Museke N. 1 - Ottobre 1994

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NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044

NUMERO UNO - OTTOBRE 1994

impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs)

La Provvidenza è come l’Angelo Custode o come l’aria che respiriamo: c’è e non si vede. O si vede?... La Provvidenza ci guarda vivere e ci propone spesso novità per farci uscire dalla nostra limitatezza, pur lasciandoci liberi di seguire o meno l’ispirazione. Ci dà l’energia per tentare qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo e non ci lascia soli. Vede e provvede. Dopo l’esperienza in Burundi degli anni ’70 e ’80, l’Associazione Museke pensava ad un’altra opera cui dedicare le sue forze. Da un incontro con le Suore Clarisse di Assisi nasce l’idea di creare un Convento di Clausura che sia come un cero ardente di

preghiera in Rwanda. Il Monastero di Santa Chiara viene inaugurato nel 1985. Più tardi cercando un altro spunto missionario dal Senegal al Mali, dallo Zaire al Rwanda, in un incontro fortuito mi hanno chiesto se potevo impegnarmi in una opera grande: un Centro per orfani, da 0 a 3 anni, sala operatoria e riabilitazione di handicappati. È il 1987. La Provvidenza si occupa di tutti e di ciascuno facendomi capire che quei bambini rwandesi hanno bisogno di molto aiuto e di molto volontariato. Per 6 anni ho trovato le persone necessarie e gli aiuti finanziari: con tanta buona volontà da parte di

tutti e le preghiere delle Suore Clarisse, il Centro si sviluppa e prospera. Nel mese di aprile 1994, dopo l’uccisione del Presidente del Rwanda, è ancora la Provvidenza che suggerisce il modo per far evacuare i bambini ed il personale del Centro: “è stato un vero miracolo dell’amore”. Da sei mesi ormai Castenedolo ospita nell’asilo 41 orfani e 6 ragazze rwandesi. La Provvidenza ha “proveduto” alla loro bellissima sistemazione e a tutto il necessario, facendo spesso credere di chiamarsi Rossi o Bianchi. Anche Gesù si presentava una volta come giardiniere e una volta come compagno di strada: è uno stile di comportamento, per non farsi notare troppo. Per non lasciarci soli. Quale sarà il fututo degli orfani rwandesi? Si parla di affido a famiglie italiane o di ritorno??? Non sforziamoci troppo di prevedere un futuro che è nelle mani soltanto di Dio. La Provvidenza è consapevole, è presente ed è sicuramente più fantasiosa dell’uomo. Sa fare mosse impreviste e procurare soluzioni imprevedibili, perchè ama l’uomo. Ricordo nella Liturgia della Messa una preghiera che dice pressapoco così: “Signore, tu solo ci dai quello che la nostra piccola mente non osa sperare” Enrica Lombardi

OMELIA DEL PAPA PER SARAJEVO. MEDITAZIONE ANCHE PER IL RWANDA.

BASTA CON LA GUERRA! DIO E’ DALLA PARTE DEGLI OPPRESSI: E’ SUO IL POPOLO CHE STA MORENDO “Basta con la guerra! Dio sta dalla parte degli oppressi: è suo il popolo che sta morendo”. È questa l’accorata invocazione elevata da Giovanni Paolo II durante la Santa Messa celebrata, nella mattinata di giovedì 8 settembre, nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, in collegamento radiotelevisivo con Sarajevo. L’omelia pronunciata dal Santo Padre è quella che avrebbe svolta durante la Celebrazione Eucaristica a Sarajevo. La pubblichiamo per le evidenti analogie con il Rwanda. Ci serva da meditazione. Questi i punti nodali dell’omelia del Santo Padre: * “Padre nostro che sei nei cieli....” Ci troviamo presso l’altare attorno al quale si raduna l’intera Chiesa che è in Sarajevo”. * “Io Vescovo di Roma, il primo Papa slavo, mi inginocchio davanti a te per gridare: “ Dalla peste, dalla fame e dalla guerra - liberaci!” * “Si compia nel mondo, e particolarmente in questa travagliata guerra dei Balcani, la tua volontà... Tua volontà è la pace!” * “Vieni Spirito Santo! Ti invochiamo da questa città di Sarajevo, cro-

cevia di tensioni tra culture e nazioni diverse”. * “Ogni uomo, ogni famiglia ha diritto al suo “pane quotidiano” “. * “ “Perdoniamo e chiediamo perdono” per i nostri fratelli nei Balcani! La spirale delle “colpe”e delle “pene” non si chiuderà mai, se ad un certo punto non si arriverà al perdono” * “Chiediamo al Padre di allontanare tutte le tentazioni in cui si esprime la civiltà della morte”.

* “Pregano con noi i morti di Sarajevo. Pregano con noi tutte le vittime di questa guerra crudele.” * “La pace è possibile. Urge un serio esame di coscienza per giungere al più presto ad una pace giusta.” * “Con la nascita di Maria è sbocciata nel mondo la speranza di una nuova umanità non più oppressa dalle forme di peccato che hanno lordato di sangue i sentieri della storia”.

LETTERA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA ALLA CONFERENZA DEL CAIRO.

“RISPETTIAMO LA VITA: IL PIU’ BEL DONO DI DIO”

È il mio cuore che vi parla: parla ad ogni persona di ogni paese del mondo, a chi è investito del potere di prendere grandi decisioni, ma anche

a tutte le madri, i padri, i ragazzi delle città, delle campagne, dei villaggi. Ciascuno di noi è qui oggi perchè siamo stati amati da Dio che ci creò e dai nostri genitori che accettano di darci la vita. La vita è il più bel dono di Dio. È doloroso vedere cosa sta accadendo oggi in molte aree del mondo: la vita viene deliberatamente distrutta dalla guerra, dalla violenza dall’aborto. Ma noi siamo stati creati da Dio per cose più grandi, per amare e per essere amati.

Il bimbo non nato è amato da Dio. Ho detto, e sono sicura di quello che affermo, che la maggiore aggressione alla pace nel mondo viene oggi dall’aborto. Se una madre può uccidere suo figlio, cosa può impedire a voi e me dall’ucciderci reciprocamente? Il solo che ha il diritto di prendere la vita è Colui che l’ha creata. Nessun altro ha tale diritto: non la madre, non il padre, non il medico, non una organizzazione, una conferenza, un governo. Sono sicura che nel profondo del vostro cuore siete consapevoli che un bambino non nato è un essere umano amato da Dio, come voi e me. Come può, chiunque che sia consapevole di tanto, distruggere deliberaMUSEKE - 2

tamente quella vita? Mi sgomenta pensare a tutti coloro che uccidono la propria coscienza mettendo in atto un aborto. Quando moriremo, ci troveremo faccia a faccia con Dio, l’autore della vita. Chi darà conto a Dio dei milioni e milioni di bambini cui non è stato permesso di avere una possibilità di vita, di sperimentare l’amore e l’essere amati? Il mondo è grande a sufficienza. Dio ha creato un mondo sufficientemente grande per tutte le vite che Egli si aspetta che nascano. È solo il nostro cuore a non essere suffi-

cientemente grande per volerle ed accettarle. Se tutto il denaro speso per trovare mezzi di morte fosse invece usato per nutrire, dare una casa, educare, come sarebbe bello. Troppo spesso temiamo i sacrifici che potremmo essere chiamati a sopportare, ma dove c’è amore non c’è sacrificio, e quando amiamo fino a soffrirne è gioia e pace. Se c’è un bambino che voi non volete o che non potete allevare ed educare, datelo a me. Io non rifiuto nessun bambino. Gli darò una casa, o gli troverò genitori amorevoli.

Combattiamo l’aborto con l’adozione. Adozione, antidoto all’aborto Noi abbiamo dato a migliaia di ragazzi famiglie premurose. È così bello vedere l’amore e l’unità che un bambino porta in famiglia. Il bambino è il più bel regalo di Dio ad una famiglia, ad una nazione. Non rifiutiamo mai questo dono di Dio. La mia preghiera è che ciascuno di voi abbia sempre la forza di vedere e amare Dio in ogni persona, compresa quella non nata. Dio vi benedica.

IL MESSAGGIO PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE (23-10-94)

UN UNICO FUOCO CREA LA FAMIGLIA E LA INVIA ALLE GENTI

“La Chiesa, mandata in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo di Cristo, ha dedicato il 1994 alla famiglia, pregando con essa e per essa, e riflettendo sulle problematiche che la riguardano”: con queste parole inizia il messaggio pontificio per la Giornata missionaria mondiale, reso noto il 22 maggio scorso, festa di Pentecoste. Il Papa, consapevole “dello stretto rapporto che intercorre tra la missione della Chiesa e la famiglia” ricorda che Cristo stesso si è preparato nella famiglia “alla missione affidatagli dal Padre celeste. Egli, inoltre, ha fondato una nuova famiglia, la Chiesa quale prolungamento della sua universale azione di salvezza. Chiesa e famiglia, dunque, nella prospettiva della missione di Cristo, maMUSEKE - 3

nifestano vicendevoli legami e convergenti finalità”. “L’amore di Cristo che consacra il patto coniugale prosegue Giovanni Paolo II - è anche il fuoco ardente che sospinge l’evangelizzazione (Redemptoris Missio 77).” “È questo amore che spinge i missionari ad annunziare con zelo e perseveranza la Buona Notizia alle “genti” e a darne testimonianza con il dono di se stessi, talvolta sino al supremo segno del martirio. Scopo unico del missionario è l’annuncio del Vangelo al fine di edificare una comunità che sia estensione della famiglia di Gesù Cristo e “lievito” per la crescita del Regno di Dio

e per la promozione dei più alti valori dell’uomo. Lavorando per Cristo e con Cristo, egli opera per una giustizia, per una pace, per uno sviluppo non ideologici, ma reali, contribuendo così a creare la civiltà dell’amore”. Il Pontefice afferma che la famiglia è missionaria con la preghiera e con il sacrificio. La preghiera familiare “deve includere anche la dimensione missionaria, così da essere efficace per l’evangelizzazione” ed in essa deve essere preminente “la contemplazione dell’amore di Dio che ci salva per mezzo di Gesù Cristo”. “Complemento inseparabile dell’orazione - prosegue Wojtyla - è poi il sacrificio, tanto più efficace quanto più generoso. Di valore inestimabile è la sofferenza degli innocenti, degli infermi, dei malati, di quanti patiscono oppressione e violenza, di coloro cioè che sono uniti in modo speciale, sulla via della Croce a Gesù redentore di ogni uomo e di tutto l’uomo”. Il Papa si rivolge ai giovani: “Il Signore vi ha dato un cuore aperto a grandi orizzonti: non temete di impegnare interamente la vostra vita nel servizio di Cristo e del suo Vangelo!”. Il messaggio termina invocando i doni dello Spirito sui missionari sparsi nel mondo e sulle famiglie cristiane, in particolare su quelle impegnate nell’annuncio del Vangelo.

RILIMA OGGI Il Centro di Rilima è stato forzatamente lasciato dai volontari italiani e belgi prima, e dai bambini orfani ivi ospitati con gli accompagnatori poi, rispettivamente il 12 ed il 13 aprile. Abbiamo potuto ricostruire gli avvenimenti succeduti negli ultimi mesi al Centro dai racconti che abbiamo ascoltato da alcuni esponenti (medici ed infermieri) dell’associazione “Medicins sans Frontière” che assieme alla Croce Rossa Svizzera hanno occupato il Centro di Rilima dopo circa un mese dall’evacuazione. Durante questo periodo il Centro purtroppo è stato oggetto di saccheggio e distruzione di materiali e strutture che solo in questi giorni stiamo cercando di quantificare con esattezza. Sappiamo quindi che l’equipe medico chirurgica dei Medicins sans Frontière ha potuto lavorare a pieno ritmo utilizzando la sala operatoria, unica struttura risparmiata dal saccheggio. Sono stati eseguiti alcune centinaia di interventi chirurgici nell’arco di circa tre mesi (maggio-luglio) e con piacere tutti hanno manifestato ammirazione e gratitudine per l’efficenza e modernità del Centro. Sono rimasti alloggiati anche alcune decine di rifugiati sotto la protezione della Croce Rossa Svizzera che ha avuto modo di trovare cibo ed altri generi di prima sussistenza, scampati ai saccheggi cui il Centro era stato sottoposto. Successivamente il CUAMM (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari) con sede a Padova, che opera già con progetti sanitari in Paesi africani da circa 45 anni, ha preso possesso del Centro di Rilima mediante l’invio, in un primo tempo di un logista e di una pedagogista che fan-

no parte di un progetto dell’Unicef per il Rwanda. Abbiamo così iniziato una collaborazione con questo Organismo non Governativo che ci ha permesso, almeno indirettamente, di avere notizie recenti più precise, avendo già in loco da alcuni mesi un medico dislocato a Nyamata dove erano raggruppati più di mille bambini definiti “non accompagnati”. Un primo incontro di studio a Padova a cui partecipavano rappresentanti di Museke, della Fondazione Tovini e del CUAMM ha permesso inoltre di conoscerci e di concordare un primo indirizzo di intervento che ha portato all’invio al Centro di un medico chirurgo, della moglie ostetrica e di Rino Berlendis, componente del Consiglio di Museke, il giorno 5-9-1994. Dopo una prima settimana trascorsa dall’equipe in Uganda a Kampala per l’acquisto di materiale di lavoro e di sostentamento (penso sia noto come attualmente in Rwanda la situazione sia drammatica anche sotto questo punto di vista!), hanno raggiunto il Centro di Rilima iniziando a verificarne le reali perdite. Purtroppo la relazione ha smentito categoricamente le ottimistiche notizie circa la conservazione della struttura definendo “ingentissimi” i danni subiti; Si renderebbe così urgente l’invio di tecnici per ristabilire almeno i servizi basilari al funzionamento ridotto del Centro S. Maria. A tutt’oggi l’attuale governo rwandese è alla ricerca di un sostegno ed un riconoscimento internazionale onde poter garantire una certa continuità nella ricostruzione del Paese. Tale condizione è indispensabile anche per poter promuove-

re dei progetti definiti per gli organismi internazionali, onde garantirsi i fondi necessari alla loro realizzazione. Sono tuttora motivo di grande preoccupazione tre fenomeni: - il rientro degli sfollati (in prevalenza hutu), in maniera pacifica e senza vendette; - il graduale e continuo riarmo dei profughi e degli hutu, usciti dal Paese nei campi profughi dello Zaire e della Tanzania, alla ricerca di un ruolo politico nel nuovo governo; - la situazione tuttora irrisolta del Burundi che per ovvie analogie rischia di ricreare un nuovo scenario di morte e di distruzione anche nel Rwanda. In data 27-9-94 in un incontro fra i rappresentanti del CUAMM (Prof. Dal Lago e Don Luigi Mazzuccato) e del Consiglio di Museke e della Fondazione Tovini (Ing. Silveri ed Ing. Maternini), si è concordato per un primo progetto operativo della durata di tre mesi il cui scopo è quello di attivare la struttura chirurgica del Centro di Rilima per tutte le urgenze chirurgiche, essendo, come noto, presenti a Rilima un medico chirurgo e la moglie ostetrica con il supporto logistico di Rino. Si rende quindi indispensabile ed urgente l’invio di un set chirurgico completo che costa circa 20.000.000 (lo strumentario precedente è stato completamente trafugato!); di un fuoristrada che costa circa 40.000.000, dal momento che Rilima è praticamente isolata, e di un telefono non disponendo di mezzi di comunicazione. Ulteriori contatti e relazioni ci renderanno più dettagliate tali urgenze che fin d’ora ci siamo impegnati a soddisfare comunque a breve termine. Mario Loda

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NUOVI BATTESIMI IN COMUNITA’ Hakizimana Yusufu Luca Caionvico 12-06-94 Butoya Graziella Concesio 12-07-94 Bukuru Silvia Concesio 12-07-94 Kubwimana George Mario Lumezzane S.S. 4-09-94 Kaytesi Monica Castenedolo 2-10-94

AUGURI! KAYTESI MONICA Domenica 2 ottobre la nostra piccola Kaytesi ha ricevuto il sacramento del Battesimo. Le è stato dato il nome di una carissima ragazza di Castenedolo, tragicamente scomparsa qualche anno fa in un incidente stradale: Monica Boschetti, della quale ricordo con rimpianto la dolcezza e la bontà. Mi piace pensare che una parte di Monica si rifletta nell’animo di Kaytesi. La cerimonia, celebrata da Padre Marcel, don Roberto ed i nostri Sacerdoti, si è svolta nella chiesa Parrocchiale durante la messa dei ragazzi. Numerosa e commossa è stata la partecipazione della Comunità, che ha voluto così esprimere tutta la sua

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simpatia nei confronti di quel piccolo angioletto nero, entrato così a far parte della nostra grande famiglia cristiana. Il rito si è concluso con un canto melodioso eseguito e ritmato dalle ragazze rwandesi. Si è subito creata una nostalgica atmosfera africana che ha coinvolti tutti facendoci sentire ancora più uniti in un momento così bello per la nostra comunità. La piccola Monica, un po’ frastornata da tanta attenzione che la cir-

condava, è stata poi festeggiata con calore dai suoi amichetti e da coloro che le vogliono bene, la madrina Emma ed i volontari del Centro. A nome di tutti voglio esprimere un augurio affettuoso a Monica Kaytesi (=bambina coccolata) che il suo futuro sia radioso come è il suo sorriso, e prego Dio perchè la protegga sempre. Fausta Carletti

LO STAGE EDUCATIVO Anche da parte degli studenti dell’Università Cattolica del corso di laurea di Scienze dell’Educazione è stata avvertita l’esigenza di essere presenti in questa occasione, mossi da un lato dal desiderio di testimoniare la loro solidarietà, come le altre molte persone, dall’altro dal desiderio di portare il loro contributo quali educatori “in erba”. Utilizzando una griglia osservativa (Tabella di sviluppo di Beller) gli studenti hanno provato a mettere in luce le potenzialità e le eventuali carenze di alcuni dei bambini ospitati al Centro Museke di Castenedolo. Sono state prese in considerazione le varie aree dello sviluppo del bambino: - cure fisiche e dominio delle funzioni del proprio corpo (area che mira a definire la progressiva percezione di sè, l’autonomia del bambino rispetto alle funzioni corporee fondamentali sonno, alimentazione, pulizia - e a far rilevare l’importanza educativa dei cosidetti momenti di routine); - consapevolezza dell’ambiente circostante (area che mira a definire la progressiva consapevolezza che il bambino ha del mondo che lo cir-

conda come altro da sè, e la sua iniziativa nei confronti di esso); - sviluppo sociale ed emotivo; - gioco; - linguaggio; - sviluppo cognitivo; - coordinamento motorio generale; - motricità fine; al fine di rilevare un profilo di sviluppo che possa servire per capire meglio l’individualità del bambino. È proprio in base a questo profilo che dovrebbero essere adeguate le aspettative e le proposte pedagogiche di chi se ne prende cura, evitando sovra e sottostimolazione.

Senza entrare nel merito specifico dello strumento, parlando di modalità di somministrazione, progettazione dell’intervento educativo, delle difficoltà incontrate (non è facile interrompere i giochi con i bambini per poterli osservare!), si può senz’altro dire che sono stati raggiunti degli obiettivi importanti: da un lato gli studenti sono stati coinvolti in un concreto contesto educativo, toccando con mano tutte le difficoltà che esso può comportare; dall’altro hanno potuto vivere senza dubbio un’esperienza arricchente. Caterina e Livia

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IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA E DI ASILO 19 settembre ore 7: all’asilo Pisa c’è gran movimento. I bimbi sono in gran fermento, le volontarie agitate più di loro. Come mai? La “nostra grande famiglia” vive un momento importante: per 20 bimbi è il primo giorno di scuola (19 alla Scuola Materna, Barbara in prima elementare). Grande emozione per tutti, non mancano le risate, alcune lacrime e le classiche fotografie come in ogni normale famiglia. Ore 8.25: arriva il pulmino ed inizia la grande avventura. Nelle due Scuole Materne sono ad attenderci la Direttrice didattica, le insegnanti, le cuoche, il personale. È una novità per Castenedolo: nella scuola entrano bimbi “diversi” che però tutto il paese sente “suoi” e questo lo si avverte nell’accoglienza dell’equipe, nel sorriso dei bimbi e dei genitori, nel desiderio di ciascuno di vivere questa nuova esperienza. Anche per me (maestra in pensione non nuova ai primi giorni di scuola) l’emozione è grande. Da tempo vivo con questi bimbi e condivido le loro giornate, oggi mi trovo dalla parte dei “genitori” e credetemi è una grande gioia. Annarosa Vallio

Grazie e auguri, Barbara! L’attesa gioiosa, la preparazione dello zainetto e finalmente il primo giorno di scuola. Ti accompagno. Ho

il cuore gonfio. Sono anche un po’ impacciato. Anche tu sei sensibilmente emozionata, ma non lo dai a vedere, come ogni buon africano. Sei travolta dalla simpatia e dalle attenzioni dei compagni e maestri. Tutti, compresa la Direttrice, siamo lì con te, in prima elementare, con l’ansia e la gioia di una mamma che dà alla luce e alla vita, non più fisica ma sociale, la sua creatura. Mi mostri la sera il tuo quaderno con disegni che hai già colorato e con scritto il tuo nome africano: Nikuze, che significa “ è Dio che ti fa crescere”. Mai poteva essere scelto un nome così significativo.

A sera, prima di addormentarti vuoi che mi chini sul tuo lettino. Mi scruti con quegli occhi profondi e misteriosi e mi sussurri testualmente: “Ma allora tu fai il mio papà”. In fretta ti restituisco un bacio e scappo per paura di tradire la mia commozione. Due lacrimoni mi scendono ugualmente ma grazie all’oscurità non vengono notati. Grazie Barbara!

CASTENEDOLO E’ PER LA VITA Domenica 25 settembre si è svolta da Brescia a Castenedolo la marcia nazionale della pace contro le mine antiuomo. Il Gruppo Operazione Museke ha aderito alla manifestazione anche con una preghiera letta da Maria Goretti in piazza della chiesa. La Presidente di Museke Enrica Lombardi, partecipando il giovedì precedente al Consiglio Comunale aperto, a nome di tutto il Gruppo era intervenuta ribadendo un concetto del Sig. Sindaco e cioè che sarebbe stato assurdo che i bimbi salvati dal Rwanda e calorosamente accolti a Castenedolo, una volta ritornati nella loro patria, avrebbero potuto essere uccisi da mine fabbricate proprio dal paese che li ha ospitati.

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TESTIMONIANZE Sul cartellino del mio camice si leggeva Museke / Università, e tutti mi chiedevano quale fosse il nome e quale il cognome. Mistero subito svelato, durante il periodo estivo tra i volontari si sono aggiunte un gruppo di universitarie che a rotazione hanno “cercato” (data la poca esperienza!) di proporre alcuni momenti di animazione. In orari prestabiliti con l’indispensabile aiuto delle ragazze rwandesi, svolgevamo attività principalmente ludiche per sviluppare ed affinare capacità motorie e manipolatorie dei bambini, per far apprendere qualche parola, per loro di italiano, e per noi di rwandese. Lo sguardo di questi bambini è però ipnotico ed il mio turno previsto di quindici giorni si è allungato fino a ritrovarmi tra le fila dei volontari... con tanto di nome e cognome segnati sul cartellino! Come senz’altro avrete potuto leggere dalle testimonianze del precedente giornalino ciò che ogni volontario dà ad ognuno di questi bambini non è che una minima parte di ciò che riceve. Ogni volta che sei di turno la loro spontaneità e semplicità ti ricarica di nuovi stimoli, ti arricchisce e ti permette di superare le contrarietà che inevitabilmente si vengono a creare lavorando fianco a fianco. È bello vedere da quanto affetto sono circondati i bambini, alle volte però ti rendi conto di come noi adulti anche se spinti dalle migliori intenzioni fatichiamo a capire quale è il loro bene. Al Museke di Castenedolo non ci sono soltanto 41 bambini, ma anche 6 “signorine”: Goretti, Odette, Filomena, Marianna, Cathrine, Ancilla. Sono le ragazze rwandesi che hanno accompagnato i bambini fino a qui, con le quali lavorando, scherzando, e cercando di farmi spiegare come facciano a farsi dar retta dai bambini, si è creata un’amicizia senza dubbio significativa. Nicoletta Coccoli

Quando tutto tace i camici bianchi cominciano a pulire, disinfettare, riordinare quello che c’è in giro, cioè tutto: giocattoli, seggioloni, vestitini, girelli, pannolini. In attesa del caffè facciamo a turno dei giri di ispezione, mi capita così di passare davanti alla stanza dei piccoli da cui provengono strani rumori, avvicino l’orecchio alla porta e capisco tut-

to: lì dentro stanno facendo una festa! Distinguo le voci di Kaytesi e Carlo, il vocione di George, la risata di Carla e le urla di Ciprien; per un po’ ascolto divertita, poi rientrando nel ruolo di volontaria decido di intervenire. Spalanco energicamente la porta pronta alla severa sgridata e... la voce mi si spegne in gola, mi ritrovo davanti una fila di occhi neri che mi guardano al di sopra dei pigiamini colorati mentre le manine restano aggrappate alle sponde dei lettini.

Il primo istinto è quello di correre da uno all’altro e coprirli di baci, ma non posso lasciarmi prendere dai sentimentalismi, la disciplina mi impone di urlare un “cececa” adeguatamente imparato fissandoli con aria minacciosa... e d’improvviso è silenzio. Richiudo la porta alle mie spalle e mi soffermo a pensare, la mente torna indietro nel tempo, ad aprile, al loro arrivo, dalla memoria riaffiorano quei volti tristi, spauriti, quegli occhi bassi, quelle mani tese. Risento il loro pianto, o quel che è peggio il loro silenzio, tutto quel silenzio dietro facce di bambino. Piccoli rumori mi risvegliano da questi pensieri, alle mie spalle le voci mi indicano che nella stanzetta qualcosa si muove: c’è vita lì dentro. Vi rientro e sono subito inondata da voci allegre e occhi ridenti, tanto il passato è triste, quanto il presente è gioioso: tanta gioia che scivola a cascata e rimabalza sui lettini, sulle coperte, sui pupazzi, scorre sulle ricciole teste e m’impolvera l’anima. Tanta gioia non rallegra: inventa un mondo. Un mondo dove un’infanzia senza tenerezza, un’infanzia confiscata, intrappolata dalla violenza possa trovare rifugio. Un mondo a cui ogni bambino avrebbe diritto. Porterò sempre con me il loro passato dolore ed il ricordo delle loro voci gioiose che amo. Daniela Miraglia

Sabato ore 14.00. La regola vuole che a quest’ora i bambini facciano il riposino... e noi volontari ci proviamo. Acciuffati ad uno ad uno, lavati, cambiati, coccolati e sgridati vengono riposti nei loro lettini.

GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE Via Brescia, 55 - 25014 CASTENEDOLO (BS) - ITALY - Tel. 030/2130053 - Fax 030/2130044 c/c bancario: 27499 - Banca S. Paolo di Brescia Sede MUSEKE - 8

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