Mother Sai 1 2006

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Sommario

03 11 17 21 24 25 31 32 37 39 44 49 50

Discorso Divino 23 Discorso Divino 07 Amore in Azione Discorso Divino 08 Sotto la Veranda Discorso Divino 09 A Lume di Candela Discorso Divino 10 Zoom Discorso Divino 11 News Favole e Poesie Festività

11 ‘05 10 ‘05

La Divinità innata.... L’Abitante Interiore è Dio stesso. “Un bellissimo (Putta)party”

10 ‘05

Realizzare la Divinità con coraggio... Cittadini del mondo.

10 ‘05

La purezza di cuore è ... Tutto è Dio.

10 ‘05

Senza “Educare”L’educazione è...

10 ‘05

La Visione del Divino,.

Del mangiar carne. Celebrazioni di.... Rendimi sereno,Signore.

MOTHER SAI PUBLICATIONS Sathya Sai Books and Publications of Italy Tutti i diritti sono riservati Anno XVIII n.1 (107) gennaio-febbraio 2006 Direttore responsabile: Giorgio Piccaia sede:Viale Duca d’Aosta n.15 - 21052 Busto Arsizio periodico bimestrale-autorizz. tribun.di Busto Arsizio N. 08/01 del 04/07/2001

Copyright: Sri Sathya Sai Books and Publications Trust, Prasanthi Nilayam, India. 2

Mother Sai gennaio - febbraio 2005

Discorso 23-11-2005

La Divinità innata, mezzo inalienabile per ottenere la Pace “In mancanza di Verità, Rettitudine, Amore e Pace il valore di tutta la vostra educazione è zero; in mancanza di Verità, Rettitudine, Amore e Pace la santità di tutti i vostri atti di carità è zero; in mancanza di Verità, Rettitudine, Amore e Pace l’utilità delle posizioni di potere occupate è zero; in mancanza di Verità, Rettitudine, Amore e Pace il risultato di tutte le vostre buone azioni è zero.” Incarnazioni dell’Amore! La nascita umana ha lo scopo di ottenere la pace e non di occupare posizioni di autorità. Si può avere ogni tipo di ricchezza e comodità, ma, senza la pace, la vita stessa non ha significato. In questo mondo ci sono molte persone benestanti altamente istruite che occupano posizioni autorevoli, ma in che modo la società ne trae giovamento? Esse non hanno tempo né propensione ad asciugare le lacrime dell’umanità sofferente. COME POSSIAMO AIUTARE I POVERI E GLI OPPRESSI ? QUESTA DOVREBBE ESSERE LA PREOCCUPAZIONE DI CHI È AL POTERE, MA NESSUNO SEMBRA PENSARLA COSÌ. In nome del lavoro sociale (social work), le persone indulgono, al presente, nel “lavoro teatrale” (show-work)! Esse cacciano via i mendicanti che si presentano alla loro porta implorando la carità. L’uomo dovrebbe impegnarsi in atti caritatevoli al fine di sperimentare la pace.

Il profondo significato del termine mânava

In primo luogo dovreste comprendere le implicazioni del termine mânava (essere umano). Qual è lo scopo di un essere umano? È quello di adoperarsi per soddisfare i propri desideri? È quello di condurre la vita in senso materiale? È quello di godere dei piaceri dei sensi? La vita umana è un miscuglio di gioia e dolore: non è possibile sperimentare l’una escludendo l’altro. Come potete pretendere di ottenere felicità e pace se non siete pronti ad aiutare gli altri esseri umani? Tutti devono affrontare gli alti e bassi della vita, ma essi sono come nuvole passeggere. LE DIFFICOLTÀ FANNO PARTE DELLA VITA, NESSUNO PUÒ EVITARLE; PER TALE RAGIONE BISOGNA TRATTARE LA GIOIA E IL DOLORE CON EQUANIMITÀ.

C’È PIACERE NEL DOLORE E VICEVERSA. NON BISOGNA LASCIARSI ESALTARE DAL PIACERE NÉ DEPRIMERE DAL DOLORE; DOBBIAMO SVILUPPARE LO SPIRITO DI EQUANIMITÀ AL FINE DI NELLA VITA . Samatva (l’equanimità) è davvero essenziale per il progresso di samâja (la società).

PROGREDIRE

Sukhadu­khe samek©tva lâbhâlâbhau jayâjayau Si deve mantenere l’equilibrio nella gioia e nel dolore, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta. Nonostante goda di tutte le comodità e i piaceri, l’uomo è però incapace di soppor-

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Discorso 23-11-2005 tare anche una piccola difficoltà; è distur- tuale per sperimentare la nostra innata Dibato e angosciato dal minimo problema. Che vinità. Se manchiamo di visione spirituale, cosa risponde una persona benestante se non meritiamo di esser definiti esseri umale chiedete se è contenta? Dirà: “Signore, ni. In effetti, ciò equivale a tradire Dio. Egli io non ho bisogno di denaro, i miei figli sono non si aspetta che Lo adoriate: si aspetta ben sistemati, la casa è ben arredata con che conduciate una vita ideale e significatiogni tipo di comodità e cose utili. Nella vita va. ho tutto, meno la pace della mente.” L’insegnamento impartito a Nârada Il segreto per raggiungere la pace Una volta il Saggio Nârada chiese al Simentale gnore Vi¹²u quale fosse la via regale per Come si può ottenere la pace mentale? l’immortalità ed Egli rispose: “Bisogna Questo è possibile solo realizzando la Di- comprendere che Io sono presente in tutti vinità innata. PERCHÉ NON SIAMO CAPACI DI gli esseri.” La scintilla della Divinità è preSPERIMENTARE LA PACE? DOV’È L’ERRORE? sente in tutti. L’uomo non è un semplice NOI CONTINUIAMO A CHIEDERE AGLI ALTRI: mortale: egli è essenzialmente divino. Jîva “CHI SEI TU?” TUTTAVIA, NON FACCIAMO (l’anima individuale) e Deva (Dio) coesiALCUN TENTATIVO PER CHIEDERE A NOI STESstono; il primo è negativo e l’altro è positiSI: “CHI SONO IO?” QUI STA L’ERRORE. UNA vo. Il Signore Vi¹²u disse a Nârada: “Io VOLTA COMPRESO CHI SIAMO VERAMENTE, devo assumere la forma umana al fine di SAREMO LIBERI PER SEMPRE DALLE SOFFERENmuoverMi tra gli uomini e proteggere il ZE E DALLE DIFFICOLTÀ. QUINDI, PRIMA DI mondo. Sono presente in tutti nella forma TUTTO, DOVREMMO SFORZARCI DI COMPRENdell’Âtma. Quando l’uomo contempla coDERE LA NOSTRA VERA IDENTITÀ. A che serstantemente il Principio dell’Âtma, Io Mi ve sapere tutto senza essere consapevoli manifesto.” del Sé? Non è un’attività inutile spargere Egli è presente in tutto e tutti semi se non piove? Anche quando piove, Il medesimo Principio divino dell’Âtma è potete raccogliere il frutto se non avete sepresente in tutti. Chi realizza questa Verità minato? Affinché ci sia corrente elettrica sperimenta la Divinità onnipervadente. DIO sono necessari tanto il positivo quanto il È IN VOI, CON VOI, INTORNO A VOI, SOPRA DI negativo. In egual modo sia lo sforzo perVOI E SOTTO DI VOI, MA NON POTETE REALIZsonale sia la grazia divina sono essenziali ZARE QUESTA VERITÀ A MENO CHE NON ABper avere successo nei propri tentativi. BANDONIATE I SENTIMENTI NEGATIVI. Dio è dovunque, non avete bisogno di cercarLo. εvara­ sarva bhûtânâ¼ Sviluppate una salda fede nel fatto che Egli îµâvâsyam ida¼ sarva¼ è in voi. Dio non ha una forma specifica; Dio è il Residente interiore Egli trascende tutti i nomi e le forme. Esdi tutti gli esseri. sendo nati come esseri umani, dovreste adoL’intero universo è permeato di Dio. perarvi per il benessere della società. Voi Dobbiamo comprendere che siamo nati per siete membri della società e il vostro besperimentare la nostra innata Divinità e non nessere dipende dal suo. Quindi, impegnasemplicemente per godere dei piaceri del tevi a beneficio della società. mondo. Dobbiamo percorrere la via spiriIncarnazioni dell’Amore!

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Discorso 23-11-2005 Non identificatevi con il corpo: voi siete in- sconfitta sono parte del gioco della vita. Non si dovrebbe criticare né rimproverare gli carnazioni dell’Âtma. altri; se qualcuno fallisce nel suo tentativo, “Il corpo è fatto dei cinque elementi simpatizzate con lui. QUANDO NON VI IDENed è destinato a perire, prima o poi, TIFICATE CON GLI ALTRI È INEVITABILE CHE ma il suo Abitante non ha SORGANO IMMEDIATAMENTE DELLE DIFFERENné nascita né morte. ZE. Chi siete voi? Pensate di essere il corL’Abitante non ha alcun attaccamento po, ma non siete né questo né la mente. Il ed è l’Eterno Testimone.” corpo umano è come una bolla nell’acqua; Può qualcuno dire: “Il mio Âtma è morto”? come potete identificarvi con un corpo così Con il passare del tempo il corpo fisico effimero? Potreste dire: “Io sono la menmuore, ma l’Âtma è eterno. te”, ma la mente non è altro che un groviglio di desideri. Un giorno o l’altro dovrete Il Sole e l’Acqua abbandonare tutti i desideri e quindi non Si può vedere il riflesso del sole in un pozidentificatevi con la mente. L’uomo d’oggi zo, in un recipiente d’acqua, nel fiume e ha infiniti desideri; la sua mente oscilla di anche nell’oceano, ma, senz’acqua, non può momento in momento, per cui la si chiama esserci riflesso. Ogni essere umano può “mente di scimmia”. Non permettete alla esser paragonato a un corso d’acqua in cui vostra mente di comportarsi come una si vede il riflesso dello stesso Âtma. IL SOLE scimmia; voi appartenete al genere umano È UNO, MA SEMBRA CHE ESISTA UN SOLE SEe quindi mantenete la vostra mente sempre PARATO PER OGNI PAESE. QUANDO IN INDIA È stabile. Rammentate costantemente a voi GIORNO, È NOTTE IN AMERICA E VICEVERSA. stessi che siete un essere umano. IL SOLE PUÒ APPARIRE IN TEMPI DIVERSI IN PAESI DIVERSI, MA È SEMPRE LO STESSO. NOI Daiva¼ mânu¹a rûpena NON POSSIAMO DEFINIRLO “SOLE INDIANO” O Dio prende forma umana. “SOLE AMERICANO” E COSÌ VIA. SIMILMENTE, DIO È UNO, LA VERITÀ È UNA, L’AMORE Abbandonate l’idea di essere il corpo e viÈ UNO. Vivete nell’Amore. Se aderite ai vete nella costante consapevolezza di esseprincìpi gemelli di Verità e Amore, sperire Dio. menterete la manifestazione della Divinità in tutto. Adorare Dio nell’uomo Noi costruiamo templi per consacrare deLa Verità Suprema su cui riflettere gli idoli e adorarli. Da dove viene l’idolo? costantemente È una vostra creazione. VOI ADORATE IDOLI Chi è Dio? In realtà, voi stessi siete Dio. FATTI DALL’UOMO, MA NON SIETE PRONTI AD Perciò, ognuno dovrebbe sviluppare la salADORARE DIO NELL’UOMO. Adorare semplida convinzione: “Io sono Dio.” Sviluppancemente degli idoli, senza realizzare la prodo tale saldo convincimento, non ci sarà pria innata Divinità, non serve a niente. Tutti spazio per l’ego e l’odio. Voi siete Dio e devono rispettare e riverire il principio anche gli altri esseri umani sono Dio: madell’Âtma che è all’interno. Considerate turate questo principio di unità e uguaglianÂtmaviµvâsa (la fede nel Sé) come il voza. Quando nuocete agli altri, fate effettistro vero e proprio respiro vitale. La fede vamente danno a voi stessi. La vittoria e la negli idoli è temporanea. Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 23-11-2005 Non disprezzatevi pensando di esser semEgli risponderà! Quando andate a Tirupati, adorate Dio nella plici mortali: voi siete veramente Dio StesForma del Signore Ve¾kaºeµvara. Lo cele- so. Proprio il fatto che voi rappresentiate brate dicendo: “Il Signore Ve¾kaºeµvara è Dio in forma umana e Lo adoriate, prova la nostra Divinità di famiglia.” Quando fate che l’essere umano è essenzialmente diviun pellegrinaggio a Brindavan, adorate Dio no. Non date soverchia importanza ai nomi nella forma di K©¹²a. In Ayodhyâ, Lo ado- e alle forme; comprendete l’intimo princirate nella forma del Signore Râma. A se- pio della Divinità. A che serve nascere come conda del luogo e delle circostanze, sono esseri umani se vi comportate come anistati attribuiti a Dio differenti nomi e for- mali? Non occorre che abbandoniate tutto me, ma, in realtà, il Signore Ve¾kaºeµvara, e diventiate sannyâsin. Vedete Dio nell’uoK©¹²a, Râma e Sai Baba sono tutti il Me- mo. Dio è onnipervadente. Non potete afdesimo. CHIAMATELO PURE CON QUALUNQUE fermare che Egli sia confinato in un posto NOME: EGLI RISPONDERÀ. DIO NON MOSTRA particolare; non c’è luogo in cui Dio non DIFFERENZE; NON DOVETE FARVI INGANNARE esista. DALLE DIFFORMITÀ DI NOME E FORMA. Sviluppate salda fede nell’unicità dell’Âtma. Sarvata­ pâni pâda¼ tat sarvatok¹iµiro mukham “Le religioni sono molte, sarvata­ µrutimalloke ma il fine è lo stesso.” sarva¼ âv©tya ti¹ºhati Con mani, piedi, occhi, testa, L’uomo, per sua natura, è buono bocca e orecchie che pervadono ogni Incarnazioni dell’Amore! cosa, Egli permea l’intero universo. Dato che siete venuti qui spendendo molto denaro e affrontando delle difficoltà, do- Un esempio calzante vreste fare un uso appropriato del vostro Noi coltiviamo il riso, ma non lo consusoggiorno. Chiedetevi se avete utilizzato il miamo nella sua forma grezza. Togliamo vostro tempo produttivamente. A che ser- la lolla che copre il chicco e lo trasformiave venire qui se non mettete in pratica gli mo in riso mondato. Finché ha il guscio, insegnamenti di Swami? Sviluppate fede esso è obbligato a rinascere. I nostri desiincrollabile nell’unicità della Divinità. Solo deri sono come il guscio che copre il chicallora potrete sperimentare la pace. Sino a co di riso. Saremo liberi dal ciclo di nasciquando non contemplerete l’unicità di Dio, ta e morte una volta abbandonati tutti i dela vostra mente continuerà a giocarvi dei sideri. Il riso diventa adatto al consumo solo tranelli. POTETE CRITICARE QUALCUNO COME dopo aver subìto il processo di raffinamento PERSONA CATTIVA OGGI ED ESALTARLO QUAed esser diventato riso mondato. Esso si usa LE PERSONA BUONA DOMANI. BUONO E CATper fare varie preparazioni come pulihora, TIVO SONO VOSTRI PENSIERI; LA MENTE È CAUcitrânnam, cakkera pongali, pâyasam ecc. SA DI ENTRAMBI. IN REALTÀ, L’UOMO È SEMLa sua farina è usata per preparare gli idli e PRE BUONO DI NATURA E LA VITA UMANA È i dosa. I nomi di questi tipi di cibo possoMOLTO SACRA. È per questo che si dice: no variare, ma l’ingrediente essenziale, il riso, è lo stesso in tutti. Proprio come il riso Daiva¼ mânu¹a rûpena “vestito” viene trasformato in riso mondo, “Dio prende forma umana.” la nostra mente dovrebbe esser purificata 6

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Discorso 23-11-2005 attraverso il processo di raffinamento chia- sione). Possiamo vedere la realtà solo se mato sa¼skâra. cambiamo la nostra d©¹ºi. In s©¹ºi non c’è niente di sbagliato; la creazione di Dio è Un indispensabile cambiamento di visione perfetta e nessuno la può cambiare. Voi siete ingannati dalla vostra visione materialistica; dovete cambiare questa visioAffidarsi non al corpo, ne. Non pensate che Dio cambi la creazioma al Principio Atmico ne. Egli vi ha dato tutto nella forma origina- In questa creazione Dio può far accadere ria, ma voi lo inquinate con i vostri desideri qualunque cosa secondo la Sua Divina Voegoistici. La mente è la causa primaria di lontà. Finché uno mantiene energia fisica e tutto ciò; quindi, eliminate la mente e tutto vigore può godere di se stesso partecipanvi sarà chiaro. do ad âtalu e pâtalu (giochi e canti); non Incarnazioni dell’Amore! bisogna comunque permettersi nessuna atIl vostro cuore è puro e sacro, ma voi siete tività al di là di un certo limite. A mano a ingannati dalle nubi dei desideri. Proprio mano che l’età avanza, il corpo fisico subicome il sole e la luna non sono visibili se sce certi cambiamenti. Voi tutti sapete quancoperti dalle nubi, noi siamo incapaci di to fosse grande la cantante M.S. comprendere la nostra realtà a causa dei Subbulaksmi. Ebbene, da anziana, la sua desideri. voce rifiutò di cooperare. Quando ella Me lo riferì, le dissi che aveva usato troppo la “L’infanzia passa fra giochi banali voce e che quella era la causa del problema. con gli altri bambini, LA VOCE E LA VISTA SONO DESTINATE A CAMBIARE CON IL PASSARE DEL TEMPO. VOI SOFla gioventù passa in avventure amorose, FRITE DI IRREQUIETEZZA E ANSIETÀ PERCHÉ la maturità assorbe tempo CONFIDATE NEL CORPO FISICO. AFFIDATEVI ed energie nell’ammassare ricchezze. INVECE ALL’IMMUTABILE ED ETERNO PRINCIArriva il rimbambimento, PIO DELL’ÂTMA. L’uomo si rovina la vita a il tempo si trascina in inutili voglie per cose materiali, eppure non c’è tempo causa delle abitudini. Egli dovrebbe condurre una vita di rettitudine. Non date troppa per contemplare Dio. Così si spreca la preziosa nascita umana, importanza al cibo e alle bevande; considerate il carattere come il vostro effettivo recompletamente intrappolati spiro vitale. Se mancate di carattere, donella rete del karma.” vrete affrontare innumerevoli difficoltà nella L’uomo è orgoglioso della sua giovinezza vita. e cade nella trappola di mâyâ (l’illusione). La Divinità viene definita “Sat” che signiAll’avvicinarsi della fine, si pente di non fica “Principio eterno e immutabile”. Poaver ottenuto la pace della mente invece di poli di religione diversa La chiamano con godere di tutte le comodità e dei piaceri. nomi diversi. I mussulmani celebrano Dio L’uomo passa attraverso vari stadi nella vita dicendo: “Allah Ho Akbar”; essi considecome l’infanzia, la giovinezza, la maturità rano Dio quale unico loro rifugio. Che uno e la vecchiaia, ma in lui non c’è trasforma- sia mussulmano o indù, Dio è, per tutti, zione con l’avanzare dell’età. Invece di cer- l’unico rifugio! Dovreste dire con enfasi a car di cambiare s©¹ºi (la creazione), l’uo- voi stessi: “Io voglio Dio.” Dovreste inemo dovrebbe cambiare la sua d©¹ºi (la vi- briarvi del Divino (Divine) e non di forte Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 23-11-2005 semplicione! Hai adorato ›iva per alcuni giorni, ti sei poi rivolto a Râma e, più tarConcentrare la mente su un solo Nome di, a K©¹²a. Chi garantisce che domani tu e una sola Forma non elimini anche la Mia immagine? QueUna volta che accettate Râma come vostro sta non è vera devozione. Dovresti meditaDio, dovreste passare tutta la vita in Sua re su un solo Nome e una sola Forma fino contemplazione, ma, di questi tempi, l’uo- all’ultimo respiro. Dovresti rimanere impasmo è diventato mentalmente incostante. Un sibile di fronte alle difficoltà e condurre una giorno pone l’immagine del Signore Râma vita spirituale. Riempi il tuo cuore di sentisul suo altare e comincia ad adorarLo can- menti sacri; solo allora la tua vita sarà retando il Suo Nome, ma il giorno immedia- denta.” tamente seguente, se i suoi desideri non SE VOLETE PROGREDIRE NELLA VITA, NON DIvengono soddisfatti, sostituisce l’immagi- MENTICATE MAI IL NOME DI DIO. NON SPOSTATE LA MENTE DA UN NOME ALL’ALTRO; ne di Râma con quella di K©¹²a. C’era una volta un devoto del Signore ›iva MANTENETELA CENTRATA SU UN SOLO NOME E che aveva l’abitudine di adorarLo ogni gior- UNA SOLA FORMA. no e di cantare il sacro mantra pañcâk¹ari Mana eva manu¹yânâm (di cinque sillabe) “Om Nama­ ›ivâya”, kâra²am bandhamok¹ayo­ ma, dopo un certo tempo, pensò che il SiLa mente è la causa della schiavitù gnore ›iva non gli avesse fatto alcun favoe della liberazione dell’uomo. re, per cui mise da parte la Sua immagine e pose sull’altare quella di Râma. All’inizio, poté sperimentare una certa pace, ma i suoi La mente è altalenante a causa dei desideri desideri rimasero inesauditi. Così divenne che provate. Per questo troverete la pace irrequieto, tolse anche l’immagine di Râma solo quando abbandonerete i desideri. Fare e, dietro consiglio del suo guru, cominciò semplicemente degli atti di carità non vi ad adorare K©¹²a cantando incessantemente renderà nobili. OFFRITEVI A DIO CON DEVOil Nome Divino “Gopâla K©¹²a”. Dopo un ZIONE UNIDIREZIONALE; SOLO ALLORA POTREpo’ di tempo ebbe la sensazione che nean- TE AVERE PACE E FELICITÀ. CONTROLLATE I che K©¹²a gli avesse portato alcun bene. DESIDERI, CONTROLLATE I PENSIERI E TUTTO Un giorno, una devota andò da lui e disse: SARÀ SOTTO IL VOSTRO CONTROLLO. “A che cosa serve adorare Râma e K©¹²a? È meglio che tu faccia una pûjâ (adorazio- Satya e Dharma, basi della vita ne) a Devî (la Madre Divina).” Seguendo Incarnazioni dell’Amore! il suo consiglio, egli pose un’immagine di Voi siete dotati dei princìpi eterni di VeriDevî sull’altare e cominciò ad adorarLa. tà e Amore. Durante il rito, notò che il profumo dei baSatyannâsti paro dharma­ stoncini di incenso andava verso il luogo Non c’è Dharma più grande in cui aveva riposto le immagini delle altre dell’aderire alla Verità. Divinità, per cui le spostò pensando di aver destinato l’incenso alla Dea e che le altre Divinità non avessero il diritto di goderne Considerate Satya (la Verità) come base il profumo. Immediatamente la Madre Di- della vostra vita; seguite il sentiero del vina si manifestò davanti al lui e disse: “O Dharma (la Rettitudine): solo allora il prin-

vino (deep wine)!

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Discorso 23-11-2005 cipio dell’Amore si manifesterà in voi. Se tette e sostenute; questo è il dovere di un avete l’Amore, avrete successo in tutti i essere umano. Chi è privo di Verità e Amore non è affatto degno di esser chiamato “esvostri tentativi. sere umano”! L’Esempio Vivente dell’assenza Come Râdhâ, lasciar fluire l’Amore di desideri solo verso Dio Incarnazioni dell’Amore! Voi non siete il corpo, che è destinato a Incarnazioni dell’Amore! perire: siete l’Abitante interiore che non ha Fate che la vostra vita sia colma d’Amore. nascita né morte, che non ha alcun attacca- Non confinatelo alla famiglia e agli amici; mento. Otterrete l’immortalità quando avre- dividetelo con tutti. Chiunque incontriate te realizzato la vostra vera identità. Allora consideratelo come incarnazione della Disarete liberi da tutte le preoccupazioni e i vinità. Dividete il vostro amore con i vostri desideri. POTRESTE CHIEDERE: “C’È QUAL- simili è diventate ricettacolo del loro. SeCUNO SENZA PREOCCUPAZIONI E DESIDERI?” guite la via della Verità. Io insegno sempre A TAL PROPOSITO, IO STESSO SONO L’ESEM- i princìpi di Verità e Amore. Riunioni come PIO VIVENTE: NON HO ASSOLUTAMENTE ALquesta intendono solo esortarvi ad aderire CUN DESIDERIO. TUTTO È NELLA MIA MANO alla via della Verità e dell’Amore. TUTTI E POSSO DARVI QUALUNQUE COSA CHIEDIATE, VOI VI SIETE QUI RIUNITI SPINTI DALL’AMORE CHE AVETE PER ME. DATO CHE SIETE VENUMA NON IMPLORATEMI PER COSE MATERIALI: ESSE SONO TEMPORANEE COME NUVOLE PASTI E AVETE ASCOLTATO IL MIO MESSAGGIO, SEGGERE. CHIEDETE CIÒ CHE È ETERNO. Il DOVRESTE PRATICARE LA VERITÀ E L’AMORE mondo intero è sostenuto dai princìpi ge- NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI. SOLO QUESTO melli di Verità e Amore; essi sono presenti MI FARÀ MOLTO FELICE. Fate che il vostro in ognuno. Io sono la Verità che è presente Amore non sia contaminato da sentimenti in tutti; Io sono l’Amore che è presente in relativi al mondo; lasciatelo scorrere incestutti. Verità e Amore sono onnipervadenti, santemente verso Dio. Questo fu l’ideale ma, ciononostante, voi non vi sforzate di dimostrato da Râdhâ. Ella era il tipo di persperimentarli. sona che ha sempre K©¹²a in mente. Il suo stesso nome rivela la sua grandezza e sacralità. Se cominciate con “R” ottenete La Corrente manifesta e la Corrente sotterranea Râdhâ; se cominciate con “A” ottenete âdhâr (base); se cominciate con “D” il riIncarnazioni dell’Amore! Oggi potete occupare posizioni di potere, sultato è dhârâ (corrente eterna) e se coma per quanto vi rimarrete? È solo questio- minciate con “A” ottenete ârâdh (adorane di tempo; soltanto la Divinità è eterna. zione). Questo significa che il fondamento VOI AVETE SCELTO LA VIA DELLA VERITÀ; vero e proprio della vita di Râdhâ era NON ABBANDONATELA MAI, NON DIMENTICATE ârâdhana (l’adorazione) del Signore IL PRINCIPIO DI VERITÀ CHE AVETE SPERIMENK©¹²a. Râdhâ è simbolo di dhârâ (prak©ti TATO. Potete dimenticare qualunque cosa o natura); K©¹²a è Paramâtma (Dio). nella vita, ma non la Verità e l’Amore. La Râdhâ conobbe solo K©¹²a e nessun altro; Verità è Bahirvâhinî (la Corrente manife- ella era totalmente immersa nell’Amore per sta) e l’Amore è Antarvâhinî (la Corrente K©¹²a. Fu grazie a tale devozione sotterranea). Ambedue devono esser pro- unidirezionale che poté raggiungere la libeMother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 23-11-2005 razione. Colui che aspira a ottenere la libe- Mio Amore e della Mia Beatitudine. razione dovrebbe seguire la via dell’Amo- Possiate tutti voi condurre una vita lunga, felice, sana e pacifica! re, come dimostrò Râdhâ. Incarnazioni dell’Amore! Non voglio arrecarvi disturbo parlando a Praµânti Nilayam, 23 novembre 2005, Hill View Stadium, lungo, per cui termino il Mio Discorso. Genetliaco del Signore Sathya Sai Baba Considerate qualunque lavoro facciate come lavoro di Dio; vedete Dio ovunque. Sarò felice quando avrete maturato questi (Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito sentimenti divini. Tante persone si sono qui internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di riunite: vi conferisco la sacra ricchezza del Praµânti Nilayam)

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Discorso 07-10-2005

Dasara 2005 a Praµânti Nilayam (Cronaca delle giornate)

“Questa Praµânti Nilayam (Dimora di Pace Suprema) è la Dimora di Nitya ›ânti (“la Pace che non può essere interrotta”), perché si basa su una profonda discriminazione e una convinta rinuncia all’attaccamento agli oggetti legati ai sensi. È davvero una grande fortuna essere qui in questo sacro giorno. Migliaia di ricercatori e aspiranti spirituali sono qui giunti e, coloro che si sono uniti a essi, devono sfruttare al meglio tale opportunità. Invece di celebrare la fausta festività di Dasara rimpinzandosi e provvedendo alle debolezze dei sensi, Io sono felice che abbiate deciso di passarla immersi in sacri pensieri.” Questo è stato quanto Baba disse, quattro decadi fa, nell’anno 1965, durante la festività di Dasara. Tali parole preannunciano il significato della solenne festività chiamata anche Devî Navarâtrî. Negli anni, milioni di devoti hanno partecipato a questa festa a Praµânti Nilayam col Signore nella Sua Forma Fisica che, fortuna davvero rara elargita dai Cieli, accetta, in qualità di Veda Puru¹a (la Persona Divina glorificata nei Veda), l’offerta del Pûr²âhuti (la cerimonia di compimento del Veda Puru¹a Saptâha Jñâna Yajña). Secondo la leggenda, Dasara testimonia la vittoria dei Deva sugli asura, cioè della Rettitudine sulle forze del male. A conferma di questa mitica credenza, migliaia di persone si sono riunite a Praµânti Nilayam per celebrare la ricorrenza alla Divina Presenza di Bhagavân, Amata Madre Sai. Infatti le celebrazioni di quest’anno sono giunte come una fresca brezza spirituale che ha lenito la turbolenza delle menti, con i sublimi Discorsi di Baba che sono stati come una festa per l’anima. Le celebrazioni sono iniziate il 6 ottobre con il Kalaµasthâpanam nella sala dei bhajan nel mandir di Praµânti, a cui è seguito il Veda Puru¹a Saptâha Jñâna Yajña nell’auditorium Pûr²acandra, che era pieno in ogni ordine di posti. Baba ha presieduto la cerimonia mentre i sacerdoti illuminavano, con il fuoco fatto scaturire dallo sfregamento di due bacchetti di legno, la sacra Homam (l’offerta rituale di oggetti nel fuoco sacrificale). Essa veniva celebrata da pa²¬it che cantavano mantra vedici e offrivano ghî al sacro fuoco. Oltre all’Homam, c’erano pa²¬it impegnati nel fare Sûryanamskâr (le prostrazioni rituali al Sole), a leggere sacri poemi epici, il Râmâya²a e la Bhâgavata, ad adorare migliaia di li¾gam del Signore ›iva, a render culto al Signore Ga²e¹a, alla Trinità indù e a compiere altri rituali relativi allo Yajña. Mentre questi rituali proseguivano per una settimana, grande interesse, nella sessione serale, ha avuto il Praµânti Vidvanmahâsabhâ, una folta assemblea di letterati, riunita per condividere la Conoscenza spirituale alla Divina Presenza di Swami. Vecchi devoti, insegnanti e studenti, provenienti dai tre campus dello ›rî Sathya Sai Institute of Higher Learning, hanno esposto i loro pensieri, a cui facevano seguito, per cinque giorni, gli illuminanti Discorsi Divini, in cui Baba ha dato spiegazioni su vari argomenti spirituali con episodi tratti dal Râmâya²a, dal Mahâbharata e dalla Sua divina visita a H©¹ikeµ ecc. Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 07-10-2005 L’11 ottobre era Durg⹺amî (giorno riservato al culto di Durgâ, l’aspetto distruttivo della Madre divina). In mattinata, è stata celebrata, nel Sai Kulwant hall, l’Âyudha Pûjâ alla Divina Presenza di Sai Baba. Il 12 ottobre, giorno di Vijayâ Daµamî (culmine delle celebrazioni della festività di Navarâtrî), migliaia di devoti si sono riuniti nel Pûr²acandra per assistere alla chiusura della festività col Pûr²âhuti. Baba ha benedetto l’evento, i pa²¬it e i devoti lì riuniti, girando, per la gioia di tutti, nella sala gremita e aspergendo acqua consacrata dalla cerimonia. Alla fine del programma è stato distribuito il prasâdam (cibo benedetto). Nel pomeriggio, gli studenti del campus di Brindavan, dello ›rî Sathya Sai Institute of Higher Learning, hanno inscenato una commedia intitolata “Bhakta Surdas” (“Il devoto Surdas”). È stata una commovente rappresentazione, sulla vita di quel santo poeta, che ha tratteggiato la sua incrollabile devozione per il Signore K©¹²a. Nell’aria si avvertiva grande partecipazione quando la commedia rappresentava come una devozione assoluta possa conquistare il cuore del Signore. Canzoni melodiose unite a una musica sublime e a suggestive coreografie rendevano memorabile la rappresentazione. Davvero un degno gran finale per le festività di Dasara!

L’Abitante Interiore è Dio Stesso “Durante la fanciullezza l’uomo sviluppa un forte interesse nel giocare assieme ad altri bambini; durante la giovinezza, sotto l’influenza di Cupido, egli va in giro, infatuato, in compagnia delle donne; durante la mezza età è invischiato nelle faccende del mondo e profondamente impegnato nel procurarsi ricchezza; infine, in vecchiaia, desidera questo e quello senza contemplare Dio neanche a quell’età matura. Incapace di liberarsi delle vecchie abitudini, incapace di sviluppare interesse per il cammino che porta a Dio, l’uomo spreca la sua preziosa 12

nascita umana completamente avviluppato nella rete del karma.” Incarnazioni dell’Amore! L’uomo passa la sua vita così, completamente irretito nella ricerca di cose effimere, trascinato da pensieri improduttivi a seconda della particolare fase di crescita che sta attraversando. Alla fine, comprende di avere in effetti sprecato la sua preziosa nascita umana in ricerche inutili. È questa la vera natura di un essere umano? È questo ciò che egli deve imparare nella vita? Queste attività sono fugaci come bolle nell’acqua; esse non possono procurare felicità duratura e, sprecare il proprio tempo in tali futili ricerche, è pura follia.

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Discorso 07-10-2005 Una Forma per il Senzaforma In Verità, Dehî (l’Abitante interiore) è Quando Dio nasce in forma umana, la gen- Devadeva Stesso (il Dio degli dei). te dubita se Egli sia nato dal ventre di Sua Io sono quel Devadeva. Tu ti identifichi con madre, come ogni altro essere umano, o per il corpo a causa dell’illusione e dici “io”, Sua divina volontà. Il fatto è che, quando ma quello non è il tuo vero Sé; tu non sei il Dio nasce in forma umana, sceglie i Suoi corpo e, finché ti identificherai con esso, genitori; Egli compie la Sua missione rimarrai l’essere individuale (jîva). Una avatarica con l’aiuto della forma che ha volta uscito da questa illusione diverrai uno assunto e questo accade in ogni era. Lo stes- con Deva (il Supremo Sé). Abbandona so è accaduto nel Dvâpara Yuga con il Si- quindi l’attaccamento al corpo. IL CORPO gnore K©¹²a. Egli strinse amicizia con i UMANO È COME UNA BAMBOLA, MA OGNUNO PⲬava e per loro fu veramente un amico, DEVE COMPIERE TUTTE LE SUE AZIONI (KARMA) un filosofo e una guida. Li protesse costan- USANDOLO COME STRUMENTO. L’uomo ha sotemente dalle macchinazioni dei malvagi lamente il diritto di compiere l’azione; il Kaurava. Quando erano impegnati nella mondo intero si muove grazie a essa e Io guerra del Kuruk¹etra contro i Kaurava, sono il Direttore di questo gioco cosmico, o Egli assunse il ruolo di auriga (Ratha Arjuna!” Sârathi) di Arjuna e li guidò alla vittoria. A guerra finita, il Signore K©¹²a comunicò La dura prova di Arjuna ai PⲬava l’intenzione di partire per il Suo Gli Yâdava, con cui K©¹²a passò tutta la palazzo a Dvârakâ e volle che uno dei cin- vita, perirono a causa del loro ego e del loro que fratelli Lo accompagnasse durante il odio; alla fine, K©¹²a Stesso abbandonò la viaggio. Kuntî, madre dei PⲬava, sug- forma umana e partì per la Sua divina resigerì che K©¹²a prendesse Arjuna con Sé denza. Assistendo impotente a questi svidato che erano molto vicini l’uno all’altro; luppi, Arjuna pianse inconsolabile; incapadi conseguenza il Signore K©¹²a condusse ce di sopportare la separazione dal suo Arjuna a Dvârakâ e soddisfece tutte le sue amato Signore, amico, filosofo e guida, egli necessità durante il soggiorno. Arjuna era gemette: “O K©¹²a! Tu mi hai sempre proun po’ imbarazzato di approfittare dei tetto e difeso; in chi cercherò rifugio ora servigi resigli dal Signore e Gli disse: “O che sei tornato alla Tua residenza celeste?” Signore! Come posso accettare dei servizi Alla fine, comprendendo quanto fosse fuda Te?” K©¹²a rispose: “Arjuna! Stai sba- tile sprecare tempo nel rammarico, tornò a gliando. Chi sto servendo? Il tuo corpo? Hastinâpura. La città di Dvârakâ presenAnche il tuo corpo Mi appartiene; non è tava una scena di distruzione totale; tutto il tuo. Io sono il protettore di tutti gli esseri clan degli Yâdava era scomparso e, in queldel mondo e quindi tu non devi illuderti la situazione, Arjuna non sapeva che cosa fare. Gli balzò in mente che, probabilmenpensando di essere il corpo. te, sua madre Kuntî si sarebbe informata circa la salute del Signore K©¹²a e degli Il corpo è fatto dei cinque elementi Yâdava. Cento e una domanda si affollaed è destinato a perire, prima o poi, rono allora nella sua mente, ma non ottenma l’Abitante interiore nero risposta. Infine radunò le gopika e si non ha nascita né morte, allontanò da Dvârakâ in ossequio al comannon ha attaccamenti di alcun tipo: do divino. All’improvviso essi furono cirè il Testimone eterno. Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 07-10-2005 condati da un’orda di selvaggi che abita- K©¹²a e non ha senso addolorarsi per tali vano della foresta, ma, con suo grande sgo- avvenimenti. Alzati, ti prego.” Kuntî, però, mento, Arjuna non fu neppure in grado di non rispose ed egli capì che aveva lasciato sollevare il proprio arco, il GⲬîva; dav- le sue spoglie mortali. Presa in grembo la vero strano! Il grande guerriero Arjuna, che, testa di lei, chiamò tutti i suoi fratelli e detcon estrema facilità, sbaragliava le armate te istruzioni per il funerale. Egli dispose nemiche nella guerra del Kuruk¹etra, non anche che si organizzasse l’incoronazione era ora neppure capace di sollevare il suo del giovane Parîk¹it, erede legittimo, come GⲬîva. Egli si dolse della sua incapacità re di Hastinâpura. In seguito chiamò e pregò K©¹²a: “O Signore K©¹²a! Che Nakula e Sahadeva al suo fianco e disse cosa è accaduto a tutta la mia forza? Dove loro di organizzare il mahâprasthâna1, la è andata a finire?” E, di nuovo, rispose a se grande marcia dei PⲬava verso stesso: “Colui che mi ha dato questo pote- l’Himâlaya. Draupadî, la regina dei re, ora se lo è ripreso.” Alla fine, in totale PⲬava, che stava assistendo a questi sviimpotenza e disperazione, egli pregò il Si- luppi, non poté più mantenere il suo equignore K©¹²a: “O Signore! Bisogna che Tu librio; la doppia perdita per la dipartita del Stesso protegga le tue gopika: io ne sono Signore K©¹²a da una parte e l’improvvisa incapace.” Infine, assieme ad alcune di loro, morte di madre Kuntî dall’altra le furono sfuggite alle grinfie dei barbari per divina insopportabili. Dharmarâja chiamò Arjuna grazia di K©¹²a, egli giunse a Hastinâpura; e gli dette istruzioni per organizzare la crelà trovò il popolo disperato senza riuscire a mazione del corpo di Kuntî; Arjuna esecomprenderne la ragione. Nel contempo, guì. I fratelli non riuscirono a contenere il Dharmarâja era molto ansioso di ricevere loro dolore e piansero inconsolabilmente da lui notizie sul Signore K©¹²a e Arjuna per due ragioni: una per aver perso il loro rispose che gli avrebbe raccontato caro Signore K©¹²a e l’altra per la morte dettagliatamente tutto ciò che era accadu- della loro amata madre. Dharmarâja conto. Anche madre Kuntî si struggeva dal de- dusse la processione funebre portando il siderio di avere notizie del Signore K©¹²a fuoco in un vaso di terracotta; questa tradie chiese: “Figlio! Arjuna! Sta bene il mio zione era in voga anche allora. Durante il caro K©¹²a? Raccontaci esattamente, ti pre- funerale il popolo di Hastinâpura non poté go, ciò che è accaduto durante il tuo sog- trattenere le proprie emozioni. Infine, quangiorno a Dvârakâ.” Ella era smaniosa di do il corpo di madre Kuntî fu posto sulla conoscere i fatti e Arjuna non poté fare al- pira nel luogo della cremazione, tro che dire la verità. Poi egli si calmò e Dharmarâja accese il fuoco e, in pochi atraccontò ogni cosa circa la partenza di timi, quel corpo mortale fu consegnato alle K©¹²a per la Sua residenza celeste e gli svi- fiamme, dopodiché i fratelli PⲬava torluppi susseguenti. Nel momento in cui narono a casa. Arjuna raccontò che K©¹²a aveva lasciato il Suo involucro mortale, madre Kuntî non L’incoronazione di Parîk¹it resse al dolore e crollò sul divano su cui Il successivo adempimento che avevano in era seduta. Dharmarâja corse al suo fianco programma era l’incoronazione del giovae cercò di consolarla dicendo: “Madre! Ciò ne Parîk¹it. Che cosa meravigliosa! Aveche era destinato ad accadere è accaduto; vano perduto l’amata madre, avevano perquesti sono tutti giochi divini del Signore duto il Signore K©¹²a, loro vero e proprio 14

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Discorso 07-10-2005 alito vitale, eppure erano pronti a eseguire ziano di loro, apriva il cammino e Bhîma, l’incoronazione con perfetta calma e pa- Arjuna, Nakula e Sahadeva lo seguivano dronanza! Il tempo passa, e tutte le cose in nell’ordine. Draupadî, essendo moglie dei sospeso devono avere il loro corso; il regno cinque fratelli PⲬava, camminava dietro di Hastinâpura doveva essere protetto. Con di loro. Mentre procedevano nella loro questo pensiero i sacerdoti cominciarono a grande marcia verso l’Himâlaya, Draupadî cantare i mantra vedici per officiare i riti cadde per prima e i quattro fratelli, connessi con l’incoronazione di Parîk¹it. Sahadeva, Nakula, Arjuna e Bhîma, cadEgli fu portato nella sala del trono e gli fu dero nell’ordine durante il viaggio, ma nesimposta la corona reale mentre i mantra suno di loro si voltò indietro: per ognuno vedici venivano cantati, ma egli era molto fu un solitario viaggio verso l’ultima dimotriste e implorò i PⲬava: “Oh, miei cari ra. Infine Dharmarâja rimase solo e continonni! Voi siete tutti grandi re e siete anco- nuò la sua marcia. In questo modo il sogra forti e sani; è giusto che io indossi la giorno terreno dei PⲬava giunse alla fine. corona reale alla vostra onorevole presen- Parîk¹it fu molto addolorato quando sepza? Merito io questa corona? Come sono pe della loro dipartita da questo mondo; indegno e insignificante! Qualcuno di voi, quando partirono per il mahâprasthâna la vi prego, indossi questa corona e governi il gente fu incapace di sopportare la separapaese.” I fratelli PⲬava cercarono di con- zione da loro e molti abbandonarono le loro vincerlo dicendo: “Caro ragazzo! Noi non spoglie mortali. Sembrò che il destino fossaremo più qui per governare questo regno; se ingrato verso i PⲬava; chi può comqualcuno, come re di questo grande paese, prenderne le vie? NESSUNO, ECCETTO DIO, deve occuparsi del benessere del popolo. PUÒ CONOSCERE LA PIEGA DEGLI EVENTI DELPertanto, tu devi assumerti questa respon- LA PROPRIA VITA; UNO PUÒ ANCHE INDOSSARE sabilità. Le faccende del regno devono es- VESTI ARANCIONI, MA QUESTO NON LO RENsere sbrigate; non puoi esimerti dal tuo do- DERÀ CAPACE DI SAPERE CHE COSA IL FUTURO vere di assicurare la continuità degli obbli- ABBIA IN SERBO PER LUI. I PⲬava sono ghi regali.” Dopo aver così dato spiegazio- simbolo di virtù e valore; essi furono capani e convinto il giovane Parîk¹it, essi se- ci di lasciare le loro spoglie mortali serenadettero. Successivamente, la sua incorona- mente, così come avevano condotto la loro zione come re di Hastinâpura ebbe luogo vita in modo esemplare e santificato il loro secondo il volere di Dharmarâja. Anche il tempo in contemplazione di Dio. giovane principe si inchinò al suo volere, permettendo che il rituale dell’incoronazio- Parîk¹it, re pio Come loro, anche re Parîk¹it fu uomo di ne fosse completato. virtù e valore; nonostante espletasse i suoi doveri, passava il tempo facendo Verso l’ultima dimora Allora i PⲬava cominciarono la loro gran- Nâmasmara²a (la ripetizione del Nome di de marcia verso l’Himâlaya direttamente Dio). Quando divenne re di Hastinâpura, dalla corte reale in cui si era tenuta l’inco- alcuni re dalla mente malvagia si accordaronazione. Essi gettarono le ceneri della rono e gli mossero guerra, ma avevano sotloro madre nel sacro fiume Gange e prose- tovalutato la sua forza e il suo valore penguirono poi la marcia, uno dietro l’altro, sandolo giovane e inesperto. Alcuni altri verso l’Himâlaya. Dharmarâja, il più an- nobili re, al contrario, gli andarono in aiuto Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 07-10-2005 e, con loro, Parîk¹it poté sconfiggere i ne- Egli costituisce un ideale per le giovani gemici e affermare la sua supremazia. EGLI nerazioni; anche voi dovreste sviluppare tali POTÉ USCIRE VITTORIOSO GRAZIE ALLA SUA coraggio e forza d’animo e impegnarvi per INCROLLABILE FEDE IN DIO. Ecco perché Io il benessere della società. Questo è il vero vi dico spesso: “Dio è il vostro unico rifugio ideale. Pregate Dio di concedervi la forza dovunque siate, in cima a una montagna, necessaria per perseguire questo ideale. I in cielo, in paese, in città o in alto mare.” PⲬava lasciarono il mondo molto tempo All’inizio, quando Parîk¹it fu consacrato re, fa, ma i loro ideali sono eterni e sempre la gente dubitò che quel ragazzo potesse attuali; voi dovreste coltivare quegli ideali gestire i destini di un regno, ma, dietro l’abile nel vostro cuore e seguirli nella lettera e consiglio del figlio di K©pâcârya, egli dette nello spirito. prova di essere un re efficiente: seguì le Incarnazioni dell’Amore! Studenti! orme dei PⲬava e, lasciando per un po’ i Tutti voi siete molto virtuosi e dovete costisuoi doveri di re, andò nel luogo dove i cin- tuire un esempio per gli altri. Non date mai que fratelli avevano lasciato le spoglie mor- spazio all’afflizione. Non abbiate mai pautali. Intorno a quel luogo fece pradak¹i²a ra. Non dovete esser schiavi di nessuno. (circumambulazione) cospargendosi il capo Abbiate fede assoluta nel fatto che Dio è con la polvere dei loro piedi in segno di ri- sempre con voi, vi guida e vi protegge. verenza. Egli praticò e propagò i loro idea- Avendo Dio fermamente installato nel vostro li. I P²¬AVA COSTITUISCONO UN IDEALE PER cuore e il Nome divino sulle labbra, dovete andare diritti dicendo: “Jai, Jai, Jai …” IL MONDO INTERO; NOI DOVREMMO EMULARLI E SANTIFICARE LA NOSTRA VITA. PUÒ DARSI CHE DOBBIAMO AFFRONTARE DOLORI E SOFFERENZA , MA DOVREMMO RIMANERE IMPERTURBATI DI FRONTE A OSTACOLI EMOZIONALI; SOLO ALLORA IL VERO POTERE E LA FORZA SI MANIFESTERANNO IN NOI. Se segui-

remo gli ideali dei PⲬava, sperimenteremo pace, felicità e prosperità. Studenti! Voi siete giovani e avete una lunga vita davanti. Parîk¹it era molto più giovane di voi quando salì al trono, eppure accettò la sfida con ammirevole coraggio e fede in Dio.

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Praµânti Nilayam, 7 ottobre 2005, Sai Kulwant Hall, Festività di Dasara (Tratto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam) 1. Mahâprasthâna: è il grande viaggio verso la morte, il cammino solitario verso il nord, in silenzio e senza voltarsi indietro finché non si cade morti.

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“Un bellissimo… (Putta)party!”

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Amore in Azione

Da mesi era stato, prima ventilato, poi finalmente confermato, questo appuntamento nazionale di VIP a Divignano, e la conferma è stata data recentemente dall’assenso di Swami mediante una Sua benedizione all’iniziativa. Noi, del Gruppo di Carrara, siamo riusciti a coinvolgere senza troppo sforzo quasi tutti i VIP a cui è indirizzata la nostra attività di servizio. Così ci siamo trascinati dietro ben 13 “ragazzi”, che non stavano nella pelle dall’eccitazione, e i loro genitori. Un fine settimana benedetto da un tempo primaverile ci ha accompagnato fin dal sabato, giorno della partenza. Il viaggio è stato molto fluido, sebbene piccoli inconvenienti presto risolti ne abbiano rallentato lo scorrere. La Mano amorevole di Swami è sempre stata su di noi. Siamo così giunti in questo luogo di Pace che alcuni di noi non conoscevano personalmente, se non attraverso qualche foto e qualche breve filmato, ma la cosa che ci ha stupito maggiormente è stata la meravigliosa sensazione di accoglienza che si irradia in questo luogo benedetto, sensazione che nessuna descrizione, anche se accurata, riuscirebbe a spiegare. È sempre piacevole immergersi in un’atmosfera in cui Swami, da divino Architetto, dispone affinché ogni cosa abbia un senso nel Suo Divino Progetto. Da questo luogo traspare l’ordine e l’armonia, frutto di un’operazione dettata da un Amore superiore. È così che appena scesi dalle macchine ci siamo immersi in questa atmosfera. Molto hanno giovato le attenzioni amorevoli degli organizzatori che sono stati sempre estremamente attenti nel venire incontro a ogni minima esigenza dei ragazzi e nostra. Appena scaricati i bagagli nelle rispettive e comodissime camere, chi ha voluto si è subito potuto tuffare in una grande vasca di idromassaggio. Inutile descrivere quanto i ragazzi si siano divertiti a giocare nell’acqua con le bollicine, le cascatelle ecc., schizzando tutto intorno. Poco dopo ci siamo seduti nella sala pranzo per consumare un ottimo pasto. In seguito, passeggiando su un vialetto tra i prati, siamo andati in un altro edificio deputato a teatro, dove alcuni bravi e simpatici volontari, tutti dell’attività giovanile, hanno messo in scena una piacevolissima e divertente commedia ricca di spunti e motivi di autoanalisi. I ragazzi hanno partecipato emotivamente alle scenette, alcuni alzandosi e tifando, affinché le battute potessero soddisfare le loro aspettative. Era particolarmente divertente sia la commedia sia l’osservare i comportamenti di tutti noi che vi assistevamo. Una specie di teatro nel teatro in cui gli spettatori occupano, a loro volta, una parte nella recita. Alcuni genitori, che per abitudine cercano di controllare gli istinti dei propri figli, hanno cercato di frenarne l’eccitazione, ma presto si sono resi conto che quanto si stava svolgendo era nato proprio con l’intento di far sentire questi ragazzi liberi di esprimersi. Decisamente diverso dal vedere qualcosa al cinema o alla televisione. Sicuramente un’esperienza interessante. Beata ingenuità, innocenza, candore, purezza e libertà! Quanto è dolce amare! Domenica mattina, dopo colazione, abbiamo avuto il tempo di fare una piacevole pas-

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seggiata nei viali del parco e, al ritorno, nella bellissima ed enorme palestra era stata allestita una festa. Ci siamo tutti seduti sulle panche per assistere allo spettacolo molto, molto divertente, di un mago-illusionista-pasticcione, che ha coinvolto, con grande simpatia e divertimento dei presenti, alcuni VIP. Era sotto gli occhi di tutti la bellezza di queste anime semplici e tanto ricche. Alcuni non riescono a comunicare bene con le parole, ma uno sguardo, un sorriso parlano molto più chiaramente di un discorso ben formulato. Vederli sul palco a cercare di comunicare era veramente commovente. Dopo lo spettacolo del mago è iniziata la vera festa. Il karaoke ha acceso ancor di più l’entusiasmo, e, a poco a poco, ci siamo tutti ritrovati sotto il palco a cantare e a ballare al ritmo delle canzoni. Deve essere stato molto divertente per chi ci osservava, tutti “pazzi” di gioia. Ai cantanti, molto impegnati e tutti VIP, che si sono succeduti a rotazione, è stata messa al collo una medaglietta ricordo che li ha riempiti di orgoglio. Grandi risate, una gioia che si tagliava col coltello, un tripudio d’allegria per tutti quanti. La commozione, soprattutto quando hanno cantato la canzone “Ci vorrebbe un amico”, ha colto di sorpresa alcuni di noi. Forse non ci aspettavamo di reagire così, e il pensiero è andato con nostalgia all’Amore del più grande degli Amici che ci sostiene in ogni momento della nostra vita ed elargisce fiumi d’Amore in forme diverse per ognuno. Spesso stentiamo a comprendere il Suo disegno, ci sfugge il motivo dell’handicap e ci chiediamo se sia giusto, ma se guardiamo con gli occhi dell’Amore, ogni tassello va a posto e si disvela il bellissimo mosaico della vita in cui non esiste errore, perché tutto è intriso d’Amore, in quanto l’Amore è la luce che ci fa vedere la Verità, perché l’Amore è Dio. Dopo il pranzo ci siamo tutti diretti all’esterno per fraternizzare, o meglio, per incontrare i vari fratelli venuti da ogni dove, molte facce nuove, ma molte anche già viste in altri incontri o conosciute in India ai Divini Piedi di Sai Baba. Fin dal primo mattino e anche nel pomeriggio hanno continuato ad arrivare moltissimi devoti con molti altri VIP. All’esterno era programmata una castagnata che in breve ha attirato tutti intorno al fuoco e alle tavole imbandite. Alcuni direbbero: “Bellissimo party!” In effetti, così è stato. Tutti in piedi, tanti sorrisi, centinaia di bellissime persone, benedette dal richiamo d’Amore di Swami a cui non è possibile resistere. Il Gruppo Sai di Carrara

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Un giorno speciale Sabato mattina, 25 giugno 2005, il caldo era proprio bestiale, di gran lunga superava già dalle prime ore del mattino i 30° ed il tasso d’umidità, come si suol dire, era alle stelle. All’Istituto Santa Chiara di Vicenza, però, 18 persone speciali (alcune delle ospiti disabili dell’Istituto religioso) ci stavano trepidamente attendendo. Il loro giorno di divertimento era arrivato: all’orizzonte si stagliava un’intera (anche se calda) giornata a Gardaland, l’immenso e splendido parco di divertimenti, situato vicino al lago di Garda, che tanto fa divertire piccoli e adulti. Sulle ali del reciproco entusiasmo, quindi, l’allegra compagnia formata dai 18 V.I.P. e 18 volontari del coordinamento del Triveneto è partita verso… l’avventura! Dopo l’arrivo all’agognata meta ed un fugace, ma sostanzioso pasto al sacco offerto alle nostre graditissime ospiti, ogni singolo volontario ha ricevuto in affidamento una di loro ed è così partito il viaggio tra giostre, attrazioni e divertimenti vari. Difficile dire, dopo un po’ di tempo, chi più si stava divertendo e, ancor più difficile era distinguere chi tra volontario e V.I.P. stesse accudendo l’altro tanto era, veramente (!), l’affiatamento e la reciproca cura creatasi l’un l’altro. All’interno del parco la gente era tanta, tantissima; il caldo del primo pomeriggio, pure. Le nostre ospiti avevano un’età media di 60 anni (ma non li dimostravano affatto, vista anche la loro vitalità e la loro gioia che sprizzava da tutti i pori che il caldo aveva aperto ancor più), ma chi più soffriva la situazione eravamo noi! Nonostante tutto, comunque, e grazie alle nostre ospiti, ci è stato concesso un trattamento da veri V.I.P., in quanto appositi ingressi ci hanno permesso di evitare le infinite code di persone, tutte in attesa di accedere alle varie attrazioni. Tra un gelato e una giostra, una bibita ed un’indimenticabile e fantastica attrazione, si è così giunti al gran finale: lo spettacolo del “Mago delle bolle” programmato in uno dei teatrini posti all’interno del parco. All’ora stabilita abbiamo preso posto a sedere all’incirca verso la metà dell’area del teatro, ma, mentre la gente numerosa affluiva all’interno, abbiamo subito notato che nella prima fila c’erano parecchi posti vuoti. Chiesta spiegazione all’addetto alla sistemazione dei partecipanti, siamo stati informati che i posti liberi (18!) erano stati prenotati per alcuni non ben definiti ospiti e che avremmo potuto occuparli se qualche minuto prima dell’inizio dello spettacolo gli stessi non si fossero presentati. La curiosa attesa per vedere chi fossero i fortunati ha iniziato a serpeggiare tra noi ed un ammiccante sguardo, tra l’incredulo ed il compiaciuto, è intercorso quando il clown ci ha comunicato che nessuno si era presentato e che quindi i 18 posti in prima fila potevano essere occupati dalle nostre VIP. Il grande Regista della giornata non poteva certo dimenticarsi di loro e, nel contempo, farci ancora vedere che si prende proprio cura di ogni più piccolo particolare! Inutile raccontare la felicità delle nostre amiche che si sono così gustate in “first line” ogni attimo dell’entusiasmante, e per certi versi incredibile, esibizione del mago delle bolle. Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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In tarda serata il rientro all’Istituto Santa Chiara è stato annunciato dalla campana suonata da una delle otto suore che, in semicerchio, ci hanno accolto sul piazzale interno, mentre dalle finestre si affacciavano curiose anche le altre ospiti rimaste a casa. Le VIP, stanche, ma felicissime, sono scese dai veicoli comunicando a gran voce tutta la loro gioia per quanto vissuto nell’intera giornata, mentre le ospiti alle finestre ci strappavano la promessa di un’altra gita da organizzarsi nei prossimi mesi anche con loro. Un bicchiere d’acqua fresca per ognuno di noi, servitoci premurosamente dalle stesse nostre compagne di viaggio, ed i saluti di rito hanno posto fine a questa indimenticabile giornata. Grazie, Bhagavân, anche per questo splendido regalo! Il Coordinamento Sevâ del Triveneto

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Discorso 08-10-2005

Realizzare la Divinità con coraggio e purezza “Tutti devono affrontare le conseguenze delle proprie azioni (karma). Chi ha fatto sì che i pipistrelli stiano appesi agli alberi a testa in giù? Forse qualcuno ce li ha legati, spinto dall’odio? No, è il loro destino. Allo stesso modo, nessuno può sfuggire alle conseguenze del karma.” Incarnazioni dell’Amore! Ieri vi ho parlato dell’incoronazione di Parîk¹it. A quei tempi, molti lo avevano consigliato e assistito, molti gli erano stati di sostegno per il suo avanzamento. Parîk¹it era molto giovane, quasi un ragazzo; non era semplice allevare un ragazzino in modo tale da farne un valido imperatore. Nella stirpe dei PⲬava non erano rimasti anziani: Bhîma, Arjuna, Dharmaja, Nakula e Sahadeva si erano tutti messi in cammino per le pendici himalayane. L’unico rappresentante del clan dei PⲬava era questo ragazzino, Parîk¹it, che era stato educato in modo tradizionale; eccetto lui, non c’era nessuno che potesse salire al trono. Parîk¹it intrappolato Il ragazzo era comunque intrappolato in una complessa situazione. Egli, tuttavia, seguì il sentiero indicatogli dai tre precettori disponibili. Il giovane Parîk¹it scoppiò in lacrime e si lamentò col fratello del nonno e con la nonna (Dharmaja e Draupadî), chiedendo loro se trovassero giusto abbandonarlo con una responsabilità pesante come quella sulle spalle. Dharmaja, gli rispose Mother Sai gennaio-febbraio 2006

che non era possibile sfuggire alle conseguenze di quel fatto. Persino K©¹²a, che rappresentava il loro continuo sostegno, li aveva abbandonati a se stessi. Anch’essi non avevano avuto altra scelta che seguire le Sue orme; dopo tutto, si erano attenuti strettamente ai Suoi consigli e alla Sua guida. K©¹²A TRATTAVA I P²¬AVA COME AMICI INTIMI, LI AVEVA SEGUITI COME FOSSERO SUOI FIGLI, ERA STATO IL LORO PARENTE PIÙ STRETTO; IN EFFETTI, LI AVEVA SOSTENUTI IN OGNI MODO. Solo Lui era il loro rifugio. Pertanto, essi consigliarono a Parîk¹it di affrontare le proprie responsabilità con coraggio e fiducia, dopodiché si ritirarono per qualche tempo per vedere come questi avrebbe elaborato la situazione. Parîk¹it tira fuori il coraggio Il giovanissimo sovrano rispose coraggiosamente che non avrebbe eluso le proprie responsabilità né avrebbe lasciato tramontare la grandezza della propria stirpe. “Governerò questo regno”, dichiarò. Egli si mostrò pieno di coraggio e fiducia, per cui Dharmaja e Draupadî si sentirono felici e sollevati, rimanendo esterrefatti dal comportamento coraggioso del ragazzino. Si deve prendere nota di alcuni eventi che si verificavano a quei tempi. Dharmaja era nella sua forma umana e stava preparandosi a procedere verso i regni spirituali e divini. Per andare dal regno terreno a quello divino è necessario molto coraggio. Egli attraversò il piano spirituale e quello mondano e fece una sintesi idonea ad acquisire la capacità di procedere nei reami divini. In effetti, ottenne questa capacità consta-

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Discorso 08-10-2005 tando la fiducia in sé del giovane Parîk¹it. guerra. Parîk¹it combatté con il nome del A quest’ultimo vennero allora in mente gli nonno Arjuna sulle labbra (Arjuna aveva avvenimenti precedenti: egli era andato da dodici nomi): Arjuna, il puro; Phalguna, ciascuno dei PⲬava e aveva chiesto loro colui che è nato sotto la stella Phalgunî; di volersi assumere la responsabilità di go- Pârtha, l’erede della stirpe dei P©thu; vernare il regno, ma tutti avevano rifiutato Kirîtin, colui che è nato con una corona; sostenendo che solo Dharmaja era qualifi- ›vetavâhana, colui che cavalca un bianco cato a farlo e che questo era anche il vole- destriero; Bhîbatsu, colui che è al di sopra re del popolo. Infine avevano designato il dell’emozione del cambiamento; Vijaya, giovane Parîk¹it come l’unica persona sempre vittorioso; K©¹²a, lo scuro; adatta. A queste parole il giovane si era Savyasâcin, l’ambidestro; Dhananjaya, il spaventato ed era caduto in lacrime ai pie- conquistatore di ogni ricchezza. Mentre di del nonno chiedendogli se fosse possibile combatteva, tutti i PⲬava erano presenti che una persona così giovane potesse go- in forma spirituale; persino Draupadî si trovernare un regno tanto vasto. Fu Draupadî vava là. Pochi sanno che Draupadî fosse a dargli le dovute rassicurazioni. Così ebbe una grande guida per diritto di nascita. Saluogo l’incoronazione di Parîk¹it come im- rebbe un errore pensare che Parîk¹it, appeperatore. na incoronato, abbia voluto provocare una guerra. Draupadî fu la sua consigliera, fiParîk¹it diventa un grande re sicamente finché era bambino e spiritualIl secondo giorno dopo l’incoronazione egli mente nella seconda parte della sua vita, e convocò una riunione dei suoi re vassalli. lo aveva avvertito che non sarebbe stato sagLa gente pensò che il ragazzo fosse spa- gio da parte sua farsi coinvolgere in situaventato e che questo fosse il motivo di quel- zioni conflittuali subito dopo essere divenl’assemblea. Tutti i re vennero chiamati a tato re: prima doveva infondere fiducia raccolta e fatti accomodare nella sala di nella sua gente. Grazie all’addestramento corte e Parîk¹it disse loro: “Voi vedete da- impartitogli da Draupadî egli ci riuscì piutvanti a voi un ragazzo come vostro signo- tosto bene. Tutti i sudditi, vecchi e giovani, re, ma state pur certi che non eluderò i miei si dedicarono a lui e lo venerarono con afdoveri, come voi non dovete sottrarvi ai fetto e deferenza come mahârâja, il re dei vostri. Noi siamo deputati a vigilare insie- re, e diventarono fiduciosi e impavidi. Con me sul benessere di questo impero; pertan- un simile re che si occupava dei loro inteto ora voglio conoscere le vostre intenzio- ressi, come potevano avere paura? Parîk¹it ni. Conosco alcuni di voi, altri non li rico- li assicurò che, nonostante la sua così gionosco. Fate sì che le vostre decisioni coin- vane età, era pienamente favorito dalla gracidano con le mie per il bene dell’impero, zia di Dio e quindi non esisteva potere in oppure seguite le vostre ambizioni.” terra che potesse contrastarlo. Dio solo era Dopo che ebbe parlato in questo modo, l’as- il suo rifugio. Egli assunse l’amministraziosemblea si divise in due fazioni: una che ne dell’impero in piena fede sotto la guida sosteneva Parîk¹it e l’altra che intendeva di Dio. perseguire le proprie ambizioni ritenendo che il giovane re mancasse di determina- Benedetto dalla grazia di Dio zione e potesse facilmente non esser consi- Non abbiate l’impressione che tutto il suo derato. Fra le due fazioni scoppiò allora una addestramento fosse avvenuto solo dopo la 22

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Discorso 08-10-2005 decisione dei PⲬava di andare verso ra o la preoccupazione quando una tale fal’Himâlaya. Sin dalla fine della grande miglia, composta da anziani e bambini, è guerra, era noto che l’unico erede dell’im- sotto controllo? pero era il bambino di Abhimanyu. Parîk¹it divenne un grande imperatore. Draupadî aveva deciso di assumersi il com- Esistono genitori capaci di tirar su un fipito di addestrarne il figlio per il suo futu- glio in questo modo? Anche se siete pronti ro ruolo e aveva detto a Dharmaja che, seb- ad allevare i bambini in modo giusto, essi bene egli fosse depositario di ogni virtù, non vorranno ascoltarvi, ma Parîk¹it fu fatalvolta mancava di capacità decisionale. cile all’apprendimento, così come fu un capo Perciò, sin dall’inizio, Parîk¹it fu affidato coraggioso. Il coraggio è il mezzo che conalle cure di Draupadî. Persino prima della duce a tutti i risultati di successo. È anche sua incoronazione, Draupadî e Dharmaja una vera pratica spirituale. È la vera forza. solevano rivolgersi alla gente di Armato di una tale forza spirituale e divina, Hastinâpura dicendo loro che Parîk¹it sa- Parîk¹it divenne un grande e, di conseguenrebbe stato il loro futuro re. “Non lasciate- za, tutto l’impero prosperò. Un precettore vi ingannare dal suo aspetto giovanile; egli così materno è cosa molto rara. Egli riunì è benedetto dalla grazia di Dio ed è dotato tutti i suoi ministri e rappresentanti del di tutte le virtù regali. Il dovere di chi go- subcontinente e parlò loro dell’importanza verna un grande popolo è quello di provve- dell’unità. La purezza, infatti, dipende daldere ai suoi bisogni come farebbe una ma- l’unità e la purezza è la strada verso la Didre. Al momento, è un bambino piccolo e vinità. Con la Divinità tutte le imprese diha bisogno del vostro aiuto e della vostra ventano fruttuose. Basta sostenere e manprotezione; prendete questo compito come tenere questa purezza sia nell’individuo sia un dovere conferitovi da Dio. A tempo de- nella comunità. Questo concetto del combito, egli sarà re e si occuperà del vostro portamento individuale e collettivo fu trabenessere come un figlio premuroso. I di- smesso ai suoi sudditi e pertanto, nel suo vertimenti e i piaceri non ci riguardano. impero, si creò una comunità ideale. Il gioConsiderate tutto come vostro dovere e, vane re avvicinava la gente col sorriso e si quando i tempi saranno maturi, sarete pro- scusava persino per gli errori che poteva tetti ed egli provvederà alle vostre necessi- aver commesso involontariamente. Egli tà perché è realmente un dono che Dio ha esemplificò in modo eccellente il genere di fatto a tutti noi. Tutto accade in accordo comunicazione che dovrebbe esistere fra con la Volontà di Dio. La Sua Volontà non chi governa e chi è governato. Il giovane può essere ostacolata da nessun’altra forza.” Parîk¹it aveva piena fede in Dio, la cui Benevolenza e Amore assicurarono il beIl coraggio, vera pratica spirituale nessere suo e dei suoi sudditi. Abbiate, tutti e vera forza voi, la stessa salda fede in Dio e mantenete Perciò, Draupadî e Dharmaja avevano già la purezza, e certamente avrete successo preparato la strada all’incoronazione di nella vostra sâdhanâ. Praµânti Nilayam, 8 ottobre 2005, Parîk¹it. A quei tempi, quelle erano le proSai Kulwant Hall, cedure dell’amministrazione politica. TutFestività di Dasara te le persone del regno dovevano essere (Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito seguite come i bambini di una famiglia internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di unita. Come può esserci spazio per la pauPraµânti Nilayam)

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Sotto la Veranda

Cittadini del mondo Qui, nell’università Sathya Sai, abbiamo studenti di ogni religione, fra cui due ragazzi musulmani. Quel giorno Swami ne ha chiamato uno: “Come ti chiami?” e lo studente ha risposto con un nome musulmano. Bene”, ha risposto Swami e, ondeggiando la Mano, gli ha materializzato una catenina e un medaglione con incisi la mezza luna e la stella, simbolo dei musulmani. Poiché il ragazzo era musulmano, Bhagavân gli ha materializzato un gioiello in armonia con la sua religione. “Hai visto?” - mi ha chiesto Swami. “Che cosa hai visto?” “Ho visto la mezza luna e la stella, simbolo della fede islamica.” ”Vieni qui, guarda meglio. Guarda che cosa c’è scritto sull’altro lato del medaglione.” Era una scritta in caratteri romani: “Allah Bismallah”: Abbi fede in Allah. “Vedi - Baba ha spiegato - Io incoraggio tutte le religioni, perché sono tutte Mie. Io non credo alle conversioni poiché, qualunque religione professiate, è comunque Me che raggiungerete.” Poi ha chiamato il secondo ragazzo musulmano e gli ha detto: “Sei geloso?” “No, Swami, no.” Ondeggiando la mano, Swami gli ha materializzato un anello. Una catenella per il primo ragazzo e un anello per il secondo, quel giorno hanno reso tutti contenti. Un giorno, durante una conversazione, involontariamente ho commesso un errore. Ho detto: “Swami, le persone della nostra regione, dalle nostre parti non si comportano così, non parlano in questo modo.” Ho sottolineato questo fatto. Baba ha immediatamente detto: “Che cosa?! Hai detto ‘dalle nostri parti’?! ‘La mia zona’?! No, no, no. Non dovresti dire così. Tu sei cittadino del mondo.” “Scusa, Swami. Non lo ripeterò più. Infatti voglio eliminare l’identificazione col mio luogo di nascita. Sono attaccato a esso. Mi dispiace. Sto cercando di correggermi.” “Cercando?” - ha sottolineato Swami. “Try, try, try (cercare), porta solo dry (aridità). Devi eliminare i sentimenti di appartenenza a un dato luogo. Una volta che comprendi che ciò che stai stringendo in mano è un serpente, che cosa fai? Ci giochi? Continui a tenerlo in mano? Certamente no. Lo lasci immediatamente, perché sai che è velenoso. Allo stesso modo, quando riconosci che questo campanilismo non va bene, dovresti subito eliminarlo.” In un mondo costantemente frazionato da religioni, regioni, politica e da considerazioni basse, sciocche, meschine, questo è uno splendido messaggio per tutti noi. Siamo tutti Uno; il pianeta è Uno e noi apparteniamo alla famiglia dell’universo. Non siamo separati. E non dobbiamo dire: “Cercherò di correggermi.” No. Dobbiamo farlo. Questo è il messaggio trasmessoci da Bhagavân quel giorno. (Tratto da “Perle di Saggezza” 4)

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Discorso 09-10-2005

La purezza di cuore è la vera sâdhanâ “Pensate che chiacchierare per tutta la giornata senza un vero lavoro sia sâdhanâ (pratica spirituale)? Seguire un regime alimentare che vi fa riempire la pancia tre volte al giorno, pensate sia sâdhanâ? Un’energica attività diurna e un profondo sonno notturno, pensate siano sâdhanâ? Questo è ciò per cui Dio vi ha creati? Voi impiegate molto tempo in questo modo, ma la vostra non è sâdhanâ. Non sprecate così il vostro tempo! Da questo momento in poi aspirate a conoscere-riconoscere Dio. Solo questa è sâdhanâ.” Incarnazioni dell’Amore! La Coscienza onnipervadente viene definita “Divinità”. Viene anche detto che la Divinità è presente in tutti gli esseri viventi, ma non c’è nessuno che abbia visto questa onnipresente Divinità. SOLO UN ESSERE UMANO PUÒ CONTEMPLARE E REALIZZARE LA

PERSONA COSMICA. Infatti, la vita umana stessa è la manifestazione del Potere divino. Alcune persone, però, non sono d’accordo su questa affermazione. Lo stesso Âtma Tattva (Principio divino) è presente non solo negli esseri umani, ma in tutti gli esseri viventi dell’universo. Però, per realizzare questa Verità, si deve avere un cuore puro e altruistico. Per comprendere questa Verità, ogni essere umano deve contemplare Dio continuamente. Così faMother Sai gennaio-febbraio 2006

cendo, il vostro cuore diventerà puro e sereno. Nel momento in cui otterrete questo stato, Dio diventerà sicuramente manifesto in voi in modo percepibile. Questa deve essere la vostra sâdhanâ. Non è la sola pratica di dhyâna (la meditazione) a rendere manifesto Dio al sâdhaka (l’aspirante spirituale). DIO È PRESENTE, IN MODO UNIFORME, COME ABITANTE, SIA NEGLI ESSERI UMANI SIA NEGLI INSETTI, NEGLI UCCELLI E NELLE BESTIE. Purezza di cuore per realizzare l’Abitante interiore Supponete di porre la domanda: “Dov’è Dio, ora?” La risposta spontanea deve essere che Dio è presente anche in voi. Molta gente intraprende diversi tipi di sâdhanâ, quali la meditazione, per trovare risposte a domande di questo tipo. Il Saggio Nârada affermava che Dio può essere realizzato attraverso le nove forme di devozione, e cioè: ›rava²a¼ (l’ascolto delle glorie di Dio), Kîrtana¼ (il canto delle Sue lodi), Vi¹²usmarana¼ (la contemplazione di Dio), Pâdasevana¼ (il servizio ai Suoi Piedi di loto), Vandana¼ (l’atteggiamento di riverenza verso tutte le forme di vita), Arcana¼ (l’adorazione), Dâsya¼ (servire tutti indistintamente), Sneha¼ (l’amicizia con Dio) e Âtmanivedana¼ (l’abbandono di se stessi a Lui). Non esiste nessuno a questo mondo nel cui cuore Dio non risieda in qualità di Abitante. È quindi necessaria la meditazione per visualizzare un tale Dio onnipervandente e onnipresente? Oggi molti insegnano diverse tecniche di meditazione, ma la meditazione è intesa ad ac25

Discorso 09-10-2005 quisire la purezza del cuore spirituale perché, se non si ottiene la purezza del cuore, che è la sede della consapevolezza, Dio non può essere realizzato. Ecco perché si deve aspirare ad acquisire la purezza del cuore spirituale. Che genere di sâdhanâ praticò Ka¼sa nel Dvâpara Yuga? In effetti, egli offendeva continuamente il Signore K©¹²a che fu invece così misericordioso da concedergli il proprio darµan. N ESSUNA SÂDHANÂ PUÒ ESSER DI AIUTO A REALIZZARE

DIO SE NON SI POSSIEDE LA PUREZZA DI CUORE. I diversi tipi di sâdhanâ, come il digiuno, la meditazione ecc., aiutano a sviluppare la fede nel Dio onnipresente che risiede veramente dentro di voi come Abitante. La gente crede in genere che Dio abbia concesso la Propria visione a questa o a quella persona, ma la Verità è che Dio non dà mai il darµan a coloro che non sono puri di cuore. Perciò, se desiderate avere la visione di Dio, dovete sviluppare la purezza di cuore. Tutti i tipi di sâdhanâ sono intesi solo ad acquisire la purezza. Nel momento in cui avrete la purezza di cuore, il Dio onnipresente si manifesterà proprio davanti a voi. SFORTUNATAMENTE, OGGI NEL MONDO C’È CARENZA DI GURU IN GRADO DI DIRIGERE FERMAMENTE IL RICERCATORE SUL SENTIERO DELLA PUREZZA; ESSI SI LIMITANO A OFFRIRE ALCUNE TECNICHE MECCANICHE DI MEDITAZIONE IN CAMBIO DI DENARO. IN REALTÀ NON C’È BISOGNO DI INTRAPRENDERE ALCUN SISTEMA COMPLESSO DI MEDITAZIONE; SI PUÒ SEGUIRE LA SEMPLICE SÂDHANÂ DELLA

COSTANTE

CONTEMPLAZIONE

DELL’ONNIPRESENTE DIO. Pochi insegnano,

al giorno d’oggi, questi semplici metodi; la gente sente parlare, o legge, di tanti modi complicati di meditare e segue la sâdhanâ che più cattura il suo interesse o stimola la sua immaginazione.

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Non parenti, ma incarnazioni di Dio Incarnazioni dell’Amore! Se volete visualizzare Dio dovete acquisire la purezza di cuore. Riferendovi a una persona particolare, voi dite che è vostro padre, ma il padre è imbarazzato da tale riferimento perché egli, in effetti, è lo stesso Âtma Tattva che si trova in tutti gli esseri umani. Sposate una ragazza e dite che è vostra moglie, ma in realtà essa è l’incarnazione del divino Âtma. Allo stesso modo, accarezzate con affetto un bambino definendolo vostro figlio, ma lo stesso bambino può dirvi di non essere vostro figlio, bensì l’incarnazione della Divinità. Questo perché tutte le relazioni di questo mondo sono solo relazioni atmiche. In verità, la vera Âtma Sâk¹âtkâra (la realizzazione del Sé) è la fusione del Sé individuale (Jîva) con il Sé Supremo (Brahman). Qualsiasi persona incontriate è, in verità, Dio. Come possono esistere esseri umani senza tale onnipresente Divinità? Il Signore K©¹²a ha dichiarato di essersi incarnato ogniqualvolta la pratica del Dharma (la Rettitudine) sia decaduta. Egli ha anche dichiarato di essere bîjam (il seme) in tutti gli esseri viventi. Sebbene fosse molto vicino ai gopâla (pastori) e alle gopî (pastorelle), Egli non fu mai legato da questa relazione. Le gopî che erano consapevoli di questo fatto, Lo contemplavano costantemente cantando il divino Nome: “K©¹²a! K©¹²a!” Proprio il Nome K©¹²a portò l’incarnazione del divino Âtma davanti ai loro occhi. Le gopî erano anime estremamente elevate, fermamente convinte che lo stesso Âtma Tattva fosse presente in ogni individuo, anzi, in ogni essere vivente. Per questo motivo riuscivano a visualizzare K©¹²a in tutti gli individui e in tutti gli oggetti del mondo. Tutto ciò che vediamo nel mondo oggettivo, per esempio anche questa sala, questo pandal, gli edifici circostanti ecc., non sono in realMother Sai gennaio-febbraio 2006

Discorso 09-10-2005 tà oggetti; la gente è preda dell’illusione quando pensa in questo modo alla vista delle loro forme esteriori. L’Âtma Tattva universale è presente in tutti questi oggetti. Solo le gopî realizzarono questa Verità Suprema in modo naturale e spontaneo: riuscirono a visualizzare K©¹²a in tutti gli individui e in tutti gli oggetti. Noi spesso ci riferiamo agli individui definendoli “mio figlio”, “mio fratello”, “mio padre”, “mia madre”, “mia moglie” ecc., con in mente le relazioni mondane, ma la verità è che lo stesso Dio si manifesta attraverso tutti questi individui. Pertanto si deve considerare ogni individuo come l’incarnazione della Divinità. L’intero universo è permeato del Brahma Tattva; tutti i nomi e le forme attribuite all’Âtma Tattva sono nostre invenzioni. Râmak©¹²a Paramaha¼sa, durante la giornata, seguiva molti sistemi di adorazione della Madre Kâlî. Un giorno la Madre Divina gli apparve e gli chiese: “Râmak©¹²a! Tu stai impazzendo giorno dopo giorno! Mi adori in una forma particolare. Perché Mi limiti a questa o a quella forma? Tutte le forme, invero, sono Mie. Qualsiasi persona tu incontri, devi considerarla un’incarnazione della Divinità.” Dio è puro e senza attributi; una tale immacolata Divinità senza attributi è presente in ogni essere vivente. Tutti gli esseri umani sono, infatti, riflessi di tale Divinità onnipresente, per cui ogni essere umano deve essere considerato l’incarnazione della Divinità e rispettato. Sebbene Dio sia onnipresente, Egli assume una forma particolare e serve gli esseri umani in vari modi. “Come il sentimento, così il risultato” Da questo istante, comprendete la verità in base a cui tutte le forme e tutti i nomi sono Suoi e considerate chiunque vi troviate davanti un’incarnazione della Divinità. Se sviluppate un tale atteggiamento potete veMother Sai gennaio-febbraio 2006

dere Dio ovunque. Se andate a Mathurâ o a Dvârakâ potete constatare come la gente adori K©¹²a con lo stesso fervore devozionale, sebbene Egli abbia abbandonato le Proprie spoglie mortali circa 5000 anni or sono. Quando Dio si incarna in forma umana, è naturale considerarLo un comune essere umano, ma questo rapporto non è corretto. IO RIPETO SPESSO CHE SONO DIO, MA VI RICORDO CHE ANCHE VOI, IN REALTÀ, LO SIETE; NON DOVETE LASCIARE ALCUNO SPAZIO ALLA CONFUSIONE E A DIFFERENZE D’OPINIONE A QUESTO RIGUARDO: CIASCUNO DI VOI È IN VERITÀ UN’INCARNAZIONE DELLA DIVINITÀ. SE SVILUPPATE QUESTA FERMA CONVINZIONE, POTETE VISUALIZZARE DIO IN OGNI ESSERE VIVENTE. È solo tenendo a mente questo concetto che l’espressione delle Scritture Yad bhavam tad bhavati (“Come il sentimento, così il risultato”) assume significato. Inconsapevole della vera natura della Divinità, la gente si riferisce a particolari individui definendoli “padre”, “madre”, “zio” ecc., avendo in mente la loro forma fisica e la relazione fisica con loro. Se la gente è preda in tal modo dell’illusione, circa le relazioni fisiche, è destinata a confondersi sulla reale natura della Divinità. Solo Dio esiste Rivelando la propria Divinità onnipresente, il Signore K©¹²a una volta dichiarò che non esisteva nessun altro all’infuori di Lui nell’intero universo; la stessa verità è contenuta nella dichiarazione: Ekam sat viprâ bahudhâ vadanti “La Verità è una, ma il saggio si riferisce a Essa usando vari nomi”. Per esempio, il numero 1 è solo uno. Se gli addizionate altri tre 1, esso diventa 4, e addizionando altri numeri, si ottengono 27

Discorso 09-10-2005 numeri diversi, ma il primo numero rimane lo stesso, cioè 1. Questa è la Divinità e questo è ciò che intende affermare la profonda dichiarazione: Ekoham bahusyâm “Sono Uno: che Io divenga i molti”. La gente spesso usa le due parole Deva (Dio) e Jîva (anima individuale), ma non esiste alcuna anima individuale! Tutti sono soltanto incarnazioni della Divinità! SORGE ALLORA LA DOMANDA: “PERCHÉ LA GENTE MUORE?” DATO CHE LA GENTE NON È CAPACE DI COMPRENDERE LA NATURA IMMORTALE DELL’ÂTMA CHE RISIEDE NEL CORPO FISICO, FA USO DEL TERMINE “MORTE”. L’ÂTMA NON CONOSCE AFFATTO LA MORTE! ESSO È IMMOR-

le Upani¹ad proclamano il concetto non dualistico secondo cui Jîva e Deva sono una cosa, una cosa sola, ma nessuno si sforza di comprendere questa verità. Alla fine tutti credono che Dio sia separato da loro. Le persone fanno spesso distinzione fra le diverse forme della Divinità, per esempio Râma, K©¹²a ecc. Esse indulgono in sentimenti di differenziazione, perché cercano di identificarsi con una forma particolare, ma, così facendo, si allontanano da Dio e continuano a essere solo anime individuali. TUTTE QUESTE DISTINZIONI ESISTONO SOLO NEGLI INDIVIDUI: DIO È SOLO UNO. INFATTI, EGLI NON È DIVERSO DA VOI: EGLI È IN VOI. VOI, IN VERITÀ, SIETE DIO! Se così non fosse, per quale motivo i Veda dichiarerebbero: Tat tvam asi (Tu sei Quello)?

TALE. COLORO CHE REALIZZANO QUESTA VERITÀ SI UNISCONO A DIO. Per coloro che non

riescono a comprendere la Verità, il jîva resta jîvâ e il Deva resta Deva; in essi persiste la concezione dualistica. Alcuni grandi assiomi delle Scritture Qual è l’intimo significato della dichiarazione: Ekameva advitîya¼ brahma (Dio è Uno senza secondo)? In essa si intende che in questo universo non esiste alcun’altra Entità all’infuori di Brahma. Questa è la dichiarazione dei Veda. Le Upani¹ad spiegano la nostra vera natura tramite il mahâvâkya (il grande aforisma) Tat tvam asi “Tu sei Quello”. In un altro mahâvâkya si dichiara: Prajñâna¼ brahma “La Consapevolezza Suprema è Brahma”. A chi si riferisce questa dichiarazione? Di nuovo al Dio Assoluto. Sia tutti i Veda sia 28

Eliminare i sentimenti di separazione Dovete sviluppare la ferma convinzione che voi e Dio siete una cosa sola. Quando acquisite questa salda convinzione diventate uno con Dio. Voi, ad esempio, tenete molte foto di Sai Baba nella vostra stanza della pûjâ (stanza riservata all’adorazione N.d.T.), ma in tutte le foto troverete lo stesso Dio fotografato in pose diverse. Se comprendete l’unità che sta alla base della Divinità, non resterà spazio per la confusione e potrete realizzare la Verità. Qualsiasi cosa Io dica è solo Verità, ma, non essendone consapevoli, voi non riuscite a sviluppare fede in Essa. Molte persone oggi proclamano di essere “divine” facendo discorsi senza fine su questo concetto. CredeteMi, vogliono solo confondere i devoti. Infatti, solo se sviluppate una ferma fede nella dichiarazione che Dio è solamente l’Uno potrete realizzare la Verità. Chi è capace di comprendere questa verità non avrà né confusione né dubbi. Non usate parole aspre nel parlare a chicchessia; infatti al mondo non esistono nemici. Non dovete consideMother Sai gennaio-febbraio 2006

Discorso 09-10-2005 rare nemico nessuno né trattarlo male. Un giorno può esservi nemico, ma un altro giorno potete diventare amici. Non dovete considerare nessuno separato da voi: tutti sono amici. Giorno e notte sono una cosa sola Incarnazioni dell’Amore! Voi state adorando e pregando Dio con grande amore. Continuate ad amare Dio e sviluppate fede in Lui; solo così tutti i vostri dubbi verranno chiariti e riuscirete a comprendere pienamente la natura della Divinità. Il dubbio implica la dualità che è un sentimento di separazione fra voi e Dio. Infatti non esistono due entità come “Dio” e “voi”: tutto è “Io”, “Io”, “Io”! Abbiate fede nella Verità secondo cui “Dio è Uno senza secondo.” Per esempio, quante ore ci mostra un orologio? Dodici ore. Quando la lancetta è sulle dodici, procede verso l’1 sull’orologio e, quando arriva all’una, si muove verso l’ora successiva. Dunque, solo quando la lancetta passa sull’una si dirige verso le due. In modo simile, non c’è nulla che possa esser chiamato secondo: Dio è solo Uno. Tuttavia, quando desiderate invischiarvi nelle faccende del mondo, la dualità arriva. Infatti, per quanto riguarda la Divinità, non esiste dualismo. Talvolta sveglio i ragazzi che dormono nella Mia camera e chiedo loro: “Che ore sono?” ed essi dicono: “Le dodici, Swami!” Chiedo di nuovo: “Le dodici di giorno o di notte?” e i ragazzi rispondono: “Swami! Sono le dodici di notte.” Se, dunque, dodici ore del giorno vengono aggiunte a dodici ore della notte, diventano ventiquattro, ma non ci sono ventiquattro ore; è solo perché il giorno viene seguito dalla notte che trovate ventiquattro ore. Perciò, non fate distinzione fra il giorno e la notte. Chi lavora per la ferrovia fa una distinzione di questo genere perché gli conviene da un punto di vista Mother Sai gennaio-febbraio 2006

operativo. Per noi, la notte segue al giorno e questo comincia nuovamente dopo la notte. Sia il giorno sia la notte per noi sono uno. Unità fondamentale Quindi sviluppate una salda fede nel principio dell’Unità in tutto ciò che incontrate nel mondo. Dio è Uno e solo Uno. Se non sviluppate una salda fede in questo principio, è possibile che voi adoriate una forma di Dio e ne odiate un’altra. Dovete sempre attenervi al Principio di Unità di Dio. Questa è la Verità. Se non siete capaci di sviluppare questa fede, ignoratela e non fatene materia di discussione o diatriba. Non attribuite mai dualità a Dio. Dio è sempre Uno e solo Uno. Se riuscite a capire e a sviluppare una fede ferma nell’Unità di Dio, la vostra vita procederà scorrevolmente. (Mostrando ai presenti un mazzo di fiori, Swami chiede: - N.d.T.) Che cos’è questo? È un mazzo formato da molti fiori tenuti insieme con l’aiuto di un filo, con il risultato che essi assumono la forma di un mazzo. Sebbene i fiori siano di diverse varietà, il filo che li unisce è solo uno. Lo stesso principio è stato così espresso nei Veda: Ekameva advitîyam brahma “Dio è Uno senza secondo”. L’esempio di cui sopra dimostra l’unità nella diversità. SE VI RIFERITE A UNA PERSONA SINGOLA, LA DEFINITE “UN UOMO”; SE VI RIFERITE A UN GRUPPO DI PERSONE RIUNITE INSIEME, LE CHIAMATE

“GRUPPO”. SEBBENE

CI SIA UNA GRANDE DIFFERENZA NELLE PAROLE CHE USIAMO PER RIFERIRCI A UNA PERSONA SINGOLA O A UN GRUPPO, NELLA CLASSIFICAZIONE C’È UNA FONDAMENTALE UNITÀ. QUESTA

UNITÀ È LA DIVINITÀ, COSA CHE NON SI

DEVE MAI DIMENTICARE. Sfortunatamente, di

questi tempi, la gente tende a guardare al29

Discorso 09-10-2005 l’apparente diversità del mondo oggettivo ignorandone il sottostante principio di unità. Prendete per esempio i PⲬava. Chi erano? I cinque fratelli PⲬava erano i figli di Kuntî. Una madre, ma cinque figli. Nel senso mondano comune, essi sono in numero di cinque. Potete non riuscire a capire questo principio di unità della Divinità, ma, al momento giusto, quando, con mente matura, riuscirete a riconoscerlo, capirete che la Realtà è Una e non due. (Mostrando un fazzoletto: – N.d.T.) Questo è un fazzoletto! In esso si trovano molti fili tessuti insieme e, a seguito di questa tessitura, essi assumono la forma di un fazzoletto: il tessuto è uno e i fili sono molti. Si deve riconoscere il principio dell’unità nella diversità. Ci sono molti studenti raccolti in questa sala e ciascuno appare diverso dagli altri, ma sono tutti studenti del college ›rî Sathya Sai. Si deve dunque aspirare a sviluppare l’Unità. Cari studenti! Sono estremamente felice di vedere tutti voi. Io ho molti compiti da svolgere e partecipo a molteplici programmi a partire dal-

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la mattina fino a quando non vado a dormire. Sono molto felice e pieno d’energia. Non esiste nessun altro che goda di una Beatitudine come la Mia. Io sono sempre felice e contento, non presto attenzione né alla lode né al biasimo da qualsiasi parte provengano; essi sono solo la manifestazione esteriore dei sentimenti di qualcuno e Io non ho niente a che vedere con essi. Non alimento nessun tipo di sentimento di separazione. “Tutti sono Uno; siate equanimi con tutti.” (Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Govinda K©¹²a Jay…”) Praµânti Nilayam, 9 ottobre 2005, Sai Kulwant Hall, Festività di Dasara

(Tratto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam)

Mother Sai gennaio-febbraio 2006

Tutto è Dio

(Tratto da Discorsi 88/89 volume I)

Mother Sai gennaio-febbraio 2006

A Lume di Candela

Convincetevi che ogni cosa è divina, che tutto è Dio. Se, per esempio, pensate: “Io sono nella luce, io sono la luce, la luce è in me, la luce sono io. Io e la luce siamo la stessa cosa”, sentite in voi la luminosità, sentite di essere fatti di luce. “Io” sta per amore; l’amore è luce e vive di luce. Chi riesce a fare questa esperienza si immerge in Dio. La luce è conoscenza; l’amore è preghiera, adorazione.

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Discorso 10-10-2005

Senza “Educare” l’educazione è inadeguata “La buona educazione è quella che insegna il metodo per ottenere la pace nel mondo, distrugge la ristrettezza mentale e promuove l’unità, l’eguaglianza e la coesistenza pacifica tra gli esseri umani.” Il sostegno e ciò che è sostenuto La buona educazione non consiste nella semplice lettura di molti libri apprendendo la conoscenza teorica e insegnandola agli altri. Acquisire la mera conoscenza libresca non serve a niente; forse a diventare un libro voi stessi. LA VERA EDUCAZIONE È QUELLA CHE PROMUOVE L’UNITÀ, L’EGUAGLIANZA E LA PACIFICA COESISTENZA CON GLI ALTRI ESSERI UMANI. Leggere semplicemente libri e periodici, acquisendo la conoscenza teorica, costituisce la cosiddetta “educazione profana”. Nel mondo odierno, molta gente cerca solamente tale tipo di educazione, ma questa non può esser definita vera educazione. Essa sgorga dal cuore ed è chiamata “Educare”1. Tra educazione ed “Educare” c’è molta differenza! “Educare” è la base di ogni forma di educazione. “Educare” è âdhâra (il sostegno) e l’educazione è adheya (ciò che è sostenuto). Tutti i testi che leggiamo ci trasmettono solo l’istruzione, ma questo è del tutto inadeguato. Assieme a quest’ultima si deve perseguire “Educare”.

Grandi poemi epici per grandi ©¹i Il Saggio Vâlmîki, nel Tretâ Yuga, scrisse la grande epica Râmâya²a che scaturì da lui come espressione spontanea dei suoi 32

divini sentimenti. Così fu anche per il Bhâgavata, composto dal grande ©¹i Veda Vyâsa2. Questi grandi ©¹i dettero espressione ai sentimenti divini, che sgorgavano dalle profondità dei loro cuori, nella forma di queste grandi epiche; per questo esse divennero opere immortali che insegnano le verità eterne. Le grandi epiche raccontano la Vita divina e il Messaggio dei grandi Avatâr e furono composte da grandi ©¹i che avevano la visione di Dio. Sîtâ all’eremitaggio di Vâlmîki Quando Sîtâ viveva con Râma nella foresta, durante il loro esilio di quattordici anni, Râma le insegnò molte cose. Ella non le rivelò a nessuno, ma seguiva quegli insegnamenti con attenzione. Alla fine del periodo di esilio, Sîtâ, Râma e Lak¹ma²a tornarono ad Ayodhyâ, ove Râma fu incoronato re. Il tempo passava. Egli, un giorno, chiamò Lak¹ma²a e gli ordinò di trasportare Jânakî3 su un carro e di abbandonarla in un luogo deserto, privo di insediamenti umani, sulle rive del Gange, e poi di ritornare. Obbedendo al comando di Râma, egli lasciò Sîtâ nella foresta e tornò nella capitale. Il Saggio Vâlmîki stava attraversando la foresta per tornare al suo eremitaggio, dopo avere fatto un bagno rituale nel Gange, quando le disperate parole di Sîtâ giunsero alle sue orecchie. Dopo aver ascoltato il suo doloroso racconto, questi la consolò e la portò con sé. Sîtâ passava i suoi giorni nell’eremitaggio in costante contemplazione di Râma e della Sua gloria. Quando Lak¹ma²a l’aveva lasciata nella foresta, ella era già in dolce attesa e, Mother Sai gennaio-febbraio 2006

Discorso 10-10-2005 al compimento del nono mese, dette alla giorno il cavallo, seguito dall’armata, arrivò luce due gemelli: Lava e Kuµa. Con l’at- vicino all’eremitaggio del Saggio Vâlmîki; tenzione amorevole e la tutela del Saggio i due gemelli Lava e Kuµa videro il cavallo Vâlmîki, i due gemelli divennero grandi seguito dall’esercito, lo catturarono e, letta l’iscrizione sulla sua fronte, decisero di afguerrieri, degni figli di Râma. Un giorno, Sîtâ era persa in profonda con- frontare ›atrughna e i suoi soldati. Essi templazione di Râma; pensava ai giorni fe- domarono il cavallo e lo portarono lici che aveva passato in Sua compagnia nell’eremitaggio di Vâlmîki, tornando poi ed era veramente scoraggiata dalla piega per combattere i suoi guardiani. Nella batdegli eventi. In quel momento, Lava e Kuµa taglia che seguì, i gemelli sconfissero tutti tornarono all’eremitaggio e videro la ma- gli avversari uno dopo l’altro. dre in lacrime. Non comprendendo la ragione del suo dolore, le chiesero perché stes- Una guerra evitata se piangendo e cercarono di consolarla di- All’inizio, Bharata e ›atrughna li inconcendo: “Madre! Perché piangi visto che hai trarono e fecero un ultimo disperato tentadue figli coraggiosi che sono persino più tivo per dissuaderli dal combattimento, dipotenti dello Stesso Signore Râma? Non cendo: “Siete ancora dei bambini: finora sottovalutare la nostra forza e il nostro va- non avete affrontato alcuna difficoltà nella lore.” Il Saggio Vâlmîki, presente al dialo- vita, protetti dall’amorevole attenzione di go, esortò Sîtâ: “Madre! Ti prego di con- vostra madre e del Saggio Vâlmîki. Vi pretrollare le tue emozioni. Questi giovani non ghiamo di abbandonare l’idea di combatsono ragazzi comuni. Essi non sono sola- tere contro la nostra armata; tornate al vomente colti: sono capaci di prendere una stro âµram. Se insistete nel voler combatdecisione appropriata dopo profonda rifles- tere, noi siamo pronti.” I due non poterono sione su una questione, e hanno grande sen- comunque esser convinti a tornare so di discriminazione e capacità analitica.” all’âµram; essi non avevano alcun timore della battaglia e risposero: “Anche noi siaIl sacrificio per ottenere pace e prosperità mo pronti al combattimento.” Così dicenRâma, mentre governava il regno, deside- do, con forte convinzione, cominciarono a rava eseguire l’Aµvamedha Yâga4, descrit- combattere contro Bharata e ›atrughna e to nei Veda, per la distruzione di tutti i ne- questi, non potendo sostenere la pioggia di mici e la garanzia di pace e prosperità nel frecce che essi scagliavano, cedettero. La regno. A questo scopo fu scelto un cavallo notizia fu portata a Râma ad Ayodhyâ, e bianco immacolato e sulla sua fronte fu Lak¹ma²a fu inviato a continuare la battaposta una targa con un messaggio per tutti i glia, ma anch’egli andò incontro allo stessovrani del paese: i potenti potevano tenta- so destino dei suoi fratelli Bharata e re di fermarlo se osavano farlo, oppure ›atrughna. dovevano accettare la sovranità di Râma e Il fatto che i due ragazzi avessero sconfitto pagarGli tasse e tributi; altrimenti doveva- Lak¹ma²a, Bharata, ›atrughna e il loro no andarsene. Il cavallo fu liberato nel pa- esercito e desiderassero confrontarsi anche ese, seguito da una imponente armata al con Lui, giunse a Râma. Egli non ebbe alcomando di ›atrughna e, nel corso di que- tra scelta che recarsi sul campo di battaglia sta campagna, essi sconfissero numerosi re, con le Sue truppe costituite da Hanuman e assoggettandoli al dominio di Râma. Un altri guerrieri. Seguì una lunga discussione Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 10-10-2005 tra Râma e i gemelli, dopodiché essi deci- za. Più spesso l’oro è messo nel fuoco e sero di affrontarLo in un combattimento raffinato, più brillerà; il suo splendore aufinale nonostante Râma cercasse di convin- menta ogni volta che viene sottoposto a quel cerli a liberare il cavallo e andare via non processo.” volendo combattere contro di loro che era- Hanuman non era un essere comune: era no ancora troppo giovani. Mentre il diver- una grande anima, ben noto per la sua pace bio era in corso, Sîtâ venne a sapere da interiore, per le sue virtù e la grande forza Hanuman che una guerra catastrofica sta- fisica. Egli provò grande gioia alle sacre va per cominciare tra Râma e i figli Lava e parole di Sîtâ e pensò: “Madre Sîtâ è una Kuµa. Nell’apprendere la notizia, Sîtâ chiu- donna di grande virtù; nessuno può supese gli occhi per un momento e visualizzò il rarla in virtù.” volgere degli eventi. Poi così si dolse: “Per- Sîtâ corse sul campo di battaglia e consiché questa grande calamità si è abbattuta gliò Lava e Kuµa di abbandonare la lotta sui miei figli? Essi stanno per combattere dicendo: “Figli cari! Non è corretto comcontro Râma; Egli è grandissimo e invin- battere contro vostro Padre; è un grande cibile! D’altra parte, la forza dei miei figli peccato. Il padre deve essere riverito, adoè grandissima! Sono dei bambini ancora rato e persuaso ad accogliere il vostro punincapaci di comprendere le conseguenze di to di vista, ma non si dovrebbe tentare di questa battaglia disastrosa in cui affronte- sottometterlo facendo guerra contro di lui; rebbero il loro stesso Padre Râma! Che albergare certe idee è un’assurdità. QUALI motivo di vergogna!” Così ella si dispera- CHE SIANO LE CIRCOSTANZE IN CUI VI TROVAva inerme per ciò che stava accadendo e TE, UN PADRE È UN PADRE E VA RIVERITO COME pensava: “Râma è un nobile re e un padre TALE; NON DOVETE ANDARE CONTRO IL SUO ideale. Egli non combatterà contro i Suoi COMANDO. Cari bambini! Vi illudete pensanstessi figli; li coccolerà e accarezzerà amo- do di essere grandi guerrieri ed esperti nelrevolmente. Un padre non combatterebbe l’arte del tiro con l’arco. Pensate di poter mai contro i propri figli. Egli insegnerà loro vincere qualunque grande guerriero con la le virtù.” Sîtâ espresse la sua angoscia a vostra maestria in battaglia, ma tutto queHanuman: “Figlio caro! Questi sono i miei sto è arroganza nata dall’ignoranza; tenestessi bambini, sono i figli di Râmacandra, tevi lontani da questa ignoranza. Râma è, ma non ne sono consapevoli; sanno soltan- in verità, il Signore Nârâya²a, il Divino in to che Râma ha mandato Sîtâ nella foresta Forma umana. Non dovete prendere la stracausandole grande sofferenza. È per que- da dell’opposizione a un così grande Râma. sto che hanno deciso di affrontare i fratelli Se, nonostante il mio consiglio, deciderete di Râma e la loro armata e di combattere di combattere contro il vostro stesso Paanche contro Râma Stesso, se necessario; dre, io non continuerò più a vivere su quema io sono convinta che da parte loro non sta terra e sarà per me motivo di grande sia corretto muovere guerra a Râma. È pre- vergogna chiamarvi miei figli. Vi prego di rogativa solamente Sua proteggermi o pu- non abbandonarvi ad atti così scellerati.” nirmi. Egli può avermi fatto soffrire in con- Così Sîtâ consigliò i suoi figli Lava e Kuµa. seguenza del mio destino e tutto ciò è per il Fu allora che Râma comprese che Lava e mio bene. Essi non hanno niente a che fare Kuµa altro non erano che i Suoi stessi figli con questo. Io non sono affatto dispiaciu- e, similmente, anche i due gemelli compreta, né biasimo alcuno per la mia sofferen- sero che la loro guerra era diretta esclusi34

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Discorso 10-10-2005 vamente contro il loro padre e quindi cad- (uccidi la Verità) e Dharma¼ cera (impridero subito ai piedi di Râma implorando giona la Rettitudine). Il paese prospera solo quando questa tendenza è invertita e la genperdono. Vâlmîki compose la grande epica te segue questi princìpi nella loro corretta Râmâya²a esattamente secondo gli eventi, prospettiva. La Verità è eterna. senza alcuna invenzione o falsificazione dei “La Verità è Dio: di’ la Verità.” fatti. A quei tempi, i grandi saggi e veggenti non dicevano altro che la verità. Solo la Verità vi proteggerà. Domani, spiegherò questo punto nei dettagli. “Di’ la Verità, segui la Rettitudine” Il Signore Râma seguì sempre i princìpi gemelli di Satya (Verità) e Dharma (Retti- Dio è amorevole, mai punitivo Incarnazioni dell’Amore! tudine). La Sua intera vita fu una saga di questi gran- Dio è colui che protegge sempre; Egli non di valori umani. Egli non solo seguì questi punisce. La gente è incapace di comprengrandi valori, ma si adoperò a esortare tutti dere questa verità. Alcuni, incapaci di acal Satya¼ vada (dire la Verità) e al cettarla, Gli attribuiscono sentimenti indeDharma¼ cara (seguire la Rettitudine). gni e Lo accusano di far soffrire persone Egli non si impegnò soltanto nel mero pre- innocenti. Attualmente vengono pubblicati dicare il Dharma, ma nel praticarlo since- numerosi libri su “Dio”, sulla “Divinità” ramente. Da allora, la pratica giornaliera del ecc., ma nessuno di essi glorifica i valori pârâya²a (la lettura reverenziale) del umani così come venivano praticati dai proRâmâya²a si è instaurata nella cultura in- tagonisti del Râmâya²a. Questa grande diana, nell’etica indiana. Credo abbiate vi- epica è stata tradotta in numerose lingue, sto che anche nel nostro âµram si canta o compreso il russo, ed è un classico assai recita la gloria del Râmâya²a, del letto dovunque. Numerose persone non inBhâgavata e del Saptasatî durante il Veda diane non solo leggono il Râmâya²a nella Puru¹a Saptâha Jñâna Yajña5, officiato loro lingua, ma addirittura riveriscono e adorano questa grande epica. L’altro giorogni anno. Dovete sviluppare fede in Dio. Se date spa- no, la moglie del Presidente del Kazakistan, zio al dubbio, anche il briciolo di fede che una repubblica della ex Unione Sovietica, avete si perderà; la fede in Dio è il requisi- è venuta a Praµânti Nilayam e ha ascoltato to essenziale per ogni essere umano. Qual il Mio Discorso sul Râmâya²a con grande è il significato della parola mânava (essere rispetto e gioia. In effetti, il Râmâya²a è umano)? Essa indica uno che ha fede in Dio. molto considerato nei paesi ex comunisti. Nei tempi attuali, per sua sfortuna, l’uomo Essi hanno sviluppato grande fede e devosta gradualmente perdendo questa fede. zione nel Râmâya²a e nel suo stile di vita. DIO COMPIE LA SUA MISSIONE AVATARICA Sfortunatamente, a tal riguardo, gli Indiani TRAMITE GLI ESSERI UMANI. I comandamensono in ritardo. Il Râmâya²a è un grande ti essenziali che Dio si aspetta che l’uomo testo spirituale che tutti dovrebbero leggeosservi sono Satya¼ vada (di’ la Verità) e re con reverenza e devozione assolute. Dharma¼ cara (segui la Rettitudine), ma Dio ama tutti gli esseri umani; Egli non odia l’uomo, oggi, va contro la volontà di Dio e nessuno. In effetti, termini come ira, odio, distorce questi princìpi in Satya¼ vadha violenza ecc. non esistono affatto nel ReMother Sai gennaio-febbraio 2006

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Discorso 10-10-2005 Praµânti Nilayam, 10 ottobre 2005, gno di Dio. Al giorno d’oggi, un tale “AmoSai Kulwant Hall, revole Dio” viene criticato sempre più freFestività di Dasara quentemente. LA MISSIONE AVATARICA INTENDE PORTARE UNA TRASFORMAZIONE NEI CUORI DEGLI ESSERI UMANI.

DOVETE ESSER CAPACI DI RICONOSCERE UN FATTO: LA TRA-

SFORMAZIONE GLOBALE DEGLI ESSERI UMANI È GIÀ INIZIATA E, TRA POCO, NOTERETE CHE L’INTERA COMUNITÀ UMANA SI UNIRÀ E VIVRÀ IN PACE E UNITÀ, ATTENENDOSI ALL’IDEALE AUSPICATO NELLA PREGHIERA VEDICA:

Viviamo insieme, cresciamo insieme, insieme acquisiamo intelligenza e viviamo in reciproca armonia. L’era d’oro si avvicina IO VI GARANTISCO CHE L’ERA D’ORO È MOLTO VICINA. LE PERSONALI RIVALITÀ, DIFFERENZE E ODIO VERSO GLI ALTRI DIVERRANNO COSE DEL PASSATO IN

BHÂRAT (INDIA)

E IN

TUTTO IL MONDO.

Incarnazioni dell’Amore! Nessuno può descrivere l’Amore di Dio in alcun modo; se voi odiate un Dio tanto amorevole è come se odiaste voi stessi. Tutti voi, quindi, amate Dio. Le celebrazioni di Navarâtrî e del Veda Puru¹a Saptâha Jñâna Yajña si stanno felicemente concludendo. Nell’ultimo giorno dello Yajña verrà officiato il Pûr²âhuti, che è un rituale simbolico in cui tutti voi offrite le vostre qualità demoniache al fuoco sacrificale e ne uscite puri e consacrati. Ancora una volta vi ricordo di ripetere il Râmanâma (il Nome di Râma), ovunque siate e in qualunque circostanza vi troviate. Non dimenticate mai questo grande Râmanâma e continuate a recitarlo fino al vostro ultimo respiro.

(Tratto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam) 1. “Educare”: tale termine ha un’evidente derivazione latina, ma Baba ne ha coniata, a sottolinearne l’importanza, un’originale pronuncia all’inglese. Esso, pertanto, dovrà esser letto “Ediuchèaa”, essendo il connubio di due parole: Edu, che sta per “Education” (Educazione), e Care, che significa “cura”, “attenzione”. Educare significa, dunque, cura o attenzione nei confronti dell’Educazione. 2. Veda Vyâsa: è un epiteto del grande Saggio Vyâsa, vissuto nel 3800 a.C. circa, che sta a indicarne la sacra missione di ordinatore e compilatore dei Veda. 3. Jânakî: patronimico di Sîtâ, perché figlia di Janaka, sovrano di Mithilâ. 4. Aµvamedha Yâga: “Il sacrificio del cavallo”. 5. Veda Puru¹a Saptâha Jñâna Yajña: “Sette giorni di adorazione della Personalità Divina glorificata nei Veda”.

(Baba ha concluso il Discorso con i bhajan: “Râma Râma Râma Sîtâ…” e “›rîmad Ravikula...”

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Del mangiar carne Pitagora:

Plutarco: “Vi state chiedendo perché Pitagora si astenesse dal mangiare carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo, per la prima volta, abbia potuto avvicinare la bocca alla carne di una creatura morta; come abbia potuto mettere sulla propria mensa dei cadaveri di animali e definire cibo e nutrimento quegli esseri che fino a poco prima muggivano o belavano e si muovevano, vivi; come abbia potuto sopportare la vista della carne macellata e tollerarne il cattivo odore. L’uomo non si nutre certo di leoni e di lupi uccisi per autodifesa, ma, al contrario, uccide creature innocue, mansuete, senza pungiglioni o zanne; per un pezzo di carne, l’uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno diritto per il fatto di essere nate. Se sostenete che la natura vi ha destinato questo tipo di nutrimento, ebbene, allora uccidete voi stessi, da soli, quel che volete mangiare, ma fatelo con le vostre sole forze, senza clava, senza mazza né altre armi.”

Zoom

“Coloro che uccidono gli animali per cibarsene saranno più inclini a torturare e uccidere i loro simili.” “Amici miei, evitate di corrompere il vostro corpo con cibi impuri; ci sono i campi di frumento, mele così abbondanti da piegare i rami degli alberi, uva che riempie le vigne, erbe gustose e verdure da cuocere. Ci sono il latte e il miele odoroso di timo. La terra offre una gran quantità di ricchezze, di alimenti puri, che non provocano spargimento di sangue né morte. Solo gli animali soddisfano la loro fame con la carne, e neppure tutti: infatti cavalli, bovini e ovini si nutrono di erba.”

Leone Tolstòj: “Mangiar carne è semplicemente immorale, poiché comporta un’azione, quella d’uccidere, contraria al sentimento morale. Uccidendo, l’uomo sopprime anche in se stesso le più alte capacità spirituali, l’amore e la compassione per altre creature viventi ed eliminando questi sentimenti, diventa crudele.” Alvin Toffler: “Sorgerà, in Occidente, un movimento religioso che proibisce di mangiar carne di manzo, risparmiando in tal modo tonnellate di cereali che saranno invece utilizzate per sfamare il mondo intero.”

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Henry David Thoreau: “Sono assolutamente sicuro che il genere umano, nel suo graduale sviluppo, arriverà a smettere di nutrirsi di carne.” Mahâtma Gandhi: “Perché invochiamo nelle nostre preghiere giornaliere Dio, il Compassionevole, se poi non siamo capaci di praticare la compassione più elementare verso le altre creature?” “Sento che il nostro progresso spirituale ci porterà a smettere, prima o poi, di uccidere altre creature per soddisfare i nostri bisogni materiali.” Leonardo da Vinci: “Il migliore degli uomini è il re delle bestie, perché la sua brutalità le supera. Noi viviamo della morte altrui. Siamo come sepolcri! Verrà il giorno in cui gli uomini considereranno l’uccisione di animali al pari dell’uccisione di un uomo.” “Moltissimi cuccioli di questi animali verrannno portati via e barbaramente massacrati.” ”Colui che non rispetta la vita, non la merita.” Albert Einstein: “A mio avviso, il modo di vivere vegetariano, grazie ai suoi effetti fisici purificanti sull’organismo umano, potrà esercitare influssi benefici.” Isaia (1.5): ”Disse il Signore: Mi avete sacrificato un gran numero di ovini e di bovini, ma a Me non dà piacere il sangue dei manzi, degli agnelli o dei capretti; quando voi alzate le mani, Io distolgo gli occhi da voi e quando pregate non vi ascolto, perché le vostre mani sono sporche di sangue.”

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Discorso 11-10-2005

La Visione del Divino Cari studenti! Tutta la gente del mondo desidera avere la visione di Dio e, in effetti, agogna l’irripetibile opportunità di fondersi nel Suo Divino Splendore. Questo intenso desiderio per tale grande privilegio non è un fenomeno recente; esso esiste da sempre, da quando gli esseri umani sono apparsi nel mondo. Condividendo questo desiderio, numerosi saggi e profeti del passato hanno bramato la visione di Dio e la definitiva fusione con la Divinità. Questa è veramente una tradizione antica; per questo il canto della Gloria Divina è stato trasmesso di generazione in generazione nel paese di Bhârat. Fin da principio, Nârada ha cantato continuamente le glorie del Nome Divino. A che serve cantare il Nome Divino soltanto per la propria soddisfazione? Le nove forme di devozione Egli quindi sostenne la via della devozione in nove fasi: ›rava²a¼ (l’ascolto delle glorie di Dio); Kîrtana¼ (il canto delle Sue lodi); Vi¹²u Smara²a¼ (la contemplazione costante di Dio); Pâdasevana¼ (il servizio ai Suoi Piedi di loto); Vandana¼ (l’atteggiamento di riverenza verso tutte le forme di vita); Arcana¼ (l’adorazione); Dâsya¼ (servire tutti indistintamente); Sneha¼ (l’amicizia con Dio); Âtma Nivedana¼ (l’affidamento totale di se stessi a Dio).

Mother Sai gennaio-febbraio 2006

Tante strade, ma lo stesso Dio Un giorno Nârada pregò il Signore Nârâya²a: “Signore! Noi cantiamo semplicemente il Nome Divino, ma la sua essenza è in Te. È soltanto quando Tu ci benedici con la partecipazione a questa Divina Essenza che la nostra vita viene santificata.” Alcuni fraintesero la preghiera del Saggio Nârada e presero a dubitare dell’efficacia del Nâmasmara²a quale mezzo per raggiungere i piedi di loto di Dio. Le opinioni erano differenti; nacquero argomentazioni e controargomentazioni a favore e contro il seguire una particolare via. Queste differenze di opinione sono esistite sin dai tempi antichi. Alcuni cercarono di discutere con Nârada, dicendo: “Nârada, noi non possiamo visualizzare Dio.” EGLI, PERÒ, REPLICÒ: “LA GRAZIA SARÀ IN PROPORZIONE AL VOSTRO DESIDERIO.” Ogni individuo di questo mondo segue la via che ha scelto, ma il Paramâtma è lo stesso in tutti! Solo questione di tempo Nel Dvâpara Yuga, Râdhâ, grande devota del Signore K©¹²a, si struggeva dal desiderio di avere il Suo darµan e la Sua continua vicinanza. Ella aveva una sorella di nome Prabhâ che era invece contraria a tale intenso desiderio per Lui. Un giorno che Râdhâ andava a Brindavan, cantando la divina gloria del Signore K©¹²a, la sorella Prabhâ e suo marito la accompagnarono. Prabhâ rimaneva sempre accanto al marito e non poteva sopportare di separarsi da lui neanche per un momento, proprio come Râdhâ non sopportava la separazione da 39

Discorso 11-10-2005 K©¹²a. Ciononostante, Râdhâ continuava a pregare K©¹²a di cambiare la mente della sorella e di sviluppare la sua devozione per Lui, ma K©¹²a consigliava pazienza, dicendo: “Perché ti preoccupi? Verrà il momento in cui anch’ella svilupperà devozione e desiderio intensi per Me.” K©¹²a usò molti artifici per portare la trasformazione nel cuore di tanta gente; Egli era solito mettere in atto numerosi lîlâ (giochi) a questo scopo. Dato che Râdhâ desiderava che il cuore di sua sorella Prabhâ cambiasse, K©¹²a le disse: “Tu Mi hai chiesto di cambiare la mente di tua sorella e di svilupparne la devozione; lascia che ella assista alla grandiosità dei Miei giochi e sviluppi gradualmente fede nella Mia Divinità. Una volta che comprenderà la natura della Mia Divinità, lei stessa diverrà un’incarnazione della Divinità, secondo il detto: Brahmavid brahmaiva bhavati Colui che comprende Brahma diventa, in verità, Brahma. Alcuni Mi adorano con bhakti (devozione), altri pensano costantemente a Me con dve¹a (odio). Io sono indifferente sia a dû¹a²a (l’insulto) sia a bhû¹a²a (la lode); sono al di là di ambedue e accolgo tutti in modo equanime.” Per un po’ di tempo, Prabhâ mantenne il suo atteggiamento ostile verso K©¹²a; poi, a poco a poco, nel suo modo di comportarsi ci fu un sensibile cambiamento. Un giorno, ella accompagnò Râdhâ laddove K©¹²a passava felicemente il tempo tra le gopî cantando e ballando e, da allora, ella rimase beatamente alla Sua presenza. Sia Râdhâ sia Prabhâ, in tal modo, condivisero ogni giorno l’esperienza divina. Fu così che K©¹²a, con i Suoi giochi divini, poté trasformare il cuore di Prabhâ. Dio è puro e senza macchia; di fatto, Egli 40

corregge gli errori che sono nei devoti e li prende con Sé senza tenere alcuno a distanza. Il Signore K©¹²a è un Lîlâmânu¹a vigraha (Colui che, per gioco, indossa forma umana). Râdhâ e Prabhâ presero insieme la ferma decisione di non lasciare la compagnia di K©¹²a. Una volta, Egli concesse davvero un barlume della Sua divinità a Râdhâ e le spiegò: “Râdhâ! Gli esseri umani sono intrappolati in mâyâ (l’illusione) e si ingannano pensando che Dio in forma umana sia un essere umano come loro. NON SI PUÒ PROVARE AMORE VERSO QUALCUNO SENZA MATURARE ANCHE ATTACCAMENTO PER LUI E QUESTO È VERO ANCHE PER QUANTO RIGUARDA DIO IN FORMA UMANA. QUINDI, DAPPRIMA, DOVETE SVILUPPARE ATTACCAMEN-

DIO PER POI AMARLO. Per permettere che la gente maturi attaccamento alla forma che preferisce, Dio assume numerose forme; Egli è comunque immacolato e rimane l’incarnazione della purezza.” Nessuno può comprendere a fondo i giochi divini del Signore K©¹²a. A volte, Egli si manifestava nella Sua piena gloria divina, altre si comportava come un normale essere umano e, in qualche caso, agiva da semplicione. Ciononostante K©¹²a era K©¹²a, cioè Dio in forma umana! In effetti neppure i gopâla e le gopî, che erano sempre in compagnia del loro caro Signore Gopâla e assistevano a numerosi giochi divini, erano in grado di comprendere pienamente la Sua divina natura. LA DOMANDA TO A UNA PARTICOLARE FORMA DI

CHE FACEVA SEMPRE CONFONDERE LA MENTE DELLA GENTE RIGUARDAVA IL PERCHÉ K©¹²A SI DEDICASSE A TALI GIOCHI DIVINI. ERA SOLO PER SUSCITARE, NELLA MENTE DEI

SUOI DESUA

VOTI, UN FORTE ATTACCAMENTO ALLA

FORMA E CON CIÒ FAR NASCERE IN LORO LA DEVOZIONE. EGLI NON AVEVA ALTRO DESIDERIO CHE QUESTO. La costante compagnia di Râdhâ ispirò una grande devozione in sua Mother Sai gennaio-febbraio 2006

Discorso 11-10-2005 sorella Prabhâ; effettivamente la trasformazione è conseguente alla compagnia. “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!” Quindi, Râdhâ e Prabhâ divennero alla fine una cosa sola. In realtà il vero nome di Prabhâ era Candrika e così la chiamava sua madre; per gli altri era Prabhâ. Una trasformazione molto difficile Trasformare la mente umana è molto difficile; solo Dio può portare a termine quest’impegno. Numerose persone Mi avvicinano e pregano: “Swami! Ti prego, cambia la mente di mio figlio; per qualche ragione che non conosciamo egli odia i suoi genitori. Normalmente è un buon ragazzo; non prende mai strade sbagliate. Ti prego, Swami! Cambia la sua mente in modo che si comporti bene verso i suoi genitori.” Dopo tutto, una mente è una mente! A volte certa gente è al di là della redenzione e, in questi casi, Io manifesto la Mia impossibilità. C’è un detto: Manomûlam idam jagat La mente è la base dell’intero mondo oggettivo. “Un tronco d’albero nodoso e contorto può essere reso diritto come un palo e un masso informe può essere scolpito in uno splendido idolo divino; c’è qualcuno che può rendere stabile la vacillante mente umana?” È solo quando l’uomo sviluppa fede in Dio che Egli viene in suo soccorso. In effetti la Divinità non è limitata ad alcuna forma; Essa è una potenza e quella potenza è infinita. Un tale infinito potere può compiere qualsiasi lavoro difficile. Dio può assumere qualunque numero di forme, ma la Potenza Divina è solamente Una. Lo stesso Âtmatattva, che risiede in questo Corpo Mother Sai gennaio-febbraio 2006

come Abitante, è presente anche in ogni essere umano. Per esempio, voi potete definire la corrente elettrica come alternata o continua, ma la natura fondamentale della corrente è la stessa. In modo simile, l’Âtmatattva è lo stesso in tutti gli esseri umani. Considerando la prâpti (la meritorietà) degli individui in questione, Dio interviene per operare la loro trasformazione. Nel far questo, Egli si assoggetta a certi tipi di regole autoimposte. LA TRASFORMAZIONE DELLA MENTE UMANA NON PUÒ ESSERE OTTENUTA DA UN ESSERE UMANO O DAL CANTO DEI MANTRA; ESSA È POSSIBILE SOLO QUANDO

DIO LA VUOLE.

L’Immutabile Dio può realizzare qualsiasi cosa; può esser presente comunque e dovunque. Coerentemente con l’affermazione “Ekam eva advitîya¼ brahma” (Brahma è uno senza secondo), Dio non cambia; se cambiasse, tutto l’universo cambierebbe. Pensare che Dio sia cambiato è un grave malinteso: Dio è Verità eterna e immacolata. Nessuno può modificare un tale Paramâtma (Sé Supremo). Comprendere la Divinità non è facile. Incarnazioni dell’Amore! L’AMORE DI NESSUN ESSERE UMANO EGUAGLIA QUELLO DI DIO; ESSO È IMMUTABILE. Egli può assumere qualunque numero di forme, ma il Suo Amore per gli esseri umani rimane immutato. Dio è privo di attributi, puro, eterno, immacolato, rifugio ultimo, illuminato, svincolato da ogni condizionamento e incarnazione della sacralità. Potete chiamarLo con qualsiasi nome, come Venkateµvara, Râma, K©¹²a o Sai Baba, ma solamente i nomi sono diversi: Dio è uno solo. È per questo che la Divinità è stata spiegata come Ekam eva advitîya¼ brahma (Brahma è uno senza secondo). Alcuni possono pensare che Dio abbia assunto una forma umana come Râma o 41

Discorso 11-10-2005 K©¹²a e che perciò ora non vi sia Dio. Ciò che realmente evidenzia questo esempio è che Dio non è cambiato; Egli rimane immutabile indipendentemente dalla forma che assume. Il cambiamento è solo nella nostra percezione di Dio; la Sua volontà è immutabile. Incarnazioni dell’Amore! Coltivate l’amore puro perché la purezza è unità e questa unità è Divinità. LASCIATE CHE IL VOSTRO AMORE INDIVIDUALE SIA TRASFORMATO IN PURO AMORE PER DIO. A volte le persone dubitano che l’amore di Dio per loro abbia subìto un cambiamento. Giammai! L’amore di Dio non subirà mai cambiamenti. Per esempio, voi avete una trave di legno con cui potete fare ogni tipo di mobile, come una sedia o una panchina, ma la materia prima, cioè il legno, rimane lo stesso. In modo simile, l’amore di Dio rimane sempre inalterato. Dio può portare a termine qualunque compito. A volte Egli può dare il darµan ad alcuni, mentre altri non godono di questo beneficio. Molto dipende dalla loro attitudine mentale. Coltivate fede incrollabile e devozione unidirezionale per Dio. Numerosi yogî e rinuncianti desiderarono intensamente avere la Visione di Dio, ma pochi furono in grado di ottenere la grazia con incrollabile fede e devozione assoluta. Dopo soli due darµan… Tempo fa, quando visitai H©¹ikeµ, offrii il darµan a Swami Puru¹ottamânanda che viveva nella grotta di Vaµi¹ºa situata sulla via per Badrinath sull’Himâlaya. Egli faceva penitenza vivendo da solo in quella grotta in cui soleva tenere una piccola lampada a olio. La grotta si trova poco sotto il livello della strada. D’abitudine egli comprava del latte con cui faceva il tè; questo era il suo unico cibo. Per il resto del tempo era sempre immerso in tapas (austerità). 42

Con il passare dei giorni egli non ebbe più la forza di andare sino alla strada e tornare alla grotta; per questo diradò i suoi viaggi, per procurarsi il latte, a una volta la settimana. Un giorno venne a sapere che Bhagavân Baba sarebbe rimasto nell’âµram di ›ivânanda per alcuni giorni; egli desiderava ardentemente il darµan di Swami, per cui inviò una lettera, tramite un messaggero, con la preghiera: “Bhagavân! Ti prego, vieni alla nostra grotta e concedimi il darµan.” IO CONOSCEVO LA SUA INTENSA DEVOZIONE PER SWAMI E, APPENA VIDI LA SUA LETTERA, CORSI IMMEDIATAMENTE ALLA GROTTA DI V AµI ¹ºA PER DARGLI IL DARµAN. L’ingresso della grotta era chiuso con una porta e Puru¹ottamânanda non aveva più energie per alzarsi e aprirla. Kasturi Mi accompagnava nel viaggio; allora era molto forte. Insieme provammo ad aprire la porta e infine vi riuscimmo. Puru¹ottamânanda fu estremamente contento di vederci entrambi e, volendo stare alcuni minuti solo alla Divina Presenza di Swami, invitò Kasturi a entrare e visitare la grotta. Kasturi, con la sua curiosità giornalistica, entrò. Puru¹ottamânanda fissò il suo sguardo su di Me e si perse nella beatitudine. Dopo alcuni istanti riacquistò la sua normale coscienza. Gli dissi che sarei tornato alla grotta un’altra volta. Esattamente il giorno seguente tornai a visitarlo e rimasi di nuovo un po’ di tempo con lui. Al Mio ritorno all’âµram, Swami ›ivânanda era un po’ deluso del fatto che Io avessi visitato due volte la grotta di Puru¹ottamânanda e non trovassi molto tempo per stare nell’âµram. Durante la Mia seconda visita alla grotta di Vaµi¹ºa, Mi feci dare un pezzo di carta da Kasturi e scrissi una data precisa per la Mia successiva visita alla residenza di Puru¹ottamânanda. Quel giorno egli fece un bagno rituale nel Gange e rimase in desiderosa attesa del Mio darµan. Mother Sai gennaio-febbraio 2006

Discorso 11-10-2005 Poco tempo dopo, profondamente assorto nella meditazione sulla Mia Forma Divina, Ne ebbe la Visione e, di lì a pochi minuti, lasciò le sue spoglie mortali in quello stesso stato di profondo samâdhi. La notizia Mi fu portata mentre ero a Delhi. Fui informato con un telegramma che Puru¹ottamânanda si era fuso in Swami e confermai la notizia dicendo: “Sì, sì.” Stranamente, il suo compleanno e il giorno in cui raggiunse il samâdhi erano identici. Più tardi, quando la porta fu aperta, tutta la grotta di Vaµi¹ºa apparve coperta di vibhûti! Il corpo di Puru¹ottamânanda fu poi affidato al Gange dai discepoli di ›ivânanda. Da allora in poi, il nome e la fama di Puru¹ottamânanda si sparsero in ogni dove e i suoi discepoli visitarono Praµânti Nilayam per avere il Mio darµan. Essi rimasero nell’âµram per ben dieci giorni. Io fornii loro una buona sistemazione e tutto il necessario. Essi godettero pienamente di darµan, sparµan e sa¼bhâ¹an di Swami e infine fecero ritorno portando con sé il

Suo Amore e le Sue Benedizioni. Puru¹ottamânanda fu un’anima nobile, veramente un puru¹ottama (il migliore tra gli uomini). Questa è la sua storia. Tutti furono contenti di leggere sui giornali che Bhagavân ›rî Sathya Sai Baba aveva visitato per due giorni l’âµram di Swami Puru¹ottamânanda. LA VOSTRA FELICITÀ È LA MIA FELICITÀ. La grotta di Vaµi¹ºa è ancora come quando Puru¹ottamânanda vi viveva: è perfettamente pulita e sacra e diffonde atmosfera divina nell’intero âµram. I suoi discepoli Mi dissero “Swami! Tutta l’atmosfera dell’âµram è permeata di vibrazioni divine; abbiamo l’impressione che Swami Puru¹ottamânanda sia ancora con noi.” Io replicai: “Bene! Continuate a sentire lì la sua presenza e godetene la beatitudine.” Durante la Mia ultima visita a Delhi ho organizzato il canto dei bhajan al compleanno di Puru¹ottamânanda esibendo là una sua foto. Per questo, numerosi saggi e veggenti mostrano grande amore e devozione per Me e anelano al Mio divino darµan. Praµânti Nilayam, 11 ottobre 2005, Sai Kulwant Hall, Festività di sul Dasara (Tratto dal testo inglese pubblicato sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam)

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Celebrazioni di Vinâyaka Caturthî a Praµânti Nilayam La cultura indiana crede nel concetto di panteismo. Dio può esser identificato con tutte le forze della natura e con tutte le cose naturali. Questo è il motivo per cui gli antichi Indiani adoravano gli alberi. La gente adora i serpenti e gli elefanti e la mitologia indiana è una chiara ed evidente dimostrazione a testimonianza di ciò. Fra le Deità indiane, a Vinâyaka è dato il primo posto. Egli ha la testa di elefante e il corpo di un essere umano. Il motivo per cui assunse una simile forma è spiegato nelle Scritture.

News

Chi è Vinâyaka? Vinâyaka è Colui che non ha nâyaka (maestri) sopra di Sé. Egli è la Guida di tutti. Per tal motivo, prima di cominciare qualunque attività, Gli offriamo le nostre preghiere. È anche chiamato Vighneµvara o Vighnahartâ, il “Signore degli ostacoli” e il “Signore che distrugge gli ostacoli”. La gente, per lo più, Lo adora chiedendoGli siddhi, successo nelle imprese, e Buddhi, Intelligenza. È anche la Divinità dell’educazione, della conoscenza, della saggezza, della letteratura e delle belle arti. La testa d’elefante di Ga²eµa è simbolo d’intelligenza, discriminazione e saggezza. L’elefante è sempre attento e del tutto consapevole di ciò che lo circonda, e ha una memoria di ferro. Tende a inoltrarsi nel fitto della foresta, imprimendo enormi impronte sul terreno. Una sola di esse può cancellare le orme lasciate dagli altri animali, selvatici o domestici che siano. Le sue movenze sono maestose. Egli sa tracciare la strada aiutando gli altri senza esserne consapevole, perché ciò rientra nella sua natura. Lo scopo sostanziale della festa del Vinâyaka Caturthî è di insegnare alla gente a evitare la compagnia dei malvagi e a coltivare la compagnia dei buoni. Che cosa significa Ga²apati? Ga significa Buddhi o Intelletto; na vuol dire Jñâna, Saggezza. Ga²apati, dunque, significa “Signore (Pati) dell’Intelligenza e della Saggezza”. Egli è anche il Signore di tutti i Ga²a (le entità spirituali o schiere celesti). I Ga²a simboleggiano anche i sensi (interni ed esterni). Ga²apati è, allora, anche il Signore dei sensi, che devono servire il Padrone o Dio; ovvero la più alta Conoscenza. Storia dell’origine di Ga²eµa La storia più popolare, riguardante l’origine di Ga²eµa, è forse quella che ha tratto ispirazione dallo ›iva Purâ²a. Una volta, Madre Pârvatî voleva fare un bagno d’olio e creò un ragazzo dalla farina di frumento. Chiese poi al giovane di stare a guardia fuori dalla porta. Nel frattempo, il Signore ›iva rientrò, trovando un estraneo sulla soglia di casa che Gli impediva di entrare. Infuriato, tagliò di netto la testa del ragazzo, cosa che addolorò profondamente Pârvatî. Per consolarla, ›iva mandò le Sue schiere (Ga²a) a cercare la testa di chiunque fosse stato trovato dormiente con il capo orientato verso nord. I Ga²a rintracciarono un elefante che riposava in quel modo e portarono la sua testa. ›iva, 44

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allora, l’attaccò al collo del giovane e lo riportò in vita. Lo chiamò poi Ga²apati o Comandante delle Sue Schiere e gli concesse un dono speciale in base al quale, chiunque, prima di iniziare una qualunque azione, avrebbe dovuto adorarlo. C’è un’altra leggenda che si racconta circa l’origine di Ga²eµa. C’era una volta un asura (un demone) di nome Gajâsura. Avendo egli compiuto una penitenza, si propiziò εvara (›iva) che gli concesse, come premio, di chiedere qualunque cosa avesse desiderato. εvara è una Divinità che è facile propiziarsi: è quindi conosciuto come “Bholâµa¾kara” (letteralmente, “il Datore di gioia e prosperità che concede ciò che Gli si chiede”). Quando è compiaciuto del comportamento di un devoto, gli dona qualunque cosa chieda. Talvolta entra in situazioni difficili come nel caso di Bhasmâsura, a cui concesse il dono di trasformare in cenere chiunque egli avesse toccato sulla testa col palmo della mano. Subito dopo aver ottenuto la concessione, questi volle provare il suo potere cercando di porre la mano sul capo di ›iva Stesso. Che premio offrì ›iva a Gajâsura? Il demone desiderava che del fuoco fuoriuscisse da lui senza sosta, in modo che nessuno osasse avvicinarlo. ›iva gli fece quel dono. Gajâsura continuò a fare penitenza e ›iva prese a comparire e scomparire davanti a Lui. Un giorno, ›iva gli chiese che cosa volesse e il demone disse: “Voglio che Tu venga ad abitare nel mio stomaco.” ›iva, allora, fece come Gli era stato chiesto. La Consorte di ›iva, Pârvatî, cercò il Marito ovunque, ma senza trovarLo. Come ultimo tentativo si recò da Vi¹²u e Gli chiese di rintracciare il luogo dove si trovava il Marito. L’onnisciente Vi¹²u La rassicurò: “Non preoccuparti, Sorella cara. Tuo Marito è Bholâµa¾kara: Egli dona prontamente al devoto qualunque cosa questi Gli chieda, senza considerare le conseguenze. Ho il sospetto che sia andato a ficcarsi in qualche guaio. Scoprirò che cosa è accaduto.” Vi¹²u, che è il Regista della commedia cosmica, inscenò una piccola recita. Trasformò Nandin (il toro di ›iva) in un toro danzante e lo portò al cospetto di Gajâsura, assumendo Egli Stesso il ruolo di pifferaio nell’atto di suonare. Gajâsura, in estasi per lo spettacolo, chiese al pifferaio che cosa desiderasse e Quello rispose: “Puoi darMi ciò che chiedo?” “Per chi mi prendi? Ti darò subito qualsiasi cosa tu chieda”, l’altro rispose. Il pifferaio, allora, replicò: “Se le cose stanno così, lascia andare ›iva che si è stabilito nel tuo stomaco.” Gajâsura, a quel punto, comprese che il pifferaio altri non era che Vi¹²u Stesso, il quale poteva esser l’unico a sapere il segreto della presenza di ›iva all’interno del suo stomaco. Cadde allora ai Suoi piedi, fece uscire ›iva dallo stomaco e Lo supplicò di concedergli un dono, dicendo: “Tu mi hai benedetto con molti doni. L’ultima richiesta che Ti faccio è che tutti onorino la mia memoria adorando la mia testa dopo che sarò morto.” ›iva, allora, condusse lì Suo figlio e collocò su di lui la testa di Gajâsura. Da quel momento in poi, come risultato del dono di ›iva a Gajâsura, nacque in India la tradizione di dare inizio a qualunque fausta cerimonia dedicando il proprio culto a Ga²apati. La storia di Vinâyaka La celebrazione di Vinâyaka Caturthî non è completa senza la narrazione della storia di Vinâyaka. Si dice che chi guardi la luna la notte di Vinâyaka Caturthî sarà erroneamente accusato di furto o di altre simili azioni nefande. Se, inavvertitamente, si guarda la luna in Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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questa notte, si può rimediare a tale azione ascoltando (o recitando) la storia del gioiello syamantaka, che è, brevemente, la seguente. Satrâjit, grande adoratore del deva del sole, aveva da lui ottenuto, come benedizione, un gioiello chiamato syamantaka (avente il raro potere di produrre ogni giorno un’enorme quantità d’oro e di proteggere da ogni calamità), da cui non volle mai separarsi neppure quando K©¹²a, il Signore di Dvârakâ glielo chiese dicendo che, con Lui, il gioiello sarebbe stato al sicuro. Qualche tempo dopo, Prasena, il fratello minore di Satrâjit, per far mostra dell’opulenza di cui godeva la sua famiglia, un giorno s’impadronì del gioiello e se lo mise al collo, inoltrandosi poi a cavallo nella foresta. Un enorme leone però lo assalì e lo uccise, portando il gioiello nella sua grotta. La notizia giunse all’orecchio di Jâmbavân, il re gorilla, che a sua volta uccise il leone e s’impadronì del gioiello. Grande devoto del Signore, che adorava nella Forma di Râmacandra, Jâmbavân non considerò il prezioso gioiello un oggetto di grande utilità e lo donò al figlio perché ci giocasse. Quando Satrâjit si accorse che suo fratello Prasena non era tornato a Dvârakâ andò su tutte le furie e, poiché ignorava le circostanze della sua morte, credette che K©¹²a l’avesse ucciso per togliergli il gioiello che non aveva ottenuto e fece circolare questa voce per tutta la città. K©¹²a non gradì queste false accuse e decise di andare personalmente nella foresta per ritrovare il gioiello. Lo trovò nella grotta di Jâmbavân, assieme al di lui figlio. Jâmbavân, non avendo riconosciuto il Signore e pensando che quell’intruso volesse portarsi via il gioiello, Lo sfidò al combattimento. Ne seguì una lotta accanita, che sfociò in un terribile corpo a corpo. La tenzone durò 28 giorni e Jâmbavân, pur essendo l’essere più forte del suo tempo, fu sfibrato dai ripetuti durissimi colpi dell’Avversario, fintantoché le forze non lo abbandonarono. Comprese allora che quell’Essere, che lo aveva tanto indebolito, altri non poteva essere che il Signore in Persona. Lo riconobbe, dunque, come Colui che egli adorava con il Nome di Râmacandra e, sinceramente pentito per aver lottato contro di Lui, non solo Gli consegnò il gioiello syamantaka, ma fece anche venire sua figlia, Jâmbavatî, e Gliela offrì in moglie. K©¹²a fece poi ritorno a Dvârakâ con la moglie e il gioiello che volle restituire a Satrâjit. Questi, in un primo momento accettò il prezioso oggetto, ma, sentendosi pieno di vergogna e pentito per aver diffamato il Signore, dopo aver riflettuto decise di offrire a K©¹²a non solo il gioiello, ma la sua bellissima figlia Satyabhâmâ in sposa. K©¹²a, allora, accettò Satyabhâmâ come moglie, ma non il gioiello, dicendo che sarebbe stato meglio lasciarlo nel tempio di Dvârakâ, dove si trovava in precedenza, affinché tutti potessero trarne beneficio, essendo cioè protetti, grazie a esso, dalla carestia, dai danni delle epidemie e da ogni altra calamità. Il Vinâyaka Caturthî a Praµânti Nilayam Questa festa viene celebrata, in maniera grandiosa, in tutta l’India e anche nei Paesi d’oltremare. Enormi statue d’argilla, rappresentanti Vinâyaka, divengono, ogni giorno, oggetto d’adorazione, tramite elaborate cerimonie. Anche a Praµânti Nilayam, il 7 settembre 2005, si è celebrata in pompa magna tale festività. In questo giorno, per avere il darµan del Signore, i devoti si sono raccolti numerosissimi nel Sai Kulwant hall. Baba è arrivato alle 7,55 e ha fatto un giro completo 46

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della sala. Alle 8,40, su Sua indicazione, gli studenti hanno intonato inni di lode a Ga²eµa e altri canti di gruppo. Di seguito, sono stati cantati i bhajan e, dopo l’ârati, Baba si è ritirato nella Sua residenza. Durante il pomeriggio, i devoti sono stati benedetti due volte da due giri della sala che Swami ha effettuato in macchina, spargendo benedizioni. Era uno spettacolo vedere i volti gioiosi dei devoti e degli studenti. Tutti allungavano il collo per vedere la bella Forma del Signore e conservarLa come un tesoro nel proprio cuore. Dopo i bhajan pomeridiani, Baba si è ritirato nei Suoi alloggi. In mattinata, come nel pomeriggio, è stato distribuito a tutti del prasâdam (cibo consacrato). Distribuzione di abiti e orologi L’8 settembre è stato un giorno memorabile nella vita del personale ausiliario che presta servizio in diversi settori dell’âµram, dell’università e delle scuole. In una solenne funzione, tenuta nel Sai Kulwant hall, tale personale ha ricevuto la benedizione di Baba che ha donato vestiti e orologi. Se, nel recinto dell’âµram e nei suoi vari complessi esistono pulizia e ordine, ciò è merito di questo gruppo pieno di dedizione che lavora instancabilmente giorno e notte. È stata una piacevole sorpresa, per queste persone, vedere Baba, dopo il darµan, dirigersi dritto verso di loro e muoversi fra di esse, raccogliere le lettere e parlare prima di sedersi sulla poltrona di fronte a loro. Ciò che è seguito è stato qualcosa di indimenticabile. Due sevaka (chi presta servizio) di vecchia data del gruppo hanno espresso gratitudine a nome di tutto lo staff, sottolineando quanto Baba ha fatto negli anni per loro. Il primo è stato un vecchio sevaka dell’accomodation (l’ufficio dove vengono assegnati gli alloggi), che ha parlato all’assemblea in telugu. Egli ha parlato teneramente della Praµânti Nilayam del passato e di come l’âµram si sia allargato e abbia subìto rapidi cambiamenti. Ha poi espresso somma gratitudine a Bhagavân Baba per averlo protetto in ogni circostanza della vita. Uno dopo l’altro, essi hanno tutti raccontato, improvvisando, la propria esperienza. Naturalezza e infinito amore per Swami erano chiaramente visibili sui loro volti. Molti di essi, manifestandoGli sincera riconoscenza, parlavano con gli occhi umidi. Uno ha anche cantato melodiosamente la composizione di Baba “Râma Koda²¬a Râma”, cosa che Swami ha molto apprezzato. Dopo questi discorsi, Baba Stesso ha distribuito, con le Sue divine Mani, vestiti e orologi a uomini e donne. Al termine, vi è stata anche, per loro, la distribuzione del prasâdam. Dopo i bhajan e l’ârati, Swami se ne andava per ritirarsi nei Suoi alloggi. Gli studenti ricevono le benedizioni di Sai Baba prima dell’immersione nell’acqua delle statue di Vinâyaka Durante il pomeriggio del 9 settembre, gli studenti dell’Istituto, della scuola, dell’âµram e degli ospedali hanno portato nel Sai Kulwant hall le statue rappresentanti Ga²eµa su veicoli decorati per l’occasione. Quello stesso giorno, le statue sono state portate all’immersione di consacrazione. A ogni istituto è stato riservato un posto e i carri sono stati accuratamente sistemati nella hall. Quando Baba è entrato nel Sai Kulwant hall, ogni istituto aveva due o tre rappresentanti che recavano, in vassoi, frutti e dolci. Baba ha poi chiesto che la macchina si fermasse vicino a ognuno di essi e ha benedetto gli studenti e Mother Sai gennaio-febbraio 2006

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gli oggetti nei vassoi. Le parole sono inadeguate a esprimere l’ingegnosità e il senso di originalità degli studenti. I carri erano di forme e misure diverse: a forma di cigno, di loto, di strumento musicale, di colomba, di delfino in pose acrobatiche, di pagoda ecc. Alcuni di essi erano altissimi. Dopo essersi seduto, Baba ha chiesto agli studenti e al personale di girare attorno al mandir. Nel momento in cui ogni gruppo passava davanti a Baba con le proprie statue di Ga²eµa, Egli distribuiva benedizioni. Prima che lasciassero il Sai Kulwant hall, per l’immersione di consacrazione, Baba ha chiesto che i carri fossero portati davanti a Lui e i sacerdoti del mandir hanno celebrato l’ârati. Mentre nel Sai Kulwant hall continuava il canto dei Veda, gli studenti e il personale si sono portati dietro i loro veicoli, cantando bhajan e inni vedici. In ultimo, le statue di Ga²eµa sono state portate fuori del territorio di Praµânti Nilayam per l’immersione nell’acqua. Hanno così avuto termine le grandiose celebrazioni del Vinâyaka Caturthî a Praµânti Nilayam. (Tratto dal sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam)

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Rendimi sereno, Signore

Favole & Poesie

Dammi nel frastuono della mia giornata la calma delle vette eterne. Allenta la tensione dei miei nervi e dei miei muscoli, così che io possa ascoltare nella mia memoria la musica dolce del mormorante ruscello. Aiutami a riscoprire il magico ristoro del sonno. Insegnami l’arte di sostare un poco a guardare un fiore, a chiacchierare con un amico, a carezzare un cane, a leggere poche righe da un buon libro. Rendimi più sereno, Signore, affinchè io possa affondare le mie radici nel terreno degli eterni valori della vita. (Yogananda)

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CALENDARIO DELLE FESTIVITÀ 2006

01 gennaio 14 gennaio 26 febbraio 30 marzo 07 aprile 03 maggio 06 maggio 11 luglio 16 agosto 27 agosto 05 settembre 02 ottobre 23 novembre 25dicembre

Mother Sai gennaio-febbraio 2006

Nuovo Anno Makara Sa¾krânti Mahâµivarâtrî Ugâdi ›rî Râma Navamî Buddha Jayanti Giorno di εvarâmmâ Gurupûr²imâ K©¹²a Janm⹺amî Vinâyaka Caturthî Onam Vijayâ Daµamî Genetliaco del Signore Sai Natale del Signore Gesù

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Mother Sai Publications (EDIZIONI MOTHER SAI) e-mail:[email protected]

Sito Web: www.mothersaipublications.it (Collana Vahini) Aforismi Vedici (Sûtrâ Vâhinî) [SV] La Conoscenza (Jñâna Vâhinî) [JV] La Scienza di Dio (Vidyâ Vâhinî) [VV] La Storia di Râma (Râmakata Rasavâhinî), I° vol. [RV-I] La Storia di Râma (Râmakata Rasavâhinî), II° vol. [RV-II] Domande e Risposte (Prashnottara Vâhinî) [PUV] Il Fiume delle Upanishad (Upanishad Vâhinî) [UV] Il Gioco di Dio (Lîlâ Kaivalya Vâhinî) [LKV] La Pace Suprema (Prashânti Vâhinî) [PSV] La Via della Meditazione (Dhyâna Vâhinî) [DV] La Verità di Sai (Sathya Sai Vâhinî) [SSV] La Legge Morale (Dharma Vâhinî) [DhV] Storie Gloriose del Signore (Bhagavatha Vâhinî) [BhV] Gli Insegnamenti di Dio (Gîtâ Vâhinî) [GV] L’Amore di Dio (Prema Vâhinî) [PV]

(Collana Discorsi) di Sai Baba Discorsi 1988/89, I° vol. [D89-I] Discorsi 1988/89, II° vol. [D89-II] Discorsi 1963-65 (SATHYA SAI SPEAKS VOL. IV) [D65] Discorsi 1964-67 (SATHYA SAI SPEAKS VOL. V) [D66] Discorsi 1967-68 (SATHYA SAI SPEAKS VOL. VI) [D67] Discorsi 1967-68 (SATHYA SAI SPEAKS VOL.7&8) [D68] Discorsi 1983 (SATHYA SAI SPEAKS VOL. XVI) [D83] Discorsi 1984 (SATHYA SAI SPEAKS VOL. XVII) [D84] Discorsi 1984 (SATHYA SAI SPEAKS VOL. XIX) [D86]

(Collana Biografie)La La Vita di Sai Baba (N. Kasturi) La Vita di Sai Baba (Satyam Shivam Sundaram), I vol. La Vita di Sai Baba (Satyam Shivam Sundaram), II vol. La Vita di Sai Baba (Satyam Shivam Sundaram), III vol. La Vita di Sai Baba (Satyam Shivam Sundaram), IV vol.

(Collana Educazione)Discorsi agli Studenti Corso Estivo 1990 [CE90] Corso Estivo 1993 [CE93] Corso Estivo 1972 [CE72] Corso Estivo 1978 [CE78]

Periodici

Mother Sai, bimestrale + Crescere Insieme Altre

Pubblicazioni

Disponibili:

Colloqui [CQ] Mother Sai Speciale (6° Conferenza Mondiale) Diario Spirituale 1 [DS1]

Diario Spirituale 2 [DS2] Diario Spirituale 3 [DS3] Dhyâna: la Meditazione secondo gli insegnamenti di Sai Baba Canti devozionali (Libro dei bhajan, Testi). Canti devozionali (Libro dei bhajan, Accordi). Canti devozionali (Libro dei bhajan, Esercizi). Atti del I° Convegno dei Responsabili dei Centri Sai Mondiali Sadhana Guida all’ashram di Prashanti Nilayam Racconti e Parabole Vol. I (Chinna Katha vol I) Racconti e Parabole Vol. II (Chinna Katha vol II) Pensiero del Giorno (365+1 pensieri, per ogni giorno dell’anno)

Altri Autori A spasso con Dio Sai Baba, l’Uomo dei miracoli Messaggio d’Amore Grazie Swami Visione del Divino. Sai Baba Fiamma d’Amore Alla scoperta della verità L’Eterno Miraggio Sai Baba: la rivelazione continua Ho visto la luce Purificare il Cuore (Purifying thr Heart) Satha Sai Baba e l’Educazione dei Figli (Sathya Sai Parenting) Sathya Sai Baba: Colui che dimora nel Cuore (Hrudaya Nivasini) Sâitrî – I tre Sai Gâyatrî Mantra Incontrando Dio

Audiovisivi: Alla scoperta della Verità (Videocass.) Shivarathri Sandesh (Videocass.) Le percussioni, parte I (Videocass.) Le percussioni, parte II (Videocass.) Video Story (Videocass.) Il Medico Divino (Videocass.) Gâyatrî Mantra (Audiocass.) Tecnica di canto (Audiocass.) Embodiment of Love Vol I(CD) musicale) Embodiment of Love Vol II(CD) musicale) Bhajanam (CD musicale) Sâitrî – I tre Sai Gâyatrî Mantra(CD) musicale) Dyana, la Meditazione negli Insegnamenti di Sri Sathya Sai Baba(CD) musicale) Scuola bhajan interattiva (N°2CD ROM) Le sue Opere nel Sociale (DVD Video) Conferenza di Roma 17/18 Aprile 2004 (DVD Video)

In Preparazione: Dissolvere i Dubbi Spirituali (Sandeha Nivarini) [SN]

Sri Sathya Sai Anandadayi

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