NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE O.N.L.U.S. – Via Brescia, 10 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. e Fax 030.2130053 - Cell. 349.8832835
NUMERO VENTIDUE - NATALE 2004 - EPIFANIA 2005
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“S
Epifania: l’uomo di oggi in cammino verso Cristo
iamo venuti per adorarlo”: è la testimonianza dei Magi e la meta della loro ricerca. E’ anche il tema scelto dal papa per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005. Nel duomo di questa città sono custodite le reliquie dei Magi e proprio alla loro esperienza fa riferimento il cammino proposto ai giovani di tutto il mondo. Questi sapienti giunti all’incontro con il Salvatore seguendo la luce sorta ad accompagnare il loro viaggio costituiscono un’icona affascinante anche per noi. Come i Magi anche l’uomo di oggi, spesso si mette in cammino partendo da lontano: ha le sue “stelle” che lo guidano, i suoi sogni di trovare un qualche “re dei Giudei” in grado di portare un esito positivo alla sua ricerca di senso, di gioia, di amore… Il cammino e la ricerca stanno nel cuore stesso della storia di ogni individuo: l’uomo non è un prodotto già finito. E’ in cammino, sempre. Ma quale percorso fare per aprire lo scrigno della nostra umanità all’incontro con il Dio della storia? Quale esito avrà il nostro cammino? I segni della stella, del bambino in braccio a sua madre, della casa e del sogno che avverte… rappresentano tutto
ciò che di più umano e nello stesso tempo di più “nuovo” noi possiamo trovare. Così la ricerca dei Magi si trasforma in parabola della nostra storia personale: anche noi alla ricerca di Cristo, a volte forse senza saperlo. L’immagine della Madre, con il Bambino in braccio è un’immagine di Chiesa materna capace di far incontrare l’uomo di oggi con Cristo nella trasparenza di un segno indiscutibilmente vero ed efficace. E poi lascia andare ognuno al suo
paese per continuare là ad adorare Cristo. Perché l’incontro con Cristo ci libera dalle paure, produce una gioia grandissima, come quella dei magi quando ritrovano lo splendore della stella. L’idea che emerge da tutta la Scrittura è che il darsi stesso della comunicazione di Dio agli uomini avviene sempre nel pieno coinvolgimento degli uomini stessi, ma in termini irriducibili ad una semplice corrispondenza alle loro attese previe. continua a pag. 8
Gentile da Fabriano, L’adorazione dei Magi, Galleria degli Uffizi, Firenze
Carissimi tutti,
È
con grande gioia che vi scrivo nuovamente dal Burundi, vi ricordo costantemente e vi ringrazio sempre con tanta riconoscenza. Museke quest’anno sta realizzando un grande e importantissimo progetto: il ”Progetto acqua” e fra poco inizieranno i lavori. Riflettendo su questo termine “acqua “ ci rendiamo conto che per noi non è un grosso problema richiederne l’utilizzo: basta una semplice domanda ed ecco ci arriva l’acqua. Ma questi popoli in gravissima situazione di disagio e povertà quali difficoltà devono affrontare per procurar-
Alcuni esperti del luogo sono riusciti a scovare una sorgente e tre nostri ingegneri bresciani Giovanni, Andrea e Sergio dopo un sopraluogo effettuato in Ottobre hanno dato l’OK e preparato un progetto per incanalare quest’acqua di cui beneficeranno tutte le persone di una grande collina (Mugutu), i bambini dell’orfanatrofio di Nazareth, che sono più di cento (la metà con
meno di un anno) e il Centro di bambini e adulti cerebrolesi che sono tanti. A pensare che fino a pochi mesi fa questo problema sembrava irrisolvibile! Certo, la realizzazione di questo straordinario progetto è impegnativo e gravoso, ma sono certissima che ne vale proprio la pena. Colgo l’occasione per augurarvi un Buon Natale ed un felice 2005. Con stima Cesarina
Ancora una volta siamo fiduciosi nella sensibilità e disponibilità di tutti voi nel venire incontro a queste persone che hanno tutto il diritto di godere di un bene prezioso qual è l’acqua. La “grande” famiglia di Museke è sempre stata sollecita agli appelli e non ha mai deluso. si una piccola tanica di acqua, che non è neppure acqua……potabile! Devono infatti andare a fondo valle nel cosiddetto”Marè” che praticamente è lo scolo della collina, dove pascolano mucche, capre e maiali; vengono lavati i panni e molte volte le persone fanno la doccia. E’ l’unica risorsa disponibile per la stragrande maggioranza delle persone, con la conseguenza, soprattutto per i bambini, di parecchie malattie e gravi infezioni parassitarie. Quindi la realizzazione di questo “Progetto acqua” è importantissimo. MUSEKE - 2
Esperienza e progetti in Burundi
L
o scorso mese di ottobre Sergio, giovane ingegnere, e Andrea studente di ingegneria, hanno accompagnato Giovanni, membro del consiglio di Museke, in un breve viaggio in Burundi con lo scopo di reperire informazioni tecniche per la progettazione di un collegamento idraulico per convogliare l’acqua potabile necessaria all’orfanotrofio che Museke ha realizzato lo scorso anno a Mutwenzi. Di seguito Vi riportiamo una breve testimonianza.
L’ESPERIENZA
Che cosa spinge un giovane studente di Ingegneria ad andare in Burundi? Forse il modo allettante in cui gli viene presentata la proposta: “Andrea, vuoi venire con me e Giovanni a rilevare il tracciato di un acquedotto in Burundi? C’è la guerra civile, girano voci di un’epidemia di colera, il viaggio è a tuo carico, ma per il resto non c’è alcun problema…” “Mmmm, ci rifletto un attimo, ma la proposta mi sembra invitante.” Anche se il dialogo si è svolto realmente così, la motivazione che ha spinto il giovane studente ad intraprendere tale viaggio ritengo sia da cercarsi altrove. Sicuramente un viaggio commovente. Non tanto per ciò che vedi, la televisione ci abitua a immagini molto crude, ma soprattutto per le persone che incontri, le parole che ascolti e le storie che ti vengono raccontate. Là, in una settimana, puoi conoscere bambini denutriti, padri ai quali il giorno prima è morto il figlio, mogli di uomini impegnati per la pace e avvelenati il giorno della nomina ad ambasciatori, madri di sei figli che si prendono in affido altri sei orfani. E tanti altri. E ti senti il dovere e la voglia di dar loro una mano. Questa è certamente un’ottima motivazione che ha spinto Andrea, ma non penso sia la sola. Penso che la spiegazione vada cercata nella parole dette alla nostra partenza da suor Cecilia, la madre superiora della comunità di Museke a Gitega, e rivolte alle sue consorelle: “Il lavoro offerto e il viaggio intraMUSEKE - 3
preso da questi tre giovani ingegneri può essere visto come una sorta di nuova evangelizzazione; il loro comportamento ci sia di esempio per il nostro lavoro qui in Burundi”. Dal canto nostro non possiamo che rendere a suor Cecilia, alle altre sorelle e a Cesarina le parole di lusinga che ci sono state rivolte. La loro opera di evangelizzazione nei confronti della popolazione del Burundi e anche nei nostri, ci è sembrata irraggiungibile. Grazie. Ecco le impressioni di Andrea:“Nel mese di ottobre ho trascorso una decina di giorni in Burundi per collaborare con due ingegneri alla realizzazione dei rilievi necessari per la costruzione di un acquedotto per l’orfanotrofio di Gitega. Ho potuto così avere un contatto, sia pure molto rapido, con la complessa realtà di questo piccolo paese africano, di cui si parla poco sui giornali, ma che ancora vive una situazione difficile: a Bujumbura, la capitale, si spara molto frequentemente (anche noi abbiamo passato una notte svegli a causa delle raffiche di armi da fuoco che si sentivano distintamente), dalle 4:30 del pomeriggio vige una specie di coprifuoco, che consiste nella chiusura delle principali strade per evitare che la gente circoli, e gli odi non sono certo scomparsi. Inoltre c’è un’estrema povertà, causata anche dalla mancanza di competenze tecniche e tecnologie necessarie per lo sfruttamento sia dell’acqua sia del terreno coltivabile: tutto ciò non permette lo sviluppo di un’agricoltura che dia da vivere alla popolazione. Ma soprattutto mi ha colpito il problema dei bambini
orfani o che vivono come tali: l’orfanotrofio che abbiamo visitato ne accoglie ben più di quanti potrebbe ospitarne e abbiamo ammirato l’opera delle suore che lo dirigono, che fanno veramente miracoli per farli crescere, studiare e essere adottati da famiglie burundesi, senza perciò allontanarli dal loro ambiente e dalla loro cultura”.
IL PROGETTO
In sintesi la squadra di ingegneri, o quasi, ha compiuto un rilievo altimetrico e una valutazione della portata della fontana a cui collegarsi. La differenza di quota tra tale fontana e i serbatoi dell’orfanotrofio, misurata con livello e stadia, si è rivelata sufficiente per permettere la costruzione di un opera senza particolari tecnologie e dal costo contenuto. Lo sviluppo dell’opera si aggira intorno ai 1.000 m, e la dimensione della sezione dell’acquedotto è stata stimata in 50 mm.. Si prevede di utilizzare tubi in polietilene disponibili in rotoli da 100 m, comodi da caricare su container. Nei pressi della fontana è necessario realizzare un serbatoio interrato compreso di rilevatore meccanico di troppo pieno. L’opera dovrà essere completata con diversi pezzi speciali tra cui valvole, rubinetti e raccordi. Il costo complessivo del materiale necessario alla realizzazione dell’acquedotto è stato stimato in circa 10.000 Euro, ai quali andranno aggiunti i costi di spedizione del materiale tramite container ed i costi della manodopera locale. Sergio Micheletti con il contributo di Andrea Ruggeri
“Siamo venuti per adorarlo Dal vangelo secondo Matteo (2,1-12) 1Nato
Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2«Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». 3All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6 “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”». 7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». 9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Lo racconterete ai vostri figli… - la Parola e un’immagine Diamo ad un’immagine, nata per la fede di generazioni passate, l’opportunità di raccontarci questo Vangelo (cfr. l’affresco di Giotto).
«Dov’è il Re dei Giudei che è nato?» (Mt 2,2) La storia dei Magi ha sempre colpito la pietà popolare. La tradizione li identifica come “re” (cfr. Is 60,3 e sal 72,10). Secondo i doni che offrirono sono stati quantificati in “tre”. La scena rappresenta l’adorazione da parte del primo tra i tre Santi Re. Il Signore Gesù costituisce il centro della diagonale che parte dai piedi dell’adoratore, attraversa il corpo dell’Adorato e il volto della Madre, si compie nella sommità della roccia. I piedi dell’adoratore
Verso di Te, Signore Gesù, ho mosso i miei passi di fede, i passi che ora mi portano ad adorarti. Il corpo dell’Adorato
Verso di me, mio Salvatore, sei venuto prendendo un corpo mortale e lasciando un Pane di immortalità.
Il volto della Madre
Hai voluto che una Madre ti partorisse. Maria è la stella della nuova evangelizzazione, lei che ti presenta a tutte le genti, lei che ti presenta a me. La sommità della Roccia
Dove Tu sei, c’è una casa sulla roccia. Dove Tu sei, c’è la tua Chiesa con solide fondamenta. Dove Tu sei, il Verbo è carne, la Parola è vita, la Comunione è stabile per sempre. «Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia» (Mt 2,10) La stella sosta sul luogo dove si trova il Re dei giudei. La stella provoca ricerca, cammino. La stella illumina l’incontro. La sua vista ha riempito di gioia i cuori, eppure quando questa gioia viene condivisa e diventa adorazione e dono, nessuno ha più gli occhi rivolti alla stella. La luce dell’aureola incornicia il volto del Bambino e di tutti coloro che sono rivolti verso di Lui. Senza aureola rimane solo chi non vuole guardare né il Salvatore né i fratelli salvati. Sotto la stella
Per fede, Signore Gesù, siamo nati sotto una buona stella. La stella della gioia, la stella dell’incontro, la stella del dono totale e senza riserve. MUSEKE - 4
...e aprirono i loro scrigni” darci salvezza? A terra il potere, in alto - in mano al cielo - il dono. Adorare te, Signore, mi rende un dono per i fratelli.
L’aureola e gli sguardi
A tua immagine e somiglianza siamo creati. Hai assunto la nostra carne, il nostro volto. Quando l’uomo e Dio si incontrano, i volti sono luce, rivelazione. Quando l’uomo riflette il Volto di Dio è perché non ha rifiutato il Suo rivelarsi. Chi non guarda verso il fratello, non sa guardare verso Dio. Chi non guarda verso Dio, non può vedere nell’altro un fratello.
« P o i aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono» (Mt 2,11)
Mi hai detto, Signore che dove è il mio tesoro, là è il mio cuore. Lo scopo di tutto il viaggio è questa offerGiotto, Adorazione dei Magi (1304), Cappella degli Scrovegni (Padova). ta: deporre in Te il tesoro. Per scoprire che tu sei sorgente inesauribile di ogni «Entrati nella casa, videro il bambino con Bene. Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2,11) Ti apro il mio cuore, Signore, depongo in Te ciò che Chi adora ha deposto le insegne della propria regasono, ciò che ho, ciò che desidero. lità davanti al Re del cielo e della terra. L’oro A terra la corona, nelle mani di un angelo celeste Io per Te valgo. La mia vita per Te vale. l’oro consegnato in dono. Mi hai amato da morire, anzi da risorgere. L’adorazione unisce terra e cielo. Grazie Signore per il paradiso e la possibilità di sceglierlo e accoglierlo già – anche se non ancora – qui, Senza corona adesso. Che regalità potremmo avere, se la vita non fosse per sempre? L’incenso Sei il mio Re, Signore, Tu che hai donato la Tua vita Io non posso arrivare da solo davanti a Te. perché la morte non avesse l’ultima parola su di me. Il cammino seguendo la stella si fa insieme. CiascuCon gli scrigni aperti
Che tesoro potremmo essere, se l’amore non fosse per sempre? Sei il mio tesoro, Signore,Tu che mi hai amato fino alla fine, perché io possa ricominciare ogni giorno ad amare, perché la santità sia di casa nella mia vita. Cieli e terra nuovi
Che potere potremmo desiderare, se incapace di MUSEKE - 5
no con la sua unicità, ma insieme. Insieme nel cammino, insieme nella preghiera. Grazie per la comunione dei santi, Signore. La mirra
Dal dolore all’amore. È il miracolo della salvezza. Non più il corpo del crocifisso da imbalsamare, ma il profumo del Risorto da diffondere. Grazie per la possibilità di annunciarTi, Signore.
Libri - Recensioni ISTRUZIONI PER UN GENOCIDIO Ruanda: cronache di un massacro evitabile di Daniele Scaglione
Sarebbero bastati 5 mila militari per fermare quell’ecatombe del 1994, ma la comunità internazionale decise di non inviarli. Daniele Scaglione, per anni presidente della sezione italiana di Amnesty International, affronta con coraggio alcuni nodi spinosi del massacro ruandese (un “massacro evitabile”, precisa l’autore): il mancato invio dei caschi blu, la disastrosa gestione dei campi per i rifugiati, l’impreparazione e l’inerzia delle diplomazie occidentali, il fallimento del processo di riconciliazione nazionale. Una ricostruzione impietosa della tragedia ruandese, che svela le pesanti responsabilità della comunità internazionale colpevole di non essere intervenuta per fermare il massacro e, successivamente, di non aver voluto aiutare il Ruanda a superare il trauma del genocidio. Un pesante j’accuse destinato a tormentare le coscienze dei lettori.
GULU
di Margherita d’Amico Un racconto-reportage dall’Uganda settentrionale, regione tormentata da quasi vent’anni dagli attacchi e dalle scorribande di un esercito di guerriglieri sanguinari: razziano e distruggono i villaggi, stuprano le donne, mutilano e uccidono gli uomini, rapiscono i loro figli per farne bambini-soldato e concubine. Una vera e propria discesa agli inferi di una guerra africana sporca e spesso dimenticata dai mass media. Oscar Mondadori 2004, pp147, € 7,80
INGUARIBILI di Antonio Bonelli
Nella primavera del 1994 in Ruanda si consumò uno dei più feroci genocidi della storia dell’uomo.In quei drammatici giorni di follia collettiva, Pierantonio Costa, console italiano a Kigali, decise di andare “controcorrente”: per settimane girò per i villaggi martoriati del Ruanda e raccolse, con evidenti rischi personali, il maggior numero possibile di persone da sottrarre al massacro. La sua è una storia appassionante, ricca di umanità e coraggio, che vale la pena di conoscere e di leggere tutto d’un fiato.
Ha un merito, soprattutto, questo libro di Antonio Bonelli: quello di riportare all’attenzione dei lettori, per via narrativa, un Paese africano, come l’Uganda, dei cui conflitti e dei cui problemi, nonostante le notizie che ce ne arrivano, tendiamo, come del resto dell’intero continente, a dimenticarci. Le presenze occidentali più costanti e benefiche sono quelle dei missionari, e non a caso è in una missione cattolica che si colloca l’ambientazione del libro. Che è qualcosa di nuovo nel genere: una sorta di “reportage narrativo”, quasi, appunto, un “romanzo missionario”. Almeno in parte autobiografica è l’ispirazione, visto che il protagonista, Emilio Bricola, è medico proprio come l’autore. In piena crisi professionale ed esistenziale, il dottore decide di accettare l’invito di un sacerdote a trascorrere una vacanza-lavoro presso la sua missione. Il racconto-verità di Bonelli è capace di interrogarsi sui valori dell’esistenza in modo profondo e non banale. Lo fa attraverso una vicenda che rappresenta una parabola esemplare della crisi dei nostri tempi, e che apre una luce di speranza.
Edizioni Paoline 2004, pp232, € 9.80
S. Paolo, Roma 2004, pp. 288, € 14
Ega Editore 2003, pp256, € 12,00
LA LISTA DEL CONSOLE di Pierantonio Costa e Luciano Scalettari
UNA LAMPADINA PER KIMBAU
di Chiara Castellani
Le mie storie di chirurgo di guerra dal Nicaragua al Congo raccolte da Mariapia Bonamate A ventisei anni, una specializzazione in ginecologia ed ostetricia, Chiara parte per il Nicaragua. Con l’entusiasmo dei primi passi si dedica a far nascere “ninos morenos” con tanti capelli che, quando escono fuori, gridano l’inizio della loro grande avventura , in questa terra strana,audace. Dove anche sopravvivere e’ una folle scommessa. Ma dove vale sempre la pena scommettere. I suoi sogni di giovane donna da poco sposata e di medico che porta la vita, s’infrangono contro la drammatica realta’ dei morti saltati in aria sulle mine o falciati dalle mitragliatrici. Terminata la missione in America Latina dopo 7 anni, parte per l’Africa, il Continente sognato fin da bambina. L’AIFO, Associazione Italiana “Amici di Raoul Follereau”, le affida la direzione di un Ospedale fantasma, abbandonato dai Belgi a Kinbau, regione del Bandundu,nello Zaire,oggi Repubblica Democratica del Congo. E’ la scoperta di un’Africa bellissima e terribile, affascinante e sconvolgente nelle sue contraddizioni e nelle ferite che non si rimarginano mai. Unico medico per centomila abitanti in una zona di 5000 Kmq, anche dopo un grave incidente continua a lottare per salvare vite umane e promuovere il diritto alla salute per tutti. Allo scoppio della guerra fra Mobutu e Kabila, al lume di candela e sulla vecchia” Olivetti”, Chiara “grida” i massacri le violenze , le crudelta’, il martirio di migliaia di persone , l’epidemia di Ebola, il diffondersi della tubercolosi e dell’AIDS. Sono il corollario inevitabile della poverta’e della ingiustizia, delle sopraffazioni e delle violenze, delle complicita’ e delle resposabilita’ dei Governi che sfruttano gli scontri etnici per i propri interessi economici e di potere… Mondadori, Milano 2004 MUSEKE - 6
Due parole sul nuovo statuto
I
n occasione dell’ultima assemblea, i soci di Museke hanno approvato il nuovo statuto. Attenzione particolare è stata rivolta all’art.2 che, precisando l’oggetto e lo scopo della nostra associazione, va letto sia come un biglietto da visita per spiegare, a chi ancora non ci conosce, chi siamo e cosa cerchiamo di fare, sia come l’ago della bussola al quale fare riferimento in primo luogo quando dobbiamo scegliere se approvare o meno un nuovo progetto e, poi, quando dobbiamo verificare se i nostri sforzi sono risultati vani o efficaci. Quando abbiamo cercato di condensare in poche parole il senso del nostro agire insieme, ci è sembrato importante sottolineare il filo che collega e cerca di unire chi, da una parte, si attribuisce la qualifica di “volontario” e chi, dall’altra, viene etichettato come “debole e bisognoso”: il filo di un percorso che non scorre a senso
unico. Se vogliamo andare oltre l’autogratificazione e non ci accontentiamo di tranquillizzare la nostra coscienza di “giovani ricchi” (non solo di ricchezze materiali, ma di libertà, di opportunità, di conoscenze), tutti abbiamo qualcosa da imparare anche da chi è stato meno fortunato di noi. L’esperienza della nostra associazione ci ha insegnato che tutti, anche i più deboli e bisognosi, hanno qualcosa di prezioso da offrire. Spesso, nel pieno delle nostre attività, mentre prepariamo containers o costruiamo asili, scuole o dispensari, mentre raccogliamo fondi da destinare all’acquisto di medicinali, generi di prima necessità e libri di scuola, ci sentiamo efficienti e produttivi, come gli operai che fin dal primo mattino sono stati assoldati per svolgere la loro opera nella vigna. Ma anche quelli che vogliamo aiutare e che appunto ci sembrano deboli
e bisognosi, coloro che per le sofferenze patite e “perchè nessuno li ha presi a giornata” sono costretti a trascorrere la vita da disoccupati, possono pur sempre diventare operai. Possono dare il loro contributo e, anche se reclutati solo al tramonto, sentire di meritarsi la stessa paga e la stessa dignità di chi ha avuto la fortuna di lavorare tutto il giorno. Riteniamo essenziale che ognuno senta di poter avere qualcosa da offrire a se stesso ed agli altri, anche quando sta soffrendo la fame, è senza lavoro e istruzione, è infermo o malato o anche, semplicemente, si sente inutile. Crediamo sia importante aiutare chi è in difficoltà, ma anche approfondire e informarci sulle ragioni di queste difficoltà. Desideriamo confrontarci con chi è “diverso” da noi e, nel rispetto di queste differenze, vogliamo imparare a dare e a ricevere. Andrea Trebeschi
Articolo 2
Finalità L’Associazione non ha fine di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale. Essa ha per scopo: • la promozione umana e cristiana delle persone più deboli e indigenti, nel pieno rispetto delle loro identità culturali e religiose, per favorire e incentivare lo spirito di iniziativa personale e di autoresponsabilità; • la promozione umana e cristiana di volontari disponibili a condividere esperienze e progetti con le persone più bisognose e ad approfondire il confronto fra realtà quotidiane e condizioni di vita nei paesi sviluppati e in quelli emergenti;
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• la realizzazione di attività sociali, culturali ed economiche quali centri di formazione scolastica e professionale, borse di studio, strutture per l’ospitalità e l’assistenza a favore delle persone più deboli e bisognose, privilegiando progetti che prevedano la partecipazione, sia nella fase preparatoria che in quella attuativa, delle persone cui gli stessi sono destinati. L’agire dell’Associazione, che trova ispirazione nella carità cristiana, è proposto con un atteggiamento di ascolto e attenzione ai valori culturali e spirituali dell’altro.
Sinceri Auguri di Buon Natale e di un prospero Anno Nuovo
Noheli Nziza Umuvaka Mushya Muhire
Feliz Navidad y prospero Año Nuevo continua da pag. 1
Il mistero dell’Epifania conferma questo asserto. La rivelazione ai Magi coinvolge pienamente il loro mondo vitale ma, al tempo stesso, supera infinitamente ogni loro aspettativa. Ancora una volta dunque la manifestazione dell’identità messianica e della missione universale del Signore non avviene semplicemente di fronte all’uomo e in una forma quasi estranea alla dinamica della sua libertà, ma al contrario l’epifania di Cristo e il cammino dei Magi si compiono in uno stretto e inscindibile collegamento. Proprio attraverso la loro disponibilità a venire dall’Oriente egli, ancora bambino, può essere riconosciuto come l’atteso dalle genti e il Salvatore di tutti; e d’altra parte solo in nome di una iniziativa che viene dall’alto il cammino di questi misteriosi personaggi che rappresentano tutta la ricerca dell’umanità può condurre a riconoscere l’autentica verità nel volto di un bimbo tenuto tra le braccia da Maria: splendida immagine di come la Chiesa può e deve presentare al mondo Colui che ne è la Luce. Cammino verso l’incontro e rapporto di esperienza personale e comunitaria è l’Epifania; ma anche gratuità: dono di Dio agli uomini e degli uomini a Dio. Il dono è espressione di un aspetto fondamentale dell’esistenza umana senza cui essa sarebbe più povera ed anonima: la gratuità. Essa costituisce la peculiarità dell’essere umano: sono tentato di pensare che sia questo che rende l’essere umano immagine di Dio. Nella logica del dono gli oggetti
non valgono per ciò che sono ma per ciò che significano. Il vero dono dei Magi al Bambino è l’aver lasciato le loro dimore, per avventurarsi in una ricerca proiettata verso l’ignoto, senza alcuna certezza di un risultato, affrontando pericoli e disagi... Essi donano più che delle cose preziose, se stessi. Nell’Epifania noi troviamo del resto espresso in forma suprema da parte di Dio, che ne è la fonte originaria, il miracolo del dono: la libera, gratuita iniziativa che fa nascere una relazione; la presenza del Donante nel suo dono, che lo rende immensamente prezioso al di là della sua apparente piccolezza. Epifania quindi è ricerca, cammino, incontro, manifestazione, dono. Ecco perché è la festa missionaria per eccellenza; è lo svelamento e il dono di Dio per la salvezza di tutti gli uomini, secondo la logica dell’“abbassamento” che è comune sia alla Pasqua che all’Incarnazione. Don Roberto
Non possono, non devono esserci bambini abbandonati, né bambini senza famiglia, né bambini e bambine di strada. Non possono, non devono esserci bambini usati dagli adulti a scopi immorali, per traffico di droga, per piccoli e grandi crimini, per praticare il vizio.
Non possono, non devono esserci bambini assassinati, bambini eliminati col pretesto di prevenire il crimine, bambini segnati a morte. È il papa che ve lo chiede, lo esige, in nome di Dio e del suo Figlio che è stato bambino. Giovanni Paolo II (Brasile 1992)
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