Dalla Guerra Tiepida Di Bush Alla Collaborazione Obamiana

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Lapo Bechelli

25 Marzo 2009

Russia: dalla guerra tiepida di Bush alla collaborazione obamiana I rapporti tra la Russia di Putin e gli Stati Uniti sono andati peggiorando dall'inizio della guerra in Iraq fino alla fine del mandato di George Bush, nonostante il grande amico comune residente ad Arcore. Il clima di dialogo che si era instaurato tra Stati Uniti e Russia dopo l'11 settembre, dimostrato dall'accordo raggiunto al vertice NATO di Pratica di Mare nel 2002 -che avrebbe dovuto aprire le porte dell'Alleanza atlantica alla Russia - si è invece andato ad erodere gradualmente. Prima l'intervento militare americano in Iraq, che il presidente russo Vladimir Putin definì errato e sottolineò che gli Stati Uniti non potevano sostituire il diritto internazionale con il diritto della forza, tranne poi fare la stessa cosa in Georgia. Poi la proposta americana di creare uno scudo antimissile da impiantare in Europa dell'est, che avrebbe dovuto proteggere il mondo occidentale da eventuali attacchi dei cosiddetti "stati canaglia" e dal terrorismo internazionale, ma che fu percepita da parte russa come un accerchiamento, al quale rispose con l'aumento delle esercitazioni militari, anche vicino all'Alaska. Poi la recente partnership militare tra Russia e Cina, fatta di esercitazioni militari comuni e di vendita di armi ai cinesi da parte dell'ex Unione Sovietica, dopo i contrasti che portarono negli anni '70 ad un'apertura tra la Cina e gli Stati Uniti. Infine a corrodere i rapporti tra Stati Uniti e Russia c'è stata la crisi georgiana del 2008, quando mezzi militari russi entrarono in territorio georgiano, con conseguente condanna da parte dell'Unione europea e degli Stati Uniti. Nonostante sia passato soltanto un anno dal 2008, molte cose sono cambiate. Un nuovo Presidente per gli Stati Uniti, un nuovo Presidente per la Russia, ed una crisi economica globale. Il nuovo approccio americano con l'ex nemico storico consiste adesso nel coinvolgere la Russia nel confronto con l'Iran per convincere il paese islamico a non investire nel nucleare, o perlomeno a rinunciare al nucleare in campo militare. La Russia potrebbe ricoprire un ruolo chiave, poiché ha innanzitutto l'esigenza di trovare stabilità in un'area vicina al territorio nazionale russo, ma anche perché la Russia ha interessi di carattere economico-militare con l'Iran, essendo uno dei principali fornitori di armi della Repubblica islamica. Il piano di Obama sembrerebbe essere un circolo virtuoso: gli Stati Uniti rinunciano al piano di scudo spaziale (risparmiando anche quattro miliardi di dollari che in periodo di crisi non fa male), instaurando così relazioni più amichevoli con la Russia, la quale ricoprirebbe un ruolo determinante per riportare l'Iran ad un dialogo pacifico con il mondo occidentale, scongiurando così la stessa minaccia di un attacco missilistico (il quale era la ragione principale per creare lo scudo missilistico). Oltre a questo relazioni più serene con l'Iran renderebbero anche più facile un processo di pacificazione in Medio Oriente. Un puzzle nel quale si incastrano perfettamente tutti i pezzi, ma molto raramente i pezzi del puzzle della politica internazionale rientrano perfettamente, anche perché ci sono sempre soggetti che hanno interesse a far saltare completamente il puzzle. Oltre a dover combaciare alla perfezione, il piano Obama apre altri quesiti: cosa diranno le ex repubbliche sovietiche dell'est Europa, soprattutto dopo la crisi georgiana che ha visto la Russia non fare troppi complimenti? Cosa succederebbe se una delle parti in gioco facesse saltare, o provocasse la rottura del dialogo? Sono quesiti che sicuramente circolano nelle stanze della diplomazia americana, ma la nuova amministrazione americana ha chiara l'idea che la politica portata avanti fin qui da Bush, fatta di continui scontri verbali sia con la Russia che con l'Iran, non ha certamente rallentato il cammino nucleare dell'Iran, e non ha certamente promosso la pacificazione dell'area, diventata centrale nella lotta al terrorismo internazionale. La nuova linea di Obama è sicuramente rischiosa, ma appare più risolutiva. I primi pezzi del puzzle si iniziano a vedere, ci vorrà molta pazienza e impegno per vederlo un giorno completato.

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