Museke N. 2 - Dicembre 1994

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NOTIZIARIO DEL GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE – Via Brescia, 55 – 25014 CASTENEDOLO (Brescia) ITALY Tel. 030/2130053 – Fax 030/2130044

NUMERO DUE - DICEMBRE 1994

impianti: nadir - ciliverghe (bs) / stampa: euroteam - ciliverghe (bs)

GESU’ BAMBINO IN MEZZO A NOI

NATALE, IL DONO La parola più in voga per presentare il Natale è quella di ‘regalo’. Lo è al punto, che i due termini quasi si scambiano e si usano indifferentemente l’uno al posto dell’altro. Sarebbe forse un impoverimento della festa prendere la parola ‘dono’ come equivalente di ‘Natale’? Probabilmente sì; non perché essa sia banale, ma perché è stata mercantilizzata e ormai viag-

gia di conserva con le cifre che si spendono per ‘dare’ qualcosa. Questi bambini, invece, non risultano intaccati dal verme della mercificazione. Essi sono giunti fra noi come dono autentico: portano il messaggio dell’innocenza e, pur senza capacitarsene chiaramente, del dolore. Il messaggio è una parola, un gesto, che ci viene rivolto e, quando noi l’accogliamo, si arricchisce della valenza di dono. E quello che queste creature ci offrono ne merita appieno il nome. La loro presenza ci ha rivelato a noi stessi come più

buoni di quanto non pensassimo. La generosità, poi, di quanti si prodigano direttamente in loro favore è una scossa inferta di continuo al nostro torpore di gente soddisfatta di se stessa, chiusa nel proprio piccolo mondo e incapace di comunicare. Che cos’è questo, se non prolungamento del Natale? Non è forse un messaggio...? Si, è proprio un dono: il dono che Dio ci fa con l’umile mezzo di questa innocenza che soffre, e che la nostra risposta trattiene dal precipitare nella tragedia. don Felice Montagnini

LA NOSTRA CAPANNA Come sapete, i nomi dei nostri bimbi sono per lo più legati ad una dimensione religiosa o fanno riferimento a situazioni riguardanti la loro nascita. Ve ne presentiamo la traduzione partendo dalla più piccola:

JEAN BAPTISTE MINANI: ottavo;

ANNA ROSE AKAYEZU: piccola figlia di Gesù;

ESPERANCE HAKUZWIMANA: che Dio sia lodato;

LUCA HAKIZIMANA: è il Signore che salva;

GLORIA MUKAGASHORA: la donna di Gashora;

JEAN DOMINIQUE GASIGWA: l’unico rimasto (dei figli);

PETERO NGIZWENINGABO: vivo con le Sue forze;

ANTONIO NINO UWAMUNGU: figlio di Dio;

DIOGENE NTAWUSHIRAGAHINDA: non finirà l’angoscia per nessuno;

PETERO SIMBIZI: non lo so; ROBERTO UWIMANA: figlio di Dio;

JEAN PIERRE MANIRIHO: Dio esiste; DEODATUS SINDIKUBWABO: io non vivo grazie a loro;

CANCILDE NIBAKURE: che crescano!; CLAUDETTE DUSHIMIRIMANA: ringraziamo Dio;

SARA NYIRANDAGIJIMANA: la dono al Signore perchè la protegga;

AGNES UWIHOREYE: quella (la persona) che vive nel silenzio;

JANVIER TUYISHIME: ringraziamo Lui!;

STEFANO SHUMBUSHO: Dio mi ha creato figlio della consolazione;

BRUNO NTAKARUTIMANA: nulla è superiore a Dio; STYVE IRIYUMUGABE: quella è la Parola di Dio; JOSEPH MBONIMANA: io vedo Dio; CARLA MUKANOHELI: la donna di Natale; CARLO MPUNGIREYE: dove posso rifugiarmi?; MONICA KAYITESI: figlia coccolata; YOHANI NIYIRAGIRA: è il Signore come Pastore;

EMMANUEL SINDAYIGAYA: ho sempre pazienza in Dio; ROGER MUSABYIMANA: l’ho chiesto a Dio; VINCENT TUYISENGE: preghiamo Dio; MARGHERITA NTAKIRUTIMANA: nulla è superiore a Dio; SILVIA BUKURU: la prima uscita dal ventre; GRAZIELLA BUTOYA: la seconda uscita dal ventre; ALEXI BIZIMANA: Dio lo sa;

CIPRIEN NTAWUKURIRYAYO: nessuno può cancellare la parola di Dio;

JUSTIN NSHYIMIYIMANA: ringrazio Dio;

CLAUDE SIBOMANA: non sono loro Dio;

LAURENT NAHIMANA: è possibile a Dio;:

YACENTHE MUTUYMANA: offro mia figlia a Dio;

CESARE UZABAKIRIHO: se vivrà;

GEORGE MARIO KUBWIMANA: ha la potenza di Dio;

BARBARA NIKUZE: è Dio che ti fa crescere..

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LETTERA DI PADRE MARCEL Un grazie ed un augurio Perché possa rimanere a tutti, pubblichiamo la lettera che padre Marcel ci ha scritto in occasione dell’assemblea dei sostenitori di Museke dello scorso ottobre. Cara Enrica, cari benefattori e membri di Museke, poiché sono impossibilitato ad essere con voi in questo momento così importante per la vita del gruppo che voi formate, vi scrivo due parole per ringraziare ognuno di voi individualmente, per l’accoglienza inestimabile che ci avete riservato sin dal nostro arrivo sei mesi fa. Ho usato il plurale perché la piccola Annarosa e gli altri 40 che erano con me quella sera di aprile non possono ancora farlo con le loro parole, ma con il sorriso si. Vorrei rivolgermi a tutti quelli che ho conosciuto a Rilima e con cui ho passato momenti piacevoli: ho saputo che il centro che voi avete costruito con le vostre mani è ridotto male. Telefono ed installazioni elettriche sono state rubate o rotte, i muri fatti con talento e fatica sporcati o demoliti, porte, finestre e vetri rotti o rubati. Il vostro tempo, il vostro denaro è andato perduto.....ma io dirò, senza offesa per nessuno: che cosa importa se l’Essenziale tu ce l’hai, non te l’hanno rubato. E’ l’AMORE che voi avete dato al più debole, all’orfano che ha bisogno delle vostre braccia, è la volontà di aiutare il più debole a rimettersi in piedi, è l’handicappato che ha biso-

gno del vostro sostegno, delle vostre operazioni. Il denaro è un’invenzione dell’uomo, si troverà, ma l’amore viene da Dio, non si compra al supermercato. Siccome voi avete questo AMORE, voi ricostruirete Rilima, non è vero? Per quelli che avrebbero voluto vedere Rilima, gli avvenimenti hanno fatto si che rilima sia venuta da loro. Il centro non è più fatto unicamente dai muri che lo costruivano, ma è fatto da coloro che non hanno più un tetto, i vestiti, l’acqua, il cibo. Per affetto voi avete alleggerito i loro cuori spezzati dal dolore, con una carezza o un sorriso siete riusciti a farli sorridere e con la vostra solidarietà avete rotto le catene dell’egoismo; con la vostra disponibilità avete dimostrato che il tempo non è solo denaro. Ospitando lo straniero sotto il vostro tetto, avete dato la prova che si può vivere insieme anche se si è così diversi. Dividendo la tavola avete aggirato la barriera etnica che non è che l’arma dei deboli, ed è questa testimonianza che noi dobbiamo dare in questi tempi ed al nostro paese, il Ruanda. Vi auguro buon incontro nell’assemblea di oggi e vi ricordo che lontano dagli occhi non è lontano dal cuore. Tanti auguri. MARCEL MUSEKE - 3

RIPENSANDOCI E’ già quasi Natale! Sembra impossibile siano passati otto mesi da quel fatidico 14 aprile, forse perché gli avvenimenti di quei primi giorni sono impressi in modo così nitido (e probabilmente indelebile ) nella mia mente da sentirli accaduti proprio ieri. Un insieme di sensazioni, emozioni, sentimenti, ansie, gioie che si accavallano in maniera forse ancora confusa e trovano un pò di ordine solo quando cerco di metterli in relazione con quei momenti indimenticabili. Come potrei dimenticare infatti quella sera del 13 aprile quando riuniti in chiesina per pregare, ancora con la speranza nel cuore che tutti avrebbero potuto tornare sani e salvi dal Ruanda, è arrivato don Roberto con la notizia che i volontari erano sì arrivati, ma i bimbi erano rimasti a Rilima. Una notizia sconvolgente che, insieme al particolari riguardante la situazione laggiù: Padre Marcel in peri-

colo; le ragazze del Centro che avevano chiesto al soldati di essere uccise con un colpo di pistola, preferibile al machete; Cesarina caricata a forza su un camion perché non voleva lasciare soli i bambini... ha provocato nei presenti, dopo un momento di sbigottito silenzio, una ridda di commenti insieme a lacrime impossibili da trattenere e soprattutto un senso acuto e tremendo di impotenza. “E adesso?!... moriranno tutti, non possiamo fare niente! ... non sapremo neppure cosa ne sarà di loro!... “ e in tutti noi il dolore, la rabbia, la disperazione e anche la sfiducia più nera e totale. Poi la mattina dopo la notizia: “Sono salvi! Arrivano!”; un susseguirsi di conferme, smentite, domande, ma anche l’inizio dell’attività: “Dai, forza, c’è tutto da preparare. No, aspettate, non è ancora sicuro! Sì, ci sono, arrivano”. Infine la telefonata da Roma:

“Sono qui, sono 21. Con loro c’è anche Padre Marcel, domani arrivano gli altri 20.” Impossibile! Un miracolo! Sì, un miracolo, un miracolo dovuto al cuore grande di alcuni soldati, al coraggio di un comandante, a persone generose e disponibili, ma un miracolo soprattutto da Lui, il Padre, che ancora una volta a noi piccoli uomini sfiduciati ha dato una grande lezione: “ ... gente di poca fede... “! Poi la notte del 14: la trepidazione dell’attesa, la confusione dell’arrivo, la gioia grande di tutti nel vederli, toccarli, abbracciarli così stanchi, sporchi, spauriti, ma così belli... Come sarebbe possibile dimenticare quei “piccoli” che ho potuto tenere in braccio uno per uno mentre il dottore li visitava? E poi la notte successiva con l’arrivo del “grandi”: ho ancora impresso nella mente come un’immagine fotografica il sorriso di Deogène che spuntava dalla ruvido coperta che un militare mi aveva appena messo tra le braccia. Quante volte abbiamo rivisto insieme le immagini riprese dalle telecamere quella notte per rivivere quelle stesse emozioni confrontando le smunte faccine di allora coi paffuti bambini di oggi! E da quel mattino di sabato 16 aprile si è messo in moto tutto quello straordinario meccanismo che, grazie alla solidarietà di centinaia di persone, sta ancora continuando. E anch’io sono ancora qui, insieme a tutti gli altri, a godere di questi meravigliosi momenti che ogni giorno ci regalano i “nostri” bambini. Ciascuno di noi potrebbe scrivere pagine e pagine per ognuno di questi giorni passati tra giochi, risate, nuove scoperte, primi passi e prime parole, ma anche pianti, alcune amarezze, a volte anche piccoli screzi o qualche discussione tra di noi (è normale, è umano direi!), ma sempre tutto subito superato davanti al sorrisi che sempre ci accolgono. Vi risparmio il seguito anche perché potrei, come tutti noi del resto, andare avanti per ore, ne sanno qualcosa parenti e amici di tutti i volontari che lavorano al Centro che da alcuni mesi a questa parte non sentono parlare d’altro!! Ogni tanto un pensiero ci sfiora: che cosa riserva il futuro? Qualsiasi cosa possa accadere sappiamo tutti con certezza che questa esperienza non sarà mai più cancellata dal nostro cuore. BUON NATALE A TUTTI! Ismene MUSEKE - 4

IL CAMMINO DELLA PROVVIDENZA .... e se fosse vero che tutto quello che è stato Rilima, preghiera e chirurgia, lavoro e tramonti, operai ed Eucarestia, consigli d’Amministrazione e container, se tutto, dico tutto non fosse stato altro che un beffardo scherzo giocato dalla Provvidenza al maligno della guerra e della morte? .... e se fosse vero che tutto quello che è stato Rilima, se tutto dico tutto non fosse stato altro che la preghiera delle mamme, la mamma di Kaitesi, la mamma di Petero, di Gloria, le mamme dei nostri bambini? .... e se fosse vero che tutto quello che è stato Rilima, se tutto dico tutto non fosse stato altro che un bando per reclutare centinaia di giovani ad accendere di generosità i loro animi e di gioia i cuori dei loro padri? .... e se fosse vero che tutto quello che è stato Rilima, se tutto dico tutto non fosse stato altro che il nome di

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una stella del cielo di Betlemme? Saremo noi una parte di presepe? Come è faticoso il nascere, dentro

ognuno di noi, adulto o bambino, della speranza. Cesare Chitò

IL RITORNO A RILIMA Il mio 27° viaggio è iniziato l’8 settembre, quando sono partito assieme a Santino Invernizzi, medico chirurgo del C.U.A.M.M., e sua moglie Ginette, ostetrica, i quali si sono presi in carico la parte sanitaria del progetto. Lungo la strada che mi portava a Rilima ero preso da tanti sentimenti, cosa vedrò? cosa troverò?, e così con il cuore gonfio di tristezza e di speranza, vedevo carcasse di vetture, case distrutte, case bruciate, e ovunque i segni di questa follia. Un colpo al cuore e la rabbia, quando, oltrepassato il cancello del centro, mi sono reso subito conto dei danni. I danni alle strutture anche se non gravissimi sono rilevanti, le abitazioni, i magazzini ed i container erano stati saccheggiati, così pure l’officina. Posso stimare che complessivamente i danni siano quantificabili in 300 milioni di lire. Ritrovati vivi alcuni degli operai e delle ragazze, sono subito iniziati la pulizia e il riordino del centro, mentre nei campi incolti, nella boscaglia giacevano insepolti innumerevoli resti di adulti e bambini alla mercè di animali selvatici e rapaci. Nella vicina chiesa di NTARAMA, ammucchiati all’interno e all’esterno ci sono i resti di 500/600 persone, e su questi mucchi di teschi e stracci una mano pietosa ha posto un grande Cri-

sto africano capovolto. In tempo di pace, li guardava dall’alto, ora giace faccia a faccia con quelli che lui chiamava fratelli e figli, per dire “sono qui con voi e assieme a voi, e se pure è difficile, vi dico perdoniamo, perdoniamo”. E a tutti voi, e ai molti miei amici, scomparsi in questa immane tragedia, il Signore dia la pace e la vita

eterna, quella terrena ve l’hanno tolta gli uomini nella follia dell’odio. Al mio rientro in Italia, il 23 ottobre, la sala operatoria era in parte funzionante, e le stanze di degenza erano quasi piene di pazienti. Sono poi ritornato a Rilima per un breve viaggio a metà novembre, accompagnato da Cesarina e da Riello e Cristofoletti, rispettivamente elettricista ed idraulico, con i quali abbiamo provveduto ad alcune riparazioni urgenti agli impianti della sala operatoria. Dobbiamo tenere presente che la geografia politica e umana è completamente cambiata, perciò ora ci vorrà tanta comprensione e buona volontà, sia da parte nostra, che da parte dei locali, per riprendere il dialogo e il lavoro a favore dei più bisognosi. Rino Berlendis MUSEKE - 6

AL DI LA’ DEL SILENZIO Pensando a quel famigerato 13 aprile, giorno in cui ho lasciato alle spalle il disastro umano ruandese, nel cuore sentivo un grande desiderio di rivedere la mia gente, con la quale avevo stretto un bel rapporto di amicizia ed un atteggiamento di servizio cercando di essere attenta ai loro bisogni; il gruppetto di anziani che come bimbi aspettavano qualcosa: le caramelle degli abazungu fanno passare i dolori dell’artrosi. Quanti bambini ho sfamato e vestito, quante famiglie sono passate al Centro con il loro mare di bisogni e problemi. Chiamavo persino padre Marcel “l’uomo dei problemi”. Vi assicuro che mentre l’aereo atterava avevo il cuore in gola e fin da quel momento ho visto che il Ruanda era cambiato anche geograficamente; l’aeroporto era abbastanza rovinato ed era vuoto di persone: da quel momento ho cominciato a sentire il silenzio. Siamo andati subito in città per fare l’OK per il rientro: anche lì pochissima gente e facce nuove. Ci siamo avviati verso Rilima nel

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primo pomeriggio: un’ora di strada circa. In questo tragitto ho incontrato cinque persone impaurite; anche qui silenzio. Finalmente arriviamo al Centro; pensavo: “Almeno a Rilima ci sarà tanta gente!”: deserto e silenzio. Entriamo nel Centro e vedo i segni evidenti di saccheggio totale. Ciò mi fa male perché il frutto di tanto lavoro e di infiniti sacrifici è andato distrutto, ma quanto mi ha amareggiato e angosciato è la mancanza delle persone. Sempre silenzio e deserto completo. Rilima era una parrocchia di 85/90.000 persone, i bambini delle scuole elementari erano oltre un migliaio, i giovani al collegio superavano i seicento, tutta l’altra gente... dove sono? I pochi rientrati vivono con terrore, persino gli uccelli sono spariti; il mattino ti svegliavano con il loro cinguettare, anche qui silenzio profondo, mi è sembrato di capire che anche la natura si stia ribellando. Vi assicuro che ho subito un grosso shock e mi sarei anch’io ribel-

lata, ma contro chi e a che cosa se il povero è una vittima continua di un sistema sbagliato? Insisto e lo ripeto: quando l’uomo vuole emergere solo con il suo totale egoismo e, mettendo da parte Dio e di conseguenza tutti i valori, distrugge tutto sè stesso. I bisogni sono immensi, le famiglie sono letteralmente distrutte, così come tutti i loro raccolti. Gli orfani stimati sono almeno 15.000 a Rilima e complessivamente 150.000 in Ruanda. Con questa mia esperienza così forte ho capito che sarà bene rimboccarci le maniche tutti insieme, ognuno con le proprie possibilità; quello che conta è far capire ai pochi rimasti con i loro.grandi bisogni che vogliamo il loro bene e siamo loro vicini. Io vorrei provare, voi cosa ne dite? Nel frattempo auguri a tutti coloro che in qualunque forma ci stanno aiutando nell’ospitare tutti i bambini. Cesarina Alghisi

REVISIONE DI VITA E SPERANZA Quasi otto mesi vissuti nell’atmosfera bresciana ci hanno convinto che il male che è nell’uomo può essere vinto dal bene che è nel suo cuore. Senza ripetere tutta la tragedia che voi tutti conoscete e che si è abbattuta sul nostro Paese, noi non abbiamo pagato niente come prezzo per essere salvati, né a Dio né alle persone che Egli ha messo a nostra disposizione per farci uscire vivi. Seguendo la vita sperimentata con i nostri bambini in mezzo agli italiani, noi ringraziamo la Provvidenza che ha permesso di continuare l’opera di Museke. Fin dal nostro arrivo siamo stati ben accolti, a braccia aperte, abbiamo respirato l’aria del bene dell’uomo che ci ha fatto dimenticare il suo male. Siamo tutti circondati da affetto, da tenerezza: non ci è mancato niente dal punto di vista alimentare, morale, sanitario, spirituale e di vestiario.... tutto questo ci mette a nostro agio con i volontari come in una famiglia in cui ci sono tutte le capacità professionali: dall’assistenza ai bambini, alla cucina; l’amicizia che ha legato noi ed i volontari ci aiuta a sorridere alla vita futura. Siamo veramente riconoscenti al buon cuore delle Autorità del vostro Paese che ci hanno dato

l’ospitalità e l’occasione di imparare a vivere fraternamente malgrado la differenza del colore della pelle, della mentalità, della lingua.... mentre questo da noi crea la divisione invece di unirci. E’ un peccato! Non possiamo dimenticare l’abnegazione ed il soccorso inaudito dei responsabili di Museke nei confronti dei più piccoli: questo ci ha insegnato ad avere un cuore più tenero verso la nostra gente. Siamo riconoscenti anche alla generosità ed all’aiuto dei benefatto-

ri di Museke: questo ci ha fortificato nella via della carità nei confronti di qualsiasi uomo, senza distinzione ne discriminazione, e non dimentichiamo la collaborazione, la disponibilità e la dedizione dei volontari. Questa solidarietà italiana ha inciso nei nostri cuori un segno di speranza per la ricostruzione del nostro Paese. Questo è il nostro Natale Grazie. Ancilla, Philomène, Marianne, Odette, Catherine, Maria Goretti

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OLTRE LE MANI

Quello di Museke è un gruppo in cammino aperto a quelle persone desiderose di fare un po’ di strada in compagnia. Il simbolo delle mani sovrapposte, (mani come colombe) ed il motto che le accompagna “Diamo due mani alla Provvidenza” indicano l’itinerario che Museke vuole compiere: due mani prestate alla Provvidenza perchè all’uomo, a quello che dà e a quello

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che riceve, sia offerta la Speranza. Se questo è il programma, ognuno di noi denuncia fin dalla partenza e durante il cammino la propria fatica e le proprie difficoltà. Una difficoltà tra le più frequenti che colpisce anche tanti giovani potrebbe essere quella di restringere alla sola dimensione umana la propria dedizione all’uomo. Lo slogan per loro - sempre

molto impegnativo - potrebbe essere “Diamo due mani all’uomo”. Questi giovani vogliono che le loro passioni civili, il loro iumpegno politico e sociale, il loro ideale, si mantenga nella sfera della solidarietà umana. “Che io creda o non creda farei comunque le stesse cose”. “Dio non centra in quello che faccio”. Se un giovane generoso si esprime in questo modo, perchè non credergli? Ma (ci avviciniamo al Natale) dobbiamo chiederci perchè Gesù è spesso escluso anche quando un giovane sorregge le fatiche e la disperazione di un altro uomo! “Non c’era un posto a Betlemme”. E’ chiaro che nelle difficoltà di credere di quel giovane ci siamo tutti, magari con l’aggravante di non essere neanche generosi. Quale l’augurio, quale l’invito del Natale? Forse quello di farci più poveri, per sapere varcare la soglia della capanna e vedere, ognuno con gli occhi che si ritrova che, uguale a Luca, a Styve, a Carlo, uguale ai nostri bambini, appena nato, c’è Gesù.

FUORI E DENTRO DI NOI

Il 5 novembre, alle ore 14.30, si è tenuto nella sala civica del comune di Castenedolo il primo di tre incontri organizzati per tutti i volontari che prestano servizio ai bambini del Rwanda. Il tema: “RAPPORTO ADULTOBAMBINO” una relazione per crescere è stato svolto dalla dottoressa Rosaria Venturini, psicologa. In data 26 novembre, l’assistente sociale Piera Rebusco ha sviluppato i nodi principali e conflittuali dell’educazione all’interno di una grossa comunità, intitolando l’incontro “EDUCARE INSIEME”. Il terzo ed ultimo incontro, dal titolo “VOLONTARIATO: IMPEGNO SENZA FRONTIERE” si è tenuto il 17 dicembre ed è stato condotto da don Armando Nolli, direttore della Caritas Diocesana. Le ragioni della scelta di questi incontri sono fondamentalmente due: - far incontrare intorno ad un tavolo coloro che vivono “l’esperienza ricca” dell’essere con i bambini, al fi-

ne di condividerla ed interiorizzarla. - trasmettere dei contenuti di carattere socio-psicologico riferiti al rapporto adulto bambino, all’essere educatori all’interno di una comunità e alla possibilità di svolgere volontariato in altri ambiti; il tutto grazie al contributo di persone competenti in altri campi. Che questi bambini stiano occupando ed arricchendo non solo il nostro tempo ma anche la nostra persona, è ormai un fatto accertato. C’è una sorta di legame stretto tra l’essere con loro e per loro e l’essere con noi stessi. Nelle nostre giornate, ritagliamo parte del tempo per stare con loro, tutta la nostra persona è occupata al loro servizio: le nostre mani per preparare il cibo, imboccare, lavare, vestire sistemare, pulire, curare, accogliere, accarezzare e giocare; i nostri occhi per sorridere, rassicurare, sorvegliare; la nostra voce per parlare, insegnare, calmare, sgridare e cantare;

e mentre trascorriamo questo, viviamo anche una dimensione interiore, quella appunto DENTRO DI NOI. Qui avvengono le cose più straordinarie: vi è l’incontro tra le nostre paure ed ansie e la capacità di superarle per non essere a disagio con gli altri; tra il narcisismo ed il nostro bisogno di gratificazioni ed il donarsi gratuitamente senza elogi e ricompense; tra il nostro carattere talvolta chiuso, introverso ed aggressivo e la capacità di modificarlo per stare meglio con gli altri diversi da noi; tra le nostre pretese di sentirci i più importanti ed essenziali e l’umiltà di riconoscerci bisognosi del contributo degli altri e rispettosi delle regole stabilite. Cogliamo allora con gioia questa stupenda ed unica esperienza ed auguriamoci che grazie a loro possiamo crescere e maturare FUORI E DENTRO DI NOI. Elena Bonera MUSEKE - 10

LEGGE PER I BAMBINI Per una migliore conoscenza della normativa cui sono soggetti i nostri ospiti ruandesi, riteniamo utile pubblicare il D.L. 24.6.1994 n. 406, convertito in Legge 8.8.1994 n.502. Va in ogni caso precisato che, fino ad oggi, la nostra iniziativa è stata finanziata unicamente grazie ad offerte e donazioni dei generosi sostenitori, senza cioè accedere al contributo di cui all’art.4. Quanto all’eventuale rimpatrio di cui all’art. 3, ci teniamo in contatto con le competenti autorità affinché qualunque decisione venga adottata, sia garantito ai bambini giunti da Rilima il miglior futuro possibile. Interventi straordinari di soccorso e di assistenza a soggetti provenienti dal Ruanda

Art.1 1. Allo scopo di assicurare gli interventi sanitari medico-specialistici e chirurgici per i soggetti provenienti dal Ruanda giunti in Italia e bisognosi di cure in conseguenza del conflitto bellico in atto, nonché al fine di provvedere ad ogni attività diretta all’assistenza degli stessi fino al momento del loro rimpatrio, il Ministro dell’interno ed i prefetti delle province interessate, sono autorizzati a porre in essere anche in deroga alla normativa statale e e regionale, ivi comprese le norme di contabilità generale dello Stato e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico, ogni iniziativa presso strutture sanitarie e di accoglienza, civili o militari, nonché presso comunità ed organizzazioni umanitarie, avvalendosi anche della struttura organizzativa della Croce rossa italiana. Art.2 1. Al fine di assicurare l’immediata attuazione delle iniziative di cui all’articolo 1, il Ministro dell’interno può disporre aperture di credito a favore dei prefetti delle province interessate, con limite di importo anche superiore a quello previsto dall’articolo 56 del regio decreto 18 novembre 1923, n.2440. MUSEKE - 11

2. Sulle somme accreditate i funzionari delegati sono altresì abilitati a prelevare in contanti, in caso di necessità, anche l’intero importo accreditato. 3. Le disponibilità non utilizzate al termine dell’esercizio in cui sono stati emessi gli ordini di accreditamento possono essere trasportate, in termini di competenza e cassa e per le medesime finalità, all’esercizio successivo. 4. I funzionari delegati presentano il rendiconto della gestione a norma dell’articolo 60 e seguenti del regio decreto di cui al comma 1. Art.3 1. Le operazioni di rimpatrio saranno effettuate a cura del Ministero degli affari esteri, d’intesa con il Ministero della difesa, avvalendosi della colla-

borazione della Croce Rossa italiana. Art.4. 1. All’onere di cui al presente decreto, ivi compresi gli interventi relativi al trasferimento in Italia, al successivo rimpatrio e ogni altra spesa che si renderà necessaria fino alla conclusione dell’intervento, valutato in lire 5 miliardi, si provvede a carico dello stanziamento del capitolo 4239 dello stato di previsione del Ministero dell’interno per l’anno finanziario 1994. Art.5. 1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

GRAZIE E AUGURI Anche all’asilo “Riccardo Pisa” è arrivata S. Lucia. Le iniziative di solidarietà quindi continuano nei modi e nei tempi più diversi. Durante questo periodo natalizio, i nostri auguri e la nostra preghiera si uniscono affinché i nostri bimbi possano avere un avvenire sereno e si creino nel loro paese d’origine le condizioni per ricostruire la pace. Sentiamo profonda e viva la gratitudine verso tutti i volontari e le rispettive famiglie; l’augurio e il grazie si estendono a tutti coloro che singolarmente o in gruppo hanno contribuito a garantire il sorriso dei nostri bimbi!

Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti! «Quando parlo o gioco con un bambino, un istante della mia vita si unisce a un istante della sua e questi due istanti hanno la stessa maturità». J. Korczak

GRUPPO OPERAZIONE MUSEKE Via Brescia, 55 - 25014 CASTENEDOLO (BS) - ITALY - Tel. 030/2130053 - Fax 030/2130044 c/c bancario: 27499 - Banca S. Paolo di Brescia Sede MUSEKE - 12

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