NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 10 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044
NUMERO DIECI - LUGLIO 1998
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L’inaugurazione della clinica di Guastatoya “Obras y no palabras!”. Lungo la strada trafficata di grossi tir e scassati pick-up che da Città del Guatemala scende verso l’Oceano Atlantico passando per Guastatoya capita spesso di vedere enormi manifesti con questo slogan che annuncia enfaticamente lavori e opere pubbliche, soprattutto nuove strade, finanziate dal governo guatemalteco.A questo pensavo mentre, seduto in prima fila con Cesarina, Maria, Carlo e don Roberto assistevo imbarazzato e sorpreso per il fiume di discorsi di ringraziamento che si susseguivano nella cerimonia organizzata per l’inaugurazione del presidio medico della parrocchia di Padre Gabriel. L’imbarazzo era dovuto alla consapevolezza che, come molte volte accade, c’è chi semina e chi raccoglie,chi s’incarica degli oneri e che si carica di onori, ed il “licenciado Andres” lì si sentiva un po’ fuori posto accanto a Cesarina,Maria e Carlo (per non parlare di quelli che erano già ripartiti) che per mesi, durante i lavori di ampliamento della clinica,avevano condiviso fatiche, preoccupazioni ma anche gioie e soddisfazione con gli amici di Guastatoya. Ma in fondo io mi trovavo lì in rappresentanza degli “amigos italianos de Museke” - Così iniziavano quasi tutti i discorsi - ed il mio compito era forse quello di riportare in Italia la gratitudine, non importa se meritata o meno, che con tanto calore ci veniva manifestata. Non è forse il Vangelo che insegna ad accogliere ciò che ci viene dona-
to liberandoci anche dalla preoccupazione di chiederci se ce lo siamo meritato o meno? Matteo non dice che gli operai arruolati alle cinque della sera dal padrone della vigna ebbero motivo di sentire immeritato il loro salario.“Lasciti amare”si sente spesso dire da Padre Gabriel. Così, un po’ alla volta, l’imbarazzo si trasformava in sorpresa.Anche grazie alle “palabras”, alle espressioni di gratitudine pronunciate con tanto calore,si avvertiva la presenza di una comunità viva,disposta ad accogliere ed offrire solidarietà e comprensione. Una comunità che, per bocca del vescovo mons. Jorge Mario, si è simpa-
ticamente offerta di adottare “los verdaderos huérfanos de Rilima: nuestros amigos italianos de Museke”.
Non solo bisogni da soddisfare con “obras” possiamo dire di aver trovato a Guastatoya,ma soprattutto persone con cui condividere progetti, esperienze e valori comuni.Forse per questo, il momento più autentico ed il ricordo più vivo non è quello della cerimonia “ufficiale” dell’inaugurazione, ma la festa che la sera prima della nostra partenza ancora una volta ci ha sorpreso e coinvolto con canti e balli e ancora regali a non finire. Sappiamo che tutto il Guatemala sta attraversando un periodo difficile e che nonostante la fine della guerra civile e la firma degli accorsi di pace molti gravi problemi restano irrisolti. Eppure crediamo che l’entusiasmo, il calore e la solidarietà che abbiamo trovato a Guastatoya sono motivo di grande speranza per il futuro non solo della comunità animata da Padre Gabriel, dalla quale Museke può sentirsi davvero adottata. Andrea
È sempre di più ciò che si riceve Anche questa volta con Carlo e Maria siamo partiti con tanto entusiasmo ed altrettanta voglia di fare,carichi di attrezzi ed una buona scorta di salame. Non nascondo che le difficoltà soprattutto per Carlo sono state moltissime, in particolare per la mancanza di muratori e per l'approvigionamento dei materiali. E' stata una grossa impresa, ma Carlo con la sua capacità e con grande volontà è riuscito a finire un bel dispensario, veramente dignitoso per accogliere quotidianamente quella grande massa di poveri. Siamo riusciti a fare anche un bel refettorio e due camerette. Ora manca l'attrezzatura del dispensario ed il personale: ci sarebbe bisogno di avviare un gruppetto di giovani alla scuola professionale, almeno due ostetriche, due infermiere, un tecnico di laboratorio ed un tecnico di radiologia.I bisogni sono molti, basti pensare al problema dei bambini, degli anziani e delle donne. Per queste ultime abbiamo iniziato il "progetto donna", per il quale da quattro anni ci stiamo battendo per costituire alcune cooperative. La prima è la cooperativa dei limoni che, nonostante la grossa difficoltà iniziale (occorrevano 25 persone generose e capaci, inoltre
mancavano i 2.500 dollari per costituirsi come soci), oggi conta 1.500 soci quasi tutte donne. La responsabile è una donna con grandi valori umani e veramente altruista. Poi si è costituito il gruppo di donne che fanno la marmellata e la salsa di pomodoro. Una terza cooperativa produce le candele.Con queste attività le donne si sentono valorizzate, stanno insieme e costruiscono qualcosa di utile e concreto sia per loro che per le loro famiglie. Le donne sono sempre state sfruttate, ma riescono con il lavoro a nutrire i figli ed a mandarli a scuola. E' stata importante anche la visita del dottor Mario Loda che con la sua esperienza ha saputo dare dei contributi molto validi per la programmazione di eventuali interventi medici.Della stessa importanza è stata la visita di Don Roberto e dell'avvocato Trebeschi e l'aiuto dell'ing. Faini e dei signori Riello e Caprioli. Anche se queste imprese costano molto ne vale la pena sempre ed ovunque. Questi gesti sono piccole attenzioni verso i poveri che purtroppo sono sempre molti. Vi garantisco che ritorno sempre arricchita da ogni esperienza di questo tipo perché ricevo moltissimo. E' un popolo semplice, ma amabilissimo. Una domenica padre Gabriel mi
chiama e mi dice "guarda questa famiglia ha fatto 35 Km a piedi per venire a messa.", in un primo momento non mi sono meravigliata perché loro vanno sempre a piedi, ma quando ho capito il loro gesto sono veramente rimasta senza parole. La famiglia composta da 12 bambini con papà e mamma,veniva a ringraziare il Signore per il dono di un nuovo bambino (il bimbo di una giovane ragazza madre morta di parto). La famiglia già numerosa e povera ha accolto quel bimbo come un dono. Il pensiero è andato subito al loro grande gesto di generosità, di disponibilità, di condivisione pur nella loro grande povertà; poi mi sono fatta un grosso esame di coscienza:come è la mia generosità e come condivido? Faccio sul serio? Sono radicale a qualsiasi costo? O forse mi commuovo solamente e canto tanto misticamente o a squarcia gola quel canto "accoglierò la vita come un dono con gli occhi trasparenti di un bambino..."? Sono tanti questi gesti che ci insegnano ad umanizzare la nostra fede. Non per ultimo voglio ricordare il vescovo di Città del Guatemala mons. Gerardi che ho conosciuto abbastanza bene per capire come portava nel cuore i grossi problemi del suo popolo tanto martoriato. Dava troppo fastidio perché si è battuto fino all'ultimo respiro per i diritti umani, lo avevo considerato un secondo Cristo,avevo capito tutta la sua angoscia che portava nel cuore.Vero testimone, vero padre della sua Chiesa, che ha pagato con il martirio. In tutti i tempi la Chiesa ha pagato con i suoi martiri, ma in questo ultimo decennio sono proprio tanti. Cesarina Alghisi MUSEKE - 2
L’esperienza di collaborazione con Padre Gabriel e la sua Parrocchia è stata straordinariamente felice. Museke ha versato per quest’opera 150 milioni. Restano da comperare poche cose come allestimento della clinica. Tra i vari discorsi susseguitesi, dal sindaco al vescovo, riportiamo in sintesi quello di una signora,rappresentante del consiglio pastorale e animatrice della cooperativa delle donne che produce marmellata e shampoo. Saluto Mons. Jorge Mario Avila del Aguila, Vescovo della diocesi di Jalapa; padre Gabriel Penate R., padre di Guastatoya; padre Roberto Lombardi, direttore spirituale di Museke; avvocato Andrea vice presidente di Museke; Carlo Maria e Cesarina che sentiamo nostri fratelli di Guastatoya; il signor David Cordon Hichos, sindaco municipale e i membri della Corporazione Municipale, l'amica Rosanna che è venuta a trovarci; padre Rodolfo diacono di Guastatoya; fratelli e sorelle cattolici di Guastatoya. In nome della comunità di Guastatoya beneficiaria dell'opera di ampliamento della clinica, mi incarico dell'onore di ringraziare questo valido aiuto per quanto riguarda la prestazione dei servizi: medici, di laboratorio, di farma-
cia e di controllo dei paptest, come degli altri servizi che ci si propone di incrementare. E' facile apprezzare la magnificenza di questa opera materiale, però noi abbiamo avuto come aiuto molto più di questo: lo spirito di sacrificio,la carità per il prossimo; tutto ciò costituisce un esempio per noi. Questo significa aiutare il proprio paese, la propria famiglia, i propri costumi e lavorare con questo animo, dimostrato da Carlo, Maria e Cesarina,che solo un vero cristiano conosce. Non tutta Guastatoya ha risposto a questo dinamismo dimostratoci; molti di noi sono stati spettatori, chi per comodità, chi per una partita di calcio, chi per non perdersi un programma in televisione; non siamo stati capaci di
lavorare,anche se padre Gabriel è stato un esempio di lavoro e al contrario di noi ha preso il badile lavorando con le sue mani fino a scottarsi al sole come i nostri fratelli italiani perchè è sempre stata la sua preoccupazione sensibilizzare la nostra spiritualità nei confronti delle necessità sociali. Però è valsa la soddisfazione del suo doppio lavoro, perchè grazie alla sua opera manuale ci ha dato una scuola vivente dell'insegnamento del vangelo. Per questo Vi ringraziamo di questo aiuto materiale di cui abbiamo bisogno, però quello che ci auguriamo è che non vada perso questo legame di amicizia e di fraternità. Con molta gratitudine. Aura Marina Maldonado Lopez
Dalle famiglie... La parola ai nonni I nonni alla riscossa Dai vari notiziari Museke pubblicati, abbiamo notato la mancanza, nella rubrica "NOTIZIE DALLE FAMIGLIE" del punto di vista,delle sensazioni ed aspettative dei nonni di questi bambini. Sin dal primo momento in cui si è saputo che a Castenedolo sarebbero arrivati dal Rwanda parecchi bambini io e mia moglie abbiamo caldeggiato e accolto favorevolmente la decisione delle nostre figlie di mettere a disposizione parte del loro tempo per i bisogni dei bambini. Durante tutto il periodo di permanenza dei marroncini al "centro" volevamo essere costantemente informati di cosa accadeva: dei capricci,delle sculacciate,delle marachelle, dei loro piccoligrandi progressi. Poi un giorno nostra figlia FeMUSEKE - 3
derica e nostro genero Giuliano ci hanno informati che si prospettava l'eventualità che questi bambini fossero dati in affidamento familiare esprimendo il desiderio di dare la loro disponibilità in tal senso. A questa notizia li abbiamo incoraggiati e assicurato il nostro totale appoggio per superare le piccole difficoltà di organizzazione quotidiana che l'arrivo di un bambino avrebbe potuto creare. Finalmente dopo alcuni mesi di ansia patita da tutta la famiglia è arrivato il momento dell'affido. Non vi diciamo la gioia e l'emozione di noi nonni nell'accogliere il bambino, come nostro nipotino. Durante i primi momenti di convivenza Dominique ci ha studiato parecchio e poi pian piano ha capito che eravamo e cosa rappresentavamo per lui. L'arrivo di questo bambino ha portato in ca-
sa nostra vitalità, interessi nuovi, modi di fare nuovi, in poche parole ha portato la gioia di vivere che solo i bambini sanno trasmettere. Grande poi è l'affetto e l'attaccamento che Dominique ha nei nostri confronti e raccontiamo un piccolo episodio per esprimere al meglio quanto appena affermato. Di recente ci siamo assentati una settimana per una gita; salutandoci il nostro nipotino mi ha abbracciato e nell'orecchio mi ha detto " lo sai nonno mi mancherai tanto". Lascio a voi immaginare cosa ho provato in quel momento,mi sono visto scendere due lacrime di gioia, gli ho dato un grossissimo bacio e l'ho ringraziato. Ringraziamo inoltre il Signore che attraverso il Gruppo Museke ci ha fatto questo meraviglioso regalo. Auspichiamo che la nostra felicità sia condivisa da tutti gli altri nonni e diamo un grosso bacione a tutti gli altri nipotini. I nonni Bruno e Rosangela
Mondo magico e universo fatato .....E poi?.... Non so, amore mio se noi abbiamo dato un po' di serenità a te, o se invece, tu, hai portato nella nostra casa la felicità, una felicità nuova che non conoscevamo, io ed il tuo nonno prima che arrivassi tu a chiamarci con un accento particolare "nounno" e "nounna". La tua voce allegra echeggia in tutte le stanze della nostra casa, quando le attraversi correndo e saltellando per rincorrere giochi ed oggetti a te ormai familiari. La tua risata argentina diventa quasi convulsa quando ti...troviamo perché ti sei rincantucciato in qualche angolo per farti cercare in un gioco a nascondino che, un po' ti diverte, un po' è mettere alla prova la nostra ansia nel non vederti. Quell'ansia che io ed il nonno proviamo quando, per motivi diversi, di famiglia o di lavoro, siamo costretti a stare lontani da te per qualche giorno. E le favole? Nel loro mondo ma-
gico e "speciale" mi hai ricondotta portandomici per mano a respirare la magica età dell'infanzia. Abbiamo inventato insieme un linguaggio favolistico e creiamo di volta in volta atmosfere in cui c'è spazio solo per noi due. Quando mi proponi "Nonna mi .. conti una favola?" vuol dire che dobbiamo isolarci, io e te, perché tu vuoi così: ci sediamo uno accanto all'altro e se qualcuno o qualcosa (il telefono) giunge a spezzare questo filo prezioso di intesa, ti arrabbi. Si crea intorno a noi un'atmosfera "magica" in cui noi due interagiamo con un linguaggio speciale nel quale sfoggiamo i più disparati incantesimi. Nelle nostre favole si muovono i personaggi che di volta in volta tu vuoi protagonisti insieme a te: i tuoi compagni ed amichetti che sono tanti... devo nominarli sempre tutti: Federico, Andrea, Alessio, Luca, Domi ecc..... Ognuno di loro compie, a seconda dei casi, gesta coraggiose, oppure vestono i panni di esecutori di tuoi ordini o diventano tuoi collaboratori nella vicenda a lieto fine. Nelle nostre favole non ci sono mai gli adulti, perché tu vuoi così, allora io mi metto sulla tua scia e navigo con te per mari trasparente ed incantati. Il permesso di accedere a questo universo "fatato" è concesso agli animali ed alle piante che, nelle favole che ci portano nella tua Africa, sono numerosissimi e bisognosi di cure e di affetto. Tu sei sempre il "protago-
nista" che viene chiamato a "curare" gli animali feriti nella foresta dagli uomini cacciatori. Chiamano te perché sei il solo a comprendere il linguaggio astruso degli animali, sei l'infallibile traduttore dei loro versi e dei loro bisogni. Quando per un momento il racconto si interrompe, tu mi solleciti con tono imperioso "...e poi, nonna?". Ed io vado avanti come vuoi tu, con i personaggi che mi proponi e con le svolte che vuoi imprimere alla favola. Quando i tuoi meravigliosi occhi cedono alla tentazione del sonno, ti svegli e con un sussulto esclami "...e poi...i...i...!!!" ed io vado avanti a far....succedere qualcosa nella "nostra" favola. Lo so, tu sei un po' geloso di questo nostro angolo che è solo mio e tuo. Non so se hai piacere che io ne parli così pubblicamente. Quando c'è qualcuno mi chiamo in disparte, andiamo a sederci sul divano e...partiamo per il nostro paese fatato. Riesco ad entrare solo io in questo tuo paese popolato di bambini, di animali, di mostri e di streghe e solo io entro in sintonia con certi "tuoi" argomenti. Cosa potrei desiderare di più? Mi conduci ogni giorno in un incantesimo che, vorrei, non avesse mai fine, Roberto. Mi regali ogni giorno un alito di felicità e di allegria, grazie Roberto! ...E poi?...Vorrei che questa favola continuassi tu a raccontarla per tanto tempo ancora a grandi e piccini... La tua nonna MUSEKE - 4
Migrazione infantile e problematiche infettivologiche I migranti nel Mondo ammontano a circa 130 milioni di persone,23 milioni sono rifugiati. In Italia al 31/12/1996 erano segnalate 1.095.622 presenze di cui 953580 (86,1 %) immigrati extracomunitari regolari,a cui sommare un 30% di immigrati clandestini; alla stessa data i minori regolarizzati erano 35423, le stime tuttavia parlano di 150200.000 bambini extracomunitari. L’immigrazione nel Nostro Paese è un fenomeno recente rispetto ad altri Stati europei. Da ciò ne deriva lo scarso numero di studi effettuati finora per delineare il profilo sanitario del paziente immigrato. Ancor più vago è il quadro che si riferisce alla popolazione pediatrica. Se poi consideriamo che il bambino è, comunque, un essere in continua crescita e graduale maturazione e quindi, per definizione, instabile, capace di reazioni imprevedibili, influenzabile dai fattori più disparati,ci rendiamo conto di quanto sia più difficile una valutazione obiettiva dello stato e dei bisogni di salute della popolazione pediatrica extracomunitaria, sulla base della quale poi poter standardizzare iter diagnostici e terapeutici. L’obiettivo principale della presente ricerca è quello di studiare i problemi di natura infettivoloMUSEKE - 5
gica di una popolazione di bambini provenienti dal Rwanda al loro arrivo nel nostro Paese al fine di: • evidenziare precocemente e di conseguenza trattare adeguatamente stati morbosi asintomatici o scarsamente sintomatici che costituiscono un rischio per la salute e una corretta crescita dei soggetti studiati: • ampliare il panorama delle cono-
scenze scientifiche sulle problematiche sanitarie inerenti la popolazione infantile immigrata; • contribuire alla formulazione di linee guida per la gestione dei bambini immigrati, popolazione oggigiorno in progressivo aumento sia per il crescente flusso migratorio dai Paesi in Via di Sviluppo (PVS), sia per l’ampliarsi delle richieste di adozioni internazionali; • verificare il potenziale rischio di introduzione di patologie esotiche di importazione nella popolazione autoctona,in particolare per
favorire un miglior inserimento nelle comunità scolastiche locali; Il gruppo studiato è costituito da 41 bambini, 27 (66%) maschi e 14 femmine (34%). L’ età media è di 27,4 mesi (range 4-75 mesi), rispettivamente 25,0 mesi nei maschi e 31,9 nelle femmine.La distribuzione in fasce di età è la seguente: lattanti n= 8 (19,5%), bambini <2 anni n= 11 (26,8%) e bambini >2 anni n= 22 (53,6%). 38 /41 (92,7 %) hanno trascorso un periodo più o meno lungo nel loro villaggio, (tra 0 e 71 mesi, in media 7,9), prima di giungere al centro di Santa Maria di Rilima. Tutti i bambini invece sono stati ospiti, prima di arrivare in Italia, per un periodo di tempo variabile da 18 giorni a 4 anni,(in media 19,4 mesi) presso il centro di accoglienza. Le tappe operazionali del nostro studio sono state le seguenti: 1. raccolta accurata di alcune notizie sanitarie; 2. esecuzione di una visita medica; 3. prelievo dei campioni idonei per l’espletamento di tests di screening (esame coproparassitologico, esame uroparassitologico, scotch test, striscio sottile e goccia spessa). Dall’indagine condotta è emerso il seguente quadro delle condizioni
fisiche dei bambini all’arrivo in Italia. Il 56% dei bambini si presentava in condizioni generali buone, mentre in 18/41 (43,9%) era evidente un habitus scadente, con addome globoso e segni di alterazione del trofismo cutaneo. 15 (36,6%) bambini presentavano sintomatologia (diarrea n=15 -36,6%-,febbre n=1 -2,4%), di questi solo 6 (40%) avevano una parassitosi (25% parassitati). L’esame delle feci ha identificato 24 (58,6%) bambini positivi per parassiti,dei quali 6 (14,6%) presentavano un solo parassita e 18 (43,9%) più di un parassita. Fra i parassiti identificati, non sono rappresentate le tre geoelmintiasi più diffuse nel Mondo: l’Ascaridiosi, l’Anchilostomiasi e la Tricocefalosi.. Questo fenomeno, così come la completa assenza di ossiuri nella popolazione in studio si spiega alla luce del fatto che presso il centro di accoglienza di Rilima tutti i bambini con una certa frequenza, in particolare in occasione di episodi acuti di diarrea, hanno assunto trattamenti con Mebendazolo (Vermox), farma-
co estremente efficace contro la maggior parte degli elminti. Lo striscio di sangue per la ricerca della malaria ha evidenziato 3 (7,3%) casi di malaria, 2 (4,8%) da Plasmodium falciparum e 1 (2,4%) da Plasmodium vivax. 7,3% è una quota poco significativa, questi profughi non rappresentano certo uno specchio fedele della realtà dei bambini rwandesi, la spiegazione è analoga a quella pocanzi espressa; infatti ad ogni episodio febbrile, essi venivano studiati e trattati per infestazione malarica. E’ interessante notare come la maggior parte dei problemi di natura infettivologica e non riscontrati nello studio, testimoni di uno stato di abbandono e deprivazione dei piccoli durante il periodo trascorso nel loro Paese d’origine,correlino in modo inversamente proporzionale con il tempo trascorso come ospiti al centro di accoglienza di Rilima E’ evidente che ciò sia dovuto al miglioramento,sia dal punto di vista sanitario che nutrizionale, delle condizioni di vita nel centro di acco-
glienza. Ad ulteriore riprova della notevole influenza che l’ambiente esercita sulle condizioni di un organismo in rapida crescita qual è quello di un bimbo nei primi anni di vita, è interessante osservare la curva di crescita ottenuta dai valori della mediana dei pesi di tutti i bambini al momento dell’accoglienza al centro di Rilima, all’arrivo in Italia e dopo sei mesi di vita nella comunità di Castenedolo. La terapia è stata efficacia nel 100% dei casi di malaria e di giardiasi e nel 82,3% di imenolepiasi,elminta quest ultimo difficile da eradicare con un solo ciclo di terapia. Ciò ribadisce la necessità di ampliare l’ambito delle linee guida per la valutazione del bambino immigrato introducendo uno screening parassitologico, per altro molto poco costoso, sui vari materiali organici per evidenziare precocemente e di conseguenza trattare adeguatamente stati morbosi asintomatici o scarsamente sintomatici che costituiscono un ostacolo per uno sviluppo fisico e mentale ottimale dei bambini
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provenienti dai PVS. Per quanto attiene l’eventuale potenziale diffusivo di enteroparassitosi si può dire che dato che gran parte delle enteroparassitosi sono autolimitantesi in pochi mesi e tutte sono passibili di controllo chemioterapico nell’ospite immunocompetente,l’importanza epidemiologica degli immigrati dai PVS risulta poco rilevante. Infatti la permanenza nel Paese industrializzato ospitante, l’integrazione nel contesto civile ad un livello economico superiore a quello di origine, anche se spesso piuttosto modesto, l’assimilazione di nuovi schemi compor-
tamentali attraverso l’educazione sanitaria, l’esigenza di una razionale tutela della salute mediante il ricorso alla struttura assistenziale determina l’eliminazione delle enteroparassitosi. A conclusione si può dire che l’esperienza finora maturata all’estero
e in Italia indica che il bambino extracomunitario immigrato non costituisce un rischio per la popolazione autoctona.D’altro canto,i rischi a cui tali bambini sono esposti vanno a loro volta minimizzati fornendo, dal punto di vista sanitario, poco più di quanto normalmente viene offerto ai residenti. Per altro ciò di cui si sente maggiormente la necessità è di assicurare il più precocemente possibile,condizioni di vita accettabili sia sotto il profilo igienico-nutrizionale sia dal punto di vista dell’inserimento sociale. Dottoressa Liana Signorini
Curva di crescita di un “bambino/a ipotetico” al momento dell’accoglienza al centro di Rilima, all’arrivo in Italia e dopo sei mesi di vita nella comunità di Castenedolo. L’età del bambino è la media delle età di tutta la popolazione ai tre tempi considerati.
Museke ringrazia di cuore la dottoressa Signorini che ha sintetizzato nell’articolo precedente la sua tesi di specialità, sui nostri bambini, discussa presso il dipartimento di malattie infettive dell’Università di Brescia, e che ha tradotto in favola, nell’articolo successivo, il dettato tecnico e specialistico. MUSEKE - 7
Il lungo viaggio di Sétol C’era una volta, non tanto tempo fa, un piccolo paese lontano, lontano, adagiato sul fresco manto erboso di mille lussureggianti colline, che si specchiava nelle acque cristalline del Grande lago.Qui, fra le zolle fertili viveva Setol, un vermicello esuberante, che come tutti i giovani della sua età era desideroso di conoscere cose nuove.Fu così che, con un gruppo di amici, un giorno decise di andare a passeggiare nel cortile di un villaggio di cuccioli umani. Era divertente guardare quelle piccole pesti ruzzolare per terra, scorazzare qua e là, imbrattarsi di fango... ma, ahimè!!! Mentre incalzava lo spettacolo, una piccola mano paffuta si stese sul fazzoletto di terra dove si stava sollazzando Setol e i suoi compagni.Questi si sentirono sollevare da terra e immergere nell’acqua fredda di una piscina di argilla, per essere impastati con foglie e bacche. Era la cuoca provetta, indaffarata a preparare un pranzo prelibato per i piccoli guerrieri che cacciavano nel cortile.Quando l’impasto fu pronto, tutti ne presero un poco e, per non urtare la suscettibilità della “donna” di casa, gli diedero giusto una leccatina.Fu così che Setol venne scaraventato in un tunnel buio, tutto costellato di protuberanze e insenature.Dopo essere precipitato per un buon tratto, il nostro eroe riuscì ad aggrapparsi ad una sporgenza della parete, che dava sull’imbocco di una piccola spelonca. “Finalmente un posticino tranquillo!” Pensò fra sè e sè il povero Setol, tutto ammaccato e pure un poco affamato. Ma mentre si ingegnava ad escogitare come avrebbe potuto sfamarsi in quello strano luogo, una cascata di poltiglia bianca iniziò a sgorgare proprio davanti all’entrata della sua grotta. “Uhmm!!Niente male! E’ un po' dolciastra, ma nutriente.”“E’proprio vero che a pancia piena si ragiona meglio!”. Dopo mangiato Setol, decise di fare un giretto d’ispezione.Fu così che con immenso piacere scoprì che nelle cripte vicine si erano rifugiati alcuni suoi compagni di ventura, tra i quali c’era Smolly, una vermicella adorabile. E gli altri che mancavano all’appello? Erano finiti nelle morbide pancine degli altri piccoli guerrieri. Che avventura ragazzi, un naufragio su un’isola sconosciuta, come nelle favole
della nonna. I nostri amici cominciarono ad organizzare la loro vita qui, affacciati sulla lunga via enterica di molti dei cuccioli umani che giocavano nel cortile.I giorni trascorrevano felici, Setol aveva coronato il suo sogno d’amore con la bella Smolly, e ormai, non riusciva più nemmeno a tenere il conto di quanti pargoli avesse generato e poi affidato alla corrente del fiume Chimo, affinchè li trasportasse all’esterno, in attesa che qualche altro cucciolo umano li caricasse sulla sua umida zattera rosa per trasferirli nel pancino.Ma un giorno, all’improvviso, Setol si accorse che stava succedendo qualcosa di insolito, decise allora di mandare due esploratori a dare un’occhiata all’esterno... quale fu la sua sorpresa quando seppe che stavano volando.Strabiliante! Loro dei vermi di terra stavano volando come gli uccelli dalle grandi ali. Che emozione!! “Ehi, ma che strano sapore ha questo cibo oggi? Che abbiano licenziato la cuoca? “.“Ma no! Il grande uccello di ferro ci ha portato in un altro Paese!! Per fortuna rimarremo ancora tutti insieme e, per il cibo, ci abitueremo alle nuove tendenze.”Ancora una volta la vita riprese il suo corso normale. Ma una domenica di primavera, alle vetrate del nuovo nido per i cuccioli umani si presentarono sei loschi personaggi. Erano tutti sorridenti, ma qualcosa non andava.Era forse un acre odor di aglio che aveva invaso l’aria al loro passaggio. Si misero in una stanza, dove facevano entrare un bimbo per volta.“Ma che stanno facendo??” Gridò Setol quando fu la volta del suo cucciolo.Essi si divertivano a far saltellare le loro dita sul morbido pancino dei bimbi, facendo sobbalzare il povero Setol che a quell’ora stava schiacciando il suo pisolino pomeridiano. Che insolenti ! Ma non è finita.Ancora intorpidito dal sonno il nostro amico, stava attingendo un po' di succo dal fiume, quando venne colpito da un oggetto appiccicoso, rosso e dolciastro, che lo fece precipitare, trasportato dalla corrente, dentro un barattolo di plastica trasparente. Setol, quatto, quatto, protetto da uno strato di crema al cioccolato, si mise ad osservare quello che stava succedendo.Molti dei suoi compagni si trovavano imprigionati dentro queste trappole di
plastica. Terminato il rituale tutti i barattoli furono posti in una scatola di cartone e richiusi nel bagagliaio di una utilitaria. Un viaggio di breve durata, ma molto accidentato e poi... Setol e la sua banda rividero finalmente la luce.Ma dove si trovavano?? Erano sopra un bancone pieno di cilindri di ogni misura e di boccetti colorati, qua e là, riversi in un grosso sacco di plastica, si vedevano degli altri barattoli di plastica vuoti. L’indomani, ecco ricomparire alcuni dei membri dello staff del dott.Aglio (i tipi loschi del giorno precedente!). Ciascuno prese una delle scatolette che contenevano Setol e i suoi compagni e prelevatone il contenuto, lo posero in uno di quei cilindri del bancone. E poi, peggio che le montagne russe del parco di Disneyland! I nostri amici cominciarono a girare e a girare sempre più forte, fino a quando ebbero la sensazione di aver bevuto una cassa di rhum. A quel punto quel macchinario infernale iniziò a rallentare, fino a fermarsi. Adesi alle pareti di vetro del cilindro i poveri vermicelli temevano per la loro sorte.Una strana specie di pachiderma li aspirò con la sua probascide e poi li riespulse, spruzzandoli sopra un terrazzino lucido.“Ehi!! Ma che caldo torrido!! Siamo ritornati sulle rive del nostro Grande lago?? “ Un grande sole caldissimo splendeva ad un palmo dai nostr amici, che, senza alcuna protezione epidermica, stavano friggendo sotto i raggi UVA.Fortunatamente, una confezione familiare di olio venne loro fornita.“Oh!! Così va meglio, ci vorrebbero degli occhiali da sole e una bibita fresca e poi penseri di aver vinto un viaggio premio sulle bianche spiagge delle Maldive!!!.” Qui finisce l’avventura di Setol e di alcuni dei suoi compagni; gli altri, che erano rimasti nella pancina dei bimbi, furono costretti da un terribile intruglio che inquinò le acque del fiume Chimo ad emigrare altrove per trovare un luogo migliore dove vivere in santa pace. ” Su, su bambini, ora tutti a lavarsi le mani, la pappa è pronta!” disse una voce familare.Mentre insaponavano le loro morbide manine, i piccoli guerrieri cercavano di scorgere, fra le bolle multicolori, le faccette simpatiche dei figli di Setol. Setolliana
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