ricordato non equivale al fatto che non si accaduto nulla ma che le prove, appunto non siano state sufficienti». C'è poi anche da considerare che, come riportato da dati nazionali, il 50% degli adulti che hanno problemi di disturbi alimentari, soprattutto di anoressia, hanno subito abusi sessuali durante l'infanzia senza ricevere il necessario aiuto. Lo stesso dicasi per i casi di suicidi tra i giovani, dei quali raramente si ha notizia, ma che spesso hanno una comune matrice legata all'abuso, laddove la morte diventa una drastica via di fuga da una situazione non più gestibile dalla vittima. Tra gli elementi di novità, l'aumento di casi legati a scuole materne dove interi gruppi di bimbi sono stati sottoposti ad abusi rituali, casi per i quali, dopo aver analizzato le carte processuali e seguito alcune vittime da vicino, l'Associazione Prometeo ha parlato dell'esistenza di una rete che agisce nel nostro paese. Ultimo dato, in questo quadro sconvolgente, l'aumento di sette pseudo-religiose o di tipo satanico, che rivolgono sempre di più la propria attenzione ai giovani. Giovani come partecipanti delle stesse, o giovanissimi come vittime per i propri rituali. (Pubblicato su Ecplanet 02 marzo 2007) "Un’emergenza in costante aumento” Associazione Prometeo Onlus PEDOFILIA il blog di Massimiliano Frassi OPERAZIONE MELOGRANO Le intercettazioni telefoniche organizzate dal Dipartimento della Polizia Postale di Mestre sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Treviso hanno consentito di individuare una fitta rete di persone che scambiava e commerciava contenuti pedopornografici attraverso telefoni cellulari. Gli agenti hanno effettuato in diverse regioni italiane decine di perquisizioni che si sono tradotte in tre arresti e nell'iscrizione di 21 persone nel registro degli indagati. I tre arrestati sono stati colti in flagranza di reato. L'accusa è quella di cessione di contenuti di pornografia infantile, un'accusa che potrebbe aggravarsi con scopo di lucro e associazione a delinquere. Sebbene non sia chiarissimo il meccanismo usato da questo “network”, pare accertato che almeno alcuni di loro avessero acquistato il materiale multimediale incriminato pagando tramite ricariche telefoniche o bonifico bancario. «Si tratta - ha dichiarato il Procuratore capo di Treviso, Antonio Fojadelli - di un fenomeno preoccupante, perché gli interessati a questo turpe commercio appartengono a varie categorie». Secondo gli inquirenti che si sono occupati dell'

“Operazione Melograno”, il listino prevedeva costi fino a 3 euro per una fotografia e fino a 8 per un breve filmato. Pedoporno, la PolPost blocca predatori online PI 22 gennaio 2007 OPERAZIONE MAX Un'altra grossa operazione, contro la diffusione di pornografia infantile online, denominata “Max”, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania: l'obiettivo era fermare la distribuzione di un video su Internet che ritrae sevizie su alcuni bambini, un video denunciato dall'associazione Meter che nel giro di 14 ore dalla pubblicazione, secondo gli inquirenti, sarebbe stato scaricato da 2.600 persone. In Italia sono scattate perquisizioni in 31 città che hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati 53 persone, alcune delle quali hanno già ammesso di aver scaricato il video, che era ospitato su un server tedesco. La Polizia postale di Catania ha poi arrestato un ragazzo di 28 anni che abusava della sorellina di 11 anni e scambiava via computer materiale pedopornografico. L'indagine ha preso il via dopo una denuncia anonima arrivata alla Questura di Catania. Gli accertamenti della polizia postale hanno consentito di risalire a un indirizzo che identificava il proprietario del computer sospetto. Gli agenti hanno così effettuato una perquisizione nell'abitazione del ragazzo, durante la quale lo hanno sorpreso mentre divulgava su internet video pedopornografici: ne possedeva una forte quantità. La sorella, ascoltata dal pm con l'aiuto di una psicologa, ha poi confermato di aver avuto rapporti sessuali con il fratello. Da qui, anche l'accusa di abusi sessuali sulla bambina. Non ha invece a che vedere con questa operazione l'arresto a Cologno Monzese di un dirigente scolastico le cui connessioni ad una bacheca online di materiale pedopornografico individuate dall'associazione Telefono Arcobaleno lo hanno tradito, consentendo ai cybercop italiani di individuarlo: l'uomo ha ammesso di aver fruito di quel sito e di provare attrazione per i bambini. A Como, verrà firmato un protocollo d'intesa contro la pedofilia e le violenze su Minori. A sottoscriverlo, per il momento, dodici realtà comasche: Prefettura, Comune di Como, conferenza dei sindaci dell'Asl, Asl, Ospedale Sant'Anna, Ospedale Valduce, Camera penale di Como e Lecco, Ordine dei medici, Coordinamento comasco delle realtà di accoglienza di minori, Forum del Terzo settore e Moige. Previste azioni di prevenzione primaria, individuazione di situazioni problematiche, presa in carico del minore. Il protocollo prevede la nascita di una Commissione multidisciplinare permanente, presieduta dal Prefetto, e un gruppo di esperti. L'UNICEF plaude all'Operazione "Max" contro la pedofilia su Internet 09 maggio 2007 PEDO-BUSINESS Secondo il Rapporto sulla Pedofilia Online presentato da Telefono Arcobaleno (relativo ai primi quattro mesi del 2007), la produzione e la diffusione di pedopornografia è in costante aumento: dalle 1.260 segnalazioni di Telefono Arcobaleno del mese di gennaio 2007, si è passati alle oltre 2000 di aprile. Il Rapporto rileva come il “pedo-business” cambia e si evolve in modo molto dinamico, ad esempio «infiltrando ovunque e sistematicamente la promozione di siti pedofili a pagamento e giungendo ben al di fuori dei confini della comunità pedofila, con la contaminazione quotidiana di spazi e servizi Internet del tutto estranei e ignari, utilizzando con sempre maggiore intensità i “masked files”, ovvero distribuendo filmati o serie di foto in file dissimulati e protetti, pubblicati nei moltissimi e multiformi servizi di archiviazione presenti in Internet e resi noti in un passaparola virtuale

a sua volta protetto e nascosto». I continui cambiamenti di “residenza” dei siti illegali sono invece dovuti, secondo l'Associazione, alla convenienza degli imprenditori del pedoporno a trasferirsi nei paesi meno repressivi o ad agganciare le proprie attività presso fornitori di servizi Internet di volta in volta più comodi. Ed è significativo, in questo senso, che i più noti spazi pedopornografici - denuncia l'Associazione - siano tutti localizzati, o comunque collegati, a San Pietroburgo, in Russia, paese nel quale trovano più facilmente “casa” gli spacciatori di immagini illegali. Ma è anche contro la scarsa attività preventiva dei servizi di hosting, alcuni dei quali anche europei, che si scaglia il Rapporto, spiegando come la stragrande maggioranza agisce solo dietro segnalazione. Una prassi consolidata, peraltro, in quasi tutto il mondo sviluppato, ma che, secondo l'Associazione, si traduce in una facilitazione per la pedopornografia. Tanto più che vi sono provider, tra i quali anche uno italiano (non nominato), che dopo aver ospitato loro malgrado siti di questo tipo, hanno fatto in modo di azzerare la presenza di immagini illegali sui propri network. Secondo l'Associazione, un sito pedopornografico a pagamento genera da 7 mila a 20 mila utenti al giorno: «Questo dato, incrociato con l'incremento dei prezzi degli abbonamenti ai siti illegali, fornisce una chiara dimensione del turpe mercato: abbonamento per film 500 dollari prezzo medio (circa 30 film); abbonamento per foto 80 dollari prezzo medio (alcune centinaia di foto)». Il Rapporto critica anche le legislazioni nazionali, che ancora non permettono interventi efficaci contro la promozione di siti e link a materiali pedopornografici, una situazione che riguarda la Russia ma anche paesi come USA e Panama. Ci sono ancora troppi “angoli” Web per la diffusione del filone, come spiega il presidente dell’associazione Giovanni Arena: «Esistono oggi interi server riservati ai pedofili e alla promozione del traffico relativo a questa cultura. Sotto l'apparente veste di spazi Web in difesa dei diritti dei minori, si sostiene invece l'inaccettabile diritto del bambino al libero consenso al rapporto sessuale con adulti». Riguardo le metodologie di rilevazione dei siti, scrive l'Associazione: «Accade purtroppo che siano diffusi dati relativi alla presenza di siti pedofili in internet in totale assenza di un'adeguata e formalizzata documentazione di riscontro dell'informazione resa e con procedure del tutto approssimative. Telefono Arcobaleno ribadisce la totale scorrettezza e inaccettabilità di simili comportamenti e si farà parte attiva per la vigilanza e la pubblica denuncia di questo modo di fare notizia». Secondo il Rapporto 2008, negli ultimi due anni, l’offerta di materiale pedopornografico online è raddoppiata. In particolare, dicono gli esperti dell'Associazione, i volontari che vanno a caccia di materiali illegali legati all'abuso di bambini e minori vi si imbattono con sempre maggiore frequenza: «Nell'ultimo anno - scrive l'Associazione - Telefono Arcobaleno ha segnalato in media 3.800 siti al mese, 880 siti alla settimana, 125 siti al giorno, ma con punte di oltre 200 siti scoperti in un solo giorno». Ancora una volta, Telefono Arcobaleno nel suo rapporto sull'ampiezza del “pedoweb” specifica come la maggiorparte delle attività di questo tipo sulla rete siano caratterizzate da fini di lucro. La stima è che vi siano almeno 10 mila siti di questo genere che si presentano come vere e proprie attività commerciali, siti che hanno base nei paesi più diversi, in particolare in Germania, USA, Olanda, Russia, Cipro, Cina e Canada. Nella classifica dei paesi che ospitano il maggior numero di siti a sfondo pedofilo, Telefono Arcobaleno piazza l'Italia al 16esimo posto, con un solo sito segnalato. Ad aumentare, inoltre, è anche la “pornopubblicità”, che avviene attraverso la pubblicazione di messaggi ad hoc che vengono infilati su forum e bacheche web, ovunque vi sia uno scarso monitoraggio dei contenuti. Secondo Giovanni Arena, «particolarmente aggressiva è risultata, nel 2008, la promozione di siti pedofili a pagamento tramite la contaminazione ripetuta, con appositi messaggi su bacheche elettroniche poco custodite, anche di università statunitensi, asiatiche ed europee, di istituti di ricerca, come di società commerciali».

Rapporto Telefono Arcobaleno (PDF) Associazione Meter Onlus Web Portal PEDO-CRIMINI VIRTUALI L'8% di minori tra i 15 e i 17 anni che usa Internet mette in rete proprie foto nude o sexy, ma il dato potrebbe essere sottostimato. In occasione del Safer Internet Day 2010, la giornata europea per la sicurezza in Rete, Save the Children e Adiconsum hanno reso noti i risultati di una ricerca. Il primo invio di immagini con riferimenti sessuali avviene tra i 10 e i 14 anni, per il 47% dei pre-adolescenti e adolescenti italiani. E il 14% dichiara di scambiare immagini di nudo per ricevere regali. Giovanissimi sempre più immersi nella realtà virtuale di Internet e genitori spesso non consapevoli dei pericoli a cui i figli sono esposti sul web. È il quadro che emerge da un’altra ricerca condotta da Microsoft in 11 Paesi europei su 14 mila utenti under 18, lanciata alla vigilia del Safer Internet Day 2010. I teenager italiani hanno il primato dei contatti online da sconosciuti: il 73% contro una media europea del 63%. «I ragazzi di oggi sono cittadini del ciberspazio, ma questo li espone a dei rischi». La ricerca-sondaggio di Meter, elaborata in due anni (2005/2006) e patrocinata dalla Regione siciliana, ha passato al setaccio quasi 1.800 tra bambini e ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori della Sicilia, coinvolgendo quattro province (Siracusa, Ragusa, Catania, Messina), mediante un questionario realizzato in collaborazione tra dirigenti scolastici, docenti e alunni. Dall'analisi dei dati, i ragazzini delle medie inferiori hanno mostrato di avere un rapporto molto personale con il computer e quasi privato: il 56,4% degli intervistati ha ammesso di avere il pc in camera anche se lo usa, nel 33% dei casi, per giocare; solo il 21% preferisce scaricare file e immagini; il 70% dei ragazzi ha ammesso di non dire nulla delle amicizie virtuali e in buona parte (42,55%) non ha mai navigato insieme ai genitori. Diverso il caso dei ragazzi delle superiori, che hanno un rapporto completamente diverso: l'88,9% naviga in rete e il 91,7% sa che cosa sia una chat (che almeno il 74,5% degli intervistati chatta); scende però la presenza di pc in camera, “privilegio” di cui gode solo il 46% dei giovani oggetto dell'indagine; inoltre, per il 38,1%, Internet è uno strumento che serve per sfogare il desiderio di curiosità e scoperta che caratterizza l'adolescenza, in alcuni casi con un coinvolgimento emotivo importante, dal momento che il 23,6% si sente addirittura euforico davanti al computer e il 21,3% dei ragazzi, evidentemente stimolati dalle nuove tecnologie, ritiene più semplice instaurare dei rapporti di amicizia. Il popolare sito di social networking di News Corp., MySpace, dopo essere stato duramente criticato per il fatto che alcuni utenti molto giovani sono stati oggetto di attenzioni sessuali da parte di utenti adulti (le famiglie di diverse ragazzine che hanno subito abusi sessuali da parte di utenti di MySpace lo scorso gennaio avevano fatto causa al sito accusando il servizio di non essere in grado di tutelare gli utenti più giovani, ndr), ha risposto negativamente alla richiesta dei procuratori generali di North Carolina, Connecticut, Georgia, Idaho, Mississippi, New Hampshire, Ohio e Pennsylvania, che avevano espressamente richiesto la comunicazione dei profili appartenenti a noti criminali registrati nel sito. Hemanshu Nigam, responsabile della sicurezza di MySpace.com, ha giustificato la decisione con la necessità di ottemperare alla legge federale del 1986 Electronic Communications Privacy Act - che protegge le comunicazioni elettroniche degli utenti. Secondo Richard Blumenthal, procuratore del Connecticut, non è invece necessaria alcuna ingiunzione giudiziaria perché MySpace fornisca i nomi dei “sexual offender” agli

uffici che ne hanno fatto richiesta, e si dice «profondamente deluso e preoccupato per questo rifiuto irragionevole e senza motivazioni fondate». MySpace, dice il procuratore, così fa il gioco dei criminali ed impedisce alla giustizia di agire efficacemente contro i potenziali rischi alla società. Nigam risponde che MySpace tiene a cuore la sicurezza dei propri utenti in giovane età, ed ha tutto l'interesse a collaborare con le istituzioni per identificare e “ripulire” i predatori sessuali dal portale: prova ne è il fatto di aver individuato e cancellato “alcune migliaia” di profili appartenenti a criminali noti, come parte del suo programma di contrasto al fenomeno. Successivamente, dopo un rapporto dell'Internet Safety Technical Task Force, un gruppo creato da 49 procuratori generali, secondo il quale il problema stava assumendo proporzioni inaudite, MySpace dichiara di aver cancellato, in due anni, i profili di circa 90.000 molestatori. Ma non solo: secondo la compagnia che produce il programma usato da MySpace per scovare i cyber-pedofili, il concorrente Facebook sarebbe diventato il ripiego di quanti sono stati bloccati su Myspace. Il portavoce di Facebook, Barry Schnitt, si affretta a smentire, affermando che la società controlla in modo costante il social network per monitorare attività sospette (per la cronaca, la Meter di Don di Noto ha segnalato a giugno del 2009 alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, un gruppo di Facebook, ”Chiudi tua figlia in cantina”, che istigava alla violenza pedofilia sui figli da parte dei padri). Anche nel mondo virtuale di Second Life, dove i giocatori proiettano la loro vita immaginaria, è stata avviata la prima inchiesta per pedofilia. La denuncia è partita da un giornalista del programma televisivo tedesco “Report Mainz”, anch'egli membro della comunità di Second Life. L'avatar (l'io virtuale) del reporter tedesco Nick Schader, durante una conferenza in rete è stato invitato da altri utenti a partecipare a incontri per scambiarsi materiale pedo-pornografico. Immagini pornografiche costruite attraverso l'animazione 3D sono illegali in Germania, punibili con 5 anni di carcere. Ma la proposta andava oltre. Un membro del gruppo, alter-ego di un bambino di 13 anni, offriva all'avatar del giornalista anche la possibilità di entrare in contatto con reali trafficanti di materiale a sfondo pedopornografico. «Era spaventoso stare a guardare», ha commentato Shader, che ha immediatamente contattato la magistratura, la quale ha chiesto l'aiuto della Linden Lab, la società che gestisce il mondo virtuale ondine, per rintracciare e identificare il proprietario dell'avatar incriminato. Nel mondo di Second Life, i residenti possono fare amicizie virtuali, ascoltare concerti, comprare ogni genere di bene, anche partecipare ad elezioni politiche virtuali. Oppure, visitare il quartiere a luci rosse di Amsterdam, dove per pochi lindendollari (valuta virtuale convertibile in dollari veri) è possibile godere delle prestazioni di prostitute immaginarie, ma non solo. Di fronte ad un canale - virtuale - c'è un sexy shop con foto di ragazze ammiccanti, una Erotic Art Gallery con centinaia di foto e link a siti di aggregazione virtuale, per passare poi al Rex Theater, dove, per 100 linden-dollari, su uno schermo scorrono le immagini di uno stupro virtuale. Gli “script” (codici di comando html) più acquistati su Second Life sono quelli che riproducono violenze, sevizie e stupri. Si può poi comprare sangue, finti ematomi e tumefazioni per corredare il proprio avatar di truculenti particolari. Indirizzi come il “Sex College” o la “Girls School Club House” offrono infine corsi di istruzione - e “rieducazione” - sessuale per ragazzine, mentre in altri si può giocare a violentare avatar minorenni, che appartengono però a individui maggiorenni, in quanto Second Life è vietato a chi ha meno di 18 anni. «Dobbiamo fare tutto il possibile per non lasciare ai pedofili nessuno spazio dove vivere le loro tendenze», ha detto il ministro regionale per gli affari sociali in Baviera, Christa Stewens. Che un reato simile commesso online sia comunque punibile è alquanto controverso. La questione riguarda anche molte altre infrazioni commesse nel corso della Seconda Vita nel Web. «La stimolazione sessuale compiuta in un modo generale e diretto non è punibile, anche se

sociologicamente molto preoccupante», ha commentato Thomas Hoeren, esperto di diritto all’Università di Muenster. Il Child Online Protection Act ("Legge per la protezione dell'infanzia in Rete", spesso abbreviato in COPA) è una legge degli Stati Uniti, approvata nel 1998, il cui obiettivo dichiarato è quello di proteggere i bambini dal contatto con materiale di natura sessuale reperibile in Internet. La legge è stata successivamente bloccata nei tribunali e non è mai stata effettiva. Dato che la legge vincolava unicamente i provider interni agli Stati Uniti, i suoi effetti sarebbero comunque stati inconsistenti. ll COPA richiedeva che tutti i distributori commerciali di "materiale dannoso per i minori" evitassero l'accesso appunto dei minori ai loro siti. Il "materiale dannoso" veniva definito quello che, in base ai "criterî attuali della società" (“contemporary community standards”), è giudicato di "contenuto indecente" (“prurient interest”) o materiale che mostra atti sessuali o corpi nudi (inclusi i seni femminili). Una definizione che comprende al suo interno ogni genere di pornografia, sia hard che soft. La legge viene bloccata tra il 1998 e il 1999 in quanto l'appello ai "criteri attuali della società" è ritenuto eccessivamente vago. Negli anni successivi, il governo tenta diverse volte di riproporre la legge, ma viene di nuovo bloccata nei porno-tribunali, o perché giudicata troppo vaga o per dubbi di incostituzionalità. Nel gennaio del 2006, il COPA torna alla ribalta quando il governo Bush chiede al motore di ricerca Google l'accesso ai suoi database. Obiettivo del governo è dimostrare, tramite i database di questo e altri motori di ricerca, la gran quantità di ricerche di materiale pornografico in rete da parte di utenti minorenni, e dunque la necessità di una legge come il COPA che impedisca tali ricerche. Google, a differenza di altri motori di ricerca come ad esempio Yahoo!, rifiuta la richiesta del governo. MySpace removes 90000 sex offenders 03 febbraio 2009 Germany Investigates Second Life Child Pornography 08 maggio 2007 Troppi pedofili su Second Life USA: il primo emendamento salva la pornografia online 06 luglio 2004 Child Online Protection Act - Wikipedia BABY-PROSTITUZIONE Pagavano i ragazzini, quasi sempre dell'Est, per consumare rapporti sessuali e riprendere il tutto. Cinque persone sono indagate dalla Procura di Bologna e una di loro, non nuova a questo tipo di reati, è stata arrestata e condotta nel carcere della Dozza. Non è la prima volta infatti che il sessantenne Dario Roncati finisce nei guai per pedofilia. Stavolta dietro le sbarre c'è finito su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bologna Milena Zavatti su richiesta della pm della Procura felsinea Silvia Marzocchi. In casa dell'uomo, in un casolare di campagna situato in via Guisa a Crevalcore, comune a pochi chilometri da Bologna, la polizia ha trovato centinaia di videocassette pornografiche, di video amatoriali anche pedopornografici e dvd di contenuto analogo. Per il 60enne, le accuse sono di violenza sessuale e tentata violenza sessuale a danno di minore, induzione alla prostituzione minorile, produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Gli altri indagati sono un magazziniere modenese di 31 anni; un commerciante di arredamento di 52 anni che vive a Borgonuovo di Sasso Marconi, sull'Appennino bolognese; un pensionato bolognese di 67 anni e un torinese di 29 anni. Tre di loro devono rispondere di

produzione e detenzione di materiale pedopornografico; il magazziniere 31enne è invece accusato di produzione e detenzione di materiale pedopornografico e di violenza sessuale a danno di minore, perché riconosciuto in uno dei filmati amatoriali in atteggiamenti ritenuti inequivocabili. Adescavano minori dell'Est Arrestato l'orco Il Resto del Carlino 08 maggio 2007 Una "casa famiglia" dove vivevano minorenni da avviare alla prostituzione, ragazzini ospitati e sfruttati da dare in pasto ai clienti, ai quali venivano consegnati con un servizio di taxi che li portava a destinazione e poi li riaccompagnava nel loro dormitorio. È stata scoperta dai carabinieri che indagavano su un enorme giro di pedofilia nella capitale e che li ha portati a fare irruzione in una casa nel centro storico dove hanno scoperto questo rifugio per baby prostituti ed hanno arrestato Alberto Sebastiani, detto "la sdentata", sospettato di essere il tenutario della casa, che è diventato la tredicesima persona a finire in manette nel corso dell'operazione chiamata "Gerione". I carabinieri sono entrati nell'appartamento ed hanno identificato 10 giovani, sfruttati fin da quando avevano 13 anni: una minima parte, secondo alcune testimonianze, di un giro molto più numeroso di ragazzini che hanno ruotato intorno alla squallida struttura. Nell'appartamento i ragazzi dormivano e mangiavano in un ambiente con scarse condizioni igieniche, senza luce e gas ed erano tenuti a versare a Sebastiani una parte dei loro proventi (dalle 100 alle 300 mila lire ad incontro) ricavati dalla prostituzione. Sebastiani, oltre a gestire la casa-famiglia, forniva anche una sorta di servizio "taxi" per raggiungere i clienti. I giovani venivano fatti prostituire soprattutto all'interno di una camera da letto allestita nella cantina del locale notturno "Incognito 200" di via del Mandrione al Casilino. Scoperta casa lager per baby prostituti La Repubblica 30 novembre 2001 «Il politico mi pagava molto. E offriva cocaina». Adriano ha 16 anni. Capelli tirati in una coda, piercing, canottiera e blue jeans. Dove vi siete visti la prima volta? «Nello studio di quel centro diagnostico. Della clinica, come la chiamava il medico che è finito in prigione. C'era una stanzetta nascosta dagli armadi. Lui riceveva lì». Cosa succedeva? «Era uno dei luoghi in cui il dottore organizzava i festini con gli altri. Mi ha presentato il politico. Ci siamo conosciuti. Lo attiravo. E ha cominciato a telefonarmi». Per dirti cosa? «Se potevo dargli un appuntamento. Se ci vedevamo». E tu? «Sono andato da lui». Dove? «In una casa bellissima, ben arredata. Lussuosa, piena di luce. Ci sono stato. Sesso e cocaina. Girava la voce che aveva un sacco di soldi. Che si poteva permettere quello che gli altri non avrebbero mai potuto fare». Quanti soldi? «Per mezza nottata anche un milione». Eravate soli? «Sì, certo. Non era mica come l'ex carabiniere». Perché, cosa faceva l'ex carabiniere? «È sempre stato un avido. Una persona cattiva, violenta. Un bastardo. Per adescare i minorenni si faceva accompagnare sempre da un altro ragazzino bisessuale, uno di quelli belli. Poi li costringeva ad avere rapporti a tre. Li violentava. Se li portava a letto. Pagava sempre i locali della notte. E poi prometteva i lavori». Quali lavori? «In una catena di ristorazione importante di Roma. Impieghi alla cassa, dietro il banco». Anche il politico faceva promesse? «No. A lui bastava infilarti in tasca il denaro. Non raccontava bugie. E si presentava molto bene. Indossava completi griffati. Sempre profumato, elegante, i capelli tagliati di fresco. Una persona apparentemente a posto». Conosci altri minorenni che lo hanno frequentato? «Non saprei. Non ricordo... Certo, alcuni mi hanno raccontato delle feste. Sì, di quei festini... Li organizzava tutti il dottore. Il politico partecipava». Sempre? «Era un omosessuale a caccia di ragazzini. Li inseguiva come gli altri. Ma era più gentile. Comunque vedeva spesso il medico. Erano molto amici». Quanto amici? «Molto.

Avevano gli stessi gusti sessuali. Si frequentavano assiduamente. Vedevano le stesse persone. Avevano un debole per i giovanissimi. Ma non c'è mai stato amore, solo sesso». "Il politico? Sì, pagava bene anche un milione a notte", La Repubblica, 01 giugno 2001 “In Italia ci sono bambini che giocano a dadi e che pagano i loro debiti organizzando la baby-prostituzione”. È l'allarme lanciato dal ministro dell'Interno Giuliano Amato. “Questo accade in Italia, tra di noi, e la politica deve cogliere questi fenomeni. Se non lo fa condanniamo il nostro Paese”. “È un fenomeno che assomiglia al pizzo - dice Ernesto Caffo, fondatore del Telefono Azzurro - ragazzini indotti a consumare droga, alcol ma anche a sperperare soldi ai videopoker diventano ricattabili. E per ripianare i debiti, vergognandosi di chiedere aiuto ai genitori, sono costretti a pagare il pizzo loro imposto da adulti ma anche da coetanei. Non è infrequente - dice il neuropsichiatra infantile - che gli venga chiesto addirittura di prostituirsi”. Un tragico esempio è stata la vicenda scoperta nel settembre scorso a Parma, che ha coinvolto alcune ragazzine di 14 anni cadute in un giro di prostituzione in cambio di ricariche per il cellulare. Dunque, secondo Caffo “bene ha fatto il ministro Amato a denunciare il fenomeno e la fragilità del sistema che permette tutto ciò e contro il quale è indispensabile adottare strumenti di intervento e aiuto agili ed efficaci e insistere nell'educazione alla legalità”. Il fenomeno della prostituzione minorile, e quello dello sfruttamento della prostituzione ad opera di minorenni, è d'altronde sempre più all'attenzione delle forze dell'ordine e della magistratura, insieme a quello delle “baby gang”, che interessa soprattutto le aree metropolitane. A prostituirsi non sono più solo le ragazzine, ma il fenomeno riguarda anche i ragazzi; e non coinvolge più soltanto italiani ma ormai principalmente minori stranieri arruolati, trasferiti e controllati in Italia da potenti organizzazioni criminali. Non esistono dati sicuri sull'entità del fenomeno: secondo stime Interpol, in Italia il numero di minorenni sfruttati oscilla tra 18 mila e 23 mila. Quelli segnalati all'autorità giudiziaria sono molto meno: le ultime cifre ufficiali, dell'Osservatorio sulla Prostituzione del Ministero dell'Interno, dicono che sono stati 118 i minorenni sfruttati nell'intero 2006 e 21 nei primi tre mesi del 2007. “Deve far riflettere l'allarme lanciato dal ministro Amato sulla baby prostituzione - ha commentato Sandra Cioffi, parlamentare Udeur della commissione infanzia - le forze politiche devono rendersi conto quanto sia necessario approvare al più presto, come raccomandato anche dalla commissione bicamerale sull'infanzia, la legge per l'istituzione del Garante dell'Infanzia”. Il centro principale della prostituzione minorile a livello mondiale viene ritenuta l'Asia sud-orientale. Secondo valutazioni dell'UNICEF, nel 2006 più di un milione di minorenni e bambini in Thailandia, Filippine ed India vengono costretti a prostituirsi in bordelli o direttamente sulle strade da magnacci senza scrupoli. Secondo l'ECPAT, il quantitativo di minorenni e bambini che si prostituiscono al mondo sarebbe decisamente superiore a quello dichiarato dall'UNICEF e ammonterebbe ad una ventina di milioni, con un 20% di questa impressionante cifra registrato nella sola India. Sempre secondo le valutazioni da parte della ECPAT, a Taiwan sarebbero circa 100.000 i minorenni impegnati nella prostituzione. Circa 40.000 quelli che si prostituiscono in Venezuela, circa 25.000 nella Repubblica Dominicana, con un'età oscillante dai 12 ai 17 anni. Altri 500.000 casi sono stati registrati in Perù, altrettanti in Brasile e 200.000 in Canada. Negli Stati Uniti, si prostituiscono tra i 300 e i 600.000 bambini di età inferiore ai

18 anni, la maggior parte dei quali costretta a mettere in vendita il proprio corpo direttamente in strada. In Russia, nella sola città di Vladivostok, operano circa 40 ditte illegali che si occupano di procurare ai loro clienti ragazzine e ragazzine dall'età media di 14 anni per servizi vari di carattere sessuale. Europa dell'est e Africa del Nord sono i principali rifornitori di schiavi del sesso minorenni, mentre i principali beneficiari di tali servizi risultano essere l'Europa occidentale, gli Stati Uniti, gli Emirati Arabi e la Nuova Zelanda. In Russia, circa il 75% della pornografia minorile si trova sulla Rete: i trafficanti utilizzano portali Internet russi senza il minimo rischio di finire in galera. (Pubblicato su Ecplanet 26 novembre 2007) ECPAT International Sacrifice: Child Prostitutes from Burma Governo Italiano - Dossier - Rapporto osservatorio prostituzione ECPAT-Italia - End Child Prostitution, Pornography And Trafficking PORNO LIBERALISMO TOTEM E TABOO L’ANTICRISTO RAPPORTO PEDOFILIA 5 RAPPORTO PEDOFILIA 6 INVISIBLE CHILDREN LA COSPIRAZIONE DEL SILENZIO FREE MARCEL VERLOESEM ABUSO SCHIAVE DEL SESSO STORIA DELLA PROSTITUZIONE CULTURA DELLO STUPRO STUPRI DI GUERRA PORN FOR THE MASSES PORNO IMPERO IL PORNO IMPERO COLPISCE ANCORA

PORNOCULTURA RIVOLUZIONE SESSUALE LA GUERRA DEI MONDI IL REGNO DI SATANA

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