Mother Sai 3 2005

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  • Words: 21,860
  • Pages: 50
Sommario

03 08 14 17 22 24 31 35 42 46 47

Discorso Divino 16 Discorso Divino 08 Amore in Azione Discorso Divino 08 Sotto la Veranda Discorso Divino 09 Domande & Risposte Discorso Divino 10 Discorso Divino 27 Favole e Poesie News

03 ‘05 03 ‘05

Gli inconfondibili segni.... (a.m.) Sperimentare....

Le istituzioni educative..

03 ‘05

(p.m.) Figli dell’immortalità. A ognuno la sua preghiera.

03 ‘05

L’ineluttabile legge del karma. continua... .

02 ‘05 09 ‘60

Gli anziani, fonte di saggezza... I fondamenti della vita. Comunicato.

MOTHER SAI PUBLICATIONS Sathya Sai Books and Publications of Italy Tutti i diritti sono riservati Anno XVII n.3 (103) maggio-giugno 2005 Direttore responsabile: Giorgio Piccaia sede:Viale Duca d’Aosta n.15 - 21052 Busto Arsizio periodico bimestrale-autorizz. tribun.di Busto Arsizio N. 08/01 del 04/07/2001

Copyright: Sri Sathya Sai Books and Publications Trust, Prasanthi Nilayam, India. 2

Mother Sai maggio - giugno 2005

Discorso 16-03-2005

Gli inconfondibili segni distintivi dell’educazione “La creazione emerge dalla Verità e torna a fondersi nella Verità. C’è un posto nel cosmo ove la Verità non sia? Comprendete questa Verità pura e incontaminata.” Incarnazioni dell’Amore! Studenti! Siete entrati a far parte di questo Istituto per perseguire la vostra educazione. Impegnatevi, prima di tutto, a comprendere il vero e proprio significato di “educazione”. L’umiltà e il carattere sono il segno distintivo dell’educazione, ma oggi gli studenti non sviluppano l’umiltà; essi sono interessati solo ad acquisire diplomi. Tuttavia la nostra Istituzione educativa è un’eccezione in questo senso. SOLO POCHI STUDENTI VENGONO QUI CON L’OBIETTIVO DI ACQUISIRE DIPLOMI; LA MAGGIOR PARTE DI ESSI VIENE CON L’UNICO SCOPO DI FAR PIACERE A SWAMI IMPEGNANDOSI A SEGUIRE I SUOI IDEALI E OTTENERE UNA POSIZIONE ELEVATA NELLA VITA. Essi danno felicità ai genitori con la loro buona condotta. Studenti! L’educazione non consiste nella semplice acquisizione di diplomi.

O uomo! Indaga e chiediti quale grande felicità tu abbia ottenuto passando il tempo, dall’alba al tramonto, ad acquisir nozioni e guadagnar denaro, dimentico di Dio.

Mother Sai maggio-giugno 2005

Si può acquisire una elevata qualificazione accademica come un M. A. o un B. A.1 e raggiungere una posizione importante; si possono ammassare ricchezze, fare atti di carità e conseguire fama e notorietà; si può avere forza fisica e godere di una vita lunga e prospera; si può essere grandi studiosi meditando e predicando i Veda, ma nessuno può eguagliare un vero devoto di Dio. Ânanda, il più gustoso dei frutti Avendo varcato l’ingresso di questo Istituto educativo, dovete cercare di comprendere il valore e il vero significato dell’educazione. Solo quando comprendete questi aspetti potete esser considerati veramente educati. Nei pustaka (i libri) c’è molto sapere, ma a che serve se mastaka (la testa) è piena di “fango” (degradazione)? Una volta riempita la vostra testa di conoscenza, non dovrete più ricorrere ai libri. Gli adulti dovrebbero dimostrare interesse nell’educazione dei loro figli. Dovrebbero indagare su ciò che i figli stanno imparando nell’istituto educativo e tenere costantemente 3

Discorso 16-03-2005 sotto controllo i loro progressi. Gli studenti moderni reagiscono alle domande degli adulti in modo scortese; indulgono nella mera verbosità e li confondono. Essi dovrebbero guadagnarsi un buon nome nella società e sostenere la (buona) reputazione e il prestigio della istituzione in cui studiano. Un’istituzione educativa è come un albero gigantesco: le differenti materie sono come i suoi rami e ramoscelli; le virtù sono come i fiori profumati che potete trovare su di esso; la fede è come le radici. Quando annaffiate le radici della fede, ottenete il frutto di Ânanda (la Beatitudine). Una preziosa “proprietà” Attualmente tutte le istituzioni educative hanno cominciato a comprendere che il carattere è molto importante per uno studente: esso è il fine dell’educazione. Carattere non significa solamente buona condotta; dovremmo considerare gli altri esseri umani come fratelli e sorelle e sviluppare bhâva µuddhi (la purezza di sentimenti) che alla fine conduce a Jñâna siddhi (il conseguimento della Saggezza). I nostri studenti sono molto virtuosi; Io ripeto spesso che essi sono di Mia proprietà. Dato che ho tale proprietà con Me, perché dovrei preoccuparMi di qualcosa? Ho chiesto ai ragazzi che si sono presentati per l’esame del GATE: “Miei cari! Come avete eseguito l’esame?” Essi hanno detto: “Swami, con la Tua Grazia e Benedizione lo abbiamo fatto bene. Tu dici che gli studenti sono Tua proprietà: essendo stati benedetti con l’opportunità di essere Tuoi studenti, il nostro solo scopo è vivere in accordo con i Tuoi ideali e procurare un buon nome all’Istituto.” Mi ha fatto molto piacere e sono stato profondamente toccato dalla loro risposta; è rincuorante notare che ci sono tali studenti ideali nel nostro Istituto. È grazie a tali nobili studenti che il Paese ha progredi4

to e prosperato. Se non ci sono uomini e donne virtuosi, come può il mondo brillare con tutta la sua lucentezza? I NOSTRI STUDENTI NON SI PERDONO IN VUOTA RETORICA; ESSI SONO UOMINI D’AZIONE. LA LORO SINCERITÀ MI FA FELICE. Io sono venuto a impartire questa educazione ideale agli studenti e a inculcare in loro le virtù. Un uomo sciocco, nonostante la sua intelligenza ed educazione, non conoscerà il suo vero Sé e una persona di mentalità meschina non abbandonerà le sue qualità malvagie.

La moderna istruzione porta soltanto alla discussione e non alla vera saggezza. A che cosa serve un’istruzione che non può condurvi all’immortalità? Acquisite la conoscenza che vi farà immortali. Una volta acquisita la conoscenza del Sé, otterrete tutto il resto. Queste parole di saggezza sono impresse nel cuore degli studenti. Studenti che non si lasciano condizionare Incarnazioni dell’Amore! Studenti! Avete dato prova del vostro valore tra migliaia di studenti e acquisito alte valutazioni all’esame del GATE. (Scrosciante applauso). Gli esaminatori sono stati molto impressionati dall’intelligenza e dal comportamento dei nostri studenti: volevano sapere da dove essi provenissero, se dall’est o dall’ovest, dal nord o dal sud. I nostri studenti hanno risposto: “Signore, noi non veniamo né dall’est né dall’ovest, né dal nord né dal sud; noi siamo gli studenti del ›rî Sathya Sai Institute of Higher Learning.” Essi non Mother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 16-03-2005 si accontentano di ciò che hanno ottenuto e si impegnano duramente per portare ulteriori allori al nostro Istituto. Dovunque andiate troverete che i nostri studenti conducono vite esemplari, propagando gli ideali delle nostre istituzioni educative. UNA VOLTA QUALCUNO HA CHIESTO LORO CHE TIPO DI CIBO GRADISSERO, VEGETARIANO O NON VEGETARIANO; ESSI HANNO RISPOSTO A UNA VOCE: “IL CIBO NON VEGETARIANO ISPIRA PENSIERI E SENTIMENTI MALVAGI, PER CUI NOI NON TOCCHEREMO MAI CIBO NON VEGETARIANO.” Essi sono vegetariani al 100%. Anche gli studenti che all’inizio avevano abitudini non vegetariane lo diventano quando frequentano il nostro Istituto. Una volta qualcuno ha cercato di persuadere uno dei nostri studenti ad accettare del cibo non vegetariano dicendo che conteneva una quantità di ottimi nutrienti, ma lui non si è mosso dalla sua posizione e ha detto: “Io non voglio tali vitamine e proteine; anche il cibo vegetariano ha tutte le vitamine e proteine di cui ho bisogno. Voglio seguire il cammino della verità e il cibo non vegetariano non contribuisce al progresso spirituale. Assieme all’istruzione profana, voglio acquisire l’educazione spirituale e propagarla nel mondo.” Ci sono molti studenti simili che sono fermi nel loro proposito di diffondere gli ideali di Sai ed è grazie a tali nobili studenti che la nostra Istituzione ha ottenuto fama mondiale. Gli studenti dovrebbero sviluppare buone abitudini fin dalla loro fanciullezza per godere di buona salute e felicità. A tal proposito c’è una poesia che recita: “Alzati presto al mattino al canto del gallo, fai un bagno dopo le tue abluzioni mattutine e indossa un abito appropriato. Mangia in modo corretto e moderato. Mother Sai maggio-giugno 2005

Vai a scuola e studia diligentemente. Guadagnati un buon nome. Non uscire quando piove e non andare mai vicino a pozze melmose. Prendi parte ai giochi, corri e divertiti. Se osserverai tutte queste regole, avrai salute e ricchezza.” L’attento controllo del cibo Gli studenti dovrebbero esercitare il controllo su ciò che mangiano abitualmente. Anche gli uccelli, le bestie e gli animali osservano certe regole al riguardo. Essendo nati come esseri umani e avendo acquisito un’educazione, non ci si aspetta forse che seguiate una giusta disciplina nell’alimentazione? Gli studenti che hanno mangiato cibo non vegetariano fin dalla loro infanzia abbandonano tale abitudine quando entrano a far parte della nostra Istituzione; anche i loro genitori rimangono sorpresi della loro trasformazione. Quando uno dei nostri studenti andò a casa durante le vacanze, sua madre cercò di servirgli del cibo non vegetariano; egli rifiutò di toccarlo, chiese a sua madre di non preparare piatti non vegetariani in futuro e illustrò ai genitori gli effetti nocivi conseguenti il consumo di cibo non vegetariano. Il cibo non vegetariano è causa di numerose malattie tra cui il cancro. Avrete letto sulle riviste e sui giornali che la maggior parte della gente di Singapore mangia il pesce; per questo essa viene attaccata da numerosi microrganismi nocivi. Esempi simili sono riportati da varie parti di Bhârat. La gente si ammala a causa del cibo non salutare. Molti sono attaccati all’errata nozione che il cibo non vegetariano dia loro forza, mentre in realtà li rende deboli; una volta danneggiata la vostra salute ingerendo cibo non vegetariano, non sarete più in grado di recuperarla neanche se passerete il resto 5

Discorso 16-03-2005 della vita nei boschi a mangiar frutti e tuberi. Cibo salutare e buone abitudini Queste sono le risposte date dai nostri studenti quando sono stati interpellati circa le loro abitudini alimentari. La spiegazione data dai nostri studenti ha avuto un tale impatto sull’uditorio che molte delle persone presenti sono diventate totalmente vegetariane. Com’è il cibo tale è la mente, com’è la mente così è l’uomo. Quindi, per condurre una vita sana e felice, si deve necessariamente assumere cibo sacro e satvico. Tra i Bhâratîya (gli Indiani) c’è attualmente una crescente consapevolezza circa l’influenza del cibo sulla mente; per tale motivo la gente sta cambiando in meglio le proprie abitudini alimentari. Il nostro corpo è fatto di carne; perché dovreste nutrirlo ancora con la carne? Tale cibo non sacro genera pensieri non sacri. Studenti! Non basta che osserviate solo le norme inerenti il cibo; dovreste coltivare anche le buone abitudini e partecipare regolarmente agli sport e ai giochi. Prendete parte a quei giochi che favoriranno lo sbocciare delle vostre facoltà fisiche e mentali. Il cibo salutare e le buone abitudini vi porteranno a una posizione elevata nella vita. Esser sempre presentabili e accettabili Cari studenti bangaru!2 Voi siete veramente come l’oro; non è possibile descrivere i vostri sacri sentimenti. Voi parlate dal profondo del cuore. Il vostro linguaggio non è ordinario: è Âtma Bhâ¹â (il Linguaggio dello Spirito). Voi vivete la vostra vita con sentimenti sacri. Tenetevi tuttavia lontani dalle cattive compagnie. Si dice: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, “Tu diventi come la compagnia che frequenti”. Frequentate quindi 6

sempre buone compagnie, state in compagnia di coloro che dicono buone parole, non pronunciate mai parole aspre e sacrileghe. SE USATE PAROLE SCORTESI, LA GENTE VI TRATTERÀ COME UN NEMICO; SE PARLATE SOMMESSAMENTE E DOLCEMENTE, LA GENTE VORRÀ GODERE DELLA VOSTRA COMPAGNIA E PARLARE CON VOI ALL’INFINITO. Quando siete in compagnia, assicuratevi che il vostro corpo sia pulito e che la vostra bocca non emetta cattivo odore. Dovete prendervi cura adeguata della vostra salute in ogni modo possibile. Quando il vostro corpo è pulito e in salute e quando i vostri pensieri, le vostre parole e azioni sono puri, sarete amati da tutti. Studenti! Ovunque andiate assicuratevi di essere presentabili e accettabili in ogni senso: solo allora meriterete il rispetto degli altri. Tenete sempre pulita la bocca; l’alito cattivo non solo induce varie malattie, ma reca anche disturbo agli altri. Se la vostra bocca emette cattivo odore, la gente cercherà di evitarvi; per questo, appena vi alzate dal letto al mattino, dovreste spazzolarvi i denti e pulirvi la lingua a fondo. Mantenendo la bocca fresca e pulita godrete di buona salute. Nonostante di notte non dorma, Io Mi spazzolo i denti prima di andare a letto. Mi pulisco i denti a intervalli regolari per tenere la bocca fresca e pulita. È per questo che non ho alcun problema di salute. Io non ho sofferenze di alcun tipo. Dovete stare attenti che nessuna particella di cibo si annidi tra i vostri denti. Alcuni usano uno spazzolino duro per lavarsi i denti, con il risultato che le loro gengive cominciano a sanguinare. Io, invece, uso uno spazzolino molto morbido. I Miei denti sono tuttora così forti che posso schiacciare una noce di betel. I Miei studenti sono sorpresi e meravigliati nel constatare la Mia forza fisica. Mother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 16-03-2005 Avere cura della propria salute Studenti! Il fatto che roviniate la vostra salute e vi affidiate alle mani di un medico sarà motivo di vergogna. Per questo, ognuno deve avere cura della propria salute. Non si dovrebbe mai esser dipendenti dagli altri: questo è ciò che Io, molto spesso, insegno ai Miei studenti. Alzatevi presto al mattino, fate un po’ di jogging e ginnastica per mantenere in forma il corpo. Durante il periodo degli esami, gli studenti cercano di star svegli fino a tarda notte per studiare; essi si addormentano con i libri davanti. Un tale studio non vi porterà da nessuna parte. Non forzatevi a studiare quando avete sonno: mettete i libri da parte e andate a letto tranquillamente. Dovreste studiare solo quando la mente è vigile e pronta.

dovreste formulare con attenzione le vostre frasi e parlare con ogni umiltà e rispetto. La vera educazione non si limita alla conoscenza dei testi; dovreste manifestare i Valori Umani di Verità, Rettitudine, Amore, Pace e Non violenza. La Verità non dovrebbe essere limitata semplicemente alle parole, ma esser tradotta in azione. Studenti! Essendo venuti qui e avendo acquisito un’educazione del più alto livello, conducete una vita virtuosa e condividete la vostra conoscenza.

O uomo! Non essere orgoglioso della tua istruzione e cultura. Se non offri i tuoi saluti reverenziali a Dio e non mediti su di Lui con devozione, a che cosa serve la tua istruzione?

Questo è ciò che dovete imparare oggi. Abbiate sempre un’espressione sorridente e siate buoni amici per gli altri. Un buon amico è colui che ha sempre buoni pensieri, dice parole buone e compie buone azioni. Se condurrete la vostra vita in questo modo, sarete persone ideali e una fonte di ispirazione per il prossimo.

Mettere a frutto “Educare” Studenti! Abbiate, prima di tutto, cura della vostra salute. La vostra educazione si rivelerà un puro spreco se non mantenete la salute necessaria. Non accontentatevi dell’istruzione profana; dovreste acquisire anche “Educare”. L’istruzione si riferisce all’acquisizione di informazioni esteriori, mentre “Educare” si riferisce alla trasformazione interiore. “Educare” è ciò che fa sbocciare i Valori Umani da dentro. Che voi abbiate acquisito “Educare” o una semplice istruzione sarà evidente dal vostro parlare. Un consiglio a questo riguardo: non dovreste parlare sconsideratamente. Specialmente quando vi rivolgete agli anziani, Mother Sai maggio-giugno 2005

Muoviamoci insieme, cresciamo tutti insieme, stiamo tutti uniti e condividiamo la nostra conoscenza; viviamo insieme in amicizia e armonia.

(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Hari Bhajana Binâ Sukha ›ânti Nahin…) Praµânti Nilayam, 16 marzo 2005, Sai Kulwant Hall (Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam) 1 Lo M.A. (Master of Arts) è la laurea di secondo grado generalmente in discipline umanistiche. Il B.A. (Bachelor of Arts) è la laurea di primo grado in materie umanistiche. 2 Bangaru è l’affettuoso appellativo che Baba rivolge sovente agli studenti e talvolta anche ai devoti. Significa “oro fino”; pertanto, “studenti bangaru”può esser tradotto con “studenti, tesori (Miei)”.

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Discorso 08-03-2005

Le celebrazioni di Mahâµivarâtrî (Cronaca delle giornate) La festa di Mahâµivarâtrî è una delle più importanti dell’India. Essa cade il 14° giorno del k©¹²a pak¹a la quindicina o metà (pak¹a) scura (k©¹²a) di mâgha (gennaio-febbraio), un mese del calendario induista. Si tiene, dunque, nel periodo di luna calante e viene celebrata, con canti devozionali, durante la notte. ›ivarâtrî significa “notte” (râtrî) di “buon auspicio” (µiva). In tutto il Paese, la gente affolla i templi di ›iva e trascorre la notte in adorazione e contemplazione del Divino. Il Signore ›iva viene adorato come Yogîµvara (il Signore degli yogin) ed è considerato lo Yogin e il Rinunciante ideale, ragion per cui, in questo giorno, i Suoi devoti si uniscono, per così dire, a Lui nelle Sue austerità, astenendosi dal cibo e dal dormire come omaggio al Principe degli yogin. Le celebrazioni di ›ivarâtrî, a Praµânti Nilayam, hanno avuto inizio la mattina dell’8 marzo e Baba, mostrando la Sua divina Forma alle migliaia di persone riunite nel Sai Kulwant hall, ha riempito i cuori di gioia. Dopo esser salito sul palco, Baba ha invitato Anil Kumar, professore allo ›rî Sathya Sai Institute of Higher Learning, a parlare alla gente. Anil Kumar ha quindi cominciato a raccontare un episodio avvenuto allorché egli si trovava a Kodaikanal con Baba. In quell’occasione, mentre Gli era seduto accanto, aveva con sua sorpresa notato, attorno alla Caviglia del Maestro, il segno tipico che lascia una cavigliera ed era rimasto ancor più sbigottito nel notare che la caviglia destra non evidenziava segno alcuno. Aveva pertanto pregato Swami di rivelargli il significato di ciò e il Maestro gli aveva spiegato che quella vista rappresentava Lui Stesso come Ardhanârîµvara, il Principio divino in cui sono presenti sia il Signore ›iva sia Madre Pârvatî. Ardhanârîµvara rappresenta infatti l’aspetto androgino di ›iva, la cui metà sinistra del Corpo viene raffigurata come femminile (Pârvatî, la ›akti o Energia di ›iva) e quella destra come maschile (›iva). Baba, molti anni fa, rivelò di essere la manifestazione di ›iva-›akti e Anil Kumar ha avuto il privilegio di sperimentare personalmente la verità di quella dichiarazione. Alle parole di Anil Kumar hanno fatto seguito i discorsi di Narendranath Reddy e di G.K. Raman; anch’essi hanno narrato la loro esperienza all’assemblea dei devoti. In seguito, dopo il Suo Discorso, Swami si è seduto e con un gesto della Mano ha materializzato una collana d’oro, chiedendo agli studenti di che materia fosse fatto quell’oggetto. Essi hanno risposto trattarsi di oro e, a quel punto, Baba, con un nuovo movimento della Mano e cogliendo tutti di sorpresa, trasformava quella collana in un anello d’oro. Anche questa volta Swami domandava di che materiale quell’anello fosse fatto e gli studenti, all’unisono, rispondevano: “D’oro, Swami!” Allora Baba invitava uno studente a salire sul palco e gli infilava l’anello al dito. Poi ripeteva il movimento circolare con la Mano… ed ecco apparire un’altra collana d’oro. Era davvero uno spettacolo sconvolgente vedere Baba creare la materia con tanta disinvoltura. Sembra tuttavia esservi un significato più profondo nelle Sue azioni: Baba intendeva dimostrare ciò che aveva già citato nel Discorso, ovvero che lo stesso Principio divino è presente in tutto. Gli ornamenti possono apparire differenti, ma sono tutti fatti dello stesso materiale: l’oro. Allo stesso modo, sebbene i nomi e le forme cambino, l’Âtma, vale a dire il Sé, è presente in ognuno. Dopo di ciò, gli studenti della scuola e dell’università di Baba hanno cantato inni e canti devozionali propiziatori rivolti al Signore ›iva. Nel pomeriggio due eminenti oratori hanno parlato alla folla nel Sai Kulwant hall. Il primo, µrî S.V. Giri, ex vicerettore del ›rî Sathya Sai Institute of Higher Learning, ha spiegato il significato dei vari 8

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Discorso 08-03-2005 Nomi del Signore ›iva che, come si è detto, è Ardhanârîµvara, perché entrambi i princìpi, maschile e femminile, sono egualmente presenti in Lui. Questa verità è evidente anche nella vita di Swami, giacché Egli tratta uomini e donne allo stesso modo ed esorta la società a tributare alla donna il dovuto rispetto. L’altro appellativo dato a ›iva, cioè Nîlaka²ºha, è esso pure riferibile a Baba, poiché, proprio come ›iva inghiottì il veleno halâhala per salvare il mondo dal suo effetto letale, così pure Baba è pronto a sopportare qualunque sofferenza fisica allo scopo di proteggere i Suoi devoti e garantirne il benessere. Dopo µrî S.V. Giri, Swami ha invitato a parlare A.V. Gokak, che ha recentemente assunto l’incarico di vicerettore dello ›rî Sathya Sai Institute of Higher Learning. Gokak ha affermato che il lingam, simbolo di ›iva, rappresenta la Divina Consapevolezza da cui tutto è emerso e in cui tutto, alla fine, si riassorbirà. Ha proseguito dicendo che, allo stesso modo, le varie fedi e religioni del mondo trovano compimento ai Piedi di loto di Bhagavân ›rî Sathya Sai Baba. Egli ha poi concluso affermando che occorrerebbe abbandonare la ristrettezza mentale e l’intolleranza verso le altre religioni e progredire verso quello stadio finale in cui colui che medita comprende di essere una sola cosa con l’oggetto della meditazione. Dopo il Discorso del pomeriggio, Swami dava il via all’inizio dei bhajan. I canti devozionali sono proseguiti senza interruzione per tutta la notte e sono stati eseguiti dai devoti dei Centri Sai di Bangalore, Delhi e Mumbai, nonché da altri devoti provenienti dai paesi d’oltremare. Il Sai Kulwant hall si è riempito di sacre vibrazioni, frutto dell’espressione di tanta devozione. È stato anche rappresentato l’Ekâdaµa Rudra Pârâya²a, nel corso del quale il Rudram, il mantra vedico in lode a ›iva, disseminato di strofe tratte dal Camakam, viene cantato undici volte. La mattina del 9, alle 6,30, Sai Baba è entrato, per la gioia degli occhi dei presenti, nel Sai Kulwant hall e alle 7 accettava l’ârati, ponendo in tal modo fine al canto dei bhajan. Faceva poi distribuire alla folla il prasadam (il cibo consacrato), costituito di pulihora (riso al tamarindo) e la¬¬u (tipico dolce indiano). Scaldava davvero il cuore vedere i membri della famiglia Sai, senza distinzione di classe, razza o nazionalità, sedere sotto lo stesso tetto e gustare il prasadam, offerto dall’amorevole Madre Sai. Nel pomeriggio, Swami teneva l’ultimo Discorso delle celebrazioni di ›ivarâtrî, al termine del quale Gli veniva offerto l’ârati.

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Discorso 08-03-2005

Sperimentare l’onnipervadente Consapevolezza Divina

“Il Signore del Kailâsa ha manifestato la Sua Forma divina con la luna crescente che Gli adorna la testa, la fresca acqua del Gange che scorre attraverso i Suoi riccioli arruffati, l’occhio splendente in mezzo alla fronte e il collo color porpora brillante come il luccichio di una mora. Egli indossa braccialetti di serpenti e una serpe come cintura, tutto il Suo corpo è cosparso di vibhûti, la fronte è adorna di un punto di kumkum, le labbra rosse brillano di succo di betel; orecchini d’oro tempestati di diamanti pendono dalle Sue orecchie e tutto il Suo corpo di colore bruno risplende di divino fulgore.” Il “Propizio” Nessuno sembra aver fatto uno sforzo per comprendere il significato e l’importanza di ›ivarâtrî. In effetti, la stessa parola ›ivarâtrî rivela il suo significato: ›iva significa “propizio” e râtrî significa “notte”. Per questo ›ivarâtrî vuol dire “notte propizia”. Sorge allora la domanda: “Chi è ›iva?” ›iva non è altro che la Consapevolezza Divina che pervade tutti gli esseri viventi; questo ›ivattva (Consapevolezza 10

Divina) permea non solo gli esseri umani, ma anche gli uccelli, le bestie e gli animali. In effetti, ogni momento della nostra vita può esser considerato come ›ivarâtrî; non dobbiamo aspettare ›ivarâtrî in un giorno particolare dell’anno. Onnipervadente Consapevolezza Incarnazioni dell’Amore! La Consapevolezza di ›iva è onnipervadente. Come possiamo limitarla a un tempo o a un luogo particolari? Sarvata­ pânipâda¼ tat sarvatok¹i µiromukham sarvata­ µrutimalloke sarvamâv©tya ti¹ºhati Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie che pervadono ogni cosa, Egli permea l’intero universo. Se una volta analizziamo questo aspetto attentamente, apparirà ovvio che tutto ciò di cui siamo testimoni all’intorno è Consapevolezza di ›iva e nient’altro. ›iva non rappresenta una forma particolare con i capelli arruffati e una pelle di tigre; dovunque guardiamo e qualunque forma incontriamo, che sia un bambino o una persona anziana, una donna o un uomo, in ogni forma risplende la Consapevolezza di ›iva. Come potete descrivere l’onnipervadente Consapevolezza di ›iva o limitarla a un momento e un luogo specifici? La gente eseMother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 08-03-2005 gue una forma particolare di danza per rappresentare la ›iva TⲬava (la danza Cosmica di ›iva e Pârvatî), ma questa è solo simbolica e non descrive la vera ›iva TⲬava. Come si può descrivere la Coscienza Trascendentale di ›iva che le parole non possono descrivere e che la mente non può comprendere?

Uno dei Nomi che le vengono attribuiti è ›ivattva (Consapevolezza di ›iva); per cui, non è corretto descrivere ›ivattva con appellativi come Mukkanti, Trinetra ecc.; ›ivattva indica la onnipervadente Consapevolezza Divina. In effetti, tutti i devoti che siedono in questa sala sono Incarnazioni del Signore ›iva.

Il Signore dai tre occhi Il Signore ›iva è descritto da alcuni come Mukkanti (il Signore dai tre occhi). Tutti noi abbiamo solo due occhi, ma Dio ha anche un terzo occhio. Noi siamo consapevoli solo del passato e del presente, non possiamo visualizzare il futuro; solo Dio può. Il Signore ›iva, che può visualizzare il futuro con il Suo terzo occhio, cioè Jñâna Netra, viene dunque definito come Mukkanti. Persone differenti descrivono Dio in modi differenti. Lo si descrive anche incarnato in varie forme, ma tutte queste descrizioni non riescono a darNe un’idea completa.

Sarva¼ µivamaya¼ Tutto ciò che percepisci in questo mondo oggettivo è una manifestazione di ›iva.

Tutto è ›iva Ognuno descrive Dio e Gli assegna un nome e una forma particolari a seconda della sua immaginazione; Dio, il Senzanome e Senzaforma, è onnipresente e onnipervadente. Egli è Avâ¾mânasagocara (Indescrivibile a parole e Incomprensibile alla mente) e Aprameya (Incommensurabile). Chi può descrivere una tale Divinità? C’è solo un segno distintivo della Divinità e cioè la Consapevolezza. Questa Consapevolezza Divina assume qualunque forma voglia permeare, sia quella di un cane, di un corvo, di una gru o di un essere umano. εvarattva può quindi esser descritto come Consapevolezza Divina. Essa permea non solo tutti gli esseri umani, ma anche gli insetti, gli uccelli, le bestie e gli animali. Mother Sai maggio-giugno 2005

Essa pervade tutti e tre i mondi: la terra, lo spazio e il mondo inferiore. Esiste in tutti e tre i periodi di tempo: il passato, il presente e il futuro. È indescrivibile. Qualsiasi periodo di tempo è insufficiente a descrivere ›ivattva. Molta gente adora questa onnipresente e onnipervadente Consapevolezza Divina descrivendola con nomi e forme differenti. P ROPRIO COME L’ONNICOMPRENSIVO AMORE DIVINO NON FA DISTINZIONE TRA ESSERI VIVENTI, ANCHE LA CONSAPEVOLEZZA DIVINA NON FA DIFFERENZE; SIAMO SOLO NOI CHE FACCIAMO DISTINZIONI TRA PERSONE COME MIO PADRE, MIA MADRE, MIO FRATELLO, MIA SORELLA ECC., BASATE SULLE NOSTRE RELAZIONI TERRENE CON LORO.

In effetti, ogni essere vivente è una Incarnazione della Divinità. Dio assume tutti i nomi e tutte le forme. Voi siete Dio. Episodi divini Una volta Pârvatî, la consorte del Signore ›iva, Gli chiese: “Come fa la gente a riconoscere la Consapevolezza Divina che si dice sia onnipervadente?” εvara rispose che la stessa Consapevolezza che è immanente in Lui permea tutti gli esseri viventi e spiegò anche come la stessa permeasse pure ogni cellula del corpo di Lei. 11

Discorso 08-03-2005 Non la si può spiegare; si può solo sperimentarla. Una volta Pârvatî non trovava Suo figlio Vinâyaka nonostante Egli fosse molto vicino al Signore εvara. Ella cercava Vinâyaka in ogni dove meno che nelle divine vicinanze del Signore εvara. CHE STRANO! IN EGUAL MODO OGGI L’UOMO CERCA DIO DOVUNQUE SENZA SAPERE CHE EGLI STESSO È UNA INCARNAZIONE DEL DIVINO ÂTMA. Il Signore εvara non ha mai stirato i Suoi capelli; Egli li ha lasciati nella loro posizione naturale come riccioli arruffati. I Suoi riccioli arruffati, il Suo terzo occhio e il Suo corpo coperto di cenere sono stati lasciati nella loro situazione e nel loro colore naturali, ma essi appaiono differentemente a persone diverse. Chi può descrivere il colore e lo splendore del corpo del Signore ›iva? Una volta nacque una controversia tra Lak¹mî e Pârvatî circa l’apparenza fisica del Signore εvara e del Signore Vi¹²u. Durante la discussione Lak¹mî chiese: “Pârvatî! Come hai potuto corteggiare questa strana persona che non tiene pulito il Suo corpo e lo cosparge di cenere residua della cremazione?” Pârvatî si offese e replicò: “Ammâ! Tuo marito Vi¹²u si adagia sul serpente ›e¹a ed è di colore blu; perché non correggi i Suoi modi e cerchi di cambiare il colore del Suo corpo?” Mentre stavano discutendo in questo modo, entrò in scena Sarasvatî e cercò di dar Loro un consiglio: “Nella Loro apparenza fisica possono esserci alcune differenze, ma, per quanto Mi riguarda, non trovo nessuna differenza tra di Loro. Vedo che la stessa Consapevolezza Divina permea ambedue queste Forme. Voi entrate in polemica perché non riuscite a rendervene conto; dimenticate quindi tutte le differenze esteriori.” Questo tipo di natura trascendentale è immanente solo in Sarasvatî. 12

La fervida immaginazione dei devoti Tutte queste differenze nella forma fisica sono solo nella mente degli esseri umani, ma Dio è privo di attributi. Sono i devoti ad assegnare a Dio nomi, forme e attributi differenti; basandosi sulla loro immaginazione, essi dipingono Dio in forme differenti come il grande artista Ravi Varma1. DIO ASSUME LA FORMA CHE VOI PENSATE. La gente descrive la forma di Dio come Rudra (il “Fiammeggiante”, aspetto terrifico di ›iva) e ›ântisvarûpa (Incarnazione della Pace), ma Dio è sempre soltanto ›ântisvarûpa; Egli è sempre amabile e sorridente. Immaginare una tale Incarnazione della Pace in forma diversa è solo opera del devoto; se proprio esistono tali illusioni occorre liberarsene. Dio non ha attributi Bisogna raggiungere la Divinità coltivando amore per Dio; è solo l’amore che può legarLo. L’Unità di Dio deve essere realizzata attraverso tale Amore divino. Se Dio, che è privo di attributi, deve essere descritto, la descrizione sarà: Ekam nityam vimalam acalam sarvadhî sâk¹ibhûtam bhâvâtîtam trigu²arahitam L’Uno senza secondo, l’Eterno, il Puro, l’Immutabile, l’Intelligenza onnipervadente che tutto attiva, il Testimone di ogni cosa, al di là dell’immaginazione, al di là dei tre gu²a, sattva, rajas e tamas. Noi attribuiamo differenze a un tale Dio privo di attributi e ne siamo contenti. Ciò non è corretto. L’Unità di Dio deve essere compresa. A questo riguardo non deve esserci confusione, anche se poeti e artisti come Ravi Varma hanno rappresentato Dio in forme differenti, dando espressione alla loro capacità immaginativa. Quali che siaMother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 08-03-2005 no le forme o i ritratti concepiti da poeti e artisti, Dio è solo Uno. Per esempio il Signore Vinâyaka appare sempre lo Stesso, dovunque lo vediate; Egli non ha attributi di sorta. Ganapati è Colui che non ha attributi. Egli non ha alcun capo al di sopra di Sé; è per questo che è chiamato Vinâyaka. Se fate un’analisi, (scoprirete che) ogni nome assegnato a Dio vi rivela un significato. Dato che non ha alcun capo al di sopra di Sé, anche Brahmâ, Vi¹²u e Maheµvara Lo adorano. Adorare Dio come tale Incarnazioni dell’Amore! Oggi la gente esaspera le differenze tra gli esseri umani attribuendo nomi e forme differenti a Dio che è senza nome, senza forma e senza attributi. Questo è un grave errore. La Divinità viene divisa dai devoti; l’Unità di Dio non viene compresa, con il conseguente risultato di futili argomentazioni e confutazioni. Che sia Râma, K©¹²a, εvara o Vi¹²u, questi sono solo nomi diversi assegnati a Dio dai devoti, ma Dio è solo Uno. QUESTI NOMI VENGONO ASSEGNATI A DIO SOLO PER LA NOSTRA SODDISFAZIONE; NELLA DIVINITÀ, INVECE, NON ALBERGA ALCUNA DIFFERENZA! LA MIGLIORE SÂDHAN SAREBBE REALIZZARE L’UNITÀ NELLA DIVINITÀ E ADORARE DIO COME TALE. Voi potete comunque adorare Dio nella forma che preferite, a questo non si può fare obiezione, ma l’unità che sottende alle differenti forme e ai diversi nomi non dovrebbe essere mai dimenticata. Pensare che il Signore Râma possa essere arrabbiato se voi ado-

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rate il Signore K©¹²a e viceversa è una concezione erronea; tali differenze possono essere sentite dai devoti, ma non esistono nel Signore Râma e nel Signore K©¹²a. Dio non nutre tali sentimenti negativi; solo negli esseri umani esistono differenze e sentimenti negativi. In effetti non c’è alcuna possibilità che i sentimenti negativi coinvolgano il Divino: Egli è soltanto totalmente positivo. Devozione unidirezionale Cari studenti! Non attribuite a Dio alcuna differenza o sentimento negativo. Voi potete adorare Dio in qualsiasi forma e nome vi piaccia. NEL CASO TROVIATE UNA QUALUNQUE DIFFERENZA NEL DIVINO, L’ERRORE È IMPUTABILE AI VOSTRI SENTIMENTI NEGATIVI E NON A DIO. Adorate quindi Dio con devozione unidirezionale. Praµânti Nilayam, 8 marzo 2005 (mattino), Sai Kulwant Hall, Celebrazioni di Mahâµivarâtrî (Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam) 1

Râja Ravi Varma (1848-1906), il pittore del Kerala più celebrato, fu l’iniziatore del particolare stile romantico che ancora oggi è usato nei cartelloni pubblicitari cinematografici. Appartenente alla famiglia reale di Travancore, fu ritrattista apprezzato sia dagli Inglesi sia dall’alta società indiana e creatore di opere “storiche” dedicate ai grandi classici del passato e della tradizione, in uno stile che è una sintesi perfetta di illusionismo occidentale e di lussureggiante India del sud.

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Amore in Azione

LE ISTITUZIONI EDUCATIVE

L’8 agosto 1950, a Bukkapatnam, un piccolo centro vicino a Puttaparthi, fu inaugurata la prima scuola fatta costruire da Sai Baba; per realizzare questo progetto Egli si era recato a Madras dal Primo Ministro e aveva versato la somma necessaria ammontante a quindicimila rupie. Questo primo episodio doveva essere foriero di grandiosi sviluppi. Sai Baba ha intrapreso e reso concrete straordinarie opere sociali nel settore educativo; in numerose regioni dell’India ha costruito scuole elementari, secondarie, università, nonché ostelli per ospitare gli studenti, ove il vitto e l’alloggio come pure l’educazione e l’istruzione scolastica sono completamente gratuiti, senza distinzione di casta, classe sociale, religione, o provenienza. Oltre ai programmi ministeriali, i ragazzi e le ragazze delle scuole Sai – sin dalle elementari – imparano a recitare in sanscrito i Veda e i versi delle Sacre Scritture per conservare i princìpi e i codici morali dei Testi Sacri, da lungo tempo ignorati dalle istituzioni scolastiche statali. Tra le grandi opere sociali realizzate da Sai Baba, l’istituzione di scuole e università è sempre stato il principale impegno da parte Sua. In tali Istituti l’istruzione scolastica si fonde nel più vasto concetto di EDUCAZIONE, intesa come pieno sviluppo delle potenzialità umane, nonché come conoscenza di se stessi e della propria Natura Divina. Ai Suoi studenti, Sai Baba impartisce insegnamenti basati sui cinque Valori Umani: Verità, Rettitudine, Pace, Amore e Non violenza, in modo che i giovani li mettano in pratica nella vita di tutti i giorni, e imparino a comportarsi in modo ideale nell’ambito scolastico, familiare e sociale. Sai Baba insegna, non solo agli studenti delle Sue scuole, ma anche a tutti gli uomini d’ogni Paese e religione, a mettere in pratica nelle relazioni umane e sociali i Valori Umani. Egli ricorda incessantemente che solo con l’Unità e la Fratellanza fra tutti i popoli e le nazioni ci potrà essere vera felicità e prosperità sulla terra. L’Istituto Superiore εvarâmmâ Molti anni fa, quando Puttaparthi era un villaggio sperduto e isolato, privo di qualsiasi infrastruttura sociale, εvarâmmâ, madre di Sai Baba, chiese e ottenne che Egli facesse costruire a Puttaparthi una piccola scuola elementare per evitare ai bambini del villaggio di percorrere a piedi una lunga distanza per recarsi in un paese vicino. A εvarâmmâ, che con la sua umiltà e semplicità seppe incarnare gli ideali più nobili e puri di donna e di madre, fu dedicato l’Istituto Superiore di Praµânti Nilayam che Baba inaugurò nel maggio del 1972

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La Scuola Superiore Femminile di Anantapur Per costruire questo college si sono spesi milioni di rupie, non per incrementare con un’altra scuola le centinaia di istituti già sparsi per il Paese, ma per educare una generazione di donne a vivere secondo gli ideali che sono tesoro della cultura dell’India, e a tenere alta la dignità e il destino della donna. - ›rî Sathya Sai BabaLa Scuola Superiore Femminile di Anantapur, con relativa residenza per sole studentesse, fu inaugurata il 22 luglio 1968. Sai Baba ritiene molto importante che le ragazze ricevano una buona istruzione scolastica e un’approfondita educazione nei Valori Umani, perché quando la donna sa manifestare un comportamento virtuoso e ideale, grazie al suo innato spirito di sacrificio e di dedizione, diventa il cardine delle famiglia e della società. Assieme all’istruzione profana, il sistema educativo Sai mira a sviluppare nei giovani un carattere nobile ed integerrimo, mediante la pratica dei Valori Umani nella vita quotidiana. Possiamo quindi affermare che il lavoro più straordinario e “miracoloso” compiuto da Sai Baba è la silenziosa trasformazione dell’animo umano; infatti, con la forza del Suo Amore, Egli vuole condurre tutti gli uomini verso il bene, la pace e la moralità. Offre lauree di primo grado, corsi di specializzazione e qualche corso professionale. La Scuola Superiore Maschile di Whitefield È conosciuto come il “Campus di Brindavan” e si trova alla periferia di Bangalore. Questo campus è maschile e offre lauree di primo grado. La Scuola Superiore Maschile di Praµânti Nilayam Costituisce il quartier generale dell’università, dato che vi è situata l’amministrazione universitaria. Il campus è maschile e offre lauree di primo grado, corsi di specializzazione e qualche corso professionale, nonché attrezzature e impianti speciali per la ricerca, necessari per i candidati al dottorato di tutte le discipline. Le Scuole Sathya Sai nei villaggi dell’India e nel mondo Nelle località di Alike, Muddanehalli, come pure in molti villaggi poveri dello Stato indiano dell’Andhra Pradeµ, dove ancora non esistevano istituti scolastici, Sai Baba ha fatto costruire delle scuole, per portare l’istruzione anche nei centri rurali più poveri e isolati. Non soltanto in India, ma anche in molti Paesi, come ad esempio in Tailandia, Zambia, Nuova Zelanda, Canada ecc., sono sorte scuole Sathya Sai, che seguono i criteri guida stabiliti da Sai Baba e adottano il programma dell’educazione ai Valori Umani: Verità, Retta Condotta, Pace, Amore e Non violenza. Questi Istituti mirano a formare la personalità dei giovani in modo completo ed equilibrato; perciò, oltre all’istruzione scolastica ministeriale, insegnano agli studenti a sviluppare un carattere virtuoso e disciplinato e a coltivare amore, tolleranza e compassione. Il Planetario ›rî Sathya Sai Il sistema impiegato in questo moderno planetario, inaugurato da Sai Baba nel 1985, permette di proiettare le immagini di ben 405 astri, di 88 costellazioni, della via lattea, di diverse nebulose e numerosi corpi celesti. La sua speciale cupola lo rende un centro di Mother Sai maggio-giugno 2005

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ricerca dove gli studenti delle scuole Sai possono approfondire interessi e conoscenza nel campo astronomico, matematico e scientifico. I Musei di Praµânti Nilayam A Praµânti Nilayam sono stati realizzati due splendidi musei che illustrano in modo chiaro e semplice molti concetti, altrimenti oscuri, della creazione, delle diverse religioni e filosofie spirituali, nonché della missione e delle opere di Sai Baba. Il Museo delle Religioni, ove è rappresentata l’eterna ricerca dell’uomo, spinto a realizzare la sua innata Divinità, fu inaugurato da Sai Baba nel 1990. L’esposizione, disposta su tre piani, illustra con interessanti spiegazioni le discipline e gli elementi fondamentali delle più importanti religioni, nonché gli insegnamenti delle Sacre Scritture induiste, quali i Veda, le Upani¹ad, la Gîtâ ecc. Il Museo “Caitanya Jyoti” (Luce della Consapevolezza Universale) fu costruito in occasione del 75° Compleanno di Sai Baba, e ospita un’esposizione relativa alla Sua vita e alla Sua missione. Questa splendida e insolita costruzione fu progettata da un architetto malesiano che unificò i diversi stili culturali e architettonici: il tetto, simile a quello di un palazzo imperiale cinese, è affiancato da due grandi cupole in titanio di stile moresco, incoronate da una struttura semicircolare adornata da archi gotici. Il museo fu inaugurato da Sai Baba il 18 novembre 2000. Il Pûr²acandra Vasto auditorio della lunghezza di 60 metri, costruito a Praµânti Nilayam nel 1973, può accogliere circa 15.000 persone. È il luogo in cui Sai Baba celebra funzioni e festività particolari, e dove gli studenti possono mettere in scena rappresentazioni teatrali, solitamente ispirate ai grandi personaggi descritti negli antichi poemi epici e nei Sacri Testi. Il Museo della Musica. Ospita strumenti musicali usati in tutti i paesi attraverso i secoli sino all’era moderna, e presenta un’architettura molto particolare a forma di cimbalo, con trombe poste ai due lati, e colonne a forma di chitarra e di vî²â (antico strumento musicale indiano a corde). Adiacente al Museo della Musica, sorge un grande edificio rettangolare, che ospita, al piano terreno, gli uffici amministrativi e, al primo e al secondo piano, la Scuola di Musica. La Scuola di Danza si trova nella struttura circolare situata sul retro. Un’altra pietra miliare nel campo della “Educazione Integrale”, avente lo scopo di sviluppare l’eccellenza umana in tutti i settori, compreso quello musicale e artistico, è stata posta con l’inaugurazione del Museo della Scuola di Musica e Danza, avvenuta, il 20 novembre 2000 a Praµânti Nilayam, alla presenza di Sai Baba. Tratto dal sito web del Consiglio Centrale Sathya Sai d’Italia

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Discorso 08-03-2005

Figli dell’immortalità ( pomeriggio)

“In questa terra di Bhârat, immensamente sacra, la tolleranza è qualità dominante del nostro carattere. Di tutte le promesse religiose, la più grande è l’aderenza alla Verità, così difficile da praticare. In questa terra di Bhârat, il sentimento più dolce e più rispettabile è quello verso la madre. Gettando alle fiamme la struttura morale del nostro Paese, che decreta il rispetto di sé come più importante della propria stessa vita, alla gente è stato dato il pugnale della libertà sfrenata, a imitazione del modo di vivere occidentale. Ahimè! Che cosa posso dire dei governanti di questa terra di Bhârat? I Bhâratîya di oggi sono proprio come l’elefante, che non è cosciente della propria forza.” Incarnazioni dell’Amore! Finora, nessuno è stato capace di comprendere l’unicità, la grandezza e la santità di questa sacra terra di Bhârat. La sua cultura è più nobile e più santa di tutte le altre del mondo. Questa cultura unica pervade uniformemente il microcosmo e il macrocosmo. Sfortunatamente, al giorno Mother Sai maggio-giugno 2005

d’oggi, i Bhâratîya l’hanno dimenticata e praticano la cultura altrui. L’importanza di recuperare i Valori Umani I grandi Valori Umani di Satya (Verità) e Dharma (Rettitudine) sono in declino in questa santa terra di Bhârat. Fino a ora, comunque e fortunatamente, nessuno è stato capace di sradicarli. Non esiste niente di più sacro della Verità e della Rettitudine; esse sono, per l’essere umano, come i due occhi. Sfortunatamente, le persone vanno oggi perdendo l’uso di questi due occhi, diventando conseguentemente cieche. Nonostante gli studenti dei tempi attuali cerchino una educazione elevata e acquisiscano diplomi, stanno perdendo di vista tali grandi Valori Umani. Invece di favorire una cultura così sacra e nobile, e condurre la vita in accordo con i princìpi che essa propugna, la gente spreca il proprio tempo in vane ricerche. È solo la pratica dei grandi Valori Umani di Satya (Verità), Dharma (Rettitudine), ›ânti (Pace) e Prema (Amore) che ha fatto del paese di Bhârat il grande condottiero spirituale del mondo intero. Solo quando li promuoviamo abbiamo il diritto di esser chiamati Bhâratîya nel vero senso della parola; perdere di vista anche uno di questi valori ci toglie il diritto al grande nome di Bhâratîya. VERO TYÂGA (SACRIFICIO) È CONDURRE LA VITA PRATICANDO COSTANTEMENTE QUESTI VALORI UMANI NEL PROPRIO VIVER QUOTIDIANO. La nostra vita deve es17

Discorso 08-03-2005 sere un continuo viaggio da Satya a Prema nella successione di Satya, Dharma, ݉nti e Prema. TALI VALORI DEVONO PENETRARE NEL NUCLEO DEL NOSTRO CUORE E FLUIRE IN OGNI CELLULA DEL NOSTRO CORPO.

L’intera creazione proviene dalla Verità; nella Verità tutta la creazione si riassorbirà. C’è un posto in questo universo in cui la grandezza della Verità non sia percepita? L’intero universo è una manifestazione della Pura Consapevolezza; riconoscete questa realtà. Il vero significato di Satya e Dharma Dal momento in cui un essere umano nasce dal ventre di sua madre, sono la Verità e la Rettitudine a sostenerlo e allevarlo. Le donne di Bhârat hanno sopportato molte dure prove per sostenere questi grandi Valori assieme ai loro compiti domestici e altri duri impegni. Ciononostante, esse li hanno sempre insegnati ai loro figli. SWAMI CONOSCE MOLTO BENE QUANTA SOFFERENZA I GENITORI DI QUESTI FIGLI SOPPORTINO NEL TIRARLI SU; CIÒ CHE OGGI SI CHIEDE AGLI STUDENTI DI ACQUISIRE NON È L’ISTRUZIONE E IMPORTANTI TITOLI DI STUDIO, MA L’ESSENZA

VERITÀ E DELLA RETTITUDINE. Si deve comprendere il vero significato di Satya e Dharma. La parola “Satya” consiste di tre lettere: “Sa”, “Ta” e “Ya”. La lettera “Sa” rappresenta la qualità Satvica, “Ta” la qualità di Tyâga (il Sacrificio) e “Ya” le qualità di Yama e Niyama (il controllo dei sensi interni ed esterni). Quindi, la parola “Satya” significa promuovere la qualità Satvica con spirito di sacrificio e mantenendo il controllo dei sensi. Sfortunatamente, oggi stiamo perdendo di vista questi grandi Valori Umani che formarono il nucleo della cultura dei Bhâratîya. L’uo-

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mo d’oggi non sa che cosa siano Satya e Dharma. Dharma è interpretato come “dovere”; questa interpretazione non è corretta: è solo una traduzione inglese espressa in modo alquanto inadeguato! La vera interpretazione di Dharma è Dhârayati iti dharma­, “ciò che sostiene è il Dharma”. Esso sostiene la vita umana. Satya (la Verità) emerge da H©daya nabhi (la regione del cuore) di un essere umano, per cui un uomo che conduce la vita secondo Satya e Dharma diventerà santo. I PⲬava e Draupadî vissero nobilmente seguendo Satya e Dharma. Tutte le vostre presenti difficoltà e umiliazioni sono dovute al fatto che non aderite al Dharma. Mârka²¬eya, ovvero l’obbedienza assoluta a Dio Si dovrebbe obbedire al Comando divino con fede totale e senza alcuna contestazione. Mârka²¬eya nacque in seguito a un dono di εvara ai suoi genitori. εvara chiese loro se preferissero un figlio virtuoso con una vita breve o un figlio non molto virtuoso, ma che vivesse a lungo. Essi optarono per un figlio virtuoso, ragion per cui nacque Mârka²¬eya che aveva buoni pensieri, buoni atteggiamenti e buona condotta. εvara informò i suoi genitori che egli sarebbe vissuto solo sedici anni; ciononostante, i genitori furono felici di esser stati benedetti con un figlio virtuoso. Gli anni passarono e Mârka²¬eya entrò nel sedicesimo anno. I suoi genitori furono affranti dal dolore nel ricordare le parole di εvara; sua madre piangeva spesso al pensiero della morte imminente del figlio. Mârka²¬eya non riusciva a comprendere la causa del suo dolore e si chiedeva perché ella piangesse. Un giorno trovò i suoi genitori distrutti dal dolore; dietro sua richiesta essi rivelarono che la sua morte era molto vicina come deciso dal Divino e che Mother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 08-03-2005 questa era la causa del loro dolore. Il giovane fu dispiaciuto del fatto che il Volere di εvara non gli fosse stato rivelato sino allora, perché per questo egli aveva sprecato il tempo prezioso che gli era stato concesso. Non volle dunque perdere altro tempo: fece un bagno di primo mattino, andò al tempio di εvara, cominciò a recitare Namah ›ivâya, il sacro mantra pañcâ¹ari (di cinque sillabe) dedicato a ›iva, con totale sincerità e devozione e si perse nella Sua contemplazione. EGLI NON SI ASPETTAVA ALCUNA RICOMPENSA PER LE SUE PREGHIERE E CONSIDERAVA LA CONTEMPLAZIONE DI DIO COME SUO DOVERE PRIMARIO. Il giorno seguente era previsto fosse l’ultimo del suo soggiorno terreno, per cui egli rimase nel tempio; i suoi genitori, non avendolo visto tornare a casa, andarono al tempio e sedettero all’ingresso piangendo al pensiero della imminente fine della vita di Mârka²¬eya. Come deciso dal Signore, egli lasciò le sue spoglie mortali nel momento in cui compì il sedicesimo anno. I suoi genitori erano affranti. Appena Mârka²¬eya ebbe lasciato il suo corpo mortale nel mondo esteriore, il suo jîva (spirito) raggiunse il Signore ›iva nel mondo divino. Il Signore era estremamente compiaciuto della sincera devozione di Mârka²¬eya e disse: “Mârka²¬eya! Il giorno odierno segna il compimento del tuo sedicesimo anno; tu sei venuto a Me serenamente, ti sei inchinato al Mio Volere con fede e obbedienza incondizionate. Sono soddisfatto della tua devozione.” Mentre εvara parlava a Mârka²¬eya in questo modo, Madre Pârvatî intervenne dicendo: “O Signore! Visto che egli ha obbedito al Tuo Comando senza alcuna riserva, perché non lo rimandi ai suoi genitori?” εvara volle che Pârvatî Lo coadiuvasse e insieme ridiedero vita al corpo di Mârka²¬eya. Quando i genitori notarono qualche movimento nel corpo del ragazzo, la loro gioia Mother Sai maggio-giugno 2005

non conobbe limiti. Egli si alzò e disse: “Miei cari madre e padre, il Signore εvara e Madre Pârvatî mi hanno riportato in vita.” È SOLO DIO A POTER SALVAGUARDARE LA VITA DI UN ESSERE UMANO. ALCUNI MEDICI DICHIARANO DI POTER DARE BUONE MEDICINE O COMPIERE OPERAZIONI CHIRURGICHE PER SALVARE LA VITA DI UNA PERSONA; ESSI FANNO NUMEROSE PROMESSE IN QUESTO SENSO, MA FALLISCONO. A PARTE DIO, NESSUNO PUÒ SALVARE O PROLUNGARE LA VITA DI UNA PERSONA; SOLO LUI PUÒ INTERFERIRE CON LA LEGGE DEL KARMA. Con la grazia di Dio si può ottenere qualunque cosa in questo mondo. Cari studenti! Voi dovete sforzarvi di ottenere la grazia di Dio fin dalla vostra fanciullezza; quando pregate per la Sua grazia e vi sforzate di ottenerla, sarete protetti da Dio. La sacra danza del Nome Incarnazioni dell’Amore! Oggi è il santo giorno di ›ivarâtrî. ›iva significa “buon auspicio”; quando c’è ›iva non può esserci µava (cattivo auspicio, malaugurio). Bisogna trascorrere questo santo giorno di ›ivarâtrî nella costante contemplazione di Dio, recitando il sacro Nome di ›iva dalle prime ore del mattino fino a che non si va a letto. IL NOME DI DIO DEVE DANZARE SULLA VOSTRA LINGUA. La Divinità è eterna; non La si può ottenere tanto facilmente. Nonostante si siano date alcune vaghe definizioni, come eterno, immutabile ecc., nessuno è stato finora in grado di spiegare il Divino. La corretta definizione della Divinità dovrebbe essere: Ekam nityam vimalam acalam sarvadhî sâk¹ibhûtam bhâvâtîtam, trigu²arahitam L’Uno senza secondo, l’Eterno, il Puro, l’Immutabile, l’Intelligenza onnipervadente che tutto attiva, 19

Discorso 08-03-2005 il Testimone di ogni cosa, al di là dell’immaginazione, al di là dei tre gu²a, sattva, rajas e tamas. Uno dei Nomi attribuiti al Signore ›iva è M©tyu²jaya, che significa “Colui che ha trasceso la morte”. Questo da un punto di vista terreno; se si vuole tuttavia afferrare la vera ed eterna natura della Divinità, occorre comprendere la relazione tra il Signore ›iva e Madre Pârvatî.

Un Nome da scegliere Una volta c’era una piccola divergenza di opinione tra di Loro circa il Nome (più) appropriato da dare al Loro Bambino. Pârvatî voleva chiamarLo con un Nome particolare scelto tra i numerosi del Signore ›iva, mentre quest’ultimo scelse di chiamare il Bambino Am©taputra (figlio dell’immortalità). In effetti, ogni essere umano è Am©taputra; anche le Upani¹ad lo definiscono tale e rivelano la vera identità degli esseri umani rivolgendosi ad essi nel seguente modo: ›runvantu viµve am©tasya putrâ­ “Ascoltate, o voi tutti, figli dell’immortalità!” Cari devoti e studenti! Anche voi siete Am©taputra e non an©taputra (figli dell’immortalità e non della falsità). Colui che è un Am©taputra non è toccato da alterazione o morte e voi siete effettivamente le Incarnazioni dell’Immutabile Eterno Principio. Una volta Madre Pârvatî stava addormentando il piccolo Ga²apati dondolando la culla e cantando una ninnananna: “O Am©taputra! Dormi, Mio caro, dormi. Se Tu stai sveglio, tutto il mondo starà sve20

glio.” Lak¹mîdevî, la Consorte del Signore Vi¹²u, si avvicinò e assistette alla scena. Ella pensò che quella fosse una ninnananna piuttosto strana, per cui chiese quale fosse il Nome del Bambino e Pârvatî Le disse che il Suo Nome era Am©taputra. Lak¹mîdevî chiese altresì dove quel Nome fosse stato preso e Pârvatî rispose che era stato il Signore ›iva ad averlo attribuito al Piccolo. Colui che discende da εvarattva (il Principio di εvara, o ›iva) è εvara Stesso. Am©taputra, non an©taputra Incarnazioni dell’Amore! Voi non leggete i sacri testi antichi; a meno che non li leggiate, non potrete comprendere ciò che è in relazione con voi. Cari studenti! Voi siete tutti Am©taputra e, naturalmente, la gente si aspetta che viviate coerentemente con questo grande Nome. IN EFFETTI, NEL NOSTRO PAESE, I NOMI DATI AI BAMBINI DAGLI ANZIANI HANNO SIGNIFICATO E IMPORTANZA RILEVANTI: ESSI NON VENGONO DATI CASUALMENTE O PER GIOCO. Al fine di comprendere il significato recondito e la santità di questi nomi, dobbiamo leggere i sacri testi come i Purâ²a. Incapaci di comprendere l’eterna realtà dei valori di Satya e Dharma, noi percorriamo strade sbagliate. Ripetiamo semplicemente le parole Satya, Dharma, ›ânti e Prema come pappagalli, ma non facciamo alcuno sforzo per comprendere le effettive implicazioni e il significato di questi grandi Valori Umani. Tutti voi siete Am©taputra, non an©taputra (figli della falsità, della non verità). Cari studenti! Cercate di comprendere la vera natura e il significato dei nomi. È un fatto che nessuno abbia mai visto il Signore εvara in PerMother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 08-03-2005 sona; la gente Lo chiama Kailâsavâsi (il Signore che risiede nel Kailâsa). Dov’è il Kailâsa? È SOLO QUANDO MEDITATE SU DI LUI NEL SILENZIO PROFONDO CHE POTETE VISUALIZZARE IL S IGNORE ε VARA NEL KAILÂSA. QUINDI SI DEVE PRATICARE MAUNA (IL SILENZIO); QUESTO SILENZIO IMPLICA TOTALE QUIETE DEI PENSIERI E DELLE PAROLE. Incarnazioni dell’Amore! Voi siete tutti Am©taputra; rimanete quindi costantemente (immersi) in questa consapevolezza e proclamate di essere degli Am©taputra. Qualunque nome vi sia stato dato, premettete Am©taputra a quel nome. Considerare voi stessi an©taputra è un gra-

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ve errore e una denominazione errata. Realizzate quindi la vostra vera natura e chiamate voi stessi Am©taputra. (Baba conclude il Discorso con il bhajan: “Prema Mudita Manase Kaho…”) Praµânti Nilayam, 8 marzo 2005 (pomeriggio), Sai Kulwant Hall, Celebrazioni di Mahâµivarâtrî (Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam)

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Sotto la Veranda

A ognuno la sua preghiera

Era una piacevole serata, il clima fresco e gli studenti, rientrati dalle vacanze, erano seduti ai Piedi di Baba, il quale ha detto: “Questo tempo e questo clima sono come quelli di Kodaikanal.” Swami stava godendo dell’“aria condizionata” offerta da Puttaparthi! Uno studente Gli ha detto: “Swami, vogliamo recitare i Veda.” “No, non adesso”, ha risposto Baba. Allora io sono intervenuto: “Swami, il canto dei Veda è propizio. Se i ragazzi cantano i Veda, tutti ne trarranno beneficio. Tutti i devoti sarebbero felici di ascoltarli. Per favore, dai loro il permesso.” “Mmm.. d’accordo, ragazzi. Quest’uomo vi sta raccomandando! (Risate). Va bene, fatelo.” Mentre gli studenti grandi stavano recitando, ho notato che i bambini delle elementari, con i movimenti delle labbra, seguivano il canto. Allora ho detto: “Swami, guarda i bambini come stanno seguendo il canto dei Veda!” “Certamente. Gli alunni piccoli cantano i Veda molto meglio dei grandi!” Baba ha interrotto il canto e ha chiamato i bambini: “Bambini, venite qui. Cantate i Veda.” Questi piccolini hanno allora cominciato a recitare i Veda meglio dei ragazzi delle superiori! Baba mi ha domandato: “Sai fare lo stesso? Puoi recitare i Veda?” Che cosa potevo rispondere? “Swami, non sono stato uno studente delle Tue scuole. Come puoi aspettarTi che sappia cantare i Veda? Questi ragazzi lo hanno imparato studiando qui, mentre io, che non ho studiato a Puttaparthi, non lo so fare.” Tutti gli studenti, tutte le studentesse, tutti i ragazzi di tutti e tre gli Istituti di Baba - Puttaparthi, Whitefield e Anantapur - dalle elementari all’università, sanno tutti recitare i Veda. “Swami - ho aggiunto - i Tuoi Istituti sono il simbolo della cultura vedica, della tradizione antica; sono la metafora dei Veda.” Baba, riferendosi alla parte dei Veda appena recitata, ha spiegato: “In questo canto vedico, ci sono due sezioni. La prima si chiama namakam, la seconda camakam. La parte chiamata namakam recita: ‘Non voglio niente’. Na = no, negazione. ‘Non voglio niente, non desidero niente’. La parte chiamata camakam invece recita: ‘Desidero, voglio.’ Che cosa si desidera? ‘O Dio, concedi aria pulita, concedi acqua potabile, benedicici con del buon cibo...’ Camakam è dunque una preghiera di richiesta.” Dovreste oramai esservi resi conto che sono un chiacchierone che non riesce a tenere niente segreto. Ho perciò corso il rischio divino e affrontato il pericolo spirituale. Ma non ci posso fare niente. Sono nato così. Perciò ho chiesto: “Swami? Perché prima diciamo di non volere niente - namakam - mentre poi recitiamo ‘voglio questo, voglio quest’altro’ - camakam? Perché entrambe le preghiere? Dovrei o dire ‘voglio’, o dire ‘non voglio’. Che senso ha recitare entrambi?” Baba ha risposto immediatamente: “Nei Veda ci sono entrambe le preghiere per dare la possibilità a tutti di recitarli. Chi è pieno di desideri,

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reciterà ‘camakam’, mentre, chi è senza desideri, reciterà ‘namakam’. Ecco tutto. I Veda forniscono materiale a ogni categoria di persone.” Poi ha continuato. “I santi e i saggi del passato fecero penitenze per un lungo periodo e alla fine affermarono: Vedâhametam puru¹a¼ mahântam âditya var²a¼ tamasa­ parastât “Io conosco l’Essere Supremo, il quale splende del il fulgore di un migliaio di soli, e che è oltre tamas, l’ignoranza delle tenebre.” Questo vuol dire che, oltre le tenebre dell’ignoranza, c’è lo splendore della Luce della Divinità. I santi hanno inoltre dichiarato che Dio è dappertutto, sia all’interno sia all’esterno: Antar bahisca tat sarvam vyâpya nârâya²osthita­: “All’interno, all’esterno, Egli è il Tutto. Nârâyana (Dio) pervade ogni dove.” Questo è ciò che Bhagavân ci ha detto quel giorno, spiegandoci i Veda. (Tratto da “Perle di Saggezza” 3, 29 ottobre 2002)

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L’ineluttabile legge del karma “Ognuno deve affrontare le conseguenze del proprio karma. Chi ha fatto sì che i pipistrelli pendessero a testa in giù dai rami degli alberi? È il loro destino. In egual modo, nessuno può sfuggire alle conseguenze del karma.”

Ogni essere umano, insetto, uccello, bestia, animale, insomma, ogni essere vivente di questo mondo è legato al destino. Nessuno può evitare le conseguenze del karma, buono o cattivo che sia. Ubbidire alle leggi della natura e alla legge del karma è naturale per ogni essere vivente. Per esempio, i pipistrelli pendono dai rami degli alberi con la testa in basso: quella è la loro natura; quello è il modo in cui sono nati. Tutti gli esseri umani di questo mondo pensano di subire delle sofferenze pur non avendo fatto niente di male. Essi pensano: “Io non ho fatto niente di sbagliato! Perché, allora, sto subendo questa sofferenza?” I fatti stanno però diversamente. Qualunque piacere o pena un essere vivente sperimenti è certamente il risultato delle azioni (karma) che ha compiuto. Tutti gli esseri umani compiono azioni e ne sperimentano i conseguenti frutti. Ciononostante, fino ad oggi, non è apparso loro chiaro se ciò accade per una naturale conseguenza delle loro azioni o per una qualche ragione sconosciuta. Non solo gli esseri umani, ma anche i batteri, gli uccelli, gli insetti, le bestie e gli animali sperimentano le conseguenze delle loro azioni.

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Il karma straordinariamente positivo di Subbâmmâ A sostegno di questa inevitabile legge del karma, vorrei raccontarvi alcuni fatti accaduti molto tempo fa. Tali eventi spiegano come determinate nascite siano avvenute proprio per avallare questa verità. A PUTTAPARTHI C’ERA UNA GRANDE DEVOTA DI NOME SUBBÂMMÂ, CHE ERA MOLTO RICCA E NON AVEVA FIGLI. QUALUNQUE COSA AVESSE, ERA SOLITA DARLA GENEROSAMENTE A TUTTI CON IL SENTIMENTO:

“STO SOLO DIVIDENDO DIO MI HA DATO.” Ella conduceva, con senso di equanimità, una vita nobile e pia. Avendo tuttavia un desiderio, così pregava: “Swami! Nel momento in cui abbandonerò questo soggiorno terreno, vorrei che Tu estinguessi la mia sete versandomi in bocca alcune gocce d’acqua con le Tue Mani Divine.” Le promisi che l’avrei fatto. Sei anni dopo questa promessa, dovetti andare a Chennai (Madras) per assolvere un Mio impegno a casa di un devoto. Era il tempo della seconda guerra mondiale. Una sirena che avvertiva di un’incursione aerea suonava ad ogni ora e le strade si vuotavano all’istante. Rimasi là tre giorni e ripartii per tornare

CON I MIEI SIMILI LA RICCHEZZA CHE

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Discorso 09-03-2005 in auto da Chennai direttamente a Bukkapatnam. Nel contempo, Subbâmmâ si ammalò gravemente, fu portata da Puttaparthi a Bukkapatnam, che era la residenza dei suoi genitori, e lì morì. I suoi parenti cominciarono a fare delle osservazioni sarcastiche: “Sai Baba aveva dato parola che le avrebbe versato dell’acqua in bocca al momento del trapasso. È venuto? Dove è andato?” I fratelli e i parenti fecero tutti i preparativi per portare il suo corpo alla cremazione. A quei tempi, procurare della legna per cremare un corpo non era facile, specialmente nei villaggi; essi, tuttavia, trovarono la legna e approntarono il tutto. Passando davanti alla casa di Subbâmmâ, notai numerose persone lì riunite e chiesi: “Chi deve essere cremato?” Il lavandaio Subbanna era lì e rispose: “Swami! Subbâmmâ è morta.” Chiesi ancora: “Veramente? Quando è morta?” “Tre giorni fa, Swami”, rispose lui. Entrai nella casa in cui giaceva il suo corpo. I suoi parenti stavano per portarlo fuori per la cremazione; sua sorella Mi vide e prese a lamentarsi dicendoMi: “Baba! Ella ha sperato nel Tuo arrivo; bramava che Tu le versassi dell’acqua in bocca prima di esalare l’ultimo respiro, ma è morta senza che il suo desiderio fosse esaudito.” Le dissi che non c’era alcuna possibilità di una simile eventualità e le chiesi di portare un bicchier d’acqua; vi misi quindi una foglia di basilico1 e rimossi il panno che le copriva la faccia. Il corpo era invaso dalle formiche. Pronunciai allora dolcemente il suo nome: “Subbâmmâ!”, ed ella apri gli occhi e Mi vide. Prese piangendo le Mie mani e chiese: “Quando sei arrivato, Swami?” Risposi: “Sono appena arrivato.” Le asciugai delicatamente le lacrime con un tovagliolo e le dissi: “Subbâmmâ, guarda!” Poi le versai alcune gocce di acqua consacrata in bocca, dicendo: “Ora chiudi gli occhi in Mother Sai maggio-giugno 2005

pace.” SUBBÂMM BEVVE L’ACQUA DALLE MIE MANI E SPIRÒ. IN QUESTO MODO, IO MANTENNI LA PROMESSA (FATTA) A SUBBÂMMÂ. Mentre avveniva questo strano fatto, tutti i suoi parenti e i medici, che l’avevano curata, assistevano sgomenti non riuscendo a credere ai loro occhi. Essi pensavano: “Com’è possibile! Subbâmmâ è morta tre giorni fa; nel suo corpo non c’era respiro. Come può aver aperto gli occhi e parlato con Swami? Probabilmente è un Miracolo Divino di Sai Baba.” Durante la sua vita, Subbâmmâ era sempre preoccupata del fatto che Swami fosse sempre in movimento per visitare tanti posti e che il suo ultimo desiderio non potesse esser soddisfatto, ma Io mantenni la promessa fattale molto tempo prima. Alla fine il cadavere di Subbâmmâ fu cremato dai parenti secondo il costume della sua famiglia; ella era una bramina. Io partii per tornare a Puttaparthi; un carro trainato dai buoi era stato approntato per il Mio ritorno. Sedetti nel carro con il fratello di G©ham Ammâyî (εvarâmmâ); il suo nome era Chandramouli (zio materno del Corpo fisico di Swami). Dal luogo della cremazione, in cui le spoglie mortali di Subbâmmâ venivano consegnate alle fiamme, vedemmo salire del fumo. Chandramouli chiese: “Swami! Tu sei rimasto con il cadavere di Subbâmmâ fino ad ora; perché non hai aspettato che la cremazione fosse finita?” G LI DISSI : “CHANDRAMOULI! IO NON SONO UNA PERSONA CHE MANCA DI PAROLA: AVEVO PROMESSO A SUBBÂMM CHE SAREI STATO PRESENTE AL SUO FIANCO DURANTE GLI ULTIMI ATTIMI DELLA SUA VITA E CHE LE AVREI VERSATO DELL’ACQUA IN BOCCA. QUESTO HO MANTENUTO. LE HO RACCOMANDATO DI LASCIARE QUESTO MONDO IN PACE. HO MANTENUTO LA MIA PROMESSA E ORA TORNO ALLA MIA DIMORA.” Chandramouli fu molto contento. In effetti Subbâmmâ era molto stimata da tutto il vil25

Discorso 09-03-2005 laggio; ella era il capo del villaggio essendo la moglie di Karnam (il capo del villaggio). TUTTE LE PROPRIETÀ DEL VILLAGGIO ERANO A SUO NOME, MA, DA QUANDO AVEVA ABBRACCIATO SWAMI, NON AVEVA AVUTO NELLA VITA ALTRO INTERESSE CHE LUI: DAL PRIMO MATTINO FINO A CHE NON ANDAVA A LETTO, ERA COSTANTEMENTE IMPEGNATA ESCLUSIVAMENTE NEL LAVORO PER SWAMI. In certe occasioni, avevo l’abitudine di ritirarMi nelle grotte delle colline circostanti senza informarla. Poveretta! Andava in giro per le colline a cercarMi. Usava mettere dei dosa, upma, vada, idli ecc. in un paniere e venire a cercarMi. Alla fine, quando Mi trovava, le chiedevo scherzando: “Subbâmmâ! Che cosa Mi hai portato?”, e lei rispondeva: “Swami! Ho portato le cose che Ti piacciono.” Allora le dicevo “DamMi un dosa”, e lei lo poneva in un piatto e Me lo porgeva, al che la tormentavo ancora dicendo: “Subbâmmâ! Questo dosa non Mi piace, damMi un idli, upma, vada ecc.” Povera donna! Lei Mi serviva tutto questo. Da mane a sera preparava una quantità di piatti e Mi aspettava. Sì, ella si preoccupava di sapere che altro Mi necessitasse. Una volta le dissi: “Subbâmmâ! Non temere: Io non ho bisogno di niente. Ti ho fatto un mucchio di richieste pretendendo questo e quello affinché la tua devozione e il tuo abbandono fossero noti al mondo.” Ella allora Mi chiese: “Swami! Sono felice di esser stata capace di servirTi del cibo; sono contenta anche che Tu mangi queste cose con amore e affetto verso di me. Mi farai felice se vorrai gentilmente mettermi in bocca una piccola quantità di questa roba con le Tue Mani Divine.. Presi, allora, un pezzetto di idli dal piatto e glielo misi in bocca con un po’ di chutney; ella ne fu felicissima. In questo modo Subbâmmâ sperimentò grande felicità nella Divina vicinanza di Swami fino al suo ultimo respiro. Chandramouli, 26

che in numerose occasioni fu testimone del Mio inondare Subbâmmâ di amore e di grazia, osservò: “Swami come sei compassionevole verso i devoti! Non ci sono parole per esprimere il Tuo Amore e la Tua Compassione verso i devoti, specialmente verso Subbâmmâ.” Vero! Le parole non possono descrivere l’Amore e Compassione di Swami verso Subbâmmâ; la devozione di Subbâmmâ verso Swami sorpassava persino quella di Prahlâda. La gente, a quel punto, aveva compreso come Swami avesse mantenuto la promessa fatta a Subbâmmâ e aveva sentito che la vita di lei era stata santificata. Prendendo spunto dal suo esempio, numerose persone anziane venivano a trovarMi chiedendo: “Swami! Per favore, prometti che mi verserai dell’acqua consacrata in bocca con le Tue Divine Mani nel momento del mio distacco da questo mondo.” Io ero solito dir loro: “Miei cari! Non tutti possono avere questo grande dono. Se riceverlo è vostro destino, certamente lo avrete; Io verrò al momento giusto e verserò acqua consacrata nella vostra bocca.” L’attesa fiduciosa di Kondama Râju Kondama Râju (il nonno di Baba) osservava queste persone che venivano da Swami con una simile richiesta e anche lui maturò un grande desiderio per questo prâpti (merito). Un giorno Mi avvicinò e disse: “Swami! Tu sei nato nella nostra famiglia, nella nostra discendenza, e ne hai sostenuto l’onore e la gloria, ma anch’io ho una richiesta da farTi: desidero e prego che la mia nascita nella nostra famiglia sia santificata; per tale ragione Ti chiedo, per favore, di versarmi dell’acqua consacrata in bocca con le Tue Divine Mani durante gli ultimi momenti della mia vita.” Gli assicurai che avrei certamente soddisfatto la sua richiesta ed egli ne fu molto contento, Mother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 09-03-2005 perché sapeva che una volta che Swami ha dato la Sua Parola, senz’altro la manterrà. Egli visse 112 anni. Ogni mattina camminava dal villaggio al nuovo mandir per avere il Mio darµan. Un giorno gli chiesi: “Perché percorri tutto il tragitto dal villaggio al mandir e ritorno? Potrebbero esserci dei bovini sulla strada e, se ti aggredissero, tu cadresti ferendoti, non è vero?” EGLI MI RISPONDEVA CON GRANDE SICUREZZA: “SWAMI! QUANDO TU MI PROTEGGI E SEI COSTANTEMENTE AL MIO FIANCO, QUALE ANIMALE POTREBBE AGGREDIRMI?” Un giorno, al mattino presto, egli venne al mandir ed ebbe il Mio darµan, dopodiché tornò a casa e si sdraiò. Dopo un po’ disse a εvarâmmâ di andare vicino al tempio di Satyabhâmâ e guardare se Swami stesse venendo da quella parte. Ella andò là e tornò dicendogli: “Sì, Swami sta arrivando con la Sua macchina.” Allora, Swami aveva una piccola automobile. Kondama Râju disse: “εvarâmmâ! Prendi un bicchiere d’acqua e mettici una foglia di basilico.” Ella fece come le era stato chiesto. Lui teneva in mano il bicchiere e Mi aspettava, sapendo che la sua fine era vicina e che Io ero andato lì per mantenere la Mia promessa. Nessun altro lo sapeva. TENENDO IL BICCHIERE, EGLI DISSE: “SWAMI! SONO PRONTO”, E IO RISPOSI: “SONO PRONTO ANCH’IO.” NON APPENA GLI VERSAI L’ACQUA IN BOCCA EGLI TRAPASSÒ IN PACE. PRIMA DI MORIRE DISSE: “CHE GRANDE FORTUNA È BERE ACQUA DALLE TUE DIVINE MANI PRIMA DI LASCIARE QUESTO MONDO! NEANCHE RE DAµARATHA, CHE FECE GRANDI PENITENZE E SACRIFICI, EBBE QUESTA FORTUNA. LA MIA VITA È REDENTA.” Con questo episodio di Kondama Râju fu mostrato ancora una volta a tutto il mondo che Swami mantiene sempre la Sua Parola, qualunque cosa accada! Le vite di Subbâmmâ e Kondama Râju furono così redente. Io manifesto i Miei lîlâ (giochi) Mother Sai maggio-giugno 2005

divini in molti modi per mantenere la parola e travalico qualsiasi confine per mantenere la Mia promessa. Alcuni devoti agiscono invece in senso contrario alle loro parole. Fui mandato a Kamalapuram alle scuole superiori. Il fratello maggiore di questo Corpo, Seshama Râju, era determinato sul fatto che acquisissi un’educazione superiore, ragion per cui Mi portò con sé a Kamalapuram e Mi iscrisse a scuola. In quel periodo, faticavo molto a portare avanti gli studi per scarsità di fondi; spesso dovevo arrangiarMi con le tasche vuote, per cui ero avvezzo a usare il Mio talento poetico per guadagnare qualche moneta con cui soddisfare i bisogni personali. La medicina prodigiosa Nello stesso villaggio c’era un commerciante, di nome Kotte Subbanna, che gestiva un emporio in cui vendeva anche delle medicine ayurvediche. Una volta, una nuova medicina ayurvedica di nome Bala Bhâskara fu messa in vendita nel suo negozio; era un prodotto nuovo e molto efficace che, se reclamizzato, avrebbe potuto procurargli un buon profitto. A questo scopo egli Mi chiese di accettare il compito di far propaganda a questa nuova medicina. Accondiscesi alla richiesta, ma chiesi ulteriori informazioni sul prodotto. In seguito, composi un canto sulla sua efficacia e radunai alcuni bambini della Mia età per andare in giro con dei cartelli in mano a cantarlo nei villaggi vicini. Il canto suona così: “Eccola! Eccola! Oh, bambini! Venite, venite! Qui c’è la medicina Bala Bhâskara. Che si tratti di uno stomaco in disordine o di una gamba gonfia, di un dolore articolare o flatulenza, di qualunque disturbo conosciuto 27

Discorso 09-03-2005 o sconosciuto, prendete questa Bala Bhâskara per una guarigione istantanea! Se volete sapere dove trovarla, c’è il negozio di Kotte Subbanna: è in quel negozio che potete procurarvela. Venite, ragazzi! Venite qui! È un tonico eccellente preparato dal famoso medico Gopâlâcârya stesso. Venite, ragazzi! Venite qui!” Quando il nostro giro di propaganda nei villaggi vicini fu finito, tutta la scorta di medicine del negozio di Subbanna era esaurita ed egli ne fu molto contento. Per tale ragione, Mi chiamò e Mi offrì un paio di calzoni alla zuava e una camicia ricamati per Me. Io li rifiutai con decisione, dicendo: “Subbanna! Io non ho composto quel canto con il fine di avere nuovi indumenti; non ne ho bisogno e non li toccherò. Riprendili, per favore. Se Mi offri denaro od oggetti, in cambio dei Miei servigi, non metterò più piede nel tuo negozio.” Egli comprese la Mia sincerità e i Miei forti sentimenti. Da allora in avanti, fu solito dire: “Râju! In questo mondo, non voglio altro che il Tuo Amore.” Amorevole sopportazione Un altro fatto accadde mentre studiavo a Kamalapuram. Frequentavo un campo scout in un villaggio vicino chiamato Pushpagiri, dove si teneva una grande fiera. Rimasi lontano da casa per alcuni giorni, e non c’era quindi nessuno che andasse a un pozzo distante a prendere l’acqua per le necessità domestiche. Di conseguenza, la moglie di Seshama Râju dovette assolvere questa incombenza. Quando tornai dal campo scout, Seshama Râju era arrabbiato del fatto che non ci fosse nessuno in casa 28

ad aiutare sua moglie. In quel momento egli stava tracciando delle righe su di un quaderno con l’aiuto di un righello di legno. Non appena Mi vide, gridò: “Ehi! Vieni qui. Nei giorni passati, non c’è stato nessuno in casa per andare a prender l’acqua. Tua cognata ha dovuto provvedere anche a questo oltre che ai suoi lavori domestici.” COSÌ DICENDO, PRESE IL RIGHELLO E MI COLPÌ CON RABBIA. IL RIGHELLO SI RUPPE IN TRE PEZZI; LA MANO MI SI GONFIÒ E MI DOLEVA MOLTO. IO NON REPLICAI NÉ RACCONTAI IL FATTO AD ALCUNO E ME LA FASCIAI CON UN PANNO BAGNATO. Il giorno dopo, il figlio di Seshama Râju morì ed egli inviò un telegramma a Pedda Venkama Râju (il padre di Swami). Quest’ultimo corse subito da Seshama Râju: partì da Puttaparthi per Bukkapatnam e di lì proseguì per Kamalapuram. G©ham Abbâyî (il padre di Swami) Mi chiese perché avessi una benda sull’avambraccio; Io cercai di dargli una spiegazione qualsiasi, come se niente fosse accaduto e gli dissi che provavo un leggero dolore per una vescichetta sull’avambraccio, motivo per cui ci avevo messo una benda. Nella casa vicina, c’era una signora, che apparteneva alla comunità Vysya, la quale si guadagnava da vivere preparando e vendendo dei dosa. Ella cercò di ragionare con G©ham Abbâyî, dicendo: “Senti un po’, Venkama Râju! So che sei sufficientemente benestante da far studiare Râju a casa vostra. Perché metterLo tanto in difficoltà affidandoLo alle cure del fratello maggiore in un posto così lontano? Tu non sai quanta sofferenza deve sopportare qui quel povero ragazzo: deve andare a prendere l’acqua da bere in un posto distante portando tutti i giorni, sulle Sue giovani spalle, due grandi brocche con un kavadi.” Poi raccontò vari casi in cui Io avevo dovuto sopportare fatica fisica e sofferenza. Venendo a conoscenza della Mia situazione, G©ham Abbâyî ne fu Mother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 09-03-2005 profondamente commosso; Mi chiamo immediatamente e disse: “Figlio mio caro! Tu parti immediatamente e vieni con me; torniamo a Puttaparthi.” TUTTI I MEMBRI DELLA FAMIGLIA MI AMAVANO ED EGLI SI RAMMARICÒ: “SO CHE LA FERITA SUL TUO AVAMBRACCIO È DOVUTA ALLE PERCOSSE DEL TUO FRATELLO MAGGIORE. IO STESSO NON TI BATTO. TU STAI SUBENDO TROPPA SOFFERENZA QUI . V IENI , TORNIAMO A P UTTAPARTHI.” Quando accadde questo fatto, G©ham Abbâyî fece un commento che Mi risuona ancor oggi nelle orecchie: “Sathyam! Se uno è vivo, può guadagnarsi da vivere anche vendendo il sale. Non posso lasciarTi ulteriormente in questo tormento; non posso forse provvedere al Tuo mantenimento anche con i miei pochi mezzi?” Così dicendo, si mise a piangere. Da allora in poi, non Mi affidò più a nessuno. La Mia istruzione regolare terminò con la scuola superiore e non frequentai nessun college. Ciononostante ho continuato la Mia Missione come un Satya bodhaka (insegnante di Verità), facendo di Puttaparthi il Mio quartier generale. Una poesia su Puttaparthi Ho composto una bella poesia, che descrive la storia gloriosa di Puttaparthi, che recita: “Aggirando quale città il sacro fiume Citrâvatî scorre in tutta la sua naturale bellezza? Intorno a quale città ci sono bellissimi alberi di mango, simbolo di buon auspicio? Ergendosi a guardia dei quattro lati di quale città stanno le Deità di Pârvatî e Parameµvara a continua protezione? Al centro di quale città, ha salda dimora il radioso Signore Vi¹²u in tutto il Suo splendore? Mother Sai maggio-giugno 2005

Quella città famosa nel mondo è Puttapuram o Puttaparthi con il suo deposito di acqua dolce, costruito da Cikkavadiyar, che si erge quale eterno monumento alla gloria di (re) Bukkaraya.” A ricordo di Subbâmmâ Ho costruito una comunità residenziale per commemorare il grande amore e la grande devozione che Subbâmmâ aveva verso di Me e l’ho chiamata “Karnam Subbâmmâ Nagar”2. Si trova vicino al Gokulam. Ho anche acquistato delle mucche e assunto delle persone affinché se ne prendano cura. Alcune di queste persone sono state alloggiate nelle abitazioni del “Karnam Subbâmmâ Nagar”. IN QUESTO MODO MI SONO IMPEGNATO A FAR SÌ CHE IL NOME DI SUBBÂMMÂ SIA RICORDATO DAI DEVOTI PER SEMPRE. Orfani fortunati Alcuni anni fa, ho dato inizio a un progetto chiamato Dînajanoddhârana Pathakam per adottare alcuni bambini orfani e provvedere a loro con cibo, indumenti ed educazione, in modo che, quando saranno cresciuti, siano capaci di vivere la vita con onore e dignità. IO MI CURO DI QUESTI RAGAZZI CON TUTTO L’AMORE E OGNI PREMURA. Dovete aver visto questi ragazzi quando vengono per il darµan ogni giovedì e ogni domenica. Ho anche costruito per loro degli alloggi in modo tale che possano viverci confortevolmente. Oltre alla loro normale educazione, essi stanno ora acquisendo competenza anche in attività extracurricolari. CI SONO DUNQUE MOLTISSIME ATTIVITÀ DI SERVIZIO CHE HO INTRAPRESO FIN DALLA MIA INFANZIA. SE DOVESSIMO RACCONTARLE TUTTE, POTREMMO ANDARE AVANTI PER ORE.

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Discorso 09-03-2005 Praµânti Nilayam, 9 marzo 2005, Sai Kulwant Hall Celebrazioni di Mahâµivarâtrî

Cari studenti! Io nutro grande amore per voi. Auspico che cresciate tutti bene e vi guadagniate un buon nome. Io amo quei ragazzi che si procurano un buon nome: in effetti, dono loro Me Stesso. Io vi darò tutto quello che volete.

(Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam) 1 2

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Si tratta del tulasî o tulsî, il basilico sacro. “La città di Karnam Subbâmmâ”.

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C O N T I N U A ...

Domande & Risposte

D. - Baba, ho l’impressione che Tu stia raccomandando una specie di ‘socialismo spirituale’ sul far confluire la ricchezza in un’associazione per l’eliminazione della povertà. È così? R. - Sì, un’associazione basata sull’Amore, la Fratellanza e la Cooperazione. Che cosa si può fare di più? Il cambiamento deve venire dal cuore, non può essere imposto dall’esterno. Tutte le dottrine materialistiche che hanno inteso portare una trasformazione reale nella società sono fallite. Non c’è uguaglianza da nessuna parte. Solo la trasformazione spirituale verso una mentalità senza desideri potrà condurre alla rivoluzione della consapevolezza umana e solo così si potranno verificare i cambiamenti desiderati. Vi è la necessità di trasformare i valori umani, che da falsi devono diventare veri. La gente si deve convincere che è sbagliato aspirare a livelli di vita più elevati. Questo ideale deve essere sostituito da un alto livello di vita e di pensiero basato sull’umiltà, la moralità, la compassione e il distacco, in modo che l’avidità dilagante, il lusso e il palese consumismo possano essere in tal modo combattuti. L’uomo deve convincersi che la sola via per risvegliare la Divinità latente in ognuno è quella di controllare i propri desideri, di sconfiggere la lussuria e l’avidità di piacere e di non essere più schiavo di tutti questi falsi valori materialistici. D. - Allora posso supporre che le varie organizzazioni di servizio educativo e sociale avviate da Baba - circa 3.000 in tutto - siano state concepite affinché con l’Amore e la persuasione si arrivi a un cambiamento socio-economico? R. - Esse sono state concepite per porre le nuove generazioni sulla via Sai della Verità, della Giustizia, della Pace, dell’Amore e della Non violenza. Il loro motto,‘il lavoro è Adorazione, il dovere è Dio’, cerca di portare il nuovo ordine sociale collegato alla Verità e alla Retta Azione (Satya e Dharma). D.-L’India è stata descritta come una ricca nazione di gente povera. Noi abbiamo la ricchezza del mondo intero racchiusa nel seno della nostra buona terra. Eppure la gente resta economicamente povera e arretrata. Tu hai una soluzione per riassestare la nostra economia? R. - La tua analisi è corretta. La soluzione al problema che hai posto consiste nel lavorare duramente e incrementare la produzione su basi cooperative. Per raggiungere questo obiettivo bisogna sradicare dalla gente la malattia dell’individualità, dell’avidità e dell’egoismo. A ognuno deve essere insegnato a lavorare e a pensare a un concetto più elevato e più ampio della società e dei suoi bisogni. Ciò fatto, ci saranno meno parole e più lavoro. È di nuovo la via spirituale che può salvare questo Paese e il mondo dagli errori del materialismo. Quello di cui si ha bisogno è una sintesi tra l’aspetto spirituale e materiale della vita. Questo darà all’uomo una coscienza sociale e uno spirito cooperativo che sono essenziali per la creazione di una ricchezza nazio-

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nale e per l’instaurazione di una prosperità costruita attraverso un lavoro basato sull’altruismo e la cooperazione. D. - Davvero un buon consiglio, Swamiji, ma il problema è che tutta la ricchezza creata dal lavoro va a finire nelle tasche di una minoranza ricca e potente. Hai qualche direttiva spirituale per questa ingiustizia? R. - Non c’è alcun dubbio: la distribuzione dei beni non viene effettuata correttamente. Le dottrine sull’uguaglianza, o il socialismo ecc. non sono riusciti a convogliare questa uguaglianza nella distribuzione della ricchezza e della proprietà. La difficoltà consiste nel fatto che è possibile ottenere uguaglianza nella distribuzione della ricchezza e della proprietà attraverso la legge, ma può forse una legge portare l’uguaglianza dei desideri della gente? Ciò richiede il tocco curativo della spiritualità. Per cominciare, bisogna curare i desideri e le loro cattive conseguenze. Si devono convincere i ricchi che il desiderio e la sua soddisfazione nell’ambito materiale altro non sono che un aspetto della ‘mente di scimmia’, che può danneggiare e rendere schiavi. Solo allora si potrà risolvere il problema della disuguaglianza e dell’inadeguata distribuzione dei beni. I ricchi dovranno rinunciare ai loro esagerati desideri. I poveri avranno ciò di cui hanno bisogno ed anche qualcosa in più, e questo processo condurrà a una più equa distribuzione. D. - Per concludere con questo argomento, Swamiji, puoi riassumere le cause principali dell’arretratezza economica e sociale dell’India? R. - Da un punto di vista puramente materiale è una questione di domanda e di offerta. A causa dei valori materialistici così forti su cui è fondata la nostra società, la domanda cresce sempre di più e il rifornimento (l’offerta) rimane sempre lo stesso, o diminuisce. La soluzione, ovviamente, consiste nell’incrementare l’offerta o nel diminuire la domanda. Ma anche in questo caso sorgerà il problema dell’aumento della popolazione. Questo problema economico triangolare è in forte squilibrio e ha bisogno di essere spiritualizzato, se si vuole sperare di trovare una soluzione effettiva. Come sola via possibile al ristabilimento del bilanciamento economico e sociale viene in aiuto la proposta di condurre una vita senza desideri, in cui le esigenze dell’uomo siano ridotte e ricevano la minima attenzione. Frenate i vostri desideri, riducete le esigenze, vivete in austerità spirituale e allora le materie prime saranno sufficienti per tutta l’umanità. Non solo, ma le tensioni proprie di un sistema socio-economico competitivo si dissolveranno e l’uomo ritroverà la pace della mente. La vita è come un viaggio tra la nascita e la morte. Il corpo è il veicolo in viaggio verso la morte. Meno bagagli si avranno con sé, meglio sarà. Perché gravarsi del peso di ricchezze materiali e delle comodità, quando potreste trovarvi a dover cambiare direzione, forse a dovervi confrontare con incidenti e disguidi e quando, in ogni caso, alla fine del viaggio dovrete abbandonare tutti i vostri averi ad eccezione dell’Atma? Non sarebbe meglio occuparsi dello spirito immortale, invece di perdere tempo prezioso ad accumulare ricchezze e ad assicurarsi maggiori comodità? Questa è la logica dello spirito, con la quale Io cerco di cambiare il comportamento della gente.

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D. - Baba ha già chiarito la maggior parte delle domande poste dal dottor Narasimhiah e da altri critici. Tuttavia, qualcuna di esse è rimasta senza risposta. Narasimhiah chiede perché Tu non materializzi una zucca o un cocomero, o un orologio di una marca non esistente, in modo da provare che si tratta di una tua creazione e non di un fenomeno di trasferimento di qualcosa fatto da altri. R. - Zucche e cocomeri possono essere materializzati con la stessa facilità con cui materializzo anelli od oggetti simili. Ma questi sono oggetti destinati a marcire nel giro di pochi giorni, mentre lo scopo stesso delle materializzazioni, come spiegavo precedentemente, consiste nella loro permanenza. È per questo che anelli e orologi possono fare il loro servizio fungendo da talismani, servendo da contatto e da comunicazione tra l’Avatâr e i Suoi devoti. Quello che questa gente vorrebbe obiettare è che oggetti grandi come le zucche non potrebbero essere trasferite da un luogo all’altro, mentre potrebbe essere fatto per oggetti più piccoli come gli anelli. Ma come dico continuamente, Io non trasferisco gli oggetti come potrebbe fare un prestigiatore: Io li creo e li dono come talismani. Ora, venendo alla tua domanda sugli anelli e sugli orologi con una marca non esistente per provare che è una Mia creazione, vorresti che materializzassi qualche cosa per te? D. - Certo, Swami, che lo vorrei. (Baba ondeggia la mano nell’aria e materializza un anello d’argento, che al centro ha come iscrizione il simbolo della “OM” e sui due lati la scritta “Sai Ram”. Poi, prendendo la mia mano destra, me lo infila con gentilezza al dito medio. La misura è perfetta ed è precisamente quello che desideravo che mi facesse). D. - Grazie, Baba, hai risposto alla mia domanda davvero bene... Ora veniamo alla questione di Narasimhiah, riguardante il falso Sai K©¹²a o PⲬavapura, indicato dal suo Comitato come esempio di imbroglio e frode. Egli assicura che il ragazzo (responsabile di questo fatto), abbia avuto il Tuo permesso. R. - Non c’è mai stato nessun tipo di accordo o di relazione tra lui e Me. Questa gente ha più volte insistito per combinare un incontro tra di noi, ma Io ho sempre rifiutato la loro richiesta. Certo, come hai potuto constatare questa mattina, migliaia di persone vengono al darµan. Ci sono altri che si fanno passare per Miei discepoli, e cercano di far soldi usando il Mio nome. Questo non succede solo qui, ma ovunque, sia negli altri stati (indiani) sia all’estero, e non ci si può fare niente. Questa gente è destinata a essere scoperta prima o poi, così com’è successo a questo ragazzo. Io non ho niente a che vedere con questo tipo di persone. D. - Il Comitato di Narasimhiah voleva investigare sui Tuoi miracoli scientificamente e sotto stretta osservazione. Tu hai rifiutato la loro richiesta. Puoi chiarire questa controversia? R. - Come può, la scienza, vincolata a dei punti di vista fisici e materialistici, fare indagini sui fenomeni trascendentali che sono al di là del suo scopo, della sua portata e comprensione? Questa è l’incapacità del metodo scientifico. Chi investiga è sul piano materiale, l’investigato è su un piano spirituale. La scienza deve limitare le sue ricerche alle cose che appartengono al mondo dei sensi, mentre la spiritualità trascende i sensi. Se Mother Sai maggio-giugno 2005

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volete capire la natura del potere spirituale, dovete farlo seguendo il cammino spirituale e non la scienza. Ciò che la scienza è stata capace di svelare fino a ora, benché tenda a esagerare l’importanza delle sue scoperte, non è che una piccola parte del fenomeno cosmico. D. - Questo è vero, Swamiji, ma la scienza si sta sviluppando continuamente, tanto che la metafisica di ieri diventa la fisica di oggi. R. - È giusto, però la scienza resta sempre cieca di fronte al vasto e invisibile mondo della Consapevolezza. Il fatto stesso che la scienza cambi (teorie) in continuazione è la prova della sua incapacità di investigare la Verità ultima e assoluta. Qualche tempo fa gli scienziati affermavano che l’atomo era indivisibile, ma recentemente sono invece riusciti a dividerlo. Essi non sono ancora a conoscenza delle realtà delle forze praniche all’interno dell’atomo e dei suoi componenti più minuscoli. La scienza è solo una lucciola in confronto alla luce e allo splendore del sole. La scienza ricerca, scopre e raggruppa un mucchio di informazioni sulla natura e sul loro impiego materiale, servendosene per lo sviluppo a livello delle cose mondane. Invece la spiritualità regna sui campi cosmici, in cui la scienza non ha posto alcuno. Questa è la ragione per la quale alcune scoperte scientifiche sono utili, mentre altre sono disastrose. Come ho detto prima, il dottor Narasimhiah e il suo gruppo sono come gente di lingua telugu che va a vedere un film in lingua tamil. Vedranno scene di lotta, di danza e di violenza, eroi e malandrini, attrici dai volti accattivanti e simili altre cose superficiali, ma perderanno la sostanza del film, come i dialoghi, la poesia, la trama, la musicalità ecc. Ad ogni modo, come ho ripetuto mille volte, chi Mi vuole comprendere è il benvenuto in questo âµram. È lo spirito della ricerca che importa. Certi parapsicologi sono venuti qui e Mi hanno esaminato e studiato con spirito positivo e costruttivo. Avete visto i loro rapporti. Non scrivono lettere e non fanno convegni pubblici. La richiesta di Narasimhiah era inadeguata: è questa la ragione per cui ho rifiutato di accettarla. Se non fosse stato per questo, sarebbe stato il benvenuto. Io non chiamo la gente qui perché si inchini davanti a Dio. Io voglio che vengano, osservino, studino, sperimentino e realizzino Baba. Solo allora Mi potranno capire e apprezzeranno l’Avatâr.

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Il Bhîma Ratha ›ânti (Cronaca della giornata) Rispetto e gratitudine costituiscono il sentire più profondo e l’essenza della cultura indiana. Le molte festività che costellano il calendario indiano sono tutte espressioni di gratitudine verso i molteplici elementi del mondo che ci circonda, che rendono la nostra vita piacevole e armoniosa, e soprattutto verso Dio, la cui grazia attornia costantemente i Suoi devoti, proteggendoli e guidandoli. Il giorno dell’Âyudha Pûjâ, durante i dieci giorni della festività di Dasara, ad esempio, è dedicato al culto degli utensili, dei macchinari e degli attrezzi che si usano nella vita quotidiana. Anche i Veda rendono omaggio alla Natura nella sua miriade di forme. Nelle Scritture, si dà la massima importanza al rispetto verso gli anziani. Esse affermano che i genitori sono uguali a Dio, e ingiungono di celebrare varie cerimonie per onorare i genitori nei vari stadi della loro vita. Il Bhîma Ratha ›ânti è uno di questi culti rituali che si celebra quando il marito compie 70 anni. Il rituale prevede una formale ripetizione della cerimonia di matrimonio e preghiere per la salute e la felicità dei coniugi. Il 10 febbraio, Swami ha sovrinteso al Bhîma Ratha ›ânti per 275 coppie di anziani, provenienti da Praµânti Nilayam, da Puttaparthi e dai villaggi limitrofi, in una solenne funzione tenuta al Sai Kulwant Hall. La processione delle coppie è partita dal Pedda Venkama Râju Kalyâ²a Ma²¬apam, a Puttaparthi, alle 7 del mattino, guidata dalla fanfara e dalla “troupe” del nâdasvaram proveniente dal campus di Anantapur dello ›rî Sathya Sai Institute of Higher Learning, nonché da un gruppo di ballerini “Banjara” con i tradizionali strumenti musicali. Nel Sai Kulwant Hall, dove la processione era diretta, erano stati collocati dei piccoli divisori, uno per ogni coppia, provvisti di sedie e finemente decorati con foglie di mango e piantaggine, come vuole la tradizione. Dopo aver preso posto, le coppie venivano invitate dai sacerdoti officianti a rendere culto al Signore Ga²eµa ed erano aiutate a celebrare i vari rituali dalle studentesse del campus di Anantapur, a cui Baba Stesso, la sera precedente, aveva affidato quel preciso compito con relative istruzioni. I rituali venivano celebrati nel modo tradizionale prescritto dalle Scritture. Durante la vigilia della solenne cerimonia, il 9 febbraio, Baba aveva benedetto le coppie facendo loro dono di ornamenti come orecchini d’oro tempestati di diamanti, braccialetti d’oro, cavigliere d’argento, nonché dhothî e sârî di seta. Baba ha poi fatto il giro delle coppie, facendo personalmente dono a ciascuna di esse di un ma¾galasûtra d’oro (collana che, secondo tradizione, il marito mette al collo della moglie), anelli d’oro e anelli da piede d’argento. Alle coppie veniva anche fatto dono di orologi e statue d’argento del Signore Nârâya²a e della Dea Lak¹mî. Si può ben immaginare quale commozione suscitasse, in quelle persone, tanta profusione di grazia! Anche il Volto di Swami irradiava gioia, riflettendo la felicità immensa dei devoti. Proprio mentre Baba benediceva ogni coppia in questo modo, i sacerdoti spiegavano alla folla il significato di tale funzione, sottolineando quale grande fortuna fosse, per quelle coppie di sposi, il fatto che proprio il Pûr²âvatâr in Persona sovrintendesse ad essa. È indi giunto il fausto momento in cui il ma¾galasûtra dovesse esser messo al collo di ogni moglie. Così, al suono commovente del nâdasvaram e al canto di mantra vedici, tutti gli sposi rinnovavano la loro reciproca solenne promessa e si scambiavano le ghirlande di fiori. Baba spargeva poi, su di essi, il sacro riso giallo, santificando così la loro unione.

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Discorso 10-02-2005 Dopo la cerimonia veniva offerto, alla “South Indian Canteen” (una delle mense dell’âµram), un pranzo speciale agli sposi, assieme ai membri della loro famiglia, ad altri parenti e a tutti quei devoti che potevano beneficiare della grande fortuna di presenziare a questa grande funzione alla divina Presenza di Bhagavân. Nel pomeriggio, Baba teneva il Suo Discorso, seguito da un concerto di Sudha Raghunathan, una famosa cantante di musica carnatica, da lungo tempo devota di Swami. La cantante, all’età di due anni, era stata salvata da Baba da un attacco epilettico che aveva messo a repentaglio la sua vita. Egli era apparso, sotto le spoglie di un abitante del luogo, ai genitori della bimba e l’aveva riportata in vita mentre essi, affranti dal dolore ritenendola morta, facevano ritorno a Bangalore da Praµânti Nilayam, reduci dalle celebrazioni del Compleanno di Swami. Quando chiesero al misterioso uomo come si chiamasse, egli rispose: “Jodi Adipalli Somappa.” Questo nome viene ora recitato come uno dei 108 Nomi in lode del Signore Sai. Prima dell’inizio del programma, Baba materializzava una collana d’oro per l’artista e la benediceva. La cantante allietava poi il pubblico con il melodioso canto di kîrtan di Tyâgarâja e Purandaradasa, seguiti da composizioni devozionali in hindi e tamil e concludeva con un Sai bhajan. Al termine del programma, Baba benediceva tutti gli artisti e, prima di ritirarsi nella Sua residenza, accettava l’ârati. In tempi in cui le società tendono a ignorare le persone anziane, Baba ricorda, ai giovani, doveri e responsabilità nei confronti dei loro vecchi. Ciò si è reso inequivocabilmente evidente dal modo in cui il programma è stato organizzato sotto la divina Guida del Maestro. Premurandosi, in virtù del Suo immenso Amore, di garantire alle coppie di anziani dei villaggi ogni “comfort”, Egli ha designato un gruppo di medici, affinché, in largo anticipo sulla cerimonia, svolgessero esami approfonditi su quelle persone, garantendone così la partecipazione. Si è anche provveduto ai vari spostamenti delle stesse, procurando sedie a rotelle per una maggior libertà di movimento, nonché l’aiuto incondizionato di studenti e sevâdal. Le amorevoli premure e la meticolosità con cui Baba ha supervisionato i preparativi e l’ineffabile grandiosità della cerimonia sono una chiara dimostrazione del rispetto e dell’onore che si devono agli anziani. Sta ora a noi, Suoi devoti, diffonderNe il Messaggio nel mondo, vivendo la nostra vita in armonia con la Sua Parola.

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Gli anziani, fonte di saggezza e di forza Incarnazioni dell’Amore! Le coppie di anziani che hanno partecipato alla celebrazione del Bhîma Ratha ›ânti, che si è tenuta oggi, hanno sperimentato gioia e beatitudine indicibili. A tal proposito, dovete comprendere il significato recondito del nome di questa cerimonia: “Bhîma Ratha ›ânti”. Essa non vuol significare che tutte queste coppie debbano essere fisicamente forti e coraggiose come Bhîma, l’eroe del Mahâbhârata. Bhîma era il figlio di Vâyu (il vento, l’aria)1 che è onnipervadente. Il vento è per sua natura un elemento molto forte e possente che può sradicare anche un albero poderoso. Pietre miliari Ci sono delle precise regole tradizionali per l’esecuzione di questo Bhîma Ratha ›ânti, ma per questa cerimonia non c’è nessuna restrizione riguardo all’età. Per grazia di Dio, tutti hanno sat sa¾kalpa (buoni pensieri). Normalmente le coppie sposate celebrano la cerimonia œa¹ºyabda Pûrti quando lo sposo raggiunge i sessant’anni, sperando di vivere una vita di coppia pacifica e felice. Essi festeggiano anche il compimento, da parte del marito, dei 70 anni d’età. Generalmente la gente crede che 70 anni siano il termine della durata della vita di un individuo, ma ci sono anche altre pietre miliari come 80, 90 e 100 anni che devono essere raggiunte. Quando un individuo raggiunge questi importanti traguardi nella sua vita da sposato, tali felici eventi Mother Sai maggio-giugno 2005

vengono celebrati e chiamati Bhîma Ratha ›ânti. Incapaci di comprendere e apprezzare l’importanza di queste sacre occasioni, i figli in questa era di Kali allontanano i loro genitori quando questi raggiungono i sessant’anni, in seguito all’errata credenza che non debbano proseguire una vita di coppia, essendo adatti a essere soltanto dei sannyâsin (rinuncianti). Questo è un grave errore. I figli dovrebbero, invece, avere maggior cura dei loro genitori quando essi raggiungono i sessant’anni o più. Magici settant’anni Generalmente i figli hanno l’impressione che la gente che ha più di 70 anni sia inutile e costituisca un peso per la famiglia e per la società, ma la verità è ben altra. INFATTI, QUANDO UNA PERSONA RAGGIUNGE I SETTANT’ANNI, L’ENTUSIASMO, L’INTRAPRENDENZA E LA FORZA MENTALE AUMENTANO. È solo a tale età che le facoltà mentali e la Forza atmica si esprimono appieno; precedentemente, anch’essi si comportano come gli altri esseri umani: non si sforzano particolarmente di fungere da esempio. Le facoltà mentali, la Forza divina e la forza di volontà si manifestano completamente in una persona dopo i settant’anni e la inducono a stabilire un nuovo scopo nella vita. Ne risulta che questi anziani meditino ed esplorino i segreti dell’esistenza. La Forza divina latente in queste persone anziane è al di là della portata dei giovani; essa si manifesta nei modi più disparati nelle loro 37

Discorso 10-02-2005 azioni. Oggi ci sono numerosi giovani che dicono cose malvagie dei loro genitori e li deridono; questo è un grave errore. Se invece si analizzano con attenzione le loro azioni, queste risultano rimarchevoli e di natura divina. Se i giovani d’oggi desiderano ricevere la giusta istruzione, per affrontare le sfide della vita, devono vivere con i loro genitori e osservare costantemente le nobili qualità che si manifestano nelle loro azioni. In effetti, nessuno può eguagliare la loro vita metodica e la loro severa disciplina. Il fiorire del loro intelletto e delle qualità divine annuncia una nuova e significativa vita per l’umanità. OSSERVATE LA LORO VITA ATTENTAMENTE E SARETE SORPRESI DAI CAMBIAMENTI CHE ESSA PUÒ APPORTARE NELLA VOSTRA.

La vera forza degli anziani Incarnazioni dell’Amore! Al giorno d’oggi noi ignoriamo questi anziani, considerandoli inutili per la società. Questo non è corretto. Infatti la forza e l’energia latenti in loro non si possono trovare nei giovani. Qualunque nuova attività desideriate intraprendere, essa si rivelerà fruttuosa solo se accetterete il consiglio degli anziani e ne seguirete le orme. In questi tempi, un essere umano è incapace di riconoscere le qualità di un altro. Il termine mânava (essere umano) indica una persona che può far sbocciare la qualità dell’umanità. La gente tende generalmente a descrivere la forza fisica del corpo ogni volta che si accenna a Bhîma, il fratello più giovane di Dharmarâja, il re PⲬava, ma quella non è la vera forza. La vera forza degli anziani consiste nella loro saggezza e nei loro nobili pensieri; gli ideali posti dagli anziani per le giovani generazioni sono davvero preziosi. Incapace di comprendere la loro importanza, la gente li ignora come fossero persone inutili. Oggi c’è un grande 38

valore negli scienziati in pensione; nessuno può eguagliarne l’intelligenza e la passione per le nuove invenzioni, ma non si fa un uso corretto dei loro servigi per il bene della società e questi vanno perduti. Il mondo può trarre grande vantaggio da queste persone anziane; in loro c’è un potere immenso che può essere utilizzato per il bene comune. Oggi stiamo facendo uno sforzo per portare alla luce la forza e il grande potere spirituale latente negli antichi ©¹i. Le persone anziane riflettono questi grandi ideali, ragion per cui non dovremmo trascurarli; ogni pensiero che emana da loro è nobile e molto prezioso. In confronto, i giovani non sono in grado di mostrare neanche una minima frazione di tali pensieri e idee. Quindi, dobbiamo coltivare e nutrire questi beni preziosi e averne molta cura. Abnegazione degli anziani e insensatezza dei giovani Sfortunatamente, al giorno d’oggi, le giovani generazioni provvedono malvolentieri persino a un solo pasto completo al giorno per i loro anziani; essi pensano che questa sia una spesa evitabile. Non lasciate in alcun modo che questo accada; anche se fornirete loro il minimo indispensabile, essi difenderanno la dignità e la reputazione della vostra famiglia come se li trattaste con tutti i riguardi. L’interesse e l’entusiasmo manifestati da questi anziani nel crescere i figli nel modo giusto non si trova in altri che non hanno legami di parentela. Nei tempi antichi, i re e i nobili usufruivano della grande saggezza dei ©¹i chiedendo loro consiglio regolarmente. Persino al giorno d’oggi i grandi trattati su argomenti spirituali e temporali, compilati dai ©¹i di un tempo, sono riferimenti autorevoli per le giovani generazioni. Sfortunatamente, queste non sono capaci di comprendere le grandi verità spiegate in quei trattati. È conMother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 10-02-2005 siglio di Swami, che, da ora in poi, si debba dare risalto a questa antica grande tradizione del Bhîma Ratha ›ânti. Essa ha grande significato e valore per le generazioni a venire. Il rituale del Bhîma Ratha ›ânti implica il coltivare e nutrire la qualità umana intraprendendo attività spirituali potenti e nobili.

Draupadî, esempio di coraggio, nobiltà e forza di volontà Durante la guerra del Mahâbhârata, dopo l’orribile massacro dei giovani figli dei PⲬava, Arjuna catturò Aµvatthâmâ, autore dell’atrocità, e lo trascinò davanti a Draupadî. Invece di maledire il malfattore e chiedere una punizione, ella cadde ai piedi di questi, che era figlio del veneratissimo guru di suo marito, e disse: “È ai piedi di tuo padre Dro²âcârya che i miei mariti hanno appreso tutto ciò che sanno. Essendo tu il figlio di Dro²âcârya, è stato forse giusto da parte tua uccidere i miei figli? Erano inermi, giovani, tranquillamente addormentati, senza alcun risentimento verso di te e senza alcuna intenzione di recarti danno; come hai avuto il cuore di ucciderli?” Bhîma, non riuscendo a sopportare la vista di Draupadî implorante in quel modo, esplose di rabbia e ruggì: “Questa Draupadî è una donna stupida perché implora la libertà di questo miserabile; ella non prova ira contro l’assassino dei suoi figli.”

Nel contempo, Arjuna ribolliva di rabbia e stava per uccidere Aµvatthâmâ, ma Draupadî si prostrò ai suoi piedi e gli parlò così:

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“Arjuna! Uccidendo Aµvatthâmâ, farai forse rivivere i miei figli? Anche sua madre sperimenterà lo stesso dolore che ora provo io per la perdita dei miei figli. Avendo studiato i Veda e le ›âstra, come mai non sei capace di mantenere la tua pace?” Draupadî implorò ulteriormente Arjuna di perdonare Aµvatthâmâ per il suo atto scellerato ed egli replicò: “Tu mi stai impedendo di mantenere un voto.” A questo Draupadî rispose: “Radergli il capo e togliergli il gioiello della corona dalla testa equivale a ucciderlo.” Seguendo tale consiglio e in segno di punizione, Arjuna tolse il gioiello della corona dalla testa di Aµvatthâmâ e gli rase i capelli con la sua spada. Nei tempi antichi, i ©¹i non si radevano il capo, in quanto i capelli erano considerati molto sacri e spiritualmente potenti. Questo Corpo (Baba indica Se Stesso – N.d.T.) ha quasi ottant’anni e i capelli sulla Mia Testa sono ancora molto forti e “potenti”. Più tardi vi dirò altre cose circa il potere dei capelli sulla Mia Testa. Una volta Draupadî era sola, dato che i suoi mariti erano usciti. Si strappò un capello e lo lasciò cadere nell’acqua mentre recitava dei mantra. Quel singolo capello, unito alla potenza dei mantra, fu capace di legare tutte le colline attorno. Più tardi, numerosi yogî, si riunirono per chiedersi come un singolo capello potesse legare tutte le colline all’intorno; essi conclusero che la forza dei capelli di Draupadî e la sua forza di volontà avevano potuto attuare questo compito prodigioso. È difficile comprendere un tale recondito fenomeno divino. Sfortunatamente, oggi l’uomo è incapace di comprendere la sua innata Divinità; egli, che è l’erede della Natura umana, dimentica l’effettiva qualità della sua umanità e 39

Discorso 10-02-2005 coltiva qualità demoniache. Un fulgore abbagliante Cari studenti! Dovete evitare di acquisire tale natura demoniaca. Permettete alla vostra naturale umanità di sbocciare. Sviluppate umanità e da lì elevatevi al livello della Divinità. RICORDATE SEMPRE TRE COSE: UNITÀ, PUREZZA E DIVINITÀ. L’UNITÀ IMPLICA UN FATTO: LA RAZZA UMANA È UNA. QUANDO NELL’UMANITÀ C’È UNA SIMILE UNITÀ, LA DIVINITÀ SI MANIFESTA. Una volta ho fatto un giro per tutto il territorio nazionale e sono andato al fiume Sindhu con una persona pia. I linguisti sanno che alcuni pronunciano Sindhu come Hindu. Io ero a Goa, alloggiato al Raj Bhavan quando Nakul Sen era il vicegovernatore di quello Stato. Sua moglie si chiamava Indu. Io dormivo nell’atrio del Raj Bhavan. Nakul Sen e sua moglie dormivano nella loro camera da letto; questa aveva una finestra da cui potevano vedere che cosa accadesse nell’atrio. Quando fui addormentato, la signora vide, attraverso la finestra, una luce abbagliante emergere dal Mio Corpo e, incapace di sostenere il fulgore di quella luce splendente, cercò di svegliare suo marito. Nakul Sen non gradiva essere disturbato a quell’ora e le chiese di lasciarlo tranquillo e di dormire pacificamente, ma ella insistette che suo marito si svegliasse e fosse testimone della luce abbagliante che emanava da Swami. Alla fine Nakul Sen si svegliò ed ebbe il divino darµan di quello splendore. Un suono potente dall’Ombelico Nei primi anni dell’avvento di questo Avatâr, una grande devota, di nome Karnam Subbâmmâ, soleva servire Swami; la sua devozione per Swami era ineguagliabile. In quei giorni, le differenze di casta erano ampiamente diffuse e strettamente 40

osservate a Puttaparthi. In particolar modo i bramini si tenevano a distanza dagli harijan 2. Dato che Subbâmmâ era una bramina ortodossa, si atteneva meticolosamente a quell’uso. Un giorno la informai che sarei andato a visitare l’harijanvada; ella ne fu molto addolorata e cercò di dissuaderMi dall’andarci, dicendo: “Oh, Swami! Perché dovresti visitare quel posto?” Io le domandai: “Perché non dovrei andare? Perché non dovrei mangiare il cibo offerto dagli harijan? Andrò là sicuramente.” Così dicendo, Mi diressi verso l’harijanvada ed ella, essendo una grande devota di Swami ed essendoGli molto attaccata, (Lo) seguì. Le persone che vivevano nell’harijanvada erano molto povere; esse non avevano sedie o materassi per farMi sedere confortevolmente, per cui distesero un vecchio dhothî sul pavimento e Mi chiesero di sedervi sopra. Nel frattempo, Mi sentii assonnato e Mi addormentai, dopodiché un suono potente uscì dal Mio ombelico, come se il tetto del palazzo fosse stato spazzato via. Nella casa la gente tremò di paura sentendo quel gran rumore e tutti presero a correre disordinatamente. Il Potere Divino si manifesta dai Corpi degli Avatâr, dei santi e degli yogî in molti modi diversi. I capelli delle Personalità Divine Molto tempo fa, quando andai a fare un viaggio in alcuni paesi africani, i devoti del luogo Mi donarono un pettine di ferro. Io non ne avevo necessità, non uso un pettine. Se mai usassi la spazzola sui capelli, questa vi rimarrebbe impigliata tanto i Miei capelli sono fitti e forti. Anche se qualcuno volesse strapparne uno, non ci riuscirebbe; questa è la natura dei capelli delle Personalità Divine. Non solo Io, ma ogni individuo ha indubbi poteri divini che dovrebbe cercare di coltivare. Oggi i giovani non Mother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 10-02-2005 fanno alcuno sforzo per proteggere il potere dato da Dio; essi sprecano il Potere Divino in moltissimi modi. Sciupano giornalmente una gran quantità di potere con il risultato di perdere la loro energia e diventare vecchi prematuramente. La testa è, in modo particolare, la sede di ogni potere; occorre quindi proteggere attentamente la testa.

Il Potere celato nell’essere umano Incarnazioni del Divino Âtma! Voi siete tutti uomini e donne di nobili qualità, forti nel corpo e nella mente, ma, sfortunatamente, state gettando al vento le vostre energie in vane ricerche; diventate deboli sprecando le vostre energie. Quando stringo il pugno, neanche dieci persone potrebbero forzarlo ad aprirsi; anche a livello fisico il Potere Divino è incommensurabile e al di là di qualunque descrizione. Tutti voi dovreste cercare di realizzare questa Divinità innata, non nell’interesse della forza fisica, ma per gode-

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re della Beatitudine divina. Incarnazioni dell’Amore! IL POTERE DIVINO LATENTE IN UN ESSERE UMANO NON HA LIMITI; CHE SI TRATTI DI UN’ARTE RAFFINATA COME LA MUSICA O DI QUALSIASI ALTRA INIZIATIVA UMANA, QUANDO È SOFFUSA DI POTERE DIVINO, ESSA RAGGIUNGE GRANDI ALTEZZE. Santificate quindi quel Potere Divino dedicando tutti i vostri sforzi a Dio. Praµânti Nilayam, 10 febbraio 2005, Sai Kulwant Hall Celebrazione del Bhîma Ratha ›ânti (Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello ›rî Sathya Sai Central Trust di Praµânti Nilayam) 1

Bhîma, secondogenito dei fratelli PⲬava, era figlio di PⲬu e Kuntî. Tuttavia, mitologicamente, suo padre era Vâyu, il Dio del vento. 2 Harijan: letteralmente “figli di Hari”, cioè figli di Dio. Sono i fuoricasta, ovvero i cosiddetti “intoccabili”.

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Discorso 27-09-1960

I fondamenti della vita

Nella Sathya Sai Gîtâ, che Thirumalachar ha appena letto e spiegato, egli ha dato il Mio Nome al “Sathya” di cui ha fatto esperienza. LE PERSONE CHE MI HANNO VISTO SONO MOLTE, MA QUELLE CHE HANNO COMPRESO IL M IO SIGNIFICATO SONO POCHE. Nello stesso modo, coloro che hanno “visto” la Gîtâ, vale a dire che l’hanno letta e imparata a memoria, sono legioni, ma coloro che ne hanno afferrato il senso sono pochi. Essa deve essere tâgî (termine “Gîtâ” anagrammato – N.d.T.) che, in telugu, equivale ad “assorbita” o “assimilata”! Allora voi divenite tâgî, pieni di vairâgyam, liberi da insensati attaccamenti al mondo fenomenico. Vairâgyam (il distacco) significa abbandonare râga, cioè le cose che piacciono e legano, che intrappolano e assoggettano. Un’altra cosa, a proposito della Gîtâ, è che non parla del periodo della vita vissuto da g©hastha (capofamiglia); essa tratta i fondamenti della vita, non di questa o quella sua parte, ma della vita come tale, e dei suoi problemi più profondi. Essa fu ripetuta da un capofamiglia all’altro e quindi non prescrive la “fuga” dell’anacoreta. Questa è la lezione di quella Gîtâ e di questa. Molti leggono la Gîtâ, ma pochi ne traggono beneficio Gîtâ significa “canto”. K©¹²a canta a Brindavan (accompagnandosi) con il Flauto. Egli canta anche sul campo di battaglia

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e in ambedue i posti esorta il particolare a fondersi con l’Infinito, con l’Universale. Per Lui il rudrabhûmi (il luogo di cremazione) e il bhadrabhûmi (il suolo consacrato) sono uguali; essi sono egualmente destinati alla trasmissione dell’Upadeµ (l’istruzione spirituale), nella forma che il devoto ama di più, vale a dire il canto. Immaginate con quale concentrazione Arjuna lo ascoltasse! La sua concentrazione era stabile come quella delle gopî (le pastorelle), che ascoltavano a Brindavan il messaggio del Flauto. Egli dimenticò le armate contrapposte, i suoi odi ed entusiasmi per la guerra e si immerse nell’insegnamento che riceveva. Se voi sviluppate una tale ekâgratâ (concentrazione stabile su un solo pensiero), nel Kuruk¹etra del vostro personale campo di battaglia, potrete sicuramente ascoltare la Gîtâ, la Bhagavad Gîtâ o la Sai Gîtâ o la Sathya Sai Gîtâ, a voi riservata. La Gîtâ fu comunicata per rimuovere la ajñâna sammoha (il profondo smarrimento causato dall’ignoranza), e raggiunse lo scopo nel caso di Arjuna; non giovò ad altri che la udirono, come Sañjaya e Dh©tar⹺ra, essendo essi ancora vincolati dalla loro particolare forma di ignoranza. Dh©tar⹺ra si preoccupò per tutto il tempo che la battaglia non fosse ancora cominciata e che i nemici dei suoi figli non fossero stati distrutti! Così non ne trasse profitto. QUINDI, MOLTI LEGGONO LA GÎTÂ, MA POCHI NE PROFITTANO. Dovete avere il

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Discorso 27-09-1960 distacco di Arjuna e la sua concentrazione per trarre beneficio dalla Gîtâ. Nirmala h©daya (cuore puro), e Niµcala bhâva (ferma disposizione mentale) sono essenziali. Il sentimento di “io” e “mio” dovrebbe scomparire La confusione di Arjuna era il sentimento di “io” e “mio”. Tutto d’un tratto, egli cominciò a pensare di essere l’assassino, a sentirsi responsabile e che quelli (dall’altra parte) erano i suoi insegnanti, i suoi maggiorenti e parenti. Questo mamakâra (il sentimento di “mio”) deve finire; l’ego deve essere cancellato e tutte le parole, le azioni e i pensieri esser dedicati a Dio. Il bambino piange appena nato perché il jîvin (l’anima individuale) non ha alcun desiderio di essere intrappolato ancora una volta in prak©ti (il mondo fenomenico); non vorrebbe tornare nella mâyâ (il velo dell’illusione). La scienza descrive ciò come il processo respiratorio iniziale e l’aprirsi del passaggio dell’aria; ma perché egli dovrebbe piangere? Il processo potrebbe cominciare in qualche altro modo, diciamo contorcendosi o tremando, non è così? Il bambino che piange deve poi lasciare questo mondo ridendo; il valore della vita si giudica dalla sua fine. Prema (l’Amore) è il seme; bhakti (la devozione) il germoglio, la pianticella; la fede il concime; satsa¾ga (la compagnia delle persone buone) la pioggia; Âtmârpa²a (l’offerta del Sé) è il fiore e aikyam (la fusione) il frutto. Attraverso questo processo, ognuno deve togliersi di dosso queste spire e divenire libero. La Gîtâ consiglia il karmasannyâsa, cioè l’azione senza attaccamento al suo frutto. Ci sono azioni che devono esser fatte come doveri, perché connesse alla condizione del proprio sa¼sâra (la vita mondana): se fatte con lo Mother Sai maggio-giugno 2005

spirito giusto, non creeranno affatto legami. COMPITE TUTTE LE AZIONI COME ATTORI IN UNA RECITA MANTENENDO SEPARATA LA VOSTRA IDENTITÀ E NON ATTACCANDOVI TROPPO AL VOSTRO RUOLO.

RICORDATE CHE TUTTO È SOLO UNA RECITA E CHE IL SIGNORE VI HA ASSEGNATO UNA PARTE; RECITATELA BENE: QUI FINISCE TUTTO IL VOSTRO DOVERE. EGLI HA SCRITTO LA COMMEDIA ED EGLI SE LA GODE. Rifugiatevi nei più segreti recessi del cuore L’Âtma (il Sé) è l’oceano, prak©ti (la natura) è solo un’onda di quel vasto, eterno, sconfinato oceano e jîvin (l’anima individuale) è appena una goccia di quell’onda. Voi non potete abbandonare l’onda o il mare; potete soltanto fondervi il nome e la forma della goccia. Una volta entrati nelle profondità del mare, tutto è calma, tutto è pace; agitazione, rumore, confusione sono tutti negli strati superficiali. Anche nei recessi più segreti del cuore c’è un riserva di µânti (pace) in cui dovete rifugiarvi. Ci sono tre tipi di persone: quelle tamasiche, che sono come palle di ferro refrattarie a qualunque influenza che le addolcisca; le rajasiche, simili al cotone, che assorbono, ma non cambiano la loro natura e le satviche, che si sciolgono, come si scioglie il burro, all’altrui gioia o dolore, o a un accenno sui lîlâ (giochi divini) del Signore. Sono esse a tuffarsi nel profondo della sorgente, nella fonte della compassione. IRA, INVIDIA, AVIDITÀ E INTOLLERANZA SONO TUTTI BUCHI NELLA PENTOLA: LE ACQUE DELLA PACE, DELL’APPAGAMENTO E DELLA GIOIA SI PERDONO ATTRAVERSO DI ESSI E LA PENTOLA SI VUOTA.

ESSA VA RIPA-

RATA E TUTTE LE PERDITE CHIUSE IN MODO DA RENDERLA UTILIZZABILE.

È quando siete in una situazione disperata che chiedete aiuto a Dio, dimenticando orgoglio ed egoismo. 43

Discorso 27-09-1960 I Pândava erano così pieni di miserie terrene, da aver sempre un atteggiamento di preghiera. SE IO VI AVESSI CONCESSO TUTTI GLI AGI E LE POSSIBILITÀ, NON SARESTE VENUTI A P UTTAPARTHI . I PROBLEMI SONO L’ESCA CON CUI IL PESCE VIEN TRATTO FUORI DALL’ACQUA. Kuntî chiese a K©¹²a di continuare a dare a lei e ai suoi figli ogni sorta di sofferenze, affinché Egli potesse poi conceder loro di continuo la Sua grazia.

andando.” Subito il buffone gli chiese: “Devo ordinare la carrozza reale? L’elefante con il palanchino? Il cavallo reale tutto bardato? Il baldacchino? Andate lontano? In quale posto esattamente? Quanto vi rimarrete?” Quel buffone era molto saggio: conosceva le domande anche se non conosceva le risposte, che neppure il re conosceva; solo conoscendole, però, si possono superare gli esami!

Offrite il vostro egoismo ai Piedi di Dio Thirumalachar ha chiamato questo atteggiamento Âtmârpa²a (l’offerta del Sé), ma l’Âtma è Egli Stesso, per cui che cosa volete significare offrendo Lui a Lui Stesso? Ciò che dovreste offrire ai Suoi Piedi è il vostro egoismo, cioè aha¼kâra! Offrite tutto l’orgoglio, tutto il senso di separazione, tutta l’illusione, tutto l’attaccamento in cui l’egoismo ha proliferato! Questa è l’adorazione che dovete compiere. PortateMi tutto il male che c’è in voi, e, lasciatolo qui, prendete da Me quello che ho: Prema (l’Amore). Sviluppate sarvasamabhâva, la capacità di veder tutto come mosso e motivato dal Paramâtma (la Suprema Realtà o Sé). ESAMINATE OGNI GIORNO QUELLO CHE FATE E IL MOTIVO PER CUI LO FATE: POTRETE COSÌ GIUDICARE VOI STESSI IL VOSTRO PROGRESSO. SCEGLIETE SOLO MOVENTI PURI E PURE AZIONI. Avete dimenticato di essere l’Âtma e ora ricordate di esserlo: questo è tutto il progresso che dovete ottenere. Sembra così facile, ma è uno dei compiti più difficili. L’orecchio è così vicino all’occhio, ma non può mai vederlo direttamente! In un palazzo c’era un buffone di corte che faceva sempre domande ed era quindi considerato un gran seccatore. Il re, per difendersi da lui, fu costretto a esporre un cartello (con la scritta) “Vietato fare domande”, ma, quando si trovò sul letto di morte, lo chiamò vicino e gli sussurrò: “Me ne sto

La Gîtâ aiuta a controllare le inquietudini della mente La Gîtâ vi esorta a cercare le risposte e vi indirizza a farne esperienza. Vi aiuta a controllare citta (i pensieri) e le agitazioni della mente; distrugge l’illusione, aumenta la vera conoscenza, vi fa intravedere lo splendore del Signore e rafforza la vostra fede. In un momento voi dite: “Baba fa tutto: io non sono che uno strumento”, e il momento successivo la stessa lingua afferma: “Io ho fatto questo, io ho fatto quello; Swami non ha fatto questo per me.” Se non scivolate mai nell’errore, potrete esser sempre certi della Sua grazia. Tutti i cuori sono di Sua proprietà, tutto è un Suo dominio, ma, come lo zamindhâr siede solo in un punto pulito anche se l’intera area può essere sua, Dio si insedierà solo in un cuore purificato. Il Signore ha detto: “Dove i Miei devoti cantano il Mio Nome, là Io Mi insedio, o Nârada.” DEVO DIRVI CHE VOI SIETE PIÙ FORTUNATI DI QUELLI DELLE GENERAZIONI PRECEDENTI; I MERITI ACCUMULATI IN MOLTE PRECEDENTI NASCITE DEVONO AVERVI CONCESSO QUESTA FORTUNA. AVETE OTTENUTO ME ED È ORA VOSTRO DOVERE SVILUPPARE QUE-

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STA RELAZIONE CHE AVETE AVUTO PER PURA FORTUNA. Tra quattro o cinque anni, vedre-

te affollarsi qui yogî, grandi saggi e asceti e potreste non avere simili opportunità di porMi delle domande e ricevere le risposte, di avvicinarMi e parlare direttamente Mother Sai maggio-giugno 2005

Discorso 27-09-1960 con Me. Non siate quindi come le rane intorno al loto: siate come le api. Le banane e i manghi ancora verdi vengono tenuti nella paglia o nel fieno o in una stanza chiusa, in modo che il calore li renda maturi e gustosi. La meditazione su Dio dà anche a voi la giusta temperatura per maturare e diventare dolci e gradevoli. Sette cose da promuovere per il benessere del mondo Ci sono sette cose che devono essere favorite per il benessere del mondo: la mucca, il custode di Brahman o aspirante spirituale o brahmana, i Veda, la castità, la verità, il non attaccamento e il Dharma (la Rettitudine). Tutti questi sono ora in rapido declino e Io sono venuto per riportarli alla loro primitiva purezza e forza. Non pensate che questa Sathya Sai Gîtâ sia stata composta da qualche devoto e che egli la legga e la spieghi qui. Come egli ha detto, Io ne sono l’ispiratore ed è per vostro beneficio che ha riassunto in questo modo i Miei Insegnamenti. È scritto: Ekam satyam vimalam acalam “L’unica Verità è pura e incrollabile.” Thirumalachar l’ha raccolta nel suo vaso e ve la sta porgendo. Naturalmente, nessuno può svelare il Mistero del Signore. Perfino Viµvâmitra che andò da Daµaratha a chiedere i due ragazzi, glorificandoli come Incarnazioni divine, più tardi dimenticò quel fatto e osò insegnare loro dei mantra (formule sacre) come se fossero solo dei comuni discepoli! Egli fu perfino orgoglioso

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che Dio, che trasformò Ahalyâ e la liberò dalla maledizione, fosse suo discepolo. L’orgoglio è tra i peccati peggiori in campo spirituale: se voi vi inorgoglite di essere devoti di Hari (Dio Persona), ricordate, Egli vi “hari” (distruggerà). ›ara²âgati (l’abbandono totale a Dio) dovrebbe essere simile al comportamento di Lak¹ma²a. Râma disse: “Prendi Sîtâ e lasciala nella foresta.” OBBEDIENZA INCONDIZIONATA! N ON C’È UN PERCHÉ! Questo è Lak¹ma²a; questo è µara²âgati. Il resto merita solo µaragati (la freccia di Râma). Questa lezione di µara²âgati è la Gîtâ autentica. Accrescete la fede, camminate sul sentiero del Dharma, liberatevi di vyâmoha e ajñâna (l’illusione e l’ignoranza), purificate le citta v©tti (le agitazioni della mente) e siate certi che Egli è l’Âtma e che anche voi Lo siete. Praµânti Nilayam, 27 settembre 1960

Abbiate un orario per il sostentamento spirituale come lo avete ora per il sostentamento fisico: una colazione di japa (la pia ripetizione del Nome di Dio) e dhyâna (la meditazione), un pranzo di pûjâ (l’adorazione rituale del Signore), nel pomeriggio “tè e biscotti” di pravacana (la lettura delle Scritture o di libri sacri) e una cena leggera di bhajana (la musica devozionale) nelle prime ore della sera. Se seguirete questa dieta potrete dormire profondamente e risvegliarvi ristorati. ›hrî Sathya Sai (Tratto da “Sathya Sai Speaks”, vol. n. 1 - 1953/1960, D.D. n. 29)

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Gran premio per il peccatore pentito

Favole e Poesie

(Misericordia Divina) Dio è così misericordioso che, se fate anche solo un passo verso di Lui, Egli ne fa dieci verso di voi. Vibhî¹a²a1, fratello di Râva²a, chiese a Hanuman se Râma avrebbe accettato i suoi omaggi e se l’avrebbe preso sotto la Sua protezione. Gli disse: «Sono il fratello del Suo peggior nemico, che ha giurato di distruggere; sono membro di una razza demoniaca; non conosco i Veda o le Scritture, e nemmeno i riti degli Ârya.» Allora Hanuman replicò: «Sciocco, credi forse che Egli si preoccupi del cerimoniale o del rango familiare o della cultura? Se così fosse, come potrebbe accettare me, che sono una scimmia?» Quella risposta risolse il problema e Vibhî¹a²a fu rassicurato sulla Grazia divina. Râma, quando Vibhî¹a²a si recò più tardi da Lui, volle intorno a sé le scimmie più anziane per chieder loro se poteva accettare nel gruppo Vibhî¹a²a. Ovviamente, Râma non aveva bisogno di consigli da nessuno. Egli non si faceva mai influenzare. Tuttavia, per dar loro importanza, le consultò e finse di essere incerto sulla decisione da prendersi. Quando Sugrîva, re delle scimmie, Gli oppose un rifiuto, Râma gli rammentò che anch’egli prima era venuto da Lui dopo aver abbandonato il suo fratello maggiore! E quando Lak¹ma²a, fratellastro di Râma, intervenne per dire che l’unico trattamento che Vibhî¹a²a si meritava era quello di essere rigettato indietro nell’isola di La¾kâ, Râma disse: «Sì! Dopo la morte di Râva²a, intendo incoronarlo imperatore di La¾kâ.» Râma accoglie immediatamente, senza riserve, chiunque a Lui si abbandoni. Tratto da: Chinna Khata Vol.I

Vibhî¹a²a, che significa “Terrifico”, era un demone, fratello di un altro demone, Râva²a. Nonostante fosse di stirpe demoniaca, si era profondamente dispiaciuto che Râva²a avesse rapito Sîtâ e, per questo atto malvagio, aveva rimproverato severamente il fratello, consigliandolo ripetutamente di restituire Sîtâ al suo legittimo consorte e Signore, Râma, anche per non perdere la propria vita. L’orgoglioso demone ignorò gli avvertimenti. Alla fine, quando si accorse che la rovina del fratello era inevitabile, Vibhî¹a²a si rifugiò presso Râma, divenendoNe amico fedele. Dopo la fine di Râva²a, Râma lo pose sul trono di La¾kâ. Hanuman, cui Vibhî¹a²a rivolge la domanda, fu la scimmia di forza e valore straordinari che dimostrò completa devozione mettendosi al completo servizio di Râma. 1

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Comunicato

News

I devoti Sai di tutto il mondo hanno dimostrato compassione, generosità e amore straordinari in risposta agli eventi catastrofici del terremoto e dello tsunami in Asia. Molti medici e altri volontari sono andati nelle aree colpite offrendo il loro amore e le loro capacità alle vittime di questo disastro naturale. Molti devoti hanno elargito somme all’Earthquake Relief Fund che è stato istituito dalla Sathya Sai Society of America e il 100% dei fondi donati è stato inviato alle Organizzazioni Sai in India, Indonesia, ›rî La¾kâ e Tailandia per opere di soccorso. Ora che i bisogni delle Organizzazioni Sai locali sono stati soddisfatti, è tempo che l’Earthquake Relief Fund venga chiuso, per cui lo stesso non accetterà alcuna ulteriore contribuzione. A nome del fondo, della Sathya Sai Society of America e, cosa della massima importanza, dei paesi colpiti, porgo umilmente la mia sentita gratitudine a tutti voi che avete donato così generosamente e amorevolmente. Con amore, al servizio di Sai. Michael Goldstein Presidente del Praµânti Council, 25 marzo 2005

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CONSIGLIO CENTRALE SATHYA SAI D’ITALIA Segreteria Nazionale: Via Savona 10 - 20144 MILANO Tel.(348) 9263913 - Fax 178 27 27 602 Sito Web: www.osssbi.org INDIRIZZI DEI CENTRI SSSB AOSTA - GRESSAN Loc. La Roche, 8 Tel. (0165) 42233 [email protected] APRILIA (LT) V. Riserva Nuova, 62 Tel. (06) 9268454 [email protected] ASTI V. M. Giusta, 24 Tel. (0141) 410127 Fax (0141) 430575 [email protected] BERGAMO V. Privata Lorenzi, 5 Tel. (035) 533110 [email protected] BOLOGNA Strada Maggiore, 37 Tel. (051) 268662 [email protected] BRESCIA V. Michelangelo, 110 Tel. (030) 2306501 [email protected] CATANIA V. Galatioto, 58 Tel. (095) 4190013 [email protected] CISTERNINO (BR) C.da Restano, 57 Tel. (080) 4449727 [email protected]

COSSATO (BI) V. Martiri della Libertà, 531 tel. (015) 562975 [email protected] FAENZA (RA) V. Renaccio, 1/5 Tel. (0546) 29731 [email protected] LATINA V. Toscana, 3 Tel. (0773) 621038 [email protected] LECCE V. Calore, 5 - Villa Elena Tel. (0832) 331129 [email protected] MERONE (CO) V. S.G.Emiliani, 33/A Tel. (031) 308284 [email protected] MESTRE - MARGHERA (VE) V. Fabris, 1 Tel. (041) 5383246 [email protected] MILANO B V. Savona, 10 Tel. (02) 8372841 [email protected] MILANO C V. Rezia, 1 Tel. (02) 89532850 [email protected] MILANO D V. Bolzano, 20 Tel. (02) 26820515 [email protected] MODENA V. delle Staffette Partigiane, 36 Tel. (059) 313124 [email protected] NAPOLI V. Milano, 33 Tel. (339) 2457191 [email protected] NOVARA-VARALLO POMBIA V della Pace, 1 Tel. (0321) [email protected] PADOVA V. Pontevigodarzere, 134 /c Tel. (338) 3036137 [email protected] PARMA A V. Bedarida, 5 Tel. (0521) 772433 [email protected] PESARO Strada della Romagna, 181 Tel. (0721) 208490 [email protected] PESCARA V.le Figlia di Iorio, 11 Tel. (339) 5645089 [email protected] QUARTU S.ELENA (CA) V. Salieri, 45/47 Tel. (070) 820917 [email protected]

ROMA A V. Musolino, 43 Tel. (06) 5819504 ROMA B V. Arno, 49 Tel. (06) 86209659 [email protected] ROMA C-FORMELLO B.go S.Antonio, 3 Tel. (06) 9075187 [email protected] SOLARO (MI) P.zza 5 Giornate, 1 Tel. (02) 96409037 [email protected] TORINO A Strada Ponte Verde, 11/4 Tel. (011) 6602402 [email protected] TORINO B V. Caserta, 23 Tel. (011) 3826788 [email protected] TORINO C V. Principessa Clotilde, 44 Tel. (011) 480866 [email protected] TORINO D V. Broni, 1 Tel. (011) 390130 [email protected] UDINE V. M. Volpe, 456/a Tel. (0432) 480952 [email protected] VENEZIA V. Castello, 3414 Tel. e Fax (041) 5202920 [email protected] VERONA V. Redentore, 11/D Tel. (045) 590330 [email protected]

INDIRIZZI DEI GRUPPI SSSB BADESI (SS) V. Dante, 20 (339) 1578309 [email protected] BARI V. Amendola, 126 Tel. (080) 758406 [email protected] BARLETTA (BA) V. Imbriani, 88 Tel. (0883) 527358 [email protected] CARRARA (MS) V. Matteoni, 39 Tel. (0585) 253857 [email protected] CONEGLIANO - COLLE UMBERTO (TV) V. Cardenzin, 12 0438)394065 [email protected] FERRARA V. Argine Volano, 145 - Fossalta (FE) Tel. 0532 761534 [email protected] FORLÌ V. F.Orsini, 19 gruppo.sai.forlì@osssbi.org LIVORNO - LORENZANA (PI) V. Colle Alberti, 23 [email protected] MAROSTICA (VI).Viale Vicenza, 2 Tel. 335 5834701 [email protected] MONTECATINI TERME P.le Leopoldo, 2 [email protected] SIENA V. Martini, 110 Tel. (0577)281382 - 356795 [email protected]

GRUPPI BHAJAN CASATENOVO (LC) V. san Gaetano,11 Tel. (039) 9297011 Coordinatore: Renato Billo - email: [email protected] PIOMBINO (LI) V. I° Maggio, 62 Tel. (0565) 224917 Coordinatore: Cortese Cortesi - email: - [email protected] PRATO (FI) V.lo dei Bizzocchi 3/b (0574) 28044 Coordinatore: Benito Cantasale - email: [email protected] ROMA E Coordinatore: Paolo Startari - email: [email protected] TORINO E V. Rubino, 10/B Tel. (011) 3110907 Coordinatore: Oscar Tavoso

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“Il giusto piano di studio consiste nel leggere, riflettere e applicare regolarmente alla vita quanto appreso.” Sai Baba

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