forza realissima. Essa e la Madre Terra. E I'iranica Ardvi che Ahura Mazda chiama la «sua Acqua», messa in relazione con un fiume mitico scendente dalle altezze, dal Quale deriverebbero le acque delIa terra, nelloro significato simbolico di energie vitalizzanti, di forze di fecondita e di fertilizzazione. Qui il principio umido va a costituire la sostanza elementare delIa Dea, e una etimologia neoplatonica mette in risalto anche l'altro aspetto di tale principio quando fa derivare il nome di una epifania di essa, di Rhea, da rein = fluire. Ed e per questa che vedia-· mo dee del tipo demetrico, come l'Hera argiva, ma anche del tipo amazzonico, come Pallade Athena, ricuperare la loro verginita tuffandosi nelle acque, loro sostanza primigenia, che come tale le rinnova e ne reintegra la natura (29). Come un mitologhema dei Misteri di Hera ci e stato tramandato il suo riemergere sempre di nuovo vergine dal bagno rituale nelle acque della sorgente Kanathos (30). Si puo anche ricordare la relazione che il culto romano di Vesta ebbe con I' acqua sorgiva 0 fluente; essa sola veniva usata, come «acqua viva», in certi riti purificatori eseguiti dalle Vestali - acqua vivis fontibus amnibusque hausta (31). Come Ganga, la Grande Dea indu e colei che nel fiume sacro, le cui acque lavano da ogni peccato, ha la sua manifestazione, la sua «forma liquida» (32). L'ipostasi suprema nel mondo di tali figure la si ha quando la Grande Dea ci si presenta come colei che, simile alIa Gaia esiodea, genera senza sposo, ovvero genera facendosi fecondare da uno sposo che essa stessa in un primo tempo ha prodotto, che e dunque suo figlio e suo amante ad un tempo: paredro, che rispetto a lei ha una posizione subordinata e soltanto strumentale, e che spesso viene dato come un essere caduco che muore e che solo grazie alIa dea risorge (Tammuz e Attis di fronte a Rhea-Cibele e a Ishtar), perche solo in lei e il vero principio e la fonte delIa vita. Qui ci si trova sulla linea di frontiera sia di quelle scissioni e assolutizzazioni che danno luogo alIa ginecocrazia demetricamente orientata ( non necessariamente come sovranita sociale delIa donna, ma, in genere, come preminenza di tutto cio che a lei si lega, qui a lei in quanto madre), sia di quelIe regressioni che portano all'idea, gia a suo tempo indicata, della immortalita tellurica, 0 immortalita nella Madre. E nel quadro di tali assolutizzazioni che il principio feminile, legato principalmente alIa Terra, puo anche assumere figura di divinita celeste sovrana, di Magna Mater Deorum: trasformazione, questa, che si osserva specialmente nella persona dell'Iside egizia. Iside, che in origine era stata una divinita tellurica - nel simbolo cosmico-naturalistico, la terra nera d'Egitto bagnata e fecondata dalla corrente del Nilo, rappresentante il maschio Osiride si introduce infatti nel mondo celeste e diviene «la Signora del Cielo», «Colei che da luce al Cielo», «la Regina di tutti gli dei» (33). Del pari, la dea elamita ha la tiara delIa sovranita, lei, che nella destra tiene la coppa, nella quale da da bere ai mortali il fluido vitale inebriante, e nella sinistra I' anello, simbolo del circolo
(29) Cfr. U. Pestalozza, Religione mediterranea.. cit., pp. 450, 408. (30) Cfr. K. Kerenyi, Figlie del Sale, Einaudi, Torino, 1949, pp. 110-111. (31) Tacito, Annales, IV, 53. (32) Cfr. A. e E. Avalon, Hymns La the Goddess, cit., pp 41,127. (33) Cfr. E. A. Wallis Budge, The Gods of the Egyptians, London, 1904, v. II, pp. 213216; Apuleio, Met., XII, 5. Occorre appena rilevare che la Vergine dei cristiani, figura avente oggettivamente una parte assai modesta nel Nuovo Testamento, divenuta la «Regina dei Cieli», e un riaffioramento di questa stessa ipostasi.
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