Contro La Cementificazione

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24 Potenza

Mercoledì 8 aprile 2009

Un ragazzo di 25 anni fermato sul viadotto “Melandro”: aveva già scavalcato il guardrail

Tenta il suicidio: salvato dalla stradale DOPO qualche mese l’evento si ripete e, per fortuna anche stavolta la prontezza delle forze dell’ordine ha evitato il peggio. Protagonista un giovane di Tito che, nella mattinata di ieri ha tentato il suicidio. A fermarlo gli agenti della polizia stradale, che si sono accorti del ragazzo, di soli 25 anni, appena in tempo. L’intervento di una pattuglia della Polizia stradale dipendente dal distaccamento

di Moliterno, ha quindi evitato il peggio. Gli agenti, infatti, stavano percorrendo la variante della strada statale 65 (tra Satriano e Brienza), quando si sono accorti del giovane all’altezza del viadotto Melandro. Il giovane era già sul guardrail e stava per scavalcare la rete di protezione sovrastante la struttura. Immediatamente gli agenti sono scesi dall’auto e, dopo averlo avvicinato con

cautela, lo hanno persuaso dal tentativo di suicidio. Gli uomi della stradale, a quel punto, hanno chiamato il 118, anche perché si sono accorti dello stato confusionale in cui era il giovane. I sanitari, giunti sul posto, hanno quindi accompagnato il venticinquenne all’ospedale San Carlo, dove è stato è stato sottoposto a un “Trattamento sanitario obbligatorio” (Tso). Non si conoscono le ragioni che

hanno portato il giovane a tentare il suicidio. Solo qualche mese fa a Campomaggiore un episodio simile: una donna, in quella occasione, venne dopo molti tentativi persuasa a non togliersi la vita. Un fenomeno, quello dei suicidi, che in Basilicata in continua crescita e, purtroppo, protagonisti sono spesso i più giovani che, evidentemente, non sembrano vedere altre alternative.

Una pattuglia della stradale

Inaugurato il primo centro per la Terza e Quarta età. Il secondo nascerà in via IV Novembre

Rione Cocuzzo ha la sua “piazza” Uno spazio di aggregazione con internet e biblioteca CHE gli anziani siano in costante crescita a rione Cocuzzo è un fatto incontestabile, sotto gli occhi di tutti. Fino a oggi, però, non esisteva un vero punto di socializzazione. Un problema ora risolto dall’assessorato comunale ai Servizi sociali, che ha deciso di creare proprio in via Tirreno (e precisamente sotto i porticati del palazzo Del Favero), il primo centro cittadino di aggregazione per la Terza e per la Quarta età. Il centro è stato realizzato grazie ai fondi Por della Comunità europea, poi destinati dalla Regione Basilicata al Comune di Potenza. La gestione delle attività è stata affidata all'associazione “Auser”. Il punto aggregativo è stato inaugurato, ieri sera, dal presidente regionale dell'associazione “Auser”, Angelo Pace, e dal responsabile organizzativo, Rocco Laguardia, alla presenza del sindaco del capoluogo, Vito Santarsiero, dell'assessore comunale alle Politiche sociali, Francesco Casella, dell'assessore comunale ai Lavori pubblici, Giovanni Fiore. Erano, inoltre, presenti, il consigliere comunale, Antonio Pesarini, il segretario regionale della Cgil, Angelo Pepe, l'amministratore unico dell'Ater, Raffaele Vita, il direttore generale, Michele Bilancia. Dopo il tradizionale taglio del nastro, gli intervenuti si sono ritrovati nel salone gremito di pubblico per presentare il centro. Novanta sono i metri quadrati complessivi della struttura, ideata con una pittura dai colori vivaci in grado di regalare piena armonia ai futuri fruitori. All’interno della struttura un internet point, una stanza da

L’accusa di Caffaro (Arcicaccia)

Federcaccia «Comportamenti poco democratici»

La gente davanti al centro. A sinistra il taglio del nastro (f.M.)

pranzo, una sala per la consultazione di libri, un salone che potrà essere utilizzato per qualsiasi evenienza (previsti, per esempio, lezioni di ginnastica dolce e incontri degli iscritti). L'occhio della compagnia associativa fondata per volontà dei pensionati della Cgil è puntato, sin dal lontano 1989, sui meno fortunati, vittime di spiacevoli episodi legati alla desolante emarginazione e all'angosciante solitudine. «Vogliamo valorizzare - ha affermato il presidente regionale dell'Auser, Angelo Pace - la sfera degli anziani, nella veste di una importante risorsa per noi tutti, in modo allontanarli da ogni forma di emarginazione sociale contribuendo ad un processo di invecchiamento attivo rendendoli protagonisti nel far tramandare le loro esperienze alle nuove

generazioni divulgando, quindi, indimenticabili memorie storiche ed essenziali modelli educativi. Ci impegneremo, inoltre, a chiedere in maniera energica alla società maggiore capacità di spesa e più assistenza nei loro confronti». Il sindaco Vito Santarsiero ha elogiato particolarmente la struttura sociale. «La città - ha dichiarato il primo cittadino - vive oggi una giornata straordinaria grazie alla presentazione di un centro di fattiva eccellenza a favore degli anziani, che è frutto di un serrato lavoro messo in campo attraverso un'organizzazione esplicita in connubio con una decisa adesione di volontariato. La struttura nasce a rione Cocuzzo, in passato considerato simbolo di esclusione dalla vita che conta, ma che ora diventa

tramite il prezioso contributo del Comitato di quartiere presieduto da Pino Laviero, il cuore pulsante volto all'integrazione di tutta la cittadinanza». Cinque anni di serio lavoro non si dimenticano mai, per l'assessore comunale Franco Casella, che si è fatto da promotore dell'iniziativa sulla base di una norma regionale. A questo primo centro di aggregazione farà seguito - ha annunciato l'assessore, Giovanni Fiore - la prossima inaugurazione di una seconda struttura che sarà collocata in via IV Novembre. L'impegno sarà sempre quello di assicurare un idoneo spazio di coesione sociale rivolto alla collettività che consentirà principalmente di tutelare e coinvolgere tutti gli anziani, privi di compagnia e di assistenza. Alessandro Sileo

LAMENTA l’assenza di democrazia nel mondo dell’associazionismo il consigliere regionale Arcicaccia, Sandrino Caffaro. «E’ di questi giorni - scrive - la notizia che la Federcaccia provinciale di Potenza, una delle tante associazioni venatorie operanti nel territorio della provincia di Potenza, ha celebrato per Statuto le elezioni al fine di eleggere o riconferma il proprio organigramma per i prossimi quattro anni. Nonostante sia cambiata la squadra e inserito nuove figure, purtroppo devo registrare ancora una grande difficoltà di questa associazione venatoria nel non riconoscere pari diritti e doveri a tutte le altre consorelle che operano sul medesimo ambito, in quanto per dichiarazione del neo presidente, si evince la disponibilità in una eventuale apertura alle altre associazioni, con il veto di riconoscere l'assoluto ruolo di protagonista nelle decisioni che riguardano l'attività venatoria e sportiva a tutti i livelli. Questo atteggiamento non appare ispirato a nessuna forma di democrazia, ma appartiene al più totale autoritarismo. Pertanto il mondo venatorio lucano, oggi deve organizzarsi tutto unito, senza differenza di bandiera e mettersi a discutere insieme per riconquistare credibilità su tematiche importanti e recuperare un ruolo sociale che gli compete nelle politiche di salvaguardia e tutela della natura e delle popolazioni selvatiche. A tutti gli amici federcacciatori a cui mi sento legato, chiedo un atteggiamento di vero associazionismo, al fine di debellare i falsi amici della caccia e ridare credibilità a tutti i segaci della dea Diana».

L’INTERVENTO MOLTO spesso facciamo finta di non sapere quanto la pubblica amministrazione ci coccoli. Evitiamo di ammettere, in totale mala fede, quanto il nostro Comune si attivi per il benessere dei potentini e di chi abbia la ventura di frequentare il capoluogo più alto della penisola. E allora è il caso di spezzare una lancia in favore di chi, in silenzio, senza clamori, curando finanche il dettaglio, addolcisce la nostra vita, consentendoci di sorridere al mondo desiderosi di restituire all'umanità, quanto generosamente ci viene offerto. "Hei, finiscila di dire stupidaggini e vieni al sodo!" Ok. Dicevo. Potenza è una città che tutti definiscono cementificata oltre ogni limite. Ma c'è un parco, quello di Sant'Antonio La Macchia, che è un vero e proprio gioiellino. Seguendo il principio

CONTRO LA CEMENTIFICAZIONE che meno si fa, meglio si fa, infatti, il Comune di Potenza non mette mano al parco, evidentemente per non intaccare la natura e il suo corso. Questa attenzione raffinata, fa sì che, per esempio, le staccionate che delimitano i sentieri, cadano a pezzi, a tratti siano completamente abbattute, a tratti manchino del tutto. Lampanti i vantaggi: camminando lungo i sentieri si vivono emozioni del tipo "bosco abbandonato", "foresta vergine", con tutti i misteri che accompagnano tal paesaggio, e con l'immaginazione che va a mille. La cura dei particolari, però, va ben oltre. Infatti delle poche panchine sistemate, in epoca im-

magino prebellica, molte sono sventrate, a volte residuano solo i piedi, altre sono abbattute, rovesciate, spappolate. Qualcuna regge ancora, ma ha un aspetto poco raccomandabile. Stanno lì riverse da anni, e mai mano d'uomo ha pensato di toccarle soltanto. La sceneggiatura prevede, infatti, un ambiente del tipo post-bombardamento, ideale per giocare a guardia e ladri, o al piccolo partigiano, o per sentirsi sul palcoscenico di un telefilm della serie "ai confini della realtà". Molto bello. L'idea, insomma, è quella di creare un ambiente di desolazione, miseria, abbandono, che contrasti, una volta tanto, con l'opulenza del-

l'ambiente cittadino, che trasuda lusso, cura dei particolari, eleganza e agio, in ogni suo centimetro quadrato. In sintesi, si riesce a fare anche terapia, in ossequio ai più moderni canoni della psicologia sociale che raccomanda contesti urbani non sempre accoglienti, per perseguire scopi educativi, oltre che situazioni simpatiche, senza dover per forza andare agli Universal Studios di Orlando. Oltre che parco naturale, infatti, il nostro si impone anche come parco dei divertimenti, parco degli orrori, e parco della foglia secca, che, ovviamente, non viene mai spazzata e costituisce un naturale tappeto per dodi-

ci mesi su dodici. Cercando con un minimo di attenzione possono trovarsi ancora foglie secche del 2005, che pare sia stata una annata eccezionale. Del pari non vengono spazzati via i resti della presenza umana, come il classico cellophan dei tovagliolini "Tempo", il tappo di birra, il cartone della pizza, la carta oleata di qualche panzarotto, l'abituale mare di cicche, e qualche bottiglia in carne, ossa e vetro, per consentire alla cittadinanza la cosiddetta partecipazione attiva. In questo magnifico contesto è sempre possibile sentire il cinguettio degli uccelli, e il rumore del torrentello che scorre a valle. L'amal-

gama fra natura e uomo è, infatti, perfetto. Unico neo, non è molto frequentato. Ma le tante margherite, bianche, gialle e viola, non se ne hanno a male. Comunque, a corredo del parco, è possibile trovare, ad ogni trentina di metri, più o meno, sacchetti di plastica neri per gettare carte, e robaccia, invero mai utilizzati, in quanto mero arredo, appesi ai pali della recinzione, quella che ancora si salva, secondo uno stile finto-decadente frutto di un apposito studio, da parte di esperti del settore, assunti come consulenti esterni una tantum, che -si sono fatti pagare- ma, vuoi mettere? Insomma andate a godervi il parco, e non dimenticate il plaid, chè le panchine non servono per sedersi, ma costituiscono arredamento. Luciano Petrullo

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