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L’uso dei tempi e dei modi dei verbi Modo indicativo L’indicativo è il modo che indica certezza, realtà:
Io scrivo – Tu cammini – Egli mangia – Noi cantiamo – Egli dormiva ancora, quando io arrivai – Io so che tu sei buono.
Presente Il presente indica un’azione che sta accadendo nel momento in cui si parla:
Noi leggiamo il giornale e tu scrivi la lettera al direttore.
Qualche volta, per rendere più viva la narrazione di un avvenimento passato, si adopera il presente (presente storico): Cesare passa il Rubicone e si dirige verso Roma – Napoleone rompe gli indugi e attacca di sorpresa il nemico.
Si adopera anche il presente per azioni future che si considerano imminenti: Esci con noi? Sì, vengo subito – Parto domani per Londra.
Passato L’imperfetto indica un’azione passata, di cui si vuole esprimere la durata, oppure un’azione che si ripete nel passato: I nostri amici abitavano in questa via dieci anni fa – Percorrevo ogni giorno cinque chilometri per arrivare a casa.
Indica anche un’azione contemporanea ad un’altra azione passata:
Lo vedevo mentre saliva le scale – Quando lo incontrammo piangeva.
È il tempo caratteristico delle descrizioni e delle narrazioni. Il passato prossimo indica un’azione passata, ma che si considera vicina al presente, o collegata con esso; indica generalmente un’azione le cui conseguenze si fanno sentire nel presente: Ho preparato la valigia, ora posso partire – Questo ragazzo ha pianto tutto il giorno – Ho scritto una lettera lunghissima, ma non ho avuto il coraggio di spedirla – Dove sei stato ieri sera? Sono stato al cinema con gli amici.
Il passato remoto invece indica un’azione avvenuta nel passato lontano, oppure nel passato vicino, ma completamente esaurita in esso, cioè senza stretta relazione con il presente: Dante amò Beatrice e la esaltò nella sua Divina Commedia – L’anno scorso passammo i mesi stivi in montagna – Ieri incontrai il vecchio professore, quello che ebbi nei primi anni dei miei studi.
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Il trapassato prossimo indica un’azione già avvenuta prima che ne accadesse un’altra pure passata: Lo avevo visto il giorno prima che partisse – Quando spuntava l’alba avevamo già percorso gran parte della strada.
Il trapassato remoto indica un’azione già del tutto esaurita rispetto ad un’altra passata (è un tempo generalmente poco usato): Dopo che ebbe scritto tutta la notte, spense la luce e si addormentò – (più comunemente: dopo aver scritto tutta la notte, ecc.)
Futuro Il futuro semplice indica un’azione che si verificherà nell’avvenire:
Lo vedrò domani – Leggerò l’articolo questa sera – Ti dirò tutto dopo.
Il futuro anteriore indica un’azione che si verificherà nel futuro, ma prima di un’altra azione espressa dal futuro semplice: Passerò da te, quando avrò finito il lavoro – Dopo che avrò letto con attenzione il libro, vi parlerò di questo argomento.
Modo condizionale Il modo condizionale indica un’azione che è subordinata ad una condizione, esprime cioè un fatto che può avvenire soltanto se si verifica una data condizione: Verrei spesso a casa tua, se avessi tempo – Arriverei in tempo, se tutta la strada fosse libera – se tu venissi presto, andremmo insieme – se egli dicesse la verità, io certamente lo perdonerei – Ti avrei regalato il libro, se fosse stato mio – Ti regalerei il libro, se fosse mio. Si usa il condizionale per rendere più gentile un desiderio: Desidero questo libro (è un desiderio che ha implicita l’idea del comando); deriderei questo libro (la richiesta è resa più gentile).
Modo imperativo Il modo imperativo esprime comando, preghiera, esortazione, minaccia:
Vai via! – Porta questo pacco a tuo padre – Corri subito a casa! – Studiate bene la lezione – Venite da me oggi! – Aiutatemi!
Per l’imperativo negativo, quando si riferisce ad una seconda persona singolare, si usa non e l’infinito: non parlare – non farmi arrabbiare – non restare lì.
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Modo congiuntivo Il congiuntivo è il modo caratteristico delle proposizioni dipendenti; esprime incertezza, dubbio, possibilità, irrealtà: Io penso che sia meglio così – Credo che venga anche lui – Dubito che tu possa riuscire – È impossibile che arrivino tutti – Suppongo che tu legga molto – Sospettiamo che egli ci tradisca.
Il modo congiuntivo si adopera quando il verbo della proposizione reggente indica: a)
Dubbio, incertezza, timore, possibilità, desiderio: dubito che gli amici arrivino in tempo – non so se sia necessaria la tua presenza – temo che egli abbia ragione – ho timore che tutto vada di male in peggio – può darsi che venga anche tuo padre – credo che sia troppo tardi per uscire – penso che essi vengano – desidero che tu vada a trovarli – gli auguro che guarisca presto – spero che vogliate gradire questo omaggio.
b) Quando il verbo della reggente è un condizionale:
vorrei che tu fossi più diligente – aspetterei che arrivassero tutti prima di parlare – preferirei che tu andassi subito.
c) Quando nella proposizione reggente c’è un verbo impersonale (o la dipendente è introdotta da una congiunzione che, affinché, sebbene …): è necessario che tu ti faccia coraggio – è possibile che mi diano questa soddisfazione – è possibile che tu riesca bene – occorre che vi sbrighiate subito – bisogna che ognuno pensi ai fatti propri – ti do questo libro affinché tu impari qualcosa – passammo dagli amici, sebbene fosse molto tardi.
Qualche volta si può trovare il modo congiuntivo in proposizioni indipendenti, per esprimere augurio, desiderio, imprecazione, esortazione: Il Signore protegga la nostra famiglia – Sia lodato Iddio – Oh, potessi un giorno rivederti! – Abbia pazienza! – Vada a farsi benedire.
In questi casi si può sempre pensare ad un verbo reggente sottinteso: speriamo che il Signore protegga la … ‐ voglio che Iddio sia lodato – darei tanto se potessi un giorno rivederti! – desidero che abbiate pazienza! – è bene che vada a farsi benedire!
Per l’uso del congiuntivo nelle proposizioni dipendenti, bisogna tener conto del significato del verbo della proposizione principale; cioè bisogna vedere se questo verbo esprime dubbio, timore, incertezza, desiderio, oppure esprime certezza, affermazione decisa. Se il verbo della principale esprime dubbio, ecc. …, nella dipendente si usa il congiuntivo:
io suppongo che egli sia ricco – penso che tu sia buono – desidero che veniate tutti – credo che egli arrivi domani – ritengo che sia utile che tu vada e spero che riesca tutto bene.
Ma se il verbo della principale esprime certezza, nella dipendente si usa l’indicativo: io so che egli è ricco – sono certo che tu sei buono – è sicuro che voi venite tutti – ti comunico che egli arriva domani – sappiamo che è utile andare e siamo certi che tutto riuscirà bene.
1) Se il soggetto della proposizione dipendente è lo stesso soggetto della proposizione principale, invece del congiuntivo o dell’indicativo, introdotto da che, si usa l’infinito preceduto della proposizione di: essi sanno di essere buoni – voi pensate di arrivare in tempo – egli crede di partecipare alla riunione – noi temiamo di essere troppo indulgenti – io credo di essere piuttosto generoso.
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