Sommario
03 Discorso Divino 26 02 ’06 13 Discorso Divino 23 02 ’06 21 Amore in Azione 24 Sotto la Veranda 27 Domande & Risposte 30 Discorso Divino 17 05 ’02 40 Zoom 43 Report .
L’illimitabile, onnipervadente Brahman. Il controllo dei sensi è la vera sâdhanâ. Occhi pieni di lacrime d’amore. Miracoli volti a illuminare. Un’intervista ad Anil Kumar. Il Disegno Divino. Sundaram: una Praµânti Nilayam... Qui e ora.
MOTHER SAI PUBLICATIONS Sathya Sai Books and Publications of Italy Tutti i diritti sono riservati Anno XVIII n.3(109) maggio-giugno 2006 Direttore responsabile: Giorgio Piccaia sede:Viale Duca d’Aosta n.15 - 21052 Busto Arsizio periodico bimestrale-autorizz. tribun.di Busto Arsizio N. 08/01 del 04/07/2001
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Mother Sai marzo - aprile 2006
Discorso 26-02-2006
Il profondo significato della festività di ivarâtrî ivarâtrî è la festività collegata alla luna e alla mente. Come tutti sappiamo, durante il mese, la luna cresce e cala, impiegando quindici giorni per ogni processo. Il tredicesimo giorno dopo la luna nuova e la luna piena è chiamato triyodaµî. Dopo triyodaµî viene caturdaµî o quattordicesimo giorno. ivarâtrî comincia alla fine di triyodaµî e all’inizio di caturdaµî, proprio prima della luna nuova. Swami dice che, in questa notte, la luna è appena visibile. Tale scarsa visibilità rappresenta la mente del vero ricercatore. Attraverso la sâdhanâ, il ricercatore conquista quasi completamente la mente. Proprio come la luna scompare poco dopo caturdaµî, il ricercatore, con un piccolo sforzo in più, può annullare completamente la mente, vale a dire dominarla. Swami evidenzia ciò semplicemente così: “Soggiogate la mente e diventatene i padroni!” (Letteralmente: diventate Menti Superiori – N.d.T.). La luna cresce e cala una volta al mese. Perciò, deve esserci uno ivarâtrî ogni mese. Tuttavia, solo uno di essi è considerato particolarmente sacro ed è chiamato Mahâµivarâtrî (la Grande Notte di iva. Mahâ=Grande; ivarâtrî=Notte di iva). Oggi è Mahâµivâratrî. C’è una leggenda collegata a ciò, ma non ci addentreremo in questo. Sarà sufficiente dire che la leggenda è collegata con la comprensione che Dio non ha né inizio né fine. Egli è Senza Tempo ed Eterno. Mentre la maggior parte delle festività implica una certa dose di divertimento, ivarâtrî è una questione molto seria; nessuna meraviglia, in quanto ognuno cerca di dominare completamente la mente, domare le sue stranezze e il suo vuoto farneticare. Fin dall’inizio, ivarâtrî, a Praµânti Nilayam, è sempre stato veramente speciale. A parte il fatto che venendo qui si ha l’opportunità di restare tutta la notte svegli alla Presenza di iva in Forma umana, Swami un tempo era solito compiere lo spettacolare Vibhûti Abhi¹ekam (consacrazione, aspersione della cenere sacra) e anche l’egualmente memorabile Li¾godbhâvam (la generazione, la produzione del Li¾gam, simbolo della creazione). Per quanto riguarda il Vibhûti Abhi¹ekam, Swami smise molto tempo fa di compierlo. Anche il Li¾godbhâvam è stato sospeso per molti anni, ma è da poco ripreso. Dobbiamo però comprendere l’intimo significato sia del Vibhûti Abhi¹ekam sia del Li¾godbhâvam. Cominciamo col primo. Perché Swami compiva il Vibhûti Abhi¹ekam? I comuni mortali compiono le sacre abluzioni o aspersioni sulle statue rappresentanti la Divinità, allo scopo di propiziarsi il Divino. Ma Egli deve forse propiziarsi qualcuno? Ovviamente no. Perché, allora, lo compiva? Ciò avveniva in parte per attirare l’attenzione sui Suoi Divini Poteri, in parte per ricordare ai devoti il significato della vibhûti. La vibhûti è una cenere sacra. La cenere si produce quando viene bruciato qualcosa, ma non può essere bruciata a sua volta; essa rappresenta un punto terminale. Dal punto di vista spirituale, l’essere umano raggiunge un punto terminale quando ha annullato tutti i suoi desideri: ciò che rimane, a tal punto, è la purezza. La vibhûti è quindi il simbolo della purezza ultima che tutti gli esseri umani devono sforzarsi di raggiungere. Ritornando al famoso Li¾godbhâvam, è questa un’occasione in cui Baba, attraverso il Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 26-02-2006 li¾gam da Lui emanato, rivela Se Stesso come Supremo Creatore. Precedentemente, il li¾gam era in genere di cristallo o altro. Attualmente, invece, è solo d’oro puro e risplende di incredibile fulgore. Può, chiunque, avere tanto oro all’interno del proprio corpo? Da dove proviene tanto oro? Swami afferma che l’oro si forma in Lui dai cinque elementi presenti in forma sottile. Inizialmente, l’oro esiste all’interno del corpo in forma liquida, ovvero come oro fuso. Perché l’oro sia allo stato liquido, occorre una temperatura altissima. A simili condizioni, lo stomaco dei comuni mortali si brucerebbe completamente. Ma ciò non avviene nel caso dell’Avatâr. Allo stesso modo in cui la madre deve affrontare le doglie del parto, Swami si sottopone a un serio disagio fisico al fine di produrre il li¾gam, affinché l’uomo possa comprendere che, dietro la creazione, esiste un Creatore che è Supremo. È Creatore Supremo solo colui che può garantire beatitudine permanente, e l’uomo deve lottare per raggiungere la Purezza, perché è la sola strada che porta a Dio e alla Beatitudine. Ovunque siamo, questo è ciò che dobbiamo ricordare in questo giorno/notte. Per prima cosa, che tutti proveniamo dal Creatore e che quindi siamo nati quali Incarnazioni della Purezza Divina. Questo è veramente ciò che il Li¾godbhâvam dovrebbe richiamare alla nostra mente. Secondariamente, anche se nasciamo puri – come Swami dice, i bambini sono sempre puri, almeno all’inizio – i desideri presto ci invadono e contaminano la mente quanto più possibile. Tuttavia, noi dobbiamo resistere a ciò e cercare di purificare la mente bruciando i desideri: la vibhûti, o cenere sacra, è il simbolo della loro combustione finale. Il Vibhûti Abhi¹ekam ha pertanto lo scopo di rammentarci, per prima cosa, l’esigenza di limitare i desideri e successivamente di bruciarli completamente. Potremmo fare a meno di partecipare ad altre celebrazioni, ma ivarâtrî deve essere preso molto seriamente, perché è tutto incentrato sul raggiungimento della Purezza per poi diventare, a tutti gli effetti, una cosa sola col Divino. La mattina del 27 febbraio 2006, Baba è uscito verso le 6,20, ha fatto il solito giro del darµan e ha raggiunto la veranda del mandir. Mentre i bhajan continuavano senza sosta, alle 8,20 Swami ha fatto emergere dalla bocca un grossissimo li¾gam d’oro che poi ha mostrato personalmente ai presenti, passando dal settore maschile e da quello femminile.
L’illimitabile, onnipervadente Brahman “È possibile costruire un tempio per quell’Uno che pervade il brahmⲬa1 (Cosmo) intero? Può qualcuno dare un nome a quell’Uno che è presente in tutti gli esseri? È possibile offrire un bagno a quell’Uno che è presente in tutti i fiumi? Può qualcuno offrire del cibo 4
a quell’Uno che ha l’intero brahmⲬa nel Suo stomaco? L’uomo, nella sua ignoranza, è incapace di riconoscere questa verità. Egli è preda dell’illusione di essere naµvara (temporaneo). In effetti egli non è naµvara, ma εvara Stesso per il mondo intero.” Mother Sai maggio-giugno 2006
Discorso 26-02-2006 Prapañca è il nome che noi abbiamo dato Alla fine essi diventano uno con al mondo visibile; esso è così chiamato per- brahmⲬa. ché è costituito dai pañcabhûta (i cinque elementi) e cioè la terra, l’acqua, il fuoco, Il Principio che tutto sostiene l’aria e l’etere. “Pra” significa “manifestar- Incarnazioni dell’Amore! si”, “fiorire”, e quindi prapañca significa L’Amore è la base di brahmⲬa; senza manifestazione non solo dei cinque elementi, Prema (l’Amore) non c’è né prak©ti (la ma anche dei cinque princìpi vitali che sono natura) né prapañca (il mondo). IL MONprâ²a (il soffio vitale, l’energia vitale, il flus- DO È SOSTENUTO DAL PRINCIPIO DELL’AMOso energetico), apâna (il soffio vitale di- RE CHE È UNIFORMEMENTE PRESENTE NEI CINscendente che opera dal plesso solare ai QUE ELEMENTI. Voi potete adorare la Divipiedi), vyâna (il soffio vitale che pervade nità in molti modi, ma la vostra adorazione tutto il corpo), udâna (il soffio vitale che risulterà futile se dimenticate il Principio delva verso l’alto dalla gola alla testa) e l’Amore. Il sostentamento della vita umasamâna (il flusso energetico collegato con na e del mondo è completamente affidato la funzione digestiva che opera dal cuore al ai cinque elementi; ogni cosa finirebbe se plesso solare). Essi costituiscono la base anche uno solo di questi venisse a mancadel mondo intero. re. Noi udiamo il suono con le orecchie e vediamo il mondo con gli occhi; in questo L’unica Entità permanente modo possiamo sperimentare il mondo con Brahmatattva (il Principio di Brahma) è i cinque sensi. Essi ne comprovano l’esipresente in tutti i cinque elementi come stenza. L’uomo ha dimenticato il Principio energia nascosta. Esso è eterno, immorta- Divino dell’Amore e si sforza di ottenere le. Il termine Brahma si riferisce al Princi- Ânanda (la Beatitudine) andando in cerca pio Divino che pervade i pañcabhûta, i di cose mondane e meschine. È detto: pañcakoµa (i cinque involucri) e i pañcaprâ²â (i cinque soffi vitali), ma l’uoJantunâm nara janma durlabham mo, per ignoranza, attribuisce a Brahma “La nascita umana è la più rara di tutte.” una forma specifica e Gli offre le sue preghiere. Nomi e forme sono passeggeri; il Anche i nemici sono incarnazioni di Dio Brahmatattva, che è la base di tutti i nomi In effetti, l’essere umano è essenzialmente e di tutte le forme, è l’unica Entità perma- divino. Dharma (la rettitudine), artha (la riccheznente. A CAUSA DELLA NOSTRA IGNORANZA E LIMI- za), kâma (il desiderio) e mok¹a (la liberazione) sono prescritti quali quattro mete TATA COMPRENSIONE, NOI CONFINIAMO TALE PRINCIPIO COSMICO DEL BRAHMAN A UNA della vita umana, ma l’uomo oggi ha abMINUSCOLA FORMA E LA ADORIAMO. DOVREMbandonato dharma e mok¹a. Egli corre dieMO ADORARE LA FORMA COSMICA DEL DIVItro ad artha e kâma (la ricchezza e il desiderio). Dio ha creato questo mondo: vostra NO. BrahmⲬa (il cosmo) è la forma vera e propria di Dio. Brahman pervade a²¬a, moglie, i figli, gli amici e i nemici sono pi²¬a, e brahmⲬa. tutti creati da Dio. Non basta che manteA²¬a è la combinazione di padârtha (la niate un buon rapporto con loro: dovete materia) con prâ²a (il principio vitale) e esser capaci di vedere Dio in tutti; questo è pi²¬a è ciò che nasce dal grembo materno. il vostro dovere primario. Vostra moglie, i Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 26-02-2006 figli, gli amici e anche i nemici sono tutti L’errore più grossolano vere e proprie incarnazioni di Brahman. A Loka (il mondo) e Lokeµa (Dio; letteralvolte, anche Dio ha dovuto combattere i mente, “il Signore del mondo”) sono insenemici, ma, nonostante la loro ostilità, alla parabili. La Creazione e il Creatore sono fine essi si sono fusi in Lui per Sua grazia. uno; tra i due c’è una relazione intima e In questo mondo non c’è luogo ove Dio indivisibile. Il nome dato al Principio della non esista; Egli è presente ovunque. Divinità è Âtma. Esso non ha forma specifica e pervade il mondo intero nella forma Sarvata pânipâda¼ tat sarvatok¹i di sa¾kalpa (la volontà). Attribuire un nome µiromukham sarvata µrutimalloke e una forma particolari all’Âtma è un grossarvamâv©tya ti¹ºhati. so errore. È essenziale, da parte nostra, Con mani, piedi, occhi, testa, comprendere l’unicità dell’Âtma e speribocca e orecchie ovunque presenti, mentarla. Tutto è divino. Egli permea l’universo intero. Sarva¼ khalvida¼ brahma In verità, tutto questo è Brahman. L’Eterno Testimone, a cui nulla sfugge La gente intorno a voi può non esser capace di vedere ciò che voi fate, ma Egli vi osserva; gli altri possono non udire ciò che dite, ma Egli vi ascolta. È l’Eterno Testimone. Sfortunatamente, voi non siete capaci di comprendere questa verità. Alcuni argomentano: “Come potete dire che Dio sia presente ovunque quando noi, in realtà, non Lo vediamo? Com’è possibile che Egli oda le nostre preghiere?” IN EFFETTI IL SUONO È LA FORMA VERA E PROPRIA DI DIO E NON ESISTE LUOGO OVE NON VI SIA SUONO; EGLI PUÒ UDIRE TUTTO, DATO CHE IL SUONO È LA SUA FORMA. LA LUCE PERVADE IL MONDO INTERO; DIO PUÒ VEDERE OGNI COSA IN QUESTO MONDO PERCHÉ LA LUCE È LA SUA VISTA. QUINDI, NON SIATE MAI DELL’IDEA CHE DIO NON SAPPIA CIÒ CHE STA ACCADENDO; NON DUBITATE O NEGATE LA SUA ESISTENZA SOLO PERCHÉ EGLI NON È VISIBILE A OCCHIO NUDO. Come nasce la volontà nel vostro cuore? Nasce per Volontà di Dio. Dal punto di vista del mondo, ci possono essere alti e bassi, ma il Principio Divino rimane immutabile.
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Per il fatto di essere incapaci di comprendere la totalità del Principio Divino, voi confinate Dio in una forma e in un nome specifici come Râma, K©¹²a, Vi¹²u ecc. e Lo adorate. Un vasaio crea delle statue di Râma, di K©¹²a ecc., quali oggetti di culto, ma è soltanto la creta ad assumere la forma delle varie divinità; è la stessa creta a esser modellata in varie forme. I gioielli sono molti, ma l’oro è uno. Le mucche sono molte, ma il latte è uno. Gli esseri sono molti, ma il respiro è uno. Essendo incapaci di comprendere il principio dell’unità, voi siete ingannati dall’apparente diversità. Incarnazioni dell’Amore! NESSUNO PUÒ DIRE CHE DIO ABBIA QUESTA O QUELLA FORMA: EGLI PERMEA L’UNIVERSO INTERO. Senza un nome non può esserci forma e viceversa. Il Principio della Divinità è rappresentato da un nome e da una forma. Ogni oggetto e ogni essere, in questo prapañca (mondo), è manifestazione dell’Amore Divino; quindi non considerate il mondo semplicemente dal punto di vista fiMother Sai maggio-giugno 2006
Discorso 26-02-2006 sico. Considerate il mondo come la forma costanza, Dio non li uccise. È DEL TUTTO vera e propria di Dio e la manifestazione ESSENZIALE CHE COMPRENDIATE CHE OGNI dell’Amore Divino. A causa della vostra COSA SI VERIFICA PER SUA VOLONTÀ E CHE comprensione limitata, voi confinate tale QUALUNQUE COSA ACCADA È PER IL VOSTRO onnipervadente Principio Divino a un nome BENE. Con questa ferma convinzione, voi e una forma. dovete accettare il piacere e il dolore, il bene e il male con equanimità. PUÒ ESSERVI DIFYad bhavam tad bhavati FICILE SOPPORTARE LE SVENTURE; DOVETE PREGARE DIO DI DARVI LA FORZA NECESSARIA Com’è il sentimento, così è il risultato. AD AFFRONTARLE. VOI POTETE AVERE DELLE DIO RISPONDE A SECONDA DEI VOSTRI SENTI- DIFFICOLTÀ OGGI, MA DOMANI SARÀ DIVERSO; MENTI VERSO DI L UI . Se voi avete LE DIFFICOLTÀ SONO COME NUVOLE PASSEGPûr²abhakti (Salda Devozione) e amate GERE E CERTAMENTE LASCERANNO IL POSTO Dio con tutto il vostro cuore, Egli vi conce- ALLA FELICITÀ. L’uomo combatte sempre derà Pûr²ânanda (la Beatitudine Supre- per la felicità. Come può ottenerla? La vera ma). Dio trascende le dualità di nascita e felicità si trova nell’unione con Dio; in efmorte, di felicità e dolore. Voi potete pen- fetti, Egli è al di là della felicità e del dolore. sare che anche Dio provi dolore e soffe- Qualunque cosa voi facciate, Egli dice: renza, ma, dal Suo punto di vista, il dolore “Tathastu” (Così sia). Egli sparge le Sue non esiste affatto! Questo è un aspetto della benedizioni su di voi dicendo: “Che sia per Divinità. Anche la Beatitudine è un aspetto il tuo bene.” della Divinità. DIO È AL DI LÀ DEL PIACERE E Sarete liberi dal dolore quando comprenDEL DOLORE, DEL MERITO E DEL DEMERITO; derete Bhagavadtattva (la Natura della FELICITÀ E DOLORE SONO OPERA VOSTRA. Il Divinità). SE STATE SOPPORTANDO DELLE DIFpiacere è un intervallo tra due dolori. FICOLTÀ, NON VI SCORAGGIATE; ABBIATE FEDE Non considerate Dio come una entità sepa- NEL FATTO CHE DIO VI STA FACENDO AFFRONrata. Sfortunatamente le persone sono in- TARE QUELLA PROVA PER IL VOSTRO BENE. capaci di comprendere il Principio della Felicità e afflizione coesistono; non potete Divinità e quindi indulgono in ogni tipo di ottenere la felicità senza affrontare le diffiimmaginazione. Dio è Uno. I Veda dichia- coltà. rano: Mânava, colui che agisce libero da mâyâ Ekam sat viprâ bahudhâ vadanti Incarnazioni dell’Amore! La Verità è una, Non attribuite la molteplicità alla Divinità; ma i saggi la descrivono con vari nomi. considerate tutti come incarnazioni della Divinità. Installate saldamente nel vostro Tutto è per il nostro bene cuore tale sacro sentimento e trattate come Comunque, quando la situazione lo richie- vostro anche colui che vi odia. Avendo otde, le Incarnazioni Divine appaiono sulla tenuto la nascita umana, dovreste esser caterra e recitano un ruolo nella commedia paci di sopportare il dolore e la sofferenza cosmica. Quando Draupadî fu umiliata da con coraggio e forza morale. Convincetevi Duryodhana e Duµâsana alla corte reale, che essi sono il vostro bene; tutto ciò che Bhîma ribolliva di rabbia e avrebbe voluto Dio ha creato è bene. Nella creazione di ridurli in poltiglia, ma, persino in tale cir- Dio ogni cosa è buona e sacra e non c’è Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 26-02-2006 niente che possa procurarvi dolore e soffe- l’odio. Non cadete preda dell’infatuazione; renza; in effetti, la sofferenza nasce dall’il- siate attratti solamente da Dio e da nessun lusione dell’uomo che è conseguenza del- altro. VOI AMATE VOSTRO FIGLIO PERCHÉ LO l’identificazione con la forma. Qual è il si- CONSIDERATE UN VOSTRO RIFLESSO. DI FATgnificato del termine “mânava”? “Ma” sta TO, TUTTI SONO VOSTRI RIFLESSI: CHI VI AMA, per mâyâ o illusione, “na” significa “sen- CHI VI ODIA E CHI VI CRITICA. Uno può esseza” e “va” sta per vartincuta (comporta- re adirato in un momento e più tardi la rabmento). Quindi mânava è colui che agisce bia può cedere il passo all’amore; gli indivilibero da mâyâ; se cadete vittime di mâyâ, dui si lasciano trasportare dalle bizzarrie non potete esser capaci di comprendere della mente e, ingannati da nomi e forme, Marmamu (la Realtà). In effetti, mâyâ è sono incapaci di riconoscere la natura opera dell’uomo, scaturisce dalla sua im- transeunte del mondo. A dire il vero, voi maginazione. Comunque, per quanto uno non avete amici né nemici: sono soltanto il possa tentare, non è possibile conoscere Dio vostro amore o il vostro odio a tornarvi rinella Sua totalità. flessi dall’esterno. Dio non vi dà felicità né Una volta madre Kuntî disse a K©¹²a: “O dolore; essi sono opera vostra, originano da K©¹²a! Nonostante Tu sia veramente Dio, voi. a volte noi ci illudiamo pensando che anche Tu sia un essere umano come noi.” Il Tutto è manifestazione di Brahma santo Tyâgarâja fece eco allo stesso senti- Incarnazioni dell’Amore! mento nei versi che seguono: Dio è presente dovunque nella forma dei cinque elementi; ognuno è dotato dei cin“O Signore! Tu hai ascoltato que elementi, ognuno è un’incarnazione le preghiere di Draupadî dell’Amore. Tutti sono Uno, non c’è una e l’hai salvata dall’umiliazione. seconda entità. Dovunque guardiate, ci sono Tu hai reso bellissima la brutta Kubjâ. i cinque elementi e non ne trovate un sesto Tu hai protetto i PⲬava. in alcun luogo. Il principio dell’Amore, È possibile valutare la Tua gloria presente in voi, rappresenta εvaratva e e il Tuo splendore? Brahmatattva (il Principio di εvara, di Brahma); pensare che Brahma sia separaTu sei al di là di tutte le descrizioni to da voi è semplicemente bhrama (illue dell’umana comprensione. K©¹²a, neanche per Brahmâ è possibi- sione). Tutto è Brahman, tutto è manifestazione dell’Âtma e di Ânanda (la Beatile descrivere la Tua Gloria.” tudine) ed è per questo che Dio è celebrato come Nityânandam, Paramasukhadam Riflessi dall’esterno Il bene e il male si trovano nella vostra Kevalam Jñânamûrtim (Dio è l’Incarnamente, non esistono all’esterno e quindi, zione della Beatitudine Eterna, della Gioia prima di tutto, correggete i vostri sentimen- Suprema, della Saggezza Assoluta). Anche ti, liberatevi di tutte le qualità animali in il karma (l’azione) che voi fate è manifemodo che in voi sbocci l’umanità. Se in voi stazione di Brahma; le vostre azioni, se fatte notate anche solo una traccia di odio, cac- con un simile sentimento divino, sortiranciatela via immediatamente; avendo otte- no buoni risultati. Non criticate mai Dio, nuto la nascita umana, è vergognoso da non negateLo mai; tutto è manifestazione parte vostra avere qualità malvagie come di Brahmâ, Vi¹²u e Maheµvara. Tutti 8
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Discorso 26-02-2006 sono divini e questo è ciò che dovete impa- “Hero” e “zero” rare in questo propizio giorno di ivarâtrî. Se ponete uno zero dopo il numero 1, otteIn questo mondo non c’è altro che la Divi- nete 10; con un altro zero ottenete 100 e, nità; il Principio della Divinità, presente in continuando ad aggiungere zeri, il valore un granello di sabbia e in un grosso la¬¬u sale a 1000, 10.000 e così via. Lo zero ac(dolce), è lo stesso. Una volta compresa quista valore solo quando è posto dopo il questa verità, diverrete veramente Brahma. numero uno. “Io”, “mia moglie”, “i miei Non avete bisogno di cercarLo da nessuna figli”, “la mia proprietà” ecc. sono tutti zeri; parte perché voi siete Brahmâ, voi siete essi hanno un valore solo se associati a Dio Vi¹²u, voi siete iva, voi siete l’incarna- che è come il numero uno. Il mondo intero zione vera e propria della Trinità Divina. È è come uno zero. È emerso da Hero (l’Eroe, solo il vostro sentimento ad assumere la il Protagonista), cioè da Dio. È a causa della forma di Brahmâ, di Vi¹²u e di Maheµvara. vostra illusione che voi confondete zero con Voi andate soggetti alle preoccupazioni e Hero e, finché sarete immersi in questa ilalle sofferenze a causa dei vostri sentimen- lusione, non potrete realizzare la Divinità. ti dualistici. Percepite l’unità come diver- L’ILLUSIONE FA NASCERE I DUBBI, ED ESSI VI sità invece di cogliere l’unità nella diversi- DERUBANO DELLA VOSTRA BEATITUDINE, AVtà. Il numero uno è la base di tutti gli altri VELENANO LA VOSTRA MENTE E VI METTONO numeri; similmente i nomi e le forme va- IN PERICOLO; QUINDI NON ALIMENTATE MAI riano, ma tutti sono essenzialmente una cosa DUBBI CIRCA LA DIVINITÀ. RAFFORZATE LA sola. Non c’è una seconda persona. In que- VOSTRA FEDE IN DIO. sto mondo non esiste una seconda identità oltre la Divinità. Molti aspiranti spirituali e Un’auto di cui avere grande cura yogî hanno fatto sforzi concertati per com- Un’auto può viaggiare confortevolmente prendere il Principio della Divinità e alla solo quando c’è aria in tutti e quattro i pneufine si sono resi conto che: matici; uno solo di essi forato può portare all’incidente. Il corpo umano è come un’auEkam sat viprâ bahudhâ vadanti to: la mente è il volante, dharma (la rettituLa Verità è una, dine), artha (la ricchezza), kâma (l’impulma i saggi la descrivono con vari nomi. so volitivo) e mok¹a (la liberazione) sono i suoi quattro pneumatici. Essi devono esseDato che voi non avete compreso questa re riempiti con l’aria della fede. La vostra verità, siete ingannati dalla dualità apparen- vita sarà in pericolo anche con uno solo di te. Dovreste comprendere la matematica essi forato. La mente deve essere stabile e spirituale al fine di capire che la Divinità è sotto controllo: solo allora potrete raggiununa; è del tutto essenziale che comprendia- gere la meta della vita e cioè mok¹a o libete questo Principio di Unità e vi compor- razione. tiate conseguentemente. Se capite questa Incarnazioni dell’Amore! unicità, sperimenterete la Divinità, com- IL MONDO INTERO È PERVASO DAI CINQUE ELEprenderete che l’individuo non è differente MENTI E VOI DOVETE MANTENERE ARMONIA ED EQUILIBRIO PERFETTI FRA DI LORO. SE, da Dio. ANDANDO IN BICICLETTA, NON MANTENETE L’EQUILIBRIO NECESSARIO, CADETE; SIMILMENTE, VOI POTETE CONDURRE LA VITA DI UN Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 26-02-2006 livello di Mâdhavatva (la Divinità, la NaADEGUATO EQUILIBRIO MENTALE. Se mancate tura divina): questa è la vostra meta. A che di questo, la vostra umanità sarà rovinata. serve rimanere in mânavatva per sempre? Si dice: Dovete sviluppare sanmati (mente pura) per salire al livello del Divino. L’Unità conferisce Purezza che, a sua volta, porta alla Jantunâm nara janma durlabham Divinità; quindi, dovete stare tutti uniti; voi “La nascita umana e la più rara di tutte.” appartenete alla razza umana, appartenete a una sola famiglia e, per tale ragione, doUn prezioso Messaggio per la notte di vete comportarvi come fratelli e sorelle. ivarâtrî L’assenza di questo spirito di unità farà diEssendo stati benedetti con una nascita tanto minuire la purezza e vi allontanerà dalla Dipreziosa, è un peccato comportarsi come vinità. un animale! Dovreste vivere come un esse- Incarnazioni dell’Amore! re umano. TENETE LA MENTE SOTTO CON- Essendo studenti del Sathya Sai College TROLLO: QUESTO È IL MIO MESSAGGIO PER dovete costituire un esempio per gli altri VOI IN QUESTA SACRA NOTTE DI IVARÂTRÎ. con il vostro spirito di unità. MERITATE DI Comprendete di essere nati come esseri ESSER DEFINITI DEVOTI DI SAI SOLO SE SVIumani e non come insetti o vermi; voi non LUPPATE L’UNITÀ. Amate Dio con tutto il siete un animale, un uccello o una bestia. cuore; l’amore per Dio trasformerà il voDovete comprendere il significato del ter- stro cuore e allontanerà l’odio e le altre mine “mânava”: “ma” significa “non”, e qualità malvagie. Attraverso l’amore pote“nava” “nuovo”. Voi non siete qui per la te ottenere qualunque cosa. prima volta, non siete nuovi a questa terra; siete già passati attraverso un gran numero (Baba canta il bhajan “Prema Mudita di nascite prima di ottenere questa nascita Manase Kaho” e riprende il Discorso umana. Abbandonate tutte le vostre vec- N.d.T.). chie e meschine qualità e ricominciate la vita da capo. La vita umana è molto sacra Incarnazioni dell’Amore! e misteriosa; solo Dio può svelarne il mi- Da tempo immemorabile il Nome Divino stero. Viµveµvara (il Signore dell’universo) di Râma ha protetto i devoti e li ha condotpermea viµva (l’universo) intero, trascen- ti sul giusto sentiero. Si può chiaramente de tutte le descrizioni ed è presente in voi immaginare la potenza divina del Nome di nella forma dell’Âtma. PER LA REALIZZAZIO- Râma dal fatto che esso è rimasto inciso, nel corso di tutte le ere, nel cuore della genNE DELL’ÂTMA C’È UNA SOLA VIA: ABBANDONARE IL SENTIMENTO DI “ MIO”. Voi dite: te. Questo è un mistero in se stesso: mi“Questo è mio e quello è mio.” Una volta gliaia di anni sono passati dall’avvento di liberati da questo attaccamento alle cose Râma, eppure il Suo Nome rimane sempre del mondo, svilupperete purezza, fermezza fresco e nuovo. In cima a una montagna, in e altruismo, sarete liberi dalla sofferenza, un villaggio o in città tutti traggono grande dalle preoccupazioni e dall’ansietà. Alla fine gioia dal canto del Nome di Râma. raggiungerete mok¹a (la liberazione). AvenRâmayati iti Râma do ottenuto mânavatva (l’umanità, la naCiò che delizia è il principio di Râma. tura umana), dovreste sforzarvi di salire al VERO ESSERE UMANO SOLAMENTE AVENDO
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Discorso 26-02-2006 stesso significato e cioè ‘vieni’; in questa Un abile enigmista del passato frase sono rappresentate cinque lingue.” Una volta, alla corte di K©¹²adevaraya, si tenne un dibattito a cui parteciparono gli L’uso appropriato delle parole otto eruditi della corte reale, comunemente Studenti! noti come gli “a¹ºa diggaja”. A volte, le parole che pronunciate hanno K©¹²adevaraya volle sapere chi fosse il mi- più di un significato; state quindi molto atgliore e chiese loro di comporre una frase tenti nel parlare. Sviluppate le virtù e condi senso compiuto consistente di cinque ducete una vita ideale; solo allora Swami parole, aventi ognuna lo stesso significato sarà contento di voi. Se Mi fate contento in cinque lingue diverse. Quindi aggiunse: con la vostra condotta ideale, Io vi conce“Chi si presenterà con una risposta a que- derò molta più felicità. La vostra felicità è sta domanda entro le sette di domani mat- la Mia felicità. Dovunque andiate, guadatina sarà adeguatamente ricompensato.” gnatevi un buon nome. Per Me il vostro Dato che la sua casa era molto lontana, carattere è molto importante e quindi fate Tenali Râmak©¹²a decise di passare la not- ogni sforzo per modellarlo e costituire un te in casa di suo cognato e, pur avendo ri- ideale per gli altri. Questo è il messaggio cevuto un letto confortevole, rifiutò di dor- che voglio darvi in questo fausto giorno di mirvi dicendo: “Entro domani mattina devo ivarâtrî. Il giorno in cui voi sperimentate trovare una risposta alla domanda posta dal la Beatitudine eterna è ivarâtrî per Me. re. Un letto come questo mi farebbe dor- Un giorno, a Thanjavur, Tyâgarâja eseguì mire immediatamente; datemi dunque una un concerto musicale alla presenza di molbranda nella stalla.” All’una di notte, men- ti eminenti musicisti e studiosi. All’inizio tre era sdraiato sulla branda, una delle muc- del programma, egli offrì i suoi omaggi a che partorì. Egli chiamò allora suo cogna- tutti con la sua famosa composizione to per informarlo di ciò e questi, volendo “Endaro mahânubhavulu andariki sapere quale mucca avesse partorito, e aven- vandanamulu” (“Ci sono molte grandi anido dato a ognuna di esse un nome, come me che hanno avuto l’esperienza divina; io Pârvatî, Lak¹mî e Sarasvatî, gli chiese: “Ye mi inchino davanti a tutte loro”). Tutti fuÂv Ra Bava?” (Quale mucca è, cognato?) rono rapiti dal suo canto melodioso. In queNell’udire questo, Râmak©¹²a provò una sto modo egli dimostrò come, prima di gioia senza limiti, in quanto aveva trovato cominciare a parlare, si debba porgere la risposta alla domanda del re. Continuò omaggio a tutti i partecipanti alla riunione, allora a ripeterla e ripeterla, tanto che il co- in quanto in tutti c’è la Divinità. gnato pensò che si comportasse in quello Molti anni fa, a Praµânti Nilayam, uno stustrano modo per la mancanza di riposo. Il dioso fu invitato a parlare a una assemblea. mattino dopo Râmak©¹²a andò a corte e Nel momento in cui prese la parola, egli si seppe che nessuno aveva una soluzione. Gli rivolse ai convenuti dicendo: “Fratelli e altri erano tutti convinti che formulare una sorelle eccetto una!” facendo quindi intensimile frase non fosse possibile, ma egli dere che anche sua moglie era lì presente. disse: “Ye Âv Ra Ba Va è la risposta.” Tutti Anche mentre si rivolgeva a un’assemblea, rimasero disorientati ed egli spiegò: “ ‘Ye’ egli ricordava sua moglie. Nel rivolgersi a in marâthî, ‘Âv’ in hindî, ‘Ra’ in telugu, una pubblica assemblea non si dovrebbero ‘Ba’ in kannada, e ‘Va’ in tamil hanno lo rilevare tali differenze; bisogna offrire i Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 26-02-2006 ovvero i quattro punti cardinali: est, ovest, propri omaggi a tutti. Incarnazioni dell’Amore! nord e sud) come la Sua ambara (veste). Io spargo le Mie benedizioni su tutti voi in C’è il rischio che la gente fraintenda quequesta santa notte di ivarâtrî. Cantate il sto termine e pensi che iva non indossi Nome Divino per tutta la notte e, per quan- niente. È meglio, quindi, che non usiate queto possibile, passatela in contemplazione di sta parola nei bhajan. Dio. Solo allora potrete sperimentare la Praµânti Nilayam, 26 febbraio 2006, Beatitudine Divina. Potete persino assisteSai Kulwant Hall, re alla manifestazione dello Splendore DiFestività di Mahâµivarâtrî vino. Cantate il Nome di Dio con tutto il cuore; potete cantare qualunque nome, ma (Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito dovete comprenderne il significato profoninternet dello rî Sathya Sai Central Trust di do. Per esempio: “Digambara” è uno dei Praµânti Nilayam) nomi del Signore iva. Nel linguaggio comune, tale termine indica una persona priva di abiti, ma, se ne cercate il significato 1. BrahmⲬa: letteralmente, “l’Uovo di profondo, scoprirete che Digambara è Brahman”, l’Uovo primordiale da cui ebbe Colui che ha in Sé dikkulu (quattro lati, origine l’universo.
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Discorso 23-02-2006
Il controllo dei sensi è la vera sâdhanâ Incarnazioni dell’Amore! Le Mie benedizioni a tutti voi! Sono contento che abbiate studiato qui dalla scuola elementare fino al dodicesimo anno di corso e abbiate ottenuto buone votazioni e un buon nome. Non c’è dubbio che foste tutti ben educati e con un buon carattere sin dalla scuola elementare, ma, ora che l’avete lasciata, potete voi stessi ben immaginare a quale cambiamento siate andati incontro. Finché eravate alle elementari, avevate sviluppato molte buone qualità come l’amore, la compassione, la gentilezza e la gioia; vi comportavate tutti come fratelli con amore e affetto reciproco. Il vostro linguaggio, il vostro giocare e i vostri canti erano tutti pieni di dolcezza, ma, nel momento in cui siete entrati nella scuola media superiore, la qualità della purezza nei vostri pensieri, parole e azioni si è deteriorata. Non sto dicendo che tutti i ragazzi siano così: solo alcuni hanno preso strade sbagliate e stanno rovinando la loro mente. Potete giudicare voi stessi quanto sia pura la vostra mente. Controllo mentale e controllo dei desideri L’umanità consiste di cinque componenti: il corpo grossolano, la mente, l’intelletto, la consapevolezza e i sensi. Se un essere umano vuol raggiungere la liberazione deve prima di tutto purificare la sua mente. Desiderare ciò che non ci appartiene è un grosso errore. In qualsiasi momento la mente desideri qualcosa, bisogna innanzitutto chiedersi se quel particolare oggetto appartenga a noi o a qualcun altro. Quando voi sapete con certezza che appartiene ad altri,
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dovete provvedere sollecitamente a toglierlo dalla mente. Essa deve essere mantenuta assolutamente pura e sacra; non bisogna contaminarla con le impurità del conflitto e dell’inquietudine. Tutti voi dovete sviluppare questo tipo di jñâna (saggezza) fin da questa giovane età. Sfortunatamente, oggi, tutti voi rovinate la vostra vita coltivando desideri per le cose più disparate. Questa è follia e illusione. DOVETE FARE OGNI COSA CON UN SENSO DI DEDIZIONE E ABBANDONO A DIO. TUTTO IL LAVORO CHE AFFRONTATE DEVE ESSERE FATTO CON QUESTO SPIRITO.
Sarva karma bhagavad prîtyartham Compi tutte le azioni per compiacere Dio. Le maschere di Dio In effetti, ciò che pensate che sia vostro non è vostro. Prima di tutto chiedete a voi stessi: “Chi sono io?” L’UNIVERSO INTERO, DAL MICROCOSMO AL MACROCOSMO, È PERMEATO DELLA DIVINITÀ. LO ZUCCHERO, LA SABBIA, UNA FORMICA, UNA ZANZARA O UN ELEFANTE SONO TUTTE INCARNAZIONI DELLA DIVINITÀ. DIO ASSUME TUTTE QUESTE FORME COME I DIVERSI PERSONAGGI DI UNA COMMEDIA. In questo universo non c’è niente che non sia permeato di Dio. Tutto è Dio in questo universo; la creazione intera è un’incarnazione della Divinità. In effetti, Egli recita tutti i personaggi in questa commedia cosmica. Tutti i dialoghi e i canti sono solamente Suoi. Ciononostante, i personaggi che Egli recita sembrano essere differenti. Quindi, tutto è Dio, qualunque cosa facciamo, qualunque cosa vediamo o diciamo. Bisogna compren-
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Discorso 23-02-2006 dere questa verità e comportarsi di conse- Ki¹kindha, suo fratello minore Sugrîva guenza. Sfortunatamente, oggi, alcuni pren- dovette languire fra colline e foreste. NON dono strade sbagliate a causa di cattive SERVE FARE JAPA (LA RIPETIZIONE DEL NOME qualità, di cattive pratiche, di cattivi pensie- DI DIO) E TAPAS (AUSTERITÀ) PER MESI E ANNI ri e libri. Trattate chiunque incontriate come SE NON SI ABBANDONANO LE TENDENZE ALLA incarnazione della Divinità. Qualunque cosa DIVISIONE. Questo tapas si trasforma in diciate deve riflettere la Divinità. Se vi com- semplice tamas (inerzia). Molti abbandoportate in questo modo, questo è già Mukti nano la loro sâdhanâ a metà, con un senso (Liberazione). Bisogna purificare i cinque di frustrazione e disperazione, pensando che sensi, e comportarsi in modo tale da non Dio non sia abbastanza misericordioso da ferire gli altri né esserne feriti. Le parole di rivelarsi di fronte a loro nonostante abbiacui fate uso devono essere sacre. Non do- no praticato japa per lunghi anni. Se desivete smaniare per l’altrui proprietà, ossia derate la visione di Dio, dovete prima di tutto nutrire bramosia verso di essa. Bisogna sviluppare un senso di unità con Lui. In efcoltivare la fede nell’unità della Divinità; fetti la vostra stessa mente è un’incarnazione della Divinità. La gente spesso chietutto è Divino. de: “Dov’è Dio?” “Chi è Dio?” ecc. Io diLa divisione dagli altri è divisione da Dio rei: “La tua mente è Dio.” Disgraziatamente, alcuni ragazzi sono incapaci di sviluppare una tale visione uni- Causa di schiavitù o di liberazione versale e languono in un sentimento di se- Si dice: parazione. Con “mio” e “tuo”, essi fanno Manaeva manu¹yânâm distinzione tra le persone. La storia antica kâra²am bandhamok¹ayo dell’India abbonda di esempi degli effetti “Per l’uomo, la mente è causa nocivi di tali tendenze alla divisione. Voi o di schiavitù o di liberazione.” tutti conoscete la storia dei Kaurava e dei PⲬava nella grande epica del Mahâbhârata. I Kaurava, figli del re La schiavitù e la liberazione avvengono Dh©tar⹺ra, erano cento; i PⲬava, figli ambedue soltanto a causa della mente e di suo fratello minore, erano cinque. Tra di quindi la mente è Dio. In modo simile, l’inloro ci fu un’aspra battaglia; chi era in tor- telletto è Dio e anche citta1. Si vede spesso to in tale battaglia? Di fatto Dh©tar⹺ra e la gente che elogia, come “intellettuale”, PⲬu erano figli dello stesso padre, erano una persona di intelletto acuto, ma solo Dio fratelli, e il loro regno era unico, ma i loro è il vero intellettuale. Dobbiamo dedicare pensieri e aspirazioni erano differenti. Un la nostra citta a Dio. desiderio maligno di annettersi l’intero re- Una volta un grande devoto cantò: “O Dio! gno, da parte dei Kaurava, produsse pen- Fa’ ch’io Ti offra la mia adorazione con sieri malvagi e tendenze alla divisione. citta µuddhi (purezza di coscienza). DovreAnche nel Râmâya²a c’erano due fratelli: ste, quindi, tutti pregare Dio con coscienza Vâli e Sugrîva. Anch’essi erano fratelli nati pura. I sensi sono incarnazioni della Dividallo stesso padre, ma certi loro interessi nità proprio come lo sono la mente, l’intelmiserabili ed egoistici sfociarono in una letto e citta e quindi non li si dovrebbe inferoce battaglia tra fratelli. Mentre Vâli, il quinare con gli ari¹advarga (i sei nemici re valoroso, si godeva le agiatezze regali a interiori: concupiscenza, ira, avidità, illu14
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Discorso 23-02-2006 Un dono prezioso e raro sione, orgoglio e gelosia). Kâma significa desideri: voi potete indi- Si dice : rizzarli verso Dio. Pregate di voler solo Dio Jantunâm nara janma durlabham e nessun altro, di amare Dio e nessun altro. “Di tutte le nascite, Solamente un amore simile sarà santificaquella umana è la più rara.” to; amare la gente sulla base dei nomi e delle forme non può definirsi vero amore: è solo amore mondano. Se amate Dio, vi sarà con- Nascere come esseri umani è un raro dono cessa ogni cosa. Tutti i vostri desideri de- di Dio. Avendo ottenuto questo raro dono, vono essere orientati verso Dio; ognuno di fate lo sforzo di ottenere il controllo dei essi deve esistere per compiacere Dio. Se sensi. Se soccombete ai desideri anche di amate qualcuno non dovete trattarlo come uno solo di questi cinque sensi, vi abbasseun semplice mortale, ma esser capaci di rete al livello di un animale. Si dice: vedere la Divinità in lui. Non esiste nienDaiva¼ mânu¹a rûpena t’altro che i pañcabhûta (i cinque elemen“Dio prende forma umana.” ti: aria, acqua, terra, fuoco ed etere) in questo universo; non ne troverete un sesto per quanto cerchiate ed esploriate. Ad esempio: Avendo ottenuto tale rara e sacra nascita, questa è una mano composta di cinque dita; com’è stolto dire che non potete controllanon c’è un sesto dito e, se qualcuno lo aves- re i vostri sensi! Chi soccombe ai desideri se, verrebbe portato da un chirurgo per ri- dei sensi è davvero un râk¹asa (un demomuoverlo. In modo simile, noi abbiamo ne)! In effetti una persona simile è anche peggiore. Bisogna evolvere in nobili esseri cinque sensi. umani. Voi potete essere molto affezionati a vostra moglie e ai vostri figli, ma non per Priorità assoluta CHE COS’È MUKTI (LA LIBERAZIONE)? LA questo potete denigrare gli altri; non doveLIBERAZIONE È IL CONTROLLO DEI SENSI, IN te coltivare il sentimento in base a cui “TiMANCANZA DEL QUALE ESSA NON È POSSIBIzio e Caio sono miei e gli altri sono diversi”. Tutti sono incarnazioni della Divinità, LE. È sciocco pensare che Dio sia in un luogo distante chissà dove. Parlando fuor tutti sono figli di Dio! TRA LE PERSONE DI di metafora, chi è Dio? I pañcabhûta sono QUESTO MONDO C’È UNA RELAZIONE MOLTO l’incarnazione della Divinità. A PORTARCI IL INTIMA. Qualunque oggetto troviate in queBENE E IL MALE SONO SOLO I SENSI E QUINDI sto mondo appartiene solamente a Dio e a IL LORO CONTROLLO DOVREBBE AVERE, PER nessun particolare individuo. La Divinità è VOI, PRIORITÀ ASSOLUTA. Voi esprimete spesimmanente in ogni oggetto e in ogni esseso la vostra incapacità dicendo: “Swami! re, in ogni granello di sabbia e di zucchero. È possibile questo per noi?” Io vi dico con Si dice: enfasi che è possibile, purché voi vi sforziate con tenace determinazione. Se siete Viµva¼ vi¹²u svarûpam capaci di compiacere Dio e ottenere la Sua “L’universo intero è l’incarnazione grazia, il controllo dei sensi non è una grandel Signore Vi¹²u.” de impresa per voi. I sensi sono cose molto superficiali; se non siete capaci di control- L’universo intero fa parte di una sola familarli, non meritate il nome di esseri umani. glia, per cui si deve coltivare un grande Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 23-02-2006 amore universale; questo è il vero Amore “Tutto il Mio Amore e la Mia Grazia” Atmico. Solo quando coltivate un amore Molte persone che vengono qui hanno nusimile meritate il nome di esseri umani e merose esperienze. solo allora potete visualizzare l’Âtma Tattva (Swami chiama uno studente sul palco – (il Principio Atmico). Se siete privi di amo- N.d.T.). re, se coltivate qualità malvagie come l’ira, Io sono consapevole del passato, del prel’odio, la gelosia e un sentimento di sepa- sente e del futuro di ogni individuo, indipenrazione gli uni dagli altri, siete peggiori degli dentemente dalla casta, dalla religione e dal animali. Gli animali combattono tra di loro; luogo di nascita. QUALCUNO CHE VIENE QUI che differenza c’è tra voi e loro se anche POTREBBE PENSARE: “FORSE SWAMI NON SA voi combattete così? In effetti, l’ira e l’odio CHI SONO”, MA NON C’È NIENTE CHE IO NON non sono qualità proprie di un essere uma- SAPPIA. ANCHE SE CONOSCO TUTTO, FACCIO FINTA DI NON SAPERE. (Indicando uno stuno. dente – N.d.T.) I genitori, i fratelli e le sorelle di questo ragazzo visitarono tempo fa Come nasce il sentimento di diversità Il sentimento di diversità origina in un es- Praµânti Nilayam. Li ricevetti a colloquio sere umano quando questi si considera di- e promisi al padre: “Mio caro! La madre di verso da Dio; dove questo sentimento di questi bambini potrebbe non vivere a lundiversità esiste, l’odio solleva la testa. Qua- go; in effetti ella può esalare l’ultimo respilunque attività intraprendiate deve essere ro persino prima che raggiungiate il vostro fatta con spirito di dedizione a Dio. Noi villaggio. Non preoccuparti, Mi assumo la celebriamo il Signore εvara con le parole responsabilità di tutti i tuoi bambini.” I figli “Hira²yagarbhâya Nama” (Mi inchino cominciarono a piangere e Io dissi loro: umilmente al Signore dal ventre d’oro). Egli “Non piangete. Perché temere se Io sono è l’Incarnazione dell’oro e qui, per oro, si qui? Mi occuperò di tutto.” Da quel giorno, intende immutabilità. Voi siete tutti ragaz- come promesso, ho garantito il loro beneszi d’oro, ma dimenticate la vostra vera na- sere. Le ragazze sono tutte sposate e si è tura e vi accomunate con la polvere e la provveduto alle necessità di tutti i bambini. ruggine. Perciò, di quando in quando, gran- Nessuno di loro ha dovuto affrontare alcudi anime devono incarnarsi in questo mon- na difficoltà. C’è un ragazzo nel nostro grupdo per purificarvi e farvi realizzare la vo- po musicale ed è il più giovane dei fratelli. stra innata Divinità. Ciononostante, quan- Quando, tempo addietro, venne qui con i do una grande anima intraprende una simi- suoi genitori era piccolo. Lo chiamai e gli le missione, alcuni mettono in dubbio il suo dissi: “Mio caro! Non devi preoccuparti di sforzo dicendo: “È tutta una sua assurdità. niente. Io sono tuo padre, tua madre e tutto Può la terra diventare oro? Può la sabbia il resto. Mi occuperò di te completamendiventare zucchero?” L’UOMO MODERNO È te.” Ogni volta che è venuto qui, l’ho chiaPIENO DI DUBBI SU DUBBI! QUALE PUÒ ESSEmato e ho parlato con lui, instillandogli un senso di sicurezza e fiducia. Ora tutti i memRE LA RAGIONE DI QUESTI DUBBI? È SOLTANTO QUANDO SI PENSA DI ESSERE SEPARATI DA bri della famiglia vivono felicemente; queDIO CHE NASCONO I DUBBI. È un fatto ben sto ragazzo, che allora era così giovane, è noto che un recipiente riempito fino all’orlo cresciuto. È così che riverso su tutti il Mio è stabile; similmente, Dio è onnisciente e Amore e la Mia Grazia, che parli loro perquindi è sempre stabile. sonalmente o meno. Qual è la Mia proprie16
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Discorso 23-02-2006 tà? Amore! Amore! Amore! Io non provo anche se siete impegnati in japa e dhyâna, ira verso nessuno, in nessun momento. Fac- quando chiudete gli occhi la vostra “mente cio finta di essere arrabbiato soltanto per di scimmia” andrà vagando per i tre mondi. correggere una persona che sbaglia, ma non La gente non capisce questa verità e si improvo rabbia verso nessuno. Tutto il Mio pegna in vari tipi di sâdhanâ. In questo mondo non c’è altro che la Divinità; qualunque Corpo è pervaso di Puro Amore. Si dice: cosa vediate, qualunque cosa udiate, tutto è permeato del Divino. εvara sarva bhûtânâ¼ “εvara (Dio) è l’Abitante interiore La lezione di K©¹²a attraverso iµupâla di tutti gli esseri.” Una volta i Pândava stavano eseguendo il Chi è εvara? εvara non è semplicemente Râjasuya Yajña e, alla conclusione del riColui che è raffigurato con delle ghirlande tuale, onorarono il Signore K©¹²a alla predi rudrâk¹a ai polsi e dei serpenti attorno senza di tutti i re a corte. iµupâla non poté al collo. Questa è solo una forma creata sopportare la vista di questo onore riservaaffinché l’uomo comune comprenda un po’ to a K©¹²a e Lo insultò in moltissimi modi la Divinità. I vari nomi e forme, come criticandoLo per vari atti e omissioni. Uno εvara, Vi¹²u, Pârvatî, Lak¹mî ecc., furo- degli argomenti della sua critica riguardano creati per permettere all’uomo comune va il fatto che K©¹²a avesse rubato i sari di adorare Dio in una forma o nell’altra. In alle donne che si bagnavano in un lago. I realtà ogni essere umano è una Incarnazio- PⲬava non potevano sopportare queste ne di εvara. In questo mondo non c’è niente insinuazioni a carico del loro amato Signoche non sia permeato di εvara: la terra è re K©¹²a e si sentivano umiliati. K©¹²a cerεvara e anche questo fazzoletto è un’in- cò allora di farli ragionare dicendo: “Lo ha carnazione di εvara. Tutti i nomi e le for- fatto per ignoranza; Io sono al di là della me hanno preso origine dall’εvaratva (il lode e del disprezzo. Sono l’eterno TestiPrincipio di εvara). Soltanto colui che ha mone di tutto ciò che avviene a questo ottenuto il controllo dei cinque sensi può mondo. Non dovete dunque in alcun modo comprendere la Divinità; questa non è li- replicare a tali critiche e cominciare a ripamitata a un nome e a una forma. La gente garlo con la stessa moneta. Non attaccatevi dice di aver avuto la visione di Râma, K©¹²a mai profondamente a nessuno; se condurecc., ma è solo la sua immaginazione! La rete la vita con simile distacco, Io sarò semDivinità è solo una ed è stata chiamata pre con voi proteggendovi e guidandovi.” εvara. Le persone, incapaci di compren- LA DIVINITÀ NON INCORAGGIA MAI LE DIFFEdere la Divinità, Le ascrivono nomi e for- RENZE TRA GLI UOMINI . DIO È AMORE E me diversi e sono vittime dell’illusione. L’AMORE È DIO. In questa sala sono riunite Oggi sono i devoti a cambiare frequente- diverse migliaia di persone, eppure l’amore mente le Deità che hanno scelto, ma Dio che permea ogni individuo è soltanto uno; non cambia: Dio è Uno ed è perpetuo. LA possono esserci differenze di nome, di forVERA SÂDHAN CONSISTE NELL’OTTENERE IL ma e di relazione, ma la Divinità che perCONTROLLO DEI CINQUE SENSI. Bisogna immea tutta la gente è unica, per cui tutti dopegnarsi in questo tipo di sâdhanâ invece vrebbero condurre una vita piena d’amore, che in japa (ripetizione del Nome di Dio), come tra fratelli e sorelle. dhyâna (meditazione) ecc. Per esempio: Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 23-02-2006 L’esame del “Puro Amore” Abiti bianchi, simboli di una mente pura Nelle istituzioni educative, dove vige il si- Voi siete tutti incarnazioni d’oro puro, siete stema di istruzione con classi miste, i ra- tutti ragazzi d’oro. Le vostre parole sono gazzi e le ragazze dovrebbero comportarsi dolci: fate che la vostra condotta sia dolce come fratelli e sorelle. In nessun luogo do- come lo sono le vostre parole. Dovunque vrebbe sorgere una qualsiasi differenza in andiate, come studenti delle Istituzioni base al sesso. Quando i ragazzi arrivano Educative rî Sathya Sai, dovete mostrare alla scuola media superiore, spuntano que- una condotta e un comportamento esemste differenze. Voi non dovete dare spazio plari. Voi non meritate di esser definiti stua cose simili, perché chiunque alimenti tali denti di tali Istituzioni semplicemente perdiversità non supererà per certo l’esame: ché indossate abiti bianchi. In consonanza l’esame del “Puro Amore”. Non c’è nien- con essi, mantenete la mente pura e il cuote di grande nel passare gli esami dal punto re sacro: solo allora diventerete studenti di vista mondano; chiunque può superarli ideali. Swami sarà sempre con tali studenpurché faccia un piccolo sforzo. Non ser- ti, proteggendoli e guidandoli. Io darò loro ve a niente passare un esame mondano tutto. In effetti, Io sto proteggendo numequando, nel contempo, si fallisce nell’amo- rose persone in molti modi, ma, fino ad re puro e incontaminato per un essere uma- oggi, nessuno ha compreso questo punto. no che non è altri che Dio. Colui che ha Il vostro stesso Âtma è Divinità, è εvara. passato l’esame dell’Amore divino è la per- Bisogna sviluppare fede sicura in questo sona che ha maggior successo nella vita. sentimento. Come potete esser definiti esTutti sono figli di Dio, tutti sono riflessi del- seri umani se non maturate una fede similo “Hira²yagarbha” (il Ventre Cosmico), le? L’Amore è Dio, vivete nell’Amore. presente nel corpo umano; quindi, d’ora in IL VOSTRO AMORE NON DOVREBBE ESSERE RIpoi, tutti voi dovete vivere come fratelli e STRETTO A UN INDIVIDUO O AD ALCUNI MEMsorelle con reciproco amore e affetto. Solo BRI DELLA FAMIGLIA: DOVETE DIVIDERLO CON allora meriterete di esser chiamati studenti TUTTI. SE SOLO SVILUPPATE UNA TALE APERideali, ma, al presente, Io non trovo questo TURA MENTALE, POTRETE DIVENTARE DEI LEAsentimento di affinità negli studenti. Essi DER E COSTITUIRE UN IDEALE PER GLI ALTRI. coltivano invece sentimenti di separazione (Quando Swami chiede agli studenti se come “Io sono diverso” e “Tu sei differen- abbiano fede nelle Sue parole, tutti insiete”. Non dovreste alimentare collera e odio me rispondono forte: “Sì, Swami!” – in alcun caso; la collera deve esser con- N.d.T.) trollata e l’odio abbandonato. La vostra si- Non basta che portiate un semplice rispetcurezza e il vostro benessere consistono nel to verbale dicendo “sì”; la convinzione deve controllo dell’ira. È noto che, quando in una venire dal profondo del cuore. Quando stazione ferroviaria i controlli non funzio- commettete un errore e dite: “Mi dispianano a dovere, i treni che viaggiano sui bi- ce”, ciò non è sufficiente: dovete desistere nari deragliano. In tale situazione, il capo- dal ripetere lo stesso errore. stazione è ritenuto responsabile. Similmente, la mente è il controllore di tutti i pensieri Lo Scudo più robusto e i sentimenti che nascono in noi, ragion Per un essere umano, la Verità è il respiro per cui, se è tenuta sotto controllo, tutto il vitale vero e proprio. La Verità è Dio; non dite bugie. Se solo seguirete la Verità con corpo è da noi controllato. 18
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Discorso 23-02-2006 fermezza nella vostra vita, potrete ottenere fronte a voi nella forma dei pañcabhûta? qualunque cosa; essa è come uno scudo Non c’è proprio nessuno spazio per un’idea che vi protegge. La Verità è il vostro soste- simile! Pensare che Dio sia separato dai gno. Come potete essere chiamati esseri pañcabhûta è un grave errore. Considerate umani se abbandonate la qualità nobile del- Dio come il vostro tutto e il vostro solo rifula verità e dite bugie? Nella vita non dovete gio dedicando a Lui i vostri sensi. Questo è mai dare spazio alla falsità. un metodo semplice per raggiungerLo. Seguendo un sentiero così facile otterrete Il vostro Tutto Mok¹a (la Liberazione). Dopo tutto, che Dio è l’unico leader dell’intero universo; è cos’è Mok¹a? Moha k¹aya (la distruzione il solo leader e giudice. È solo Dio a poter dell’illusione) è Mok¹a. Non serve a niente decidere della giustizia o dell’ingiustizia; cantare: “Râm, Râm, Râm…” quando la non dovete dimenticare un Dio così vostra mente è piena di moha (illusione). onnipresente, onnipotente e onnisciente. Fate qualunque lavoro con un senso di Non alimentate sentimenti di differenza Bhagavad prîtyartham (compiacere Dio). come “mio” e “tuo”; sviluppate CONSIDERATE CHIUNQUE INCONTRIATE COME l’equanimità. Possano tutte le persone vi- INCARNAZIONE DI DIO. ANCHE IL MENDICANvere insieme felicemente e guadagnare un TE CHE SI PRESENTA ALLA VOSTRA PORTA È UN’INCARNAZIONE DI DIO; EGLI PUÒ ESSERE buon nome per se stesse e per il Paese. (Baba materializza un anello d’oro con una UN MENDICANTE DAL PUNTO DI VISTA DEL CORpietra verde e lo mostra allo studente che PO FISICO, MA, IN SENSO ATMICO, EGLI È UNA VERA INCARNAZIONE DELLA DIVINITÀ. Che è in piedi di fronte a Lui – N.d.T.) Ognuno dovrebbe, in questo modo, gua- uno sia re, imperatore o mendicante, è perdagnarsi la grazia di Dio. Il colore verde è meato della Divinità come ogni altro indivisegno di pace e benessere. Io auguro che duo. Possiate voi dedicare la vita a guadatutti voi possiate raggiungere una simile gnarvi l’Amore di Dio e la Sua Grazia. Inpace, benessere, amore, devozione e gra- traprendete ogni attività come un’offerta a zia di Dio. È solo allontanando le cattive Dio; perfino leggere i libri di testo può esqualità da voi che sarete in grado di vivere ser da voi fatto con un tale senso di dedialla Divina Presenza. Possiate fare buon uso zione al Signore. Passerete sicuramente gli dei pañcabhûta e controllare i vostri esami in modo ottimale. Io sono contento pañcendriya (i cinque sensi). Allora Dio che siate tutti dei bravi ragazzi, ma attensarà sempre con voi proteggendovi e gui- zione! Dovete mostrare, alla scuola media dandovi. La Divinità non può essere rag- superiore, lo stesso buon comportamento giunta semplicemente offrendo preghiere e delle elementari. facendo i bhajan; assieme a queste sâdhanâ I buoni insegnanti sanno anche punire dovete sviluppare anche un cuore puro e Lasciate che vi ricordi che, se sbaglierete, offrirlo a Dio. Fate in modo che la vostra gli insegnanti della scuola media superiore mente, l’intelletto e citta siano sempre con non esiteranno a punirvi in qualsiasi moDio, dovunque siate e qualunque lavoro mento sia necessario. Essi non hanno nienstiate svolgendo. Allora la vostra mente, te contro alcuno, ma è loro dovere metterl’intelletto e citta saranno trasformati nella vi sulla buona strada. Un insegnante che si Divinità. Che bisogno c’è di cercare Dio sottrae alla sua responsabilità, perdonando lontano quando Egli è presente proprio di il vostro comportamento errato senza darvi Mother Sai maggio-giugno 2006
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Discorso 23-02-2006 una punizione, è un guddi guru (un inse- Rendete la vostra vita significativa e sacra gnante cieco). Egli non può esser definito tramite buoni pensieri, sentimenti, pratiche guru nel vero senso del termine. Nella scuo- e comportamenti. la, anche il ruolo del preside è importante: Praµânti Nilayam, 23 febbraio 2006, infatti, egli è il capo di tutti gli insegnanti e Sai Kulwant Hall quindi deve sorvegliare il loro lavoro. Quattro approvazioni fondamentali Educazione non significa leggere semplicemente dei libri; non si può diventare grandi acquisendo un grado accademico. In effetti i “gradi” non sono “grandi”: il Divino è grande! Sviluppate quindi una tale natura divina: solo allora la vostra vita sarà santificata e la vostra educazione avrà senso. Anche i vostri genitori ne saranno contenti. Penso che siate coscienti del fatto che i vostri genitori vi hanno iscritti all’Istituzione Educativa rî Sathya Sai con grandi speranze. Non dovete deluderli. DOVETE GUADAGNARVI L’APPROVAZIONE DI VOSTRO PADRE, DI VOSTRA MADRE, DELL’INSEGNANTE E DI DIO: DI TUTTI E QUATTRO.
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(Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam) 1.Citta: è, esattamente, la sostanza mentale, la quale assume la forma degli oggetti percepiti o rappresentati e vi si identifica. Attraverso di essa le idee si formano e si associano tra loro. È anche il ricettacolo di tutti i ricordi o impressioni e di tutte le tendenze o semi latenti. In essa, tuttavia, si condensa anche la pura Consapevolezza (Cit), la quale, allorché citta viene purificata (cittaµuddhi) e le sue modificazioni estinte (cittav©ttinirodha), torna a risplendere nella sua interezza e nel suo stato infinito privo di modificazioni attive o latenti.
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Occhi pieni di lacrime d’amore Ogni tanto, nei vari resoconti delle manifestazioni che si tengono a Praµânti Nilayam, si parla anche dell’esibizione dei bambini dell’orfanotrofio maschile. Esso è stato istituito da Sathya Sai Baba qualche anno fa a Praµânti Nilayam e quella che segue è la continuazione della sua fantastica storia.
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Amore in Azione
Scuole Un giorno, mentre anche i bambini dell’orfanotrofio erano nel Sai Kulwant Hall per il darµan di Swami, venne distribuita della frutta a tutti i presenti. Uno degli studenti andò verso il gruppo degli ospiti dell’orfanotrofio e porse un frutto a un bambino di nome Nagendra che educatamente rispose: “No, grazie, ne ho già ricevuto uno!” “Che differenza rispetto ad alcuni adulti che si definiscono educati e che invece ci importunano, dopo aver avuto il loro prasâd, per averne ancora”, pensò meravigliato lo studente. Questo è il livello di trasformazione già avvenuto nei ragazzi nel breve periodo dacché sono approdati all’ovile di Baba. Sai Baba conosce qualsiasi cosa succeda nell’universo. Può non sapere che cosa sta succedendo nel mandir? Egli camminò lentamente verso il ragazzino e gli offrì Egli stesso un frutto. “No, grazie, Swami”, rispose il bimbo. “Ce l’ho già!” “Non importa, prendilo”, disse Swami. “Te lo sto dando Io.” “No, grazie, Swami”, il ragazzo educatamente rifiutò. “Che cosa vuoi?”, chiese allora Swami. “Educazione, Swami”, rispose il ragazzo. Tutti furono piacevolmente sorpresi. “Provvederò in merito”, disse Swami e chiese ancora: “Che altro vuoi?” “Nulla tranne l’educazione”, rispose il ragazzo. Swami fu compiaciuto e materializzò una catenina d’oro che mise al collo del ragazzo. Diede poi prontamente seguito alla Sua promessa. In appena due mesi, in un nuovo complesso, venne costruita una nuova scuola con 8 classi. Colti insegnanti, scelti tra i sevâdal (volontari), insegnano ai ragazzi. Inoltre, vi lavora volontariamente un discreto numero di devoti di Sai Baba. Swami inaugurò il nuovo complesso scolastico nel febbraio del 2003. Egli entrò in ogni classe, toccò ogni lavagna e dispensò benedizioni. I ragazzi, che stavano presenziando alle loro lezioni in altri locali, prontamente si spostarono nella nuova scuola. Il laboratorio dei computer dell’orfanotrofio ha 11 PC collegati in rete locale. “La nostra aspirazione nella vita è chiara; noi abbiamo, senza alcun dubbio, l’ambizione di crescere acquisendo una buona educazione e conquistando alte posizioni. Più di ciò, aspiriamo a “prender forma” quali effettivi strumenti di Baba per compiere il Suo lavoro sulla terra, come membri dell’universale famiglia Sai, impregnati dei Valori Umani tanto cari al Suo cuore.” Il 17 marzo 2003, Sai Baba si recò all’orfanotrofio. Fu il giorno in cui iniziarono gli esami 21
pubblici per la 10a Classe. Bhagavân benedisse i ragazzi che stavano per sostenere gli esami mettendo personalmente la vibhûti sulla fronte di ognuno di loro. Di solito sono i genitori ad accompagnare i loro figli agli esami. In questo caso, l’Avatâr in Persona arrivò per benedirli e accompagnarli ai loro esami! Che fantastica benedizione! I 62 studenti sono stati suddivisi in sette classi a seconda della loro età. 10 ragazzi della 10a classe sosterranno gli esami sotto la commissione dello Stato dell’Andhra Pradeµ nel mese di marzo del 2006. Quelli che superarono gli esami nel marzo del 2004 hanno affrontato gli esami statali della scuola secondaria e hanno optato per materie aventi a che fare con la scienza del computer, oltre all’inglese, e proseguiranno poi sostenendo gli esami della sessione scolastica 2005-2006 in matematica e ragioneria. Altri alloggi Un nuovo esteso complesso residenziale fu aperto in occasione della festività del Gurupûr²imâ, il 25 luglio 2003. Swami andò sul posto personalmente e fece bollire il latte (la bollitura del latte è un rituale osservato dal proprietario della casa mentre la si inaugura). Il nuovo complesso è composto di una sala della preghiera, una grande mensa con una moderna cucina e annesso deposito provviste. Ci sono circa 200 camere indipendenti con bagno e toilet in ognuna. Uno scaldabagno a pannelli solari fornisce acqua calda a tutti gli ospiti dell’orfanotrofio. Mentre erano nel capannone da circa 5 settimane, la prima cosa che i bambini cominciarono a imparare fu il canto dei Veda. Come potrebbe essere diversamente per i figli del Vedapuru¹a? Ora recitano i Veda in modo corretto. Qualche mese dopo, Baba chiese al defunto sig. P.V. Narasimha Rao di far visita al nuovo complesso dell’orfanotrofio maschile. Fu una visita a sorpresa. Mentre girava attorno alla casa e ascoltava la recitazione dei Veda da parte dei ragazzi, Rao osservò: “Semplicemente incantevole!” I ragazzi trovano il tempo per praticare hobby come la coltivazione dell’orto, la pittura, attività culturali ecc. Essi sono stati iniziati allo yoga e sono ora in grado di eseguire fino a 26 posture con facilità. Ogni ospite ha sei paia di vestiti, due pigiami, maglioni e coperte per l’inverno, materasso, cuscino, lenzuola, scarpe ecc. Manifestazioni I bimbi svolgono loro proprie rappresentazioni nella giornata dello sport (11 gennaio) e tre anni fa ne hanno eseguita una anche durante la giornata della scuola (nel mese di giugno). Concludiamo il capitolo “L’orfanotrofio a Praµânti Nilayam” riportando l’episodio che ha chiuso l’emozionante mattinata di ivarâtrî 2006 e che ha visto protagonisti, quasi a volerne sottolineare il sottostante divino Messaggio, proprio gli ospiti e i responsabili della struttura in oggetto. .......Quando ormai tutti pensavano che, dopo l’emanazione del Li¾gam, Swami si riti22
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rasse nei Suoi appartamenti, un’auto rossa è arrivata di fronte alla veranda e Swami ha fatto chiamare i coniugi Paramahamsa. Questi signori sono i responsabili e i gestori del “Dînajanodhârana Patâkam”, l’orfanotrofio di Swami. Il signor Paramahamsa è stato onorato prima con una ghirlanda di fiori, poi con le chiavi dell’auto, quale dono da parte di Swami per il grande lavoro svolto e che ancora si sta svolgendo. Sai Baba ha anche posato con i coniugi per alcune foto davanti alla macchina. Ha poi chiesto che tutti i bimbi dell’orfanotrofio fossero condotti da Lui. Essi sono arrivati rapidamente obbedendo al comando del Signore. Swami ha allora chiesto loro di intonare alcuni canti vedici che essi hanno eseguito in modo davvero pregevole, suscitando apprezzamento e gioia in tutti i presenti. Swami ha quindi distribuito a tutti i bambini dei dolciumi. Ha poi parlato loro con un microfono, dicendo che non dovevano considerarsi orfani, essendo Lui per loro Madre e Padre, e aggiungendo che avrebbero dovuto santificare la loro vita ed essere all’altezza delle Sue aspettative. Ha poi detto ancora che sono state depositate in banca 100.000 rupie per ognuno di loro e che l’intero ammontare, con gli interessi maturati, sarà messo a loro disposizione quando saranno pronti, dopo la laurea, a entrare nel modo del lavoro. Swami ha quindi terminato il Discorso affermando che non solo sta fornendo loro la necessaria educazione, ma che sta anche soddisfacendo tutte le altre necessità personali, quali cibo,vestiti ecc. È stato un momento intenso e toccante, in cui anche il tempo è sembrato fermarsi e si è raggiunta perfetta unità attraverso un profondo legame emotivo. Gli occhi di tutti, nel Kulwant Hall, erano pieni di lacrime, compresi quelli di Swami!! I ragazzi dell’orfanotrofio hanno poi cantato per Lui alcune canzoni in telugu. Un paio di essi ha anche avuto l’ardire di ringraziarLo, in lingua inglese, per tutto quello che Egli aveva fatto per loro! Essi hanno affermato che, prima di giungere nell’âµram, la loro vita era alla deriva. Ora hanno, per grazia di Baba, amore e obiettivi da raggiungere e sono determinati a utilizzare pienamente quest’opportunità. (Tratto dal sito web dello rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam)
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Sotto la Veranda
Miracoli volti a illuminare Swami ha chiesto a qualcuno: “Sai il segreto per vivere a lungo? Conosci il segreto di una lunga vita?” Chi può rispondere a una simile domanda? Chi può dirlo? Nessuno. “Non lo so, Swami.” “È molto semplice. Sono necessarie soltanto due cose: la prima è il sacrificio; la seconda è l’amore. Il sacrificio è la medicina, mentre l’amore è la dieta. Se prendete la medicina senza seguire una dieta appropriata, la malattia non verrà mai debellata. E lo stesso vale se seguite una giusta alimentazione, senza però prendere la medicina. Per vivere a lungo, sono entrambi necessari, il farmaco del sacrificio e la dieta dell’amore.” A questo riguardo, Swami ha portato l’esempio dell’americano Rockefeller. Egli era miliardario, l’uomo più ricco del mondo, avendo ammassato un’indescrivibile fortuna. Improvvisamente si ammalò e il medico diagnosticò: “Avete da vivere un anno e mezzo, due al massimo. Non di più poiché avete contratto un male incurabile. Dovete sicuramente morire.” Da quel momento Rockefeller iniziò a distribuire tutte le sue proprietà e i suoi soldi a tutti. Negli Stati Uniti c’è la Fondazione Rockefeller che si prende cura delle associazioni e degli istituti di carità, degli emarginati e degli handicappati. Si prende cura anche degli studenti, offrendo loro un’eccellente preparazione nel campo della ricerca e dell’indagine. La Fondazione Rockefeller è, ai giorni nostri, il più grande ente filantropico al mondo. Dopo aver fatto tutta questa carità, ammalato da quando aveva 48 anni, alla fine Rockefeller visse più di 80 anni! Anche se secondo la diagnosi del medico avrebbe dovuto morire dopo due anni, egli visse ben oltre gli ottant’anni. Per vivere a lungo, dunque, bisognerebbe possedere l’Amore come cibo e il Sacrificio come medicina. Questi due aspetti - dieta e medicina - sono necessari. Il nostro cuore di pietra si dovrebbe sciogliere di fronte alla sofferenza del prossimo. Questo è ciò che ha detto Swami durante la Sua conversazione. La compassione di Bhagavân Baba è così immensa che qualche volta, pur di elargire benedizioni, esce dai consueti schemi. Egli dimentica la Sua posizione per scendere e benedire i devoti a qualunque costo. Ecco un fatto narrato da uno studente il 18 settembre 2002, alla Divina Presenza. Questa è la continuazione di ciò che ho già detto ieri. Baba, durante un Suo viaggio a Bombay, andò a visitare un’anziana signora gravemente ammalata. La donna era a letto, perciò Baba fece tutta quella strada per andare a benedirla. A questo punto, poiché la signora non poteva muoversi, non crederete mai che cosa fece Bhagavân: prese una sedia dalla sala da pranzo e ci salì sopra, portando così i Piedi all’altezza del letto: “Fai pâdanamaskâr”, disse. Swami era salito su un rialzo affinché la Sua devota potesse fare pâdanamaskâr (adorazione dei Piedi del Signore - N.d.T.) mentre era immobile a letto. Questa è la compassione di Baba. Dopo quel fatto, la donna
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cominciò a stare sempre meglio fino a guarire completamente. Dopo un po’ di tempo, arrivò a Praµânti Nilayam con il suo nipotino di tre anni. Baba benedisse entrambi. Lo studente che quel pomeriggio stava raccontando questo episodio, disse: “Il nipotino di tre anni sono io”, per poi raccontare un altro miracolo vissuto da sua nonna. Anni dopo, la donna si ammalò nuovamente. A quel tempo era a Bangalore. Il dottore disse: “Dovete essere operata d’urgenza”, ma la signora rifiutò. “Perché no?” si stupì il medico. “Dovete essere operata d’urgenza!” “Finché Sai Baba non mi dà il permesso, non mi sottopongo a nessun intervento.” Ma come contattare Swami? La signora era a letto, per di più a Bangalore. E così il nipote telefonò a Baba, il quale rispose: “Non vi preoccupate. Perché avere paura quando Io sono qui? Di’ a tua nonna di operarsi. Mi prenderò Io cura di tutto. Ma adesso passamela: voglio parlare con lei.” Non appena la donna prese in mano il ricevitore, da esso cominciarono a uscire fiotti di vibhûti! Questo è un tipo di miracolo del quale non avevo mai sentito parlare prima d’ora. Vibhûti che esce dal telefono?! Questo è Bhagavân rî Sathya Sai Baba. Ma prima di passare ad altro, vorrei mettervi al corrente del fatto che Baba non parla mai al telefono con nessuno. Come aveva potuto, allora, essere udita la Sua voce? Come aveva potuto il nipote della signora parlare con Lui? Egli è divino! Senza dover andare da nessuna parte, senza doversi spostare da una stanza all’altra per parlare al telefono, la Sua volontà, la Sua grazia avevano preso la forma sia del suono sia della vibhûti. Questo miracolo è stato dunque raccontato dal nipote della donna, ora nostro studente in Economia e Commercio. Amici miei, i miracoli di Bhagavân Baba e le esperienze con Lui non sono un divertimento o un passatempo, ma mezzi d’illuminazione. I miracoli di Sai servono a illuminare. Un giovanotto aveva programmato di venire a Praµânti Nilayam con l’Ala Giovani di Bombay, per recitare di fronte a Swami. All’ultimo momento, però, poiché lavorava in una ditta privata, non gli vennero dati i giorni di permesso. Egli aveva inoltre esaurito i giorni di ferie, in quanto aveva appena assistito un parente ricoverato all’ospedale di Puna. Questa situazione gli fece rinunciare al viaggio a Praµânti Nilayam. Nel momento di disperazione, un suo collega, anche lui devoto di Sai, gli disse: “Vai pure. Farò io il tuo lavoro. Farò le mie sei ore di lavoro e poi svolgerò le tue 6. Andiamo dal direttore e cerchiamo di convincerlo.” Il direttore rimase estremamente sorpreso nel vedere una persona disposta a lavorare 6 ore in più oltre alle sue normali ore lavorative. Questo fatto è stato citato di fronte a Swami Stesso. Questo è vero spirito di sacrificio, una vera trasformazione del cuore attuata dalle Mani divine. E ciò avviene quando ci abbandoniamo a Lui incondizionatamente. Il ragazzo ha infine concluso il suo discorso menzionando un altro miracolo. Baba era andato a Bombay. Non so quanti di voi hanno visitato il Dharmak¹etra (l’âµram di Swami a Bombay). Tutti voi dovreste conoscere quel luogo. Sapete bene che, quando Sai Baba arriva nelle grandi città, si raduna una folla vastissima, indescrivibile, per avere il Suo darµan e ascoltare i Suoi Discorsi. Quel pomeriggio, il Dharmak¹etra era stracolmo di devoti; non c’era il minimo spazio da nessuna parte, Mother Sai maggio-giugno 2006
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nemmeno un centimetro per muoversi. Una marea umana. Improvvisamente il cielo si fece scuro, minaccioso. Swami avrebbe dovuto tenere il Suo discorso alle ore 17 e gli organizzatori cominciarono a tremare. “Che ne sarà dei devoti se inizia a diluviare? Che ne sarà delle donne e dei loro bambini?” essi dicevano. Un responsabile si avvicinò a Swami e Gli disse: “Baba, possiamo anticipare il programma e iniziare subito? Invece che alle 17, perché non iniziamo alle 16?” Swami rispose: “Quando l’annuncio è stato fatto, nulla deve essere cambiato. Sta’ tranquillo.” L’uomo non ebbe dunque scelta. Ma in quel momento Swami aprì la Sua finestra, guardò il cielo tempestoso pieno di lampi pronto per l’acquazzone, e ondeggiò la Mano. Ecco tutto. Che mi crediate o no, dieci minuti dopo il cielo tornò limpido, senza l’ombra di una nuvola. In questo modo Bhagavân fece il Suo Discorso come da programma, senza nessuna interruzione. Questo miracolo dimostra che Bhagavân è il Padrone dell’universo, che è il Padrone dei cinque elementi e che può controllare qualsiasi cosa, qualunque situazione. (Tratto da “Perle di Saggezza” 2)
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Un’intervista ad Anil Kumar Il professor Anil Kumar è ben conosciuto nella veste di traduttore dei Discorsi di Swami dal telugu all’inglese e per le sue piacevoli conferenze della domenica mattina a Praµânti Nilayam. Egli visita molti Centri Sai allo stesso scopo. Autore di numerosi libri su Swami, ex Vicerettore dell’Università di Brindavan, egli è al momento membro del Dipartimento di Scienze Biologiche presso lo SSSIHL di Praµânti Nilayam. L’intervista è stata condotta dai signori David e Ann Jevons che provengono dal Regno Unito.
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Domande & Risposte
D - Com’è venuto a sapere di Sai Baba e che cosa l’ha attratta inizialmente verso di Lui? R - Nel 1970 un illustre devoto e grande scienziato, il dottor Bhagavantam, ebbe l’occasione di visitare la città in cui vivevo e tenne un discorso raccontando le sue esperienze con Sai Baba in modo molto scientifico, il che mi fece una profonda impressione. Quell’anno ebbi dei problemi in famiglia, per cui andai a Praµânti Nilayam per chiedere aiuto; posso dire che non ebbi l’opportunità di parlarGli, né mi fu possibile toccare i Suoi Piedi e quindi furono per me cinque giorni di insuccesso. Egli era divinamente malizioso: parlò quasi con tutti, ma non con me. Ciononostante, tornato a casa, scoprii che i problemi si erano risolti. La salute di mia moglie, negli ultimi tempi, era peggiorata molto e, quando ero a Praµânti Nilayam, pregavo dentro di me dicendo: “Se Tu sei veramente Dio, ti prego di restituirmela in buona salute; abbiamo quattro bambini e se ella muore io non posso prendermene cura da solo.” Bene, senza parlare con Lui, senza alcun pâdanamaskâra o altro, mia moglie recuperò la piena salute. Dopo di ciò, cominciai a leggere i Discorsi di Baba e ne fui molto ispirato. Da studente ero sempre il primo in eloquenza e dibattito, mai nelle materie accademiche; non ho mai preso la medaglia d’oro negli studi, ma, in tutte le gare di eloquenza, sono sempre stato il primo. Ero molto interessato a parlare in pubblico e ad apprendere efficaci capacità di comunicazione. Così, essendo stato ispirato dai Discorsi di Swami, cominciai a parlarne con piccoli gruppi di persone, dopodiché la gente prese a invitarmi a farlo. Ciò è proseguito per otto anni. Sono andato a trovare Sai Baba molte volte, ma Egli mi ha ignorato anno dopo anno, e non soltanto me, ma tutta la fila in cui sedevo. Ero solito dire ai miei amici che potevano sedermi a fianco nella mensa o in albergo, ma che mai, dico mai, si sedessero con me al darµan, perché Sai Baba certamente non li avrebbe neppure guardarti! Dopo otto lunghi anni di attesa, tuttavia, Egli mi chiamò e, cosa molto più importante, mi chiese di tenere un discorso nell’auditorium Pûr²acandra; da allora in poi sono stato in stretto contatto con Lui.
D - Ci vuol raccontare il suo primo incontro con Sai Baba? So che ha già raccontato questa storia, ma molti dei nostri lettori non la conoscono e io personalmente la trovo molto divertente. R - Bene, nel 1977, dopo otto anni di “esilio”, stavo andando a Praµânti Nilayam quando incrociai l’auto di Sai Baba che era diretto ad Anantapur, per cui feci dietrofront e Lo seguii. Là scoprii che Egli era impegnato con i dirigenti del college femminile. Voi sapete bene che nel college delle ragazze non possono entrare neanche i maschi delle zanzare! Per questo fui fermato al cancello e dovetti aspettare fuori. A un certo punto Swami apparve sulla porta in mezzo a numerose persone importanti; la guardia ebbe pietà di me e disse: “Signore, vada pure pochi passi oltre il cancello, ma la prego di non proseguire.” Al che io lo ringraziai ed entrai. All’improvviso Swami gridò: “Anil Kumar, vieni qua!” Io corsi verso di Lui pensando: “Come fa a conoscere il mio nome? Perché mi ha ignorato per tutti questi anni? Perché non mi ha mai guardato? Non conosce i miei problemi?” mentre, nello stesso tempo, mi sentivo pieno di gioia. Swami disse: “Oh, ieri sera hai tenuto una conferenza su di Me e tutti l’hanno apprezzata. Come sta tua moglie?” Io risposi: “Swami, è lei che mi ha portato a Te.” “Lo so”, disse Lui e materializzò della vibhûti per me ingiungendomi di andare a trovarLo a Puttaparthi. D - Ci dica com’è diventato l’interprete di Sai Baba. Qual è stata la sequenza di eventi che ha portato alla sua selezione per questo incarico? R - Ebbene, io ero il Presidente Nazionale dell’Organizzazione Sathya Sai dell’Andhra Pradeµ e, come tale, partecipavo agli incontri del Consiglio Mondiale. Una volta accadde che Sai Baba organizzasse nel mandir un incontro dei membri del Consiglio; all’improvviso Egli ebbe bisogno di un interprete e, dato che io vengo dall’Andhra Pradeµ e lì si parla il telugu, subito mi chiese di tradurre. Alla fine del Discorso, disse soltanto: “Oh, veloce, molto veloce!” e questo fu tutto. Per un periodo non si presentò nessun’altra opportunità di operare come interprete. Nel 1989 ebbi l’incarico di vicerettore del College rî Sathya Sai Baba di Whitefield e da allora sono stato l’interprete ufficiale. Tutto quello che posso dire su questo ruolo è che non sempre ottengo il massimo del risultato nel tradurre, che non sono in ciò particolarmente competente e certamente non sono l’unico che può farlo. Io considero il ruolo più come un’opportunità offertami che come qualcosa che ho cercato, più una benedizione elargitami che una risposta a una preghiera. Io sbaglio molte volte e Sai Baba mi corregge sempre, per cui so che devo lavorare ancora molto, so di non essere perfetto, ma spero semplicemente di soddisfare le necessità dei devoti. D - Secondo il criterio della maggior parte delle persone, lei è molto vicino a Sai Baba e non dico questo soltanto perché lei è il Suo interprete, ma anche perché, sedendo nella veranda, lei è alla Sua presenza e parla con Lui quasi tutti i giorni. Che cosa le ha insegnato su Baba questa vicinanza? R - Sarò molto sincero perché so che gli occidentali, come ad esempio gli Americani e gli Inglesi, apprezzano la franchezza e anch’io li apprezzo per tale ragione. Per prima cosa lei dice che io sono vicino a Swami, ma, per la mia esperienza, il modo di avvicinarsi a Sai Baba non è mai il discutere argomenti personali con Lui, intendendo con ciò proble-
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mi famigliari, problemi dell’âµram, con i colleghi, con il college, la salute e la casa. In secondo luogo, io sono molto interessato al Messaggio di Swami e quindi voglio conoscere tutto di Lui, voglio chiarimenti su tutti i Suoi Insegnamenti, perché sono interessato a dividerli con chiunque voglia ascoltarmi. È un fatto che quando parlo e condivido l’argomento Sai Baba, io dimentico dove sono, dimentico tutti i miei problemi, tutto, perché condividere il Messaggio di Sai mi dà una gioia immensa. Quindi, quando ho dei dubbi circa un qualunque aspetto degli Insegnamenti, cerco un chiarimento; chi altri può darmelo se non Sai? Così, pian piano, comincio a stuzzicare e tormentare Swami per metterLo in una posizione sconveniente, a volte persino causando irritazione, in modo da poterGli strappare una Risposta Divina da poter poi dividere con tutti. In terza battuta, io Gli dico apertamente come sono contento di Lui, com’è gradevole il Suo aspetto quella mattina, com’è bello il Suo vestito, com’è stato soave il darµan, come si comportano bene i Suoi allievi, com’è stato meraviglioso il Suo Discorso e com’è stato gradito dai Suoi devoti. Io credo che questi tre fattori mi abbiano portato vicino a Lui. D - Qual è la più grande verità che Swami le ha insegnato? R - La verità più grande che Swami mi ha insegnato è una sorta di preparazione ad accettare qualunque cosa mi accada nella vita, buona o cattiva che sia; accettazione o, se vuol usare un altro termine, abbandono spirituale. “Abbandono”, io credo, è un termine più elevato di accettazione. Se mi accade qualcosa di spiacevole, non mi fa scappare via; se mi cade la manna dal cielo non mi fa sentire egoista e orgoglioso. Sono preparato ad accettare equanimemente qualunque cosa mi accada, sia le vacche grasse sia le vacche magre, e, indipendentemente da ciò, io continuerò ad amare Sai Baba, ad ascoltare il Suo Messaggio, a dividere con tutti la gioia, l’eccitazione e l’entusiasmo per la Sua Missione. Il regalo più grande che Baba può farmi è permettermi di partecipare alla Sua Divina Missione. D - Io credo che questa sia una lezione molto difficile da imparare per la maggior parte dei devoti, specialmente per quelli che sono fisicamente vicini a Swami ed Egli apparentemente comincia a ignorare. Noti bene che dico “apparentemente”. Una volta Egli li riconosce e parla con loro e la volta dopo sembra che li ignori; essi si sentono totalmente rifiutati. R - È il corteggiamento! D - Sì, è vero, ma per i devoti è comunque veramente difficile accettare quello che sembra un rifiuto. R - È molto simile ai problemi con la moglie e con i figli: se io passo molto tempo lontano da casa, lavorando nel college o nell’âµram, i figli mi dicono: “Babbo, tu non hai mai tempo per noi.” Essere padre è molto impegnativo e io so che questo è vero. (continua) (Tratto dalla ML ufficiale del CCSSI)
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Discorso 17-05-2002
Il Disegno Divino “La sacra sillaba Om risiede nel Principio Divino. La Verità è sotto il controllo delle persone nobili. Una persona nobile è il Dio Supremo. L’intero universo è sotto il controllo del Divino. Il Divino è governato dalla Verità. La Verità è tutelata dalle persone nobili. Una persona nobile è il Dio Supremo.” Il Râmâya²a è essenziale nella società moderna Incarnazioni dell’Amore Divino! Il Râmâya²a è essenziale nella società moderna. Oggi non c’è figlio che rispetti suo padre. Non c’è padre che dia amore paterno a suo figlio. Non c’è discepolo che rispetti il proprio maestro. Non c’è maestro che doni amore paterno ai propri studenti. In una condizione simile, il Râmâya²a è una sacra storia che fornisce un esempio ideale sotto ogni punto di vista. Come si devono comportare i genitori a casa? Che ideali devono trasmettere ai figli? Oggi non si tiene affatto conto di ciò. Come si devono comportare i fratelli fra loro? Che cosa devono fare per mantenere il rispetto e il buon nome della famiglia? Oggi tali ideali non sono minimamente presi in considerazione. Come si deve comportare il marito nei confronti della moglie, e quale condotta deve mantenere la moglie verso il marito, al fine di rappresentare un esempio ideale per la società? Oggi tutto ciò non accade, tanto che il rispetto, il pudore e la buona creanza sono in grave declino, mentre la licenza ha
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superato il limite. Questo è contrario alla spiritualità. In una situazione del genere, l’antica e sacra storia del Râmâya²a serve da esempio, e indica la via ideale da seguire in ogni circostanza. Come si deve allevare un figlio? Come deve essere educato e tenuto sotto controllo? Quali ideali trasmettergli? Oggi, i genitori neppure si pongono queste domande; essi pensano che la loro responsabilità sia esaurita quando iscrivono il bambino a una scuola elementare, al suo quinto (o sesto) anno d’età. INNANZITUTTO, PER IL BAMBINO LA CASA DEI GENITORI È LA PRIMA SCUOLA, E QUI DEVE IMPARARE A RISPETTARE I PIÙ GRANDI. In che modo dire la Verità? Come si devono praticare la Verità e il Dharma? Se un bambino inizia ad andare a scuola, come si deve comportare? Che rispetto deve portare agli insegnanti? Come deve comportarsi con i suoi compagni? Oggi, nessuno pensa minimamente a queste cose! Come devono comportarsi i bambini con gli altri scolari? Non solo: anche la disciplina e le regole della scuola devono essere seguite, e tali norme disciplinari applicate nella scuola devono essere messe in pratica. Solo se riconoscerete questi princìpi di Verità nella vostra vita quotidiana, potrete diventare degli studenti modello. Il nome indica la persona; la persona, che porta il nome e la forma, esprime il comportamento; attraverso il comportamento dobbiamo mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti, e fornire un esempio ideale per gli altri.
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Discorso 17-05-2002 Una volta, nei villaggi, al primo canto del gallo, i ragazzi s’alzavano dal letto, ben riposati dopo un buon sonno. Si lavavano i denti, si occupavano dei bisogni naturali, facevano un bagno, si vestivano e facevano colazione. Consumavano moderatamente del buon cibo sano, masticando a lungo, il che è un bene. Poi andavano a scuola, e seguivano con interesse le lezioni. Erano dei ragazzi giudiziosi e obbedivano: “Non andare in luoghi dove c’è dell’acqua! Non avvicinarti a fosse d’immondizia, o a cumuli di rifiuti, perché possono esser pericolosi!” Poi andavano a giocare, partecipavano a gare di corsa e a partite di calcio. Se agite al momento opportuno, e se soprattutto osservate le regole di condotta, otterrete con certezza benessere e salute. Studenti! Prima di occuparci dell’istruzione, dobbiamo prenderci cura della nostra salute! Dopo essere rimasto per molti anni senza prole, il re Daµaratha ebbe quattro figli; egli rappresentò per tutti un modello esemplare per il modo in cui li educò e li seppe controllare. Gli studenti d’oggi, invece, dimenticano che al padre deve essere tributato il dovuto rispetto. Come comportarsi, nel seguire le ingiunzioni della madre? Come seguire i suoi insegnamenti? Tutto ciò non viene ricordato né praticato. Il rito sacrificale di Viµvâmitra Il Saggio Viµvâmitra si recò alla corte del Mother Sai maggio-giugno 2006
re Daµaratha per essere assistito nell’esecuzione del suo rito sacrificale. Il re gli porse i suoi rispetti, lo invitò ad accomodarsi su un seggio adeguato al suo stato, e gli chiese: “Ti prego, comunicami il motivo della tua visita.” Dobbiamo fare del nostro meglio per offrire rispetto, ospitalità e gioia a chiunque arrivi nella nostra casa. Il saggio replicò: “Daµaratha! Mi sono proposto di compiere una cerimonia sacrificale per il bene del mondo; tuttavia, numerosi demoni ne ostacolano l’esecuzione. Non che io non abbia i poteri o le capacità di combattere i demoni. In realtà, posseggo armi e poteri; tuttavia, a colui che officia un rituale, non è consentito usare armi o esercitare violenza. Avendo accolto le prescrizioni imposte da tale rituale, non mi è permesso punire i demoni in alcun modo. Per questo motivo sono venuto a chiedere che tuo figlio protegga questo rito, inteso per il benessere e la difesa del mondo.” A quelle parole, Daµaratha ebbe un tracollo. Râma era ancora in tenera età, non si era mai allontanato da casa né dai genitori, non aveva mai visto i demoni né eseguito un sacrificio; non gli sembrava quindi appropriato mandarLo in un luogo così pericoloso. “Swami, perdonami! Sarò io a proteggere l’intero rito, e invierò molte migliaia di soldati. Non è necessario che tu prenda questi ragazzi ancora così giovani, che non ne sanno niente e non hanno esperienza nell’uso delle armi. Essi hanno appena compiuto il dodicesimo anno d’età: come posso mandare dei bambini così piccoli a proteggere un sacrificio?” Allora il saggio finse di arrabbiarsi, e osservò: “Nella dinastia degli Ik¹vâku, nessuno è mai venuto meno alla parola data. Quando sono arrivato, tu mi hai promesso: ‘Senz’altro esaudirò il motivo per cui sei venuto.’ Come puoi ora ritirare la promes31
Discorso 17-05-2002 sa fatta? Se tu pensi che ciò possa esser giustificato, me ne andrò!” A quelle parole, Daµaratha pensò che era meglio essere prudenti con i saggi, e stare attenti agli swami e ai serpenti, perché poteva capitare qualche maledizione! Così il re convocò Vaµi¹ºa, il quale porse i suoi rispetti a Viµvâmitra e conversò con lui. Daµaratha si sentì così un po’ più rassicurato. Poi Vaµi¹ºa, rivolgendosi al re, gli disse: “Caro Daµaratha, i nostri bambini non sono certo di stampo comune; tu sei preoccupato a causa dell’affetto paterno che nutri per loro, perché ai tuoi occhi essi sono solo i tuoi figli, ma in realtà essi sono potenti quanto il tuono, e tu non fai alcuno sforzo per riconoscere i loro poteri straordinari.” Dicendo così, Vaµi¹ºa chiamò Râma. Ovviamente, dove andava Râma c’era anche Lak¹ma²a; così i due fratelli s’inchinarono davanti al padre, Daµaratha, e poi davanti al Maestro, Vaµi¹ºa. Il re li presentò, quindi, al Saggio Viµvâmitra; essi s’inchinarono anche davanti a lui, e rimasero tranquilli in attesa. Viµvâmitra si sedette e li osservò; tale era la radiosità che emanavano, che dimenticò se stesso, e pensò di inchinarsi davanti a loro. Tuttavia, non essendo usuale inchinarsi davanti a dei bambini, il saggio lo fece mentalmente, continuando a guardarli in estasi. Che abitudini avevano i quattro fratelli? Ovunque andassero, Lak¹ma²a era sempre al fianco di Râma, e atrughna era accanto a Bharata, come ombre. Se s’indaga nella storia passata, si può capire il perché. Le tre regine e il dolce benedetto Dopo aver completato il rito propiziatorio per avere figli, Vaµi¹ºa diede al re il pâyasam (la crema di riso), ricevuto come cibo consacrato al termine del rito. Daµaratha consegnò il cibo benedetto a 32
Kauµalyâ, dicendole di condividerlo con le altre due regine. Kauµalyâ, essendo la prima regina, era fiduciosa che il figlio che sarebbe nato da lei, avrebbe ottenuto il regno. Tuttavia, prima di sposare la terza moglie, Kaikâ, Daµaratha aveva fatto una promessa a suo padre, il re Kekeyî: “Coronerò re il figlio nato da tua figlia, Kaikâ.” Per questo motivo, le due regine, Kauµalyâ e Kaikâ, erano ben felici di assumere il cibo benedetto. Sumitrâ, la terza regina, era molto virtuosa e aveva un cuore puro. Pur avendo ricevuto il dolce consacrato, ella pensava fra sé: “A che cosa serve questo cibo benedetto e i figli nati da me? Essi potranno solo servire, ma non potranno mai regnare.” Tuttavia, senza proferire parola, prese la tazza contenente il dolce consacrato, e andò sulla terrazza del tetto per asciugarsi i capelli, appena lavati. Il sole splendeva alto nel cielo, e, dato che a quell’epoca non esistevano gli asciugacapelli elettrici, ella si mise al sole per asciugarsi i capelli naturalmente, e depose la tazza sul tetto. Improvvisamente, un’aquila piombò giù, afferrò la tazza con il becco, e volò via. Sumitrâ, molto spaventata, pensò: “Questo è successo a causa della mia negligenza. Che cosa mi dirà adesso mio marito? Chissà come ne soffrirà! Non si deve mai far soffrire il marito!” Con questi pensieri nella mente, corse giù dalle altre due regine, e comunicò loro l’accaduto. Kauµalyâ e Kaikâ erano molto virtuose, e godevano di gran reputazione. Kaikâ aveva acquisito una vasta conoscenza nell’esecuzione dei riti sacrificali, e aveva imparato tutto circa l’uso delle armi. Fu proprio Kaikâ a insegnare a Râma e a Bharata l’arte del tiro con l’arco, quand’erano ancora in tenera età. Kaikâ era, quindi, molto virtuosa e possedeva grandi qualità. Ella disse a Sumitrâ: “Non preoccuparti. Mother Sai maggio-giugno 2006
Discorso 17-05-2002 Noi tre siamo uno, perciò condivideremo equamente il cibo benedetto.” Esiste oggi questo tipo d’unità? No! Potrete ben notare quanto fosse sacro l’amore, il senso d’unità e la totale assenza d’egoismo di quelle tre donne. Kaikâ versò metà del contenuto della sua tazza in quella di Sumitrâ. Anche Kauµalyâ fece lo stesso, dicendo: “Noi tre siamo uguali; anch’io te ne do metà.” Poi le tre regine con le loro tazze andarono da Vaµi¹ºa, s’inchinarono davanti alla Divinità sull’altare che presiedeva al sacrificio, e Vaµi¹ºa accordò loro il permesso di assumere il dolce benedetto. Le tre donne s’inchinarono, chiusero gli occhi e lo consumarono. Il dono dei figli I mesi trascorsero ed esse seppero di attendere un figlio, cosa che le rese molto felici. Sumitrâ, che aveva una gran fede, voleva mostrare la sua gratitudine alle altre due regine, e diede alla luce due bambini gemelli. Nonostante ella si prendesse la massima cura dei figlioletti, essi non dormivano né prendevano il latte; anzi, continuavano a piangere. Incapace di capirne il motivo, andò da Vaµi¹ºa e lo supplicò: “Maestro! Ti prego, dimmi perché soffrono così questi bambini. Manca loro forse la protezione divina? Ti prego, elargisci su di loro la tua grazia.” Vaµi¹ºa chiuse gli occhi e, con la divina visione interiore, vide il motivo di quell’insolito comportamento. “Madre! Lak¹ma²a è una parte di Râma, essendo nato dalla metà porzione di cibo consacrato di Kauµalyâ. atrughna, invece, è nato dalla metà porzione destinata a Kaikâ; perciò, atrughna è una parte di Bharata, e Lak¹ma²a è parte di Râma. Metti Lak¹ma²a nella culla vicino a Râma, e atrughna accanto a Bharata; vedrai che Mother Sai maggio-giugno 2006
dormiranno bene e non piangeranno più.” Ella seguì le istruzioni ricevute dal precettore, e i bambini, senza alcuna difficoltà, s’addormentarono serenamente. (Da quel momento stettero bene). Giocavano e sorridevano. Vedendo che erano contenti, Sumitrâ si sentì immensamente felice; andò, quindi, dalle altre due regine e disse loro: “Sorella maggiore (riferendosi a Kauµalyâ – N.d.T.) e sorella minore (rivolgendosi a Kaikâ – N.d.T.)! Grazie al vostro aiuto, ho ricevuto come dono questi due bambini, altrimenti come avrei potuto avere figli? Pertanto mio figlio Lak¹ma²a servirà Râma, e atrughna servirà Bharata. Questi bambini sono vostri, sono un vostro regalo, sono nati dal mio grembo per servire; io sono solo uno strumento. Oh, come sono fortunata di poter offrire al mondo tali creature che renderanno servizio!” Ella era molto felice, e offrì atrughna perché restasse al fianco di Bharata, e Lak¹ma²a affinché rimanesse vicino a Râma. Così fu: ovunque andasse Râma, Lak¹ma²a lo seguiva. Ovunque fosse Bharata, c’era anche atrughna. Essi passarono così tutta la loro vita. Non solo: ma persino Râma e Bharata non potevano vivere un solo istante senza i loro due fratelli. L’unità tra i fratelli Se Râma riceveva un dolce, non lo toccava finché non fosse arrivato anche Lak¹ma²a. Se la madre faceva grandi preparativi per il Suo compleanno, Râma non li accettava e non toccava nulla finché Lak¹ma²a non fosse stato presente. Anche per Bharata era lo stesso: non mangiava nulla se atrughna non era presente. Dopo il matrimonio, lo zio materno Kekeya, re del Kashmir, invitò Bharata nella sua casa. Egli invitò soltanto Bharata, non chiamò atrughna, e Bharata non disse al fratello di accompagnarlo; tuttavia, 33
Discorso 17-05-2002 atrughna andò con Bharata, e lo seguì come un’ombra. Quando Râma fu mandato in esilio nella foresta, Lak¹ma²a andò con Lui, nonostante Râma tentasse di convincerlo a rimanere: “La madre e il padre sono anziani, e soffrono molto perché devono separarsi da Me. Rimani almeno tu a casa per confortarli e consolarli.” Lak¹ma²a rispose: “Fratello, mia madre mi ha destinato al Tuo servizio. Tu segui i comandi di Tuo padre, ma io devo obbedire agli ordini di mia madre.” Considera la madre come Dio. Considera il padre come Dio. “Entrambi questi dettami sono regole importanti per noi.” Dicendo queste parole, Lak¹ma²a seguì Râma e non si lasciò influenzare da nient’altro. atrughna era uguale; le sue innumerevoli buone qualità non sono menzionate in nessuna parte del Râmâya²a, ma egli è colui che annienta i nemici. Infatti, ovunque ci fossero nemici di Râma o Bharata, egli non li lasciava in vita. atrughna, le cui virtù sono veramente incomparabili, seguì Bharata, e non portò con sé neppure sua moglie. Egli accompagnò Bharata e la moglie di quest’ultimo nella residenza dello zio materno. I quattro fratelli celebrarono i loro matrimoni a Mithilâ, e poi fecero ritorno ad Ayodhyâ. Daµaratha osservò: “Vedere gli occhi di questi quattro figli mi rende così felice; i loro occhi sono come gli otto pianeti”; si presentarono poi anche le loro rispettive mogli. “Anch’esse sono come gli otto pianeti. Sono proprio felice nel vedere questi sedici occhi. Io ho quattro figli, ma considero le mie nuore come le mie stesse figlie.” Poi il re aggiunse: “Oh, come sono fortunato! Le penitenze e le austerità ese34
guite mi hanno ricompensato con una gioia così grande. L’unione fra le mie figlie di Mithilâ e i miei figli di Ayodhyâ è frutto della grazia di Dio. Non incontrerò più nessun altro che abbia tali sacre virtù e qualità.” Le mogli devono obbedire agli ordini dei loro mariti. Sîtâ e Ûrmilâ (rispettivamente moglie di Râma e di Lak¹ma²a – N.d.T.) erano donne nobili e virtuose; e Mândavi e rutakîrti (rispettivamente mogli di Bharata e di atrughna – N.d.T.) lo erano altrettanto. Le ultime due erano le figlie del fratello minore del re Janaka, mentre la sua figlia maggiore era Sîtâ, e la sua seconda figlia era Ûrmilâ: esse furono date in moglie a Râma e Lak¹ma²a. Esse non contrastarono mai gli ordini dei loro mariti. Poiché le figlie, le nuore e le suocere erano donne nobili e virtuose, quella casa divenne una residenza ideale in cui vivere. Iniziazione al mantra Facendo un passo indietro, Viµvâmitra chiese al re che suo figlio, Râma, andasse con lui per proteggere il rito sacrificale; ottenne, quindi, il permesso di Vaµi¹ºa e disse a Râma di seguirlo. Nessuno, però, disse a Lak¹ma²a di accompagnarli, ma egli ricevette l’ordine di sua madre e partì quindi con Râma. Mentre camminavano lungo le sponde del fiume Sarayu, Viµvâmitra esclamò: “Cari figlioli, fra poco saremo arrivati all’âµram, e io vi inizierò a un mantra.” Tutto ciò fu solo il gioco di mâyâ (l’illusione). Pur sapendo che Râma era onnipresente e possedeva ogni potere, Viµvâmitra lo volle iniziare a un mantra. Persino i grandi saggi cadono in questo tipo di illusione. Perché lo fece? “Caro figlio! Non Ti sarà possibile toccare cibo né potrai dormire finché tutti i demoni intorno all’âµram non Mother Sai maggio-giugno 2006
Discorso 17-05-2002 saranno uccisi.” Così, per vincere la fame e il sonno, egli iniziò entrambi ai mantra “Bala-Atibala”. Bala vince il sonno, mentre Atibala vince la fame. Pertanto il saggio elargì loro il potere di essere liberi dalla fame, dalla sete, dal sonno e dal cibo per tutta la vita. Naturalmente, Lak¹ma²a seguì Râma. Il Disegno di Dio Oggi, in ogni casa ci sono figli, ma fra loro non esiste nessuna intima relazione. NELLA CASA DEL RE DAµARATHA, INVECE, I SUOI QUATTRO FIGLI VISSERO COME UN UNICO PR²A, UN UNICO PRINCIPIO VITALE; ESSI MANGIAVANO, GIOCAVANO, CANTAVANO INSIEME, E NON POTEVANO RIMANERE DIVISI NEPPURE PER UN MOMENTO.
SE UNO DEI QUATTRO DAVA IL MINIMO SEGNO DI SOFFERENZA, GLI ALTRI CONDIVIDEVANO CON LUI LA SUA PENA. Tutti seguivano Râma, e vivevano uniti nella stessa casa; così l’intera famiglia rappresentò un esempio ideale per tutti. Oggi, se nella casa c’è una moglie, ci sono dispiaceri intollerabili. Se ci sono due mogli, non c’è neanche bisogno di parlarne! Se ci sono tre mogli, tutto diventa un gran groviglio, e ci sono solo litigi e lotte. Nella casa di Daµaratha, invece, tutto ciò non esisteva. Avendo richiesto i due premi che le spettavano, voi potreste pensare che Kaikâ avesse voluto mandare Râma in esilio e avesse provocato gravi conflitti. Kaikâ, invece, si comportò in tal modo solo per permettere che i demoni venissero uccisi, obbedendo agli ordini di suo marito. “Râma deve uccidere i demoni; se non mi avvalgo dei due premi, andrò contro i comandi di mio marito, e non voglio che questo accada.” Così ella richiese i due premi. Molti pensano che Kaikâ fosse stata rovinata dall’influenza di Mantharâ; ma ella non prestò ascolto alle parole di Mantharâ. Mother Sai maggio-giugno 2006
Kaikâ era una donna virtuosa e casta, e aveva un nobile carattere. Ella riteneva che tutto fosse soltanto la Volontà di Dio. “Se Râma non viene mandato nella foresta, i demoni non potranno essere uccisi. Râva²a deve essere annientato.” Perciò, ella progettò l’intero piano e lo realizzò con determinazione; così, alla fine, i demoni furono distrutti. Kaikâ amava Râma ancor più di suo figlio Bharata. Suo figlio una volta le chiese: “Come può mia madre, che ha così grande affetto, avvalersi di quei due premi?” KAIKÂ GLI DISSE, CON LE MANI GIUNTE: “CARO FIGLIO, TUTTO È IL DISEGNO DI DIO, E IO HO DOVUTO COMPORTARMI SECONDO IL SUO PIANO. PERTANTO, OGNI COSA ACCADE PER VOLONTÀ DIVINA, MENTRE LA VOLONTÀ UMANA NON DARÀ MAI FRUTTI .” Per mano di chi morirà? I cittadini pregarono Daµaratha: “Râva²a è la causa di gravi difficoltà: bisogna quindi trovare una soluzione a questo problema.” Il re rispose: “Miei cari, mio figlio è giovane, ma sarà in grado di adempiere quest’incarico. Io non possiedo i poteri e le capacità; non ho neppure l’abilità di approfondire una situazione del genere.” Passò quindi la questione ai dotti e ai saggi, dicendo loro di svolgere le dovute indagini. Râva²a doveva morire, ma per mano di chi? Solo Brahmâ fu in grado di svelare il segreto. “Una volta, Râva²a Mi chiese di concedergli una grazia: fa’ in modo che io non sia ucciso dagli Dei, né dai Semidei, né dai fauni, né attraverso dei riti sacrificali.” Così concessi tale grazia a Râva²a, ovvero che non sarebbe morto per mano degli Dei, dei Semidei o dei demoni. Fui Io ad accordargli questo premio.” Râva²a, tuttavia, tralasciò di chiedere di non venire ucciso da un essere umano. Pertanto, Râva²a sarebbe morto per mano di 35
Discorso 17-05-2002 Râma, in forma umana. Râva²a pensava che gli umani fossero esseri insignificanti e, ritenendoli delle creature inferiori, si sentì impavido. BISOGNA, INVECE, ESSERE MOLTO VIGILI E ATTENTI ANCHE QUANDO SI CHIEDE UNA GRAZIA. Così Brahmâ esaudì il deside-
rio di Râva²a, ma, poiché egli tralasciò di chiedere di non morire per mano d’uomo, Dio non glielo concesse. In questo punto c’è nascosto questo segreto. Quando poi Râma era cresciuto, Daµaratha affermò che Egli avrebbe ucciso Râva²a.
L’origine di Hanuman Quando Hanuman arrivò a La¾kâ, La¾kinî1 disse: “È arrivata una scimmia; tempi duri saranno in serbo per la città di La¾kâ.” Quando Hanuman colpì La¾kinî con la mano, ella ebbe un capogiro e cadde. “Io, La¾kinî, non cado così facilmente; se io, la guardiana della porta principale, cado, significa che la città di La¾kâ andrà distrutta. Da oggi La¾kâ è in pericolo.” Facendo questi pensieri, La¾kinî si recò da Râva²a e lo informò dell’accaduto. Da dove proviene Hanuman? Dobbiamo prendere in considerazione anche questo fatto. Un’aquila afferrò la tazza contenente il cibo consacrato destinato a Sumitrâ, e volò via. Mentre Añjani Devî (la madre di Hanuman) era assorta in meditazione, l’aquila le posò davanti la tazza col cibo benedetto. Non Añjali (una popolare attrice indiana – N.d.T.), ma Añjani Devî. Ella mangiò quel cibo. Hanuman venne così concepito in lei; ciò significa che anche Hanuman è una parte di Râma, Lak¹ma²a, Bharata e atrughna. Infatti, Hanuman fu sempre vicino a Râma e prese parte alle Sue imprese. Siate esempi ideali Incarnazioni del Divino Amore! 36
Innumerevoli eventi straordinari sono descritti nel Râmâya²a, ma nessuno ha mai cercato e scoperto tutti i suoi segreti. Se prestate attenzione, vi renderete conto che non esiste neppure una parola in questo poema epico che sia priva di un profondo significato. Il Râmâya²a rappresenta un esempio ideale per tutti, per ogni famiglia, per i fratelli, per le sorelle, come pure per i genitori. Come ci si deve comportare? In che modo si deve portare rispetto? Il Râmâya²a insegna tutto ciò! NON SI DEVE OBIETTARE: “MA QUESTA È UN ’ERA MODERNA!” A NCHE SE È UN ’ERA MODERNA, SI DEVE SEGUIRE LA VERITÀ, MOSTRARE UMILTÀ E OBBEDIENZA, PERCHÉ SI DEVE RAPPRESENTARE UN IDEALE. Ogni essere umano è nato per essere d’esempio; non ha ottenuto una nascita umana solo per ornamento. Ognuno, secondo le sue capacità, deve mostrarsi ideale: tutti gli uomini hanno tale possibilità. In che modo una madre deve prendersi cura del proprio bambino? In che modo un figlio deve rispettare la madre? Come rispettare gli ospiti che vengono nella nostra casa? NOI TUTTI PROVENIAMO DA UN’UNICA FAMIGLIA; IL MONDO INTERO È UNA SOLA CASA, E L’UMANITÀ È UNA SOLA FAMIGLIA. NON DOVETE PERCIÒ FAR SORGERE IN VOI SENTIMENTI DI DIFFERENZIAZIONE E DIVISIONE. Nel nostro corpo ci sono molte membra: le mani lavorano, gli occhi vedono, le orecchie odono, e la bocca parla. Sebbene le funzioni siano differenti, tuttavia le varie parti del corpo insegnano l’unità. Gli uomini vivono in un paese come le membra dello stesso corpo. Neppure una lacrima Nel passato la gente conduceva una vita ideale. Quando una figlia si sposava, i genitori non piangevano, dicendo che la loro figlia andava in un’altra casa, ma affermaMother Sai maggio-giugno 2006
Discorso 17-05-2002 vano: “Nostra figlia deve andare a vivere in quella casa, perché là c’è del lavoro da svolgere, e deve quindi compiere il suo dovere.” Così, con gioia, mandavano la figlia a vivere presso la famiglia dello sposo. Oggi, invece, quella gioia non esiste più. Se i genitori mandano la figlia nella casa dei suoceri, anche se non piangono apertamente, si asciugano le lacrime dagli occhi; ma a quei tempi non si versava neppure una lacrima! Nâra significa “acqua”; Nayana significa “occhi”. L’acqua che proviene dagli occhi è chiamata “lacrima”; non devono esserci lacrime di dolore, ma solo lacrime di gioia. A quei tempi tutti conducevano una vita molto sacra, e compivano il loro dovere in modo esemplare! “Oh, quanto dolore provò Kauµalyâ quando suo figlio andò in esilio nella foresta!” I dotti e gli studiosi che commentarono la storia del Râmâya²a si affidarono ai loro ghiribizzi fantasiosi. In effetti, Kauµalyâ non pianse affatto! “Figlio! Fu proprio una gran fortuna per me averTi dato alla luce. RicordaTi che devi compiere il Tuo dovere; tutti lo devono compiere. Stai forse male al pensiero di andare nella foresta? Ayodhyâ, senza di Te, è una foresta per noi, mentre la foresta in cui Tu vivrai sarà Ayodhyâ per Te. Essere ad Ayodhyâ senza di Te, è come essere in esilio nella foresta.” La gente a quei tempi era solita mostrare tali sentimenti. Se approfondissimo i vari aspetti del Râmâya²a, scopriremmo che contiene molti risvolti sorprendenti. Avvenne poi un altro fatto interessante. Un giorno Daµaratha notò che Kauµalyâ non era nella sua camera, ma c’era Râma. Che cosa stava facendo? Râma era un bambino piccolo e si stava massaggiando i piedi. Il padre Lo vide e pensò: “Oh, poverino! Ha giocato e camminato così a lungo che ora Mother Sai maggio-giugno 2006
Gli fanno male i piedi; ci vuole qualcuno che Glieli massaggi.” Formulando questi pensieri, mandò un paio di servitori; ma a Râma non dolevano i piedi. Perché? Egli pensò: “È nella natura dei piedi essere massaggiati. Lo farò quindi Io stesso, perché non è bene che altri lo facciano per Me. Se altri Mi massaggiano i piedi, ne risulterà che Io sono il padrone e loro i servi; di fatto, in questo mondo tutti sono solo servitori.” Si afferma: “Tutti sono Uno. Sii equanime con tutti.” In realtà, tutti sono uguali. Con quel gesto, Râma volle rendere evidente tale uguaglianza ed equità. La natura, le caratteristiche e i segni che contraddistinguono un Avatâr sono davvero straordinari. Ieri vi ho parlato di lavanya, del controllo dei sensi. Daµaratha era in grado di tenere i suoi dieci sensi sotto controllo. Pertanto un figlio che possegga lavanya, nascerà a chi è in grado di controllare i suoi dieci sensi. Quando nasce un figlio come Râma, i sensi devono essere dominati. Il Râmâya²a insegna questi sottili e profondi significati. Nel Râmâya²a sembra che Kaikâ abbia dato ascolto alle parole di Mantharâ, e abbia inferto una grave punizione a Daµaratha. No, no, non è così! Kaikâ era la figlia del re di Kekaya, e aiutò Daµaratha nella guerra contro Indra, tanto che quando il mozzo uscì dalla ruota, ella vi mise il suo dito per dare stabilità alla ruota stessa. Come avrebbe potuto Kaikâ, così nobile e virtuosa, commettere un’azione così meschina? Avrebbe potuto far piangere un’altra madre? In effetti, Kauµalyâ le stava molto a cuore. Il fatto è che i tempi cambiano, e così anche le storie. Nessuna debolezza 37
Discorso 17-05-2002 Dio ha sempre la giusta determinazione, che è segno di un buon carattere. Ecco la ragione della Sua eterna giovinezza. Egli non invecchia mai, è sempre giovane. Avete mai visto K©¹²a vecchio? Egli non invecchiò mai, e fu generale dell’esercito all’età di 75 anni. Come poteva essere vecchio? No! No! Lo stesso vale anche per Râma, che rimase sempre giovane. In qualsiasi circostanza e a qualsiasi età, Egli fu sempre molto vigoroso e forte. NON SI DEVE PENSARE CHE L’ETÀ SIA IN RELAZIONE CON L’ETÀ DEL CORPO. ORA QUESTO CORPO HA 77 ANNI, MA IO NON HO ALCUNA DEBOLEZZA. (Applausi). Sono in grado di muoverMi e camminare speditamente. Tuttavia, se camminassi rapidamente, la gente la considererebbe una cosa strana; così non lo faccio. Se vedesse un bambino camminare con un bastone, o un uomo anziano giocare con dei giocattoli, la gente riderebbe; e lo farebbe anche se Io mi mettessi a correre. (Risate). Perciò Mi devo comportare adeguatamente, secondo l’età. Non ho alcun tipo di stanchezza o di debolezza, e non ne avrò neanche in futuro. (Applausi). Di qualsiasi Avatâr si tratti, nessuno vedrà mai in Lui i segni dell’età. Ho forse delle rughe sulla fronte? Se guardate i Miei occhi, essi sono vividi e brillano come luci. Anche gli altoparlanti possono avere dei difetti, ma le Mie orecchie odono molto bene. A quest’età la gente si fa operare di cataratta o d’altro, ma Io vedo bene a qualsiasi distanza. Grazie al gran coraggio, riesco con fermezza e con gioia a risolvere qualsiasi problema. Nessuno può immaginare la forza del Mio Corpo, e l’immenso potere di cui dispongo e che so usare; ma, se il potere è troppo, lo tengo sotto controllo. In che modo? 38
Sulla strada ci sono dei dossi per ridurre la velocità: in alcuni punti sono molto alti, in altri sono addirittura doppi. Allo stesso modo, Io riesco a ridurre e a controllare il potere con l’uso di “freni”, ma l’auto non ha nessun difetto o guasto, funziona bene e va sempre alla stessa velocità. ALLORA, QUANDO SI POTRANNO RICONOSCERE I CHIARI SEGNI DELLA DIVINITÀ? IN FUTURO NE VERRETE GRADUALMENTE A CONOSCENZA; NON SONO UNO CHE SI FA PUBBLICITÀ. Il Corpo è una Forma umana, e opera come quello di un essere umano, ma Dio è il Potere che tutto pervade. Il corpo è costituito dai cinque elementi, e un giorno o l’altro è destinato a perire. Colui che vi dimora è imperituro. Il Residente permanente non ha morte né nascita, non ha attaccamenti, norme o regolamenti. In verità, quel Residente è Dio stesso. Il corpo è perituro; ciò che nasce morirà. Per tutti, anche per Avatâr come Râma e K©¹²a, fu la stessa cosa; alla fine Râma lasciò il Corpo, anche K©¹²a lasciò il Suo Corpo; ma come se ne andarono? Chi non lo sa, afferma: “Morirono in guerra. Fra gli Yâdava2, a causa della maledizione che alcuni saggi lanciarono contro di loro, comparve un pestello di ferro, con cui gli Yâdava si uccisero l’un l’altro.” Ma non è così che morirono. In realtà, Râma andò al fiume Sarayu, s’immerse nella profondità delle acque e scomparve; e prima di Lui vi mandò Sîtâ. Anche K©¹²a si comportò in modo analogo. Egli si recò a Dvârakâ (la città che aveva fatto costruire sul mare – N.d.T.), e si sedette sotto un albero. Uddhava Lo vide, ma un istante dopo K©¹²a scomparve. Questi non sono Corpi che qualcuno possa afMother Sai maggio-giugno 2006
Discorso 17-05-2002 ferrare. Dovete acquisire il potere necessario per riconoscere la Divinità; attraverso tale potere, potrete capire il Divino. Swami si muove con grazia Incarnazioni del Divino Amore! IO MI MUOVO IN MEZZO A VOI, MANGIO CON VOI, GIOCO E CANTO CON VOI, E QUINDI VOI PENSATE CHE “QUESTO” È UN ESSERE UMANO. È UNA GRAVE IGNORANZA CONSIDERARLO UN COMUNE ESSERE UMANO . U NA SIMILE IGNORANZA VI IMPEDIRÀ DI CONSEGUIRE LA
SAGGEZZA. Io non avrò mai nessun tipo di debolezza. A volte, alcune donne dicono: “Sembra che Swami soffra di male alle gambe; cammina in quel modo…” Io non ho proprio nessun male alle gambe, Mi muovo e cammino beato; ma vi confiderò che c’è un motivo. Guardate la Mia veste: essa arriva giù, fino alle caviglie. Quando si cammina, se c’è della stoffa intorno ai piedi, non si riesce a vedere bene; quando devo mettere il piede in avanti per fare un passo, il tessuto è d’ostacolo. Se cercate di capire questi motivi, allora non vi chiederete più come mai Swami non cammini speditamente. La veste è fatta in
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questo modo, e quando metto il piede in avanti, il tessuto ostacola il passo. Quindi, anche il Mio modo di camminare è diventata una caratteristica. Il modo di camminare di Swami è gentile. (Applausi). È un incedere morbido e aggraziato; non è brusco o goffo. Non c’è sgarbatezza in Me. Io sono gentilezza e dolcezza. (Applausi). Dovete, quindi, cercare in tutti i modi di riconoscere la Divinità del Râmâya²a. Ci sono, tuttavia, ancora molti segreti che non sono stati riportati, ma che in futuro vi racconterò, eliminando così i vostri dubbi. Siete pronti a cantare, bambini? (Baba conclude il Discorso con il bhajan: Râma Koda²¬a Râma...) Brindavan, Whitefield, 17 maggio 2002, Corso Estivo (Tratto dal sito internet del Consiglio Centrale Sathya Sai d’Italia) 1. La¾kinî: Dea tutelare di La¾kâ. 2. Yâdava: discendenti della stirpe di Yadu, un antico re loro antenato; anche K©¹²a apparteneva a questa linea di discendenza.
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Diamo inizio, in questo numero, alla “Storia di Sundaram”, la “Praµânti Nilayam di Chennai. Vi ritroveremo avvincenti aneddoti, salti nel passato della vita di Swami e interessanti notizie.
Zoom
Sundaram: una Praµânti Nilayam a Chennai “Dopo la nascita dei miei gemelli, non sono tornata subito a casa, ma ho voluto andare da Swami per ottenere una benedizione per la nostra nuova famiglia. Quindi, con mio marito e i bambini, siamo andati a Sundaram, perché sentivamo che in quel luogo c’è sempre la presenza di Swami. Invece di andare a Puttaparthi, potevamo sedere e parlare con Swami a Sundaram e ricevere le Sue benedizioni. Sebbene il medico ci avesse raccomandato di non portare i bambini in giro, noi abbiamo voluto portarli a Sundaram, perché sentivamo che era il luogo più sacro che i nostri figli appena nati avessero potuto visitare prima di andare a casa.” Questo è ciò che ci ha detto la Signora Mona Duseja con un sorriso beato sul viso, abitante da dieci anni a Chennai, e ardente devota di Baba. Sì, Sundaram, la magnifica dimora del Bhagavân rî Sathya Sai Baba nella città di Chennai, capitale del Tamil Nadu, India, è veramente, per milioni di devoti Sai, una “Praµânti Nilayam” lontano da Praµânti Nilayam. “Sundaram ci riempie di pace e di forza”, dice un altro devoto. “Da quando ho cominciato a venire a Sundaram, la mia vita è completamente cambiata! Questo luogo è un’università, un tempio, un centro di riabilitazione: qualsiasi cosa! Dal momento che ti trovi all’interno di Sundaram, evolvi e dimentichi tutto! Sei nella beatitudine più grande! Ti senti così tonificato e pieno di nuova forza!” Questa è l’esperienza fatta da chiunque abbia messo piede nel sacro confine della venerata dimora del Signore Sai a Chennai. Ogni giovedì e ogni domenica, migliaia di persone si affollano in questo paradiso e se hai l’occasione di osservare i loro volti dopo la sessione bhajan della sera, prima di partire, vedrai volti rossi di emozione, raggianti di un raro tipo di serenità e gioia... come se avessero avuto un’udienza con il loro Signore, come se tutte le loro tribolazioni e problemi si fossero sciolti nel nulla, come rinvigoriti e rivitalizzati dal Potere Divino, toccati dalla Sua presenza! Perché Sundaram è speciale? Sundaram, questo magnifico edificio che letteralmente significa “Divina bellezza”, è veramente speciale. Ma che cos’è che lo rende tanto speciale? Dagli abitanti dei bassifondi agli affermati giudici della Corte di Madras, dai venditori ambulanti agli industriali più in vista, tutti, a Sundaram, si mettono in fila per la sessione domenicale dei bhajan. Perché i devoti di Sai della Malesia, di Singapore, della Tailandia, dell’Australia ecc. si fermano a Sundaram mentre percorrono la strada per arrivare a Puttaparthi? Perché questo luogo è spesso indicato come “il paradiso di Chennai”, oppure come “un raggio di luce” sia dagli operatori sociali sia dagli statisti e perfino dagli agnostici? È per svelare e rivelare la gloria di Sundaram ai lettori e anche, cosa ugualmente importante, celebrare il compimento di 25 anni della sua esistenza, che apriamo con
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questa storia. Sundaram è speciale semplicemente perché è una parte indelebile della gloriosa Missione di Sai. Non solo ha ospitato il Signore ogniqualvolta Egli abbia visitato la città, ma ha anche provveduto, negli ultimi 25 anni, alla cura e al benessere di milioni di cuori tribolati e menti straziate. Sono avvenuti molti miracoli a Sundaram. Le menti sono state forgiate e la presenza del Signore si è sentita in ogni istante. Vi racconteremo alcune storie su ciò e molto di più se ci accompagnerete in questo viaggio spirituale per sperimentare il sublime splendore di questo luogo. Cominciamo dunque dall’inizio: com’è accaduto tutto ciò?
La storia di Sundaram
Non molti sanno che l’approccio fisico di Swami con Chennai risale a più di 6 decadi fa! Swami andò a Chennai, allora conosciuta come Madras, nel 1945, quando era solamente un ragazzo molto carismatico di diciannove anni. Da allora, Egli ha benedetto questa città con innumerevoli visite, restando a soggiornare alcune volte per mesi, come nel 1950 quando rimase da gennaio a marzo, oppure nel 1954, quando rimase da gennaio ad aprile. Tra il 1945 e il 1997, Swami ha benedetto Chennai con più di 65 visite, toccando la vita di migliaia di persone e dando la possibilità di essere l’Ospite di numerosi ardenti devoti come il signor Hanumantha Rao, il râja di Ve¾kaºagiri e il signor Venkatamuni, nella cui abitazione Baba risiedette nel 1950. Infatti, Chennai divenne il Suo quartier generale mentre visitava altri Paesi. Sia che fosse diretto a H©¹ikeµa e a Hardwar come nel luglio del 1957, oppure a Tirupati nel marzo del 1960, oppure a Badrinath nel giugno del 1961, Chennai era sempre la stazione di partenza e d’arrivo. Perfino il primo Congresso Nazionale dell’Organizzazione Sai fu tenuto a Chennai il 20 e 21 aprile 1967. Mentre avveniva tutto questo, Swami inaugurava, nel 1968, il “Satyadîp”, Sua dimora a Mumbai, e a questo seguì l’inaugurazione di “ivam” a Hyderabad nell’aprile del 1973. Il desiderio dei devoti per “Sundaram” I devoti del Tamil Nadu desideravano la benedizione di Swami per completare la trilogia (Satyam, ivam, Sundaram, titolo della biografia di Baba - N.d.T.), e avere “Sundaram” a Chennai. Questo fervido desiderio di costruire la casa del loro Signore fu sentito ancor prima dell’inaugurazione di “ivam”. Nel 1970 si rese disponibile un luogo con sei piccoli terreni, ma i devoti pensarono che non fosse sufficientemente grande per costruire un’imponente struttura. Nel 1971, per Disegno Divino, altri sei terreni adiacenti e una costruzione divennero parte del luogo chiamato “Sundaram”, ma ancora non era iniziata alcuna costruzione. Gli anni passarono. Sebbene le indicazioni di Swami fossero chiare sul fatto che Sundaram avrebbe preso vita, nessuno sapeva quando ciò sarebbe accaduto. Nel 1976, durante la Scuola Estiva a Ûti, allorché Baba materializzò un medaglione con tutti i futuri Centri Sai, i devoti poterono identificare il puntino indicante Chennai! La loro gioia era mescolata a tristezza. Gioia perché erano certi che tutto sarebbe avvenuto, tristezza perché non sapevano quando! L’impazienza dei devoti sviluppò il meglio di loro stessi e così, nell’aprile del 1976, cominciarono a restaurare un edificio esistente e lo battezzarono, con tanto di cerimonia Mother Sai maggio-giugno 2006
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di apertura, “G©hapraveµam”. Esso divenne il centro del lavoro fatto dall’Organizzazione, ma non era ancora la dimora di Swami durante le Sue visite. Con gentile ironia, Baba aveva sottolineato: “Questo non è Sundaram!” Ma in seguito Egli ha cominciato a discuterne....
Nasce Sundaram Coloro che furono tanto fortunati da esser presenti in quei giorni sanno quanto fosse completo ed esauriente il coinvolgimento di Swami nel progetto e nella costruzione del nuovo edificio. Come ci hanno detto gli “anziani”, “Swami ha forgiato Sundaram mattone su mattone. Egli, infatti, era l’architetto, l’ingegnere e il costruttore. Ogni dettaglio, si trattasse di una porta, degli imponenti disegni architettonici, degli affreschi, della statua di iva-Pârvatî all’entrata, del balcone a forma di loto per il darµan o perfino del cancello d’entrata e della sala per gli ospiti, era del tutto conforme a ciò che Egli disegnava!” E Sundaram, in perfetto accordo con il suo nome, fiorì in bellezza e splendore! Come poteva non esser così, con le benedizioni e le amorevoli costanti cure dell’amato Signore? L’alba del giorno tanto atteso arrivò. Il 18 gennaio 1981, fu eseguita la Kalaµa Pûjâ (adorazione preliminare prima dell’inaugurazione). Inaugurazione di Sundaram La mattina del 19 gennaio 1981, ci fu un maestoso benvenuto a Swami. I devoti erano radunati sul luogo fin dall’alba e Sundaram era già tutta decorata per l’occasione. Bhagavân Baba consacrò Sundaram come Suo mandir che, in quel giorno glorioso, diventò la Sua Dimora. Fu un giorno memorabile nella storia di Chennai e i devoti di Sai lo celebrarono nel modo più sfarzoso. Furono distribuiti dolci e vestiti, tutti gli operai erano belli d’aspetto e felici e vi era gioia ovunque. Nel 55° anno del Suo avvento, i 55 piedi (18 m. circa) di Sundaram offrivano il loro tributo al Signore con gratitudine e riverenza. I raggi divini che Sundaram emanava attrassero, fin da allora, una moltitudine di ricercatori spirituali a questa santa dimora. Se dovessi descrivere Sundaram in una sola frase direi: “ Bellezza Sublime.” (continua) (Tratto dal sito web dello rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam)
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Qui e ora
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Report
L’Incontro Annuale dello Sport e della Cultura delle istituzioni educative rî Sathya Sai è ogni anno un evento assai atteso. I devoti e i genitori degli studenti affollano Praµânti Nilayam alcuni giorni prima di questa festa di gala chiamata a Praµânti “the Annual Sports and Cultural Festival”. Essa ha dato un senso maggiore alle molte feste che costellano il calendario di Praµânti, in quanto è realizzata dagli studenti di Praµânti Nilayam, di Brindavan e Anantapur sotto la divina guida del Magnifico Rettore, Bhagavân rî Sathya Sai Baba. Come negli anni passati, anche quest’anno l’evento ha avuto tutta la ricchezza della qualità, del colore, dell’esuberanza, dell’entusiasmo, del valore, del coraggio, dell’equilibrio e del talento. Essendo il venticinquesimo anno dalla fondazione dell’Istituto (l’Università rî Sathya Sai), gli studenti e il personale hanno dato un caldo benvenuto a tutti i presenti nello stadio Hill View. Baba è arrivato, alle 8 del mattino, vestito di una sgargiante veste gialla. “Il tempo di essere felici è ora; il posto per essere felici è qui”1 è stato l’annuncio fatto attraverso il “Public Address” (il sistema di comunicazione pubblica). In effetti, con Sai Baba tra noi, non può esserci un momento più felice. Bardata di rosso, Sai Gita, l’elefantessa cara a Baba, ha aperto la processione entrando nello stadio, seguita da un gruppo di scorta che comprendeva studenti in motocicletta, al suono della banda del campus di Anantapur. In mezzo allo stadio, la banda degli ottoni del campus di Praµânti Nilayam suonava alla grande, mentre un gruppo di ballerini “Lions” accoglieva Bhagavân. Egli è stato ricevuto sul palco dai rettori e dai presidi dei tre campus. Alle 8.10 Swami ha acceso la lampada cerimoniale dando inizio alla celebrazione. Quattro bambini delle elementari sono saliti sul palco per offrirGli i loro omaggi. La sfilata è cominciata con gli studenti della Scuola Elementare rî Sathya Sai in tenuta di gala che marciavano allegramente al ritmo della banda di ottoni del campus di Praµânti Nilayam. Essi erano seguiti dalla sezione femminile della Scuola Elementare. È stato poi il turno delle studentesse del campus di Anantapur e di quelle dello rî Sathya Sai Junior College sempre di Anantapur. Numerosi altri gruppi delle varie scuole di Baba marciavano a seguire. Una squadra speciale ha portato la bandiera dell’Istituto affinché venisse issata da Swami. Il capitano della squadra dell’Istituto ha poi letto a voce alta il giuramento che è stato ripetuto da tutti gli studenti; una parte di questo è stata riportata qui di seguito: “Noi, figli di Sai, prenderemo parte all’incontro sportivo con vero spirito di lealtà rispettando e tenendo fede alle regole che lo governano per la gloria dello sport, della nazione e della nostra amata Madre Sai.” Bhagavân ha acceso la fiaccola e ha liberato piccioni e palloncini a sottolineare il felice avvenimento, mentre, in sottofondo, veniva eseguito un canto che recita: “Fiamma di verità, fiamma di gioia, fiamma di pace…” Nel contempo, coppie di studenti portavano la fiaccola alla mascotte dell’incontro di quest’anno, il Pavone, che ha acceso il braciere sulla cima della collina di Hanuman. “L’Educazione sta costruendo gli uomini; gli studenti di Sai sono nella società e per la società, ma non della società.” Con queste parole, è stata presentata dagli studenti di
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Praµânti Nilayam una straordinaria serie di esercizi. Una torre girevole con le parole “Purezza, Pazienza e Perseveranza” appariva sullo sfondo costituendo il tema della loro rappresentazione; grandi figure sui trampoli, simboleggianti i diversi aspetti della società, aggiungevano colore. A seguire, una miscellanea di balli e arti marziali. I “Praµânti Lions” hanno mostrato il loro coraggio e la loro determinazione in audaci acrobazie esteticamente molto piacevoli. La “Danza del Leone”, famosa in Cina e in estremo oriente, è stata eseguita con destrezza. Ciò che richiede mesi per essere appreso, è stato padroneggiato da questi studenti in pochi giorni. Danzando con ritmo brioso, i “Praµânti Lions” hanno offerto i loro omaggi a Baba. Quindi, è stato eseguito alla perfezione un percorso mozzafiato tra pali. Dopo aver reso nuovamente omaggio a Baba, i “Praµânti Lions” hanno lasciato il campo. Il centro dell’attenzione si è poi spostato su due ruote giganti, del peso di due tonnellate ciascuna, dalla cui sommità gli studenti che eseguivano l’esercizio hanno salutato Baba. Sono state eseguite, con abilità, la verticale sulla testa, il padmâsana e il cakrâsana. Gli studenti hanno poi eseguito alcuni brillanti esercizi acrobatici con gli anelli, con le ruote e compiendo il salto del fuoco. Suonare con grande destrezza i tamburi e scambiarsi gli strumenti senza perdere un colpo è stata l’esecuzione successiva. Quando il gioco si fa arduo, solo chi è deciso prosegue. Alcuni studenti si sono arrampicati su dei pali di legno lisci e scivolosi e hanno eseguito varie âsana (posture dello yoga). Questi indomiti guerrieri, il cui nome è “Delta Force Warriors”, si muovevano ritmicamente. L’esecuzione a seguire era una dimostrazione di posizioni yoga con la iva TⲬava (la danza cosmica di iva) sullo sfondo, dopodiché c’è stata una piacevolissima miscellanea di esercizi come sparare a dei palloni in aria, stare in equilibrio su ruote in movimento, fare canestro superando ostacoli a ogni passo e costruire piramidi umane. Alla fine della rappresentazione, il personale del campus di Praµânti Nilayam ha marciato con le bandiere, mentre gli studenti portavano splendidi ritratti di Swami e gli strumenti usati durante gli esercizi per renderGli sentitamente omaggio. L’ultimo programma della sessione mattutina è stato presentato dalle studentesse del campus dell’Istituto di Anantapur. Il tema della loro rappresentazione era “L’Unità delle Religioni”. “Le religioni sono molte, ma lo scopo è uno. Gli abiti sono molti, ma il filato è uno. I gioielli sono molti, ma l’oro è uno. Le mucche sono molte, ma il latte è uno. Gli esseri sono molti, ma il respiro vitale è uno. Le stelle sono molte, ma il cielo è uno. Le caste sono molte, ma l’umanità è una.” “Muoviamoci tutti insieme e cresciamo tutti insieme; stiamo uniti e miglioriamo in intelligenza insieme, vivendo in amicizia e armonia.” C’è quindi stato un vivace spettacolo di ginnasti. Su di una pedana posta sopra a delle jeep, le studentesse hanno eseguito degli esercizi acrobatici come il sarvâ¾gâsana e la figura del loto. Gli studenti si sono seduti alle estremità di un palo eseguendo dei cakrâsana, mentre uno di essi rappresentava un pesce volante in cima al palo. Ruota di carro, verticale sulla testa, formazione ad albero di Natale, dhanurâsana e rotazione su di un bastone sono alcune delle prodezze eseguite con abilità, perizia ed equilibrio dalle studentesse di Anantapur. Studenti e studentesse, per eseguire tali numeri, devono avere, a tutti gli effetti, nervi d’acciaio e muscoli di ferro. Senza dubbio il loro amore per Baba e la Sua grazia hanno reso possibili tali fantastiche prodezze. Il successivo spettacolo è stato offerto da alcuni marciatori con bandiere di vari colori, la
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cui ultima figura è stata una danza di esercizi ritmici con i cerchi. Le studentesse, con enormi e bellissime farfalle applicate sul corpo, hanno eseguito una danza con movimenti ondulatori. “L’Unità conduce alla Purezza e la Purezza alla Divinità” era il loro motto. Tutti gli studenti si sono poi riuniti per porgere i loro omaggi a Bhagavân, chiudendo così il programma di questo memorabile mattino. Nel pomeriggio, Baba è arrivato allo stadio alle 16. Gli studenti della Scuola Elementare Gli hanno riservato un benvenuto unico: mentre la Sua automobile si avvicinava al palco, alcuni studenti, stretti l’uno all’altro, hanno camminato davanti all’auto in varie pose da contorsionisti. Dopo che Swami ha raggiunto il palco, i bambini piccoli Gli hanno offerto dei bouquet di fiori. Il primo numero della loro esecuzione è stata una danza eseguita dalle bambine delle elementari, che hanno dato il benvenuto a Baba con il canto “Praµânti vâsa svagatam, puttaparthi purîµa svagatam, svagatam, susvagatam”. All’improvviso, orde dell’esercito di Vânara, armate di mazze, sono uscite da alcune conchiglie e hanno invaso l’area, eseguendo poi una danza vivace e aprendo rotoli di fotografie di Baba, intendendo con ciò manifestare che Lo portano nel profondo del cuore. Il culmine è stato l’ingresso di Râma e Lak¹ma²a in mezzo alle orde di Vânara. Gli studenti hanno fatto splendida mostra di abilità ed equilibrio con la loro esecuzione ginnica. Denominandosi “Ruote di Sai”, tre studenti hanno rotolato sul terreno rincorrendosi e dando l’impressione di esser veramente delle ruote. Anch’essi hanno offerto i pra²am a Bhagavân ponendosi mirabilmente in equilibrio l’uno sull’altro. C’è stato un tripudio di colori quando gli studenti, vestiti di giallo, hanno danzato con delle lampade di fronte a loro; poi altri hanno eseguito una briosa danza vestiti di costumi dagli sgargianti colori argento e blu. Un gruppo di pattinatori a rotelle ha poi eseguito delle straordinarie acrobazie come saltare uno sull’altro e superare ostacoli con i pattini. L’incredibile abilità degli studenti ha lasciato gli spettatori sbalorditi. Anche gli studenti della Scuola Elementare, come anche i più grandi, hanno fatto cose incredibili sui pali scivolosi; essi hanno eseguito splendidi esercizi rimanendo in precario equilibrio sul ventre in cima al palo, stando in equilibrio sulla testa e scivolando nella stessa direzione. L’esercizio di tenersi aggrappati al palo con le gambe, sventolando una bandiera, ha ottenuto ripetuti applausi. Il numero seguente è stato una danza dei più piccoli con brillanti costumi gialli e grandi fiori applicati sul corpo. Le esecuzioni si sono susseguite una dietro l’altra come una cascata. Il successivo è stato un esercizio di equilibrio sulle funi. Verticali sulla testa e capriole sulle funi sono stati alcuni dei numeri degli studenti; è stato formato un cerchio umano e i ragazzi hanno preso a saltarvi attraverso. L’ultimo numero è stato eseguito dalle bambine della Scuola Elementare che hanno danzato vestite da angeli e da nuvole; la loro esecuzione mozzafiato è finita con una formazione di tutti gli studenti che si sono umilmente chinati di fronte a Baba. Un commovente canto veniva eseguito in sottofondo: “Siamo venuti tutti per cantare. Noi Ti amiamo, caro Sai, e, avendo trovato un Dio così amorevole, dobbiamo solo crescere e risplendere.” Dopo di loro si sono esibiti gli studenti dello “rî Sathya Sai Dînajanoddhâra²a Patâkam”. Questo particolare progetto è stato avviato da Bhagavân, essendo Egli il Rifugio (dhâra²a) dei derelitti (dîna). Egli ha dato loro cibo, abiti e rifugio e ha depositato in banca 100.000 rupie (1 lakh) per ognuno. Essi vengono istruiti anche nell’uso del Mother Sai maggio-giugno 2006
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computer. La loro esecuzione era denominata “Cadarang”, una forma di combattimento in cui non c’è eliminazione dell’avversario: si vince senza uccisione. Ha fatto seguito una battaglia tra soldati neri, simbolo d’egoismo, la cui sola meta è l’annientamento, e soldati bianchi. La discriminazione è migliore del coraggio. “Perdona e dimentica” è la parola d’ordine. Alla fine il re bianco perdona il re nero, ed è pace. In sottofondo, veniva eseguito il canto “L’amore è Dio, l’amore è vita, l’amore è tutto”. Uno dei residenti dell’âµram ha poi descritto le penose condizioni in cui si trovavano alcuni di loro prima di giungere sotto l’amorevole protezione di Bhagavân, che li ha presi nel Suo ovile e ha fornito loro tutto il necessario per vivere. Egli ha portato anche degli esempi di come alcuni residenti siano completamente guariti dalla tubercolosi e dal cancro; essi possono ora leggere, scrivere e cantare i bhajan. L’ultimo gruppo a esibirsi veniva da Brindavan. I segni distintivi del loro programma sono stati la forza e il coraggio, la bellezza e la grazia. Il primo numero è stato la “Danza del Dragone”. “Tonifica il corpo per realizzare lo scopo della vita”; il dragone che cerca la perla è simbolo dell’umanità che cerca instancabilmente la perfezione nella vita. La danza richiede lavoro di gruppo, agilità e forza di braccia; roteando il dragone per tutta l’arena, essi hanno eseguito la danza alla perfezione suscitando ripetuti applausi. La rappresentazione successiva è stata una miscellanea di diversi tipi di arti marziali, come kalarippayattu, karate, lotta con i bastoni e con le mazze. Il kalarippayattu, arte marziale dello Stato del Kerala, è connotato dall’abilità nella scherma; l’artista necessita di agilità e forza. Secondo la leggenda, quest’arte marziale fu portata sulla terra da Paraµurâma. Dopo aver porto i pra²am a Dio, gli studenti hanno compiuto con eleganza vari kata (serie di mosse e figure tipiche delle arti marziali), per evidenziare come il karate aiuti a eliminare le debolezze e le indecisioni della mente. Ci sono poi state esibizioni di combattimento con bastoni, con spade scintillanti e con mazze. Esse hanno voluto mettere in luce come la mente e il corpo reagiscano all’unisono e istintivamente per affrontare l’avversario. C’è stata poi una splendida dimostrazione di abilità nel “nunchaku” (arma orientale composta da due bastoncini collegati da una catenella) a occhi bendati; era un vero spettacolo vedere l’agilità degli esecutori! La chiave del successo nelle arti marziali si trova nell’interpretazione del pensiero dell’avversario. L’ultimo numero della loro esibizione è stata una dimostrazione di pura forza: i ragazzi saltavano attraverso dei cerchi, superavano ostacoli umani e rompevano vasi con micidiale potenza. A coronamento di tutto, gli studenti hanno spezzato dei mattoni roventi con le mani. La performance degli studenti del campus di Brindavan è terminata con l’adunata finale e il reverente inchino a Bhagavân. Dopo l’ârati, Baba ha lasciato lo stadio alle 18.30. Ha avuto così termine un memorabile e straordinario incontro di Sport e Cultura a Praµânti Nilayam. (Tratto dal testo pubblicato dallo “rî Sathya Sai Books and Publications Trust ” di Praµânti Nilayam). Nota: 1. L’annuncio trasmesso pubblicamente richiamava la celebre frase latina “hic et nunc” (qui e ora), che significa concentrare la vita, e tutte le azioni che ne derivano, nel “presente”, vivendolo in pienezza, a maggior ragione nella fattispecie, in cui ci si trovava in un luogo sacro e alla Divina Presenza di Sai Baba. 46
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