ONE DIMENSIONAL MAN (...) Il termine "totalitario" non si deve applicare soltanto ad un'organizzazione politica terroristica della società, ma anche ad un'organizzazione economica-tecnica che opera mediante la manipolazione dei bisogni da parte di interessi costituiti (...) I gruppi dirigenti economici, i detentori del potere reale, sono in grado di imporre modelli, vendere i propri prodotti, sollecitare consensi, sul tempo di lavoro come sul tempo libero, sulla cultura materiale come su quella intellettuale (...). (Herbert Marcuse, "L'Uomo Ad Una Dimensione", Einaudi, 1967) Marcuse vedeva chiaramente già alla sua epoca, come, nonostante le differenze economiche, l'industria dei consumi di massa proponeva un modello unico di cose e valori desiderabili e come le nuove generazioni siano state allevate e nutrite di questo modello. Sia il lavoratore che il suo padrone, od il suo caporeparto, tanto quanto la dattilografa ed il ragioniere, vedono lo stesso film, gli stessi spot, aspirano alla medesima automobile, al medesimo telefonino, alle medesime vacanze (sessuali), al medesimo stile di vita. Al di là delle differenze di risparmi e liquidità che fanno potere d'acquisto, l'universo umano risulta accomunato da una medesima "introiezione" dei bisogni indotti, "eterodiretti". Sono i desideri che fanno i bisogni. (...) Le persone si riconoscono nelle loro merci; trovano la loro anima nella loro automobile, nei giradischi ad alta fedeltà, nella casa a due piani, nell'attrezzatura della cucina (...) Non soltanto una forma specifica di governo o di dominio partitico producono il totalitarismo, ma pure un sistema specifico di produzione e di distribuzione, sistema che può benissimo essere compatibile con un "pluralismo" di partiti, di giornali, di "poteri controbilanciantisi" (...) La libera elezione dei padroni non abolisce né i padroni né gli schiavi (...) Marcuse accusa le democrazie liberali di "tolleranza repressiva". La società opulenta e permissiva, che tutto permette, in realtà fà solo gli interessi del sistema. (...) Il pensiero ad una dimensione è promosso sistematicamente dai potenti della politica e da coloro che li riforniscono di informazioni per la massa. Il loro universo di discorso è popolato da ipotesi autovalidantesi, le quali, ripetute incessantemente da fonti monopolizzate, diventano definizioni o dettati ipnotici. Per esempio, "libere" sono le istituzioni che operano (e sono adoperate) nei paesi del Mondo Libero; ogni altra forma trascendente di libertà equivale per definizione all'anarchia, o al comunismo, o è propaganda. "Socialistiche" sono tutte le interferenze nel campo dell'iniziativa privata che non sono compiute dalla stessa iniziativa privata (o in forza di contratti governativi), come l'assicurazione medica estesa a tutti e a tutti i tipi di malattia, o la protezione della natura dagli eccessi della speculazione, o l'istituzione di servizi pubblici che possono ledere il profitto privato. Questa logica totalitaria del fatto compiuto ha la sua controparte ad Oriente. Laggiù, la libertà è il modo di vita istituito dal regime comunista, e ogni altra forma trascendente di libertà è detta capitalistica, o revisionista, o appartiene al settarismo di sinistra. In ambedue i campi le idee non operative non sono riconosciute come forme di comportamento, sono sovversive (...)
È la "desubliminazione repressiva", che in realtà finisce col rafforzare il sistema, estendendo l'illusione di vivere in una società opulenta e tollerante. La libertà sessuale e di costumi offerta dal sistema, come la pornografia ad esempio, secondo Marcuse è solo un surrogato della libertà dell'eros, piuttosto è uno strumento per ottenere consenso, mercificando il sesso e riducendo la persona ad oggetto. Pornografia e libertinismo sono secondo Marcuse una offesa umiliante alla dignità degli individui, sfruttati per il commercio e l'esibizione: è la miserabile realtà della prostituzione, il commercio del proprio corpo, le proprie forme ridotte a merci. L'uomo a una sola dimensione è l'individuo-massa prodotto dalla società dello spettacolo di massa, per cui, al di fuori del sistema, non vi sono altri possibili modi di essere. Vi è solo "una confortevole, levigata, ragionevole, democratica, non libertà". IL DELITTO PERFETTO Jean Baudrillard distingue tra società premoderne, organizzate attorno allo scambio simbolico, moderne, organizzate attorno alla produzione, e postmoderne, organizzate attorno alla "simulazione", termine con il quale egli designa la realtà virtuale dei mass-media e dei computer. Nel teorizzare la rottura epocale tra società moderne e postmoderne, dichiarò la "fine dell’economia politica" e di un’era in cui la produzione era stata la forma organizzatrice della società. (...) La fine del lavoro. La fine della produzione. La fine dell’economia politica. La fine della dialettica significante/significato che facilita l’accumulo di conoscenza e di significato, del sintagma lineare del discorso cumulativo. E, nello stesso tempo, la fine dello scambio valore/uso che è la sola cosa che rende possibili l’accumulo e la produzione sociale. La fine della dimensione lineare del discorso. La fine della dimensione lineare dei beni. La fine dell’era classica del segno. La fine dell’era della produzione (...). Per Baudrillard, siamo in una nuova era di simulazione in cui la riproduzione sociale (l’elaborazione delle informazioni, la comunicazione e via dicendo) sostituisce la produzione in quanto forma organizzatrice della società. In questa epoca, il lavoro non è più una forza di produzione, ma è esso stesso un “segno tra i tanti”. L’economia politica non è più la base, il determinante sociale, o addirittura la "realtà" strutturale in cui altri fenomeni possono essere interpretati e spiegati. Piuttosto, le persone vivono in una "iperrealtà" di simulazioni in cui le immagini e l’attività dei segni sostituiscono i concetti di produzione e di conflitto di classe. Il capitale e l’economia politica scompaiono dalla prospettiva di Baudrillard: segni e codici proliferano e si riproducono in cicli senza fine. La "semiurgia" prende il posto della produzione.
Mentre le società moderne erano organizzate attorno alla produzione e al consumo di beni, le società postmoderne sono organizzate attorno alla simulazione e all’attività di immagini e segni, modelli e simboli, che sono le forme organizzatrici del nuovo ordine sociale. Nella società della simulazione, le identità sono costruite tramite la mediazioneappropriazione di immagini, codici e modelli che determinano come gli individui si percepiscono e si relazionano ad altre persone. L’economia, la politica, la vita sociale e la cultura sono tutte governate dal modo di simulazione, che tramite i propri codici e modelli determina come i beni siano consumati e usati, come sia spiegata la politica, come la cultura sia prodotta e consumata, e come la vita quotidiana sia vissuta. Se le società moderne erano caratterizzate dalla differenziazione, la società postmoderna è caratterizzate dalla de-differenziazione, dal collasso delle distinzioni, o dall’implosione, dalla dissoluzione delle identità (globalizzazione). Nella società della simulazione descritta da Baudrillard, i campi dell’economia, della politica, della cultura, della sessualità e del sociale implodono tutti quanti l’uno dentro l’altro. In questa miscela implosiva, l’economia è plasmata dalla cultura, dalla politica e da altre sfere; invece l’arte, un tempo una sfera di potenziale differenza e opposizione, è assorbita nell’ambito economico e politico, mentre la sessualità è ovunque. In questa situazione, le differenze tra gli individui e i gruppi implodono in una rapida e mutevole dissoluzione del sociale. L'universo postmoderno è un universo di iperrealtà in cui l’intrattenimento, l’informazione e le tecnologie comunicative forniscono esperienze più intense e coinvolgenti delle scene banali della vita di tutti i giorni, così come forniscono dei codici e dei modelli che strutturano la vita quotidiana. Il reame dell’iperreale (ad es. le simulazioni mediatiche della realtà, Disneyland e i parchi dei divertimenti, i centri commerciali e altre escursioni in mondi ideali) è più reale del reale e attraverso di esso, i modelli, le immagini e i codici dell’iperreale controllano il pensiero e il comportamento. In questo mondo postmoderno, gli individui fuggono dal “deserto del reale” per provare l'estasi dell’iperrealtà, il nuovo regno creato dai computer, dai mass-media e dell’esperienza iper-tecnologica. "Estasi della comunicazione” significa che il soggetto è vicino alle immagini istantanee e all’informazione, in un mondo sovraesposto e trasparente. In questa situazione, il soggetto “diventa un mero schermo, una semplice superficie che assorbe e riassorbe le reti influenti”. La società postmoderna crea una situazione in cui i soggetti perdono il contatto con il reale, si frammentano e si dissolvono. Questa situazione preannuncia la fine della dialettica soggetto-oggetto in cui il soggetto rappresentava e controllava l’oggetto (cioè la natura, le altre persone, le idee e così via). Il soggetto si confonde con l'oggetto, così come la figura con lo sfondo. (...) The hyperreal represents a much more advanced stage insofar as it manages to efface even this contradiction between the real and the imaginary. Unreality no longer
resides in the dream or fantasy, or in the beyond, but in the real's hallucinatory resemblance to itself (...). La coscienza drogata e mesmerizzata (alcune tra le metafore di Baudrillard), satura dei media, è in uno stato tale di adorazione dell’immagine che il concetto del significato stesso (che dipende da limiti stabili, strutture fisse, consenso condiviso) si dissolve. il referente, ciò che sta oltre e al di fuori, assieme a ciò che sta in profondità, che costituisce l’essenza e la realtà, sparisce, causando la dissoluzione anche di ogni potenziale opposizione. Nella misura in cui le simulazioni proliferano, esse finiscono col riferirsi solo a se stesse: una fiera di specchi che riflettono immagini proiettate da altri specchi sullo schermo onnipresente, del computer e della coscienza, che a sua volta rinvia l’immagine verso altre immagini prodotte da specchi simulatori. Imprigionate nell’universo delle simulazioni, le ‘masse’ sono “immerse in un bagno mediatico” saturo di messaggi o di significati "La catastrofe è avvenuta”. La catastrofe della modernità è l’eruzione della postmodernità prodotta dall’esplosione tecnologica, e l'implosione delle masse, alla ricerca di un’immagine e non più di un significato. Esse implodono in una “maggioranza silente”, che rappresenta “la fine del sociale”. La teoria sociale perde il suo stesso obiettivo nel momento in cui i significati, le classi e le differenze implodono in un caos indistinto di nondifferenziazione, nel momento in cui gli individui scompaiono nei mondi simulati della realtà virtuale tecnologica. Baudrillard definisce questo processo "un delitto perfetto", precisando che "nel delitto perfetto, è la perfezione ad essere criminale. Perfezionare il mondo significa finirlo, compierlo e dunque trovargli una soluzione finale". "L’alienazione ha cambiato senso radicalizzandosi: non è più l’estraneità a se stessi, bensì la privazione della stessa estraneità, l’assenza di un aldilà da sé, la scomparsa del segreto in cui un tempo ci si poteva rifugiare, la dissipazione dell’incognito e dell’imprevisto. Si è passati dall’Altro al Medesimo, dall’alienazione all’identificazione. Questo individuo invisibile è l’utopia realizzata del soggetto: il soggetto perfetto, il soggetto senza altro. Senza l’alterità interiore, esso è votato a un’identità senza fine". L'UOMO MERCE Un altro "uomo nuovo", l' "uomo-merce", ecco quello che il mercato sta fabbricando sotto i nostri occhi. Distruggendo ogni forma di legge in grado di porre un freno alla merce, la deregulation neoliberista produce effetti in tutti i campi, non soltanto in quello economico. La stessa psiche umana è disturbata, sconvolta: si moltiplicano le depressioni, i disturbi dell'identità, di genere, i suicidi e le perversioni. Al mercato non interessa più l'essere umano in quanto tale, invocando la clonazione e la manipolazione genetica, esso esige ormai la trasformazione biologica dell'umanità.
In "L'Art de Réduire les Têtes" ("Sur la Nouvelle Servitude de l'Homme Libéré à l'Ere du Capitalisme Total", Denoël, Parigi, 2003), Dany-Robert Dufour aveva già messo in evidenza la profonda riconfigurazione psichica a opera del Dio mercato, un Moloch che a scapito di qualsiasi considerazione (morale, etica, trascendente, trascendentale, culturale, ambientale, ecc....) esige soltanto la libera circolazione delle merci nel mondo. Questo capitalismo smantella ogni valore simbolico, a esclusivo vantaggio del valore puramente monetario delle merci. Al di fuori dei prodotti da scambiare, del loro puro e semplice valore mercantile, non resta più nulla di simbolico. (...) La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali (...) Il continuo rivoluzionamento della produzione, l'ininterrotto scuotimento di tutte le istituzioni sociali, l'incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l'epoca dei borghesi fra tutte le epoche precedenti (...) Si dissolvono tutti i rapporti stabili e irrigiditi, con il loro seguito di idee e concetti antichi e venerandi, e tutte le idee e i concetti nuovi invecchiano prima di potersi fissare. Si volatilizza tutto ciò che vi era di corporativo e di stabile, è profanata ogni cosa sacra e gli uomini sono finalmente costretti a considerare con occhio disincantato la propria posizione e i propri reciproci rapporti (...). (Karl Marx e Friederich Engels, Manifesto del Partito Comunista, Einaudi, 1962) Questa capacità di trasformare i rapporti sociali giunge oggi al suo culmine con l' "anarcocapitalismo" o "anarco-liberismo". Ciò che entusiasma è l'aspetto "libertario", "giovanile" e "in" di questa nuova forma, e della conseguente evoluzione dei costumi, tanto a destra che a sinistra che al centro, al punto che nessuno osa mettere in discussione il nuovo Dio Libero Mercato. La riconfigurazione mentale prelude ad una nuova e profonda ridefinizione dell'umano. Il libero mercato comporta la fine di ogni forma di valore trascendentale o morale, a vantaggio esclusivo della logica mercantile. Tutto si riduce ad dover essere consumato. Persino l'uomo stesso. "Agli antichi schiavi si sostituiscono uomini ridotti allo stato di "prodotti" (...) consumabili né più né meno degli altri" (Jacques Lacan, “L'Envers de la Psychanalyse”, Seuil, Parigi, 1991). L'anarco-capitalismo funziona talmente bene che ha quasi consumato tutto: le risorse, la natura, tutto - compresi gli individui che lavorano al suo servizio. (Pubblicato su Ecplanet 22-02-2006) L'uomo modificato dal neoliberismo Dalla riduzione delle teste all'alterazione dei corpi Dany-Robert Dufour Le Monde Diplomatique aprile 2005 One-Dimensional Man - Wikipedia Anarco-capitalismo - Wikipedia HOMMAGE A JEAN BEAUDRILLARD TRANS VISIONS *
Cos’avrà pensato il fotografo Chris Dorley-Brown davanti al risultato finale del suo progetto, “Haverhill2000”? Seduto di fronte allo schermo del computer, in un caos di cavi, scanner e negativi, avrà aspettato che il programma di morphing finisse di elaborare l’ultima immagine. E infine se la sarà trovata a tutto schermo, una bella faccia serena, asessuata e senza età, ottenuta incrociando le foto di duemila abitanti della cittadina inglese di Haverhill, maschi, femmine, giovani, vecchi, di più razze. Dorley-Brown sapeva che il suo intento non era solo quello di "stabilire un archivio consultabile e permanente della cittadinanza", ma anche di "costruire una popolazione virtuale". O meglio, un essere virtuale, virtualmente perfetto, sorprendentemente scaturito dall’incrocio di tante umane imperfezioni. Biotecnologia, scienze cognitive, nanotecnologia e informatica presentano all’uomo un dilemma: quelli che oggi sono strumenti di cura, non potrebbero un domani servire a potenziare i corpi sani? Negli USA, dove già tentativi in questo senso sono in atto, esperti di bioetica e tecno-visionari sono scesi in campo. In discussione ci sono definizioni di identità, uguaglianza, moralità, sicurezza, ma soprattutto, il concetto stesso di umanità. "Garanzia: ventiquattresimo paio aggiuntivo di cromosomi. I corpi abusati verranno sostituiti a spese dell’interessato. Ci riserviamo il diritto di cambiarli con un modello di seconda mano (...) Ci piace considerarlo un incrocio tra Frank Lloyd Wright e Le Corbusier". Si chiama “Primo Posthuman 2005”, è un prototipo postumano creato dall’artista concettuale Natasha Vita-More. Un postumano è "un individuo le cui caratteristiche di base sono così superiori a quelle di noi umani, da non essere più considerato umano secondo gli standard attuali" (definizione della World Transhumanist Association). Un individuo "con capacità intellettuali superiori, resistente alle malattie e all’età, che ha il controllo del proprio stato psico-emotivo, superiormente predisposto al piacere, all’amore, all’apprezzamento artistico, in grado di sperimentare stati di consapevolezza a noi sconosciuti". Da non confondere con il "transumano", stadio di transizione intermedio, mentre è "transumanista" chi sostiene la ricerca in questo senso. «Il mio Primo sarà rivestito da un polimero di nanoparticelle, una sorta di pelle morbida e resistente allo stesso tempo. Le strutture interne saranno di gomma e di nanomateriali porosi. Avrà un metacervello con memoria e sensi avanzatissimi. Il sangue? E chi dice che ce ne sarà bisogno?». L’aspetto sarà umano e si potrà personalizzare. Costerà un
milione di dollari, forse più. Come i viaggi spaziali, si svaluterà nel tempo. Vita-More parla al futuro: la sua creatura, per ora, è disponibile solo come prototipo grafico: «Ho il design e chi potrebbe realizzare le singole parti: aspetto che la tecnologia si metta alla pari!». A “TransVision2005”, svoltosi a Caracas il luglio scorso, VitaMore e altri transumanisti si sono riuniti per fare il punto della situazione. James Hughes, docente di Politica sanitaria al Trinity College di Hartford e direttore esecutivo della World Transhumanist Association, che ha organizzato il summit, ha dichiarato: «È chiaro che i progressi maggiori arrivano laddove c’è convergenza di specialità diverse. Per esempio, il traguardo più vicino pare quello del potenziamento genetico, una variante della terapia genica in cui il pezzetto di Dna da inserire sarà veicolato da vettori microscopici, presi in prestito dalla nanotecnologia. Inizialmente sarà uno strumento terapeutico, ma poi la linea tra terapia e potenziamento sfumerà. Il primo impiego non clinico mirerà a rallentare l’invecchiamento». Dalla nanotecnologia vengono anche altri gadget per la salute: Robert A. Freitas Jr. dell’Institute for molecular manufacturing di Los Altos, California, autore di numerosi volumi sulla nanomedicina, spiega che «le nanoparticelle vengono già impiegate in diagnostica e sono molto vicine all’applicazione in terapia, sotto forma di "vernici" biologiche (fluidi "spalmabili" con proprietà di biocompatibilità e bioattività, ndr) o farmaci». Tra 10-20 anni (20-30 perché i costi permettano un impiego anche al di fuori dei corridoi ospedalieri) sarà il turno dei nanorobot: costruiti in robustissimo diamante o zaffiro, conterranno un computer di bordo, un sistema di comunicazione, uno di alimentazione, accessori per manipolare l’ambiente esterno. «Io, per esempio, sto studiando respirociti, clottociti e microbivori, versioni artificiali e assai più efficienti di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi. Mi interessano anche i microchirurghi, che potranno intervenire a livello di cellula; e con il collega Chris Phoenix stiamo progettando un "vasculoide", pellicola di nanoparticelle da "spalmare" sull’interno dei vasi: sostituirà il sangue». La cura per l’invecchiamento biologico, Freitas la data al 2030. Per migliorare le facoltà intellettive e sintonizzare meglio l’emotività, invece, ci sarà meno da aspettare. Spiega Hughes: «Per il trattamento della depressione, la Food and Drug Administration ha appena approvato un pacemaker del nervo vago, originariamente usato per l’epilessia. E c’è l’impianto cocleare, per i difetti dell’udito: Giappone e Svezia in particolare sono le culle della protesica (progettazione e realizzazione di protesi) e della cibernetica. E ancora, i farmaci attivi sul sistema nervoso centrale: prendiamo il modafinil, in commercio qui col nome di Provigil. La FDA l’ha approvato anni fa per la narcolessia, ma già ora è il rimedio ufficioso degli insonni, la loro nuova tazza di caffè», per stare svegli di giorno, in modo da riposare meglio la notte. Zach Lynch, direttore della società californiana NeuroInsights, è una sorta di meteorologo della neuroscienza. Tra le altre cose, consiglia i venture capitalist (investitore di capitale a rischio) che vogliono mettere soldi nel settore. «La neurotecnologia va divisa in diagnostica, prostetica e farmaceutica. È un mercato da 80 miliardi di dollari, con alcuni cavalli vincenti su cui puntare, come i cogniceutici, impiegati tra l’altro contro morbo di Alzheimer e disturbo da deficit di attenzione». Per quest’ultimo già si usa massicciamente il Ritalin: non è un segreto che il 15-20% degli studenti di college se lo procuri per aiutarsi
nello studio. Esiste già una variante con minori effetti collaterali, il Fovalin. Mentre una compagnia della Bay area è in fase avanzata della sperimentazione di un composto capace di stimolare l’apprendimento nei topi. Lynch è pronto a scommettere anche sulla neuroinformatica. Per esempio, «sull’uso combinato di immagini di risonanza magnetica e chip al Dna, che permetteranno di correlare la struttura anatomica dell’encefalo e le istruzioni per il suo assemblaggio, contenute nei cromosomi». I transumanisti parlano tranquillamente di «modificare la sede del pensiero, delle emozioni, delle sensazioni". Il rischio è uno spostamento della percezione e l’alterazione delle relazioni sociali, con ripercussioni nel campo del lavoro, della politica. Lo scenario peggiore? L’avvento di nuove malattie nervose, la "neuroguerriglia" (alcune delle tecniche di neuro-potenziamento sono in sperimentazione nell’esercito americano), la castrazione delle libertà civili: chi impedirà a un datore di lavoro di impiegare la Tac ai colloqui? O ai funzionari aeroportuali di analizzare le onde cerebrali, per captare eventuali segnali di attività sovversiva? Ma soprattutto, come la mettiamo con il vantaggio intellettuale degli individui neuro-potenziati? Vi sono molti dubbi che investono il fenomeno transumanista. Nel massiccio vademecum "Beyond Therapy: Biotechnology and the Pursuit of Happiness" del 2003, il PCB, Comitato di Bioetica insediato dal presidente George W. Bush, ha preso di mira i pericoli dell’impiego di questa "supermedicina". Leon Kass, presidente del comitato, ha messo in guardia da quella che definisce una «deformazione delle attività umane». Un portavoce del PCB ha chiarito che «il Council non ha diramato raccomandazioni in materia; piuttosto, incoraggia il cittadino a considerare ciascuna tecnologia proposta con un occhio attento ai valori e agli ideali in gioco. Un approccio oggettivo permetterà di godere dei frutti della biotecnologia evitando, allo stesso tempo, le tentazioni più pericolose». Hughes non condivide le paure del PCB. Chiama in causa Francis Fukuyama, docente di Politica economica internazionale alla Johns Hopkins University, consigliere del PCB e autore del libro "Our Posthuman Future" ("L'Uomo Oltre l’Uomo", Mondadori 2002): «È convinto che la nostra umanità sia definita da un qualche fattore X; e che, facendo a modo nostro, ce ne allontaneremo. Ma perché, potendolo fare, non dovremmo lottare per vivere di più, per diminuire i disagi degli anziani e i costi sanitari, per sentire meglio e pensare più lucidamente?». Hughes nota che, da secoli, l’uomo si "potenzia": la scrittura stessa ne è un esempio, visto che rappresenta un’estensione del nostro cervello. Ora sembra innocua, ma anch’essa ha avuto i suoi effetti collaterali: per esempio la scomparsa della tradizione orale. «Va valutato il rapporto rischi-benefici. Non mi preoccupa che le nuove tecnologie diventino un lusso dei facoltosi: come nel caso di televisione o telefono, aumentando la diffusione crolleranno i prezzi. Mi preoccupa piuttosto che non siano sicure. E soprattutto, mi angustia una domanda: come inquadreremo la classe dei superuomini?».
Domande cui, citando l’onesto Lynch, «ancora non si può dare risposta». (Pubblicato su Ecplanet 08-03-2006) Sarò cyborg di Laura Lazzaroni (dall'inserto La Repubblica delle Donne di sabato 26 febbraio 2005) Radical body design "Primo Posthuman" Beyond Therapy: Biotechnology and the Pursuit of Happiness Modafinil - Wikipedia Nanomedicina - Wikipedia The Future of Neurotechnology Technology Review 21 maggio 2006 "Siamo alla vigilia di nuove scoperte scientifiche che per la loro stessa essenza aboliranno l'umanità in quanto tale" (Francis Fukuyama, Le Monde, 17 giugno 1999). Nel corso degli ultimi decenni è nato un movimento per la totale emancipazione del mondo progredito. Sono i postumanisti, o transumanisti, o estropici, adoratori delle nuove tecnologie, tramite cui vogliono niente di meno che liberare la razza umana dai propri limiti biologici, dai propri limiti naturali, per portare la specie ad uno stadio successivo. Secondo i transumanisti, l'umanità è pronta alla prossima mutazione: ad usare la biotecnologia per diventare più forte, più intelligente, più longeva, perfino immortale. Il tecno-positvismo portato all'estremo dai transumanisti è già parte dei programmi di ricerca più avanzati della biomedicina contemporanea: manipolazione genetica, clonazione, ibernazione, chirurgia estetica e protesica, nanotecnologia. Il progetto postumano, di fatto, è stato già avviato. Siamo già oltre il punto di non-ritorno. Ciò di cui questi neo-prometeici, neo-faustiani, neo-Frankenstein, paladini della tecnoscienza e del progresso, non sembrano rendersi conto, sono gli spaventosi "effetti collaterali" che questo terremoto culturale sta provocando: un'onda anomala di violenza irrazionale che travolge la società distruggendo le sue stesse fondamenta. Se aggiungiamo il fatto che, essenzialmente, il movimento transumanista appartiene alla nuova borghesia, che taglia fuori i cittadini dei Paesi più poveri del mondo, per i quali le
meraviglie delle nuove tecnologie rimarranno una chimera, si preannuncia un nuovo razzismo eugenetico che minaccia di lasciare indietro gli esseri limitati, mortali, naturali, prefigurando una società dell'avvenire che in fondo già conosciamo, tramite la fantascienza distopica. Ora, però, dobbiamo fare i conti con la "fantarealtà", che è ancora peggio. TRANSUMANO (TROPPO TRANSUMANO) T.S. Eliot descrisse in "The Cocktail Party" i rischi del viaggio umano verso l'illuminazione descrivendolo come "un processo in cui l'umano sarà transumanizzato". "Io credo nel transumanesimo: quando saremo in numeri sufficienti ad affermare ciò con convinzione, la specie umana sarà sulla soglia di nuovo genere di esistenza, tanto diverso dal nostro quanto il nostro è diverso da quello dell'Uomo di Pechino. È allora che vedremo la cosciente realizzazione del nostro reale destino". Il movimento chiamato "transumanesimo" comincia a prendere corpo grazie al libro di Julian Huxley del 1956, "New Bottles For New Wine", contenente il saggio dal titolo "Transhumanism" che invitava il genere umano a migliorare le propri condizioni di vita attraverso la scienza e la modificazione della realtà circostante. Si alludeva già ad una nuova specie post-umana in divenire. Tra i pionieri del transumanesimo, Joseph Fletcher, considerato un fondatore della bioetica, ha sostenuto l'idea di utilizzare la genetica e altre scienze in via di sviluppo per migliorare, e non solo curare, la condizione umana. Nel suo libro del 1974, "The Ethics of Genetic Control: Ending Reproductive Roulette" ("L'etica del controllo genetico: la fine della roulette riproduttiva") chiese di dare ai genitori il controllo sulle caratteristiche genetiche dei propri figli: essi (o lo stato) dovrebbero utilizzare al massimo le possibilità offerte dalla scienza per dirigere la propria riproduzione ed evoluzione, piuttosto che affidarsi al caso. Egli suggerì anche la possibilità di creare esseri paraumani, geneticamente modificati e basati su genoma umano e di animali, a cui potessero essere affidati lavori pericolosi, da produrre secondo le specifiche necessità di una data impresa. Suggeriva che la scienza e la tecnologia potessero rendere la vita umana migliore e che gli esseri umani debbano ricercare questi miglioramenti. Idee simili riguardo l'umanità e la sua evoluzione sono state esplorate da Julian Huxley nei suoi scritti sull'umanesimo evoluzionario "Evolution: The Modern Synthesis" - del 1942, e da Teilhard de Chardin, in "The Future of Man" del 1959. Abraham Maslow ha fatto riferimento al transumanesimo in "Toward a Psychology of Being", del 1968, Robert Ettinger in "Man into Superman", del 1972. Nel Dizionario Enciclopedico del Reader’s Digest, "transumano" è definito come "sorpassante; trascendente; oltre". Nel Nuovo Dizionario Universale Webster, come "superumano"; mentre "transumanizzare" come "elevare o trasformare in qualcosa oltre
l'umano". Oggi si tende diffusamente a intendere il termine come una transizione evolutiva dalla biologia umana tradizionale verso una nuova forma di biologia fusa con la tecnologia. "Il Transumanesimo è una classe di filosofie che cercano di guidarci verso una condizione postumana. Il Transumanesimo condivide molti elementi con l'Umanesimo, inclusi il rispetto per la ragione e le scienze, l'impegno per il progresso ed il dare valore all'esistenza umana (o transumana) in questa vita. […] Il Transumanesimo differisce dall'Umanesimo nel riconoscere ed anticipare i radicali cambiamenti e alterazioni sia nella natura che nelle possibilità delle nostre vite, che saranno il risultato del progresso nelle varie scienze e tecnologie[…]". Max More, fondatore dell'Extropy Institute, è stato il primo a definire il termine anche come filosfia nel 1990. Mentre Huxley immaginava un'umanità che trascende i propri limiti, Max More vede più una effettiva trasformazione dell'essere umano in post-umano. Sono state suggerite anche altre definizioni come quella di Anders Sandberg - "Il Transumanesimo è la filosofia che afferma che noi possiamo e dobbiamo svilupparci a livelli , fisicamente, mentalmente e socialmente superiori, utilizzando metodi razionali" - o quella di Robin Hanson: "Il Transumanesimo è l'idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti 'umani'". Il Transumanesimo dunque aspira al miglioramento della condizione umana attraverso le nuove tecnologie, come l'ingegneria genetica, la bionica, la crionica, la clonazione, la nanotecnologia, gli usi avanzati dei computer e delle comunicazioni, puntando ad arrestare l'invecchiamento e potenziare le capacità psico-fisiche dell'uomo. Seguendo una tradizione politica, morale e filosofica risalente al XIX secolo, influenzata dall'Illuminismo e dal Positivismo, il Transumanesimo si pone come obiettivo l'utilizzazione della scienza come mezzo per migliorare tutta l'umanità, ponendo l'essere umano al "centro" dell'universo, e sostenendo che non esistono forze sovrannaturali che guidino l'umanità, solo razionalità, scienza e tecnologia, tendendo ad escludere tutto ciò che è metafisica, compreso Dio. Il "perfezionismo" dei transumanisti è il loro unico imperativo etico, volto ad approdare ad uno stadio post-darwinista in cui gli esseri umani potranno controllare l'evoluzione sostituendo alle mutazioni casuali la propria morale ultra-razionale. L'obiettivo dichiarato del transumanismo è la costruzione di un "oltre-uomo" tecnologico, in grado di superare le limitazioni naturali, biologiche, che in qualche modo si sostituisce a Dio. Riguardo la spiritualità, essa è considerata in termini prettamente scientifici. Alcuni transumanisti sono convinti che la futura comprensione della "neuroteologia" (la riduzione della religione a neurofisiologia, ndr) darà la possibilità agli umani di ottenere il controllo sugli stati di coscienza alterati, e quindi sulle esperienze spirituali, mentre i più materialisti rifiutano l'idea di anima, piuttosto parlano di coscienza, che equiparano ai software dei
computer, e credono alla possibilità di poterne trasferire il contenuto da una mente all'altra tramite interfacce neuro-informatiche. “Transhumanism” by Julian Huxley (1957) Joseph Fletcher - Wikipedia Neuroteologia TRANS-ART Ad accrescere la popolarità del movimento ci hanno pensato poi le "Arti Transumaniste", dedite all'esplorazione di nuove diavolerie elettroniche per implementare i sensi e svilluppare realtà alternative. Come teoria estetica, l'arte transumanista è stata introdotta nel 1982 (originariamente "TransArt") dal manifesto di Natasha Vita-More. Ma già nel 1980, il film "Breaking Away" si può dire avesse già sancito l'inizio del movimento trans-artistico: un cortometraggio in 8 mm realizzato da Don Yannacito dell'Independent Film Dept. della University of Colorado, su un'idea della stessa Vita-More, che cerca di tracciare un quadro della nuova arte come riflesso delle aspirazioni visionarie dei transumanisti. Rispetto ad altre arti futuristiche come la "space art", la "science fiction art" o la "hi-tech art", la "trans art" è arte prodotta da transumani. I Trans-Artisti si rifanno in parte al Futurismo e al Dadaismo. Al Futurismo, in quanto rinnegava la tradizione e glorificava il contemporaneo, enfatizzando la macchina (la tecnologia) e il movimento (la velocità), abbracciando la fusione di arte e scienza. Il Dadaismo, soprattutto per il suo fervore rivoluzionario, in quanto portatore di nuovi valori estetici e promotore di una radicale trasformazione dell'esistente. Anche se, mentre i dadaisti tendevano più all'irrazionale e al negativo, e i futuristi ebbero vita breve, i transumanisti sono razionali, esageratamente ottimisti e sono convinti di durare per sempre. Sicuramente devono molto anche alle riflessioni sull'auto-espressione e sulla mente artistica dell'Espressionismo Astratto e dell'Arte Concettuale, secondo cui "l'atto di pensare è già una forma d'arte". Della Performance Art ripropongono l'idea di forme d'arte aperte e comunicative. In questo filone si possono far rientrare gli artisti del corpo post-organico come Stelarc che sperimentano forme spettacolari di integrazione post-umana. Si tende a far rientrare tra i trans-artisti anche gente come Marvin Minsky, Timothy Leary, il video-artista Bill Viola, l'artista digitale Karl Sims, che non sono propriamente dei transumanisti. "The UpWing philosophy is a visionary new thrust beyond Right and Left-wing, beyond conservative and conventional radical. Beyond all our age-old philosophies and ideologies. We UpWingers want to facilitate the flow to the emerging post-industrial world. We also want to accelerate humanity’s thrust to the next stage in evolution. Specifically we
want to marshall humanity’s genius to overcome our supreme tragedies - aging and death. We want to help accelerate the colonization of our solar system and open up this infinite Universe of infinite space, infinite resources, infinite potentials. We want to speed up the thrust to post-industrial telespheres, such as teleduction and telemedicine which can instantly provide services to anyone anywhere. We want to help accelerate the surge to upcoming worlds of undreamed abundance. Clean, cheap, limitless energy. Limitless food. Limitless raw materials. We want to help spread the benefits of the Biological Revolution, the new genetics, the Brain Revolution giving each one of us control over our own bodies, our own minds, our own emotions. Allowing us biological freedoms never before possible..." L'attuale concetto di transumanesimo come transizione evolutiva fu espresso per la prima volta da FM-2030, alias F.M. Esfandiary, mentre predicava le sue visioni futuristiche durante il corso "New Concepts of the Human" tenuto alla New School for Social Research di New York City. Concetto poi sviluppato nella sua trilogia - "Up-Wingers", "Telespheres" e "Optimism One" - del 1973. I primi transumanisti si incontrarono formalmente all'inizio degli anni 1980 alla University of California di Los Angeles, che divenne il loro centro principale. Fu qui che FM-2030 (in precedenza "FM Esfandiary") insegnò l'ideologia futurista degli "Upwingers". John Spencer alla Space Tourism Society organizzò molti eventi transumani legati allo spazio. Natasha Vita-More (in precedenza Nancie Clark) esibì "Breaking Away" al EZTV Media, un luogo dove i transumanisti e altri futuristi potevano incontrarsi. FM, John e Natasha si incontrarono e presto iniziarono a tenere riunioni per i transumanisti di Los Angeles, che includevano gli studenti provenienti da FM-2030, spettatori delle produzioni artistiche di Natasha e la comunità spaziale ed astrofisica. Nel frattempo in Australia, Damien Broderick, autore di fantascienza, scrisse "The Judas Mandala". Nel 1982, Natasha scrisse Transhumanist Arts Manifesto ("Manifesto delle Arti Transumane") e più tardi produsse lo spettacolo televisivo via cavo "TransCentury UPdate", che ebbe oltre 100.000 spettatori. FM, successivamente, in "Are You A Transhuman?" (1989), definirà transumano come "la primitiva manifestazione di un nuovo essere evoluzionario". In questa ottica, possiamo annoverare tra i profeti del transumanesimo anche il noto mass-mediologo Marshall McLuhan, quando annuncia che: "la tecnologia produce simultaneamente un'esplosione dell'uomo e un'implosione del mondo: i mezzi di trasporto e di comunicazione estendono infatti il raggio di azione dei nostri sensi all'intero pianeta, riducendolo ad un villaggio". L'informatica e le biotecnologie stanno partecipando attivamente e congiuntamente a questa ridefinizione tecnologica dell'uomo e del mondo. La convergenza di scienze quali la cibernetica, la robotica, l'intelligenza artificiale, la telematica, l'ingegneria genetica, la nanotecnologia, nasconde un "Progetto" che per la sua portata,
promette o minaccia, a seconda dei punti di vista, il perseguimento della sintesi artificiale del corpo e della mente umani. Per l'evoluzione personale e l'autocreazione, i transumanisti tendono a utilizzare tecnologie e tecniche che migliorino le proprie condizioni fisiche e cognitive, e si impegnano in esercizi e stili di vita specificatamente progettati per aumentare la salute ed estendere la durata della vita (alcuni usano il neologismo "fyborg" che sta per "cyborg funzionale" - "functional cyborg" - per indicare l'individuo che incrementa le proprie capacità tramite mezzi tecnologici non innestati sul proprio organismo. In pratica, in un modo o nell'altro siamo tutti fyborg, chi più, chi meno, chi porta occhiali, chi usa un telefono, etc.). What marks the beginning of Transhumanist Arts? Transhumanism Art Manifesto Transhuman - Wikipedia Fyborg Siamo tutti dei Fyborg EXTROPY INSTITUTE Nel 1987, Max More si trasferì a Los Angeles dalla Università di Oxford in Inghilterra, dove aveva fondato la prima organizzazione crionica europea, conosciuta come Mizar Limited (più tardi Alcor-UK), per lavorare al suo Ph.D. in filosofia alla University of Southern California. More incontrò Tom Bell alla USC, e insieme svilupparono idee sul futuro. Nel 1988 fu pubblicato "Extropy: The Journal of Transhumanist Thought", che raccolse pensatori per scrivere di intelligenza artificiale, nanotecnologia, ingegneria genetica, life extension, mind uploading, robotica, esplorazione spaziale, e della politica ed economia del transumanesimo. I media alternativi iniziarono presto a recensire la rivista e questa attrasse l'interesse di pensatori con simili attitudini. Più tardi, More e Bell co-fondarono l'Extropy Institute, una organizzazione culturale nonprofit. "ExI" fu fondato come centro di informazione e di lavoro in rete per l'utilizzo delle conoscenze scientifiche disponibili insieme al pensiero critico e a quello creativo per definire un piccolo insieme di principi e valori che potessero aiutare a dare un senso alle nuove possibilità che si aprivano all'umanità. La mailing list dell'Extropy Institute fu lanciata nel 1991 e nel 1992 l'istituto iniziò ad organizzare le prime conferenze sul transumanismo, e i membri affiliati in tutto il mondo cominciarono ad organizzare gruppi transumanisti locali. Extro Conferences, incontri, feste, dibattiti online e documentari continuano a divulgare il transumanismo al pubblico. Internet divenne presto il terreno ideale per le persone interessate ad esplorare le nuove
tecnologie con siti web come Extropy Institute, Alcor Life Extension Foundation, Foresight Institute, Transhumanist Arts & Culture, and BetterHumans. Oggi altre organizzazioni che si sono unite all'Extropy Institute per far progredire le idee transumaniste, come la Alcor Life Extension Foundation, Foresight Institute, Transhumanist Arts & Culture, l'Immortality Institute, Aleph in Svezia, TransVision in Europa, la World Transhumanist Association, Singularity Institute for Artificial Intelligence, e numerose altre organizzazioni che si stanno sviluppando in questo momento. I PRINCIPI ESTROPICI "L'umanità mi sembra uno splendido inizio, ma non sarà certo la fine". (Freeman Dyson). Estropia: il livello di intelligenza, informazione, ordine, vitalità, auto-evoluzione di un sistema (l'opposto di entropia, il livello di caos e disordine). Estropici: coloro che perseguono l'incremento dell'estropia. Estropianesimo: la filosofia, transumanista, in continua evoluzione, dell'estropia L'Estropianesimo è una filosofia transumanista caratterizzata da una serie di principi riguardanti l'estropia, definiti per la prima volta da Max More in "The Principles of Extropy". L'Estropianesimo pone una forte enfasi sul pensiero razionale, nella promozione di una società aperta, e nell'ottimismo pratico. Estropia, coniata da T.O. Morrow nel Gennaio del 1988, è definita come l'insieme dell'intelligenza, dell'ordine funzionale, della vitalità, dell'energia, vita, esperienza, capacità e spinta al miglioramento e alla crescita di un sistema vivente o organizzativo. Estropia esprime una metafora, invece di essere un semplice termine tecnico, e quindi non significa semplicemente l'opposto di entropia. Secondo More, questi principi "non specificano un credo particolare, delle tecnologie o delle politiche". L'Estropianesimo sostiene una ottimistica visione del futuro, prevedendo considerevoli progressi della capacità computazionale, dell'aspettativa di vita, nella nanotecnologia e simili. Fieramente avversi al criticismo degli eco-luddisti, adorano il progresso tecnologico, da cui si aspettano solo cose buone ("we embrace the future") e si rifiutano di considerarne il potenziale entropico e catastrofico. Molti estropici credono nella eventuale realizzazione di una vita illimitata e nella resurrezione (per coloro preservati per mezzo della crionica) attraverso mezzi tecnologici. Gli "extropiani" si raccolgono in piccole comunità (nexus) che rifiutano i valori della società tradizionale e ogni autorità politica. Odiano i limiti che il corpo ("wetware") impone alle loro aspirazioni di immortalità e di trascendenza. Per rendere immortale il loro spirito si preparano a trasformarlo in software, in modo da poterlo trasferire nei corpi incorruttibili forgiati dalla tecno-scienza. In attesa che la carne possa così divenire logos, aspirano a prolungare indefinitamente la loro vita "terrestre" trasformandosi in cyborg.
I Principi Estropici descrivono una specifica versione del pensiero transumanista. I transumanisti sono per la ragione, il progresso e centrano i propri valori sul benessere materiale, piuttosto che su di una autorità religiosa esterna. I Principi Estropici non sono considerati verità o valori assoluti. I Principi codificano ed esprimono le attitudini di coloro che si descrivono come "estropici". Il pensiero estropico rappresenta una piattaforma filosofica da cui affrontare la condizione umana. La filosofia estropica rappresenta una visione del mondo ottimista e serena, in cerca di un continuo auto-miglioramento, basato su motivi scientifico-razionali: progresso continuo, la continua ricerca di maggiore intelligenza, saggezza, efficacia e longevità, nonché la rimozione dei limiti politici, culturali, biologici e psicologici alla realizzazione personale; il continuo superamento di ogni barriera al proprio progresso e alla realizzazione delle proprie potenzialità; l'espansione infinita dell'universo; auto-trasformazione, la continua crescita morale, intellettuale e fisica, attraverso razionalità, creatività, responsabilità e sperimentazione; la ricerca dell'accrescimento biologico e neurologico, insieme allo sviluppo psico-emotivo; ottimismo pratico, l'adozione di un ottimismo razionale, basato sull'azione, al posto della fede assoluta e del pessimismo della stagnazione; tecnologia intelligente, l'uso creativo di scienza e tecnologia per trascendere i limiti "naturali"; la tecnologia non fine a se stessa, ma come strumento efficace per il miglioramento della propria vita; società aperta, un ordine sociale che favorisca la libertà di parola, di azione e di sperimentazione, opposizione al controllo sociale autoritario, una società basata sulla decentralizzazione del potere, la contrattazione al posto dello scontro, lo scambio al posto della coercizione, l'apertura al miglioramento al posto di un'utopia statica; auto-governo, pensare indipendentemente, in libertà e consci della propria responsabilità individuale; pensiero razionale, mantenere un'adeguata apertura mentale verso le sfide alle proprie idee e pratiche, allo scopo di migliorarle, essere aperti alle critiche alle proprie idee, mantenendo apertura mentale verso idee nuove. Per gli estropici, nessun mistero è sacrosanto, non esiste nessun limite. Questo punto di vista è stato criticato aspramente dall'intellettuale anarchico Hakim Bey nello scritto "Primitive and Extropians" che accusa il movimento estropico di "fondamentalismo" nei confronti della tecno-scienza. Extropianism - Wikipedia Transhumanism's Extropy Institute SINGOLARITARIANISMO “Una conversazione centrata sul sempre accellerante progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli esseri umani, che dà l'apparenza dell'avvicinarsi di qualche fondamentale singolarità della storia della razza, oltre la quale, gli affanni degli esseri umani, come li conosciamo, non possono continuare" (Stanislaw Ulam, Maggio 1958, riferendosi ad una conversazione con John von Neumann).
Nel 1965, lo statistico I. J. Good descrisse un concetto anche più simile al significato contemporaneo di "singolarità", nel quale egli includeva l'avvento di una intelligenza superumana: (...) Diciamo che una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile. Dato il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro. Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare (...). "Information technology is the engine of the singularity; and at the same time its victim. Information systems used to be a derivative of physical systems. Now, physical systems are becoming the derivatives of digital systems, in a historic reversal of realities. A perfect storm in which digital technology and molecular technologies touch and change each other, and finally blend on the common grounds of evolutionary intelligence where the natural and the artificial are no longer separate categories. For evolution to embrace us, we now have to embrace evolution. We should follow the final wakeup call of our human knowledge, and crawl out of the biological mud of a Darwinian era that already fades in the mirror that is the past. Knowledge is human nature, and emotion marks its evolutionary past". Jan Amkreutz, "Digital Spirit; Minding the Future" (TransVision 2005) Hans Moravec, noto esperto di robotica (lavora alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh), è il teorico della possibilità di realizzare l’upload di personalità umane nei computer. Moravec è convinto che non esisteranno più sostanziali differenze fra umani e robot non appena questi ultimi avranno raggiunto una complessità tale da favorire l’emergenza di facoltà cognitive di livello superiore, come la possibilità di imparare e una qualche forma di autoconsapevolezza. A quel punto, nulla si opporrà all’integrazione fra hardware e wetware, e lo scambio di memoria e informazioni fra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale si ridurrà a un banale problema di "traduzione" fra codici informatici. Alexander Chislenko condivide la convinzione di Moravec in merito alla possibilità di ibridare l’intelligenza umana con quella artificiale, creando delle menti cyborg, ma immagina che ciò debba condurre alla destrutturazione delle personalità individuali, le quali verranno ridistribuite in identità sistemiche più ampie, contribuendo a un processo di "teogenesi" che darà vita a un’entità superintelligente coincidente con l’intero universo. I transumanisti abbrraciano il "singolaritarianismo", credenza basata sul raggiungimento, mediante il progresso tecnologico, di quella soglia di mutamento evolutivo definita col termine di “singolarità”: una soglia al di là della quale la velocità dell'evoluzione tecnologica diviene tale da sfuggire a qualsiasi comprensione e controllo umani.
Il termine, introdotto dallo scrittore di fantascienza Vernor Vinge all'inizio degli anni '90 e successivamente adottato da ricercatori e studiosi di tecnologia, viene associato ad un salto evolutivo verso una sorta di “superumanità” che usufruirà di menti capaci di interfacciarsi direttamente alle intelligenze artificiali, e di corpi cyborg tecnologicamente e geneticamente manipolati, superpotenziati e dotati di protesi sensoriali. Vinge cominciò a parlare sulla Singolarità negli anni '80, e raccolse i suoi pensieri nel primo articolo sull'argomento nel 1993, con il saggio "Technological Singularity". Da allora, questo è stato il soggetto di molte storie e scritti futuristici e di fantascienza. Il saggio di Vinge contiene l'affermazione spesso citata che "Entro trenta anni, avremo i mezzi tecnologici per creare una intelligenza superumana. Poco dopo, l'era degli esseri umani finirà". La singolarità di Vinge è comunemente ed erroneamente interpretata come l'affermazione che il progresso tecnologico crescerà all'infinito, come avviene in una singolarità matematica. In realtà, il termine è stato scelto come una metafora prendendolo dalla fisica e non dalla matematica: mentre uno si avvicina alla Singolarità, i modelli di previsione del futuro diventano meno affidabili, esattamente come i modelli della fisica vanno a pezzi mentre uno si avvicina ad una singolarità gravitazionale. La Singolarità è spesso vista come la fine della civilizzazione umana e la nascita di una nuova civiltà. Nel suo saggio, Vinge chiede perché l'era umana dovrebbe finire, e argomenta che gli umani saranno trasformati durante la Singolarità in una forma di intelligenza superiore. Dopo la creazione di una intelligenza superumana, secondo Vinge, la gente sarà, al suo confronto, una forma di vita inferiore. Tra i più noti singolaritarianisti vi è Ray Kurzweil, un transumanista di successo, autore di "The Age of Spiritual Machines", in cui delinea gli sviluppi della tecnologia e dell'umanità nelle prossime decadi ed in cui descrive come biologia e tecnologia siano in procinto di amalgamarsi con risultati sorprendenti ed inaspettati. Con il suo sito, KurzweilAI, l'autore ha poi proseguito il discorso intrapreso nel libro, questa volta in forma interattiva, delineando la crescita esponenziale dell'intelligenza biologica e di quella non-biologica e la loro fusione post-umana. "Una volta che l'intelligenza non biologica - ha affermato Kurzweil - raggiungerà l'ampiezza e la varietà dell'intelligenza umana, andrà necessariamente ben oltre a causa della continua accelerazione delle tecnologie basate sull'informazione, e della capacità delle macchine di condividere istantaneamente la conoscenza". Secondo Kurzweil, già nel 2010 i computer avranno mutato il loro aspetto e sarà cambiato il modo in cui ci rapportiamo ad essi. Secondo lo scienziato americano l'interfaccia sarà la retina, dove il computer con cui si sarà connessi potrà sparare le immagini richieste. Entro il 2020, un apparato informatico da mille dollari riuscirà ad emulare efficacemente la potenza dell'elaboratore umano. Andando ancora un po' più in là, in un contesto in cui il reverse engineering del cervello umano consentirà nuove applicazioni cerebrali dell'intelligenza artificiale, entro il 2029 Kurzweil immagina la presenza nel corpo umano di milioni di
nanorobot, tra loro connessi e naturalmente connessi a internet. "Questo - ha dichiarato porterà ad una espansione significativa dell'intelligenza umana". I più scettici e i catastrofisti - che si riconoscono nello scrittore Samuel Butler - prefigurano invece un salto involutivo dell'essere umano, destinato a soccombere in uno stato di schiavitù di fronte alla prossima generazione di ibridi cyborg intelligenti incomparabilmente più evoluti. Mind uploading - Wikipedia Hans Moravec - Wikipedia Technological singularity - Wikipedia TECHNOLOGICAL SINGULARITY by Vernor Vinge Accelerating change - Wikipedia The Law of Accelerating Returns Singularitarianism - Wikipedia (Pubblicato su Ecplanet 28-08-2006) L'UOMO OLTRE L'UOMO "Ogni uomo è libero di fare tutto ciò che non limita la libertà di altri. Il divenire cyborg è un progresso decisivo nell’evoluzione della specie, frutto della razionalità e non del caso" (Riccardo Campa, presidente dell’AIT, Associazione Italiana Transumanisti) In Italia, come in tutti i Paesi avanzati, sono in atto ricerche su robotica, intelligenza artificiale e biotecnologie e, nel contempo, dibattiti intercattedra, che coinvolgono filosofi e sociologi, sulle implicazioni etiche del divenire postumano. Per fare qualche esempio, il progetto "Babybot" dell’Università di Genova, ovvero il tentativo di costruire un umanoide in grado di apprendere e acquisire gradualmente una coscienza, è apprezzato a livello internazionale; La Sapienza di Roma ha organizzato il seminario "Il Postumano nelle Reti". Non pochi interventi dimostrano apertura verso le tematiche transumaniste. L’AIT sta cercando di creare una rete di crionicisti, per dare la possibilità di essere ibernati in sospensione crionica (ibernazione, per chi vuole preservare un cervello funzionante in attesa che la medicina progredisca, ndr). I nostri amici americani lo possono già potuto fare. AIT si batte per nuovi diritti individuali, che chiamano “diritti tecnologici”, appellandosi alla liberal-democrazia: "ogni uomo è libero di fare tutto ciò che non limita la libertà di altri".
In "Our Posthuman Future" (trad. it. "L’Uomo oltre l’Uomo Le Conseguenze della Rivoluzione Biotecnologica", Mondadori, Torino, 2002), Francis Fukuyama elabora la sua prospettiva sulle biotecnologie, imperniandola attorno al concetto di natura umana: “La natura umana esiste, è un concetto pregnante che ci ha fornito un elemento di continuità nella nostra evoluzione come specie. Insieme alla religione, rappresenta ciò che definisce i nostri valori fondanti. La natura umana attribuisce la forma e stabilisce i confini dei tipi possibili di regime politico, quindi una tecnologia abbastanza potente da rimodellare ciò che siamo può dar luogo a conseguenze perniciose per la democrazia liberale e per la stessa natura della politica… Negli ultimi cento o duecento anni, però, tra gli intellettuali e gli accademici di filosofia questo concetto è caduto in disgrazia”. Fukuyama allude al “pregiudizio contemporaneo contro il concetto di natura umana” e alla possibilità che le biotecnologie ce la facciano perdere: “Ma in che cosa consiste questa essenza umana che potremmo rischiare di perdere? Per un fedele potrebbe essere un dono divino, la scintilla con cui nascono tutti gli esseri umani. Da un punto di vista laico, invece, si potrebbe trattare di qualcosa che appartiene alla natura, cioè le sue caratteristiche tipiche condivise da tutti gli esseri umani in quanto tali. In fin dei conti questa è la posta in gioco nella rivoluzione biotecnologica”, e con essa la stessa base del senso morale umano. Secondo Fukuyama, la struttura genetica dell’uomo rappresenta non una forma che ci determina in un solo modo (determinatio ad unum), ma una forma che schiude un campo di possibilità, un ventaglio di linee aperte, e che verrà orientato e ulteriormente determinato dalla libera attività del soggetto. Il soggetto naturale non può essere ricondotto al determinismo genetico di chi sostiene che noi "siamo i nostri geni", gradino estremo di un processo riduzionistico che dapprima riduce l’essere a corpo, e successivamente il corpo al genoma. Il concetto di natura umana non-ontologico e non-universalistico, ma di tipo esclusivamente storico-culturale, è esposto al grave pericolo di poter lasciare ai potenti di turno il potere di stabilire cosa è la natura umana. Dopo aver procalmato nei suoi precedenti lavori la "fine della storia", e la "distruzione del mondo", Fukuyama proclama ora la "fine della politica". In particolare, si chiede in che modo si possa continuare a parlare di politica nei termini in cui fino ad oggi siamo stati avvezzi a fare, all'interno di un mondo che si pone nella condizione di abbandonare non solo teoricamente, ma anche praticamente, l'idea stessa di "una natura umana". Questo perché, come sostiene lo stesso autore nelle ultime pagine del libro: "finora la libertà politica ha significato il diritto di perseguire le finalità stabilite per noi dalla natura".
Che ne sarà, dunque, della società liberale, se l'uomo culturale e tecnologico si sostituirà a quello naturale? “Al contrario di coloro che divinizzano la natura, dichiarandola qualcosa di sacro e di intoccabile, i laici sanno che il confine fra quel che è naturale e quel che non lo è dipende dai valori e dalle decisioni degli uomini. Nulla è più culturale dell’idea di natura… i criteri per determinare ciò che è lecito e ciò che non lo è non possono in alcun modo derivare da una pretesa distinzione tra ciò che è naturale e ciò che naturale non sarebbe” (“Manifesto di bioetica laica”, Il Sole-24 ore, giugno 1996). Al di là dell’uso equivoco del termine “natura”, in questo testo si sottrae al concetto di natura ogni oggettività e normatività, sostenendo che essa sia totalmente culturale, e dipendente soltanto dalle scelte e dai valori degli uomini. Il problema del rapporto fra natura e cultura è dunque segato alla radice. Poiché la natura umana è in ipotesi, un costrutto culturale e storico, non esisterà nulla di naturale e nulla di innaturale, ma tutto sarà relativo, convenzionale e storico: secondo Fukuyama siamo dinanzi ad una forma esplicita di “nichilismo delle essenze”. In una intervista condotta da Gianni Riotta, pubblicata sul Corriere della Sera del 10 ottobre 2005, Fukuyama dichiarava: "Trovo ripugnante l'idea di considerare malleabile la natura umana, plasmandola al volere delle élites. Abbiamo imparato che l'ingegneria sociale provoca milioni di vittime e temo che lo stesso possa accadere per l'utopia di modificare il comportamento umano in laboratori (...) le ingegnerie di laboratorio rischiano di cambiare la carta dei diritti". Se siamo tutti uguali per la legge, ma alcuni di noi sono in grado di comprare per i figli al momento della nascita qualità formidabili, intelligenza, memoria, salute, in provetta, non cambierà la costituzione materiale? Fukuyama rifiuta l'idea di uomini e donne che migliorino in provetta il loro destino: «Per me un uomo migliorato in laboratorio è come un atleta dopato, andrebbe squalificato. E si immagina che succederebbe di un'umanità che fa la corsa all'altezza, tutti alti tre metri? Alle Olimpiadi vincerebbero non i migliori atleti, ma i migliori laboratori genetici. Guardi alla nostra società, e guardi soprattutto all'Italia. La vita media toccherà presto gli 80 anni, ma per tanti anziani che vita è? Li teniamo in case di riposo senza famiglia, soggetti a demenza senile, Alzheimer, perché abbiamo allungato la vita e non sappiamo battere questi morbi. E quando in Italia solo pochi tra di voi avranno famiglia che Paese sarà? Allora temo il distacco tra una scienza che va avanti e una società che rincorre, relegando all'infelicità e all'isolamento tanti di noi». Negli Stati Uniti questa frattura si colma di psicofarmaci, tanto diffusi da essere perfino prescritti nelle scuole medie, per controllare la vivacità degli scolari. Ora gli effetti collaterali di depressione e i casi di suicidio preoccupano, ma fino a poco tempo fa il Prozac sembrava un chewing gum: «La tentazione di controllare la natura umana è forte per via genetica e fortissima per via chimica. E investe i più giovani. Si dimentica che non tutto è innato, è inutile modificare il nostro codice genetico se poi non modifichiamo l'ambiente, la cultura, intorno a noi. Il destino di ogni individuo è segnato dalle sue caratteristiche personali, ma anche dalla società e dalla famiglia in cui cresce». CITIZEN CYBORG
Fukuyama ha parlato anche come consigliere di George Bush e membro del Comitato presidenziale di bioetica. Ha parlato, insomma, a nome di quanti si preoccupano di porre limiti alle applicazioni delle biotecnologie. E che vede schierati sulla trincea opposta i transumanisti: talebani delle biotecnologie, estremisti della manipolazione dell’umano. I quali ricambiano l’attacco dei «neoconservatori» americani («la cricca bioconservatrice» come la chiamano loro) accusandoli di oscurantismo. James Hughes, insegnante di politica sanitaria al Trinity College di Hartford, Connecticut, direttore esecutivo della World Transhumanist Association, ha dichiarato: "La cricca bioconservatrice di Bush avrà pochissima influenza sullo sviluppo delle tecnologie che migliorano la condizione umana. Tutti gli sforzi dei repubblicani in questo senso sono destinati al fallimento perché viziati da una contraddizione: non si può al tempo stesso essere ultraliberisti in economia e mettere vincoli alla ricerca scientifica e tecnologica. La vera opposizione, semmai, può venire dai fondamentalisti cristiani. Penso anche alla riflessione di un accademico vaticano, Manfred Lutz, dopo il recente ricovero del Papa: ha detto che 'nella malattia, nel dolore, nella vecchiaia, nella morte si può percepire la verità della vita in maniera più chiara'. Ebbene, questa è la visione del mondo che noi combattiamo". Hughes ha da poco pubblicato anche un libro - "Citizen Cyborg perché le società democratiche devono rispondere alla futura riprogettazione dell'essere umano" in cui traccia le linee guida per la penetrazione del transumanesimo nell'agenda politica dei paesi occidentali. Scartati i due estremi del "bio-luddismo" e del "transumanesimo libertario" (Extropy), Hughes indica la via del "transumanesimo democratico": "L'approccio democratico al transumanesimo - scrive Hughes - sostiene che per realizzare il miglior futuro postumano possibile, dovremo fare in modo che le tecnologie necessarie siano sicure e a disposizione di tutti". Solo così riusciremo a conciliare il sistema democratico con il diritto individuale alla "libertà morfologica" e al pieno controllo del proprio corpo. Come dice Nick Bostrom, il fondatore della World Transhumanist Association, la Casa Bianca dovrebbe preoccuparsi piuttosto di «aumentare i fondi per la ricerca mirata all’estensione della durata della vita e allo sviluppo di strategie terapeutiche e tecnologiche mirate a migliorare la memoria, la capacità di concentrazione e le altre capacità umane». I transumanisti non hanno dubbi di rappresentare il progresso: chiamano i loro nemici «bioluddisti», cioè persone che vogliono sabotare la ricerca tecnologica così come i luddisti della rivoluzione industriale sabotavano le macchine. A chi li accusa di andare contro la natura, i transumanisti replicano che è esattamente quello che vogliono fare: «Interferire con la natura non è qualcosa di cui vergognarsi. Non esiste ragione etica per cui non dovremmo interferire con la natura per migliorarla».
Come dice Riccardo Campa, «non è natura solo un prato in fiore. Natura è anche malattia, invecchiamento, morte. Noi ci impegniamo per contrastare questi aspetti della natura. Del resto, anche il cardiopatico con un bypass è transumano». C'è chi, come Jürgen Habermas - "Il Futuro della Natura Umana" - fa notare che la questione si iscrive pienamente nel campo della biopolitica: come ha notato Foucault infatti, al vecchio potere di vita e di morte del sovrano sui suoi sudditi si sostituisce oggi il potere di "lasciar vivere o di respingere nella morte". Oggetti del potere divengono dunque la nascita e la morte, la riproduzione e la malattia, e tutto ciò che ha a che fare con le modalità biologiche dell'esistenza individuale nella società. Habermas la chiama "eugenetica liberale", quella del nostro presente biotecnologico. Come ha notato N. Agar, "mentre la vecchia genetica autoritaria cercava di modellare i cittadini a partire da un unico stampo centralizzato, la caratteristica rilevante della nuova genetica liberale è la neutralità dello stato. Una volta messi a conoscenza dell’intero ventaglio delle terapie genetiche, i genitori del futuro potranno far riferimento ai loro valori per scegliere quali migliorie dare ai loro bambini". Il rischio, avverte Habermas, è quello di un "imprigionamento" dell’umanità futura da parte dell’umanità presente. A Dim View of a 'Posthuman Future' New York Times 02 aprile 2002 MANIFESTO DI BIOETICA LAICA Il Sole24Ore 9 giugno 1996 Biotecnologie, la fine dell'Uomo Corriere della Sera 10 febbraio 2005 «No a ingegneria genetica come a fascismo e comunismo» Corriere della Sera 10 ottobre 2005 Citizen Cyborg - Wikipedia (Pubblicato su Ecplanet 26-12-2006) “Nel gioco della vita e dell'evoluzione ci sono tre giocatori: gli esseri umani, la natura, e le macchine. Sono fermamente dalla parte della natura. Ma la natura, sospetto, è dalla parte delle macchine” (George Dyson, “L'Evoluzione delle Macchine. Da Darwin all'Intelligenza Globale”, Milano, Cortina, 2000). L'appellativo “Post-Human” è stato coniato nel 1992 per una mostra realizzata dal critico americano Jeffrej Deitch dedicata alla trasformazione naturale ed artificiale del “nuovo corpo” nell'arte contemporanea. Non si trattava in realtà di opere particolarmente innovative, era piuttosto una di quelle trovate modaiole di cui si nutre il mercato dell'arte (e il mercato in genere, ndr). Vi compariva tra gli altri, ad
esempio, un artista affermato come Jeff Koons. Fatto sta, però, che l'interesse suscitato da quella mostra riuscì a catalizzare un'idea forte: quella del passaggio di un guado, l'ingresso in un “mondo nuovo” (post), oltre l'umano, caratterizzato dall'incertezza, che schiudeva nuove modalità di essere e di esistere. Come era già successo in precedenza per il “post-moderno” - termine anch'esso nato in ambito artistico per designare un nuovo stile architettonico che ha poi indicato in ambito filosofico, letterario, sociale, la fase di superamento della modernità - questa idea chiamava in causa tutto un insieme di considerazioni teoriche sulle profonde trasformazioni in corso dell'individuo e della società nel suo complesso. Partendo dalle dichiarazioni di Deitch, si è cercato allora di cogliere il senso di quella che è stata definita una “mutazione antropologica” che si andava producendo sotto la spinta dell'innovazione tecnologica e dei nuovi media elettronici/digitali (che peraltro era già stata annunciata da Marshall Mcluhan, ndr). Il movimento artistico del postumano spazierà ben presto dal linguaggio estetico a quello della letteratura e della fantascienza (cyberpunk) utilizzando differenti tipologie e linguaggi (tra gli artisti più in voga di questi ultimi anni vi è Matthew Barney, noto per la saga “Cremaster”, che affronta le relazioni tra corpo e identità trasfigurate in una personale mitologia della cultura americana). Ma la mutazione a cui si riferiva Deitch andava ben oltre lo stile artistico: il “tramonto dell'Uomo” e il suo trasformarsi in un oggetto modificabile e ricostruibile, che diventa un tuttuno con la macchina mediante protesi biomeccaniche e innesti cibernetici (vedi “Neuromancer” di Gibson e “Matrix” ), dà il senso di una svolta più ampia che non è certo cominciata con la mostra Post-Human. Trattasi bensì di una svolta che si può far risalire, molto più in là, almeno al pensiero di Nietzsche (la famosa “Morte di Dio” annunciata da Zarathustra e la venuta del “superuomo”, ovvero “l'uomo oltre l'uomo”, ndr). La fondamentale intuizione dell’umano come costrutto storico la cui era sta per finire è stata poi ripresa da Michel Foucault in “Les Mots et Les Choses” (“Le Parole e le Cose”) del 1966. Nel 1977, inoltre, Ihab Hassan aveva già descritto il postumanesimo cogliendone sia il carattere di ambiguo neologismo sia il potenziale culturale. “In quest'accezione filosofica del postumano, non troviamo solamente il problema dei microchip trapiantati nel cervello, ma anche quello di tutta un'organizzazione dei saperi che, tra '700 e '800, aveva dato vita a una monumentale visione dell'uomo come artefice della propria cultura e delle proprie istituzioni (e quindi di se stesso). Si trattava di un Uomo che aveva scalzato il ruolo religioso dell'antropogonia perché aveva la propria origine e il proprio fine in se stesso. Per Kant, ogni essere umano è un fine in sé, e quindi non può essere considerato al pari di uno strumento, neanche da se stesso (un uomo quindi non può disporre del proprio corpo ad es. per venderlo)” (Roberto Terrosi). Oggi questi assunti entrano in crisi sotto la spinta della rivoluzione (o catastrofe, a seconda dei punti di vista, ndr) biotecnologica. E, con essi, entra in crisi l'umanità, almeno quella che fino ad ora avevamo concepito.
Il termine postumano descrive dunque una condizione o una prospettiva che pone radicalmente in discussione il concetto di umano, collocandosi nel futuro (come condizione ipoteticamente realizzabile) o anche nel presente (transumanesimo). Implica una profonda ridefinizione del concetto di umano che coinvolge diversi orientamenti teorici e pratici, la sfera sociale, culturale, politica, economica e materiale. Tema centrale è la dissoluzione delle demarcazioni e differenze essenziali tra umani e macchine, in generale, tra meccanismi cibernetici e organismi biologici (cyborgs), a partire dal convergere, fin dagli anni Quaranta, di discipline quali la teoria dell'informazione, la cibernetica, l'intelligenza artificiale. Secondo il filosofo Shannon Bell, il postumanesimo tenta “di sviluppare la messa in atto di una nuova comprensione dell'essenza, della coscienza, dell'intelligenza, della ragione, dell'intimità, della vita, dell'incarnazione, dell'identità, del corpo, del sé e dell'altro”. In Italia, Giuseppe O. Longo, ordinario di Teoria dell'Informazione all'Università di Trieste, ha formulato l'ipotesi che l'impennata dell'ibridazione fra uomo e tecnica, verificatasi con le neo-tecnologie (informatiche, cibernetiche, bio-nanotecnologiche) stia avviando l'umanità verso una nuova specie ibrida, indicata dal titolo del suo libro: “Homo Technologicus” (Meltemi, 2001). Secondo Longo, l'essere in sé, come principio separato dal resto del mondo, non esiste, ma è in divenire, come lo stesso mutamento continuo degli oggetti della tecnica e della scienza. Tutte le tecnologie, anche quelle più semplici, sono pervasive, perché retroagiscono sul nostro modo di rapportarci al mondo, e, quindi, di rappresentarcelo. Nel mondo transumano-postumano in divenire, il vecchio homo sapiens, o meglio i primi “simbionti”, a bassa intensità tecnologica, non sono più a loro agio, e vengono via via sostituiti da altre creature, a tecnologia sempre più intensa, che tendono ad adattarsi alla corrispondente evoluzione di ambienti sempre più artificiali. “Gli uomini dovrebbero persuadersi di questo: le cose artificiali non differiscono dalle cose naturali per la forma o per l'essenza, ma solo per la causa efficiente” (Francis Bacon). Nel 2002, Roberto Marchesini ha pubblicato un lavoro monumentale (“Post-Human. Verso nuovi modelli di esistenza”, Bollati Boringhieri) in cui sostiene la tesi di fondo che, nella storia evolutiva dell'uomo, l'ibridazione con la tecnologia non sia una novità assoluta, dato che la specie umana si è sempre caratterizzata per una
elevata capacità di rapportarsi in modo simbiotico e ibridante col mondo circostante: con gli animali, in primo luogo, e con la tecnica. È questa capacità di apertura all'altro, secondo Marchesini, e non già l'incompletezza ontologica (come sostiene l'antropologia filosofica di Plessner e Gehlen) a «definire» l'uomo. Siamo il risultato di una co-evoluzione che ci vede strutturalmente accoppiati, come direbbero Humberto Maturana e Francisco Varela, ai nostri strumenti tecnologici, all'interno di una complessa rete di feedback, negativi e positivi, i quali ci stabilizzano e destabilizzano sul piano di un equilibrio adattativo dinamico incessantemente conseguito. Secondo Marchesini, è del tutto fuorviante concepire il linguaggio, la cultura e la tecnica come contrapposti alla natura: essi rientrano a pieno titolo nei processi naturali, e non ha dunque alcun senso contrapporre l'artificiale al naturale. Si può anche essere d'accordo in linea generale, in fondo la cultura è figlia della natura. Ma ha senso, però, alla luce dell'attualità, interrogarsi (come fece Rousseau a suo tempo, ad esempio) sui modi in cui portare avanti questo processo di ibridazione tra cultura e natura, e sulle finalità, ponendosi il problema di salvaguardare, quanto possibile, la natura, dall'invasione distruttiva di una cultura “snaturata”, disumana, come quella “cyborghese”. “Il livello di alienazione che questa rivoluzione sta producendo nelle persone è ancora più alto che in passato. La gente tende ad essere scettica e a temere la biotecnologia, perché, a differenza di un computer, non può interagire con essa. Allo stesso tempo, però, si rende conto dei danni che questa tecnologia reca all'ambiente, come nel caso degli OGM, e alla sfera sociale. Il nostro intento è di combattere questa alienazione fornendo alla gente la giusta conoscenza e il modo di fare esperienza con la tecnologia. Non possiamo lasciare che questi nuovi potenti strumenti di manipolazione della natura diventino proprietà unica dei militari e delle corporations. Dobbiamo appropriarcene tutti”. Come fa notare il Critical Art Ensemble - nel suo ultimo libro “Invasione Molecolare” - è in atto una nuova politica, “transgenica”, di colonizzazione della natura tramite un peso esclusivo e criminale delle neo-tecnologie, a cui occorre opporre resistenza, con ogni mezzo necessario. Perché è la più grave minaccia alla vita dell'intero pianeta da quando esistono l'uomo e la cultura. È interessante il tentativo, da parte del CAE, di ibridizzare arte e scienza in maniera contro-culturale, cercando di portare la questione all'attenzione del pubblico in modo “spettacolare” (anche se la risonanza delle loro azioni rimane circoscritta). Il problema di fondo che pone il postumanesimo è dunque: la ridefinizione della dialettica natura-cultura, e tutto ciò che questa ridefinizione comporta. “Oggi la tecnologia è ovunque, invisibile, nascosta in congegni microelettronici, in onde elettromagnetiche che si diffondono nell'etere, al punto da creare un sottile rapporto affettivo tra l'uomo e le macchine per cui sembra che le cose ed i sensi non si combattano più tra loro ma abbiano stretto un'alleanza grazie alla quale l'attrazione più distaccata e l'eccitazione più sfrenata sono quasi inseparabili e spesso indistinguibili...” In precedenza, rispetto a Marchesini, il filosofo Mario Perniola, ne “Il Sex-Appeal dell'Inorganico”, (Einaudi, 1994),
affermava come il senso del piacere si stia spostando verso l'inorganico, il sintetico, annunciando il passaggio da una sessualità organica, orgiastica, fondata sulla differenza dei sessi, guidata dal desiderio e dall'eros, ad una sessualità neutra, inorganica, artificiale, virtuale, espressa da una eccitazione astratta, sempre disponibile e priva di riguardo nei confronti della bellezza, dell'età e delle forme. “La scienza è fallibile perché la scienza è umana” (Karl Popper). Rispetto alle linee di pensiero esageratamente tecnopositivistiche del transumanesimo, che aspira, irrazionalmente, ad una condizione postumana “estropica”, nell'ambito della riflessione sul postumanesimo vi è anche spazio per una “teoria critica”, anti-borghese, che si riallaccia alla tradizione della Scuola di Francoforte, che guarda alla letteratura distopica (Burroughs, Ballard, Philip Dick, il Cyberpunk e il post-cyberpunk), mettendo radicalmente in discussione l'idea di progresso abbracciata storicamente dal razionalismo, dall'illuminismo, dal positivismo, dal liberalismo (e dal neo-liberismo), ponendo in risalto il “lato oscuro”, catastrofico, dello sviluppo neotecnologico. Per il fisico Freeman Dyson (“Il Sole, il Genoma e Internet. Strumenti delle Rivoluzioni Scientifiche”, Bollati Boringhieri, 2000), l'accelerazione impressa alla nostra civiltà delle macchine dalle nuove tecnologie non consente l'analisi razionale dei possibili futuri: l'unico esercizio praticabile è la costruzione (affannosa e continuamente rivedibile) di scenari basati su dati e conoscenze, ma anche su intuizioni e desideri. Partendo dalla “riprogenetica” (tecnica di inserimento o cancellazione dei geni nell'ovulo fecondato prima di impiantarlo nell'utero della madre), Dyson esamina vari scenari socio-economici, paventando conflitti tra specie umane differenti, soprattutto se questa tecnica verrà lasciata al libero mercato. L'autore cita un testo di Leo Silver, il quale sostiene che la riprogenetica, essendo un procedimento molto costoso, è destinata a dividere l'umanità tra ricchi (quelli che se lo possono permettere: i “genricchi”) e schiavi, ossia quelli privi di mezzi economici adeguati (i “naturali”). Oppure, stando alla curva storica di abbassamento dei costi delle nuove tecnologie, per cui in circa cinquanta anni esse diventano alla portata di tutti, si potrebbe invece arrivare ad un fai-da-te genetico, mediante i kit casalinghi di ingegneria genetica, che porterebbe ad una anarchica pluralità di specie post-umane (tutte possibilità già ampiamente prospettate dalla fantascienza, ndr). Il genetista e scrittore di fantascienza Steve Jones afferma che l'umanità non avrà mai la tecnologia che i fautori del transumanesimo desiderano. Ironizzando, ha detto che le lettere del codice genetico, A, C, G e T, dovrebbero essere rimpiazzate con le lettere H, Y, P ed E, che in inglese significano “esagerazione”. Nel suo libro “Futurehype: The Tyranny of Prophecy”, il sociologo della University of Toronto Max Dublin sottilinea le molte previsioni errate nel passato a riguardo del progresso tecnologico e sostiene che le previsioni dei transumanisti si dimostreranno altrettanto errate. La sua critica si rivolge contro il fanatismo “tecno-gnostico”, per il quale sostiene che esistono paralleli storici nelle ideologie religiose e marxiste. Bill Joy, co-fondatore della Sun Microsystems, afferma nel
suo articolo “Why the future doesn't need us” (“Perché il futuro non ha bisogno di noi”) che gli esseri umani probabilmente finiranno con l'estinguersi attraverso le trasformazioni sostenute dal transumanesimo. L'astronomo britannico Martin Rees (ne “Il Secolo Finale Perché l'umanità rischia di autodistruggersi nei prossimi cento anni”, Mondadori, 2004) sostiene che il progresso scientifico e tecnologico comporta altrettanti rischi di disastro che opportunità di miglioramento. Gli ambientalisti sostengono il (sacrosanto) “principio di precauzione”, ovvero, una maggior cautela nell'applicazione degli sviluppi tecnologici, specie in quei settori potenzialmente più pericolosi (come la nanotecnologia e la biologia sintetica, ndr). Secondo i “bioconservatori”, ogni tentativo di alterare lo stato naturale dell'uomo (attraverso la clonazione e o l'ingegneria genetica) è di per se stesso immorale. Alcuni “precauzionisti” mettono in guardia anche dai pericoli che potrebbero venire da intelligenze artificiali evolute che non condividono la mortalità umana. Altri critici hanno fatto notare l'ambiguità di concetti come “miglioramento” e “limitazione”, su cui insistono i transumanisti - osservando una pericolosa somiglianza con le vecchie ideologie eugenetiche sfociate poi nell'orrore nazista - che aspirano ad una “razza superiore”. Idee che potrebbero sfociare in una società transumana e “biopunk” come quella portata sullo schermo dal film “Gattaca, la porta dell'universo”, in cui la pratica delle diagnosi pre-impianto per selezionare il corredo genetico dei nascituri in vitro ha dato origine alla sottoclasse dei “non-validi” (le persone nate in modo naturale, geneticamente imperfette). O anche in “The Island” (Michael Bay, USA, 2005), in cui Lincoln Six-Echo (Ewan McGregor), un clone creato in segreto e fatto vivere in un ambiente totalmente virtuale, stà per essere soppresso (mandato sull'Isola) per ricavare organi, tessuti o prole, che saranno poi ceduti a facoltosi clienti disposti a pagare cifre astronomiche pur di non invecchiare o soffrire. CRACKING THE GENOME Il London Times racconta che alle celebrazioni per i cinquant'anni della scoperta del Dna, James Watson ha detto che “le persone pensano che sia orribile rendere belle tutte le ragazze. Per me è meraviglioso”. In “Cracking the Genome”, un altro famoso genetista, Kevin Davies, sostiene che “l'infanzia della razza è alla fine: bisogna riscrivere il linguaggio di Dio”. Ad una conferenza a Yale, nel luglio del 2003, si parlava dei “diritti delle future generazioni”, di figli su misura e della “libertà di ricerca scientifica”. Il segretario del movimento, James Hughes, ha redatto una nota sul “controllo dei corpi”, in cui augura la manomissione della linea germinale umana, commercio e clonazione degli embrioni, diagnosi preimpianto, maternità extrauterine e scelta del sesso.
Richard Lynn, professore all'Università dell'Uster, per giustificare la selezione degli embrioni spiega che: “il progresso evoluzionistico significa l'estinzione dei meno competenti”. I transumanisti sono stati i primi fautori della clonazione riproduttiva e dell'utilizzo di farmaci come Ritalin (una anfetamina che adesso somministrano anche ai neonati, per farli stare buoni, ndr), Viagra e Prozac, la “soma” di Aldous Huxley. Il loro slogan recita: “Perché non usare gli strumenti della genetica per renderci più veloci, più sani e più longevi?”. Vorrebbero embrioni geneticamente modificati per produrre “figli forti e attraenti”. Se il vitro fallisce, auspicano una “Kristallnacht” delle provette e un nuovo eterno inizio. Non a caso, considerano loro capostipite il filosofo inglese William Godwin, che nel 1793 voleva ricorrere all'eugenetica per “estirpare tutte le infermità della natura”, compresa la malinconia. Il presidente del Consiglio americano di bioetica, Leon Kass, ha scritto nel suo “Life, liberty and defense of dignity” che “omogeneizzazione, mediocrità, sottomissione, appagamento da droghe, degrado del senso estetico, anime senza amore e senza desideri saranno gli inevitabili risultati del rendere l'essenza della natura umana l'ultimo progetto della padronanza tecnica. Nel suo momento di trionfo, l'uomo prometeico si trasformerà in un bovino compiacente”. Secondo Francis Fukuyama (autore di “Our Posthuman Future”), con l'avvento del transumanesimo si avvererà la profezia di Émile Cioran: “La vita si crea nel delirio e si disfa nella noia”. La filosofia del postumano Riduzionismo informazionale e postumano di Giuseppe O. Longo Da Golem a Gödel e ritorno Giuseppe O. LongoPost-umano. Relazioni tra uomo e tecnologia nella società delle reti Angeli o demoni? Postumani La Stampa 12 settembre 2007 Post-Human, Verso nuovi modelli di esistenza, di Roberto Marchesini Molecular Invasion L'orgasmo è banale: meglio accarezzare la pelle di una macchina Corriere della Sera 30 ottobre 1994 The Sun, the Genome and the Internet by Freeman Dyson Why the future doesn't need us - Wikipedia
Cracking the Genome Di Kevin Davies In Defense of Posthuman Dignity (Pubblicato su Ecplanet 12-04-2007) LINKS http://www.haverhill2000.com/ http://www.natasha.cc/primo.htm http://www.transhumanism.org/ http://www.bioethics.gov/reports/beyondtherapy/ Institute for Molecular Manufacturing NeuroInsights FM-2030 - A Futurist Ahead of His Times KurzweilAI.net Immortality Institute ~ For Infinite Lifespans Singularity Institute for Artificial Intelligence Estropico BetterHuman TRANSHUMAN CULTURE INFOMARK ASSOCIAZIONE ITALIANA TRANSUMANISTI Transhumanism's Extropy Institute - Transhumanism for a better future Posthuman - Wikipedia IL NOSTRO FUTURO POSTUMANO 6 Baby Business Bambini Artificiali Commercio di cellule Commercio Genomico BIOLOGIA SINTETICA
Biologia Sintetica 4.0 INVASIONE MOLECOLARE PORNO CYBORG Biopunk NEUROPUNK IL PROMETEO POSTMODERNO MERCANTI DI IMMORTALITA’ Immortal Ad Vitam BOTOX GENERATION (BISTURI E PROPAGANDA) LA SOCIETA' DELLO SPETTACOLO PSICO-BAMBINI NATURA VS. CULTURA LA GUERRA DEGLI OGM 6 LA NOSTRA ULTIMA ORA OUT OF CONTROL VIAGGIO ALLUCINANTE