Evola 9

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nell'assunzione suI piano morale delI'archetipo, ha caratteri di castita e di fedelta tali da nasconderne l'originaria natura (la Grande Dea come Hera). Nel mito, a questa situazione ontologica corrispondono Ie coppie divine sessuate coi due in un rapporto di relativa armonia e di equilibrio.

34. Differenziazloni tipiche della virilita net mito Volendo ora considerare Ie figure tipiche del mito che incarnano il principio maschile, ci si puo riferire a divinita che, in un certo modo, fanno da controparte all'apparire del feminile secondo il puro aspetto afroditico, poi secondo l'aspetto «Durga» e infine secondo l'aspetto demetrico-materno. In parte, una tale morfologia e stata tratteggiata da Bachofen, partendo essenzialmente dai mitologhemi che l'antichita mediterranea creo intorno alIa figura di Dioniso mediante associazioni che a tutta prima danno I'impressione di un disordinato sincretismo ma che in realta racchiudono significati profondi (49). Per primo, come limite inferiore, va considerata la forma tellurico-poseidonica delIa virilita, A questo livello Dioniso fu associato sia a Poseidone, dio delle Acque, sia a Osiride, concepito come la corrente del Nilo che irrora e feconda Iside quale terra nera d'Egitto. Ad un piano gia piii alto si riferisce I' associazione di Dioniso a Ephaisro- Vulcano, dio del fuoco sotterraneo. Nel primo di tali mitologhemi ci si presenta una dislocazione del simbolismo delle Acque, queste andando ora a designare il principio umido della generazione, in relazione alIa concezione puramente fallica delia virilita: il dio, e il maschile considerato secondo il solo aspetto di fecondatore delia sostanza feminile e, come tale, in un certo modo subordinato ad essa. II passaggio al dio del fuoco sotterraneo porta appena d'un pas so avanti, trattandosi di un fuoco terrestre ancora torbido, selvaggio e elementare, la controparte del quale resta pur sempre la feminilita afroditica nella sua labilita (Afrodite, come sposa non fedele di Vulcano). Una piu alta epifania del principio maschile viene vista da Bachofen la dove Dioniso si presenta gia come una natura luminosa e celeste per via del suo connettersi in primo luogo a Lunus, poi al Sole e ad Apollo. Ma se nel mito Dioniso in queste stesse forme sempre si accompagna a figure feminili non prive di relazione con l'archetipo della Grande Dea, cia sta a indicare la presenza di un limite; limite ben visibile, per altro riguardo, nel fatto che anche quando Dioniso diviene un dio solare, il Sole, qui, non e considerato nel suo aspetto di pura, immutabile luce, bensl come I' astro che muore e risorge. Proprio questo, come e noto, e un motivo centrale del dionisismo orfico, che per tal via s'inquadra nello stesso sfondo della religione dell a Madre, avendosi la stessa situazione di Attis e Tarnmuz, del maschili mortali che la Dea immortale sempre di nuovo fa risorgere (in effetti, a fianco di Cibele si trova anche Sabazio, invece di Attis: spesso identificato con Dioniso): alla stessa guisa, il sole tramonta e risorge, la sua luce non e ancora quella ferma e astratta del puro essere, del puro principio olimpico. L'ulteriore sviluppo della serie qui considerata comporta il passaggio ad un (49) Su quanta segue efr. J,J, Bachofen, Das Muuerrecht, eit., §§ 76, 109, 111-112.

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