Il Corriere Nazionale. Pagina Libri. Libro Di Andrea Riscassi.

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La frase di...Gaetano Filangieri

“ll giusto processo è quello che toglie al giudice ogni arbitrio, all’avvocato ogni sospetto e al colpevole ogni speranza”

a cura di Stefania Nardini

Martedì in libreria l’ultimo lavoro di Filippo Facci. Il giornalista più “scomodo” d’Italia ci racconta l’opera dedicata all’ex magistrato oggi alla guida dell'Idv

Perché Di Pietro è...Di Pietro! “Il suo obiettivo è dimostrare che il corpo elettorale sbaglia…”

“E’ l’uomo che ha abbattuto una Repubblica e non c’è una saggistica” Ciro Paglia

Ma chi è veramente Antonio Di Pietro, ex operaio, ex studente, ex poliziotto, ex primo marito, ex magistrato, ex ministro ? A lui Filippo Facci - giornalista, scomodo talvolta anche a destra e che conosce Tonino perché ne segue le mossa da oltre 15 anni - ha dedicato una "summa" ( "Di Pietro" ed. Mondadori ) che certamente interesserà chi detesta Di Pietro, chi vorrebbe capirne meglio luci e ombre, chi si domanda quali reali poteri nasconde. Ma è una biografia, in libreria da dopodomani, che dovrebbero leggere anche - forse soprattutto quanti credono in quei valori ai quali il capo dell'Idv si richiama. Perché Filippo Facci racconta, con uno stile mozzafiato quasi fosse un giallo, i mille volti di Di Pietro, con quella maniacale rigorosità documentale che ricorda il Mussolini di De Felice. Anche se Di Pietro è e resta soltanto Di Pietro. E' un racconto avvincente, quello di Filippo Facci, che va a frugare nella vita dell'ex Pm di Mani Pulite anche negli anni in cui era un oscuro magistrato di una Procura di periferia e si sviluppa via via fino ai giorni nostri in un susseguirsi di fatti, di discorsi, di indiscrezioni, di scontri, di polemiche e di episodi che sono spesso sfuggiti all'attenzione della pubblica opinione. Questo è il tuo secondo libro, se non sbaglio, dedicato all'ex magistrato Antonio Di Pietro. Non ti pare una esagerazione dedicare cinquecento pagine al leader di un partito che rappresenta appena l'otto per cento del Paese in termini di consensi elettorali ? "Direi proprio di no, anzi. In fondo è l'uomo che ha abbattuto una Repubblica e sul quale manca una saggistica vera e propria; il mio libro inoltre ha la velleità di raccontare anche gli anni di Mani Pu-

La copertina dell’ultimo libro di Filippo Facci

lite, del quale in assoluto si sa meno: poco o niente del suo ruolo di sorvegliante di armamenti Nato, della laurea conseguita in soli trentadue mesi, dal suo ruolo di agente dell'anti-terrorismo in scenari da spionaggio internazionale, della sua stretta amicizia con una combriccola di potenti. Poco è stato raccontato, in realtà, anche di un presente che il leader dell'Italia dei Valori lascia regolarmente nell'ombra: il familismo, il partito fondato sulla cieca obbedienza, l'incredibile disinvoltura nell'incassare e gestire il finanziamento pubblico." Antonio Di Pietro è considerato il portabandiera della "rivoluzione" che cancellò alcuni dei principali partiti politici. Quali sono - nel bene e nel male - gli effetti che ancora sopravvivono di quella rivoluzione ? "Secondo me non c'è quasi più niente che sopravviva della fase pre-rivoluzionaria. E' cambiato tutto. La politica per molti aspetti non c'è più ed è sopravanzato tutto

il resto. Propaganda e comunicazione non sono più scindibili, media e giornalisti hanno guadagnato status, non parliamo della magistratura che assieme alla Rai è l'unico moloch a essere rimasto identico a prima assieme a certi corporativismi sindacali e di categoria. D'altro canto è rimasta la convinzione, in una frangia residuale ma terribilmente invasiva, che la magistratura debba essere un grande gendarme con attività di tutela su uomini e cose." Tu che conosci Di Pietro forse meglio di quanto lui stesso si conosca, quale "rivoluzione" politica, dopo quella cosiddetta "Mani Pulite", ritiene che abbia in mente ? "Di Pietro punta allo sfascio di ogni baluardo di riferimento, all' inasprimento di ogni conflitto istituzionale, alla delegittimazione progressiva degli ultimi basamenti intoccabili come la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale. Il resto, ossia le più elementari dinamiche democratiche, cerca di svuotarle di significato da

anni: è lui ad ergersi a personificazione e presidio del contrasto tra magistratura e politica, ad accodarsi a chi straparla di dittatura e di fine della democrazia, a spiegare che il peggio è sempre alle porte e che c'è disinformazione e plagio delle coscienze. Il suo obiettivo è dimostrare che il corpo elettorale sbaglia e che ci vuole un altro potere per guidare il Paese sulla via della salvezza. Berlusconi ovviamente deve sparire. Per raggiungere questo obiettivo è disposto semplicemente a qualsiasi cosa." All'ultima manifestazione di piazza per la libertà di stampa in Italia sul palco c'era anche Roberto Saviano che pubblica con Mondadori. Non trovi che sia una contraddizione scendere in piazza contro il Cavaliere proprietario della casa editrice che ha tra i suoi autori, oltre allo stesso Saviano, anche D'Alema? "Sì, anche se Saviano ha sempre precisato che con Mondadori si è sempre trovato benissimo. Avrà avuto le sue ragioni. " Di Pietro ha sempre sostenuto che, per dirla con la sua sintassi, quando uno sa di essere indagato deve correre subito dal magistrato. Cosa che ha fatto quando, pur non avendo alcuna responsabilità personale, andò alla Procura di Napoli che indagava su un suo funzionario dei Lavori Pubblici, Mautone in contatto telefonico spesso con il figliuolo di Di Pietro. Non ti pare che questa sensibilità, di ex magistrato, ex ministro dei Lavori Pubblici e di padre sia da apprezzare? "Quella alla procura di Napoli fu una convocazione mascherata. Per il resto, Di Pietro si è mosso in ritardo di mesi; mentre il figlio, indagato, si è dimesso solo per pressione mediatica. Ma non dalle cariche di consigliere provinciale e comunale, ma dal Partito. Una cosa un po' ridicola."

Giancarlo Fusco

Roberto Perrotti

Versilia anni 60 e il Paese del boom

Il cammino di Santiago complice di un amore

Giancarlo Fusco non finirà mai di stupirci. Un talento del giornalismo e della letteratura che se ne andò nel 1984 a Roma dove stava per essere sepolto in una fossa comune e senza esequie , se non fosse stato per gli amici più cari che riuscirono a organizzargli il funerale nella "Chiesa degli artisti". Riscoperto post mortem , come spesso accade, vale la pena legge-

re il suo "Viaggio in Versilia, l'estate del boom" (edizioni Mursia). Una storia ambientata negli anni 60 quando la guerra è ormai un ricordo, il "boom" economico una realtà. Gli italiani in vacanza si godono gli agi e il lusso delle ferie prolungate fra concorsi di bellezza, file di sedie a sdraio, ombrelloni e piste da ballo. Vizi, tic e manie della nuova borghesia del dopoguerra.

"Passodincanto" di Roberto Perrotti (edizioni Guida) narra del cammino de Santiago, lungo il quale Nic, il protagonista, è investito da numerosi flashback, incontra poi una ragazza di Lubecca, della quale si innamora. Dopo vicende alterne i due si ritrovano per fatalità proprio a Santiago e insieme raggiungono l'Oceano. Un racconto scritto con un ritmo leggero ma incal-

zante, con un lessico multiforme e con punteggiatura imprevedibile. Si narra in esso del perdersi e del ritrovarsi, dell'incanto e del disincanto, temi cari all' autore, presenti anche nel precedente libro "La trilogia dei capperi". Giornalista, psicoanalista, scrittore, Perrotti ha viaggiato molto, dal Tibet al Sud America, dall'India al Canada, esperienze che riporta nelle opere.

Anniversari: Anna Politkovskaja

Sulla sua tomba il libro di Andrea Riscassi Alberto Pezzini

Tre anni fa Anna Politkovskaja veniva uccisa a Mosca. Una giornalista che aveva raccontato la realtà della Russia di Putin e della Cecenia. Scriveva per la Novaja Gazeta dal 1999 ed aveva scelto di seguire il conflitto in Cecenia. Anna oggi è un'icona, una sorta di consacrazione ad memoriam della volontà di fare giornalismo ad ogni costo. Andrea Riscassi, caporedattore della Rai di Milano la racconta nel suo ultimo libro :"Anna è viva" (Ed. Sonda Editore). Come mai questo amore per la giornalista russa più famosa del mondo ? "E' stata una scelta quasi per caso. Prima facevo l'inviato ed avevo i Balcani come centro di interesse. L'ho scoperta e mi sono innamorato del suo modo di fare giornalismo. Lei diceva che scriveva quello che vedeva. Ad ogni costo. Questo è il giornalismo che oggi fatica ad emergere. La società civile è indifferente, è in sonno. Viviamo in un momento in cui anche i punti di riferimento per noi giornalisti non esistono più. Mi riferisco, per esempio, a Tiziano Terzani, ormai morto , ed al fatto che la Politkovskaja avesse vinto nel 2007 - postumo - il "Premio Internazionale Tiziano Terzani". Oppure a certi inviati di un tempo. Oggi abbiamo fame di un giornalismo che non è più originale e vero come una volta. In passato gli inviati consumavano anche le scarpe, con macchina fotografica e taccuino alla mano. Oggi non più." Questo tuo libro arriva come in un momento in cui non si parla altro che di libertà di stampa... "E' diventato molto difficile non solo scrivere quello che si vede ma , soprattutto, scrivere quello che si pensa. Il fatto di lavorare per la RAI non fa sì che io perda la mia capacità di discernere ciò che va bene da ciò che invece tanto bene non va. Le persone del mondo occidentale, la nostra società, non si rendono conto che quando manca la libertà di espressione, l'opposizione non potrà mai andare al governo. Perché si ignora ciò che sostiene." Secondo te quindi l'indifferenza è pericolosa ? "Il fascismo si è basato sull'indifferenza, su di una sorta di singolare silenzio di ciascuno. Ognuno di noi, invece, dovrebbe dare voce alla propria voce." Sei d'accordo con Roberto Saviano e su ciò che dice a proposito della libertà di stampa? "Ho avuto la fortuna di lavorare insieme ad Enzo Biagi al "Fatto". Biagi diceva sempre che un giornalista deve prima di tutto fare delle domande. Lavoravamo giornate intere a quelle da fare anche perché un silenzio ad una domanda costituisce già una risposta eloquente. Io credo che un uomo politico, un uomo che governi ed abbia responsabilità, non possa non rispondere alle domande. Nello stesso momento il giornalista non può non fare delle domande a meno che non sia un attacchè de presse, un addetto stampa. Ma quello, è un altro mestiere. Un giornalista non potrà mai essere amico del governo perché rischia di trasformarsi in un addetto." Cosa ha significato per te questo libro che corona un impegno anche sociale molto forte ? "Dopo la morte di Anna abbiamo fondato l'associazione "Anna è viva" che è nata dal mio appello "Un albero per Anna". Una sorta di manifesto per chi ha scelto la via del coraggio. Una sorta di condanna alla memoria che non possiamo dimenticare per nulla al mondo. Anna era una "reietta" come si definì in un articolo intitolato "Il mio lavoro ad ogni costo", uscito per Another Sky, un'antologia curata dall'associazione English Pen. Nel 2005, durante una conferenza di Reporter Senza Frontiere a Vienna sulla libertà di stampa, disse:Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano." Lei l'ha pagato sul serio. Cosa ha significato questo libro per te e solo per te? "Quest'estate sono andato a Mosca e ho portato il mio libro sulla tomba di Anna. In quel momento ho capito che - per me - ne era valsa davvero la pena. Non so se lei lo potrà leggere ma sono felice di averlo potuto scrivere”.

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