Paterson - N.j. - Stati Uniti

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EMIGRAZIONE NEGLI STATI UNITI D’AMERICA PATERSON (N.J.) ED I FRAINESI

Paterson è situata a circa 15 km a nordest di Manhattan, sul fiume Passaic, a cui dovuto in gran parte lo sviluppo industriale di questa città. In 1794 fu realizzato un sistema che rendeva possibile l'utilizzo della potenza dell'acqua mediante costruzione di una diga e lo sfruttamento dell’energia della cascata d'acqua alta più di 10 metri. Una serie di canalizzazioni aservivano le fiorenti industrie manifatturiare della seta.

Paterson è una città degli Stati Uniti d’America, capoluogo della Contea di Passaic nello stato del New Jersey che con una popolazione di circa 150.000 abitanti, rappresenta la terza città (per numero di abitanti) dello Stato. Viene denominata Silk City ("città della seta") perché nel XIX secolo era un attivissimo centro dove si produceva una seta molto rinomata e davvero raffinata; Paterson ebbe un ruolo primario e determinante nella rivoluzione industriale degli Stati Uniti d’America.

Storia: Alla fine XVIII Secolo, la Society for the Establishment of Useful Manufactures fondata da Alexander Hamilton decise di avventurarsi in un Mega progetto che consentisse di sfruttare l'energia delle cascate del fiume Passaic per fini industriali con lo scopo di assicurare l'indipendenza economica ai fabbricanti britannici. Il sito prescelto per la realizzazione di questo ambizioso progetto fu chiamato Paterson in onore di William Paterson, allora governatore del New Jersey e firmatario della Costituzione degli Stati Uniti . La progettazione fu in un primo momento affidata a Pierre L’Enfant, architetto e ingegnere progettista urbano francese; il progetto del francese, che prevedeva lo scavo di un canale nella roccia e la costruzione di un acquedotto, venne però considerato troppo complesso e costoso dai direttori della Society for Establishment of Useful Manufactures, che quindi decisero di passare l'incarico a Peter Colt, che nel 1794 finalmente portò a termine l’opera con un progetto meno complicato e soprattutto più realistico ed economico di quello del francese. L'Enfant, primo assegnatario del progetto, aveva contestualmente anche steso il progetto urbano del centro cittadino che si sarebbe prevedibilbente sviluppato intorno alle attività industriali in realizzazione.

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Questo progetto non più messo in opera per la costruzione di Paterson, fu ripreso successivamente, permettendo al francese di vedere realizzate alcune delle sue idee progettuali, nella successiva realizzazione di Washington D.C. Le industrie sviluppate in Paterson furono alimentate, da un punto di vista energetico, dai 77 piedi di altezza delle cascate, attraverso un sistema di canalizzazione dell’acqua che ne controllavano l’energia. La fine dei lavori della centrale idrica e l’inizio della produzione di energia diede l'impulso alla nascita di un complesso industriale molto attivo, e di conseguenza si sviluppò il centro urbano. Fino a 1914 i mulini e le industrie manifatturiere sfruttarono l’energia fornita dalle cascate. Crebbero così molteplici attività industriali, Great Falls cascade of the Passaic quali la lavorazione della seta, l’industria delle armi e della meccanica (vi si costruivano locomotive ferroviarie). Nella seconda metà del 1800 divenne predominante l'industria relativa alla produzione di seta e pose le basi del periodo più prospero per nuova cittadina, facendole guadagnare il nomignolo di "Città della Seta" (silk city). L'11 aprile 1831, l'area di Paterson venne riconosciuta come township (sobborgo) della vicina città di Acquackanonk, a sua volta appartenente alla giurisdizione della Essex. Nel 1835, anche il celeberrimo industriale americano Samuele Colt, espanse a Paterson l’attivita di fabbricazione di armi sebbene il centro della sua produzione rimase ad Hartford, nel Connecticut. Più tardi nel XIX Secolo il sobborgo diventò anche la sede di importanti esperimenti di sottomarini progettati da un irlandese-americano di nome John Holland; due dei primi modelli di “Holland”, questo il nome dato ai prototipi (uno fu ritrovato sui fondali del Fiume di Passaic e recuperato), sono ben conservati ed in mostra nel Museo di Paterson. Il 7 febbraio 1837, Paterson ottenne finalmente l’autonomi, diventò indipendente e passò nel contempo a far parte della contea di Passaic. Contemporaneamente, il complesso industriale di Paterson, principalmente dedicato alla lavorazione della seta, divenne un esempio per il resto degli Stati Uniti; l’attività era davvero fiorente e la crescita esponenziale produsse enormi guadagni agli investitori tanto è che Paterson viene indicata molto spesso come "la culla" della rivoluzione industriale americana. La città divenne presto uno dei punti di riferimento della prima emigrazione italiana verso gli Stati Uniti nel corso del tardo XIX secolo ed il flusso migratorio continuò fino agli anni sessanta e direi anche settanta per quando personalmente ricordo relativamente alla comunità Frainese. Ricordo nella mia infanzia un ragazzino timido, (mi pare si chiamasse Tonino) che era in classe con me alle elementari; sempre educato e silenzioso un giorno, rivelandoci il suo previsto trasferimento a Paterson, salutò i suoi compagni di classe e nel farlo versò un fiume di lacrime. L’amarezza di Tonino era grande ed i compagni furono tutti contagiati dalla sua indicibile disperazione che lo strappava alla sua infanzia rubandogli tutto ciò che ad un bambino è più caro. Conservo ancora nitida quell’immagine straziante che non sono mai riuscito a cancellare e forse è anche per Tonino che cerco di trovare le motivazioni per scrivere qualcosa che possa servire a far meglio conoscere alle nuove generazioni le difficoltà e sacrifici d’un tempo. 2

Le distanze erano pressochè incolmabili, i mezzi di comunicazione praticamente ridotti all’essenza ed interporre tra le persone l’oceano equivaleva a perderli per sempre. Tonino nella sua ingenuità ed istinto emozionale di ragazzino molto sensibile l’aveva ben compreso e non potendosi opporre alla necessaria quanto irrevocabile decisione dei genitori, mirata soprattutto a garantirgli un futuro meno amaro, esplose in pianto irrefrenabile che descriveva in modo pieno la sua disperazione. Non l’ho mai più rivisto e tuttora, spesso, Tonino torna nei miei pensieri. Furono tantissimi i Frainesi a partire e tutti con lo stesso tristissimo rituale. Le famiglie dei parenti passavano l’intera ultima serata (a Fraine) con loro, quasi a voler godere della loro presenza fisica fino all’ultimo istante; Portavano come dono per i futuri emigranti, regali importarti, di grande necessità (utensili e piccoli arredi per la casa) o di valore (anche soldi e soprattutto oro) che avrebbero potuto aiutare i futuri cittadini di Paterson, questa quasi sempre era la loro meta, ad affrontare le prime necessità sul suolo Americano. Si privilegiava il viaggio in Nave che consentiva di portare con se più vettovaglie possibili che venivano accuratamente sistemate in casse pesanti ed ingombranti. – L'arrivo sul suolo Americano dei primi pionieri dell’emigrazione Frainese era caratterizzato dal durissimo trauma dei controlli medici e amministrativi che purtroppo non tutti superavano con conseguenze davvero terribili. Nel Museo dell'Emigrazione a New York ci sono ancora le valigie piene di suppellettili e di povero abbigliamento delle persone che reimbarcate per l'Italia, nella disperazione si buttavano nelle acque gelide della baia andando quasi sempre incontro alla morte. Ellis Island, l'Isola delle Lacrime

Tornando ai miei ricordi più recenti e relativi agli ultimi emigranti, non posso non segnalare che essi, una volta giunti in suolo americano, dopo qualche anno, provvedevano a ricambiare gi aiuti ricevuti spedendo i famosi “pacchi postali” ingombranti e stracolmi di vestiti, magliette e altre sorprese che i ragazzini di Fraine aspettavano sempre con eccezionale entusiasmo....Altra abitudine consolidata era quella di inserire qualche dollaro nelle lettere di auguri inviate dagli USA in occasione delle festività... Con molta mia meraviglia e soprattutto tanta nostalgia ho recentemente notato che questa “tradizione” ormai centenaria sia pur attualmente rara, ancora persiste nei più anziani ed è stato davvero emozionante constatarlo di persona. La comunità Frainese in Paterson è piuttosto importante. Qui vi si festeggia la tradizionale Festa della Mater Domini ed è molto attiva la “Società di Mutuo Soccorso S.S. Maria Materdomini” la cui presidenza è affidata a Nik Finamore. La comunità italiana di Paterson, come risulta dai registri anagrafici, arrivava a contare alla fine del secolo circa 20000 persone, conservando un forte legame con la madrepatria. Legame d'identità, ma anche di partecipazione alla vita politica. Nei Frainesi di Paterson il legame con la madre terra è rimasto davvero forte nella gran parte dei casi. Altrimente sarebbe inspiegabile il loro impegno anche economico nel sostenere importarti opere realizzate a Fraine di cui la più importante e visibile è la Ristrutturazione del Santuario che finalmente si è mostrato in tutto suo splendore. Ma voglio anche ricordare gli importanti investimenti privati di Frainesi, come me forse un pò attempati, che dimostra tutta la forza di un popolo che si è sempre nutrito della 3

passione per la propria terra, e che al denaro non ha dato un semplice volgare significato, ma l’ha utilizzato per alimentare questo enorme amore contro tutte le regole di “economia d’investimento”. Mi piace ricordare il Mio amico Ben....che ha realizzato il sogno di veder sposare la sua amata figlia nella sua terra e che ha investito il proprio denaro (e continua a farlo) per la sua casa Frainese dimostrando un morboso attaccamento che, per chi vive in Italia o a Fraine, potrebbe sembrare addirittura spropositato. (“Tank’You Ben for your passion”). Insieme a questo grande Frainese ce ne sono tanti altri dai quali dovremmo assorbire le le vibrazioni vitali per sollecitare la nostra anima a sprigionare fantastiche emozioni. Le stesse vibrazioni non le ho invece sempre riscontrate nelle persone rimaste in Italia, e soprattutto quelle che, grazie alla loro posizione socio-economica privilegiata avrebbero potuto più degli altri dare un fondamentale contributo alla sopravvivenza di Fraine. Gli uomini più influenti e più potenti sono stati quelli che per primi hanno consegnato Fraine al decadimento; sono stati i primi ad abbandonare la “Nave” affidando la loro terra ed i Frainesi al proprio destino. Mi viene spontaneo notare che questi, in realtà, non erano contadini, ma appartenenti a famiglie che del lavoro dei più miserabili si nutrivano ed hanno continuato a fralo finchè hanno potuto e quando la linfa vitale si stava esaurendo hanno scelto strade più consone per attuare i loro pregetti di progresso personale e familiare dimenticando il loro passato, la loro storia e persino abbandonando tutti iloro beni. E’ ridicolo rivelarlo è vero, ma alcuni conservano solo il posto al Cimitero di Fraine, in quanto in possesso di Cappelle di Famiglia, lasciando così anche qui trasparire il loro cinico senso degli affari. Le loro abitazioni vendute, per quattro soldi, le loro visite alla terra d’origine sempre più rare, e quando giungono a Fraine, in visite lampo, conservano l’arroganza caratterizzante dei detentori del potere incontrastato di un tempo di cui essi si sentono ancora i degni discendenti. Forse le distanze incolmabili alimentano il desiderio, forse il prendere coscienza delle difficoltà oggettive di conservare i legami affettivi rende l’anima dei Frainesi all’estero più permeabile ai sentimenti patriottici e campanilistici.....ma in fondo a me ciò che davvero interessa è avere eroi che sanno piangere per loro terra, che sanno amarla con passione sanguigna e che siano d’esempio per i giovani che si affacciano alla vita. Da essi bisogna apprendere che la vita vale la pena viverla se si è spinti da tali sentimenti, se la si progetta mettendo in evidenza i sani principi e se la si vive con l’entusiasmo che deve scaturire da dentro ciascuno. Non potrà mai esserci futuro per chi non ricorda e non conosce il proprio passato, non potrà esserci mai felicità per chi non sa lasciarsi trasportare ed entusiasmare da un sano senso di appartenenza. Io, personalmente, sento come i miei cari emigranti, di appartenere alla mia terra, e vivrò sempre con l’entusiasmo e l’orgoglio di essere Frainese abruzzese e poi Italiano. Forse lo scrittore Leonardo Sciascia aveva davvero ragione: “la morte della civiltà corrisponde con la morte della civiltà contadina”. Io voglio rendere omaggio a quei Frainesi che vivono fuori, alcuni che hanno meritato il personale successo, altri che sanno usare le tecnologie più avanzate, altri che hanno appreso a vivere al passo con i tempi, altri ancora che ci onorano della loro cultura, altri meno fortunati che vivono una vita normale ed altri un po’ meno agiata, ma solo eslusivamente a quelli che conservano, indistruttibile, l’anima contadina frainese. Agli altri che potevano rendere qualche favore a Fraine e non lo hanno provveduto dico: “avete ben fatto a lasciarci soli, perchè questa terra, in fondo, non vi appartiene”. 4

Ma dopo questa sentimentale parentesi, torniamo a Paterson dove nel 1932, si inaugurò lo Stadio di Hinchliffe, ( 9,500 posti) così denominato in onore di John V. Hinchliffe, primo sindaco di Paterson. Fu utilizzato in origine per eventi sportivi e semiprofessionali e fu la mitica casa dei New York Yankee. Nel 1963, fu acquistao dalla scuola pubblica di Paterson ed è ora inserito in un Registro Nazionale di Luoghi Storici. Anche durante la seconda guerra mondiale Paterson ebbe un ruolo importante nell'industria bellica con la costruzione di motori per l’aviazione americana. Alla fine degli anni settanta ha iniziato ad essera anch’essa toccata, come tante aree urbane, della piaga della disoccupazione. L’evoluzione ha, con il tempo, trasformato la città. La richiesta di maggiori spazi ha spostato l’anima commerciale più a nord, togliendo parte dell’importanza a Paterson che ostruita con un concetto vecchio non offriva spazi sufficienti per il nuovo modello di sviluppo urbano e soprattutto commerciale. Le grandi industrie non ce ne sono più perché la maggiorparte delle fabbriche sono state trasferite progressivamente trasferite all’estero seguendo una assurda logica industriale e, pertanto, sul suo territorio, si sono in attività solo piccole aziende. Continua comunque tuttora ad essere meta di molti immigrati che, comunque in qualche modo hanno rianimato l'economia della città attraverso le creazione di piccole aziende a conduzione familiare molto attive. Il centro della città è stato più volte devastato da incendi (il più recente nel 1991). Questo incendio , innescato da un cortocircuito, e stato davvero devastante al punto che l'area danneggiata fu ridotta così male che la maggior parte degli edifici colpiti furono demoliti. L’edificio più conosciuto oggetto della devastazione del fuoco, fu la sede dei magazzini di Fratelli di Meyer che erano tra i pochi ancora con sede a Paterson e non trasferiti più a nord. Edificio storico importante, il Castello di Lambert (oggi museo) fu costruito nel 1893 come civile abitazione di Catholina Lambert, con uno stile architettonico che sembra più un revival medioevale che una normale civile abitazione; è evidente che il Sig. Lambert come un po’ tutti gli emigranti, volle costruire un’abitazione simile ai castelli della Gran Bretagna per conservare la memoria della sua sua terra ed i ricordi della propria infanzia. Lambert Castle

Dopo la sua morte 1923, l'edificio fu ceduto alla Città di Paterson che a sua volta lo ha venduto qualche anno più tardi alla Contea di Passaic ed adibito ad uffici amministrativi. Nel 1936, una zona dell’edificio fu finalmente adibito a museo storico, e con la crescita di interesse, successivamente, tutto il primo piano. Nel 1990, è stato sottoposto a restauro con una spesa davvero importante e quindi tutti e quattro i piani dell'edificio sono diventati museo e biblioteca di cui i cittadini di Paterson sono davvero molto orgogliosi.

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Paterson, New Jersey - Silk City (1900)

Paterson, New Jersey - Main Street - 1930

Dal 1870 la città trattava i due terzi di tutta la seta grezza importata negli Stati Uniti e attirava immigranti da Irlanda, Italia, Germania e Russia. La grande disponibilità d'acqua alimentò molteplici fabbriche e strutture manifatturiere nel settore tessile, successivamente la fabbricazione di armi, e quindi la lavorazione della seta e costruzione di locomotive ferroviarie. Alla fine dell'800 l'industria della seta divenne la prevalente e Paterson fu denominata "Silk City" (Città della Seta). Oggi c'è una parte della città di Paterson conosciuta come Little Italy, dove si trovano molti negozi gastronomici e ristoranti italiani ed una importantissima comunità di Frainesi.

STORICA CULLA DEI MOVIMENTI SINDACALI :

La città era un mecca per lavoratori italiani emigranti che lavoravono con molto entusiasmo nelle sue fabbriche che comunque rappresentavano una condizione migliore di quella dalla quale provenivano. Ma con il passare del tempo, sobillati anche da un folto gruppo di anarchici e marxisti, diventò la culla dei movimenti sindacali statunitensi. Ricordiamo, infatti, che proprio da Paterson, dopo un soggiorno di Enrico Malatesta, partì Gaetano Bresci, l’anarchico rivoluzionario che uccise a Monza il Re Umberto I. E’di qui che ebbe inizio lo sciopero generale in una fredda mattina di febbraio che sfociò in una battaglia aperta fra la classe operaia e la classe capitalista (delle industrie Paterson, New Jersey -Il centro oggi della seta). Fu un conflitto fra la forza lavoro e la potenza del capitale Per questo Paterson è considerato un luogo storico per quanto concerne le agitazione delle masse operaie che portò successivamente alle più importanti conquiste sindacali (ricordiamo la lotta contro il lavoro minorile la rivendicazione delle 8 ore lavorative). Durante questa lunga rivolta gli operai vennero bastonati e presi a fucilate da guardie private e poliziotti senza scruolo, gli operai vennero spediti in galera a centinaia, gli organizzatori perseguitati; la stampa, gestita dai capitali e dal potere, scrisse un sacco di menzogne. 6

Ma non ci fu nulla da fare lo sciopero continuò accompagnato dai canti rivoluzionari (la marsigliesa, l’internazionale e bandiera rossa). Negli scontri avvenne l’inponderabile ed un proiettile, sparato dalle feroci guardie private ingaggiate dai padroni, colpì a morte Valentino Modestino che non era un operaio della seta e memmeno si trovava tra gli scioperanti; egli era sulla veranda di casa con il figlioletto piccolo in braccio. Il suo funerale fu un corteo di incredibile partecipazione di massa; al passaggio della bara gli operai lanciavano garofani rossi. E’ durante questo sciopero che fu autoproclamata la giornata lavorativa di 8 ore. Il movimento fu però sconfitto dagli industriali che ebbero appoggi dalla polizia, dalla stampa e dallo Stato. Gli organizzatori vennero additati come sobillatori marxisti (e pertanto da sconfiggere ad ogni costo in quanto nemici dichiarati e molto temuti della società capitalista americana). Gli operai furono, a mio avviso, utilizzati come naturali sostituti di “schiavi”, non ebbero alcun peso sociale e, da parte dei capitalisti Inglesi, furono oggetto di sfruttamento oltremisura. Con il tempo i “padroni” costrinsero i lavoratori a ritornare alle condizioni preesistenti alle agitazioni. Così, gli operai continuarono a lavorare prolungatamente con salari molto bassi ed in condizioni pericolose. Anche i Frainesi vissero per molto tempo in condizioni pietose di sovraffollamento in baraccopoli costruite per loro, per le loro famiglie ed i loro bambini a ridosso delle fabbriche. Successivamente e gradatamente parte delle attività industriali furono trasferite al sud dove le rivendicazioni sindacali erano ancora lontane ed i sindacati ancora inesistenti. Lì lo sfruttamento era più facile potevano contare su una condizione di sudditanza psicologica derivante dalla condizione di schiavitù, cancellata dalla legge, ma ancora troppo presente nella testa degli abitanti. Più in là, le attività delle grandi industrie furono trasferite all’estero (alla ricerca di condizioni migliori di sfruttamento) non potendo contrastare le inesorabile conquiste sindacali che negli Stati Uniti andavano man mano consolidandosi in tutti gli Stati.

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UN RISPETTABILE ED ILLUSTRE FRAINESE CHE CI RIEMPIE DI ORGOGLIO: “Sempre fiero delle mie origini Frainesi (I’m Frainese)" I suoi nonni paterni, Concezio Martino e Giuseppina Marino di Fraine Il Cognome non si conosce il motivo (probabilmente per errori di trascizione) è diventato MARTINI Il Giudice:

Martini, William J. Nato 1947 a Passaic, NJ Servizio Giudiziale e Federale: Giudice, U. S. Distretto Corte, Distretto di New Jersey Nominato da George W. Bush il 23 gennaio 2002, ad un posto lasciato libero da John C.Lifland; Confermato dal Senato il 14 novembre 2002, ha ricevuto l'incarico il 19 novembre 2002. Istruzione: Università di Villanova, B.A., 1968 Rutgers Università Legge Scuola, J.D., 1972 Carriera professionale: Assistente Legale, Hon. Giuseppe P. Hanrahan, Corte Superiore di New Jersey, 1972-1973 Assistente Procuratore, Hudson della Procura generale, New Jersey, 1973-1974 Assistente U.S. avvocato, l'Ufficio di Avvocato Americano, Distretto di New Jersey, 1974-1977 Pratica privata, New Jersey, 1977-1994 Assessore, Città di Clifton, New Jersey, 1990-1994 Titolare (eletto), Contea di Passaic, New Jersey, 1993-1995 Rappresentante del New Jersey negli Stati Uniti d' America 1995-1997 Pratica privata, Newark, New Jersey, 1997-2002 Commissario, Autorità Portuale di New York e New Jersey, 1999-2002

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UN CAMPIONE FRUTTO DEL SACRIFICIO DI UN EMIGRATO FRAINESE:

Suo Padre, Fernando ROSSI, emigrato negli Stati Uniti in età adolescenziale, si è costruita la sua vita oltreoceano con sacrificio ed impegno rimanendo però sempre legato in modo viscerale al suo paese d’origine. Mi piace ricordare che rientrava in patria ogni anno nel periodo estivo per dare il suo fondamentale contributo alla squadra di calcio, il Fraine, con un entusiasmo fuori dal comune; era sempre trascinante. Fernando è stato per anni il condottiero di battaglie dure e sofferte sui campi di calcio dell’alto vastese e figura di riferimento per generazioni di ragazzini che motivati dal suo entusiamo sono riusciti ad ottenere risultati davvero sorprendenti. A pensare che alcuni di noi entravano in campo con scarpette d’ogni genere (da tennis, di plastica che ti gonfiano i piedi a fine partita, ma anche scarponcini più adatti ai lavori nei campi che a qualsiasi altra attività). Eppure guardando Fernando le forze si moltiplicavano e si diventava tutti cavalieri difensori di una grande causa (questione di vita o di morte). Di lì, indimenticabili successi che trascinavano l’intero popolo frainese in un clima di euforia io credo irripetibile. Un’anno, in vacanza in spagna, non riuscì a trattenere la sua passione e rientrò urgentemente per assicurare la sua partecipazione ad una finale ……. Se c’è qualcuno verso il quale non può sorgere un benchè minimo bricciolo d’invidia per il successo nella vita è proprio Lui….il condottiero appassionato che Fraine non ha mai dimenticato…… e d il popolo frainese è davvero entusiasta che tutto questo sia capitato ad un ragazzo che ha per l’intera sua esistenza nutrito la sua anima della passione, direi anche esagerata, per la propria terra.-

Giuseppe Rossi: Giuseppe nasce a Teaneck (USA), nel New Jersey, il 1 Febbraio del 1987. La mamma Cleonilde e il papà Fernando si sono conosciuti proprio in America, dove si erano trasferiti per lavoro con le rispettive famiglie. Entrambi sono insegnanti di italiano alle scuole superiori di Teaneck, anche se il papà ha lasciato la professione per seguire Beppe nelle sue vicende calcistiche. Fernando inoltre, particolare non trascurabile, è stato per molti anni “Coach” della squadra di calcio del Liceo in cui insegnava (da qualcuno avrà pur preso il Nostro Campione) Inoltre la famiglia comprende anche la sorellina Tina, di un anno più piccola rispetto a Beppe, a cui il Bomber è affezionatissimo. La carriera di Giuseppe comincia nell’estate del 1999 quando arriva a Parma per un provino in cui lascia gli osservatori giallo/blu a bocca aperta; da quel momento, per i successivi 4 anni, l’“Americano”, come viene affettuosamente chiamato dai compagni, si imporrà all’ attenzione del calcio giovanile italiano come una vera e propria macchina da gol, segnando senza soluzione di continuità negli Esordienti, negli Allievi Regionali, Nazionali e in Primavera; fino a vincere lo Scudetto Allievi Nazionali nell’ estate del 2003 (2 a 1 al Treviso in finale, gol decisivo di….Giuseppe!). Le sue Società: • PARMA 2003/04 • MANCHESTER UNITED 2004/05 e 2005/06 • NEW CASTLE 2006/2007 (in restito fino al 16 febbraio) • PARMA 2006/07 (in prestito dal 17 febbraio - fine stagione) • VILLARREAL dalla stagione 2007/08 9

Palmares: • 2003 Scudetto Allievi – Parma • 2004/05 campione d’Inghilterra “Reserve Team” – Manchester United • 2004/05 capocannoniere “Reserve Team” - Manchester United • 2004/05 miglior giovane del sttore giovanile del Manchester United • 2005/06 miglior giovane del sttore giovanile del Manchester United • 2006/07 miglior giovane SKAY • Esordio con goal nei campionati inglese, italiano e spagnolo (unico calciatore in Europa) • Ha eguagliato il record Roberto Mancini come esordiente under 20 nel campionato italiano con 9 reti • Capocannoniere alle Olimpiadi di Pechino con 4 reti La Nazionale Maggiore: Il ct della Nazionale maggiore Marcello Lippi lo convoca il 5 ottobre per due partite delle qualificazioni al Mondiale 2010. Esordisce in Nazionale a 21 anni, l'11 ottobre 2008, subentrando a Di Natale nel secondo tempo della partita Bulgaria-Italia (0-0) giocata a Sofia. Il 19 novembre, gioca per la prima volta da titolare in Nazionale nella partita amichevole disputata ad Atene contro la Grecia. Realizza il suo primo gol in Nazionale il 6 giugno 2009 in amichevole contro l'Irlanda del Nord. Entrato stabilmente nel gruppo degli Azzurri, viene inserito nella lista dei 23 convocati per la Confederations Cup 2009. Il 15 giugno, nella partita d'esordio contro gli Stati Uniti, subentra nel secondo tempo e realizza la sua prima doppietta in Nazionale, contribuendo in modo decisivo alla vittoria per 3-1 dell'Italia.-

Duilio MARTINO

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