Museke N. 0 - Agosto 1994

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NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044

NUMERO ZERO - AGOSTO 1994

impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs)

KAYTESI CESARE CIPRIEN CANCILDE CLAUDETTE BUKURU BUTOYA BARBARA JANVIER STEFANO MINANI MARGUERITE PETERO II ROBERTO

10/11/92 07/04/90 30/08/92 24/07/91 24/07/91 12/05/90 12/05/90 21/01/88 30/04/93 05/05/91 06/06/92 11/10/90 04/09/93 07/07/93

GLORIA SARA VINCENT LAURENT YOHANI JUSTIN GEORGE PETERO JOSEPH YACEINTHE BRUNO AGNES CARLA STYVE

24/08/91 20/06/93 17/11/90 24/04/90 23/10/92 26/04/90 24/06/92 29/08/91 30/12/92 22/07/92 29/01/93 02/07/91 24/01/92 25/03/93

ANTONIO CLAUDE DEODATUS DIOGENE ALEXI ANNAROSA ROGER ESPERANCE EMMANUEL CHARLES J. DOMINIQUE JEAN PIERRE YUSUFU LUCA

06/09/93 17/08/91 20/09/91 03/08/91 15/05/90 09/12/93 05/01/91 09/09/91 10/01/91 22/12/92 01/10/93 06/04/92 10/11/93

PERCHE’DELFOGLIO Dopo tante sollecitazioni finalmente diamo vita al FOGLIO, che abbiamo titolato MUSEKE, perchè sia uno strumento non solo informativo dell’attività della nostra associazione, ma soprattutto uno SPAZIO in cui ciascuno può trovare l’occasione di far pervenire agli altri i sentimenti, le preoccupazioni, le gioie e perchè no anche “la preghiera” della propria esperienza. Anche così noi crediamo che la NOTIZIA attivi un circuito di solidarietà, di emulazione e di speranza.

DONO PER IL VENTICINQUESIMO DI MUSEKE

La vita dei bambini di Rilima è il dono che la Provvidenza ci ha riservato per il nostro anniversario. La nascita di MUSEKE risale al dopo Concilio Vaticano II, allorquando il soffio dello spirito missionario ha messo ali ed energia anche nelle piccole comunità come quella di Castenedolo, in cui per due anni furono ospiti di Enrica Lombardi cinque ragazze burundesi. Poi nel 1969 con queste ragazze africane e un primo gruppo di volontarie si aprì a Gitega, nel cuore del Burundi, MUSEKE (SORRISO). Il centro gestito da noi in collaborazione con la Diocesi e gli omologhi locali fino al 1983 consisteva in una casa di accoglienza, in un atelier - cooperativa, una scuola di alfabetizzazione, un istituto superiore (magistrali), un centro nutrizionale e un dispensario. Nel 1983 fu completamente donato alla diocesi e continua la sua opera. Convinti che l’azione debba essere sostenuta dalla contemplazione, nel 1985 fu inaugurato a Kamonyi (Rwanda) nel giorno dedicato a S. Chiara, un monastero di clausura, fatto erigere su sollecitazione delle Clarisse d’Assisi. Al primo nucleo di tre

sorelle italiane si sono aggiunte in questi anni una ventina di novizie

rwandesi. Non ancora terminata quest’opera, Museke ha trovato nuovo entusiasmo in un progetto di assistenza ai bambini orfani ed handicappati costruendo a Rilima il Centro S. Maria che venne inaugurato nell’estate del 1988. Il progetto si articola in differenti strutture atte alle finalità del Centro. Le principali sono: l’orfanatrofio, la palestra, la sala operatoria completamente attrezzata, i laboratori di analisi e di radiologia, la sala gessi, l’atelier di protesi, le stanze di astanteria e di degenza per gli operati, nonchè le abitazioni per il personale locale e per i volontari. Il prossimo ottobre sarebbe dovuta iniziare la scuola di fisiokinesiterapia per la quale erano già ultimate le opere murarie ed in via di allestimento le attrezzature.

MUSEKE IN BELGIO Nell’evacuazione di metà aprile con i nostri piccoli orfani hanno trovato scampo anche trentadue ragazzi handicappati operati durante la settimana pasquale da un’equipe di medici belgi. Sono stati salvati inoltre venti persone rwandesi che lavora-

vano al Centro e che in quei giorni avevano trovato rifugio nei nostri locali. Il miracolo dell’amore, quindi, continua ed anche se distanti da noi queste persone fanno parte della grande famiglia di Museke. MUSEKE - 2

LA GIORNATA DEL PRESIDENTE Signor Presidente, a nome dei Ruandesi qui presenti e dei nostri bambini, noi Le porgiamo il nostro più cordiale benvenuto e il nostro più sentito ringraziamento per la Sua presenza in mezzo a noi. La Sua visita, evento eccezionale per il nostro centro di accoglienza, ci onora e diventa segno visibile del legame che, attraverso la collaborazione e la presenza dei numerosi missionari e volontari laici italiani, unisce da molto tempo i nostri due Paesi. E’ grazie alla loro opera e all’intervento delle autorità italiane che 124 persone, tra cui i 41 bambini orfani qui accolti, la direttrice del centro in Rwanda, il nostro parroco Padre Marcel, il medico e due fisioterapisti e tutti gli altri ora ospitati in Belgio, sono stati tratti in salvo. Per noi questo è stato un miracolo, un miracolo della Provvidenza. Anche un antico proverbio rwandese afferma che un vero amico si riconosce nei momenti difficili e di sconforto: il soccorso e l’accoglienza che abbiamo ricevuto dal vostro Paese si sono trasformati in un gesto ancor più grande che di semplice amicizia e sono il segno di un profondo

e sincero rapporto fraterno. Da quando il centro di accoglienza per orfani e handicappati è sorto in Rwanda, i volontari italiani hanno sempre dimostrato di impegnarsi per il bene del nostro Paese, senza discriminazioni di razza o di etnia: il centro rappresentava un punto di riferimento per tutti, soprattutto i più poveri e i più bisognosi.

E’ grazie alla continuità, alla disponibilità, alla gratuità dell’opera dei numerosi volontari bresciani che questo centro può continuare a garantire un’assistenza ai bambini qui ospitati. Il nostro ringraziamento e la nostra riconoscenza vanno : - Gruppo Operazione Museke, rappresentato dalla Presidente Signora Enrica Lombardi e da tutto il Consiglio. - Alla Fondazione Tovini e alla Medicus Mundi - Al Signor Sindaco del Comune di Castenedolo e a tutta la cittadinanza. - Alla responsabile e direttrice del Centro in Rwanda, la Signora Cesarina Alghisi: è stato anche grazie al suo rifiuto di partire senza di noi che siamo stati salvati. La disponibilità che l’Italia ha finora dimostrato è stata importante e noi ci auguriamo che questa collaborazione possa continuare per ricostruire insieme il futuro del Rwanda. GRAZIE Maria Goretti

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IL SALUTO DEL SINDACO DI CASTENEDOLO Sig. Presidente, Le porgo il benvenuto ed il saluto della comunità di Castenedolo e di tutti gli operatori di questo Centro insieme al più sentito ringraziamento per averci onorato della Sua presenza in occasione della Sua visita a Brescia. Pur fra innumerevoli impegni, l’aver deciso di dedicare un pò del Suo tempo per la visita a questo Centro che accoglie i 41 piccoli ospiti rwandesi, è per noi motivo di grande soddisfazione e sta a significare quanto Ella abbia a cuore le sorti di questi bimbi che solo l’intraprendenza di alcuni coraggiosi ha potuto strappare ad un sicuro crudele destino. Il Gruppo Museke di cui è animatrice la Sig.na Enrica Lombardi già operava in Rwanda dove gestiva il Centro di Santa Maria di Rilima che

ospitava questi bimbi tutti orfani di madre e, molti di loro anche del padre. Erano assistiti da personale volontario italiano in collaborazione con personale rwandese. Lo scoppio della guerra civile in Rwanda e la gravità degli eventi che si sono via via succeduti hanno imposto a tutto il personale straniero di lasciare il Paese. Ma con l’intervento determinante dell’allora Ministro degli Affari Esteri On. Andreatta, della Fondazione Tovini, di Medicus Mundi e della Croce Rossa che hanno favorito l’evacuazione del Centro a cura dei parà Belgi e Italiani, è stato possibile far giungere in Italia i piccoli ospiti del Centro. L’opera già intrapresa in Rwanda continua ora, qui, in una grande

gara di generosità e solidarietà mai prima d’ora riscontrata. Duecento volontari, non solo di Castenedolo, si alternano a turno nei vari servizi, da quelli più umili a quelli più impegnativi, per assistere amorevolmente questi piccoli, per ridare loro un sorriso ed una speranza, la speranza di poter un giorno ritornare nel loro Paese ora turbato dall’odio e dagli orrori di una guerra fratricida le cui gravi conseguenze ogni giorno giungono a noi. Non ci sono parole per descrivere i tanti gesti di solidarietà sin qui manifestati ed il lavoro di questi volontari non sarà mai sufficientemente ricompensato, ma la Sua presenza, Sig. Presidente, rapprensenta per loro un motivo di incoraggiamento in più, un qualcosa che non li fa sentire soli in un’opera tanto preziosa quan-

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t o d i s i n t e re s s a t a . Da alcuni giorni sono ospiti del Gruppo Museke anche sei ragazze rwandesi che già affiancavano i volontari italiani al Centro di Rilima e che ora potranno continuare qui, in questo Centro, il loro lavoro. Sig. Presidente siamo tutti pienamente consapevoli che quanto si sta facendo qui è ben poca cosa rispetto ai gravi mali ed ai tanti bisogni che travagliano la comunità mondiale oggigiorno, ma è pur sempre la dimostrazione tangibile di quale e quanta potenzialità sia possibile sviluppare a seguito di simili eventi. Nel chiudere questo mio breve intervento di saluto, voglio approfittare di questo incontro per affidare a Lei, Sig. Presidente, un messaggio: “Sicuro di interpretare i sentimenti di

tutti coloro che in questo momento si prodigano per rendere il soggiorno dei piccoli rwandesi il più accogliente possibile, Le chiedo, Suo tramite, di intercedere presso il Governo Italiano perchè a sua volta si attivi presso gli organismi internazionali affinchè sia posto fine all’orribile massa-

cro, perchè in Rwanda come in ogni altra parte del mondo abbiano a cessare le guerre e trionfi la pace e la concordia tra i popoli, premessa indispensabile per lo sviluppo ed il progresso di ogni umana e civile convivenza”. Luigi Frusca

IL BENVENUTO DI MUSEKE Signor Presidente, mi permetto a nome dei bambini di chiamarla Caro Presidente. Non ho parole per esprimere il mio grazie e quello di tutto il gruppo Museke per il suo gesto di attenzione nei nostri confronti. L’innocenza di questi bambini ci stimola a riflettere per diventare migliori ed accoglierci come fratelli. I miracoli esistono ancora! Grazie al Governo Italiano. La solidarietà ha superato ogni aspettativa. E’ più quello che riceviamo di quello che doniamo. Se posso esprimere un desiderio è che Lei con la sua autorità istituzionale e morale possa farsi voce perchè il popolo Rwandese non sia lasciato solo e presto abbia la pace. Il nostro desiderio sarebbe di ritornare con questi bimbi nella loro terra e ricostruire la pace. Grazie della sua presenza. Enrica Lombardi MUSEKE - 5

LA PAROLA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA “Mi pare che sia tutto molto bello. Una cosa sola è strana qui: è strano che il Sindaco, che lei signora (Enrica), che la signorina rwandese dicano grazie a me; questo è strano e persino stonato. Io vi devo dire grazie, per due ragioni: anzitutto per essere, vorrei dire, invitato ancora ad una meditazione. Voi sapete che vengo da Piazza della Loggia dove 20 anni fa: sangue. Abbiamo dei bambini, voi ci avete detto che non hanno la mamma, non si sa se hanno il padre, almeno per molti, non si sa nulla. Ma sappiamo una cosa: che è un Paese in un bagno di sangue. Il primo pensiero dovrebbe essere per noi politici, per noi responsabili di Governi, di popoli, pensiero di grande umiltà. Non siamo capaci di sfondare il muro del silenzio di fronte ad un delitto di venti anni fa, fino ad adesso non siamo stati capaci; non siamo capaci come popoli, come governi, come stati, di prevenire e di impedire quello che avviene in Rwanda. E’ vero che, purtroppo, a volte la malvagità dell’uomo supera di gran lunga le capacità di poterlo frenare. E’ vero; ma è anche vero che rimane sempre un interrogativo nell’ un caso e nell’altro: si è fatto proprio tutto, si è fatto tutto in tempo o si attende che giungano degli eventi? E poi ci sono le recriminazioni. Primo pensiero: umiltà; poi a volte ci diamo un gran tono, sembra che salviamo il mondo, sembra che la realtà dei popoli dipenda da noi; dipende da altri che ha scritto la storia, ma dipende da noi il rispondere o meno a quella storia che per chi crede è scritta nel piano della Provvi-

denza, nel piano di Amore. L’odio purtroppo è un requisito riservato all’uomo..... Voi avete detto un sì all’amore: questa è una lezione enorme che mi date oggi. Dall’attività che svolgevate là con sacerdoti e con laici voi, e sacerdoti e laici rwandesi; a quello che avete fatto per portare in salvo queste più di cento persone, questa schiera di piccoli i quali per ora non lo sanno; verrà giorno che lo sapranno e io spero che non vi dicano grazie ma che lo sentano di dentro e abbiano preso anche loro una lezione di cosa vuol dire saper pensare agli altri, che vuol dire essere capaci di non pensare a sè. Quando mi avete elencato i parà del Belgio e quelli italiani: quale volto, chi sono, che famiglie hanno dietro le spalle, quali mamme, spose o ragazze che li amano sono in una paura terribile che non tornino, eppure non hanno guardato lingua, colore, nulla; insieme, come se fosse stato un uomo solo ad inchinarsi verso un bambino solo, che non ha nessuno, ed è in pericolo. L’umanità, dunque, è capace di questi grandi momenti di ali spiegate; l’umanità della violenza, del sangue, della droga, della voglia di denaro spietata,

che è una delle ragioni dei guai del mondo, dell’egoismo terribile che è alla radice delle guerre, l’umanità ha queste pagine. In questa pagina, dopo la meditazione in quel luogo sacro, come è stato detto giustamente, dove avvenne il delitto venti anni fa, è doveroso sottolineare quali capacità abbia l’uomo, se d’un tratto scattano le molle dell’amore e del cuore e vincono sull’egoismo, sullo schieramento razziale, sull’inimicizia, sul denaro ad ogni costo. Sono venuto a raccogliere ancora una volta un pensiero: occorre che la mia giornata sia sempre e solo per gli altri e mai per me. Voi me lo insegnate, io lo chiedo a Dio.” Oscar Luigi Scalfaro

Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno come un bambino, non vi entrerà. (Luca 18, 16)

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LA CRONACA DEGLI AVVENIMENTI Da Rilima

Da Brescia

Domenica 10 Aprile 1994 Subito dopo la messa apprendiamo dei primi morti, circa una qurantina; avevano cercato scampo durante la notte fra le piante di papiro sul bordo del lago accanto al nostro Centro. Appena rientrati dalla Messa le suore spagnole del vicino dispensario, chiedono a me ed ai chirurghi belgi nostri ospiti di andare a visitare una giovane donna che presentava una vasta ferita al cranio, con amputazione parziale di alcune dita della mano destra e frattura esposta del polso. Viene subito trasportata nella nostra sala operatoria, sottoposta ad anestesia ed operata. Ci viene nel frattempo portato un ragazzo che presentava una ferita trapassante da proiettile all’addome che, fortunatamente, non aveva procurato lesioni gravi; si procede alla disinfezione della ferita. Prima di sera gli operati vengono riaccompagnati al dispensario per motivi di sicu-

Mercoledì 6 Aprile 1994 I presidenti del Burundi e del Rwanda vengono uccisi in un attentato che abbatte il loro aereo a poca distanza dall’aeroporto di Kigali. In Rwanda scoppia la guerra civile che vede contrapposti Hutu e Tutsi. Scatta il primo allarme per gli stranieri. L’Unità di Crisi del Ministero contattata, ci comunnica che sta decidendo l’evacuazione di tutti gli italiani presenti in Rwanda.

rezza. Da questo momento si intensificano i contatti telefonici col Console italiano, Pierantonio Costa, per la possibile evacuazione del Centro. Dall’Italia gli incaricati del Gruppo Museke di Castenedolo, ci fanno sapere che sono in corso contatti con “l’Unità di Crisi” a Parigi, per far evacuare, con l’aiuto dei parà francesi noi europei e tutti gli orfani del Centro. Durante la notte sentiamo rumori di spari ed urla intorno al nostro Centro; cominciamo i preparativi per lasciare il Centro con tutti gli orfani. Lunedì 11 Aprile Di buon mattino facciamo preparare i nostri bambini per essere pronti ad abbandonare il Centro. FrattanMUSEKE - 7

Sabato 9 Aprile Tentiamo di contattare i nostri volontari a Rilima. Le comunicazione dall’Italia per il Rwanda sono impossibili. Riusciamo, invece, a far pervenire ai nostri di Rilima, via Bujumbura il seguente fax: “Carissimi tutti, vi siamo vicini e concordiamo con ogni vostra decisione. Vi potete decidere a partire in relazione alle più libere valutazioni di prudenza, sentiti anche i consigli delle autorità. Stiamo, da parte nostra, contattando la Croce Rossa Internazionale per coprire - con un suo auspicabile presidio ai ricoverati, durante la vostra assenza. Ve ne terremo informati attraverso questo fax di Bujumbura. Comunque sarebbe auspicabile una copertura di riserva locale (le suore spagnole? Altre vie?) Tenete presenti soluzioni tipo: ospedale di Gakoma dove potete far riferimento alla Medicus Mundi” Un fax viene pure spedito al dott. Augusto Romano della Croce Rossa Internazionale in cui si chiede di sostituire i nostri volontari a Rilima e di salvare la consistenza funzionale del Centro. Dopo varie telefonate abbiamo la rassicurazione che i parà francesi andranno a Rilima per scortare il nostro personale all’aeroporto di Kigali. Domenica 10 Aprile Il nostro volontario F. Pipinato ci comunica telefonicamente (per loro è ancora possibile) che la situazione si va aggravando anche a Rilima. Tumulti, spari e incendi si verificano anche attorno al Centro. Una granata è caduta sulla Chiesa uccidendo otto o nove persone. Chiedono che si solleciti l’invio di una scorta armata che li faccia evacuare. Rispondiamo che ci siamo già attivati in questa di-

to le suore spagnole ci dicono che, durante la notte, hanno ricoverato altri feriti. Questa volta ci rechiamo noi al dispensario ed operiamo sul posto, in situazione di emergenza, una giovane donna che presentava una ferita profonda al cranio ed un’amputazione pressochè completa della mano destra; si procede ad amputare la mano ed alla sutura della ferita al cranio. Successivamente ci dedichiamo ad un ragazzo al quale estraiamo una freccia dall’addome. Rientrati al Centro, ci rendiamo conto che le probabilità di farci evacuare dai parà francesi diminuiscono di ora in ora. Telefono all’ambasciata francese a Kigali e mi viene confermato che nulla sapevano di questa operazione e ci mettono in “lista di attesa”. Da questo momento non siamo più usciti dal Centro ed abbiamo cercato ri reclutare il maggior numero di persone possibile

per proteggere il Centro. Potevamo disporre di circa dieci uomini armati di macete, lance ed archi. Dalla tarda mattinata sentiamo le urla dei banditi attorno a noi, che in gruppi di trenta - quaranta persone, cominciavano a “stanare” dalle case i tutsi, in lista per essere massacrati nel modo più orribile. Subito fuori dal recinto del Centro c’è l’abitazione dell’autista del Parroco, che risultava tra i primi della “lista”. Fra urla bestiali la casa viene demolita, ma l’autista non viene trovato. Subito questa banda di assassini si reca verso la Chiesa, nella quale si erano rifugiate alcune persone. Scardinano la porta della Chiesa e trascinano i corpi di bambini, donne ed anziani appena uccisi, gettandoli nella fossa settica che serviva come toilette, accanto la Chiesa. Sono stato testimone di questa barbarie ed ho assistito al passaggio di alcuni militari ( sbandati? ) che non solo non sono intervenuti, ma che, continuando la loro strada, fanno un cenno di assenso con il pollice alzato. Subito dopo abbiamo udito una forte deflagrazione proveniente dalla vicina casa del Parroco, anche lui di etnia tutsi. Abbiamo quindi telefonato al comandante del campo militare ruandese, ad una decina di chilomentri da noi per chiedere protezione, pur sapendo che rappresentava comunque un grosso rischio. Dopo circa una trentina di

rezione e di tenersi in contatto con l’ambasciata di Kampala che coordina le varie iniziative. Verso mezzanotte Don Roberto provvede a spedire alle ambasciate interessate e alla Croce Rossa belga, l’elenco dei bambini e del personale del Centro. Lunedì 11 Aprile Contatti telefonici sistematici con l’ambasciata d’Italia a Kampala e con l’Unità di Crisi presso il Ministero degli Affari Esteri, con il nostro Ministero degli Interni e con il Ministero degli Affari Sociali. Segnaliamo via fax i nomi degli italiani presenti nel Centro all’Unità di Crisi e alla nostra ambasciata di Kampala, unitamente ad una planimetria con il percorso più breve per Rilima. Oltre ai quattro nostri volontari (Cesarina Alghisi, Giandomenico Colonna, Fabio e Paola Pipi-

nato) sono infatti presenti altri sette italiani (amici e parenti): Domenica Alghisi, Giulio Broglio, Mariangela Alghisi, Angelo Cimaschi, Maria Piccoli, Luciana Resconi, Pierangela Belloni, e un’equipe di medici belgi che formavano l’equipe che aveva operato durante i giorni di Pasqua 33 handicappati. Alle 16 il dott. G. Colonna comunica a Castenedolo: “Siamo circondati da elementi armati che tentano di forzare le entrate del Centro e pretendono la consegna dei nostri collaboratori locali. Chiediamo urgente ed efficace intervento armato, tale da liberarci da questa situazione e scortarci fino al punto di rimpatrio assicurato dal nostro governo” La Fondazione Tovini provvede a trasmettere questo messaggio: - al dott. Rosini dell’Unità di Crisi; - alla nostra ambasciata a Kampala. Coinvolge quindi personalmente via fax: - l’Ambasciatore Ferdinando Salleo, Segretario Generale alla Farnesina; - il Direttore Generale della Cooperazione Ministro Aloisi De Larderel. Attiviamo anche strade locali: MUSEKE - 8

minuti sono arrivati una trentina di militari, armati di tutto punto; alcuni di essi volevano entrare nel Centro, ma li abiamo convinti a darci “protezione” dal di fuori della rete di recinzione. Li ho visti incamminarsi verso la strada delle suore spagnole, teatro dei precedenti scontri dell bande armate. Da questo momento ho cominciato a temere fortemente per la nostra incolumità, soprattutto nei confronti dei bambini e del personale del Centro. Nel pomeriggio abbiamo ricevuto la visita di alcuni militari rwandesi, che erano entrati scavalcando la recinzione. C’è stato un frenetico scambio di parole fra il sindaco, presente in quel momento presso di noi, ed il comandante di questi militari stessi. Il tutto è durato più di mezz’ora, ma a noi è sembrata un’eternità. Sono stati convinti ad uscire da Centro. Abbiamo allora ricominciato un contatto telefonico serratissimo con l’ambasciata belga a Kigali, grazie all’aiuto dei medici belgi nostri ospiti. Ci hanno chiesto di attendere notizie e, nel tardo pomeriggio, abbiamo avuto la conferma che, alle prime luci dell’alba, con un’operazione segreta , un corpo speciale di paracadutisti belgi, sarebbe venuto a proteggerci per lasciare il Centro con tutti i bambini; questa clausola era stata posta da noi come condizione ed era stata accettata dall’ambasciata belga. Frattanto un militare rwandese era entrato trascinando il corpo del nostro amico Parroco; abbiamo pensato subito al peggio, poi ci siamo resi conto che era vivo se pure in uno stato di incoscienza. Mi sono ricordato che nella mia camera avevo conservato una copia vecchia di alcuni anni del “Resto del Carlino”, il giornale della mia città. Ho trovato il numero della redazione; per miracolo il telefono era ancora funzionante. Sono stato messo in contatto con un giornalista, Massimo Gagliardi, al quale ha raccontato ciò che stavamo vivendo, per chiedere aiuto. Intanto ci preparavamo a trascorrere un’altra notte da incubo, decidendo di rima-

- il Presidente della Tovini dott. Giuseppe Camadini. - il prof. Giovanni Bazoli; - l’avv. Mino Martinazzoli; Arrivano le prime reazioni: alle oer 18.30 telefona personalmente il Ministro degli Esteri Beniamino Andreatta. Raramente accade che un ministro si metta veramente (come significa in realtà Ministro) a servire. Al filo sentiamo testualmente: “ Sono Beniamino Andreatta. Martinazzoli mi ha detto della situazione. Ditemi cosa devo fare. Sono a vostra disposizione”. Le sue chiamate si ripeteranno quattro volte nelle ore successive. La situazione si fa sempre più difficile. I nostri volontari che si fanno vivi con Enrica e Don Roberto Lombardi comunicano di temere il peggio. Verso le 19 un funzionario di Kampala ci comunica che è stato concordato che gli italiani saranno scortati all’aeroporto di Kigali dai ribelli (tutsi) e che di conseguenza bambini ed il personale, dovendo rimanere in loco, corrono grossi rischi di vita. Chiamiamo ancora una volta il Ministro Andreatta, che ci comunica che il suo Capo Gabinetto ha parlato personalmente con Rilima e che il nostro personale africano è relativamente calmo e sereno. La notizia dell’abbandono dei bambini e del personale ci allarma e chiediamo ancora una volta al ministro Andreatta che intervenga. Ci risponde che sta attivando i colleghi ministri degli esteri di Francia e Belgio. Notte 11/12 Aprile L’Unità di Crisi e Kampala ci informano: in mattinata gli italiani saranno scortati all’aeroporto di Kigali da un contingente militare belga. Insieme ai “nostri” verranno messi in salvo anche gli orfani e gli handicappati. La speranza riprende. Martedì 12 Aprile Sapremo poi che alle 13 i nostri volontari e i loro ospiti vengono prelevati da un gruppo di militari belgi e scortati all’aeroporto. Ma purtroppo, i bambini e gli handicappati, tutti pronti con i loro documenti vengono lasciati al Centro di Rilima. Il personale, con un gesto che è certamente impressionante, si mette in fila e preferirebbe essere ucciso dai soldati belgi con un colpo di pistola per non esserlo a “colpi di macete”. I sentimenti che prevalgono da noi alla notizia sono contrastanti. La delusione annulla la soddisfazione. Notte 12/13 Aprile L’ambasciata di Nairobi non conosce ancora la lista dei passeggeri

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nere tutti insieme nella medesima stanza. E’ stato durante la notte che abbiamo ricevuto il primo contato telefonico con il Ministero degli Esteri italiano; l’unità di crisi nella persona del vice - direttore generale per l’emigrazione, ministro Sessa, che telefonava a nome del ministro Andreatta per chiederci e darci consigli su come superare un momento così difficile; ci veniva richiesto di fare il possibile per evacuare più gente possibile dal Centro, dando la precedenza agli orfani, cosa per la quale del resto ci eravamo già adoperati. Durante la notte sentivamo urla concitate e rumori di spari un pò ovunque; potevamo solo sperare che non entrassero nel Centro. Martedì 12 Aprile Alle primissime ore del mattino un’ennesima telefonata ci metteva al corrente che un convoglio armato dei parà belgi si era messo in moto dalla capitale e che prima sarebbero passati a prendere altri europei, cosa che noi stessi avevamo concordato dal Centro. Alle sei del mattino, con le prime luci dell’alba, avevamo già al cancello una banda di trenta persone che volevano cominciare ad entrare nel Centro. La nebbia fitta aveva probabilmente fatto desistere i parà belgi dal paracadutarsi sul Centro per offrirci protezione, in attesa dell’arrivo del convoglio armato. Abbiamo cominciato a ricevere dai banditi le prime richieste. Volevano un autocarro il cui proprietario - autista (tutsi) era fuggito. Aveva collaborato con noi con il progetto della Caritas per portare sui campi dei profughi burundesi la nostra acqua filtrata. L’arrivo dei parà era ancora lontano per cui si è cercato di prendere tempo nel timore che a quella richiesta ne seguissero altre molto più pesanti. Abbiamo fatto finta di cercare la chiave del mezzo, poi abbiamo aggiunto la benzina; il tutto ci ha fatto guadagnare circa mezz’ora. Il convoglio però era ancora lontano.... Di fronte alla minaccia di venire essi stessi a prendere l’autocarro, abbiamo portato il mezzo fuori dal Centro, pregando in cuor nostro che l’apertura del cancello non rappresentasse un invito alla banda ad entrare in massa. Per fortuna si sono impossessati dell’autocarro e sono partiti in gran carriera, quasi dimenticandosi di noi. Sapevamo però che tutto intorno c’erano, seminascosti,

imbarcati per l’Europa. Per alcune ore rimaniamo senza notizie e ci attiviamo presso il Nunzio Apostolico del Kenya chiedendogli di controllare se i nostri volontari sono giunti a Nairobi. Avremo le prime assicurazioni il mattino successivo. Mercoledì 13 Aprile I volontari arrivano tutti in Europa. Fabio Pipinato da Bruxelles ci telefona fornendoci sulla disumana situazione lasciata alle loro spalle. Cesarina Alghisi chiama da Parigi dandoci la notizia che purtroppo i bambini ed il personale sono rimasti a Rilima. Non perdiamo la speranza. Continuiamo a tenere i contatti conle autorità di Roma e di Kampala e con il dott. Magno dell’Unità di Crisi della Farnesina. Questi i fax spediti: “ I nostri volontari rientrati da Rilima ci comunicano che i militari belgi, avendo ordine di non trasportare rwandesi, si sono rifiutati di trasferire orfani ed handicappati a Kigali. Mentre si allontanavano dal Centro hanno assistito all’entrata di gente del luogo (Hutu), armati con macete e con l’evidente intenzione di ammazzare il personale Tutsi addetto al Centro. I bambini orfani e gli handicappati sono stati nascosti in vari luoghi del Centro in attesa e nella speranza che, giungendo oggi qualche scorta armata possa trovarne alcuni vivi. Il viaggio tra Rilima e Kigali non ha riscontrato problemi in quanto non si è visto nessun soldato armato di entrambi gli schieramenti, ma solo gente del luogo con maceti e bastoni. Sembrerebbe che qualsiasi scorta armata potrebbe accedere al Centro di Rilima.” Spediamo questo nuovo fax all’on. Andreatta: “ Illustre sig. Ministro, MUSEKE - 10

tanti altri banditi che aspettavano il momento di entrare, appena noi fossimo usciti dal Centro. Alle dieci del mattino è finalmente arivato il convoglio belga, ma mi sono subito reso conto che mancava un mezzo sufficientemente grande da potere caricare tutti i bambini; ne ho avuto subito la conferma parlando con l’ufficiale comandante il quale mi ha detto che non aveva ricevuto ordini per evacuare anche i piccoli africani. In un primo momento ci siamo illusi che i soldati belgi potessero trascorrere la notte presso di noi, presidiare il Centro e cercare un mezzo per il trasporto dei piccoli rwandesi; successivamente, però, dopo avere contattato i suoi superiori e l’ambasciata belga ci ha risposto che non era possibile evacuare persone di colore perchè si trattava di un’operazione ad altissimo rischio. Ho intensificato allora i contatti con il nostro ministero degli Esteri che ci ripeteva di non preoccuparci perchè si sarebbero messi in contatto con l’ambasciata belga per far evacuare anche i bambini. Purtroppo il tempo concesso per cominciare l’operazione di rientro stava scadendo e mi rimaneva il tempo di fare un’ultima telefonata; a quel punto il telefono ha smesso di funzionare, cinque minuti prima di lasciare il Centro! Alla costernazione di dover lasciare i bambini si è aggiunto il pianto disperato delle ragazze che ci imploravano di supplicare i soldati affinchè sparassero loro piuttosto che essere straziate a colpi di macete dai soldato rwandesi. L’unica cosa che abbiamo potuto fare in quella circostanza è stata quella di lasciare loro del denaro; con questo stesso denaro si sono comperata la loro incolumità con quella di tutti i bambini! Percorremmo i 50 Km che ci separano dall’aeroporto in più di cinque ore. Da qui con aereo militare raggiungemmo Nairobi e poi ci imbarcammo chi per Bruxelles chi per Parigi. Mercoledì 13 Aprile - ore 9.00 Con Cesarina ed i suoi familiari arriviamo finalmente a Parigi, ma uno sciopero dei controllori di volo in Italia ci fa ritardare il rientro a Milano. Apprendo da un quotidiano italiano del mattino che gli orfani rwandesi sarebbero già arrivati in Italia. Avendo ancora in tasca il numero dell’unità di crisi metto al corrente il funzionario (lo stesso che ci aveva contattato a Rilima) che purtroppo la notizia non corrispondeva a verità, per cui lo imploro di prendere misure urgenti in favore dei piccoli e del personale rwandese. Giandomenico Colonna

DALLA DELUSIONE ALLA SPERANZA Io, quale responsabile del Centro, già dall’ottobre 1993, vivevo la situazione gravissima dei rifugiati burundesi accampati a pochi chilometri da noi. Il Centro metteva a loro disposizione tutto quanto era possibile, dalla nostra scorta di viveri, alle coperte e soprattutto all’acqua MUSEKE - 11

spezziamo ancora una lancia in favore dei bambini orfani ed handicappati che le autorità belghe ci hanno costretto a lasciare nel Centro di Rilima (Rwanda). Le spediamo quindi copia del fax spedito all’Unità di Crisi e all’Ambasciata di Kampala. Nel ringraziarla per quanto ha già fatto, contiamo ancora sul Suo interessamento e sul Suo appoggio.” (allegato il testo precedente) Alle ore 15 Cesarina Alghisi arriva alla sua casa di Concesio, unitamente ai suoi parenti. In serata arrivano notizie contrastanti circa las sorte dei bambini. La comunità di Castenedolo si ritrova in Chiesa per ringraziare il Signore dell’arrivo dei volontari e per chiedere con il cuore spezzato la salvezza dei bambini.

Notte 13/14 Aprile Verso le 3 alla casa di Enrica Lombardi arriva dall’Unità di Crisi la notizia che anche i bambini e gli orfani giunti all’aeroporto sono i nostri di Rilima. Dall’iniziale incredulità si passa alla speranza.... alla gioia.... alla gratitudine per la Provvidenza che guida la storia e gli uomini. La notizia ci viene confermata anche il mattino successivo dalla nunziatura di Nairobi: gli orfani, in due gruppi distinti, arriveranno in Italia, mentre gli handicappati verranno ospitati a Bruxelles. Arriva anche la lista dei nomi: sono proprio i nostri! Sono 41 ed hanno un’età compresa tra i quattro mesi ed i tre anni. Giovedì 14 Aprile Avuta la certezza della felice evoluzione degli eventi ci si mobilita per organizzare l’accoglienza ai piccoli ospiti. A Nairobi vengono accolti dalle suore Paoline da noi conosciute che li accudiscono. Verranno poi ospitati a Castenedolo nella casa Lombardi. Alle 18.08 il primo gruppo di 20 orfani accompagnati dal parroco di Rilima Marcel Rwabutera, atterrano a Ciampino. I nostri volontari (Mario Loda, Piero Salvalai, Lina Panigada e Pierangela Belloni) che vanno a prelevarli ci assicurano del loro buon stato di salute. Con un autobus dei Carabinieri vengono portati a Fiumicino e imbarcati per Verona su un volo di linea. Per regolamento i bambini non possono viaggiare da soli. Diciassette pas-

(20.000 litri di acqua potabile) ed al cibo per 350 orfani circa al giorno. Anche in Rwanda si avvertiva chiaramente il fermento e continue aggressioni avvenivano nel villaggio fino alla sera del 6 aprile con l’abbattimento dell’aereo presidenziale e con l’inizio della vera, cruenta guerra fratricida. Sono stata veramente testimone impotente di gravissimi massacri alle porte del nostro Centro, con il terrore che entrassero con la loro cieca violenza, per continuare i loro misfatti sui 41 bimbi presenti al Centro oltre che sui 33 handicappati e su tutto il personale sia locale che italiano. Fortunatamente, sommersa da tanta paura per la vita di tutti, avevo il conforto assiduo per telefono, che mi-

seggeri tutti maschi si prestano a tenerli in braccio durante il viaggio. Arrivano a Verona alle 22.20. Qui la Croce Rossa li preleva e li trasporta a Castenedolo dove vengono gioiosamente accolti. Nella mattinata ci preoccupiamo di coinvolgere le Istituzioni. Con Tovini, Medicus Mundi, la Croce Rossa Italiana, la Caritas, alla presenza del Prefetto e del Questore, partecipiamo ad un comitato ad hoc. E’ importante il coinvolgimento della Croce Rossa anche per il tentativo di salvare il Centro di Rilima con l’intervento - seppur disperato - della Croce Rossa Internazionale di Ginevra. Venerdì 15 Aprile Si organizza l’arrivo del secondo gruppo di orfani annunciatoci da un fax dell’Ambasciatore d’Otalia a Nairobi Roberto di Leo: “Si trasmette in allegato la lista dei 21 orfani che sono a bordo del Boeing 707 dell’aeronautica che è partito da Nairobi alle 9.55 a. m. locali alla volta di Roma (Fiumicino), con sosta a Luxor.” Il gruppo con Maria Goretti arriva alle 24 a Ghedi e, accompagnato dai militari dell’Aereonautica, si ricongiunge agli altri orfani a Castenedolo. Stampa, televisioni, agenzie giornalistiche dimostrano grande interesse all’avvenimento e non è facile contenere l’assalto dei giornalisti. La gioia, la commozione e la soddisfazione di tutti sono grandi. Il Ministro degli Affari Sociali, on. Fernanda Contri, annuncia una visita agli orfani per il giorno successivo.

racolosamente continuava a funzionare, con la nostra presidente Enrica Lombardi che si era mossa giorno e notte cercando una via d’uscita per noi e per i bambini. Abbiamo passato giorni e notti interminabili altalenando tra speranza e delusione fino a martedì 12. In questo periodo avevamo nascosto il personale a rischio in una camera oscura: l’unico conforto è stato per loro e per noi la preghiera anche perchè contemporaneamente avevamo saputo che le parrocchie di Castenedolo, Concesio e Leno stavano facendo l’adorazione notturna per noi. L’amarezza di dover partire senza i bambini è indescrivibile; la mia ribellione con i militari, in quel momento, non è valsa a nulla. Ma le mie implorazioni, probabilmente, li hanno fatti ritornare il giorno dopo a prendere tutti i nostri bambini, il personale, gli handicappati e le suore Carmelitane. Non potrò mai dimenticare il senso di liberazione, di gratitudine e di gioia provati la notte di mercoledì 13, quando una telefonata mi ha informato che i nostri bambini erano salvi a Nairobi. Ora sono tutti qui a Castenedolo e godono di ottima salute. Mi dedico con gioia a loro ininterrottamente aiutata da un ottimo gruppo di volontari, nella speranza di un avvenire “azzurro” per tutti loro. Cesarina Alghisi

Sabato 16 Aprile Il ministro degli Affari Sociali Contri raggiunge il suo funzionario dott. Ghebre già a Castenedolo ed in Tovini dal giorno precedente. Quindi visita gli orfani e si intrattiene con i responsabili di tutti gli organismi bresciani interessati alla vicenda. Da tutta Italia piovono richieste di affido, di adozione e sostegno economico per gli orfani. Si scatena una esplosione di solidarietà. Difficile controllare questa montante gara di generosità. Per ora la situazione è la seguente: i bambini non sono affidabili nè adottabili.Si ritiene opportuno mantenerli uniti. Lunedì 24 Aprile I bambini, grazie alla disponibilità del Comune di Castenedolo, trovano ospitalità presso l’ex asilo Riccardo Pisa. Il cibo viene assicurato dalla scuola materna “Crescere Insieme”, mentre la “Casa Albergo” provvede a tenere in ordine e a lavare gli indumenti dei piccoli. Domenica 22 Maggio Altre cinque ragazze africane che accudivano i bimbi a Rilima, vengono a Castenedolo da Bruxelles per essere punto di riferimento logistico e culturale ai nostri bimbi. MUSEKE - 12

TESTIMONIANZE Dopo l’arrivo dei bambini rwandesi, il mio compito è quello di ricevere persone e telefonate alla sede di Museke. E’ un’esperienza bellissima, tocco con mano cosa vuol dire SOLIDARIETA’. Persone che arrivano con cibo, vestiti, giocattoli e denaro; bambini con i loro risparmi; una signora anziana con 5000 lire dicendomi :” E’ tutto quello che ho! “; gente che al telefono dice :” Grazie per tutto quello che fate! “; giovani che ringraziano per avere dato loro la possibilità di fare del bene. La gente è rimasta molto toccata dalla situazione del paese africano, ed ha risposto con grande sensibilità e generosità: pensionati, passeggeri ed autisti del pullman che prendo tutti i giorni, colleghi di lavoro, ragazzi pakistani miei amici, bambini che rinunciano al gelato e tantissime altre persone che provengono dal Nord e dal Centro d’Italia. Questa guerra tanto distruttiva per i nostri piccoli amici, tanto costruttiva per i nostri cuori induriti. E’ bello scoprire che il cuore dell’uomo batte ancora per l’AMORE. Lucia Cividati

Chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è il più grande. (Luca 9. 48)

Sono una volontaria che opera regolarmente dal mese di aprile al servizio dei bambini rifugiati a Castenedolo a causa della guerra in Rwanda: come me, tante altre persone si adoperano per questo soggiorno MUSEKE - 13

forzato dei bambini. Sicuramente la vita di noi volontari si è modificata con la venuta di questi bambini. Ognuno di noi ha rinunciato a qualcosa, chi al pranzo riunione domenicale in famiglia, chi al sabato per le faccende domestiche, chi a ore di sonno notturno, chi ad andare a spasso con gli amici e tante altre cose che non basta tempo a raccoglierle. Ma nessuno di noi pensa a questo come rinuncia a qualcosa. I bambini, il vederli cambiare, rinvigorirsi, giocare, sorridere, e soprattutto il pensare che sono ancora vivi, sono la nostra ricompensa giornaliera. Ognuno di noi ha pensato almeno una volta, cosa sarà di loro domani. Le prospettive non sono confortanti, data la situazione della loro terra, che non sembra cambi presto.

Ma si ovvia a questa angoscia dell’incertezza vivendo l’oggi occupandoci di loro, dei loro bisogni più immediati. Vengono stracoccolati, quando li si cambia, si dà loro da mangiare o li si aiuta a camminare. Io personalmente vorrei avere cento braccia per potere essere con tutti e non dimenticare nessuno. Cerco di pensare a quello che è meglio per loro, e non a quello che soddisfa me stessa. Spesso, quando fini-

Da dove vengo? Vengo dalla mia infanzia. Vengo dalla mia infanzia come da un paese. (Saint-Exupéry)

sco il turno, rientro a casa, mi sento addosso il loro profumo per qualche ora, e ho negli occhi immagini di episodi successi in quel giorno. Per esempio, i progressi di Ciprien che impara a camminare e siccome si sente sicuro arriva fino ai fasciatoi e sparge tutti i pannolini in giro. Janvier che adesso si regge in piedi, arriva fino alla porta e con Kaytesi trovano il modo di schiacciarsi le dita. Carla adora specchiarsi e quando si vede riflessa nel vetro si applaude soddisfatta. Annerose deve aver compreso il vantaggio di essere la più piccola e non piange più senza voce ma reclama cibo ed attenzione a pieni acuti. Carlo con la sua lingua rosa rosa, che entra ed esce velocissima dalla bocca, dimostra con questo segnale di apprezzare il pranzo suo e degli altri. Anche Roberto,

(al quale sono cresciute notevolmente le guance), gradirebbe sempre doppia porzione di cibo. Sara, la paciosa, cicciottona, lei ed Antonio, sembrano sempre osservare quello che succede intorno con nobile distacco. George e Bruno sono da mettere in coppia per gli stessi attacchi di frignare acuto che spesso senza alcun motivo hanno. A volte Bruno dopo avere pianto a squarciagola per qualche minuto, ma di un pianto con lacrime vere, è capace di sorridere e battersi le mani da solo e poi cercare la volontaria più vicina per un pò di coccole. George collabora con noi tutte cercando di rendersi utile a richiesta sistema i seggiolini, chiude o apre le porte, riporta le tazze in cucina. Gli occhioni di Styve che ti guardano sorridenti quando riesce a passare sul gradino come se avesse conquistato un’alta montagna. Ognuno di noi ha la fortuna di assistere a tutti questi piccoli miracoli giorno dopo giorno, fino a che saranno con noi. Vorrei veramente riuscire, in questo tempo che passe-

remo insieme, con tutti gli altri volontari, dare loro Tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere nel mondo come persone. Ilaria Berto

Tornare bambino significa riportare nello spirito l’elemento nativo dell’essere; la capacità di imparare, di stupirsi, di piangere e di ridere, di temer e di amare. (Paolo VI)

Mi chiamo Elena e seguo i bambini da quando sono arrivati a Castenedolo. Non avendo impegni familiari e orari fissi di lavoro, posso venire spesso qui al Centro e vi assicuro che nonostante l’impegno sia prolungato e costante, l’entusiasmo si rinnova continuamente. I bambini sono tutti stupendi, ho un buon rapporto con ognuno di loro, ma per quanto si cerchi di dare, quello che si riceve è sempre molto di più.

Avendo parecchi turni alla settimana ho conosciuto molti altri volontari e con loro mi trovo bene, ho imparato a lavorare con le altre persone e riconoscere in ognuno le qualità e l’affetto con cui seguiamo i “nostri” bambini. Il rapporto tra i volontari, sebbene arricchisca come persone, tiene sempre come primo obiettivo il bene dei bambini. Io seguo il gruppo dei 24 “grandi”, le virgolette sono obbligatorie dato che l’età varia dai venti mesi di Minani ai sei anni di Barbara. Vista la grandi varietà di età c’è una bella varietà di comportamenti: Barbara è brava ad accudire i più piccoli e ogni tanto ci aiuta anche a fare le pulizie; Alexis, Justin e Cesare sono molto indipendenti e giocano spesso insieme. Bukuru e Butoya sono entrambe molto vivaci, solo che mentre la prima è molto indipendente, a Butoya......scappa sempre la pipì. Le altre gemelle, Claudette e Consilde, sono meno unite, Claudette è espansiva sempre pronta a buttarsi nelle braccia di qualcuno, Consilde, più timida, attira l’attenzione con morsi e

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pizzicotti; Esperance e Margherita sono dolci e timidissime; Emmenuel e Vincent hanno la lacrima facile; Stefano è molto dolce, Agnes è un dolce maschiaccio. Jean Pierre è tranquillo, Diogene vivacissimo e si infila sempre ovunque, non si scoraggia mai davanti ad un no. Laurent si spaventa spesso, Petero si è molto rasserenato, sa farsi rispettare; Roges è simpatico e dispettoso; Gloria mangia e quando non mangia gioca a mangiare, Deodatus, invece, non mangerebbe mai. Yacenthe è sempre alla ricerca di qualcuno che la prenda in braccio; Jean Claude e Minani sono indipendenti con grande voglia di coccole. Ognuno ha una propria personalità, ma ho notato una cosa che mi ha fatto molto piacere: la solidarietà che si dimostrano in certi momenti. Quando qualcuno si fa male o è malato, sono tutti disposti ad aiutarlo in vari modi, magari anche offrendogli il gioco che si sono appena conquistati. Questo mi sembra bello e una buona base per costruire il loro domani ed io sono felice di contribuire a costruirlo. Elena Pelizzari

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Gratitudine I bimbi hanno fatto esplodere una grande gara di solidarietà. Vogliamo quindi esprimere il nostro grazie a tutti coloro che, conosciuti o anonimi, ci permettono di continuare questo miracolo d’amore.

Le ultime notizie • François Ntivunwa, già sindaco di Rilima, è vivo! • Il nostro Centro, dopo il primo mese dall’evacuazione, durante il quale è stato saccheggiato, negli ultimi due mesi è stato rifugio per più di 1.500 persone. • La Croce Rossa Internazionale e i Medecins sans Frontières hanno svolto nella sala operatoria, grazie a Dio risparmiata dalla distruzione, 500 interventi chirurgici. • In questi giorni al nostro Centro sono presenti i volontari del CUAMM di Padova, sotto il protettorato dell’UNICEF. Annerose e Barbara: due etnie, un unico sorriso, uno stesso progetto d’amore, per costruire insieme la pace.

Non è tanto importante essere un bambino, ma saper di essere il bambino di Qualcuno. (Gilbert Cesbron)

RWANDA IN CIFRE Capitale: Superficie: Popolazione

Kigali 26.338 Kmq. 7 milioni

KAMONYI •

(di cui 1,5 morti dall’aprile scorso)

Divisione etnica: Hutu Tutsi Twa Religione:

Cristiani Animisti Musulmani

90% 9% 1%

• RILIMA

74% 25% 1%

GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE Via Brescia, 55 - 25014 CASTENEDOLO (BS) - ITALY Tel. 030/2130053 - Fax 030/2130044

GITEGA • • BUJUMBURA

c/c bancario: 27499 Banca S. Paolo di Brescia Sede

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