Museke N. 3 - Pasqua 1995

  • June 2020
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NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044

NUMERO TRE - PASQUA 1995

impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs)

GLI AUGURI DEL NOSTRO VESCOVO Cari bimbi, a circa un anno di distanza dal vostro arrivo a Castenedolo, dopo un tumultuoso viaggio che ha tenuto in sospeso il fiato di molte persone e in particolare dei responsabili dell’Operazione MUSEKE, state per vivere la Pasqua fra noi. Si tratta di una Pasqua ancora carica di tensioni per il vostro Paese e per quelli confinanti; si vorrebbe che la pace si stabilisse e così anche voi poteste trovare quella sistemazione definitiva che vi consentirebbe di guardare in faccia a persone alle quali essere affidati per tutta la vita. Preghiamo il Signore perché la soluzione sia vicina. Nel contempo godete dell’affetto premuroso di chi

vi circonda e vi assiste coprendovi anche di donativi probabilmente mai goduti prima di ora in Ruanda. Il vostro sorriso luminoso, i vostri occhi chiari, il vostro sonno pacifico e i vostri giochi rumorosi riempiono la grande casa ospitale di Castenedolo diventando un patrimonio affettivo di immenso valore, così come le attenzioni dei volontari costituiscono un tesoro spirituale per tutta la comunità locale. La Pasqua in arrivo è un grande segno di speranza. Dopo la morte di Gesù noi rivivremo il mistero della sua Resurrezione. State sicuri: verrà anche per voi una liberazione che si sostanzierà in attesa serena e fiduciosa del vostro futuro allorché, crescendo, verrete a conoscenza della vostra travagliata infanzia e di tutto l’amore che l’ha protetta mentre era immersa nella bufera dell’odio che la minacciava. Già da ora, in questa Pasqua liturgica, io vedo il preannuncio di questo vostro futuro migliore. Ve lo auguro di cuore. Un sentimento di ammirazione e di gratitudine esprimo a tutte le persone che si occupano di voi. Benedico voi e loro. Un caro saluto † Bruno Foresti

UN ANNO DOPO Quando nell’aprile scorso, il giorno successivo all’arrivo dei piccoli orfani ruandesi, mi recai a casa Lombardi per rendermi conto della situazione, ebbi netta la sensazione di trovarmi di fronte ad un evento di straordinaria importanza, di quelli che lasciano un segno indelebile nella vita di una comunità. Ho visto accanto ai piccoli ancora un pò impauriti per le disavventure del viaggio, una moltitudine di persone, tutte indaffarate nelle varie incombenze, sul volto delle quali però serpeggiavano sia la soddisfazione per la positiva conclusione di una vicenda tanto travagliata che la gioia di poter tangibilmente contribuire alla accoglienza dei piccoli ospiti. Si sviluppò da subito una grande gara di solidarietà e di generosità mai riscontrate in altre circostanze e l’evento balzò alla attenzione di tutte le cronache. Il trasferimento poi nella più capace sede dell’ex Scuola Materna R.Pisa, messa a disposizione dall’Amministrazione comunale, e la visita del Presidente della Repubblica, segnarono le tappe più significative di tutta la vicenda. È passato quasi un anno, l’impegno dei volontari non è mai venuto meno ed i bimbi, coccolati ed anche un po’ vezzeggiati, sono cresciuti bene in un ambiente sano ed accogliente.

A turbare però l’armonia del Centro, a creare sconforto in tutti ed a mortificare le aspettative di quanti speravano in una diversa soluzione, sono giunte le notizie degli ultimi giorni: quelle di un obbligato rientro in patria dei piccoli. Certamente era nell’animo di tutti noi, e dei dirigenti di Museke in particolare, la volontà di riportare i bimbi nel loro paese una volta che fossero cessati gli orrori di una guerra tanto sanguinosa e in Ruanda fossero tornate la pace e la tranquillità.

Ma così non è. Il paese vive ancora oggi in una situazione di assoluta precarietà tale per cui tutto può cambiare da un momento all’altro; migliaia e migliaia di rwandesi sono ancora oggi costretti a vivere in situazioni disumane nei vari campi profughi disseminati nei paesi confinanti, non essendoci ancora le condizioni per il loro tranquillo rientro in patria. In questa situazione come è possibile riportare i bimbi nel loro paese? Che ne sarà di loro? Co-

me potranno affrontare la nuova situazione ora che non sono più nemmeno temperati a sopportare una vita di stenti? Sono solo alcuni degli interrogativi che tutti ci poniamo e di fronte ai quali, nell’animo di ognuno, non c’è che una sola risposta: i bimbi devono restare in Italia. Ne sono personalmente convinto anche perché il rischio che l’opera sin qui svolta con l’impegno di tanti volontari possa essere vanificata in un solo momento, è grande. Se un anno fa i bimbi sono stati strappati ad un crudele destino, riportarli oggi nel loro paese significherebbe riconsegnarli ad un destino non meno crudele: orfani in patria e senza nessuno che li possa accudire, in un paese che non può offrire loro che distruzione e miseria. Ecco perché mi auguro che al di sopra delle rigide regole burocratiche prevalgano quelle del cuore e del buon senso ed ogni ulteriore tentativo venga compiuto affinché i bimbi possano rimanere da noi, magari con affidi provvisori alle tante famiglie che lo desiderano nell’attesa di una definitiva adozione; perché oggi di questo e di null’altro hanno bisogno questi piccoli: affetto e punti di riferimento ben precisi che solo una famiglia può loro assicurare. Luigi Frusca MUSEKE - 2

BUON “ANNIVERSARIO” Cari amici di Museke, un’avventura eroica di cui voi siete gli artigiani dura da un anno. Colgo quest’occasione per ripetere i miei ringraziamenti a tutti coloro che tutto hanno donato, senza contare, per rendere il nostro esilio il più umano possibile. Lo dico a nome di chi e di che cosa? A mio nome personale e a nome di tutti gli orfani; da Barbara ad Annarosa passando per Bizimana e tutti gli altri per i quali, grazie alla loro presenza in parrocchia e soprattutto per la loro innocenza, numerose persone furono salvate; é certo che senza di loro un certo numero di persone non sarebbero più al mondo. La data del 14 aprile resta impressa nella memoria di coloro che hanno ritrovato presso di voi il gusto di vivere, grazie alla vostra amicizia sincera e grazie al vostro sostegno morale, spirituale e materiale. Usciti dall’oscurità dell’odio assassino, abbiamo ritrovato la luce della solidarietà che rimette i cuori a posto. Liberati dalla follia umana che nega la possibilità di vivere insieme pur essendo diversi, noi abbiamo sperimentato, tramite la vostra attenzione verso di noi che l’amore per il prossimo è possibile malgrado una quantità di ragioni che ci separano. Vi assicuro che, dopo aver vissuto un vero incubo, dopo aver provato la paura paralizzante, dopo essere stato rinnegato dall’altro che non accetta la differenza, la vostra accoglienza riparatrice è molto più lodevole non avendo nessun interesse né economico né politico; ma semplicemente il sollievo di cuori impietriti, la riparazione dei guasti della bestiaMUSEKE - 3

lità umana, la costruzione di un avvenire più umano. La vostra disponibilità per i più piccoli, il vostro sostegno per i senza difesa è una scuola in cui si impara che l’uomo può e deve vivere l’un per l’altro, con l’altro. Questi bambini sfuggiti alla brutalità dell’”uomo”, vittime dell’odio, imparano con voi che la vita non è così crudele. Certamente sono privilegiati in confronto a quelli che vagano nei campi ed a quelli che non conosceranno mai l’anno 2000, ma chi lo sa, voi state creando la speranza, state forgiando le armi contro l’intolleranza, contro l’esclusione. I vostri. piccoli protetti saranno i portatori di questa pace che essi non hanno avuto. È un’utopia certamente il credere che la quarantina di bambini che voi curate con tanta tenerezza potranno cambiare la faccia del mondo, tuttavia ricordando un proverbio di casa nostra che è negati-

vo è vero, voi mettetelo nel senso positivo “colui che ruba (sostituisci vola) portando sulla sua schiena un bambino, gli insegna a rubare (volare)”; io mi permetto di dire che ciò che voi fate per loro, loro lo immagazzinano, lo riprenderanno a tempo debito, è un investimento a lungo termine che voi fate per la pace. Chi lo sa, può darsi che tra di loro si nasconda un “Premio Nobel della Pace” !!! Chiudo dicendo Buon Anniversario. Non dell’evacuazione con catastrofe di vite innocenti, ma del trionfo della solidarietà, della collaborazione, dell’accoglienza dell’”altro”. Siete stati come un albero sul quale un uccello si posa per riprendere fiato per continuare il suo volo. Il mio augurio è che questo albero possa continuare ad avere la linfa per restare in vita, per restare disponibile. Buona Pasqua a tutti. p. Marcel

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE Venerdì 24 marzo sono state a Castenedolo due rappresentanti dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e della Croce Rossa Italiana, cioè degli organismi ai quali il nostro Ministero per gli Affari Esteri ha affidato l’organizzazione dello operazioni di rimpatrio dei profughi ruandesi giunti in Italia lo scorso anno. Come Associazione abbiamo chiesto di spiegarci perché il nostro Ministero ritiene necessario il rientro in Ruanda dei bambini prima di iniziare le ricerche dei loro familiari. Anche a noi, infatti, pare doveroso rintracciare e consultare, ove possibile, i genitori o i parenti prossimi superstiti (e già stiamo cercando di farlo con Cesarina); ma fatichiamo a comprendere quale decisivo aiuto possa fornire la presenza sul posto dei bambini che, almeno nel nostro caso, hanno meno di quattro anni e quasi tutti trascorsi lontano dalla famiglia d’origine. Per contro, non è difficile immaginare quale trauma subirebbero nell’ipotesi di un rientro affrettato senza chiare prospettive sul loro futuro, anche a lungo termine. Ci è stato risposto che qualsiasi iniziativa, pur nel rispetto delle

leggi e delle relazioni tra i due Paesi interessati dall’iniziativa, non potrà non tener conto del bene e dell’interesse di ogni bambino, singolarmente considerato. Tanto che l’orientamento è quello di distinguere caso per caso e procedere di conseguenza, ad esempio considerando fin d’ora ostativa al rimpatrio la condizione di coloro che ancora necessitano di cure mediche impraticabili in Africa. Con l’aiuto dì Maria Goretti, sono stati dunque raccolti dati sulla situazione familiare di ciascuno dei 41 bambini che, unitamente ai documenti anagrafici portati in Italia, dovrebbero agevolare le operazioni di ricerca per favorire, ove possibile, il ricongiungimento familiare. Anche i nostri volontari presenti a Rilima (oggi, Cesarina) collaboreranno, nella convinzione che è urgente porre fine all’attuale stato di incertezza sul futuro dei bambini e che, comunque, ogni eventuale decisione favorevole alla loro permanenza definitiva in Italia non potrebbe prescindere dall’accertamento, in Ruanda, di un effettivo stato d’abbandono, Nel frattempo, la Questura ha fatto sapere che i permessi di soggiorno verranno prorogati di altri

sei mesi, sempre per “motivi di salute”. Resta invece, ancora incerto se sia possibile (oltre che opportuno) disporre affidamenti familiari in alternativa alla continuazione della vita comunitaria presso l’ex asilo. E, soprattutto, chi abbia la competenza per farlo. Infatti, dopo che anche il Tribunale dei minori ha richiesto al Ministero per gli Affari Esteri di accertare presso le competenti autorità ruandesi se ogni bambino si trovi o meno in stato d’abbandono (condizione questa che, per l’art.37 della legge 184/83, determinerebbe la conseguente adottabilità), non sembra più possibile disporre quegli affidamenti familiari non preadottivi che l’art. 4 della legge 184/83 consente, in determinate circostanze, ai genitori stessi (o in loro assenza, come nel nostro caso, al tutore) d’intesa con i Servizi sociali. Anche ammesso che fosse prematuro pensare di inserire fin d’ora ognuno dei bambini in un ambiente familiare, col rischio di una futura separazione per consentire il ritorno in Ruanda, diventerebbe doveroso procedere in tal senso qualora emergesse, caso per caso, la certezza dell’impossibilità di un rimpatrio in tempi brevi. In tale direzione si é peraltro già provveduto a Verona, affidando ad una famiglia un bambino bisognoso di particolari cure mediche. Ancora una volta, il Consiglio di Museke desidera ringraziare tutti i volontari che ogni giorno, con costanza e generosità, si rendono disponibili. Per la qualità del loro lavoro la nostra Associazione riceve continui apprezzamenti: speriamo che anche questo possa servire per consentirci di essere presenti quando e dove verrà deciso il futuro dei nostri piccoli ospiti. Andrea Trebeschi MUSEKE - 4

RIPARTIRE INSIEME, CON AMORE Dopo la morte c’è la vita come dopo la sofferenza c’è la gioia. La morte e la sofferenza di cui noi parliamo sono i momenti tragici che abbiamo vissuto un anno fa durante la guerra di aprile in Ruanda; la vita e la gioia sono l’accoglienza e l’affetto riservateci da ogni persona di Museke, dai suoi benefattori e dai suoi collaboratori. Dopo aver visto e vissuto la catastrofe del nostro amato paese ognuna di noi ragazze ruandesi si sentiva disperata, quasi con un rifiuto di continuare a vivere. La grande abnegazione, l’aiuto morale, materiale ed anche spirituale della gente italiana, più sicura di noi ha fatto fiorire la speranza: i 41 bambini hanno cominciato a sorridere, a fidarsi delle per-

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sone che li assistono ogni giorno (guardiamo al sorriso profondo di Vincent che non sorrideva mai!!). Anche noi ragazze abbiamo cominciato a sorridere alla vita, a ricordarci delle gioie create e vissute prima della guerra nei nostri luoghi a dirci che è possibile vivere malgrado tutto quello che abbiamo passato: come Ancille, la più giovane tra di noi, che non ha più nessuno al mondo, che ha ripreso i fili della vita con Petero, che era il cuoco dei bambini e che ora è rifugiato a Bruxelles. Sono pronti a sposarsi. È difficile pensare all’inizio della vita insieme cominciando da niente, ma l’amore può fare questo o forse è la Provvidenza?

Ancille, quando siamo scappate da Rilima, ha pagato con lo stipendio e i risparmi del suo lavoro, per salvare la vita di Petero... Oltre alla gioia di Ancille che dona la sua mano a Petero, un’altra gioia per noi: Giovanni, l’aiuto di Rino, ha raggiunto la sua famiglia a Rilima. Anche noi ragazze stiamo crescendo interiormente, come i bambini crescono nel corpo, e pensiamo spesso che cosa sarà del nostro futuro. Cerchiamo di stare serene con la speranza del vostro aiuto di sempre. Grazie e buona Pasqua, PASIKA NZIZA! Maria Goretti - Ancille - Odette Catherine - Philomene - Marianne

RILIMA: L’ATTIVITA’ PROSEGUE Dopo l’invio di Rino Berlendis e dei tecnici Mario Riello e Bruno Cristofoletti, l’attività del centro di Rilima ha avuto un nuovo impulso come struttura Ospedaliera ed ha mantenuto un’attività abbastanza sostenuta per le forze umane presenti al Centro. Il CUAMM, che ci aiuta nel reperimento del personale medico italiano e nella gestione dell’ospedale, ha inviato il dr. Giorgio Cavagna, medico chirurgo di Milano che per un mese ha assicurato una competente e preziosa presenza cercando di garantire, seppure con mezzi ancora limitati, l’assistenza medica e chirurgica alla gente che sta rientrando da Rilima. Il viaggio di don Roberto ed Andrea Trebeschi, componente del Consiglio di Museke, e del sig. Basilio Rodella, fotografo di Montichiari, ha fornito ulteriori chiarimenti sulle possibilità di sviluppo del Centro mediante colloqui di-

retti con le Autorità Ruandesi ed i rappresentanti del CUAMM in Ruanda. Ciò che è chiaramente emerso è la necessità di tempi lunghi per una chiara definizione degli intenti delle autorità ruandesi sul futuro del centro di Rilima come struttura medico-chirurgica e, dopo un primo parere delle stesse autorità come ospedale polispecialistico generale medico-chirurgico, a tutt’oggi il progetto concordato fra CUAMM e MUSEKE sulla gestione del Centro di Rilima non è stato ancora ratificato. Di fronte ad una situazione di stallo diplomatico, associata ad una situazione socio-politica tuttora incerta anche per le vicende del vicino Burundi, si può arguire come sia difficile programmare e garantire la continuità di una presenza sia umana che economica della struttura di Rilima, che comunque deve essere gestita nei

suoi costi e necessità organizzative quotidiane. Infatti a Rilima sono attualmente in servizio il dr. Ettore Buli, medico chirurgo del CUAMM, che dal mese di marzo ha affiancato l’infermiera professionale Lisa Serafini la quale già aveva collaborato con il dr. Cavagna. Con loro lavorano Cesarina e circa 25 persone che si occupano dell’assistenza ai malati in ospedale e della manutenzione del centro stesso. La signora Clara Zoppola, già volontaria a Rilima negli ultimi anni, è rimasta in Ruanda per 15 giorni proprio con l’intento di sollecitare una definizione precisa del progetto CUAMM-MUSEKE e per valutare ulteriori sviluppi circa gli orientamenti del governo ruandese per i 41 bambini orfani a Castenedolo; al suo rientro ci auguriamo di poter avere ulteriori e più decise precisazioni in proposito. Dr. Loda Mario

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NONOSTANTE TUTTO... IL SORRISO di erogati dal MAE e dalla CEE, continua ad essere punto di riferimento per la comunità di Rilima. Tra le tante strutture che erano presenti prima della guerra, il nostro centro e l’unico che ha riaperto le porte per cercare di dare un aiuto alla popolazione. Al mio arrivo con Cesarina e Rino ho potuto constatare quanto lavoro era già stato fatto per rendere il centro nuovamente ospitale ed operativo, consentendo così la realizzazione dell’ospedale. Potendo immaginare lo sconforto e la rassegnazione che avranno assalito chi tanto ha fatto e dato per questi luoghi, sono stato colpito dalla capacità di ricostruzione che ho ritrovato nel nostro gruppo e nelle persone con cui ho lavorato nei 15 giorni passati a Rilima. Ciò che più mi ha colpito della nuova realtà è che la gente, anche a guerra ormai finita,dopo aver sofferto e pianto la morte di tanti parenti ed amici, continua a vivere nella precarietà e nell’incertezza per quello che potrebbe capitare da un momento con l’altro. Nessuno infatti può ritenersi al sicuro da eventuali vendette o ritorsioni. Ebbene, nonostante le atrocità che questo popolo ha vissuto delle quali in parte tutti noi siamo stati spettatori attraverso le immagini televisive, malgrado il perdurare di questa situazione così precaria, ritornando a casa non posso fare a meno di pensare che ciò che mi ha colpito di più è il sorriso fiducioso che leggevo sul volto delle persone con cui ho lavorato. Giovanni Piotti Dopo più di tre anni di riunioni ed incontri nei quali mi veniva descritto il centro di Rilima, poche settimane fa ho avuto modo di andarci di persona. Certo le circostanze sono molto cambiate in quest’ultimo anno: il centro di accoglienza per i bambini orfani, l’ospedale attrezzato con la sala operatoria, la palestra per la fisioterapia che mi ero abituato a vedere in filmati e fotografie hanno subito una grossa trasformazione. Sarà perché non l’avevo vissuto personalmente prima, ma per me questa grande struttura realizzata con i generosi sforzi dei volontari e dei donatori bergamaschi e bresciani, prima ancora che con i fonMUSEKE - 7

LE MANI E LE COLOMBE Il segno distintivo più di qualsiasi altro simbolo, dovrebbe indicare a tutti, appartenenti ed esterni, la caratteristica principale alla quale il gruppo tende e dalla quale riceve ispirazione. Il segno distintivo di Museke è la stilizzazione di due mani sovrapposte, ma anche di due colombe. A voler essere precisi, sono sicuramente due mani e sono sicuramente due colombe. Non ci dispiace constatare che il nostro cuore nelle sue incerte escursioni si sia convinto che all’inizio una mano non poteva non aver forma di colomba e una colomba non poteva che assomigliare ad una mano. Seppure tentati di giocare con le ombre cinesi, i volontari di Museke sanno perfettamente che non è attraverso questa abilità che le mani diventano come colombe. Ci vuole altro. Benvenuta Pasqua. L’opera di restauro delle nostre

mani, vera, profonda, rispettosa, non può che venire dalla Pasqua, dall’unica fonte di coraggio e di amore. Solo alla Pasqua possiamo affidare il nostro futuro ed il futuro ancora più incerto dei bambini di Museke. Ai volontari resta la speranza di

aver fatto conoscere in questo primo anno, attraverso le loro mani (per tutte ricordiamo quelle degli anziani della casa albergo) quanto queste siano come colombe anche quando non accarezzano. Siccome i bambini ricordano, c’è già un Ruanda migliore.

GRAZIE E AUGURI DI PASQUA Festa delle Palme 09.05.95 Carissimi tutti, non ci sono parole per dirvi il mio e nostro grazie, a nome del Consiglio di Museke e dei bambini tutti. Oggi è festa. Festa del trionfo di Cristo, della Pace, della Speranza. Oggi la Liturgia ci fa dire “Osanna al Figlio di Davide” (palme, ulivi=Pace). Dopo la debolezza dell’uomo, cioè la paura, gli interessi, il potere, la politica, la facciata da conservare dicono: “Crocifiggilo, crocifiggilo”- ma Cristo risorgerà. Sembra un pochino la nostra storia. Da un anno viviamo con intensità l’amore, la carità, il disinteresse. Loro un domani ci diranno grazie con la loro vita. Oggi grazie lo diciamo noi a loro e ce lo diciamo tra noi con sincerità. Ma non sappiamo il domani. Ci sono tanti Pilato: si lavano le mani. Non vogliono compromettersi.

Lavarsi le mani vuol dire indifferenza, vuol dire egoismo e non sapere amare. Nel nome della legge...quanta incoerenza! Pensare agli altri è sempre faticoso, specie se sono poveri. Ma Cristo risorgerà. Il bene non viene meno e alla fine trionferà! Dobbiamo metterci ancora più in cordata a pregare perchè Dio tocchi i cuori soprattutto dei governanti rwandesi e italiani. Dopo un anno vi chiedo: continuate, continuate. So che è pesante,siamo un po’ stanchi, ma non “stufi”. Se a volte vi sembra che non ci sia chiarezza, credetemi non vi nascondiamo niente. Sapere quale sia il vero bene dei bambini è difficile; intanto continuiamo a fare tutto il meglio per loro. Anche se a volte ci sono voci discordanti che vogliono seminare zizzania,. noi superiamo tutto per Amore e per Amore dell’innocenza. Grazie e buona Pasqua a Voi e a tutte le vostre famiglie. Enrica Lombardi

GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE Via Brescia, 55 - 25014 CASTENEDOLO (BS) - ITALY - Tel. 030/2130053 - Fax 030/2130044 c/c bancario: 27499 - Banca S. Paolo di Brescia Sede MUSEKE - 8

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